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lunedì 30 marzo 2015

IL LAGO DEL FRASSINO

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Lungo la strada che da Peschiera conduce verso Pozzolengo, in prossimità della Chiesa dedicata alla Madonna del Frassino, si trova il laghetto che dall’omonimo Santuario prende il nome.
Esso si estende lungo il territorio compreso tra le frazioni di San Benedetto e Broglie ed ha una dimensione di circa 70/80 ettari per una lunghezza di 770 m ed una larghezza di 380. La profondità massima è di 15 metri. E’ alimentato da tre immissari mentre gli emissari di piccolissima portata sono due; appunto per queste caratteristiche il laghetto del Frassino gode di un livello delle acque pressoché costante con lievi variazioni nei periodi estivi ed invernali.
Benché visto dall’alto possa sembrare quasi un’appendice del lago di Garda, esso è in realtà del tutto indipendente dal suo fratello maggiore visto che si trova ad un’altitudine diversa. Probabilmente l’origine di questo piccolo specchio d’acqua è ancora da ricercarsi come effetto della ritirata dei ghiacciai quando le sedimentazioni da essi trasportate iniziarono a disegnare l’anfiteatro morenico ai piedi del grande lago.
E’ facile anzi presumere che le falde acquifere che lo alimentano sia del tutto indipendente dal Garda anche se la tradizione popolare vorrebbe che vi fosse nel suo fondale un lungo condotto che collega i due bacini.

Il Lago del Frassino è un piccolo lago di origine glaciale situato in Provincia di Verona, ai confini con la Provincia di Brescia. Si estende nell'entroterra del comune di Peschiera del Garda, tra le frazioni di San Benedetto di Lugana e Broglie. L'ambiente geografico e naturalistico nel quale il laghetto si integra è quello delle colline moreniche a sud del lago di Garda. Le dimensioni del bacino lacustre si aggirano intorno ai 75/80 ettari, per una lunghezza di 770 m e una larghezza di 380 m. La profondità massima è di 15 metri. Altezza media: 80 m s.l.m. Vi sono tre immissari e due emissari di piccola portata, perciò si hanno variazioni del livello dell'acqua molto lievi. Il laghetto del Frassino è un biotopo di rilevanza europea e un'oasi naturale protetta per le sue peculiarità faunistiche e floristiche.

Negli ultimi anni alcune ricerche ornitologiche (come quelle condotte dall'associazione Verona Birdwatching) hanno evidenziato la ricchezza dell'avifauna locale. Nell'oasi sono state segnalate moltissime specie di uccelli, almeno 160, di cui una quarantina nidificanti, ma il laghetto è fondamentale soprattutto come luogo sicuro per le anatre tuffatrici nei mesi invernali, in particolare il moriglione e la moretta. Altre anatre svernanti: moretta grigia, moretta tabaccata, germano reale, mestolone, alzavola, fischione, fistione turco e canapiglia, sporadiche orco marino, pesciaiola, quattrocchi, codone e volpoca. Comune il cormorano così come varie specie di aironi sia d'inverno che nei mesi estivi (nidificano il tarabusino, l'airone rosso e talora anche l'airone cenerino). Nidificano anche l'usignolo di fiume, la cannaiola comune, il cannareccione, il codibugnolo, cince, fringillidi oltre a picchio rosso maggiore e picchio verde; poi Folaga e Gallinella d'acqua. Anche alcuni rapaci frequentano il laghetto, solo il falco di palude e il lodolaio hanno nidificato sporadicamente. L'umido terreno circostante è ricco di specie floristiche rilevanti: oltre infatti agli arbusti paludicoli e ai canneti è da segnalare la presenza di un raro bosco planiziale con antichi pioppi e salici che consente la sopravvivenza a varie specie animali fra cui la Rana di Lataste (Rana latastei), specie minacciata e in estinzione.

Il Lago del Frassino è fondamentale soprattutto come luogo sicuro per le anatre tuffatrici nei mesi invernali, in particolare il moriglione e la moretta. Queste anatre vengono a svernare nell'area gardesana dopo avere volato per chilometri e chilometri provenendo perlopiù dall’Europa centro-orientale; la moretta con un viaggio più lungo poiché nidifica comunemente più a nord del moriglione, che invece preferisce zone temperate. Le anatre trascorrono le ore diurne sostando sulle acque del laghetto del Frassino per poi passare la notte nel vicino Benaco (Lago di Garda) dove possono nutrirsi grazie alla presenza di Dreissena polymorpha. Questo bivalve, detto cozza zebra, introdotto accidentalmente o di proposito in Europa occidentale, è divenuto nei mesi invernali la fonte energetica principale per la moretta. Il mollusco ha colonizzato pian piano i laghi europei, anche quelli prealpini italiani, primo tra tutti il Lago di Garda già alla fine degli anni ’60 del XX secolo. L’abbondanza alimentare è stata sicuramente un fattore determinante per queste anatre nello scegliere il Garda come sito trofico, ma l'incremento del contingente svernante si è creato anche per l'istituzione di norme di tutela. Pian piano il laghetto è divenuto un’oasi per queste due anatre tuffatrici, che hanno imparato a sfruttarlo per sostare e riposarsi in pace durante il giorno; la logistica poi è straordinaria: basta loro prendere il volo per pochi minuti e durante la notte si possono tuffare nelle acque del Garda, ricche dei molluschi di cui sono ghiotte. Nella seconda metà del XX secolo per queste due anatre si è registrata un’espansione numerica e di areale verso sud-ovest, dovuta, almeno per la moretta, in parte alla capacità di adattarsi e di insediarsi anche in piccoli invasi come i laghetti di parchi urbani, dall’altra proprio per la comparsa della Dreissena polymorpha. Dalle due dozzine di morette e moriglioni contati nel 1989, in qualche anno la presenza è salita a circa 4.000-5.000 individui. La moretta è sempre numerosa, contrariamente all’andamento nazionale, e il Laghetto del Frassino è oggi il sito italiano più importante per lo svernamento di questa specie: si contano qui, infatti, un terzo delle morette italiane.

Il Laghetto del Frassino è una specie di calamita per i birdwatcher durante i mesi invernali. Sulle sue acque, tra la fine di settembre e aprile, sostano migliaia di anatre tuffatrici, moretta e il moriglione, ma sono regolari anche le più sporadiche moretta tabaccata e moretta grigia. Nel gruppo di anatre si confondono spesso alcune rarità come moretta codona  o gobbo della Giamaica, pesciaiola e gabbiano pontico. Nel gennaio 2014 è stata anche segnalata una moretta dal collare. Si segnala che le sponde del lago sono proprietà privata e le visite sono ammesse previa autorizzazione del Settore faunistico ambientale della Provincia di Verona.

All’inizio degli anni ’90 del XX secolo le acque del Laghetto del Frassino furono considerate zona protetta per l’avifauna e sparirono così le oltre venti postazioni fisse di caccia che trovavano posto sulle sue sponde. Il Laghetto del Frassino fu segnalato come pregevole zona naturalistica già nel 1972 e successivamente tutelato solo dal punto di vista paesaggistico. A partire dal 1990 la Provincia di Verona adottò un provvedimento di tutela faunistica, tutela che riguardava esclusivamente lo specchio d’acqua. L'anno seguente venne esteso il perimetro dell'area da tutelare e dal 1996 quest'ultima venne dichiarata "oasi naturale di protezione". Con l’avvento di Rete Natura 2000 il Laghetto del Frassino è stato individuato dalla Regione Veneto come biotopo da salvaguardare ai sensi della Direttiva Habitat (92/43/CEE) e quindi incluso nell’elenco dei siti d’importanza comunitaria (S. I.C.) al n. IT3210003. Nel dicembre 2007, in seguito a un aggiornamento della rete Natura 2000 nella Regione Veneto, è stata finalmente istituita la Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.) “Laghetto del Frassino”. Negli anni scorsi sono stati realizzati alcuni interventi di riqualificazione ambientale condotti da Veneto Agricoltura che hanno consentito di estirpare i rovi, contenere l'espansione di piante infestanti e rampicanti, rimuovere vecchie palizzate e inserire delle cassette-nido per uccelli. È stato anche costruito un ponte di legno e sono stati inseriti dei cartelli a scopo didattico e illustrativo in funzione del percorso di visita al pubblico.

Nonostante l'importanza di questo luogo i corsi d'acqua vengono captati per irrigare i campi lasciando in certi periodi semiasciutto il piccolo lago. Ci sono stati sospetti scarichi illegali di sostanze inquinanti (almeno fino al 2012), insistenti richieste di permessi per costruire, sono stati appiccati incendi dolosi dal 6 al 9 marzo/2012. Negli ultimi mesi del 2014 si è iniziata ad alzare molta preoccupazione per la salvaguardia di questo luogo dal momento che nei prossimi anni è prevista in questa zona la costruzione della linea ferroviaria AV/AC Brescia-Verona; nei primi mesi del 2015 moltissime associazioni ambientaliste e animaliste hanno sottoscritto un comunicato in difesa di quest'area protetta e l'attenzione a questa problematica è molto alta.



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sabato 28 marzo 2015

IL SANTUARIO DEL FRASSINO

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Al confine fra Lombardia e Veneto, fra le colline moreniche, vicino al laghetto di origine glaciale del Frassino, il Convento e il Santuario furono eretti nel 1514. Furono chiamati i Frati Francescani Minori. Il suo nome deriva dalla miracolosa apparizione della Madonna, una statuina in terracotta di fattura francese, luminosa, dimenticata su un frassino da un soldato francese, a Bartolomeo Broglia, aggredito da un serpente mentre stava potando le viti (1510).

La Chiesa ha la facciata preceduta da un portico con affreschi del Seicento. L'interno ad una navata conserva: alcune tele di Paolo Farinati; affreschi del Muttoni nel presbiterio; l'altare maggiore ed un coro in noce del 1652 con in alto un grande organo "callido"; nel quarto altare di sinistra la pala San Pietro e San Giovanni Battista, del Quattrocento, di Zeno da Verona; nella cappella della Madonna la statuetta in terracotta dell'apparizione, collocata dentro ad un pezzo dell'antico frassino. Il Convento, unito al Santuario, ha due Chiostri: il Chiostro degli Uccelli, con al centro una voliera; il Chiostro Interno con al centro la vasca dei pesci rossi e delle tartarughe marine, con affreschi del Seicento che narrano le Storie di San Francesco e di S. Antonio del Muttoni. Nel 1960 è stata costruita la Cappella Penitenziale, adiacente al Santuario.

Al luogo sacro fece visita, nel 1514, anche Isabella d'Este, che in una lettera al marito Francesco II Gonzaga, malato da tempo, scrisse:

« Hozi sono stata a Peschiera, smontando prima alla chiesa de la Madonna del Frassino, che si dice far tanti miraculi. Et ben ghi sono molte imagine de voti et principio di una bella chiesa. La ho pregata cordialmente per la sanità de Vostra Excellenzia. »
(Isabella d'Este)
Si decise quindi di costruire intorno alla cappella una chiesa più grande: la posa della prima pietra avvenne il 18 giugno 1515, mentre il 14 gennaio 1518, papa Leone X concesse l'autorizzazione per la costruzione di un convento dove potessero alloggiare i monaci.

Nel corso dei secoli successivi il santuario si abbellì di numerose opere d'arte e si arricchì economicamente tramite le donazioni dei fedeli: nel 1610 il semplice stile francescano fu rifinito con stucchi in stile barocco, così come fu abbellita la cappella della Madonna. Nel 1652 fu aggiunto il coro ligneo sull'altare principale, mentre nel corso del XVIII secolo fu posto l'organo.

Nel 1810 a seguito dell'invasione napoleonica il santuario subì una grave battuta d'arresto: i monaci furono allontananti dal convento ed una serie di profanazioni interessarono la chiesa; nel 1848 il borgo che era sorto intorno al santuario venne completamente raso a suolo in seguito ad un bombardamento, ma la chiesa riuscì miracolosamente a rimanere intatta. In seguito il convento fu adibito ad usi civili e militari, diventando quartier generale dell'esercito piemontese e poi ospedale comunale anche fin dopo il 1860, data di riapertura riapertura della chiesa, continuando a svolgere la funzione di accoglienza per persone senza fissa dimora e anziani. Nel 1898 sia il convento che la chiesa ritornarono nelle mani dei francescani: la chiesa fu completamente restaurata con il rifacimento sia della facciata che del pavimento e si provvide al restauro delle diverse opere d'arte contenute. Nel 1929 Pio XI concesse l'incoronazione della statua della Madonna del Frassino, avvenuta poi il 24 settembre 1930. Nel 1969 fu realizzata la cappella penitenziale, di stampo moderno, ad opera dell'architetto Avesani, mentre lavori di restauro sono stati effettuati dal 1996 al 1998. La facciata esterna della chiesa ha la caratteristica di avere la zona del portale d'ingresso protetta da una sorta di tetto a spiovente che poggia su 4 colonne che formano tre archi frontali e due laterali e che si chiudono con delle volte a crociera: ai lati e nella zona superiore del portale sono realizzati diversi affreschi di Domenico Muttoni che rievocano scene dell'apparizione della Madonna del Frassino. Sulla facciata è presente un rosone con vetri policromi.

L'interno la chiesa è a navata unica con dieci cappelle laterali, cinque per ogni lato, tutte della stessa dimensione eccetto le ultime due quelle poste ai lati dell'altare maggiore che invece risultano essere più ampie: si tratta della cappella di San Francesco d'Assisi o del Santissimo Sacramento e quella della Madonna del Frassino. La prima è protetta da un cancello in ferro battuto ed ha sull'altare una raffigurazione di San Francesco mentre riceve le stigmate, opera di Francesco Astolfi, risalente al XVIII secolo; nella cappella nel 1639 fu posto il sepolcro della Congregazione dei Cordigeri.

Quella dedicata alla Madonna è anch'essa protetta da un cancello in ferro battuto: sull'altare una tela del Farinati raffigurante il Padre Eterno tra una corona di angeli e San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio Abate; ai piedi di queste raffigurazioni, in un tabernacolo in marmo è posta la piccola statua in terracotta della Madonna miracolosa che reca in braccio Gesù bambino: intorno sono stati posti alcuni ex voto. Sempre in questa cappella è presente l'affresco della Madonna del Frassino con Sant'Antonio Abate, risalente al XVI secolo e l'affresco della Madonna col Bambino in trono e San Bernardino da Siena, attribuito a Domenico Morone, scoperto da Carlo Zanfrognini durante i lavori di restauro del 1931 che dovrebbe essere la prima raffigurazione del miracolo. L'arco di ingresso, così come le pareti laterali sono interamente rivestiti da stucchi e fregi, opera di Giambattista Reti, tra cui spiccano le raffigurazioni dei profeti Geremia ed Isaia; altre tele di Bertanza da Salò raffigurano i misteri del Rosario ed i santi Giovanni, Francesco e Bernardino. Le cappelle minori del lato sinistro sono decorate rispettivamente con un dipinto della Natività coi santi Francesco e Bernardino da Siena del 1560, della Madonna col Bambino tra Sant'Anna, San Gioacchino e San Giovannino del 1586, della Madonna in Gloria del 1576, tutte opere di Paolo Farinati, mentre la quarta è adornata con una tela di Zeno da Verona del 1541 raffigurante San Pietro e Giovanni.

Nelle cappelle di destra si trovano invece il dipinto della Madonna con ai piedi Sant'Antonio, Valentino vescovo, Isidoro Agricola e San Domenico di Guzman, una statua del Sacro Cuore di Gesù, una statua di Gesù in croce ed un'altra tela sempre raffiguranti personaggi della chiesa.

L'altare principale ha una mensa in marmo e l'organo posto alle sue spalle; sulle mura laterali quattro affreschi del Muttoni che rappresentano Sant'Antonio da Padova che fa inginocchiare la mula davanti all'Ostensorio, Santa Chiara che mette in fuga i Saraceni con l'Ostensorio, San Bonaventura che riceve la comunione da un angelo e Gesù Bambino che appare a Giovanni Duns Scoto inginocchiato dinanzi al tabernacolo. La volta non presenta elementi artistici di rilievo.

Sul lato destro della chiesa è poto un piccolo cimitero riservato ai monaci francescani ed un corridoio, dove è possibile tra l'altro osservare il luogo in cui ebbe origine il miracolo, che conduce ai due chiostri del convento, i quali furono affrescati nel 1653 sempre dal Muttoni con scene della vita di San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova: nei chiostri inoltre si trovano opere pittore più recenti, precisamente del XIX secolo, del pittore Salesio Pegrassi che raffigurano le vicende storiche del santuario ed una serie di ex voto. Al centro dei chiostri sono posti rispettivamente una gabbia per colombi ed una fontana sormontata da una statua di Sant'Antonio. Alle spalle della chiesa il campanile.


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