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venerdì 6 marzo 2015

PARCO DELL' ADDA

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Il parco dell' Adda si divide in nord e sud.

Il Parco dell'Adda Nord comprende i territori di pianura attraversati dal fiume Adda, a valle del lago di Lecco. In questa parte il fiume si snoda all'interno di un paesaggio dalle caratteristiche ambientali uniche. Il parco venne istituito nel 1983 e ha una superficie di 5580 ettari.

Nell'ambito del parco sono presenti testimonianze interessanti di ingegneria idraulica del secolo XIX tra le quali i navigli e le chiuse di Leonardo a Trezzo. Fra le opere di ingegneria civile è notevole il ponte di ferro di Paderno - Calusco.

Per l'archeologia industriale un esempio di intervento urbanistico legato alla industrializzazione ottocentesca è il villaggio operaio di Crespi d'Adda, ora patrimonio dell'Unesco. Notevoli anche le quattro storiche centrali idroelettriche sull'Adda; partendo da nord troviamo: la Centrale idroelettrica Semenza a Calusco d'Adda (Bg), la Centrale Bertini e la Esterle entrambe a Porto di Cornate d'Adda (Mb) ed infine la Taccani a Trezzo sull'Adda, (Mi).

La sede del parco è stabilita a Villa Gina a Concesa, frazione del comune di Trezzo.

Il territorio è percorso dal fiume Adda, creatosi in seguito al ritiro del ghiacciaio che nel quaternario scendeva dalle Alpi fino alla pianura. Grazie ad esso oggi il parco si presenta come un sistema di terrazzi fluvio-glaciali. Il territorio è composto da argille rosso-giallastre e da banchi conglomerici di ceppo che sono stati erosi dallo scorrere del fiume e hanno creato alte pareti rocciose. I depositi di epoca più recente sono costituiti da materiale ghiaioso e sabbioso.

Tre sono gli ambienti che si possono ritrovare all'interno del parco: zone umide, ambienti boscosi e ambienti palustri. Il territorio del parco presenta una serie di zone umide di grande importanza tra cui le più famose sono il canneto dell'isola della Torre e l'isolone del Serraglio, che insieme costituiscono una zona acquitrinosa sita presso Brivio e vasta 2,65 km2. Queste zone umide sono i resti del vasto manto boscoso che fino al secolo scorso ricoprivano la Pianura Padana e che, a causa dell'attività umana di disboscamento, sono scomparse. Il manto boscoso dove si trovano le specie arboree dal fusto alto come ontani neri, platani, betulle, pioppi, salici e querce è dominato da ceduo. Nelle aree paludose si trovano fiori d'acqua: la ninfea, il giglio selvatico giallo, il mughetto e fiori delle famiglie di veronica a spiga.

Nelle aree paludose si trovano le specie anfibie e volatili: la raganella, la rana temporaria dal colore brunasco e la rana verde, i cigni, le anatre, i germani reali, l'airone cinerino e le cornacchie grigie. L'area umida più interessante è rappresentata dalla Palude di Brivio, che è un Sito di Importanza Comunitaria grazie alla presenza di diversi habitat di tipo palustre come quello calcareo, la palude al magnocariceto e al fragmiteto che ospitano specie di avifauna.

Le maggiori opere di ingegneria idraulica sono le chiuse di Leonardo, il ponte di Paderno d'Adda e il villaggio di Crespi d'Adda. Nei comuni di Cornate d'Adda e Paderno d'Adda è stato allestito l'ecomuseo di Leonardo.

Il Parco Adda Sud è un parco fluviale che si sviluppa lunga l'asta del fiume Adda nel tratto compreso tra le province di Cremona e Lodi, fino alla foce nel Po a Castelnuovo Bocca d'Adda.

Il Parco Adda Sud è parco regionale della regione Lombardia dal 1983 ed occupa una superficie di 24.260 ettari. La sede amministrativa è a Lodi.

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PONTE DI PADERNO

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Il ponte San Michele, noto anche come ponte di Calusco, ponte di Paderno o ponte Rothlisberger è un ponte ad arco in ferro, a traffico misto ferroviario-stradale che collega i paesi di Paderno e Calusco attraversando una gola del fiume Adda.

Il ponte, progettato dall'ingegnere svizzero Jules Röthlisberger (1851-1911) e realizzato dalla Società Nazionale Officine di Savigliano (il cui ufficio tecnico era diretto da Röthlisberger), è lungo 266 metri e si eleva a 85 metri al di sopra del livello del fiume.

Fu tra i primi esempi di costruzione che utilizzò la teoria dell’ellisse di elasticità e venne successivamente studiato a livello europeo assieme agli altri grandi ponti metallici eretti negli anni immediatamente precedenti o nello stesso periodo (come il ponte Maria Pia di Oporto e il viadotto di Garabit).

Esso è formato da un'unica campata in travi di ferro da 150 metri di corda, che sostiene, tramite 7 piloni sempre in ferro, un'impalcatura a due livelli di percorribilità, il primo ferroviario e il secondo (6,3 metri più in alto) stradale. La sede stradale è larga cinque metri ed è a singola corsia.

Nel più basso dei due livelli del ponte passa la linea ferroviaria elettrificata Seregno–Bergamo, mentre sul livello superiore si trova la strada carrabile che collega la provincia di Lecco a quella di Bergamo.

La campata è costituita da due archi parabolici simmetrici e affiancati, leggermente inclinati tra loro e a sezione variabile più snella verso la cima. La scelta di un ponte a singola campata senza appoggi a terra fu favorita sia dalla particolare forma della gola, stretta e profonda, sia dalla volontà di non intralciare la navigazione sul corso d'acqua.

Gli archi si appoggiano a opere cementizie e murarie costruite a metà della parete della scarpata che discende al fiume. I plinti e i contrafforti di sostegno sono costituiti da oltre 5.000 metri cubi di pietra di Moltrasio e 1.200 metri cubi di granito di Baveno.

La struttura è interamente chiodata e non fa uso di saldature: alla fine del XIX secolo, quando il ponte fu eretto, la tecnica della saldatura richiedeva impianti ancora troppo poco pratici per essere adoperati nei manufatti in opera, specie se di dimensioni così rilevanti e in posizioni poco agevoli. Le macchine portatili per la saldatura, soprattutto quelle a elettrodi, si sarebbero cominciate a diffondere solo pochi anni dopo e si sarebbero affermate solo con la prima guerra mondiale.

Nonostante tali limiti tecnici, il ponte risultò un'opera di ingegneria imponente per l'epoca, con 100.000 chiodi ribattuti che reggono le oltre 2.500 tonnellate della complessa struttura a maglie triangolari degli archi, dei piloni e dei due livelli percorribili. Il doppio arco da solo pesa oltre 1.320 tonnellate, mentre la travata principale raggiunge le 950 tonnellate e i piloni ammontano a 245 tonnellate.

Per le sue peculiarità tecniche, il ponte è considerato un capolavoro di archeologia industriale italiana, nonché una delle più notevoli strutture realizzate dall'ingegneria ottocentesca. Esso si trova a poca distanza da altri due impianti di grande rilevanza: le centrali idroelettriche Esterle e Bertini.

La rilevanza del ponte San Michele dal punto di vista storico è paragonabile a quella della Torre Eiffel, eretta esattamente negli stessi anni e con le stesse tecnologie. Entrambe le strutture all'epoca della costruzione divennero il simbolo del trionfo industriale per i rispettivi paesi.

All'epoca della sua costruzione, il ponte San Michele era il più grande ponte ad arco al mondo per dimensioni e il quinto in totale per ampiezza di luce.

Al ponte è legata una leggenda metropolitana, secondo cui il progettista Röthlisberger si sarebbe suicidato prima del collaudo per timore di un fallimento: in realtà Röthlisberger morì di polmonite il 25 luglio 1911 nella sua casa di Chaumot. In passato dal ponte si praticava il bungee jumping grazie ad apposite strutture temporanee, oggi non più in quanto non conforme alle normative in vigore. Il ponte, per via della sua altezza e della conformazione delle barriere, è teatro di frequenti suicidi, con 15 atti simili compiuti tra il 2004 e il 2005. Gli episodi suicidari sono continuati, e la mattina del 5 dicembre 2014 sono state posizionate delle reti metalliche per tenere i pedoni ad una certa distanza dai parapetti, ostacolandone lo scavalcamento.

Dopo l'Unità d'Italia il neonato regno iniziò l'opera di raccordo e unificazione delle diverse tratte ferroviarie gestite da diverse società private. Le varie reti erano principalmente su scala locale, assai poco omogenee tra loro per mezzi e materiali e spesso nemmeno adeguatamente collegate.

Milano aveva già visto le prime ferrovie nell'agosto del 1840, quando venne aperto il collegamento con Monza: la presenza dell'Adda sul lato orientale della zona però separava la città dalle emergenti aree industriali che gravitavano intorno a Bergamo e Brescia (quest'ultima particolarmente strategica per via della produzione militare).

Lungo l'Adda stesso si trovavano numerosi impianti principalmente di tipo tessile e le vie di comunicazione esistenti ormai cominciavano a diventare sempre più insufficienti alle necessità dell'industrializzazione.

Da questo scenario derivò dunque la decisione di costruire un raccordo ferroviario tra Usmate-Carnate e Ponte San Pietro, in modo da collegare efficientemente le aree produttive dell'area dell'Adda.

Il primo progetto venne affidato alla Società per le Strade Ferrate Meridionali, che aveva in carico la costruzione del tracciato ferroviario: il progetto prevedeva un ponte a più piloni, con travatura in ferro ma a struttura rettilinea. Questo ponte avrebbe dovuto essere dotato di due piani di percorrenza, il superiore per la ferrovia e quello inferiore per la strada.

La Società Nazionale Officine di Savigliano (SNOS) chiese di poter partecipare con un proprio progetto all'assegnazione del lavoro e ne ottenne facoltà presentando nel marzo 1886 una raccolta di dodici tavole tecniche. La SNOS aveva già realizzato alcuni ponti in ferro, tra cui quello sul Po a Casale Monferrato e quello di Asti sul Tanaro, nonché anche il ponte di Trezzo d'Adda.

La gara vide quattro progetti partecipanti in tutto e il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (organo tecnico dell'omonimo Ministero) assegnò l'incarico alla SNOS.

Il 22 gennaio 1887 il commendator Di Lena, Ispettore Generale delle Strade Ferrate, firmò il contratto con la società piemontese rappresentata dal direttore generale ing. Moreno.

Vennero concordati soli diciotto mesi per il completamento dell'opera. Furono fatte piccole modifiche al progetto originale, allungando ed elevando il ponte alle misure attuali (cinque metri in più di corda dell'arco, 42 in più di lunghezza).

L'importo dei lavori venne stabilito in 1.850.000 lire per la costruzione, più 128.717,50 lire per le opere preliminari.

Per la costruzione del ponte vero e proprio venne realizzato un primo ponte di servizio, per il quale furono necessari 1.800 metri cubi di pino importato dalla Baviera. Durante la realizzazione di questa struttura temporanea, che richiese ben 11 mesi per via della complessità del terreno, si iniziarono a costruire i plinti e le fondamenta, grazie al continuo afflusso di granito e pietra trasportato lungo l'Adda con le chiatte.

Il ferro (2.515 tonnellate) e la ghisa (110 tonnellate) necessari vennero importati dalle fonderie tedesche e lavorati a Savigliano in modo da ottenere i moduli da assemblare per costruire la struttura che venivano poi trasportati a Paderno in ferrovia e montati in posizione tramite una funicolare azionata da una potente locomotiva.

La SNOS mise a disposizione del cantiere 470 operai: la efficace logistica e l'organizzazione permisero di rispettare i tempi promessi, anche se vi furono alcune vittime tra i lavoratori.

La costruzione venne terminata nel marzo 1889; nel maggio dello stesso anno venne effettuato il collaudo, in una giornata di pioggia torrenziale, che consistette nel transito di un treno pesante alla, come venne definita nel resoconto de L'Eco di Bergamo, velocità vertiginosa di 45 km/h (dopo due passaggi a 25 e 35). Il convoglio era composto da 3 locomotive da 83 tonnellate l'una e trenta vagoni, risultando ben più lungo di tutto il ponte e dal peso complessivo di 850 tonnellate.

Nel 1890 il ponte, verniciato di fresco, fu infine interamente concluso.

Solo tre anni dopo il primo, il ponte subì un secondo collaudo, per verificare la percorribilità con le locomotive di nuova generazione, più potenti e pesanti.

L'apertura del ponte offrì finalmente la possibilità di stabilire comunicazioni rapide e stabili tra le due parti della Lombardia, riducendo i tempi di percorrenza e rendendo di fatto praticabile l'apertura di nuove tratte commerciali tra le zone produttive del Piemonte orientale (Novara e Vercelli) e le industrie dell'est lombardo, soprattutto del bresciano e del bergamasco.

Il ponte venne già all'epoca della sua costruzione ritenuto un capolavoro di tecnica ingegneristica, tanto da venire inserito nell'elenco dei maggiori ponti ad arco del mondo e da venire citato come esempio di splendore dell'ingegneria civile sia per il progetto ardito che per la perizia della realizzazione.

Durante la seconda guerra mondiale il ponte, pur venendo occasionalmente bombardato, non venne danneggiato seriamente da azioni belliche, ma necessitò ugualmente di alcuni lavori di consolidamento ad opera del genio militare, seguiti da un completo restauro della travatura nei primi anni cinquanta. Le azioni di bombardamento hanno lasciato tuttavia alcuni ordigni nei fondali del fiume, che però oggi non costituiscono un pericolo.

Negli anni successivi vi sono stati altri due grandi interventi di restauro, nel 1972 e nel 1992.

Negli anni ottanta il ponte è stato inserito nell'elenco dei beni tutelati dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici della Regione Lombardia.

All'inizio degli anni novanta, con il centenario della struttura, si è cominciato a prendere in considerazione la possibilità di chiudere il ponte, ormai inadeguato, affiancandovi una nuova struttura in cemento a singola campata. La spesa prevista era di 42 miliardi di lire all'epoca. Il progetto ad oggi risulta abbandonato.

Ad oggi il ponte rappresenta ancora un nodo cruciale per l'attraversamento del fiume, anche se dal 1991 gran parte del traffico pesante o a lunga percorrenza è stato dirottato sui più capienti ponti di Trezzo sull'Adda, Brivio e sul ponte dell'arteria autostradale della A4 Torino-Trieste.

Il ponte si raccorda a tre strade, in una configurazione a "Y": sulla parte occidentale confluiscono due strade locali del comune di Paderno, mentre dalla parte opposta la strada penetra dopo pochi chilometri nell'abitato di Calusco.

La carreggiata è a singola corsia, con due camminamenti su entrambi i lati stretti tra le alte travature: vi è una restrizione ad entrambi gli accessi, realizzata con due paracarri metallici ai lati della carreggiata per limitare la velocità di immissione delle auto. L'entrata di mezzi pesanti è interdetta già da diversi anni. vige il divieto permanente a tutti i veicoli di massa complessiva superiore ai 35 quintali.

Il transito è regolato da semafori dotati di telecamere che alternano il senso di marcia del ponte a intervalli di diversi minuti: su entrambi i lati i conducenti hanno l'obbligo di spegnere i motori a semaforo rosso, dato che le file di veicoli spesso arrivano nel centro abitato e i tempi di attesa sono lunghi.

La linea ferroviaria è a binario unico con riduzione di velocità a 15 km/h per via delle caratteristiche della struttura.


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martedì 24 febbraio 2015

STUDIARE A MILANO - IL POLITECNICO -


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 Il Politecnico di Milano (abbreviato PoliMi) è un'università statale italiana a carattere scientifico-tecnologico, fondata il 29 novembre 1863 a Milano con il nome di "Regio Istituto Tecnico superiore". I suoi campi di studio e ricerca scientifica comprendono l'ingegneria, l'architettura e il design. Il Politecnico rilascia i titoli accademici di laurea, laurea magistrale (ex laurea specialistica) e dottorato di ricerca ed è sede di diversi corsi di dottorato di ricerca e master universitari. L'Università conta circa 41560 studenti iscritti, di cui 900 allievi di dottorato.

« Voi darete all'Italia Ingegneri, Architetti »
(sen. Carlo Matteucci)
Il Politecnico, fondato il 29 novembre 1863 per l'impulso fornito dalla Società di incoraggiamento di arti e mestieri, è il più antico ateneo di Milano (la Statale è del 1923). Originariamente denominato "Istituto Tecnico Superiore", aveva la sua prima sede, con 36 studenti, nel Collegio Elvetico e alla sua guida fu nominato il matematico Francesco Brioschi. Inizialmente offriva solo un corso di ingegneria. Alla fondazione contribuirono le amministrazioni locali (Comune e Provincia di Milano), la Camera di Commercio, la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, associazioni culturali e imprenditori. I suoi primi 25 laureati risalgono al 1865. Nello stesso anno viene anche attivato per la prima volta il corso di architettura presso il Politecnico. La sede venne trasferita, nel 1866, al palazzo della Canonica in piazza Cavour. Successivamente, nel 1913, venne stipulata una convenzione tra lo Stato, il Comune e la Camera di Commercio di Milano, con il concorso della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, per decentrare e accorpare in un unico luogo gli istituti di istruzione superiore sparsi per la città. La scelta dell'ubicazione cadde sull'area periferica delle Cascine Doppie, ossia l'odierna Città Studi.

Nel 1915 fu posata la prima pietra del nuovo complesso, che verrà attivato ufficialmente nel 1927: il nuovo polo di piazza Leonardo Da Vinci in Città Studi divenne sede dell'ateneo, all'epoca Regio Politecnico di Milano. Pochi anni dopo, nel 1933, il Politecnico si suddivide in due distinte facoltà: ingegneria e architettura. Nel 1953 inaugura inoltre il primo centro di calcolo dell'Europa continentale, grazie all'impulso di Gino Cassinis ed Ercole Bottani. Non mancano i riconoscimenti: pochi anni dopo, nel 1963, Giulio Natta, professore ordinario di Chimica industriale, viene insignito del Premio Nobel per i suoi studi sulle materie plastiche. Un anno dopo viene realizzata la nuova sede di via Bonardi per la Facoltà di Architettura. Nel 1977 viene messo in orbita il satellite Sirio, sviluppato dal Politecnico in collaborazione con Telespazio, Compagnia Industriale Aerospaziale e Telettra. Nel 1989 vengono inaugurate le nuove sedi nel quartiere milanese di Bovisa e nelle città di Como e Lecco. Si avvia la strategia del Politecnico a rete che vedrà l'Ateneo aprire sedi anche a Cremona (1991), Mantova (1994) e Piacenza (1997). Nel 2002 viene creata la Fondazione Politecnico. Tra i principali obiettivi vi è il coinvolgimento delle imprese e le strutture pubbliche nell'università. Nel 2004 viene fondata, in collaborazione con il Politecnico di Torino, l'Alta Scuola Politecnica. L'8 aprile 2011 un team di studenti del corso di Ingegneria Gestionale ha vinto a Omaha in Nebraska (Stati Uniti) la finale mondiale della Global Investment Research Challenge tra 500 università di tutto il mondo, una competizione con finalità formative organizzata da CFA Institute, affermata associazione di professionisti della finanza.

A partire dall'anno accademico 2014/2015 le lauree magistrali si tengono esclusivamente in lingua inglese, e il Politecnico diventa così, non senza polemiche, la prima università italiana ad eliminare la lingua italiana da tutti i corsi di laurea magistrale.

Complessivamente il Politecnico può contare su cinque sedi distaccate nel territorio della Lombardia e una in Emilia-Romagna.

La sede centrale si trova a Milano in piazza Leonardo da Vinci (zona Città Studi), dove si trova il Campus Leonardo. La seconda sede milanese è presso il campus Bovisa, nell'omonimo quartiere (via La Masa e Via Lambruschini per ingegneria e via Durando per architettura e design.

Nel 2013 il Politecnico di Milano si è piazzato al 28º posto tra le migliori università nel mondo in ingegneria e informatica (Engineering and Information Technology) nel QS World University Rankings della Quacquarelli Symonds Limited, agenzia specializzata in istruzione superiore che collabora con la Times Higher Education, risultando la 230ª università mondiale oltre a essere la prima e unica università tecnica italiana tra le prime 30 del mondo. Il Politecnico si è inoltre piazzato al 75º posto nella Green Metric World University Ranking 2011, la classifica mondiale delle università più eco-sostenibili redatta dall'Università d'Indonesia, risultando così la prima università italiana. Secondo il rapporto SIR 2013, il Politecnico di Milano riporta un fattore d'impatto normalizzato di tutta la ricerca prodotta tra il 2007 e il 2011, pari a 1,42 (1,4 per la Statale di Milano e 2,03 per il Politecnico di Bari, valore più alto fra i centri di ricerca pubblici in Italia).
A livello italiano, il Politecnico di Milano ha ottenuto degli ottimi risultati in molte classifiche redatte dai maggiori quotidiani nazionali, come quella de Il Sole 24 ORE in cui nel 2012 risulta primo con 856 punti su 1000.

Il logo del Politecnico di Milano riprende un particolare dell'affresco vaticano di Raffaello, La scuola di Atene, che ritrae Euclide (con i tratti del Bramante) circondato da alcuni allievi, mentre illustra loro un teorema con l'ausilio di un compasso. L'ultima versione è del 2000, riprende i tratti dei loghi precedenti in modo stilizzato. La scritta Politecnico di Milano è realizzata con il carattere Futura.



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