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venerdì 22 luglio 2016

PERCHE' SI DIVORZIA

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Un recente sondaggio ha scoperto che oggi le coppie sono molto più propense a cercare di risolvere le cose anche rompendo cattive abitudini consolidate nel tempo, di quanto non lo fossero 10 anni fa. Tanto più che gli esperti assicurano che è possibile liberarsene in un attimo.

Rimanere delusi dal proprio matrimonio è molto facile se le aspettative sono troppo alte, inoltre, molte coppie dimenticano che l’amore va coltivato giorno per giorno per mantenerle vivo e attivo.

Il desiderio di avere un figlio è difficile da mettere a tacere, allo stesso tempo è impossibile obbligare l'altro a provare la stessa cosa. Ma rinunciare ad avere un figlio non sempre è la strada giusta ed è per questo che chi non condivide questo desiderio spesso si lascia.

Può essere davvero difficile, se non impossibile, convivere con un coniuge che sia scivolato nella spirale dell'alcol o delle droghe: anche i tentativi di aiutarlo possono talvolta rivelarsi vani spingendo uno dei due a chiedere la separazione.

Non è così infrequente scoprire che il partner ha anche un'altra famiglia, magari in un'altra città. Venire a sapere dell'esistenza di un'altra donna e magari di altri figli, generalmente distrugge la relazione.

Uno dei casi più tragici in cui si è spinti a chiedere il divorzio è quando ci si accorge che l'altro genitore o il proprio compagno abusano dei figli: in quel caso nulla può spingere a restare insieme.

La gelosia può facilmente trasformarsi in una ossessione nei confronti del partner. Quando non è gestita la gelosia spinge a frugare fra le cose dell'altro, a sottoporlo a continui interrogatori e a spiare mail e telefonino con risultati spesso disastrosi.

Quando davvero ogni sentimento è morto e per l'altro non si prova che disinteresse il momento è giunto di chiedere il divorzio, perché è chiaro che nessuno dei due ha qualcosa da dare.

La coppia sente di aver dato tutto, si percepisce come svuotata e pensa che la cosa più sana sia dirsi addio.

Alcune abitudini quotidiane apparentemente innocenti, come guardare Instagram a letto, potrebbero distruggere la vostra coppia. «Diverse ricerche dimostrano che la gente fa un sacco di piccole cose che possono indicare gravi problemi nella relazione", dice Carrie Cole, terapeuta di coppia e master trainer certificata al Gottman Institute presso il Center for Relationship Wellness di Houston (Usa).

«Potrebbe sembrarti un consiglio da scuola media, ma parlare in modo meschino del partner in sua assenza è un un'abitudine pericolosissima, oltre che abbastanza comune», dice Carrie Cole. Spesso ha molto a che fare con i tuoi amici. «Le donne tendono a comportarsi così se sono circondate da persone che abituate ad agire così», avverte la terapeuta. «Se le amiche non fanno altro che lamentarsi dei propri ragazzi, sembrerà normale dare anche il proprio contributo, ma in questo modo si dimostra mancanza di rispetto per lui e per la vostra relazione". Inoltre, si innesca un circolo vizioso di confronti negativi che possono portare a un crescendo di critiche e disprezzo. Prima di rendertene conto, il vostro rapporto finirà in una spirale distruttiva.



Confrontare in modo negativo il proprio attuale partner con altre persone è un altro modo sicuro per far naufragare la coppia. «Anche se lo si fa solo con il pensiero, a lungo andare può uccidere una relazione», avverte Cole.

Non dobbiamo per forza rientrare negli stereotipi di genere, ma gli esperti sono ampiamente d'accordo sul fatto che gli uomini tendono ad avere più difficoltà in ciò che viene chiamato "accepting influence", la capacità di capire il punto di vista altrui, anche se non si è d'accordo. Secondo gli psicologi, mentre le donne tendono a essere facilmente empatiche, i maschi a causa di differenze biologiche e neurologiche sono più restii a sviluppare questa abilità. Ma questo non significa che dovrebbero ignorarla. «I matrimoni in cui gli uomini non accettano l'influenza dalle loro mogli hanno un rischio molto più elevato di divorzio», spiega Diane Gehart, docente di terapia familiare alla California State University di Northridge (Usa). Una ricerca dell'Istituto Gottman ha calcolato la percentuale esatta di questo rischio: 81%. Anche le donne però possono migliorare. Lui per natura vuole fin troppo sentirsi capito (il che ha a che fare con il suo bisogno atavico di sentirsi rispettato dalla partner), quindi quando si affronta un problema è importante che ciascuno faccia lo sforzo di mettersi l'uno nei panni dell'altro.

Se mentre si sta chiacchierando con il proprio fidanzato improvvisamente la scala dell'aggressività emotiva passa da zero a sessanta non è un buon segno. «Così allontani il partner e precludi a entrambi la possibilità di avere una conversazione produttiva», spiega Gerhart. «Purtroppo, di solito a sollevare le questioni in modo aggressivo sono le donne». Uno studio ha scoperto che probabilmente gli uomini in genere si calmano in fretta e analizzano la situazione in modo razionale, mentre le donne tendono a esprimere le emozioni. Sarà anche più facile a dirsi che a farsi, ma se capita spesso di urlare o usare un tono duro ogni volta che il tuo uomo ti dà sui nervi, cerca di trattenerti, altrimenti potresti innescare i suoi meccanismi di difesa che arrestano la sua capacità (o volontà) di parlarti in modo aperto e sincero.

Può essere difficile disinnescare una discussione accesa prima che vada totalmente fuori controllo. «Ma è importante farlo perché per risolvere i problemi occorre parlarsi con calma e comprensione», dice Cole. Altrimenti, finirete probabilmente a urlarvi addosso, a piangere o a ibernarvi in un gelido silenzio. «Quando la gente si ferma durante un litigio, di solito è perché le frequenze cardiache sono salite alle stelle, oltre i 100 battiti al minuto, il che porta alla reazione primaria di lotta o di fuga», continua l'esperto. «Quando accade ciò, i collegamenti con il lobo frontale, la zona del cervello che regola la capacità di comunicazione, si interrompono. Ecco perché, a volte, in queste situazioni non riesci a parlare in modo coerente, nemmeno se ti sforzi». Quindi no, non è una scappatoia prendere una pausa nel bel mezzo di un litigio per riprendere la conversazione più tardi. Può fare davvero la differenza, quella tra uno scontro con morti e feriti e un confronto produttivo mirato alla soluzione dei problemi.

Anche quando si sta cercando di guardare le cose con calma, spesso il corpo tradisce le  vere emozioni. Secondo gli esperti, alcuni segnali rivelano più di altri che sotto sotto ci sono problemi. Una voce acuta, le pupille dilatate e un incarnato molto pallido, in genere associati al classico sorriso falso e a movimenti rigidi. «Sono spie rivelatrici: se le vedi nel tuo lui vuol dire che è sopraffatto dalle sue emozioni ed è pronto alla fuga o alla lotta, quindi impossibilitato a entrare in sintonia con te in un dialogo costruttivo», afferma Sue Johnson, terapeuta di coppia, ricercatrice e autrice di Hold Me Tight: Seven Conversations for a Lifetime of Love. «Quando ci si trova in situazioni simili (piuttosto che mollare e dire al partner come ti senti davvero dopo aver saputo che ha invitato tua suocera a stare da voi per una settimana senza avertene parlato prima), si innesca un vero rifiuto a essere emotivamente onesti. Il che impedisce a lui di capire, supportare e potenzialmente correggere il problema che ha con te.

È molto comune rimandare le conversazioni difficili, secondo il Centro per il conflitto Dynamics dell'Eckerd College in Florida (Usa). Dopo tutto, discutere di certe cose non è divertente come andare a un party. Ma se non affrontate i vostri problemi di relazione abbastanza presto, vi ritroverete nei guai. «Molte coppie prendono il loro primo appuntamento da un terapeuta quando le dinamiche tra loro si sono intossicate così a lungo che riparare il danno diventa molto difficile», dice Cole. Secondo uno studio, prima di chiedere aiuto si aspettano in media 6 anni dalla comparsa dei primi problemi. Con questo, non è che superato un certo limite non ci sia più alcuna speranza, ma semplicemente che è importante tenere presente che più si aspetta, più ci vorrà tempo e impegno da parte di entrambi i partner per rimettere la relazione di nuovo in pista.

Un motivo semplice e apparentemente banale è l’affinità di coppia, esistono delle persone che non sono fatte per stare insieme e probabilmente non lo saranno mai; inoltre, se la coppia non cresce insieme verso lo stesso senso c’è il rischio di ritrovarsi come due estranei.

Secondo i divorzianti, anche il tempo fa la sua parte, poiché riesce a cambiare le persone e a renderle troppo diverse rispetto a ciò che erano quando si sono conosciute; anche il rapporto intimo di coppia può essere motivo di separazione,  molte coppie dopo diverso tempo non hanno più intimità e questo le allontana sempre di più.

C’è bisogno anche di speranza nel futuro, se questa finisce, finisce anche l’unione,non bisogna mai dimenticare che l’altra persona è sempre una priorità e che nella vita ci saranno sempre difficoltà che dovranno essere affrontate insieme.

Ci sono i casi in cui è il sentimento a spegnersi, si fa spazio la noia e non ci si trova più bene col partner, a quel punto senza amore è quasi impossibile portare avanti un rapporto, stessa cosa se a mancare è la fiducia.



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sabato 13 febbraio 2016

PROBLEMI ...DI DONNE

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Le donne crescono con il sogno di incontrare il principe azzurro....crescono giocando con le bambole vivendo una favola......ma non per tutte è così.
Ci sono bambine che vengono maltrattate dalle madri perchè a loro volta sono state picchiate da piccole e con delle regole troppo rigide che non tengono conto dell'avanzare del tempo.
Così si ritrovano maggiorenni e si prende il primo che ti fa un complimento, una carezza che non si ha mai avuto dalla  propria famiglia e ci si sposa pensando di raggiungere finalmente la felicità.
Purtroppo dietro all'agnello c'è sempre il lupo. Passa il tempo e ti accorgi che non è l'uomo perfetto anche se per te è un perfetto padre e marito c'è l'ombra della tossicodipendenza e dell'alcolismo. Pensi che lo cambierai...ma non è così.Spesso ti trascina nel baratro. cadi in depressione e ti levano quello che ai più caro al mondo: i tuoi figli.



Si parla tanto delle violenze fisiche ma di quelle psicologiche ben poco e sono quelle che fanno più male. Lavori e fai fatica ad andare avanti perchè il ruolo di mamma-lavoratrice è duro ma oltre a questo devi nascondere lo stipendio se vuoi mangiare tu e i tuoi figli perchè lui ti mangia tutto.Ti porta via tutto...soldi, felicità e  la tua vita....

Poi succede che si ammala ... un male invalidante ma non cede ....vuole annientarti e così si inventa che vede uomini entrare e uscire dalle finestre e che si nascondono sotto il letto o in qualche parte della casa. E tu sei sola perchè ti hanno abbandonata tutti e prendi ansiolitici per stare tranquilla....

In questo caso pensi solo a una cosa.....il sonno eterno...



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domenica 1 novembre 2015

LE FAMIGLIE ALLARGATE

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Il padre, la madre e i figli sotto lo stesso tetto: per molto tempo è stato il modello classico di famiglia. Ma oggi, disorientati dagli obblighi imposti dalla genitorialità o temendo di lasciarsi sfuggire occasioni importanti nella vita, sono molte le coppie con figli che ritengono di essere incompatibili e di separarsi. In oltre il 67% dei casi, i figli restano con la madre. Quando i genitori "si rifanno una vita", ovvero quando decidono di vivere con un nuovo/una nuova partner, il figlio si trova ad avere a che fare non più con due genitori uniti e poi separati, ma con quattro persone adulte che esercitano su di lui la loro autorità. Davanti a una situazione talvolta confusa, il figlio si ribella rendendo difficili le relazioni delle nuove coppie.

C’è chi- da adulto- mantiene in vita una  condizione da “single ad oltranza”, chi invece transita da un partner all’altro, adottando meccanismi di difesa a causa di un paura importante dell’ intimità, chi ancora fa  le “prove generali” con la convivenza, perché letta e vissuta come una possibile via di fuga dalle catene matrimoniali.
I sentimenti di oggi, sembrano avere caratteristiche di provvisorietà, sono a termine, part time e la dimensione di coppia non è più una speranza, ma una minaccia.
Molti coniugi, pur vivendo all’interno di un matrimonio naufragato, vedono la separazione come un trauma da dover evitare ai loro figli e rimangono intrappolati in una coppia dove non sono ne felici ne tristi, ne se stessi ne liberi, mantenendo in vita coppie/famiglie con un tasso elevato di infelicità cronica.
Altri protagonisti di amori infelici, temono per eventuali crolli economici, estorsioni e salatissimi alimenti, vivendo in una condizione di indigenza affettiva, ma di libertà economica.

Entrare in una vita familiare e scombinare certi equilibri rischia di far sentire chi arriva come un intruso. A volte l’incontro improvviso con dei bambini è già di per sé scombussolante, se si viene da esperienze da single senza figli.  

La difficoltà per il “nuovo arrivato” è anche quella di non sapersi collocare, non darsi un ruolo, aver paura di eccedere o di tenersi troppo in disparte. Sentirsi, per il partner, in secondo piano rispetto ai figli. Qualche volta anche rispetto all’ex coniuge. Possono smuoversi tutta una serie di fantasie, di aspettative, di ansie da rendere tutto più complicato. 
In un certo senso, infatti, si deve inventare un nuovo rapporto con i “figli dell’altro”, che non è quello del padre o della madre, né dell’amico/a. La relazione non è solo di coppia ma anche con i bambini e richiede impegno a livelli affettivi diversi. Ma se c’è accordo nella coppia nascente, non c’è rivalità con il genitore naturale e non si tenta di prendere il suo posto, possono nascere rapporti gratificanti e profondi, alle volte addirittura meno opprimenti dei comuni rapporti tra genitori e figli.



Certo, non è facile, immediato o scontato e diversi aspetti sono da tenere in considerazione: mettersi dalla parte del bambino, cercare di capire quanto andiamo ad impattare la sua vita, considerare le sue esigenze. Ed essere consapevoli che per elaborare esperienze esistenziali di questo tipo, ci può essere bisogno di tempo. Il bambino o ragazzo può avvertire il nuovo legame come un tradimento con il genitore che non è più in casa, aver paura di nuovi separazioni, sentirsi rivale, avvertire contrasto tra il nuovo arrivato e il padre (o la madre), avvertire nuove responsabilità, non voler deludere il genitore con il quale vive né l’altro. Autenticità, disponibilità, empatia sono gli ingredienti necessari per avvicinarsi ed entrare in contatto con questa persona. 

Essere empatici, cercare di mettersi dalla parte del bimbo o ragazzo, capire cosa sta provando e quali sono le sue esigenze.
Non stare sulla difensiva, non agitarsi di fronte alle provocazioni del bambino. Il tenersi alla larga del bambino può significare il volersi difendere da possibili separazioni, rifiuti, abbandoni.
Evitare di giudicare. Non fare paragoni, non criticare quello che fa il bambino, trattenersi soprattutto nei primi periodi.
Accettare il bambino per quello che è. Non è come lo vorremmo, non può fare quello che vorremmo, bisogna rispettare la sua storia familiare.
Non irrigidirsi in comportamenti ostili, impuntandosi su chi ha ragione e chi no, essere elastici nei rapporti.
Essere disposti al cambiamento, a modificare qualcosa di se stessi, fondamentale per entrare in un processo di relazioni nuove.
Non assumersi responsabilità che non competono. Si entra in relazioni già consolidate, si incontrano bambini in un certo momento della loro vita con abitudini e comportamenti acquisiti che possono anche non cambiare mai.
Non fingere amore nei confronti del figlio se fin dall'inizio non riuscite ad andare d'accordo: il figlio avvertirà la menzogna e perderà la fiducia nell'adulto appena entrato nella sua vita. Meglio aspettare di abituarsi l'uno all'altro.



Insomma, è consigliabile parlare molto con il figlio: questo aiuterà il genitore presente a imporre la sua scelta di un nuovo compagno (o compagna). Ovviamente, questo non impedisce che il figlio provi dei moti di rivolta contro questa situazione: di fatto, non è lui la causa dello scompiglio familiare. Inutile quindi mettere mano all'ascia di guerra: la calma e la fermezza sono le armi più efficaci per riuscire a superare insieme gli ostacoli.

I confini della famiglia non chiari, la mancanza di modelli, la presenza di stili e valori diversi così come fratelli di età differenti, possono diventare punti di forza. Permettendo ad ognuno di essere più creativo, meno legato a ruoli prefissati nei rapporti con gli altri, libero di scegliere chi amare e con chi avere rapporti più stretti. In sostanza, si possono avere maggiori risorse rispetto alla famiglia nucleare. Se ci concentriamo sulla realtà psicologica invece che su quella istituzionale, è la qualità dei rapporti che regge il sistema familiare, più le relazioni sono buone tra tutti, più si vive in una dimensione di Famiglia, di casa, si sente di appartenere, al di là di membri non consanguinei, non conviventi, non riconosciuti giuridicamente.

Il nuovo compagno o compagna non gode di alcuno statuto giuridico agli occhi del figlio del partner. Al contrario, ha una serie di responsabilità e di doveri nei confronti del figlio del compagno (o compagna). Ed è proprio questa ambiguità a riaccendere spesso lo scontro tra gli ex: il genitore biologico infatti mal sopporta le scelte, in particolare scolastiche, del nuovo compagno o compagna dell'ex-coniuge. Il figlio si ritrova quindi in ostaggio, prigioniero delle liti tra adulti: nessuno di loro riesce più a imporre la propria autorità e il figlio approfitta di questo malessere, sbottando con frasi del tipo: "Non sei mio padre per cui non mi dai ordini", che contengono anche un rimprovero al padre biologico per la sua assenza. Nonostante gli sforzi messi in atto, il nuovo compagno (o compagna) si sente preso in giro; la storia d'amore tra i due adulti si trasforma nello scontro di influenze che può talvolta portare alla rottura della relazione sentimentale.

Il figlio percepisce l'arrivo del nuovo compagno della madre o della nuova convivente del padre come un intruso che viene a rompere l'intimità conquistata a prezzo della separazione dei suoi genitori. Volontariamente o inconsapevolmente, può tentare di sabotare questa nuova relazione, tanto più se non ha rinunciato a voler "ricucire" il rapporto tra i suoi genitori. Quindi, non è solo rendendosi simpatici ai suoi occhi, sorridendogli, coprendolo di regali o assecondando tutti i suoi capricci che il nuovo arrivato riuscirà a vivere serenamente con lui.




LE FAMIGLIE OMO

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Il tema della genitorialità omosessuale è di solito affidato a ideologie o visceralità di politici il più delle volte impreparati.

I figli di genitori omosessuali, nati da forme alternative di concepimento, sono a lungo desiderati e perseguiti, come è anche per le coppie eterosessuali che si rivolgono alla fecondazione assistita. Insomma ci sono modi diversi di diventare genitori. Se la sessualità non sempre coincide con la procreazione, non sempre il concepimento coincide con la genitorialità.

Qual è il «vero genitore»? Quello che mette a disposizione la propria biologia o quello che cresce il figlio fornendogli cure e sicurezza? A volte infatti le due opzioni non coincidono, vuoi perché molti genitori biologici non sono capaci di fornire cure e sicurezza, vuoi perché genitori non biologici (o coppie di genitori di cui uno solo è biologico) lo sono.

In Italia, secondo una ricerca del 2005 condotta da Arcigay con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni ha almeno un figlio. Prendendo tutte le fasce d’età, sono genitori un gay o una lesbica su 20 mentre il 49% delle coppie omosessuali vorrebbe poter adottare un bambino.

Indicazioni numeriche si possono trarre da ricerche sociologiche realizzate nel 2001 e nel 2003. Secondo queste ricerche, il 3,4% dei gay è padre e il 5,4% delle lesbiche madre. I figli/e sono stati concepiti per il 76% dei casi in una relazione matrimoniale, nell'11% in una relazione eterosessuale e il rimanente 13% con un rapporto occasionale.

La ricerca «Modi di» realizzata nel 2005 ha rilevato che il 4,7% dei gay intervistati e il 4,5% delle lesbiche ha figli biologicamente propri, e un ulteriore 0,3% dei maschi e 0,4% delle femmine hanno figli non di sangue.



L'omogenitorialità e il rapporto tra la prole e il genitore non consanguineo non sono specificamente regolamentate dalla legislazione, malgrado le rivendicazioni in particolare dall'associazione Famiglie arcobaleno, che nel maggio 2008 ha promosso una proposta di legge sul tema e sula famiglia di fatto.

Ecco cosa risponde l’American Psychoanalytic Association a chi sostiene che avere genitori omosessuali è «contro l’interesse del bambino»: «È nell’interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti, capaci di cure e di responsabilità educative. La valutazione di queste qualità genitoriali dovrebbe essere determinata senza pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale». I soliti americani pragmatici e semplicistici? In Francia, cinquecento psicoanalisti hanno da poco firmato una petizione a favore del «matrimonio per tutti» e della possibilità di adozione per le persone omosessuali.

Posizioni analoghe sono sostenute dalle maggiori associazioni dei professionisti della salute mentale: dall’American Psychiatric Association alla British Psychological Society, dall’Academy of Pediatrics all’Associazione Italiana di Psicologia. Quest’ultima ricorda che «la ricerca psicologica ha messo in evidenza che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare», indipendentemente dal fatto che i genitori siano «conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso».

Parole chiare, soprattutto se pensiamo a come viene esaltata aprioristicamente la genitorialità eterosessuale, dimenticando che può essere teatro di orrori (si pensi all’elevatissimo numero di abusi fisici e sessuali consumati nelle famiglie). Per essere buoni genitori non basta essere eterosessuali, così come essere omosessuali non significa essere cattivi genitori.

A volte si invocano ricerche di carattere generale, come quella sul generico stato di benessere dei minori e ragazzi in Inghilterra, condotta dal Economic and Social Research Council (ESRC) nella quale si evidenzia che i ragazzi che vivono con entrambi i genitori sono maggiormente felici di quelli che vivono in famiglie monogenitoriali, ma ciò, evidentemente, non niente a che vedere con l'omosessualità.

Un altro studio citato come critica all'omogenitorialità è quello pubblicato negli Stati Uniti dall'ente di ricerca Child Trends che ha dimostrato che i ragazzi che hanno vissuto con entrambi i genitori, hanno statisticamente meno problemi, sia a casa che a scuola, di quelli che hanno vissuto in famiglie di altro genere come quelle monoparentali.

Uno studio molto controverso è stato, per esempio, quello del sociologo Mark Regnerus, che fu poi interpretato da diverse associazioni fondamentaliste cristiane attribuendo all'omosessualità dei genitori il disagio psichico dei bambini da essi educati, quando invece ciò era dovuto all'instabilità famigliare tipica di figli di genitori divorziati (il fatto che uno dei genitori fosse omosessuale e che si fosse fidanzato con una persona dello stesso sesso non aveva alcuna rilevanza). Lo stesso Mark Regnerus ha poi ammesso che il suo studio era stato interpretato male.

Un'altra critica nasce dal fatto che in Italia le coppie che richiedono l'adozione sono molto maggiori rispetto al numero dei bambini adottabili e quindi le richieste andrebbero a congestionare un sistema già saturo.

Si critica il desiderio di genitorialità da parte di persone omosessuali contrapponendo l'argomento del "diritto" dei minori ad avere una "mamma" e un "papà" al "diritto alla genitorialità".

Secondo le organizzazioni per i diritti delle coppie omosessuali questo del "diritto" è un argomento viziato in quanto le ricerche accreditate presso la comunità scientifica evidenziano che i minori hanno bisogno di avere come genitori persone che si prendano cura di loro senza riserve ed in modo adeguato al di là del genere o sesso di appartenenza. Secondo le associazioni LGBT le coppie omosessuali non hanno più diritto di quelle eterosessuali di avere dei bambini in adozione, ma rivendicano il diritto di non essere escluse a priori solo in quanto omosessuali.



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