venerdì 29 maggio 2015

LE CITTA' DELLA PIANURA PADANA : PANDINO

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Pandino è un comune italiano della provincia di Cremona in Lombardia. Il paese si trova a 55 km da Cremona, 28 km da Milano, 30 km da bergamo, 11 km da Lodi.

A partire dall'età medievale, il centro abitato apparteneva al territorio della Gera d'Adda, possedimento milanese. Le località di Gradella e Nosadello, oggi frazioni, appartenevano invece al Contado di Lodi.

Nel 1786, anche Pandino fu aggregata alla provincia di Lodi, tornando però dopo soli cinque anni a quella di Milano.

In età napoleonica (1809-16) al comune di Pandino furono aggregate Gradella e Nosadello, ridivenute autonome con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. Entrambe furono aggregate definitivamente nel 1869. La prima notizia documentata su Pandino risale al 1144, quando la chiesa parrocchiale risultava dipendere da quella di S. Sigismondo di Rivolta d'Adda, dato che indica che il nostro paese all’epoca era probabilmente formato da pochissime case. Il piccolo villaggio sorge in un territorio caratterizzato dalla  preminenza di boschi, inframmezzati da pascoli e qualche vigna.

La storia dell'Italia cambia radicalmente quando il signore di Milano, Bernabò Visconti, vi fa costruire uno dei suoi castelli di caccia, intorno alla metà del ‘300. Da quel momento in poi possiamo immaginare che la presenza dei signori milanesi abbia fatto da attrattiva per molte persone che cercavano un luogo sicuro dove stabilirsi, sperando magari di trovare un lavoro presso il castello : la conseguenza fu che Pandino comincia pian piano ad ingrandirsi.

I vari feudatari con il passare del tempo aggiungono altre costruzioni: nel corso del XV secolo gli Sforza ordinano ai pandinesi di costruire la cerchia muraria per proteggere il villaggio dai Veneziani, che ormai erano a pochi chilometri da Pandino. Nel medesimo secolo di fronte al castello viene innalzata la chiesa di S. Marta, la cui funzione iniziale è quella di chiesa collegata al castello, in quanto Bernabò Visconti non aveva voluto una cappella nel suo maniero di caccia. Ai primi decenni del XV secolo risale anche l’apparizione della Madonna del riposo che porta alla realizzazione del santuario a lei dedicato.

I pandinesi non portano a conclusione la costruzione delle mura, che in alcuni punti vengono chiuse con dei terrapieni; i Veneziani ne approfittano , conquistano il borgo per due volte (anche perché era protetto da pochi soldati) , perdendolo però dopo la battaglia di Agnadello del 1509; questo fatto non impedisce qualche anno dopo ai Veneziani , uscendo da Crema che era in mano loro, di saccheggiare Pandino.

I francesi non sono stati gli unici stranieri a passare da qui: dopo la fine degli Sforza (1535) il ducato di Milano passa agli spagnoli e agli inizi del ‘700 agli austriaci, e truppe di tali nazioni sono transitate anche in questo territorio; non abbiamo notizie di danni causati alla fine del XVIII secolo dalle truppe napoleoniche.

Agli ultimi anni del ‘700 risale la ricostruzione della nostra parrocchiale in forme neoclassiche, in sostituzione della chiesa medievale ormai rovinata dal tempo.

Nel 1868 Pandino diviene comune unitamente alle frazioni di Nosadello e Gradella, originariamente nella provincia di Lodi- Crema, poi soppressa, quindi in quella di Cremona.

Nel 1928 , dopo un pubblico concorso, viene inaugurato il monumento ai caduti davanti al castello, in occasione del decennale della vittoria italiana nella prima guerra mondiale; ancora oggi avvicinandosi al monumento è possibile leggere sulle lapidi i nomi dei caduti pandinesi di tutte le guerre del XX secolo.

Nel corso della II guerra mondiale, su una delle torri del castello, vengono portati i fili del telegrafo per segnalare al comando germanico il passaggio degli aerei alleati; a quel tempo il castello era abitato da famiglie in affitto, cui si erano aggiunti gli sfollati da Milano.

A partire dagli anni ’50 il castello diventa sede del comune di Pandino.

Monumenti e luoghi d'interesse:
Castello Visconteo
Oratorio S.Marta
Chiesa di S.Margherita
Santuario di Santa Maria dell'Apparizione, detta anche del Tommasone o del Riposo

La parte settentrionale della provincia di Cremona, che comprende il Comune di Pandino, si trova in un tipo di ambiente del tutto particolare: la fascia delle risorgive o fontanili: si tratta di un fenomeno peculiare, che dipende essenzialmente dalla struttura geologica  e dalla composizione del suolo della pianura padana.  Esso, infatti, nella sua parte settentrionale, o alta pianura, è costituito da materiali grossolani, quali ciottoli e ghiaia, attraverso i quali le acque superficiali e meteoriche arrivano a formare una falda acquifera a profondità variabile, che scorre naturalmente verso l’asse della pianura stessa costituito dal fiume Po.
Durante questo viaggio le dimensioni di questi elementi litologici vanno via via diminuendo e con l’avvicinarsi della bassa pianura, le ghiaie, dapprima sempre più fini, divengono sabbie ed argille, creando i presupposti per una nuova condizione idrogeologica. Le argille, infatti, con la loro impermeabilità, ostacolano il flusso della falda freatica costringendola in parte ad affiorare,  dando così vita al fenomeno delle risorgive.
Tale fenomeno, che nel lontano passato si presentava con affioramenti spontanei, venne, in tempi più recenti,  sfruttato dai nostri padri, che, con un sapiente ed accurato lavoro, captarono le vene sotterranee d’acqua per utilizzarle in agricoltura.
Attraverso un’iniziale escavazione nella campagna furono create le  teste di fonte o capifonte ed all’interno di questi scavi, che hanno varie forme e dimensioni, l’acqua scaturisce in diverse polle o occhi di fonte, costituiti da tubi metallici  o di cemento, che in tempi più  recenti hanno sostituito gli antichi tini di legno. L’inserimento nel terreno di questi manufatti ha la duplice funzione di concentrare l’acqua delle vene sotterranee e di facilitarne la risalita in superficie.
Dalle teste di fonte attraverso le aste dei fontanili, l’acqua è convogliata nei canali che,  con un fittissimo reticolo, distribuiscono questa notevole risorsa idrica alle campagne.
Un esempio “unico” d’irrigazione erano “le marcite”, un tipo di prato stabile che era irrigato anche d’inverno grazie alla particolare temperatura  dell’acqua dei fontanili, che varia sempre dagli 8 a 16 gradi, e che consentiva in tal modo di eseguire anche sette tagli d’erba per anno.
Le particolari condizioni di vita all’interno di questi corsi d’acqua, determinano una vasta componente biologica, favorita anche dall’alberatura che ancora oggi costeggia le sponde dei fontanili e dei canali ad essa collegati, alberatura che in alcuni punti assume un piacevole  aspetto boschivo.
Con il passare degli anni ed il mutare delle tecniche agricole e d’irrigazione, l’impatto umano su quest’ambiente è divenuto sempre più forte.
I problemi per questi  particolari angoli di natura sono ora molti ed alcuni innescano spirali difficili da arrestare, ad esempio, la diminuzione, in alcuni casi, dell’alberatura che determina una crescita esuberante della vegetazione acquatica. Per contenere questa crescita  è quindi necessario intervenire con tagli periodici  del fondo che sono eseguiti ormai con l’impiego della fresa, che toglie sì la vegetazione in eccedenza, ma al tempo stesso uccide anche molte delle forme di vita che trova sul suo cammino, oltre ai danni strutturali che l’impiego di tali attrezzature provoca al letto della risorgiva.
Le teste di fonte,  sempre meno utilizzate dagli agricoltori che ora prediligono le idrovore, possono divenire un fastidio che a volte è meglio eliminare: bastano alcuni colpi di ruspa per far scomparire ciò che i nostri padri hanno creato e realizzato in cento anni.

Una ricca fauna acquatica dalla lunga stagione vegetativa, data la particolare temperatura dell’acqua, cresce nelle teste di fonte.

Le speci vegetali più  comuni sono: Sedanino d’acqua, Veronica d’acqua, Crescione
Le più caratteristiche sono: l’Erba gamberana, le cui verdissime chiome ondeggiano allo sgorgare delle acque, e la Peste d’acqua che spesso fodera il fondo delle sorgenti con un tappeto scuro.
Dove l’acqua è ferma o ha lievi movimenti cresce la Lenticchia d’acqua, pianta galleggiante che ricopre ampie superfici.
Lungo l’asta del fontanile, dove l’acqua comincia a scorrere e la temperatura  si modifica, si fanno largo le piante anfibie, riscontrabili sia in acqua bassa che sulle rive: Gramigna acquatica, Myosots, Giaggiolo giallo, Canna di palude, Iris, Tife, Giunchi.
Dove la corrente è più forte compare il Ranuncolo d’acqua.

Sulle rive crescono alberi  come: Ontani, Pioppi, Salici, Platani, Robinie, Roveri, Noci, Gelsi, e arbusti fra cui Noccioli e Sambuchi.

Nelle teste di fonte vive una molteplice e variegata fauna e tra gli insetti si trovano: Il Gerride, la Notonecta  e il Girinide. Tra i gasteropodi, la Limnea, la Vivipara e il Planorbis.

I pesci presenti sono: il Ghiozzo, lo Scazzone, il Varione, il Cavedano, l’ Alborella  e, a volte, il Luccio. Lungo il canale compaiono l’Anguilla,  la Carpa e il Barbo, mentre fra i rettili  la Biscia d’acqua.

Gli uccelli che si possono ammirare sono l’Usignolo di fiume, la Ballerina, la Cannaiola, il Cuculo, la Cincia, il Fringuello, il Verdone e la Tortora.




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