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lunedì 19 giugno 2017

DELUSIONE E RABBIA.....



Delusione e rabbia...tante volte nel mio cuore c'è solo questo. Una vita a lavorare sperando un domani migliore poi conosci una persona sbagliata ti sposi hai dei figli....e ti vedi portare via tutto perchè tu credi che questa persona cambi e invece ti trascina negli abissi più profondi e più bui.
Ho avuto un'infanzia difficile, ultima di tre fratelli e mia mamma rimasta vedova giovane con una mentalità molto all'antica.
Dopo una lite ....l'ennesima .....sono andata via di casa con un ragazzo con cui ho vissuto per 7 anni finchè non ho conosciuto quello che sarebbe stato mio marito. Un uomo più grande di me che lo vedevo come un padre, un esempio da seguire. Mi aveva raccontato di un passato burrascoso passato da una prigione all'altra ma a me non importava perchè per me il passato ormai è passato e il futuro si costruisce. Ci siamo sposati e abbiamo avuto due bimbi. Non sono rose e fiori....ma tanti dolori. Non lo volevo ammettere a me stessa o facevo finta di nulla perchè avevo la totale fiducia. Fiducia che poi l'ho pagata ....andava da  un Sert all'altro ....cercava di disintossicarsi ma i risultati non c'erano. Mancavano sempre soldi ma non volevo capire il motivo ...ci sono spese qui...ci sono spese là. Stava molto tempo fuori casa lasciandoci senza nulla. Poi sono iniziate le allucinazioni ..,pensava che c'erano sempre uomini dietro l'angolo per consumare un rapporto. Varie volte ho tentato di dire basta a questa vita assurda ....ma non è servito a nulla ingerire pastiglie e una mattina dopo una litigata ho deciso di fare "il volo dell'angelo". Mi sono recata sopra un ponte e la sfortuna vuole che è passata la stradale e mi hanno fermata. Da quel momento i miei figli sono stati messi in comunità protette. Per un po' di tempo ho vissuto insieme a quest'uomo poi me ne sono andata. Lui nel frattempo ha avuto parecchi problemi di salute. Io ho avuto un'altra storia con un ragazzo. Con lui stavo veramente bene, lo ringrazierò a vita per avermi aiutata, ma c'era qualcosa che mancava. Ho deciso di tornare con il padre dei miei figli per riuscire a vederli un po' di più. Sembrava che le cose erano cambiate. Era solo un'illusione, un miraggio. Ancora litigate per futili motivi e per la stupida gelosia di cui non c'era nessun motivo io avevo lasciato il mio mondo che mi ero costruito in sua assenza. La cosa positiva è che ho passato dei momenti bellissimi con i miei due gioielli.
La gelosia, le allucinazioni lo hanno portato ad armare la sua mano di coltello che ha puntato sul mio collo procurandomi per fortuna solo un graffio. Però il gesto che fa  paura. Allora ho deciso di denunciare l'accaduto e di non essere più disposta ad ospitarlo in casa agli arresti domiciliari per un vecchio reato. Io sono andata a vivere da un'amica e lui è rimasto a casa mia.....perchè è la casa dei miei genitori finchè non è stato arrestato. Ma qui comincia la rabbia e la delusione. I figli mi vengono sempre di più allontanati dagli assistenti sociali che non sono disposti a dire la verità ai ragazzi che sono sempre più confusi e li sento sempre più lontani e mi sento un'estranea nei loro confronti.
Poi per completare il quadro la magistratura italiana che dopo qualche giorno di carcere il Tribunale di Sorveglianza mi chiede se voglio ancora a casa agli arresti domiciliari il signore...colui che voleva uccidermi...
Delusione e rabbia .....chissà quando avrò pace e questi sentimenti lasceranno posto alla felicità e all'amore. Sono disoccupata e tante volte non so come vivere ....non mi ha lasciato nulla ne a me e nemmeno ai suoi figli.
Delusione e rabbia e il mal di vivere.
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sabato 10 ottobre 2015

Abusare Dei Più Deboli



Abusare dello stato di debolezza psichica di una persona è illecito penale: la circonvenzione di incapace, infatti, scatta tutte le volte in cui si tende a influire sulla volontà di una persona con una patologia clinica accertata che ne riduce la capacità di intende e volere.

Una recente sentenza della Cassazione, tuttavia, ha notevolmente ampliato i confini di questo illecito. La Corte ha infatti chiarito che non è necessario che l’incapacità della vittima sia clinicamente e legalmente accertata. È sufficiente, per incorrere nel rischio di un procedimento penale, approfittarsi di uno stato di depressione altrui, tale da far mancare capacità critica. Non serve quindi una vera e propria infermità psichica, ma basta anche una più lieve deficienza psichica o una alterazione dello stato psicologico, come può essere quello di un disagio esistenziale dettato dalle sofferenze della vita (così, per esempio, la solitudine, lo stress o la depressione).

Il rapporto con persone che si trovano in uno stato di inferiorità è penalmente rilevante solo se connotato da induzione da parte del soggetto “forte” e abuso di tale stato in cui si trova il soggetto “debole” (cfr. C. pen., Sez. III, sentenza 9 maggio 2007, n. 33761): in tal caso, la vittima presta un consenso che è viziato, in considerazione del differenziale di maturità sessuale rispetto al partner.

In ordine alle modalità con cui questa forma di delitto si manifesta, la pronuncia in commento precisa che se da una parte l’induzione si realizza quando – con un’opera di persuasione sottile e subdola – il soggetto attivo spinge, istiga o convince una persona debole ad atti sessuali che diversamente non avrebbe compiuto o subito, dall’altra parte, l’abuso consiste in un doloso sfruttamento della menomazione della vittima e si verifica quando le condizioni di inferiorità sono strumentalizzate per accedere alla sua sfera intima, così riducendola a un mezzo per l’altrui soddisfacimento sessuale [in dottrina, cfr. Cadoppi, sub. art. 3, in Cadoppi (a cura di) Commentario delle norme contro la violenza sessuale e contro la pedofilia, 4° ed., Padova, 2006, p. 83 ss].

Tale comportamento, pertanto, risulta tipico proprio in quanto si lega con l’abuso, giacché, attraverso la strumentalizzazione, l’autore della condotta delittuosa trasforma la relazione sessuale – che di norma intercorre tra due persone in grado di autodeterminarsi nell’esplicazione della propria libertà sessuale – in mera fruizione del corpo della persona che si trovi in condizione di vulnerabilità soggettiva dovuta a infermità psichica, ridotta così al rango di “oggetto” sessuale. E considerate tali premesse, è compito del Giudice di merito verificare, con un’indagine adeguata e dandone conto nella motivazione, la situazione di inferiorità della vittima, le modalità con le quali l’agente ha posto in essere condotte di induzione all’atto sessuale, abusando delle predette condizioni, e la consapevolezza di abusare della stessa vittima per fini sessuali.

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lunedì 13 aprile 2015

IL MAL DI VIVERE

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Spesso il male di vivere ho incontrato

era il rivo strozzato che gorgoglia

era l'incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Eugenio Montale


Durante il trascorrere della propria esistenza, ogni individuo, sperimenta prima o poi sentimenti di tristezza o difficoltà nell’affrontare i compiti quotidiani di vita. Non sempre, però, tali sentimenti sono indice di una depressione vera e propria . Questo perché la vita ci impegna in compiti complessi che fatichiamo ad accettare e dove spesso abbiamo risorse limitate o insufficienti da impiegare per superare il problema. Poniamo l’esempio di tanti lavoratori che con la crisi attuale hanno perso il proprio lavoro. E’ complicato doversi confrontare con una perdita tanto importante che porta con sé conseguenze negative su tanti piani esistenziali: economico, personale, relazionale. Ci sono persone che devono fare i conti con malattie importanti, la morte di una persona cara o l’infertilità o sterilità di coppia e altro ancora. Sono tutte circostanze comuni alla vita ma non per questo facili da vivere.
Di fronte ad eventi tanto significativi ci si può riscoprire fragili, bisognosi di aiuto, frustrati e tristi. L’insieme di questi vissuti può farci sentire il mal di vivere, soli e con un futuro incerto da fronteggiare. E inizia a nascere il dubbio, in noi o in chi ci sta vicino, di soffrire di una vera e propria depressione.
In alcuni casi è possibile che sia così mentre in altri potremo trovarci in una fase di rallentamento delle attività pratiche e psicologiche a causa di un problema imminente che al momento non sappiamo come gestire; rallentamento, funzionale ad una ripresa vitale successiva.
Il mal di vivere è un male nato con l'uomo.
La coscienza del “male di vivere” è presente nella poesia e nella narrativa del primo `900. Il periodo compreso tra l'ultimo decennio dell'800 e gli anni precedenti la prima guerra mondiale, è caratterizzato da una violenta reazione al Positivismo: questo aveva celebrato la fede nella scienza, nel progresso sociale, nella pacifica collaborazione fra i popoli, ma la realtà, fatta di guerre, imperialismi, lotte di classe, era ben diversa da quanto si era sperato. Tale situazione determina nuovi atteggiamenti spirituali: subentra la disillusione, l'angoscia, la sensazione del vuoto e del nulla; in arte si reagisce con la rottura dei moduli naturalistici. Distrutti i vecchi schemi della cultura positivistica, rinnegati i miti consolatori dell'800, immerso in un mondo sfiduciato nelle prospettive della scienza e della vita politica e sociale, posto di fronte all'ascesa vertiginosa della borghesia capitalistica che impone un modello di società tutto basato sulla logica del capitale e del profitto come unici valori, l'uomo di cultura del primo `900 vive una profonda crisi d'identità, avverte chiaramente la fine di un'epoca e l'avvento di una nuova e prende coscienza della perdita del suo tradizionale ruolo sociale che era quello del “praeceptor”, del “creatore di valori” e, in un certo senso, di “vate”. Egli generalmente, al contrario di quanto avveniva nel secolo precedente, proviene dai ceti medi borghesi, una classe sociale che vede compiere il suo declassamento schiacciata com'è tra la forza indiscussa della grande borghesia finanziario-industriale e le emergenti forze del proletariato. Emarginata da questi due colossali protagonisti, la piccola e media borghesia, e con essa l'intellettuale, si sente frustrata, indebolita, disorientata ed, incapace di farsi classe egemone come aspira, si vede ridotta a classe subalterna e strumentale. Nasce da ciò una situazione di disagio, di noia esistenziale, di malcontento, di provocazione. Lo scrittore avverte con angoscia che sta per compiersi la frattura definitiva, iniziata nell'Ottocento, tra io e mondo, tra artista e realtà e si sente “spersonalizzato”, “disumanizzato”, “disintelligenziato”.




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