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domenica 25 ottobre 2015

LE BAMBINE MAMME

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Quattordici anni. E un bambino tra le braccia. Vero. Troppo grandi perché sia un gioco. Le mamme bambine vivono in India, Sierra Leone, Afghanistan, si chiamano Gita, Fatima, Zuna, Arshi, Darika, Humerya. Facile archiviarle come una questione da Paesi in via di sviluppo. Si chiamano, però, anche Giulia, Diana, Federica, hanno tra i 14 e i 19 anni, e in Italia sono 10 mila.

Una su quattro è minorenne. Al Nord, soprattutto sono straniere. Guardando l’intera penisola, però, l’82 per cento sono ragazze italiane, dice Piccole mamme, l’indagine presentata da Save the Children.

Ormoni incontrollabili dell’adolescenza che fanno scintille con un’educazione sessuale sommaria? Situazioni familiari disastrate? Che mamme saranno? Su che cosa matureranno le bambine che devono accelerare la crescita  nel momento in cui dovrebbero  vivere le esperienze su cui si formano le nostre identità adulte?

Ma basta distribuire preservativi come si è fatto, con tiritere moraliste e polemiche psicologiche, in alcune scuole? O serve un diverso percorso di maturazione di bambine e bambini?

E dopo, quando la bambina si ritrova tra le braccia un bambino, è sufficiente che i nonni si improvvisino nuovi genitori?

Il dato di Save The Children parla oggi di un 61 per cento di ragazze che hanno un figlio ai 17 anni compiuti e di un 95 per cento che resta incinta tra i 16 e i 17 anni.I pediatri parlano di segni di sviluppo sessuale già a sette anni. Si è abbassata l’età della maturazione fisiologica. Si fa sesso prima. Poco e male informate. E ci si scopre incinta.

Qual è, però, il giusto rimedio: abbandonare o rinunciare al bambino? Decidere di diventare madri con una valutazione sommaria delle conseguenze, magari anche da parte dei genitori? Ma che cosa possono pianificare le mamme bambine?

Difficile continuare a frequentare amichette e amichetti. Il fidanzatino, e “l’amore” che sembrava un gioco eterno nella maggioranza dei casi spariscono. E  il pupo diventa il nuovo figlio dei nonni. Si è letto, a volte, di nonni felici di accogliere la nuova creatura. Spesso però sono più spiazzati che “felici”. La ricerca ci dice che le mamme minorenni restano in famiglia, il 47 per cento con il partner, quando c’è. Ma se lui se l’è data a gambe, è il 95 per cento che resta con mamma e papà. Praticamente “bambina a vita”. E, dopo la felicità dell’evento, la ragazzina scalpita per trovare autonomia, ma non ha un euro, e si ritrova divisa tra paure e amore per il bambino e la  conflittualità diffusa con i nonni alle prese con pannolini e ansie di protezione per figlia e nipote. L’indagine di Save the Children ci dice che lavora il 19 per cento, in genere lavoretti a tempo. Difficile conciliare i tempi. E non stiamo parlando di carriere. Ma di vita. Come potranno trovare un loro posto le mamme teenager? Si può con un  figlio a 16 anni?



Il risultato è che su queste “donne” pesano gli stessi problemi di vita, economia, lavoro, conciliazione dei tempi delle mamme adulte. Con l’aggiunta di essere ancora piccole, spesso, giustamente, immature, con la voglia di discoteca e il pesante richiamo alla responsabilità degli strilli della creatura.

Senza aver avuto neppure il tempo di “sognare” un futuro per sè. Molte chiudono il percorso adolescenziale con la scuola dell’obbligo. I tre quarti della madri minorenni, dice l’indagine, ha conseguito la licenza media inferiore (74 per cento),  il 21 per cento ha raggiunto la licenza media superiore. Interrompono gli studi per restare a casa. E spesso di casa e basta si tratta. Praticamente prigioniere.

In Italia sta crescendo il numero delle ragazze madri, giovani donne che, spesso per errore, restano incinte e portano avanti la gravidanza nonostante la giovane età.

Uno studio informa che circa il 2,1% delle gravidanze in Italia è portato a termine da ragazze madri di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Un fenomeno che secondo la SIGO (Società Italiana Ginecologia ed Ostetricia) è destinato a crescere nel nostro paese, e in particolare sta aumentando in una regione all’avanguardia come la Lombardia, mentre qualche anno fa la percentuale di ragazze madri si concentrava in Campania e in Sicilia.

Tuttavia ancora oggi Napoli si aggiudica il triste primato per numero di ragazze che partoriscono tra i 15 e i 19 anni. Solo qui ogni anno  le ragazze madri sono circa mille su un totale nazionale di 7.088  baby mamme.

Il 90% delle ragazze madri sono a loro volta figlie di ragazze madri.
Nonostante l’esperienza della maternità sia un evento speciale nella vita di una donna, queste ragazze a causa della loro giovane età sono esposte a maggiori disagi nell’arco della loro vita. Tralasciando l’aspetto psicologico di una gravidanza durante l’adolescenza, dal punto di vista sociale e professionale, le ragazze madri sono svantaggiate in quanto trovano lavoro più difficilmente degli altri, anche perché spesso abbandonano gli studi e il loro progetto di vita.

Inoltre secondo le statistiche il 68% dei padri lascia il nucleo familiare, rendendo la situazione economica della giovane mamma più complicata, in quanto, oltre a dover portare avanti la gravidanza, deve cercare un modo per mantenere se stessa e il piccolo. Quasi sempre le ragazze madri hanno alle spalle background familiari difficili, il 90% sono a loro volta figlie di ragazze madri, spesso una figura paterna è assente, hanno un livello basso di scolarità e raramente provengono da famiglie benestanti.

L'Italia è l'ultima nella speciale classifica europea per l'uso dei contraccettivi ormonali come pillola, anello vaginale, cerotto. «Siamo al pari delle irachene: solo il 16,2% delle donne del Belpaese li usa», a fronte per esempio del 41,5% delle 'cugine' d'Oltralpe.

E il quadro tracciato a Milano da NicolaSurico, past president della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), che ha presentato la la nuova campagna d'informazione sulla contraccezione 'Love it! Sesso consapevole', dedicata alle under 25 e promossa dalla Sigo in collaborazione con 'lapillolasenzapillola', progetto educazionale di Msd. Italia lontana dagli standard Ue in materia di sesso sicuro. Un gap che pesa soprattutto quando si parla di contraccettivi ormonali, usati regolarmente dal 50% delle donne olandesi, dal 35% delle britanniche e dal 30% delle tedesche. E se il tasso medio della Penisola è del 16,2%, a seconda della regione cambia il rapporto delle donne con questa forma di contraccezione: il primato spetta alla Sardegna, dove quasi una donna su 3 sceglie i contraccettivi ormonali, e mentre il Nord si mantiene sopra la media (tra il 23% della Val d'Aosta e il 16,6% del Friuli), «scendendo a Sud - fa notare Surico - il tasso diminuisce sensibilmente non superando l'8%» e toccando il 7,2% in Campania. In generale il sesso protetto non è la norma in Italia: ancora oggi 6 donne su 10 in età fertile (15-49 anni) non usano alcun metodo contraccettivo, il 15% non ne ha mai fatto uso e il 44% ha smesso di utilizzarlo. Tanto che una gravidanza su 5 è indesiderata e il 42% delle donne rimaste incinte senza averlo scelto non stava usando nessun contraccettivo.



«Innanzitutto conquistare la libertà di scelta significa proteggersi dalle gravidanze indesiderate e dalle malattie sessualmente trasmesse. E la libertà vera è frutto di una scelta consapevole», sottolinea Novella Russo, specialista in ostetricia e ginecologia della Clinica Valle Giulia di Roma. Il rapporto delle donne italiane con la pillola è particolarmente difficile. Molte soffrono in maniera forte l'ansia del contraccettivo ormonale. Il 37% abbandona la pillola per disturbi o problemi legati all'impegno quotidiano di memoria che comporta. A 8 donne su 10 è infatti capitato di dimenticare la pillola, il 30% la teme per eventuali effetti, il 42% dimostra timore di ingrassare o di avere problemi estetici, il 31% guarda con sospetto il suo dosaggio ormonale. «Ma adesso - fa presente Rossella Nappi, professore associato di Ostetricia e Ginecologia dell'università degli Studi di Pavia - è possibile individuare il contraccettivo tagliato su misura per le esigenze e lo stile di vita di ciascuna donna». Il sogno in rosa è un contraccettivo che faccia sentire libere (64%), sicure e tranquille (74%), ben tollerato e pratico da usare (65%).

Mamme a 14 anni, zainetto in spalla e biberon in mano. Sono sempre di più le teenager italiane che restano incinte prima di aver raggiunto la maggiore età. «Un fenomeno in crescita che desta preoccupazione nei ginecologi», avverte Nicola Surico, past president della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). L'esperto, a Milano in occasione del lancio di una nuova campagna di informazione sulla contraccezione - 'Love it! Sesso consapevole', promossa da Sigo in collaborazione con il progetto educazionale di Msd 'lapillolasenzapillola' - racconta di mamme bambine, alle prese con la difficoltà di un parto in un'età non ancora matura, schiacciate dalla responsabilità di un'altra vita quando non sono ancora pienamente responsabili della loro, costrette a dividersi fra i banchi di scuola e un bebè da crescere. «Mi imbatto sempre più spesso in questi casi», spiega Surico. Effetto di una scarsa cultura del sesso sicuro. Oggi il 42% delle under 25 italiane non utilizza alcun metodo contraccettivo durante la prima esperienza sessuale. «La fascia d'età in cui abbiamo osservato un aumento delle gravidanze è quella fra i 14 e i 18 anni, anche se è difficile avere dati precisi sul fenomeno - precisa Surico - Restare incinte da adolescenti non è quasi mai un'esperienza desiderata. Gli altrettanto giovani papà spesso fuggono, i genitori sono restii ad accettare la cosa, anche se poi nella maggior parte dei casi intervengono in aiuto. Di recente mi è capitato di vedere una 16enne in difficoltà. Suo padre non voleva firmare per consentire il riconoscimento del bambino (un atto necessario, trattandosi di una minorenne). C'è voluto l'intervento del magistrato».

«Come mostra l'ultimo rapporto dell'Istituto superiore di sanità, l'età del primo rapporto si è abbassata. Succede anche a 13 anni, ma solo lo 0,3% delle ragazze possiede una buona informazione su questi temi - fa notare Novella Russo, specialista in Ostetricia e ginecologia della Clinica Valle Giulia di Roma - C'è una diffusa immaturità tra i ragazzi e le ragazze che vista la giovane età non hanno avuto il tempo di riflettere sul significato e l'importanza della prima volta». Ragazze «trascinate dagli eventi o dai comportamenti del gruppo dei pari, dal desidero di dimostrare le proprie potenzialità. Ma lo fanno senza i timori di una volta». Lo dimostrano anche le statistiche: «Le giovanissime di oggi - spiega Russo - arrivano a cambiare da 5 a 15 partner all'anno e utilizzano la contraccezione di emergenza in maniera impropria, al bisogno, cioè dopo aver avuto un rapporto a rischio». E così si finisce sotto le lenzuola, «ma secondo una recente indagine Eurisko 8 ragazze su 10 non sono pienamente informate sulla funzione degli ormoni che regolano il ciclo mestruale, 7 su 10 non sanno quali siano i giorni fertili», elenca l'esperta. Non solo: «Da un'altra indagine della Sigo - prosegue Russo - emerge che il 71% delle ragazze si ritiene al riparo dalle malattie». Il dato «allarmante - sottolinea la specialista - è che il 45% delle ragazze fra i 18 e i 26 anni non usa alcun metodo contraccettivo».

Di fronte a una gravidanza indesiderata, non poche teenager scelgono l'aborto. Se nel 2011 il tasso di abortività fra le 15-49enni è risultato di 7,8 Ivg per mille donne in età feconda, la fascia adolescenziale è quella più esposta alle conseguenze negative, anche psicologiche ed emotive, di una maternità precoce e non voluta e di un'eventuale aborto: nel 2010 il 4,2% di interruzioni volontarie di gravidanza sono state eseguite da ragazze under 18. Quello delle minorenni con il pancione, spiega Surico, «è un fenomeno che attraversa la Penisola. Se un anno la patria delle mamme bambine è la Sicilia, quello successivo il primato passa alla Lombardia. Le gravidanze delle teenager vanno prevenute. Ed è un fenomeno che va tenuto d'occhio». Che i tempi siano cambiati, ricorda Surico, lo dimostrano anche le trasmissioni in tv - come quella proposta da Mtv - che mostrano la realtà anche italiana di 16enni con bebè al seguito. Chi sono le mamme bambine? «Sono ragazze che non necessariamente provengono da famiglie disagiate - precisa l'esperto - Anzi, secondo la mia esperienza, spesso il ceto medio è più soggetto a questi casi. Genitori assenti tutto il giorno per lavoro, seconda casa al mare o in montagna a disposizione, capita così». Lo specialista è arrivato a osservare persino una concentrazione di gravidanze indesiderate scatutite da rapporti avuti nei periodi delle feste natalizie e delle vacanze estive.



venerdì 15 maggio 2015

LA CHIESA DI SAN GERARDO A MONZA



La chiesa di San Gerardo al Corpo, dedicata a san Gerardo dei Tintori, compatrono della città di Monza, fu eretta su disegno dell'architetto Giacomo Moraglia. Essa sorge, con la sua monumentale cupola, nell'omonima piazzetta su di uno stilobate a pianta di croce latina. La prima pietra della chiesa fu posta il 30 ottobre 1836, alla presenza dell'arciduca Ranieri, viceré del Regno Lombardo-Veneto; i lavori ebbero termine nel 1842.

Aggiunte successive sono state il pronao (1863) ed il campanile (1875).

Nello stesso luogo era già situata un'antichissima (956) chiesetta dedicata a sant'Ambrogio e successivamente reintitolata a San Gerardo dei Tintori. La nuova chiesa mantiene, al fondo del suo transetto destro, l'abside e l'altar maggiore del precedente tempio (che era orientato in senso trasversale rispetto all'attuale): nell'abside è tuttora conservato il corpo del santo, patrono della città di Monza insieme a san Giovanni Battista. Da questo fatto la chiesa prende anche il nome di "San Gerardo al corpo".

Gerardo Tintore nacque a Monza verso l'anno 1130 e la sua famiglia era una delle più ricche e nobili della città. La nascita di Gerardo fu salutata con gioia dai suoi genitori e la sua crescita fu accompagnata e favorita dalla loro fede grande e dal loro esempio di vita onesta. Essi affidarono Gerardo a provati maestri perchè avesse una solida cultura. La regolarità con cui si impegnava negli studi,il suo spirito di osservazione e la sua bontà lo resero caro ai suoi insegnanti e compagni. Accompagnato e aiutato in famiglia, spesso si fermava a pregare, ed era desideroso di ascoltare la Parola di Dio. I genitori di Gerardo erano assai generosi e il figlio "faceva a gara con loro".

Questa serenità doveva ben presto essere offuscata dalla morte di entrambi i genitori, a breve distanza di tempo. Pur molto soffrendo per la sua sensibilità e per l'affetto grande che portava loro,Gerardo non si scoraggiò, ma raddoppiò la sua confidenza in Dio e la cura verso i bisognosi. Gerardo era un tipo pratico, di parole misurate, attento più alla sostanza che alla forma. Erede di un patrimonio sostanzioso, ma ben aiutato dai genitori a dare alle ricchezze il giusto valore (il denaro è un ottimo servitore, ma un pessimo padrone!) e a giudicare la vita in rapporto all'eternità, Gerardo dichiarò che intendeva consacrarsi a Dio nella carità: inutilmente i suoi parenti cercarono di dissuaderlo. Di buon mattino, quando ancora la città era assopita nel sonno, Gerardo si recava in chiesa per la preghiera. A casa poi lo aspettavano in tanti e insieme ai conversi, rassettava,assisteva i malati giorno e notte. Egli li visitava più volte al giorno, vigilando su tutto e tutti. La porta della casa paterna di Gerardo, ora trasformata con un atto ufficiale in ospedale, era sempre aperta e nessun ammalato veniva respinto.
Era particolarmente attento alle forme più gravi e non venivano esclusi neppure gli ammalati di lebbra. Date le frequenti carestie, poveri e senza tetto si rivolgevano a Gerardo per aiuto ed egli non si limitava ad accogliere chi aveva bisogno,ma girava per la città e le terre vicine e tornava spesso a casa portandosi a spalla qualche infermo perchè Gerardo sapeva bene che la povertà è pudica e non si espone in pubblico. Nell'ospedale trovavano alloggio anche i pellegrini in viaggio verso i santuari di Roma, Palestina, Spagna. E non mancava l'accoglienza agli orfani, o ai bambini dei malati. Nell'ospedale le converse si occupavano di loro come mamme. L'ospedale di Gerardo ha reparti medici e chirurgici, è ricovero per i pellegrini,orfanotrofio,casa di riposo per i vecchi e meta desiderata di ognuno che sia provato dalla malattia del corpo o del cuore.
In tutto questo lavoro, questa opera è ben visibile la ragione che muove Gerardo: tutta la sua vita è una preghiera continua. Infatti compie ogni cosa con Dio e per Dio, sempre consapevole di essere alla Sua presenza e in Sua compagnia. "Cammina sotto il mio sguardo e sarai perfetto" . Gerardo amava pregare anche di notte ma i custodi della chiesa non erano sempre d'accordo a concedergli il permesso di restare lì. Gerardo un volta promise loro, in cambio del permesso, un cestino di ciliegie. I custodi accettarono, e chissà con quali pensieri in testa..... Era dicembre,dove avrebbe potuto raccogliere le ciliegie? Al mattino invece,il cestino di ciliegie c'era! Ecco perchè nelle rappresentazioni di Gerardo, sul suo bastone ci sono delle ciliegie.
Molti sono i segni che il Signore ci dà attraverso la vita di Gerardo. Avvenne che nei magazzini dell'ospedale non era rimasto che un sacco di frumento e una misura di vino. Il converso che distribuiva gli alimenti era pieno di paura, ma il santo gli ricordò che Dio è provvidenza e gli ordinò di tornare serenamente a distribuire i viveri mentre lui pregava. Il converso era piuttosto titubante ma tornato al granaio lo trovò così pieno di grano che non riusciva ad aprirne la porta, in cantina le botti colme di vino.
Un'altra volta, S.Gerardo tornava all'ospedale dopo essere stato alla basilica di S.Giovanni a pregare, come di consueto. Il fiume Lambro, terribilmente ingrossato,aveva fatto crollare il ponte e le acque minacciavano l'ospedale. S.Gerardo implorò l'aiuto di Dio e di S.Giovanni e steso il suo mantello sulle acque, vi salì e su di esso passò il fiume. Ancora fiducioso nell'aiuto di Dio, comandò alle acque che rispettassero l'ospedale. E quelle, pur rasentando muri e soglie, non entrarono nel recinto.
Alla morte di S.Gerardo (6 giugno 1207) , tutta Monza si strinse attorno a lui e il suo corpo venne deposto in una fossa comune nel cimitero.



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