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Tirano è il comune reso celebre per il suo Santuario dedicato alla Madonna di Tirano, e per essere capolinea della pittoresca linea ferroviaria Tirano-Sankt Moritz (Ferrovia del Bernina).
Sull'etimologia del nome "Tirano" gli storici e gli specialisti, in varie epoche, si sono dati battaglia e alcuni optano per “inter amnes” cioè tra i fiumi: infatti, il paese si trova tra i fiumi Adda e Poschiavino.
Fu abitata già in epoca preistorica, come dimostrano le incisioni rupestri, i pugnali del XVIII secolo a.C. e la stele dell'età del rame ora sita presso l'Antiquarium Tellino. Sulla base dei reperti ritrovati pare accertata la presenza di etruschi e celti sull'area, ma si può ad oggi a giusta ragione ritenere che il nucleo originario della città di Tirano abbia avuto origini romane e che sia sorto ai piedi del pendio di Roncaiola giungendo sino alle sponde dell'Adda già in età imperiale.
Col crollo dell'Impero, la città venne conquistata dai Longobardi e successivamente passò entro le dipendenze della Diocesi di Como. Tirano nella storia si è sempre trovata in una posizione strategica di primaria importanza, di cui si occuparono le Cancellerie di Parigi, Vienna, Venezia e Madrid. Infatti, chi possedeva il castello ed il relativo borgo fortificato possedeva le chiavi d’accesso all’Engadina, al lago di Como, all’Impero germanico ed alla Serenissima Repubblica di Venezia, i cui confini includevano la vicina Valcamonica. A Tirano il Castello del Dosso venne costruito proprio per iniziativa vescovile, e sarà alla base della contesa tra guelfi e ghibellini nel paese, fervente la rivalità tra l'influenza dei comaschi e dei milanesi sul borgo.
Dopo una breve signoria dei Capitanei di Stazzona, Tirano cadde come tutta la Valtellina sotto la dominazione dei Visconti che divennero nel contempo signori di Milano e Como. Nel 1457 anche la città venne obbligata a prestare giuramento all'effimera Repubblica Ambrosiana per poi tornare sotto il dominio ducale con gli Sforza, ai quali rimase sino al 1487 quando i Grigioni occuparono Bormio e, scendendo per la Valtellina, depredarono e saccheggiarono l'area abitata tiranese.
Ludovico il Moro fece costruire per questo motivo le mura attorno alla città di Tirano, all'interno delle quali il Duca di Milano, temendo di perdere la città e il suo territorio, si apprestò pertanto a fortificarla con la costruzione di una cerchia di mura difensive. L'architetto Giovanni Antonio Amadeo, eletto nei ranghi degli ingegneri ducali, nel 1488 si era recato a Piattamala (frazione di Tirano) per procedere al "restauro delle fortificazioni" locali, poiché il duca aveva ragione di temere della nuova politica aggressiva degli Svizzeri. Alla sconfitta degli sforzeschi, però, assieme a tutto il Ducato di Milano, Tirano passò nelle mani dei francesi che dal 1512 dovettero cederla alla Repubblica delle Tre Leghe grigioni.
Avvenimento chiave nella storia di Tirano fu la miracolosa apparizione della Madonna il 29 settembre 1504, con la successiva edificazione del santuario dedicato alla Beata Vergine, che divenne ben presto il baluardo del cattolicesimo contro la diffusione della riforma protestante promossa dalle Leghe grigionesi.
La sua vocazione commerciale si focalizza nel 1514 quando, su autorizzazione del governo grigione, nelle zone adiacenti al santuario e per più giorni si teneva la fiera di San Michele, una vera e propria fiera internazionale che durava due settimane, nella quale i mercanti erano ospitati con le loro merci nei fondaci (alcuni ancora esistenti) e dove i prodotti di Venezia, d'Austria e di Francia venivano commercializzati.
Nel 1580 il paese accolse la visita pastorale dell'Arcivescovo di Milano, San Carlo Borromeo, che trascorse nella cittadina una notte intera in preghiera al Santuario, della cui Madonna era fervente devoto e che favorì con ogni suo mezzo come già aveva fatto per un altro santuario mariano post-tridentino, quello di Corbetta (MI). Dopo pochi anni, il vescovo di Como, Feliciano Niguarda, si recò in visita pastorale a tutta la Valtellina, e dagli atti del suo viaggio si possono oggi trarre dati di rilievo per la ricostruzione delle vicende storiche del paese alla fine del XVI secolo.
Nel 1606 vennero pubblicati per la prima volta i "Capitoli novi della magnifica università di Tirano", un insieme di leggi per la regolamentazione della vita dei cittadini di Tirano, sul modello di regolamenti che similmente si erano diffusi in Svizzera, anche se i rapporti con i Grigioni si fecero sempre più aspri soprattutto per i numerosi attriti di stampo religioso che ponevano come sempre i cattolici valtellinesi in contrasto con la maggioranza protestante della Repubblica delle Tre Leghe. Il nuovo credo aveva trovato una certa diffusione presso la classe dirigente di Tirano, mentre il popolo supportava perlopiù il clero il quale temeva di perdere i propri secolari privilegi e la propria influenza sul borgo.
La posizione strategia della città di Tirano la rese importante come luogo di passaggio per gli eserciti, divenendo un punto strategico per le operazioni militari del Seicento.
Nel 1619, pertanto, venne convocato a Tirano un sinodo protestante e nel contempo se ne svolse uno cattolico a Como presso la sede della diocesi. Questo atto era volutamente provocatorio e come tale, il 19 luglio 1620, ebbe inizio a Tirano il cosiddetto "Sacro Macello di Valtellina", una vera e propria rivolta che i cattolici intransigenti valtellinesi guidarono contro i sostenitori del protestantesimo, il che costrinse anche i Grigioni ad abbandonare molti punti chiave in città ed a fare ritorno entro i confini svizzeri. Malgrado questo tentativo avesse portato ad una separazione temporanea della Valtellina dai dominatori retici, già dal 1639, con il "Capitolato di Milano", la Valtellina fece ritorno sotto il dominio dei Grigioni, i quali però riaffermarono la tolleranza religiosa verso la maggioranza di fede cattolica.
Nel Settecento Tirano rimase sotto la dominazione grigione, ma già sul finire del secolo incominciarono a sentirsi le prime avvisaglie della Rivoluzione Francese con piccole e grandi insurrezioni che interessarono l'abitato. Il 10 ottobre 1797, con l'Editto di Passariano, l'allora Generale Napoleone Bonaparte decretò l'unione della Valtellina alla Repubblica Cisalpina, sotto la reggenza di Francesco Melzi d'Eril, e dei Grigioni alla nuova Repubblica elvetica, oggi Confederazione svizzera. Fu con l'amministrazione rivoluzionaria, paradossalmente, che a Tirano si creò il primo apparato amministrativo stabile e funzionale che fece ricadere l'area del tiranese nel Dipartimento dell'Adda e dell'Oglio, migliorando anche le comunicazioni interne con la costruzione di una strada che congiungeva Colico a Sondrio.
Irreparabile si rivelò il sequestro dei beni preziosi appartenenti al tesoro del Santuario della Madonna di Tirano nel 1798, operato dalle forze francesi per il sostegno delle truppe che inviarono tali ricchezze alla capitale Milano per poi essere disperse.
A complicare la situazione, l'8 dicembre 1807 si abbatte su Tirano una calamità naturale: a causa delle molte piogge del periodo, un'enorme frana scende a valle del Monte Masuccio andando a sbarrare il corso del fiume Adda, creando una barriera di 43 metri che minaccia anche il borgo di Lovero. La disgrazia sembrava essersi fermata quando, nel maggio dell'anno successivo, con lo scioglimento della neve accumulatasi nell'area durante l'inverno, la parte alta della diga naturale creatasi con la frana cedette e scese torrenzialmente mista ad acqua sino all'abitato tiranese spazzando via vigneti, terreni coltivati, case e distruggendo il ponte di comunicazione della cittadina.
Dopo il Congresso di Vienna, la Valtellina e Tirano vennero annesse alla Lombardia e divennero parte del Regno Lombardo-Veneto del quale condivideranno tutte le sorti, godendo ad ogni modo di un periodo di florido benessere dato da una serie di opere stradali che gli austriaci compirono nell'area, potenziando la viabilità della Valtellina e fortificarono le rive dell'Adda e proteggendo il paese da possibili esondazioni. Parallelamente venne costruita una Strada Regia che segnò definitivamente la crescita del paese che si trovò ben presto al centro di nuovi sbocchi commerciali con l'area lombarda.
Effetti quasi del tutto nulli ebbero i moti rivoluzionari del 1820 e del 1848 nell'area valtellinese. Una risonanza ben maggiore ebbe invece la vittoria franco-piemontese alla Battaglia di Magenta che spinse i consiglieri comunali di Tirano, il 6 giugno 1859, a votare un documento con il quale l'area del tiranese veniva annessa spontaneamente al nuovo stato italiano, patto suggellato pochi giorni dopo dal trionfale ingresso di Giuseppe Garibaldi, già vincitore nella Battaglia di Varese.
Con la proclamazione del Regno d'Italia nel 1861, Tirano conobbe un ulteriore periodo di sviluppo, anche se a partire dalla seconda metà del XIX secolo iniziò copioso il fenomeno dell'emigrazione. Questo fatto permise comunque il raggiungimento di alcuni obbiettivi di sviluppo fondamentali, come ad esempio la costruzione della ferrovia locale che giunse agli inizi del XX secolo, e nel 1902 venne edificato il tratto Sondrio-Tirano, mentre nel 1909 nacque la tratta St.Moritz-Tirano.
Dopo i due conflitti mondiali, Tirano conobbe il boom economico degli anni '50 e '60 con un conseguente aumento del fenomeno del contrabbando data la vicinanza con le aree della Svizzera. Oggi il paese è una meta turistica per le vicine località sciistiche.
Paese situato a circa 2 km dal confine con la Svizzera, è un importante centro turistico e luogo d'incontro di diverse vie di comunicazione: si trova infatti in corrispondenza dell'intersezione tra la Strada Statale n. 38 (cosiddetta "Statale dello Stelvio") e della strada che porta al Passo del Bernina ed in Engadina ed inoltre è capolinea delle linee ferroviarie Tirano-Milano (Ferrovie dello Stato) e Tirano-Sankt Moritz (Ferrovia Retica).
Sorge a un'altitudine di 450 m ed è contornato dalle montagne: a sud le Alpi Orobie valtellinesi, a nord il massiccio del Bernina e a nord-est quello dello Stelvio. L'abitato è situato nei pressi della confluenza dei fiumi Adda e Poschiavino e delle valli in cui questi scorrono, rispettivamente la Valtellina e la Val Poschiavina, quest'ultima pressoché interamente ubicata in territorio svizzero.
Adagiata sul fondovalle, attraversata nel centro dal fiume Adda e in periferia dal Poschiavino, Tirano si è sviluppata principalmente attorno al borgo antico e alla zona di Madonna di Tirano. Giungendo a Tirano dalla bassa valle subito si viene accolti dal Santuario della Madonna di Tirano che domina la bella piazza, transito obbligato per la Svizzera.
Il Viale Italia, lungo corridoio urbano, unisce le due anime della città e conduce al centro storico che, al riparo dal traffico cittadino, sorprende per la tranquillità. La bellezza delle vie storiche non è stata intaccata dal commercio, presente in maniera di discreta.
Sul versante retico le frazioni Baruffini e Roncaiola dominano la costiera interamente coltivata a vigneto, offrendo lo scenario dei terrazzamenti candidati a Patrimonio Universale dell’Unesco, mentre la frazione Cologna, sul versante orobico, è zona di coltivazione di meli.
La parte storica, che sorge sulla riva sinistra dell’Adda è, a tratti, ancora circondata dalle possenti mura volute dal Castello di S. Mariaduca di Milano Ludovico il Moro verso la fine del XV secolo, e dominata dalle rovine della poderosa Torre del castello di Santa Maria, familiarmente detto Castellaccio, di recente restaurate.
In buono stato di conservazione sono le tre porte da cui si accedeva al borgo: la Porta Poschiavina collegante con i Grigioni e l’Engadina, la Porta Bormina verso Bormio e il passo dello Stelvio e la Porta Milanese attraverso la quale accedeva chi pervenisse dal Lago di Como o dal Passo dell’Aprica. Nel borgo è situata la collegiata di San Martino con il bel campanile in stile romanico lombardo del XV secolo, oltre a Palazzo Marinoni, anticamente convento degli Agostiniani nel XV secolo ed ora sede municipale, i Palazzi Palazzo Marinoni Quadrio, Salis, Merizzi, Visconti Venosta, Parravicini, Buttafava, Torelli (XVII- XVIII secolo). Numerose e di pregio quindi le dimore patrizie, di famiglie di conti e visconti che furono culla di uomini illustri nel campo della politica e delle scienze e che sempre si distinsero per il loro attaccamento all’Italia. Tra i “Mille” di Garibaldi vi era infatti un tiranese, Palazzo Salisnei primi governi dopo l’Unità figurava un ministro degli esteri tiranese, tra i progettisti del Canale di Suez un tiranese, un lungo elenco... E a portare il tricolore sul pinnacolo della “Madunina” durante le Cinque giornate di Milano fu un tiranese. Una posizione strategica di primaria importanza, di cui si occuparono le Cancellerie di Parigi, Vienna, Venezia e Madrid. Chi possedeva il castello ed il relativo borgo fortificato possedeva le chiavi d’accesso all’Engadina, al lago di Como, all’Allemagna ed alla Serenissima Repubblica di Venezia i cui confini includevano la Valcamonica.
Il più antico edificio di culto dedicato a Sant'Adalberto di Como è scomparso.
Il Santuario della Madonna di Tirano, che sorge nella parte settentrionale dell'abitato, è da considerarsi il monumento religioso più importante della Valtellina.
L'evento miracoloso alla base della costruzione del santuario stesso ebbe luogo il 29 settembre 1504 a Tirano, in un orto, quando la Madonna apparve al beato Mario Omodei, chiedendogli di edificare in quel luogo un tempio in suo onore. Egli fu quindi il primo promotore della costruzione del Santuario, iniziata il 25 marzo (giorno dell'Annunciazione di Maria Vergine) del 1505 e terminata nella sua parte esteriore nel 1513. Per la consacrazione della chiesa si dovette attendere sino al 14 maggio 1528 quando, completati gli interni, il santuario venne benedetto dal vescovo di Como Cesare Trivulzio.
La Collegiata Prepositurale di San Martino anticamente sottoposta alla chiesa parrocchiale di Villa di Tirano, se ne distaccò già dal 1589 con un atto siglato dal vescovo di Como, Feliciano Ninguarda, che proprio in quell'anno si recò in visita pastorale nel comune.
Fu questo, probabilmente, uno dei motivi che vede tradizionalmente contrapposti i due paesi, le cui tensioni portarono nel 1629 il vescovo di Como, Lazzaro Carafino, a concedere alla chiesa di San Martino il titolo di collegiata, stabilendo una volta per tutte il primato tiranese su quello di Villa di Tirano, malgrado le proteste della popolazione villasca.
L'origine della chiesa di San Martino è incerta: probabilmente doveva sorgere in questo stesso luogo una chiesa medioevale della quale sono rimaste alcune tracce visibili, mentre altri studi hanno riportato l'origine della struttura addirittura al VII secolo.
L'attuale impianto della struttura risale invece alla metà del XVII secolo, quando la chiesa venne completamente ricostruita dalle fondamenta, inglobando solo minime parti della precedente struttura. La facciata risale invece al 1870 ed è un progetto del celebre architetto milanese Carlo Maciachini; gli affreschi del pronao sono del pittore valtellinese Giovanni Gavazzeni.
La chiesa di Sant'Agostino è una chiesa di modeste dimensioni che si trova nella cerchia del centro cittadino, presso l'attuale Palazzo Marinoni che ne era anticamente il convento annesso. Gestita dagli agostiniani, dopo la soppressione degli ordini religiosi di fine Settecento passò al clero secolare che l'amministra tuttora.
La struttura, semplice ma raffinata, si compone di un'unica navata interna.
La struttura dell'Oratorio di San Pietro è un luogo di culto di origine medioevale che veniva utilizzato come luogo di riunione e preghiera dei Disciplini o Confratelli di San Pietro. Successivamente, l'oratorio venne dedicato a San Filippo Neri durante la prima metà del XVII secolo e i confratelli iniziarono il restauro della struttura. La struttura è composta da un locale per le riunioni, da una piccola cappella per le preghiere dei confratelli, da alcune cantine e da un deposito stabile per il grano. Di rilievo è un portale in pietra verde, che si affaccia sull'attuale via Torelli, che venne realizzato nel 1629, come riporta un'iscrizione, la quale indica anche le lettere "SD" per "Schola Disciplinorum".
Il fatto che Tirano sia stata per secoli crocevia di viandanti e di pellegrini è testimoniato dallo xenodochio di Santa Perpetua, risalente all'XI secolo, ove venivano ospitati coloro che dal milanese e da Venezia si recavano in Germania, e che ancora domina Madonna di Tirano col piccolo campanile della sua chiesetta situata sopra il santuario che vanta affreschi alto medioevali.
A poca distanza, sempre sulla stessa antica strada ma in territorio svizzero, si incontra lo xenodochio di San Romerio, costruito a 1.800 metri di altitudine su una rupe a strapiombo sul lago di Poschiavo e strettamente collegato al precedente. Fondati, pare, da nobili milanesi, i due conventi possedevano un ricco patrimonio fondiario e vennero ceduti nel 1517 al Santuario della Madonna.
La chiesa San Rocco, posta in località Rasica, si presenta agli occhi del visitatore con una forma tipicamente ottagonale e nella sua forma originale risale al Cinquecento. A proposito di questa chiesa si narra che Gian Giacomo Medici, Duca di Melegnano (il famoso Medeghino), nipote del pontefice Pio IV, durante uno dei suoi infruttuosi tentativi di impadronirsi della Valtellina, avrebbe inviato a Tirano nel 1531 un suo emissario travestito da frate per provvedere alla costruzione di un edificio a forma di chiesa che avrebbe dovuto invece fungere da fortezza. Gli abitanti, accortisi dell'imbroglio, insorsero scacciando il falso frate e portarono a compimento la struttura sul progetto di una chiesa, dedicandola al culto di San Rocco.
Palazzo Salis rappresenta un chiaro esempio di residenza nobiliare in Valtellina nel XVII secolo. Fu costruito a partire dagli inizi del Seicento da Giovanni Salis, governatore della Valtellina, partendo da un nucleo preesistente della famiglia Venosta, ed è caratterizzato nell'ampia facciata da un'impostazione tardo cinquecentesca con uno splendido portale a bugnato che riprende gli stilemi cari all'architettura toscano-medicea, realizzato su disegno di Jacopo Barozzi detto "il Vignola". Gli interni, oggi visitabili in un magnifico circuito museale di 11 sale, tutte affrescate e restaurate, mostra prevalentemente apparati decorativi di epoca barocca. In questo palazzo si ricorda anche il soggiorno di Giuseppe Garibaldi qui giunto durante le operazioni risorgimentali per la liberazione della Valtellina, e l'eroe del Risorgimento, il Conte Ing.Ulisse Salis.
La struttura oggi conosciuta come Palazzo San Michele era un tempo denominata col nome di "hostaria granda" ed era annessa al santuario mariano come luogo ove i pellegrini che vi giungevano potevano trovare ospitalità e ristoro. Successivamente divenuto casa padronale, il palazzo è costituito da un vasto cortile con due lati porticati da colonnati che si stagliano su due ordini di logge aventi archi a tutto sesto. I pilastri inferiori hanno base ottagonale.
Di origine probabilmente rinascimentale, l'attuale Palazzo Visconti Venosta - Quadrio Curzio è un elegante palazzo cittadino del centro storico di Tirano. Caratteristica è la loggia barocca centrale al palazzo che si staglia con tre aperture, la centrale delle quali è sostenuta da due eleganti colonnine sorrette da pilastrini a base quadrata, mentre sul retro le colonne sono sostituite da sculture di angeli in volo. Di grande rilievo è anche il portale di marmo bianco sottostante la loggia che fa da ingresso ad un piccolo cortile porticato ove sono ravvisabili stucchi e fregi di epoca rinascimentale.
Palazzo Merizzi fa risalire il proprio impianto originale al XVI secolo. L'ingresso è contraddistinto da due ampli portali in pietra con archi a tutto sesto di cui uno immette sul cortile d'onore realizzato quasi integralmente nel XVIII secolo. Questo ha una pianta quadrata ed è porticato da colonne e pilastri. Gli interni, contraddistinti da un gran numero di stanze con decorazioni d'epoca, presenta due famosi saloni foderati di pannelli in legno intagliato e dipinto con decorazioni in stile Luigi XIV risalenti appunto al Seicento.
Il Palazzo Parravicini è situato nel centro storico della città, nell'omonima via. La costruzione, eretta nel XVI secolo, presenta una facciata elegante ed in stile, accompagnata da un'antica fontana sul fronte e una cappella di famiglia eretta nel 1664.
Palazzo Pievani distrutto da una frana del monte Masuccio, viene ricostruito nel 1582. Il Palazzo comprende la Chiesetta di San Giacomo e il relativo campanile del XII secolo, unico sopravvissuto alla distruzione. La parte residenziale del Palazzo e la Chiesetta si affacciano sulla Piazza privata Antonio e Mario Pievani.
Palazzo Marinoni ha origini quantomai antiche in quanto, prima delle modifiche subite, era un convento di agostiniani annesso alla vicina chiesa di Sant'Agostino, appunto. Il convento venne chiuso dopo le soppressioni del giuseppinismo della fine del Settecento e venne privatizzato. Attualmente accoglie il municipio della città di Tirano.
Il Palazzo Torelli è uno dei due edifici di rilievo nell'area del tiranese di proprietà dell'antica famiglia locale dei Torelli. Questo palazzo, di stile barocco, venne voluto nel XVIII secolo dalla famiglia Misasi che a quell'epoca ne era proprietaria, per poi passare ai Torelli. Qui nacque e visse il famoso statista Luigi Torelli.
Edificata nella prima metà del XIX secolo, la Torre Torelli è un chiaro esempio della diffusione del gusto neogotico in Italia, tipico del periodo. La struttura è corredata da doccioni a forma di drago di stile medioevale.
Dopo la costruzione delle mura ludoviciane a Tirano, vennero erette anche tre porte per consentire l'accesso alla città e vennero realizzate in corrispondenza delle vie commerciali e militari di maggior rilievo. Esse sono ancora presenti nel centro storico dell'abitato e portano i nomi di Porta Milanese (in direzione di Milano), Porta Poschiavina (in direzione del torrente Poschiavo) e Porta Bormina (in direzione di Bormio).
Indicato anche come "Castello del Dosso" o "Castellaccio", il castello di Tirano è indubbiamente uno degli edifici più antichi della città. Esso è posto per ragioni strategiche in posizione dominante sull'abitato e sin dal medioevo ha svolto la funzione di principale baluardo di difesa della città e della sua vallata. Della sua storia sappiamo che esso era già presente nel 1140 quando proprietario dello stabile era il vescovo di Como, Ardizzone, che ne fece residenza per i prelati comaschi quando questi si trovavano in visita in Valtellina, e successivamente passò nelle mani della nobile famiglia degli Omodei. Smantellato dai Grigioni quando presero possesso della città, esso non venne più ricostruito e giace ad oggi allo stato di rudere.
Tipici della zona sono, oltre a formaggi e salumi, la vasta produzione di mele nelle zone sul versante orobico ed i vini (basti ricordare lo Sforzato) prodotti sui tipici vigneti a terrazzo del versante retico, dominati dalle frazioni Baruffini e Roncaiola.
Diffusa a Tirano è la lavorazione del peltro, finalizzata alla produzione di oggetti artistici, monili, trofei, vassoi e piatti.
La squadra di calcio di Tirano è l'Unione Sportiva Tiranese, che milita nel campionato regionale di Prima Categoria. Nel 2010 è stata promossa al campionato regionale di Promozione, in seguito a un ripescaggio.
Il 28 maggio 2008 ha ospitato l'arrivo della 20ª tappa (Rovetta-Tirano) del Giro d'Italia con la vittoria di Emanuele Sella.
Il 29 maggio 2010 ha ospitato il passaggio della 20ª tappa del Giro d'Italia con la vittoria di Johann Tschopp.
Il 25 maggio 2011 ha ospitato l'arrivo della 17ª tappa (Feltre-Tirano) del Giro d'Italia con la vittoria di Diego Ulissi.
Tirano offre varie strutture per il tempo libero quali cinema, biblioteca, campo sportivo, piscina, tennis, Campo sportivo, bocciodromo, tiro a segno, ma permette anche di uscire facilmente dalla dimensione cittadina intraprendendo piacevoli passeggiate tra i vigneti o lungo il fiume Adda, sulla sponda del quale si snoda la pista ciclo-pedonale del Sentiero Valtellina. Per gli amanti di escursionismo, mountain bike, alpinismo e sport invernali, la posizione strategica consente di spostarsi agevolmente per esplorare le risorse offerte dalla media e alta Valtellina, oltre che della Valposchiavo.
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