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lunedì 20 aprile 2015

CASA DON GUANELLA A ISPRA



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Il nome di Barza compare nelle carte d'archivio a partire dal secolo XI, mentre l'esistenza della Chiesa dei ss. Quirico e Giulitta è documentata fino dal 1200. Non conosciamo le origini del grande possedimento e nemmeno i nomi dei più antichi padroni. Sappiamo con certezza che questa singolare situazione appare già saldamente consolidata nel secolo XVI e si trasmette poi, senza divisioni, attraverso i successivi proprietari, fino quasi ai giorni nostri.
La Casa padronale di Barza, nonostante l'avvicendarsi di molti proprietari, è sempre il centro della vita della comunità, il punto di riferimento di ogni attività, e attorno ad essa sorgevano le abitazioni dei contadini. Questa Casa e i vecchi fabbricati della grande corte di Barza trovavano fondamento sull' impianto di un antico castello.

Nei secoli medioevali, anche Barza, come tutte le terre di questa regione, aveva dovuto munirsi di un recinto fortificato, a difesa della piccola comunità rurale, che faceva forse parte del sistema castellano di questo territorio.

Quando poi erano sopraggiunti tempi meno tribolati e meno insicuri e quando era diventata meno imperiosa la necessità di difese collettive, quelle strutture avevano perduto le loro caratteristiche di arnesi militari. Anche il piccolo castello di Barza, come quelli vicini di Ispra e di Taino, abbandonata la sua funzione primitiva, si trasforma adattandosi al prevalente uso civile. Sulla sua area sorsero nuove costruzioni e soltanto la monumentale torre sopravvisse solida, a memoria della antica destinazione. Le mappe del catasto "Teresiano", conservate nell'Archivio di Stato di Varese, ci guidano nel tentativo di ricostruire le tappe delle trasformazioni di questa grossa corte, a partire dal 1700.

Il complesso presentava una pianta quadrilatera; tre lati erano occupati dagli edifici, di abitazione o rustici, mentre il quarto lato aveva nel mezzo la vecchia torre e serviva d'ingresso all'ampio cortile centrale.

Sotto le molte aggiunte e i molti rifacimenti posteriori, quel disegno di base si riconosce ancora oggi nella villa di Barza. Dapprima una piccola parte era destinata ad "abitazione da nobile", il resto serviva ai coloni ed alle attrezzature. Gli interventi successivi modificarono nel tempo, completamente, l'aspetto della Casa e della corte. Dove erano le abitazioni coloniche, le stalle e i fienili, si ampliò la Casa signorile, che venne poi ornata con il giardino, il parco e gli attributi di una villa.

Le trasformazioni più importanti nella corte e nella Casa di Barza si ebbero sotto il tenore Pietro Mongini, che ne divenne proprietario nel 1860.

Mongini fu un artista assai celebrato ai suoi tempi. Era nato a Roma, nel 1826, ed aveva avuto successo nella sua arte fino dagli inizi della carriera che fu poi felicissima e lo portò a cantare nei principali teatri del mondo. Quando giunse a Barza, la sua fama era già consolidata e poichè la notorietà internazionale di artista lo legava strettamente agli ambienti mondani ed aristocratici, egli volle che la nuova Casa si mostrasse adatta alle esigenze del lusso della sua vita di relazione. Del resto occorre ricordare che, a partire da quegli anni, le nuove fortune economiche ed il gusto delle classi più ricche in Lombardia inclinarono maggiormente verso l'uso delle comode ed eleganti residenze di campagna. I paesi rivieraschi del Lago Maggiore furono animati dal rinnovarsi delle antiche case e dalla costruzione di nuove ville e parchi.

Mongini aveva acquistato tutta la proprietà Nicolini, che superava le 200 pertiche milanesi; ma volle ancora ampliare i suoi possessi; vi aggiunse le cascine e le terre della frazione di Monteggia ed altri prati e boschi, riunendo nelle sue mani quasi tutto il territorio del paese. Si impegnò allora nei lavori di rinnovamento; la Casa padronale si trasformò in villa, ricca e adatta alle necessità di una villeggiatura comoda, e venne circondata da un grande parco costruito secondo il gusto prevalente a quel tempo. Anche le abitazioni dei contadini, le cascine e tutto il villaggio presero lentamente veste nuova. Pietro Mongini morì ancora giovane, nel 1874, e la proprietà passò ai suoi eredi, la moglie ed i figli, che la tennero ancora per diversi anni e proseguirono nei lavori; edificarono, tra l'altro, nel 1880 la nuova Chiesa dei SS. Quirico e Giulitta, in sostituzione dell'antica diroccata.

La Casa mantenne le caratteristiche di sontuosa residenza e tra i molti personaggi ospitati dalla famiglia si annovera il Re Umberto I, il cui soggiorno è ricordato da una lapide murata sulla facciata della villa, verso il parco. I Mongini lasciarono la proprietà alla fine del 1800 e, nell'arco di pochi anni la villa cambiò diversi padroni.

L'ultimo ricco padrone di Barza, prima che la Villa venisse venduta alla Congregazione dei Servi della Carità, fu Alfredo Bonelli che abitò la grande Casa per diversi anni, facendone la sua villeggiatura preferita ed aprendola a numerosi ospiti.

L'Opera don Guanella, acquista la villa, che prenderà poi definitivamente il nome di "Casa don Guanella", l'8 settembre del 1934, quale Centro di formazione della Congregazione.

Tra la fine degli anni '30 e il 1940, Adamo Marchioni ha realizzato l'orologio che è installato nella grande torre e che, da allora, segna con i suoi rintocchi e le sue splendide melodie, i principali avvenimenti religiosi della Casa.

Circa vent'anni più tardi, il 29 ottobre 1957, accanto alla villa viene aperta una Casa per persone con patologie psichiatriche. Essa ospita persone di sesso maschile, anche giovani, provenienti dall'Ospedale Psichiatrico territoriale. La Casa è stata voluta come parte integrante e necessaria del percorso di maturazione spirituale ed intellettuale dei giovani in formazione. In essa, sino alla fine degli anni 70 ogni cura era garantita dai Religiosi, compresi quelli "in formazione", per i quali questo servizio di carità era uno dei pilastri formativi. La ricettività massima raggiunse i 66 ospiti.

Nel decennio 1982-1992, venuto meno l'apporto lavorativo dei giovani religiosi, la Casa inizia a strutturarsi, mediante l'assunzione di personale dipendente per le pulizie e l'assistenza agli ospiti. Aumenta infatti l'età media delle persone accolte e la richiesta di cure personali.

Il Centro di Formazione, a seguito del trasferimento dello Studentato Liceale, per espressa volontà della Congregazione tramite il Capitolo Generale e la successiva Delibera del Consiglio Generale, viene convertito in Centro di Spiritualità, nel settembre del 1976. Una lettera inviata dal Consiglio Generale alla comunità di Barza il 14 Dicembre 1990 conferma ulteriormente la validità della Casa come Centro di Spiritualità.

I Religiosi Guanelliani, in ascolto delle esigenze degli ospiti e in seguito alle nuove disposizioni legislative, decisero di edificare una nuova residenza, curandone la funzionalità, la semplicità e la gradevolezza, così che dal 1996 gli ospiti furono trasferiti nella nuova sede. Progressivamente venendo a diminuire gli ospiti con problematiche psichiatriche, aumentano in parallelo il numero di persone anziane con gravi disabilità psicofisiche. Da cui si rende necessaria l'assunzione di altro personale e l'avvio di nuovi criteri gestionali e organizzativi.

Il giorno 4 settembre 2014 è stata inaugurata la nuova Biblioteca, anch'essa frutto dell'impegno e della buona volontà non solo dei Guanelliani ma anche di molti preziosi volontari. La Biblioteca è stata dedicata a don Leonardo Mazzucchi, Superiore generale dell'Opera Don Guanella dal 1924 al 1946, che fu il secondo successore di San Guanella, oltre che biografo ufficiale del Fondatore e molto sensibile a che si curassero le biblioteche nelle proprie case.



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domenica 19 aprile 2015

LE CITTA' DEL LAGO MAGGIORE : ISPRA

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Ispra  è un comune italiano di Varese in Lombardia, ed ha una superficie territoriale con un'altimetria che varia dai 193 m s.l.m. ai 311 m s.l.m. È sede del Centro Comune di Ricerca (C.C.R.) o Joint Research Center (J.R.C.), che ne occupa un terzo del territorio. È un comune lacustre affacciato sulla riva sinistra del lago Maggiore, soprannominata "sponda magra", ora detta anche in modo più accattivante "Costa Fiorita".

Il paesaggio è modulato dal Lago Maggiore sul quale lspra si affaccia con uno sviluppo molto esteso di costa. Una ripida collina, articolata nei due rilievi del Monte del Prete e del Monte dei Nassi, si inoltra a promontorio nel Verbano, delimitando piccole insenature, con pendii rocciosi segnati dalle tracce di antiche fornaci da calce.

Alla natura rocciosa di questo paesaggio si deve, secondo Gaudenzio Merula (De Gallorum Cisalpinorum antiquitate ac origine, Lione 1538), l'origine del nome del paese: Hisprum quasi asperum ob saxorum difficultates.

Questo territorio fu abitato fino da tempi antichissimi. Alcuni ritrovamenti recenti di manufatti di selce, sulla sponda del lago, in località Lavorascio, fanno pensare a remote età preistoriche. Nella torbiera che si estendeva sotto il colle di Barza, tra Quassa e Angera, fu trovata nel secolo scorso la bella piroga preistorica che oggi è conservata nel Museo dell'isola Bella. Se l'età del bronzo, con la civiltà delle palafitte, è ben documentata nelle immediate vicinanze, sulle sponde del lago di Cadrezzate, in lspra si sono scoperte tracce consistenti ed inequivocabili che testimoniano della presenza stabile di popolazioni dell'età del ferro, riconducibili alla cosiddetta Cultura di Golasecca protoceltica. Una tomba con un notevole corredo di ceramica è stata messa in luce nel 1971, mentre altri frammenti di ceramica domestica, provenienti in gran numero dal Monte del Prete, hanno successivamente confermato il quadro di un centro che fu sicuramente abitato in quel periodo. Anche in età romana ci fu una sicura presenza umana. Ne sono testimonianza alcuni bei monumenti che si conservano ancora in paese: are, urne di serizzo e lapidi con iscrizioni latine si trovano nel parco e nella villa Sagramoso-Brivio, nella torre medievale dì Barza e nell'ingresso del parco di Quassa.

Il più antico documento che cita il nome del paese è una pergamena dell'anno 826, che si trova oggi nell'Archivio di Stato di Milano. Da allora molti documenti riferiscono della vita di un abitato di ampiezza non trascurabile. Molte delle memorie sopravvissute, relativamente al medioevo, riguardano la vita religiosa.

Sappiamo che nel XIII secolo il paese poteva contare ben sette tra Chiese e Cappelle, mentre i nobili di lspra sono ricordati tra coloro che maggiormente concorsero all'edificazione del vicino Eremo di Santa Caterina del Sasso di Leggiuno, verso il quale il paese conservò sempre particolare devozione.

Lungo il piccolo fiume Quassera, nella pianura verso Angera, si combatté nel 1276, anche con la presenza di forti milizie straniere, la cruenta battaglia tra i Torriani e i sostenitori all'Arcivescovo Ottone Visconti per il dominio dello Stato di Milano. Una superstite testimonianza delle vicende civili e militari di quei tempi si trova nei ruderi del Castello di San Cristoforo sulla cima del Monte del Prete (il colle principale) che sovrasta il nucleo più antico del centro abitato e che già nel XVI secolo aveva perso le sue funzioni difensive.

Nell'età moderna il villaggio segui il destino delle terre circostanti. Visse la vita modesta dei piccoli paesi di questa zona e fu per lungo tempo infeudato alla famiglia Borromeo. Nel 1636 subì il saccheggio che le truppe francesi, dopo la battaglia di Tornavento, portarono in questa pieve.

Nel XVIII sec. vi ebbe proprietà la nobile famiglia dei Forni di Milano.

Ispra fu per molto tempo terra di confine sul lago che divide la Lombardia dal Piemonte e fu sede di stazione doganale nel periodo della dominazione austriaca. Fu teatro, nel Risorgimento, di episodi patriottici minori ed alcuni dei suoi abitanti si segnalarono per la partecipazione alle vicende militari. I suoi abitanti erano sempre vissuti dei frutti di una agricoltura non ricca, integrati da qualche abilità artigianale e da limitate attività di pesca. Non mancavano i vigneti che nel secolo scorso caratterizzavano le colline di questi paesi. Lungo il fiume Acquanera prosperavano i mulini.

Nella seconda metà dell'Ottocento e nei primi anni del Novecento si impose drammaticamente il fenomeno dell'emigrazione verso la Francia e le Americhe.

Nel 1882 venne inaugurata la stazione della ferrovia Novara-Pino, che offrì nuove opportunità allo sviluppo del paese.

Si affermò maggiormente in quel periodo la particolare industria per la produzione della calce ricavata dal calcare strappato ai fianchi delle colline e lavorata nelle molte fornaci esistenti. La attività estrattiva del calcare era in passato stagionale, ma i primi impianti a ciclo continuo segnarono uno dei primi tenui esempi di industrializzazione anche se di stampo artigianale: infatti le mansioni di carico e scarico della fornace erano eseguite da pochi addetti.

A cavallo di ottocento e Novecento le ditte che lavoravano il calcare erano divenute una decina e si era formata una classe di operai qualificati: costruite in riva al lago le fornaci servivano direttamente sul posto i barconi appositi che, via acqua, raggiungevano Milano. Si era creato così un indotto produttivo importante ma che declinò negli anni successivi. Successivamente, nel 1956-1958, in loco venne “industrializzato” lo sminuzzamento del “sasso calcareo” in diversi calibri e tramite camion veniva distribuito e ceduto anche ad altre fornaci lacuali come ad esempio quelle di Caldè, e l'ultima fornace chiuse nel 1960.

Negli anni ‘60, proprio quando iniziarono i lavori, con le prime ruspe, di sbancamento per la costruzione dell’”Euratom”, oggi (anno 2010) Centro Comune di Ricerca o JRC.

La principale attrattiva turistica di Ispra è sicuramente il Lago: quì si possono trovare piccoli porticcioli, barconi e le vecchie fornaci da calce. Da vedere inoltre i resti del Castello di S. Cristoforo, e i ruderi dell'antica chiesa di S. Crescenzio.
La chiesa parrocchiale è dedicata a S. Martino ed è formata dall'unione di chiese: l'una del XVII e l'altra del XVIII sec.
Nella piazza troviamo il monumento al Padre Ignazio da Ispra (1880-1935) frate francescano che sacrifico’ la sua vita nelle missioni in Brasile.

L'antico Castello di San Cristoforo, di cui sopravvive qualche testimonianza in cima alla collina detta Monte del Prete, a breve distanza dal centro più antico del paese, risultava già diroccato nella seconda metà del Cinquecento. Si trattava di un impianto modesto, costruito con la tipologia dei castelli recinto ed era posizionato in un punto panoramico, aperto su tutto il bacino centrale del lago e collegata a vista ad altri importanti castelli. Si sono conservati fino ad oggi la torre d'ingresso, una cisterna ed alcuni tratti del muro di recinzione.

La Chiesa di Barza fu costruita circa un secolo fa dalla famiglia Mongini per sostituire il precedente ed antico tempietto ormai diroccato.

Al lungolago ci si può arrivare direttamente in auto, passando nei pressi del monumento ai Caduti e della Cappella Castelbarco (1865), oppure a piedi passando per una strada acciottolata che parte dalla Chiesa di San Martino, in centro paese. Sul lungolago si può ammirare anche un platano monumentale prima di arrivare al porticciolo.
Il borgo si sviluppa in posizione sopraelevata rispetto al lago e comprende molte ville storiche circondate da grandi parchi, tra cui Villa Castelli (XIX sec.- oggi sede del Municipio con un bel giardino romantico), Villa Ranci Ortigosa e Villa Brivio Sagramoso appartenuta a Antonietta Litta Arese moglie del Conte Castelbarco.
Dal Municipio si può prendere una ripida salita che conduce al Monte del Prete, dove sono stati ritrovati molti reperti della Civiltà di Golasecca e dove adesso c’è un parco pubblico con le rovine del Castello di S. Cristoforo che comprendono una cisterna, una torre e dei tratti di mura. L’antica chiesa castellana è stata trasformata in cascina.


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