Casto è un comune della Comunità Montana della Valle Sabbia.
L'abitato di Casto posto alla confluenza di torrenti che scendono dalla zona di Comero e da Alone vide già in tempi assai antichi sorgere molte fucine per la lavorazione del ferro.
Accanto all'attività siderurgica il paese era già noto nel medioevo per la lavorazione del panno e della seta alla quale si dedicarono facoltose famiglie come i De Benedictis, successivamente noti come Montini.
Il nome trova probabilmente origine da Casticus, cioè castagno, oppure Castrum, accampamento romano.
Nel 1385 entrò a far parte della Quadra di Valle Sabbia e successivamente, come tutta la Valle del dominio Veneto. Dal punto di vista ecclesiastico le chiese di Casto, Malpaga, Alone e Comero furono sussidiarie dell'antica Pieve di Mura. Progressivamente acquistarono l'autonomia e divennero Parrocchie.
La tradizionale lavorazione dei metalli, la collaudata dedizione al lavoro
hanno lasciato i loro segni. Oggi Casto è uno dei più floridi centri industriali
della Valle Sabbia con numerose maniglierie, fonderie di materiali ferrosi e non ferrosi ed altre collaudate attività.
I pulsanti opifici si accompagnano ad un paesaggio gradevole ed a monumenti d'arte di notevole qualità.
Sui viottoli di campagna si trovano molte "santelle" con buoni affreschi di diverse epoche.
La sintesi tra storia, le opere d'arte ed una pulsante attività caratterizza la comunità di Casto, legata alle sue tradizioni ma volta con fiducia e determinazione al futuro.
Il comune, oltre al centro, comprende anche le frazioni di Malpaga, Briale, Auro, Famea, Comero e Alone.
Le località del comune furono denominate variamente nel corso dei secoli. I nomi più usati sono stati i seguenti: Plano Savalli (secolo XVI); Alò (secolo XVII); Alone (secolo :XVIII); Comero (secoloXVII); Famesia (secolo XVI); Malpa (secolo XVIII).
Alone è una delle più pittoresche frazioni di Casto.
Deriva probabilmente da Al, Alù, cioè vallone e confina con la Valtrompia.
Una leggenda locale vuole che uno spirito infernale, volando rasente a rupi e burroni, abbia fatto sorgere casolari e verdi prati.
Ma poi il paese fu abitato da persone buone e laboriose. Si distinse per le fucine di chioderie, molto rinomate nei secoli scorsi, che andarono esaurendosi agli inizi del secolo, assieme ad una diminuzione impressionante di popolazione.
Comero è la frazione più alta delle sei che formano la comunità di Casto.
Si trova a 765 m s.l.m., a 35 km da Brescia, sul versante sinistro della valle del Nozza, affluente di destra del Chiese.
Alcune fonti storiche fanno derivare il nome dal personale romano Comarius, altri ritengono che derivi da Gömer, cioè vomero.
In ottima posizione alpestre si distende su degradanti dossi, con alle spalle il Monte Nasego (m 1437), che costituisce un'ottima passeggiata alpinistica.
Vi ebbe probabilmente beni il monastero di Nonantola, come denota il culto di S. Silvestro, odierno patrono.
Anticamente il paese, con Mura, Casto, Alone, Malpaga e Posico, formava un solo comune denominato Savallo.
Auro è la più piccola frazione del comune di Casto.
Situato a 650 m s.l.m., ospita il santuario della Madonna della Neve.
Briale deriva da Brol, brolo esposto al sole. È una delle più belle e popolose frazioni del comune.
Malpaga ha sempre fatto parte dell'Università civile e religiosa di Savallo.
Con Posico (ora comune di Mura), sono stati per lungo tempo comune a sé, fino al tempo del Regno Lombardo Veneto. A tutt'oggi, in centro, esiste ancora l'antica casa comunale nel relativo vicolo.
La chiesa parrocchiale di Casto, dedicata a S. Antonio Abate, è una armonica costruzione in linee neoclassiche, opera dell'architetto Donegani.
All'interno contiene belle tele di Domenico Voltolini. Alcune dimore dimostrano ancora i segni della floridezza di alcune famiglie dedite all'industria ed al commercio.
La chiesa parrocchiale dedicata a S. Lorenzo ha una facciata molto particolare con lesene che sottolineano i movimenti chiaroscurali.
Caso unico in Valle Sabbia è totalmente affrescata.
A Comero, posta su un poggio quasi in colloquio con la sovrastante Corna di Savallo, l'imponente parrocchiale dedicata a S. Silvestro è uno scrigno d'arte.
La chiesa, opera dell'architetto Carlo Corbellini, è un bellissimo esempio di architettura settecentesca.
All'interno si può ammirare una superba tela di Palma il Giovane. Gli affreschi che decorano la volta ed il catino dell'abside sono di Pietro Scalvini.
Il santuario della Madonna della Neve è una chiesa di Auro.
Costruita nella metà del Cinquecento in onore di un'apparizione mariana, è stata poi restaurata e abbellita nel Settecento. Vi si conserva il Sant'Antonio Abate del Moretto, al terzo altare destro, e due organi settecenteschi inseriti in elaborate ancone lignee.
Il santuario viene costruito a partire dal 1527 dopo un'apparizione della Madonna. L'edificio è stato in seguito abbellito con nuove decorazioni, in particolare nel Settecento, quando sono stati eseguiti gli stucchi ancora oggi presenti all'interno. Nello stesso periodo vengono installati i due organi.
Il santuario è ancora oggi funzionante e vi si organizza annualmente una "settimana mariana" con incontri di preghiera e cerimonie.
L'esterno del santuario appare molto semplice, con facciata a capanna. Sul retro si eleva un piccolo campanile. L'interno è a navata unica coperta da volta a botte, con tre cappelle per lato.
La volta è ricoperta da elaborate cornici in stucco contenenti affreschi. Il muro di controfacciata e la seconda cappella destra sono occupate dalle due grandi ancone lignee degli organi, realizzate nel Settecento dalla famiglia Pialorsi.
Al terzo altare destro si trova il Sant'Antonio Abate del Moretto, eseguito dopo il 1530. L'opera, di notevole pregio artistico e collocabile all'apice della produzione del pittore, presenta caratteri molto più liberi rispetto alle opere coeve e la causa, probabilmente, è da ricercare nella committenza di provincia, per la quale il Moretto poteva esprimere con più tranquillità il suo estro artistico. La tela è stata anche definita l'archetipo della pittura seicentesca bresciana, ricca di movimenti, contrasti, volumi poderosi e segni violenti.
Partendo dalla frazione di Comero, è possibile raggiungere il rifugio Nasego, situato proprio sull’omonimo monte, che domina il Savallese.
Il rifugio Nasego è da diversi anni il punto di arrivo della gara omonima che si svolge nel mese di Maggio: il percorso della gara parte dall’abitato di Casto e raggiunge il monte Nasego percorrendo parte del territorio comunale di Casto e passando anche per il comune di Lodrino. La manifestazione ha raggiunto negli anni una certa notorietà fra gli appassionati di corsa in montagna e non solo, valicando anche i limiti della provincia di Brescia.
All’ultima domenica di agosto si celebra la festa del rifugio, ricordo dell’inaugurazione del rifugio stesso e occasione particolarmente piacevole per trascorrere una bella giornata in montagna, gustando la cucina del rifugio.
A poco distanza dal paese di Casto si trova il rifugio Paradiso, in località “Regazzina”. Il sentiero per raggiungerlo è comodo e particolarmente suggestivo, dal punto di vista del paesaggio.
Il rifugio è gestito dal Gruppo Alpini di Casto, è aperto ogni domenica da aprile fino alla metà di settembre: in questi giorni è possibile trovare sempre i volontari del Gruppo Alpini disponibili ad accogliere gli ospiti che vorranno fermarsi al Rifugio.
Il Rifugio Paradiso si trova all’incrocio di alcuni sentieri che percorrono il territorio di Casto: alle spalle del rifugio parte la “Strada degli Alpini”, che sale in Luina e dal quale si possono raggiungere le ferrate. Al di là della pietraia parte invece il sentiero che porta in località “Pile”, al confine con il comune di Bione (segnavia rosa, in parte scolorito); percorrendo ancora la pietraia in direzione est, si può arrivare in “Regazzina”, dove rimangono i ruderi di un vecchio fienile e una cisterna (recuperata dal lavoro di alcuni volontari); proseguendo oltre il prato di “Regazzina”, si può salire nella cosiddetta “Val dei Enferem” (sentiero piuttosto impervio e con qualche difficoltà), dove si trova una sorgente che alimenta in parte il torrente che si è seguito alla partenza del percorso che porta al Rifugio.
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