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domenica 26 aprile 2015

BIUMO INFERIORE

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Il rione si affaccia sul centro storico con la chiesa di S. Martino, già pertinenza del convento delle Benedettine, poi demolito con il risanamento del santuario nel XVI secolo. Risalendo verso la chiesa della Madonnina in prato attraverso via Dandolo, primo passeggio pubblico alberato donato alla città nel 1816 dal conte Vincenzo Dandolo, si giunge nel centro della castellanza. Dell'impianto originario è conservata una vasta zona risalente al Settecento che attualmente accoglie in una sua parte il civico liceo musicale di Varese. A poca distanza sorge palazzo Orrigoni-Litta Modignani (oggi oratorio parrocchiale) edificato durante la seconda metà del Seicento. A suo fianco è presente la novecentesca chiesa dei SS. Pietro e Paolo, a ridosso della quale si apre un'area verde, testimonianza di un ottocentesco giardino privato.

Il territorio di Biumo Inferiore, è caratterizzato da edifici storici e viette strette. Il parco pubblico che corre parallelo a via Dandolo, fu il primo passeggio alberato donato alla città nel 1816 dal conte Vincenzo Dandolo. Dirigendosi verso il centro del rione ci si trova davanti la Chiesa della Madonnina in prato, realizzata tra 1678 ed il 1686 è considerata una delle realizzazioni più raffinate dell’architettura Varesina.

Delle strutture originali del rione sono conservate una vasta zona risalente al 700, dove attualmente ha sede il liceo musicale di Varese.

L’oratorio parrocchiale, è situato all’interno del palazzo Orrigoni-Litta Modignani (seconda metà del 600), a fianco sorge la chiesa dei SS. Pietro e Paolo (vecchia chiesa parrocchiale) ed un area verde pubblica. In piazza XXVI Maggio si trovana la vecchia chiesa parrocchiale realizzata intorno al 1400 / 1500 e la nuova chiesa parrocchiale in stile moderno, inaugurata nel 1972.

Dal 1920 a Biumo inferiore è presente la Coopuf una Società Anonima Cooperativa di Consumo con la denominazione “Unione Famigliare Cooperativa di Biumo Inferiore”, nata allo scopo di migliorare la vita degli associati costituendo uno spaccio alimentare, vino e acque minerali, negli anni ha dovuto seguire i cambiamenti della società e dei tempi. Attualmente l’edificio di Via De Cristoforis è un vitale spazio verticale interconnesso che ospita al piano alto la sede e la sala cinematografica dell’Associazione FilmStudio’90, al piano rialzato l’attività di ristorazione e di aggregazione della Cooperativa , e al piano interrato, quello delle storiche cantine, la sala per gli eventi musicali.
Sono presenti le Sale Nicolini, spazi espositive collocati in un palazzo storico del 700, di proprietà del comune destinati ad ospitare rassegne di arte contemporane e vengono concesse a titolo gratuito a pittori e scultori.



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BIUMO SUPERIORE

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Biumo Superiore appare nella forma “Bimmio de Supra” in un documento attribuibile al IX secolo conservato nel Regesto di S. Maria di Monte Velate. Il paese, citato come “Biumo de Sopra” negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano, del 1346, e appartenente alla pieve di Varese, era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Bollate (Compartizione delle fagie 1346).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVII secolo risultava ancora la comunità di Biumo, distinta da quella di Varese (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 50-51).

Il colle di Biumo Superiore era considerato il colle nobile della città.

La cima del colle è dominata dalla chiesa di S. Giorgio, un edificio risalente al XII secolo, già di proprietà dell'arcivescovo di Milano Ariberto da Intimiano, che nel 1036 donò l'intera proprietà alla basilica di S. Vittore di Varese a suffragio della propria anima.
I sottostanti vicoli conducono a numerosi edifici privati, tra i quali spiccano le ville Mozzoni (o "Casa delle Quaranta Colonne"), e Veratti, detta di S. Francesco. Le sue origini risalgono infatti al XIII secolo, allorché il luogo fu scelto da frati francescani per stabilirvi uno dei loro primi monasteri di Lombardia. Particolarmente rilevanti sono inoltre la ville Menafoglio-Litta-Panza, attualmente proprietà FAI, e le ville Ponti, con la sua residenza "Napoleonica" e l'edificio detto di "Andrea Ponti".
La Parrocchia divenne indipendente il 21 giugno 1580; i confini assegnatile da San Carlo Borromeo erano vastissimi e comprendevano anche i territori delle attuali parrocchie di S. Massimiliano Kolbe e della Brunella. Era la parte Nord di Varese, con al centro il colle e le pendenze delle Bettole e verso la valle Olona.

Il patrono della Parrocchia è San Giorgio martire, che si festeggia il 23 aprile, a cui è anche dedicata la chiesa parrocchiale situata sulla sommità del colle. La chiesa di S. Giorgio è ricordata per la prima volta in un documento del 1187. Riedificata nel 1725 ha mantenuto poche tracce della primitiva costruzione.
In parrocchia esistono altre due chiese: la chiesa di S.Anna, contemporanea alla parrocchiale, e la chiesa di Madonna di Caravaggio, costruita nel 1951; l’edificio che ci appare è soltanto la cripta, con vari ammodernamenti, di quella che doveva diventare una basilica.

L'antica parrocchiale di San Giorgio a Biumo Superiore venne completamente rinnovata nei primi decenni del Settecento. Le principali notizie riguardanti l'edificio si desumono dalla cronaca di Giovanni Antonio Adamollo che nel 1726 annotava «essendosi l'anno passato dipinto il coro, in q. anno si va terminando la pittura per tutta la chiesa, il pittore d'architettura è il Sig. Giuseppe Baroffio, e delle figure è il Sig. Magatti...»

Il programma iconografico degli affreschi settecenteschi risulta abbastanza complesso e costituito a partire dalla devozione a San Giorgio, titolare dell'edificio, e della Madonna del Carmelo, particolarmente venerata soprattutto in virtù dell'omonima confraternita a cui apparteneva una cappella lungo il lato sinistro.
Al centro della navata la volta è interamente occupata dalla trionfante rappresentazione della Vergine del Carmelo che offre lo scapolare a san Simone Stock del Magatti tra possenti quadrature di Giuseppe Baroffio che troviamo qui impegnato in una delle sue prime imprese, e già pienamente padrone dei suoi mezzi. Le poderose strutture architettoniche ideate dall'artista infatti si rifanno alla più solida tradizione del quadraturismo prospettico, alieno dalle leggerezze cromatiche dei fratelli Giovannini, sinora protagonisti quasi incontrastati di tale specializzazione a Varese e dintorni. Interessante è anche la notazione cromatica che riguarda gli stucchi. La chiesa presenta oggi una ridondante decorazione in stucco nella cappella del Carmine, il cui arco risulta interamente plasticato con bellissime e colorate figure di profeti.

Stando alla citata cronaca Adamollo, la decorazione pittorica dovette prendere il via dalla volta del presbiterio dove, nella Gloria di San Giorgio, il Magatti appare ancorato alla tradizione secentesca, apprezzabile nell'isolata figura del santo che si erge su nubi sorrette da complicati voli angelici, librandosi in uno spazio sgombro e terso. Le figure che maggiormente illustrano l'evoluzione stilistica dell'artista appaiono le virtù delle pareti del presbiterio, nonché i due profeti che decorano il catino absidale della parrocchiale. Di difficile interpretazione, le tre Allegorie alludono molto probabilmente alle virtù morali di San Giorgio, raffigurato a sinistra mentre calpesta il drago.
Una almeno delle tre figure femminili, l'ultima a sinistra, è infatti certamente identificabile con la fede, dal momento che addita una iscrizione con le parole Unus Deus e calpesta la figura di un eretico.

Sempre di Magatti è la bella tela raffigurante la Morte di San Giuseppe, nella terza cappella di sinistra. Nel 1822 Giuseppe Mozzoni acquistò la tela del Magatti dal convento dei Carmelitani Scalzi di Biumo Inferiore per ornare l'altare della propria cappella familiare. Si può dunque a ragione considerare l'opera della piena maturità dell'artista, come si evince dalla composizione estremamente articolata, dalla pennellata liquida e vaporosa, dalla gamma cromatica interamente giocata sulle tinte dei rosa e degli azzurri, tipiche delle opere tarde dell'artista e degne di un pastello di Rosalba Carriera più che della tavolozza di un pittore cresciuto all'ombra di ben più torbidi vapori sulfurei. L'ovvio riferimento è alle anime purganti della tela del Cerano raffigurante la Messa di San Gregorio in San Vittore di Varese, un testo che doveva essere ben noto al pittore varesino. Il passaggio dai drammatici toni evanescenti del visionario dipinto ceranesco, alla materia lieve e svaporata di questo san Giuseppe del Magatti sembra infatti misurare tutto il travagliato percorso di un secolo e messo di pittura lombarda.



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