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lunedì 2 marzo 2015

QUARTIERI MILANESI : MONLUE'

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Monluè (Malnoè in lombardo) è un quartiere ed un'antica parrocchia di Milano, piccolo borgo rurale compreso nella zona di decentramento 4.

Di origini antichissime (era detto Mons luparium o "monte dei lupi"), ospitò dal XIII al XVI secolo un monastero degli Umiliati, e successivamente si tramutò in una cascina agricola. Questo complesso venne fondato nel 1267 dagli Umiliati di santa Maria di Brera: una cascina a corte chiusa con gli edifici monastici e i rustici agricoli, circondati da prati irrigui permanenti e da arativi, a formare una grangia, ancor oggi ben visibile. L'intero impianto è ancora ben riconoscibile, sebbene frazionato, e rappresenta uno dei migliori esempi sopravvissuti di quel tipo di organizzazione. Con lo scioglimento dell'ordine da parte di San Carlo Borromeo (1571) il borgo passò per diverse proprietà, fino a entrare a far parte (inizi del XX secolo) del patrimonio del Pio Albergo Trivulzio. Parte dei Corpi Santi di Porta Orientale, la località di Monluè costituiva una parrocchia di un migliaio di abitanti stretta fra Lambrate a nord e Morsenchio a sud.

Il borgo a causa del suo isolamento, si è spopolato prima e dopo la Seconda guerra mondiale. A decretarne la morte definitiva la realizzazione della Tangenziale Est, inaugurata nel 1973, che isolò completamente l'antico borgo agricolo, stretto fra quest'ultima, il Lambro e l'Aeroporto di Milano-Linate, dal resto della città.

Per anni il borgo venne concesso dal comune di Milano a varie associazioni, l'ARCI Milano su tutte, per l'organizzazione di eventi, feste e concerti, particolarmente nella stagione estiva. Dal 2009 non viene più concesso dalla giunta Moratti a causa del superamento dei limiti di emissione sonora riscontrato durante l'estate 2008. L'area verde che lo circonda è il Parco Monluè.

Oltre il borgo nel suo assieme, di rilievo particolare la piccola abbazia di San Lorenzo, fondata nel 1267, e la grande corte della cascina con al centro un pioppo monumentale, il cui spazio il demanio comunale concede in affitto per i più diversi eventi.

Nel borgo è inoltre presente un grande edificio di edilizia scolastica, oggi convertito ad altri usi, che testimonia il vecchio popolamento del quartiere e delle aree limitrofe.

Le aree che circondano il vecchio borgo agricolo di Monlué sono state rese parco e sistemate con prati, boschetti e lunghi filari di pioppi lombardi lungo la sponda destra del fiume Lambro. Sono attualmente in corso alcuni progetti per migliorare la connessione col vicino Parco Forlanini, posto subito al di là di viale Forlanini. Il parco è compreso fra la Tangenziale Est a ovest, il viale Forlanini a nord, il Lambro a est, oltre al quale comincia l'Aeroporto di Milano-Linate, e la via Fantoli a sud.

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QUARTIERI MILANESI : ORTICA

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L'Ortica (Ortiga in milanese) è un quartiere di Milano, appartenente alla zona di decentramento 3.

Ortica era una frazione del comune di Lambrate (annesso a Milano nel 1923). Il nome deriva da "orto", "ortaglia", luogo adatto alle coltivazioni in quanto irrigabile dal fiume Lambro.

Nota al grande pubblico per la descrizione romantica e comica di una "celebre" banda criminale ospitata nel quartiere, descritta dal cantautore Enzo Jannacci, l'Ortica vanta una ben più antica origine, con testimonianze risalenti ai secoli VI e VII secolo d.C. Inizialmente il quartiere era noto solo come "Cavriano", nome ancora oggi indicante una fattoria e la via sulla quale questa affaccia. Nel 1014 la località Cavriano è attestata, prima da una carta secentesca del Claricio e in seguito dal Catasto Teresiano del (1760), come nucleo rurale a est di Milano, una vasta zona tra Lambrate e Monluè. Antichi documenti testimoniano che apparteneva al monastero cittadino di Santa Maria Valle.

Il nome "Ortica" comparve per la prima volta in un documento del 1696 conservato all'Archivio di Stato tra le carte relative al monastero di Santa Radegonda e indica non un terreno ma una celebre osteria sita sulle proprietà dell'abate Cesare Gorani. L'osteria sopravvisse ai secoli e ai cambiamenti di proprietà, divenendo l'antica trattoria del Gatto Nero, esistente ancora oggi. Il toponimo "Ortica" cominciò ad affermarsi costituendo quello di "Cavriano" alla metà circa dell'Ottocento, da quando la costruzione della strada ferrata per Treviglio attraversò il quartiere che ben presto divenne sede di snodi e svincoli ferroviari e del deposito delle locomotive. Dal 1896 al 1931 fu attiva nel quartiere la Stazione di Lambrate; il fabbricato viaggiatori è ancor oggi esistente, adibito ad altri usi. Nel bene e nel male le ferrovie caratterizzarono l'urbanistica e le attività dell'Ortica, divenendo un elemento immancabile di qualunque veduta del quartiere.

Cuore dell'Ortica è la piccola chiesa dedicata ai santi Faustino e Giovita, martiri della prima età cristiana divenuti patroni di Brescia. La chiesa sorge sull'antica strada consolare romana che raggiungeva Aquileia, passando naturalmente per Brescia. Di 20x9 m di diametro, con una modesta faccia a capanna e un'unica navata, presenta lateralmente le cappelle di San Giuseppe a destra e della Madonna delle Grazie con sacrestia a sinistra. La navata è stata riaffrescata nel 1898 secondo il gusto neobarocco e sulla volta a botte dominano le effigi dei santi titolari. Sempre sulla navata centrale si può vedere un frammento di affresco risalente al primo Cinquecento e raffigurante Cristo nell'iconografia dell'Ecce homo.

Nella cappella dedicata alla Madonna delle Grazie si trova un affresco di grande importanza storica, che ha permesso di fare chiarezza sulle origini della chiesa e sulla nascita stessa del borgo. Si tratta di una ieratica Madonna con bambino, di gusto bizantineggiante, non posteriore al XIII secolo. Nel 1979 si staccò tale affresco e si poté osservare un'importante iscrizione firmata e datata.La firma permette di leggere il nome di Silanus, committente o artefice dell'opera. Il testo è l'espressione di un voto fatto alla Vergine per ottenere la clemenza di Dio in data 12 aprile 1182. Accanto all'iscrizione ci sono dei semplici disegni che riproducono un volto, il corso di un fiume, degli animali e una porta urbica, secondo gli storici la Porta Orientale di Milano. Questa scoperta testimonia l'esilio extra moenia dei cittadini di Milano a seguito della calata di Federico Barbarossa nel 1162. Tra i luoghi di esilio una piccola comunità dovette rifugiarsi a Cavriano e lì vivere fino alla pace di Costanza del 1183.

Oltre un ramo della ferrovia vi è quella parte del quartiere ancora chiamata Cavriano, con due cascine, un centro sportivo, un centro ortofrutticolo, il gasdotto, vari uffici. L'antico oratorio dedicato a sant'Ambrogio, diventato poi cascina S.Ambrogio, è un'azienda agricola.

La Cascina si presenta come un insieme di più corti aggregate, attraversate dalla strada che collega Monluè a Lambrate. L'edificio principale è la villa padronale che contiene alcune caratteristiche di notevole interesse storico e artistico. Un portico del 1600 a tre arcate sopra le quali è tuttora presente il simbolo di una Colomba che reca un ramoscello d'ulivo, stemma dell'Ospedale Maggiore di Milano, cui la cascina è appartenuta per secoli, fino agli anni settanta. Un altro edificio che ne faceva parte era una chiesa dedicata a Sant'Ambrogio, attiva nel 1180, poi abbandonata nel '700. Quel che rimane è l'abside inserito nella cascina stessa.

La cascina vanta inoltre un abbeveratoio e un fienile molto interessanti, conservando la loro struttura originaria, e una loggia cinquecentesca, nascosta nel fondo della corte, rimasta intatta nel tempo. Le abitazioni dei salariati, i rustici e la stalla con sovrastante fienile chiudono il complesso.

Oggi la Cascina, ancora in funzione, è di proprietà del Comune di Milano e rimane ancora gestita dalla famiglia Colombo, conduttori da 265 anni e otto generazioni. Il fatto che agli orfani dell'Ospedale Maggiore di Milano venisse dato quasi sempre il cognome di "Colombo" può suggerire un verosimile collegamento.


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QUARTIERI MILANESI : BARONA

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La Barona è un quartiere e un'antica parrocchia di Milano posta nella zona sud-occidentale della città, appartenente alla Zona 6. In precedenza borgo rurale facente parte dei Corpi Santi di Porta Ticinese, venne annesso con essi al comune di Milano nel 1873.

Il quartiere, delimitato a nord dalla circonvallazione esterna (viale Liguria e viale Cassala), è indicativamente compreso fra i due Navigli (ad est il Naviglio Pavese, ad ovest il Naviglio Grande); a sud si estende invece fino al Parco Agricolo Sud Milano.

Prima di entrare a far parte del Comune di Milano nel 1873, formava con altri quartieri il Comune dei Corpi Santi, auspicato durante il periodo del dominio austriaco per decreto di Maria Teresa d'Austria nel 1757 e attuato nel 1782 dal figlio Giuseppe II, che riunì sotto un'unica amministrazione una zona di cascine e borghi agricoli fuori dalle mura di Milano. Il nome deriva proprio dalla caratteristica di essere una zona fuori dalle mura: il divieto di seppellire i defunti entro la cerchia muraria costrinse a deviare questa pratica all'esterno. Anche la sepoltura di Santi e Martiri avveniva al di fuori delle mura, da ciò deriva Corpi Santi. Si aggiunse il suffisso "di Milano" in corrispondenza della Seconda guerra d'indipendenza. La successiva annessione al Comune di Milano fu nel 1873.

La Barona oggi è prevalentemente una zona residenziale, con diversi campi da football in erba e sintetico delle numerose e rinomate società sportive della zona, tra cui una prende il nome dal quartiere. Negli anni sessanta venne costruito il quartiere comunale S. Ambrogio I, con lunghi edifici curvilinei dall'architettura particolare , che avrebbe accolto circa cinquemila persone. Alla fine del decennio fu aggiunto il quartiere dello ex-IACP Sant'Ambrogio II, di analoghe dimensioni ma con una planivolumetria più rigida in linea, condizionata dal sistema costruttivo di prefabbricazione "pesante".

Dalla fine degli anni ottanta il quartiere ha cominciato a espandersi verso sud attorno alle vie Boffalora, De Pretis, Mazzolari, Cascina Bianca, De Finetti, Danusso.

Per la loro caratteristica sperimentale e per il loro impatto nel quartiere, degne di nota sono le esperienze Barrio's e Villaggio Barona, luoghi di aggregazione ed intervento sociale polifunzionali, e gli orti comunali di Via Danusso. All'interno dei quartiere si trovano l'Ospedale San Paolo, uno dei più importanti di Milano, e due università: lo IULM e la NABA. Sono presenti anche il Collegio di Milano e un distaccamento del polo di Medicina dell'Università Statale.

Luoghi di interesse:

Santuario di Santa Rita da Cascia, che all'interno custodisce 25 vetrate realizzate dall'artista Amalia Panigati tra il 1954 e il 1971.
la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso, presente anticamente in Barona, probabilmente fin dal secolo XIV, benché Cesare Cantù nella sua "Grande illustrazione del Lombardo-Veneto" la faccia risalire addirittura ai primi anni del Cristianesimo. La chiesa, così come i numerosi fondi agricoli e probabilmente la stessa cascina Barona, apparteneva ai monaci benedettini del Monastero di San Celso, da cui deriva il nome della chiesa stessa;
altre chiese di quartiere: Santa Bernardetta, San Giovanni Bono, San Gregorio Barbarigo, Santa Maria Ausiliatrice, San Silvestro;
la chiesa di San Marchetto: chiesa campestre detta anche San Marco alla Barona, risalente alla metà del Cinquecento;
il Parco Teramo Barona è un'area agricola di discrete dimensioni, in cui si conservano alcune cascine attive, altre in disuso, oltre a strade di campagna strette e tortuose adatte per le passeggiate e le gite in bicicletta. Le principali cascine sono quelle di San Marco, San Marchetto e San Marcaccio, seguite da Cascina Bassa, Cascina Bazzana Superiore, Cascina di Mezzo, Cascina Corio, Mulino Doppio, Cascina Colomberotto, Cascina Battivacco, Cascina Carliona, Cascina Cantalupa, e Mulino della Pace.

Alcune curiosità:

Il film Senza filtro, del 2001, è ambientato in questo quartiere.
Nel 2003 è stato prodotto un film indipendente, Fame chimica, con l'intento di raccontare le problematiche della vita giovanile nella periferia milanese. I protagonisti abitano nel quartiere Barona e frequentano la piazza Jurij Gagarin, sebbene nella realtà la piazza non esista e le riprese siano state realizzate in piazza Luigi Capuana a Quarto Oggiaro.
Nel marzo 2008 viene girato in questo quartiere il videoclip del singolo Badabum Cha Cha di Marracash, rapper cresciuto in questa stessa zona.
Probabilmente il film più significativo girato negli anni sessanta è "I Girasoli", con protagonisti Sofia Loren e Marcello Mastroianni. Alcune scene sono state girate all'interno di un appartamento del quartiere S. Ambrogio I e attorno alla chiesa a forma di tenda di San Giovanni Bono.
Nel 2012 viene girato in questo quartiere il video clip del singolo "Ragazzo Della Piazza" dei Club Dogo feat Ensi.
La gag di Patrick e Alexio de I soliti idioti è ambientata in una delle piazze del quartiere.



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