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lunedì 20 aprile 2015

CASA DON GUANELLA A ISPRA



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Il nome di Barza compare nelle carte d'archivio a partire dal secolo XI, mentre l'esistenza della Chiesa dei ss. Quirico e Giulitta è documentata fino dal 1200. Non conosciamo le origini del grande possedimento e nemmeno i nomi dei più antichi padroni. Sappiamo con certezza che questa singolare situazione appare già saldamente consolidata nel secolo XVI e si trasmette poi, senza divisioni, attraverso i successivi proprietari, fino quasi ai giorni nostri.
La Casa padronale di Barza, nonostante l'avvicendarsi di molti proprietari, è sempre il centro della vita della comunità, il punto di riferimento di ogni attività, e attorno ad essa sorgevano le abitazioni dei contadini. Questa Casa e i vecchi fabbricati della grande corte di Barza trovavano fondamento sull' impianto di un antico castello.

Nei secoli medioevali, anche Barza, come tutte le terre di questa regione, aveva dovuto munirsi di un recinto fortificato, a difesa della piccola comunità rurale, che faceva forse parte del sistema castellano di questo territorio.

Quando poi erano sopraggiunti tempi meno tribolati e meno insicuri e quando era diventata meno imperiosa la necessità di difese collettive, quelle strutture avevano perduto le loro caratteristiche di arnesi militari. Anche il piccolo castello di Barza, come quelli vicini di Ispra e di Taino, abbandonata la sua funzione primitiva, si trasforma adattandosi al prevalente uso civile. Sulla sua area sorsero nuove costruzioni e soltanto la monumentale torre sopravvisse solida, a memoria della antica destinazione. Le mappe del catasto "Teresiano", conservate nell'Archivio di Stato di Varese, ci guidano nel tentativo di ricostruire le tappe delle trasformazioni di questa grossa corte, a partire dal 1700.

Il complesso presentava una pianta quadrilatera; tre lati erano occupati dagli edifici, di abitazione o rustici, mentre il quarto lato aveva nel mezzo la vecchia torre e serviva d'ingresso all'ampio cortile centrale.

Sotto le molte aggiunte e i molti rifacimenti posteriori, quel disegno di base si riconosce ancora oggi nella villa di Barza. Dapprima una piccola parte era destinata ad "abitazione da nobile", il resto serviva ai coloni ed alle attrezzature. Gli interventi successivi modificarono nel tempo, completamente, l'aspetto della Casa e della corte. Dove erano le abitazioni coloniche, le stalle e i fienili, si ampliò la Casa signorile, che venne poi ornata con il giardino, il parco e gli attributi di una villa.

Le trasformazioni più importanti nella corte e nella Casa di Barza si ebbero sotto il tenore Pietro Mongini, che ne divenne proprietario nel 1860.

Mongini fu un artista assai celebrato ai suoi tempi. Era nato a Roma, nel 1826, ed aveva avuto successo nella sua arte fino dagli inizi della carriera che fu poi felicissima e lo portò a cantare nei principali teatri del mondo. Quando giunse a Barza, la sua fama era già consolidata e poichè la notorietà internazionale di artista lo legava strettamente agli ambienti mondani ed aristocratici, egli volle che la nuova Casa si mostrasse adatta alle esigenze del lusso della sua vita di relazione. Del resto occorre ricordare che, a partire da quegli anni, le nuove fortune economiche ed il gusto delle classi più ricche in Lombardia inclinarono maggiormente verso l'uso delle comode ed eleganti residenze di campagna. I paesi rivieraschi del Lago Maggiore furono animati dal rinnovarsi delle antiche case e dalla costruzione di nuove ville e parchi.

Mongini aveva acquistato tutta la proprietà Nicolini, che superava le 200 pertiche milanesi; ma volle ancora ampliare i suoi possessi; vi aggiunse le cascine e le terre della frazione di Monteggia ed altri prati e boschi, riunendo nelle sue mani quasi tutto il territorio del paese. Si impegnò allora nei lavori di rinnovamento; la Casa padronale si trasformò in villa, ricca e adatta alle necessità di una villeggiatura comoda, e venne circondata da un grande parco costruito secondo il gusto prevalente a quel tempo. Anche le abitazioni dei contadini, le cascine e tutto il villaggio presero lentamente veste nuova. Pietro Mongini morì ancora giovane, nel 1874, e la proprietà passò ai suoi eredi, la moglie ed i figli, che la tennero ancora per diversi anni e proseguirono nei lavori; edificarono, tra l'altro, nel 1880 la nuova Chiesa dei SS. Quirico e Giulitta, in sostituzione dell'antica diroccata.

La Casa mantenne le caratteristiche di sontuosa residenza e tra i molti personaggi ospitati dalla famiglia si annovera il Re Umberto I, il cui soggiorno è ricordato da una lapide murata sulla facciata della villa, verso il parco. I Mongini lasciarono la proprietà alla fine del 1800 e, nell'arco di pochi anni la villa cambiò diversi padroni.

L'ultimo ricco padrone di Barza, prima che la Villa venisse venduta alla Congregazione dei Servi della Carità, fu Alfredo Bonelli che abitò la grande Casa per diversi anni, facendone la sua villeggiatura preferita ed aprendola a numerosi ospiti.

L'Opera don Guanella, acquista la villa, che prenderà poi definitivamente il nome di "Casa don Guanella", l'8 settembre del 1934, quale Centro di formazione della Congregazione.

Tra la fine degli anni '30 e il 1940, Adamo Marchioni ha realizzato l'orologio che è installato nella grande torre e che, da allora, segna con i suoi rintocchi e le sue splendide melodie, i principali avvenimenti religiosi della Casa.

Circa vent'anni più tardi, il 29 ottobre 1957, accanto alla villa viene aperta una Casa per persone con patologie psichiatriche. Essa ospita persone di sesso maschile, anche giovani, provenienti dall'Ospedale Psichiatrico territoriale. La Casa è stata voluta come parte integrante e necessaria del percorso di maturazione spirituale ed intellettuale dei giovani in formazione. In essa, sino alla fine degli anni 70 ogni cura era garantita dai Religiosi, compresi quelli "in formazione", per i quali questo servizio di carità era uno dei pilastri formativi. La ricettività massima raggiunse i 66 ospiti.

Nel decennio 1982-1992, venuto meno l'apporto lavorativo dei giovani religiosi, la Casa inizia a strutturarsi, mediante l'assunzione di personale dipendente per le pulizie e l'assistenza agli ospiti. Aumenta infatti l'età media delle persone accolte e la richiesta di cure personali.

Il Centro di Formazione, a seguito del trasferimento dello Studentato Liceale, per espressa volontà della Congregazione tramite il Capitolo Generale e la successiva Delibera del Consiglio Generale, viene convertito in Centro di Spiritualità, nel settembre del 1976. Una lettera inviata dal Consiglio Generale alla comunità di Barza il 14 Dicembre 1990 conferma ulteriormente la validità della Casa come Centro di Spiritualità.

I Religiosi Guanelliani, in ascolto delle esigenze degli ospiti e in seguito alle nuove disposizioni legislative, decisero di edificare una nuova residenza, curandone la funzionalità, la semplicità e la gradevolezza, così che dal 1996 gli ospiti furono trasferiti nella nuova sede. Progressivamente venendo a diminuire gli ospiti con problematiche psichiatriche, aumentano in parallelo il numero di persone anziane con gravi disabilità psicofisiche. Da cui si rende necessaria l'assunzione di altro personale e l'avvio di nuovi criteri gestionali e organizzativi.

Il giorno 4 settembre 2014 è stata inaugurata la nuova Biblioteca, anch'essa frutto dell'impegno e della buona volontà non solo dei Guanelliani ma anche di molti preziosi volontari. La Biblioteca è stata dedicata a don Leonardo Mazzucchi, Superiore generale dell'Opera Don Guanella dal 1924 al 1946, che fu il secondo successore di San Guanella, oltre che biografo ufficiale del Fondatore e molto sensibile a che si curassero le biblioteche nelle proprie case.



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LA CHIESA DI SAN MARTINO A ISPRA

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Il complesso della Chiesa Parrocchiale di San Martino è formato dall'unione di due Chiese, la vecchia che guarda verso il lago e la nuova facciata sulla piazza, sorte rispettivamente nel XVII e nel XVIII secolo, sull'area di un tempio precedente. Le affianca un bel campanile costruito verso il 1680. All'interno della chiesa vecchia si ammirano affreschi seicenteschi. Nella piccola piazza accanto al campanile si trova il monumento che ricorda la figura di Padre Ignazio da Ispra (1880-1935) eroica figura di frate francescano che sacrifico' la sua vita nelle attività missionarie in Brasile.

La più antica era quella di San Salvatore nel 1152. Ma dipendeva da Brebbia il cui Prevosto mandava un prete per il servizio religioso domenicale. Forse questa chiesa sorgeva alla cascina Baraggiola che nel 1500 non era altro che un cumulo di pietre.
Si arriva al 1400 circa per avere notizie più precise di quella Chiesa che sarà poi la Parrocchiale col titolo di S. Martino.
Questa è la prima delle tre Chiese che sorgeranno sulla stessa località dove è l'attuale.
Essendo ormai Ispra da più di duecento anni parrocchia, la prima chiesa alla fine del 1500, e si era fatta piccola e indecorosa per la popolazione che nonostante le misere condizioni ne reclamava un'altra.

Perciò nel 1608 iniziarono i lavori sotto la cura del parroco Homocino della seconda chiesa di S.Martino detta ora Vecchia, essendo stata abbattuta la prima per ordine di S.Carlo con altre chiese minori sparse nel territorio trascurate e pericolanti e le cui pietre e materiale si adoperarono per la costruzione della nuova.
Ma appena un secolo dopo si reputa anche questa insufficiente e si pensa a sostituirla con un'altra più grande e sontuosa, tanto più che il nuovo campanile innalzato nel 1680 sulle basi, però rinforzate, del vecchio che in origine era una torrazza eretta forse per lontane segnalazioni, la sfigurava mettendola in contrasto troppo evidente per cui la vecchia faceva una brutta figura.
I lavori di costruzione per la terza chiesa parrocchiale col titolo di S.Martino iniziatasi nel 1704 dal parroco Terzaghi e continuati con le prestazioni generose del popolo, terminarono nel 1742, essendo parroco Don Garancino. Il parroco Don Giovanni Besozzi nel 1909 la decorava.

Ormai Ispra poteva ben vantarsi della sua bella Chiesa e del suo campanile «elegante e dalla sommità artificiosa» come lo definiva il cardinale Pozzobonelli, Arcivescovo di Milano, nell'occasione di una sua Visita Pastorale, nonché delle sue armoniose campane.



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EURATOM A ISPRA

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La Comunità europea dell'energia atomica (EURATOM) è un’organizzazione europea istituita, con i trattati di Roma del 1957, allo scopo di coordinare i programmi di ricerca degli Stati membri dell’UE per l’uso pacifico dell’energia nucleare.

L’UE ha un proprio Centro comune di ricerca (CCR) nel settore nucleare. Il CCR è stato istituito dal trattato EURATOM per poi divenire un istituto di primaria importanza per la ricerca nucleare in Europa.

EURATOM svolge le attività nei seguenti settori:

ricerca sull’energia da fusione, con l’obiettivo di sviluppare la tecnologia che consenta di fruttare la fusione nucleare come sorgente per produrre energia sicura, sostenibile, rispettosa dell’ambiente;
fissione nucleare e radioprotezione, per promuovere l’uso e lo sfruttamento sicuro della fissione nucleare per produrre energia e nelle altre applicazioni nell’industria e in medicina.

Il programma è attuato mediante contratti di Associazione tra l’EURATOM e gli Stati membri o Stati associati (come la Svizzera) o organizzazioni di ricerca.

L’ENEA è l’unica interfaccia italiana con EURATOM e, sulla base di una delibera del CIPE del 1983, coordina e pianifica, attraverso specifici accordi di collaborazione o di associazione con altri organismi di ricerca nazionale, tutte le ricerche nel campo della fusione attraverso il Contratto di Associazione EURATOM-ENEA.

Tali ricerche sono svolte in collaborazione con il CNR (Istituto di Fisica del Plasma di Milano), il Consorzio RFX di Padova, il Politecnico di Torino, il Consorzio CREATE (Università di Cassino, Napoli e Reggio Calabria), l’Università di Catania e le Università di Roma Tor Vergata e La Sapienza.

Il gruppo di ricerca dell’Associazione EURATOM-ENEA è, per volume di attività, secondo solamente a quello tedesco. L’ENEA, attraverso l’Associazione, coinvolge l’industria nazionale nell’attuazione del programma.

Nella collaborazione europea riveste particolare rilevanza la gestione comune del grande esperimento di fusione JET (Joint European Torus - Culham, Regno Unito), in cui l’ENEA è uno dei maggiori protagonisti.

EURATOM partecipa, attraverso l’Agenzia Europea Fusion for Energy (F4E), alla realizzazione del progetto internazionale ITER per lo sviluppo dell’energia da fusione, che vede attualmente coinvolti l’UE, la Federazione Russa, gli Stati Uniti, il Giappone, la Cina, l’India e la Corea del Sud.

L’ENEA è inoltre presente nell’Advisory Committee dell’EURATOM Supply Agency, operativa dal 1960, che agisce sotto la supervisione del Commissario Europeo per l’Energia. La missione dell’Agenzia è quella di garantire che tutti gli utenti della UE godano di un regolare ed equo approvvigionamento di minerali e combustibili nucleari (materie grezze e materiali speciali fissili).

Il Centro comune di ricerca (CCR), (in inglese: Joint Research Centre, JRC), è una direzione generale della Commissione europea: DG-JRC (Directorate-General Joint Research Centre), che dispone di sette istituti di ricerca dislocati in cinque paesi membri dell'Unione europea (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Spagna).

Il CCR fornisce un sostegno scientifico e tecnico alla progettazione, allo sviluppo, all’attuazione e al controllo delle politiche dell’Unione europea. A differenza delle università europee, è direttamente finanziato dall'Unione europea (è un servizio della Commissione europea), allo scopo di garantire l'indipendenza delle attività di ricerca da interessi privati o dalle singole politiche nazionali, come condizione essenziale per perseguire la sua missione internazionale.

Il CCR svolge un ruolo di coordinamento e ricerca in numerose reti comunitarie di enti nazionali di ricerca, università, industria avanzata degli stati membri dell'Unione europea, oltre ad effettuare un vasto insieme di ricerche indipendenti che si avvalgono delle competenze dei migliori scienziati europei che lavorano direttamente nel centro o vi svolgono periodi di ricerca. Nei suoi laboratori si svolgono complessi studi ed esperimenti per conto delle istituzioni europee. Il CCR collabora con enti e reti extraeuropee e mondiali nel campo scientifico e della normativa.

Il CCR è attualmente diretto dal ceco Vladimir Šucha.

I Laboratori di Ricerca ENEA di Ispra si trovano in provincia di Varese e sorgono all’interno del Centro Comune di Ricerche (CCR) della Commissione Europea.

Nati come prima infrastruttura ENEA dedicata alla ricerca sul nucleare, i Laboratori di Ispra rappresentano oggi un punto di riferimento per lo sviluppo di tecnologie e metodologie per l’efficienza energetica nei settori dell’illuminazione e degli elettrodomestici e per la loro diffusione nel territorio, nel mercato e negli strumenti delle politiche energetiche.

I Laboratori di Ispra, la cui realizzazione ebbe inizio nel 1956, sono stati la prima infrastruttura di ricerca dell'ENEA, allora Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari (CNRN) e poi Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare (CNEN).

Su un'area di circa 160 ettari furono costruiti laboratori e impianti di ricerca - fra cui il primo reattore nucleare di ricerca operativo in Italia - per l'importante programma di ricerche a sostegno della politica energetica che, in quegli anni, vedeva nelle applicazioni pacifiche dell'energia nucleare una delle vie più promettenti per la produzione di energia.

Nel 1960, il Centro di Ispra fu ceduto dal Governo Italiano all'EURATOM per l'istituzione del suo Centro Comune di Ricerche (CCR) e l'ENEA rimase presente al suo interno con alcuni laboratori ed uffici.

Nel corso degli anni i programmi dell'ENEA si sono diversificati e, negli anni ‘80, nell'ambito degli interventi volti a sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili, fu realizzato ad Ispra, all'interno del CCR, un edificio bioclimatico dotato di tecnologie solari che costituisce l'attuale sede dei Laboratori.

Una delle attività dell'ENEA finalizzate all'uso razionale dell'energia riguarda lo sviluppo e l'applicazione di dispositivi di risparmio energetico nei settori industriali e civile e la realizzazione di interventi dimostrativi.

In questo quadro è di particolare interesse, per il carattere innovativo delle tecnologie costruttive e impiantistiche adottate, l'edificio per uffici e laboratori del Laboratorio di Ricerca ENEA di Ispra, localizzato all'interno del Centro Comune di Ricerche (CCR) della Commissione Europea.

La realizzazione di tale edificio, che costituisce di per sé un importante esperimento con finalità applicative, ha consentito di mettere a punto prototipi di componenti edilizi solari industrializzati a basso costo, con funzioni edilizie ed energetiche integrate.

In particolare la sperimentazione ha avuto come obiettivi:

la progettazione e la produzione di componenti solari attivi e passivi integrati a sistemi edilizi tradizionali;
la verifica del funzionamento di sistemi passivi a circuito convettivo chiuso, integrati da impianti di trattamento dell'aria;
la verifica delle prestazioni energetiche di pareti a "camino solare" e di diversi sistemi di distribuzione e accumulo del calore;
il confronto prestazionale di diverse strategie captative solari, a parità di condizioni climatiche e di utenza.

I Laboratori di Ricerca di Ispra rappresentano un punto di riferimento per lo sviluppo di tecnologie e metodologie per l’efficienza energetica nei settori dell’illuminazione e degli apparecchi per uso domestico e professionale e per la loro diffusione nel territorio, nel mercato e negli strumenti delle politiche energetiche. Queste attività vengono svolte nell’ambito di progetti nazionali che europei. In particolare:

Progetti nazionali
Accordo MiSE-ENEA Ricerca di Sistema Elettrico

Principali linee di ricerca:

Risparmio di energia elettrica nell'illuminazione pubblica - L'illuminazione pubblica è uno dei settori su cui agire per raggiungere gli obiettivi del Piano d’azione per l’efficienza energetica in Italia, e per contribuire agli obiettivi "20‐20‐20" a livello europeo. Le principali attività riguardano: ricerca su prodotti innovativi (LED); test su prototipi; sviluppo di strumenti quali software per progettazione mirata all'efficienza energetica e sistemi di controllo intelligente; realizzazione di sistemi pilota di illuminazione in situazioni applicative complesse e ripetibili; trasferimento tecnologico verso realtà territoriali; supporto all’attività prenormativa e normativa.
Etichettatura energetica ed ecodesign: specifiche, implementazione e controllo di mercato. Le attività riguardano la partecipazione alla discussione e messa a punto a livello comunitario della legislazione sull’etichettatura energetica e i requisiti minimi di eco-progettazione (ecodesign) per l’efficienza energetica di apparecchi domestici, professionali e commerciali e allo sviluppo di una efficace sorveglianza del mercato per i prodotti soggetti a relativa legislazione comunitaria. A livello nazionale, il supporto al MiSE per la sorveglianza del mercato comprende sia prove di laboratorio in loco che la ricognizione dei laboratori potenzialmente in grado di effettuare test legati alla sorveglianza di mercato sull'etichettatura energetica dei principali  elettrodomestici.
Progetto Lumière ha lo scopo di individuare criticità e cercare soluzioni ai problemi dell’efficientamento energetico nel settore dell’illuminazione pubblica, aiutando nel contempo le Amministrazioni Locali ad aumentare le proprie conoscenze e consapevolezza sulla sostenibilità.

Il progetto Energy&Appliances  ha come scopo la realizzazione di una nuova gamma di elettrodomestici a elevata innovazione tecnologica, caratterizzati da una notevole riduzione dei consumi energetici e dell'impatto ambientale.

Progetti europei:
ProcA per supportare l’implementazione degli obiettivi di efficienza energetica e GPP come definiti in molti PAES nazionali
Come On Labels per l’informazione e la formazione sull’etichettatura energetica comunitaria
Buy Smart + per la promozione degli acquisti verdi nel settore pubblico e privato
Atlete II per migliorare l’applicazione e rendere più credibile l’etichettatura energetica comunitaria attraverso la verifica delle prestazioni energetiche e funzionali delle lavatrici
Ecopliantper supportare e promuovere la sorveglianza del mercato dei prodotti coperti da misure di implementazione della direttiva Ecodesign.

Presso i Laboratori di Ispra opera il coordinamento del Memorandum of Understanding JRC-ENEA per lo sviluppo congiunto di ricerche e attività nei settori dell’ energie rinnovabili, degli edifici ad alte prestazioni energetiche e della mobilità sostenibile, del SETIS e della modellistica delle reti elettriche, nonché delle tematiche ambientali.

Il laboratorio CORVO consente l’esecuzione di prove, standard o ad hoc, per determinare consumo energetico, caratteristiche radiometriche, fotometriche e prestazioni di sorgenti luminose, apparecchi e sistemi indifferenti condizioni di lavoro; svolgere studi sperimentali su prototipi innovativi; condurre verifiche sperimentali di software illuminotecnico; svolgere studi sulla percezione.

I laboratori ICELAB e FIRELAB consentono l’esecuzione di prove, standard o ad hoc, per determinare il consumo energetico e le prestazioni degli elettrodomestici del freddo e dei forni elettrici, valutare l'impatto delle condizioni dell'ambiente esterno e delle abitudini degli utenti su prestazioni e consumi, valutare l'efficienza dei componenti, effettuare studi sperimentali su prototipi innovativi.



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domenica 19 aprile 2015

LE FORNACI DI ISPRA



Una tradizione remota, che ha ancora i suoi guardiani intorno ai colli che si specchiano nel Lago Maggiore, dominando Ispra: le fornaci. Il calcare veniva estratto da sempre attorno a Ispra, ma la lavorazione della calce era portata avanti con piccole fornaci che funzionavano solo stagionalmente ed occupavano pochi addetti. Solo con la costruzione dei forni a ciclo continuo, dalla metà dell'ottocento in poi, i grandi investimenti fatti dai proprietari e dai concessionari diedero dimensioni di rilievo alle imprese. Il paese si qualificò per un'alta concentrazione di impianti moderni, produttori di ottimo materiale, e diede lavoro ad una nuova classe di abili operai. Le fornaci rimaste sono cinque, individuabili anche perché vicine alle ferite bianche nella roccia delle colline: due sono in località Puncia, sotto il Monte dei Nassi, una adattata ad edilizia privata in località Fornaci e due lontane dal lago, più vicine al paese, entrambe in via Monte dei Nassi. Una, però, è stata inglobata in una villa privata. La fornace da calce di Ispra era un grande crogiuolo, di anche quattro metri di diametro e alto fino a nove metri, di forma tronco conica. Venivano costruite con mattoni e pietre, ponendo all’interno il materiale più refrattario. Il tronco di cono della fornace veniva riempito dall’alto con la materia prima, il «sasso calcareo», spaccato opportunamente in grandezze variabili per determinare il tiraggio della fornace, quindi il tipo di cottura. La qualità della legna arsa nel braciere era una variabile importante per una buona «infornata». La cottura della calce avveniva a fuoco lento e durava più giorni. La calce viva quindi, a cottura ultimata, veniva tolta manualmente dal lato opposto del braciere e doveva essere spenta con appositi lavaggi d’acqua. L’operazione era classificata pericolosa per la produzione di gas venefici.




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LE CITTA' DEL LAGO MAGGIORE : ISPRA

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Ispra  è un comune italiano di Varese in Lombardia, ed ha una superficie territoriale con un'altimetria che varia dai 193 m s.l.m. ai 311 m s.l.m. È sede del Centro Comune di Ricerca (C.C.R.) o Joint Research Center (J.R.C.), che ne occupa un terzo del territorio. È un comune lacustre affacciato sulla riva sinistra del lago Maggiore, soprannominata "sponda magra", ora detta anche in modo più accattivante "Costa Fiorita".

Il paesaggio è modulato dal Lago Maggiore sul quale lspra si affaccia con uno sviluppo molto esteso di costa. Una ripida collina, articolata nei due rilievi del Monte del Prete e del Monte dei Nassi, si inoltra a promontorio nel Verbano, delimitando piccole insenature, con pendii rocciosi segnati dalle tracce di antiche fornaci da calce.

Alla natura rocciosa di questo paesaggio si deve, secondo Gaudenzio Merula (De Gallorum Cisalpinorum antiquitate ac origine, Lione 1538), l'origine del nome del paese: Hisprum quasi asperum ob saxorum difficultates.

Questo territorio fu abitato fino da tempi antichissimi. Alcuni ritrovamenti recenti di manufatti di selce, sulla sponda del lago, in località Lavorascio, fanno pensare a remote età preistoriche. Nella torbiera che si estendeva sotto il colle di Barza, tra Quassa e Angera, fu trovata nel secolo scorso la bella piroga preistorica che oggi è conservata nel Museo dell'isola Bella. Se l'età del bronzo, con la civiltà delle palafitte, è ben documentata nelle immediate vicinanze, sulle sponde del lago di Cadrezzate, in lspra si sono scoperte tracce consistenti ed inequivocabili che testimoniano della presenza stabile di popolazioni dell'età del ferro, riconducibili alla cosiddetta Cultura di Golasecca protoceltica. Una tomba con un notevole corredo di ceramica è stata messa in luce nel 1971, mentre altri frammenti di ceramica domestica, provenienti in gran numero dal Monte del Prete, hanno successivamente confermato il quadro di un centro che fu sicuramente abitato in quel periodo. Anche in età romana ci fu una sicura presenza umana. Ne sono testimonianza alcuni bei monumenti che si conservano ancora in paese: are, urne di serizzo e lapidi con iscrizioni latine si trovano nel parco e nella villa Sagramoso-Brivio, nella torre medievale dì Barza e nell'ingresso del parco di Quassa.

Il più antico documento che cita il nome del paese è una pergamena dell'anno 826, che si trova oggi nell'Archivio di Stato di Milano. Da allora molti documenti riferiscono della vita di un abitato di ampiezza non trascurabile. Molte delle memorie sopravvissute, relativamente al medioevo, riguardano la vita religiosa.

Sappiamo che nel XIII secolo il paese poteva contare ben sette tra Chiese e Cappelle, mentre i nobili di lspra sono ricordati tra coloro che maggiormente concorsero all'edificazione del vicino Eremo di Santa Caterina del Sasso di Leggiuno, verso il quale il paese conservò sempre particolare devozione.

Lungo il piccolo fiume Quassera, nella pianura verso Angera, si combatté nel 1276, anche con la presenza di forti milizie straniere, la cruenta battaglia tra i Torriani e i sostenitori all'Arcivescovo Ottone Visconti per il dominio dello Stato di Milano. Una superstite testimonianza delle vicende civili e militari di quei tempi si trova nei ruderi del Castello di San Cristoforo sulla cima del Monte del Prete (il colle principale) che sovrasta il nucleo più antico del centro abitato e che già nel XVI secolo aveva perso le sue funzioni difensive.

Nell'età moderna il villaggio segui il destino delle terre circostanti. Visse la vita modesta dei piccoli paesi di questa zona e fu per lungo tempo infeudato alla famiglia Borromeo. Nel 1636 subì il saccheggio che le truppe francesi, dopo la battaglia di Tornavento, portarono in questa pieve.

Nel XVIII sec. vi ebbe proprietà la nobile famiglia dei Forni di Milano.

Ispra fu per molto tempo terra di confine sul lago che divide la Lombardia dal Piemonte e fu sede di stazione doganale nel periodo della dominazione austriaca. Fu teatro, nel Risorgimento, di episodi patriottici minori ed alcuni dei suoi abitanti si segnalarono per la partecipazione alle vicende militari. I suoi abitanti erano sempre vissuti dei frutti di una agricoltura non ricca, integrati da qualche abilità artigianale e da limitate attività di pesca. Non mancavano i vigneti che nel secolo scorso caratterizzavano le colline di questi paesi. Lungo il fiume Acquanera prosperavano i mulini.

Nella seconda metà dell'Ottocento e nei primi anni del Novecento si impose drammaticamente il fenomeno dell'emigrazione verso la Francia e le Americhe.

Nel 1882 venne inaugurata la stazione della ferrovia Novara-Pino, che offrì nuove opportunità allo sviluppo del paese.

Si affermò maggiormente in quel periodo la particolare industria per la produzione della calce ricavata dal calcare strappato ai fianchi delle colline e lavorata nelle molte fornaci esistenti. La attività estrattiva del calcare era in passato stagionale, ma i primi impianti a ciclo continuo segnarono uno dei primi tenui esempi di industrializzazione anche se di stampo artigianale: infatti le mansioni di carico e scarico della fornace erano eseguite da pochi addetti.

A cavallo di ottocento e Novecento le ditte che lavoravano il calcare erano divenute una decina e si era formata una classe di operai qualificati: costruite in riva al lago le fornaci servivano direttamente sul posto i barconi appositi che, via acqua, raggiungevano Milano. Si era creato così un indotto produttivo importante ma che declinò negli anni successivi. Successivamente, nel 1956-1958, in loco venne “industrializzato” lo sminuzzamento del “sasso calcareo” in diversi calibri e tramite camion veniva distribuito e ceduto anche ad altre fornaci lacuali come ad esempio quelle di Caldè, e l'ultima fornace chiuse nel 1960.

Negli anni ‘60, proprio quando iniziarono i lavori, con le prime ruspe, di sbancamento per la costruzione dell’”Euratom”, oggi (anno 2010) Centro Comune di Ricerca o JRC.

La principale attrattiva turistica di Ispra è sicuramente il Lago: quì si possono trovare piccoli porticcioli, barconi e le vecchie fornaci da calce. Da vedere inoltre i resti del Castello di S. Cristoforo, e i ruderi dell'antica chiesa di S. Crescenzio.
La chiesa parrocchiale è dedicata a S. Martino ed è formata dall'unione di chiese: l'una del XVII e l'altra del XVIII sec.
Nella piazza troviamo il monumento al Padre Ignazio da Ispra (1880-1935) frate francescano che sacrifico’ la sua vita nelle missioni in Brasile.

L'antico Castello di San Cristoforo, di cui sopravvive qualche testimonianza in cima alla collina detta Monte del Prete, a breve distanza dal centro più antico del paese, risultava già diroccato nella seconda metà del Cinquecento. Si trattava di un impianto modesto, costruito con la tipologia dei castelli recinto ed era posizionato in un punto panoramico, aperto su tutto il bacino centrale del lago e collegata a vista ad altri importanti castelli. Si sono conservati fino ad oggi la torre d'ingresso, una cisterna ed alcuni tratti del muro di recinzione.

La Chiesa di Barza fu costruita circa un secolo fa dalla famiglia Mongini per sostituire il precedente ed antico tempietto ormai diroccato.

Al lungolago ci si può arrivare direttamente in auto, passando nei pressi del monumento ai Caduti e della Cappella Castelbarco (1865), oppure a piedi passando per una strada acciottolata che parte dalla Chiesa di San Martino, in centro paese. Sul lungolago si può ammirare anche un platano monumentale prima di arrivare al porticciolo.
Il borgo si sviluppa in posizione sopraelevata rispetto al lago e comprende molte ville storiche circondate da grandi parchi, tra cui Villa Castelli (XIX sec.- oggi sede del Municipio con un bel giardino romantico), Villa Ranci Ortigosa e Villa Brivio Sagramoso appartenuta a Antonietta Litta Arese moglie del Conte Castelbarco.
Dal Municipio si può prendere una ripida salita che conduce al Monte del Prete, dove sono stati ritrovati molti reperti della Civiltà di Golasecca e dove adesso c’è un parco pubblico con le rovine del Castello di S. Cristoforo che comprendono una cisterna, una torre e dei tratti di mura. L’antica chiesa castellana è stata trasformata in cascina.


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