Visualizzazione post con etichetta lario. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lario. Mostra tutti i post

venerdì 24 luglio 2015

IL MUSEO DELLE GRIGNE

.


Il Museo delle Grigne di Esino Lario contiene importanti collezioni che danno, in chiave locale, il senso degli eventi geologici e della storia dell’uomo. Vi si trovano i minerali della zona prealpina ed alpina; i fossili del periodo triassico mediano, rinvenuti nella conca di Esino e studiati dall’abate Antonio Stoppani, con la collezione completa classificata dall’istituto di geologia dell’Università di Milano; ambientazioni naturalistiche delle fasce climatiche dal Lario alla Grigna; una ricca collezione di farfalle italiane; il primo segno dell’uomo, una freccia di selce eneolitica rinvenuta alla Rocca di Baiedo; oggetti, monili ed armi trovati nelle tombe celtiche del paese di sopra, Cres, ed in quelle romane dell’abitato di sotto, Piac, a distinguere l’origine dei due nuclei di Esino Superiore ed Esino Inferiore con le relative diversità nei modi di vita; utensili e strumenti di un tempo non lontano per i lavori agricoli e di casa con la ricostruzione del «casel», la baita tipica dei maggenghi attorno al paese. Le sale ben sistemate, con scritte e cartelloni esplicativi che si estendono alla storia e alle attività legate alla presenza del ferro in Valsassina, permettono di seguire, con un itinerario ideale, gli eventi che hanno caratterizzato il territorio.

Il Museo delle Grigne è stato creato nel 1947 dall’allora Parroco Don G.B. Rocca e allestito nel 1959 nella piazza del Comune dall’Ing. Pietro Pensa. L’Associazione Amici del Museo delle Grigne Onlus dal 1998 contribuisce alla gestione e alla valorizzazione del museo. Il museo fa parte dell’Ecomuseo delle Grigne ed il suo patrimonio è valorizzato dal Centro di documentazione e informazione dell’ecomuseo. Il Museo delle Grigne fa parte del Sistema Museale della Provincia di Lecco.

Durante la seconda guerra mondiale il patrimonio della raccolta si disperde; i reperti archeologici vengono preservati poiché depositati presso il Museo di Varese. Nel 1957 l’amministrazione comunale, guidata dall'allora sindaco Pietro Pensa, riprende l’iniziativa e nel 1959 istituisce nuovamente e ufficialmente il Museo delle Grigne di Esino Lario.

Nel 1967 il Consiglio Comunale di Esino Lario dota il museo di uno statuto. I collaboratori sono una decina, viene nominato un conservatore e nel 1976 la Commissione di consulenza si allarga seguendo le indicazioni della Regione Lombardia. Si fanno visite guidate e gli oggetti esposti sono illustrati con chiari pannelli esplicativi. Tra le iniziative didattiche vi sono conversazioni sulla storia locale. Si vorrebbe che il museo diventasse un vero e proprio centro culturale. Preoccupato che il museo vada a finire come quello precedente, Pietro Pensa coinvolge la Comunità Montana della Valsassina, consorziandosi anche col Museo di Premana, in modo da coordinare gli sforzi e di non fare doppioni, ed crea stretti collegamenti con il museo civico di Lecco. Nel 1979, in un'ottica di sussidiarietà viene istituito il Museo Territoriale della Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val d'Esino e Riviera che coordina e raggruppa il Museo della Grigna, il Museo di Premana, il Museo di Primaluna e il Museo di Varenna. Nel 1998 viene istituita l'Associazione Amici del Museo delle Grigne Onlus con lo scopo di valorizzare il Museo delle Grigne ed incrementare la sua collezione. La gestione del museo è affidata dal Comune all’associazione, che è composta da un gruppo di volontari che si impegnano nella manutenzione ordinaria del museo e all’organizzazione di iniziative culturali e conferenze relative al territorio, alla cultura e alla storia. La stessa associazione dal 2008 è anche ente gestore dell'Ecomuseo delle Grigne, proprio per la vocazione di valorizzazione del territorio e per le forti interconnessioni tra lo spazio “museo” e gli “ambienti” da lui descritti. Nel 2005 viene terminata la nuova sede del Museo delle Grigne in collaborazione con il Parco Regionale della Grigna Settentrionale (gestito dalla Comunità Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d'Esino e Riviera). La nuova sede del museo si trova in via Montefiori 19 nel giardino di Villa Clotilde. Nel 2012 la collezione di farfalle donata da Paolo Boncompagni al museo viene collocata a Villa Clotilde insieme a una teca di animali e inserita nell'opera d'arte sonora Animagus di Roberto Paci Dalò.

Il Museo delle Grigne ha tre sedi: la sede storica di Piazza Pietro Pensa, la nuova sede nel giardino di Villa Clotilde e uno spazio al primo piano di Villa Clotilde.
La collezione di farfalle viene donata al Museo delle Grigne da Paolo Boncompagni. Include 11 teche di farfalle italiane. Nel 2012 la collezione viene trasferita al primo piano di Villa Clotilde ed è parte dell’installazione sonora Animagus di Roberto Paci Dalò.

La collezione archeologica comprende alcuni dei reperti ritrovati nel territorio della Val d’Esino: una tomba celtica (rinvenuta a Esino Superiore o Crès); il corredo funebre di una tomba romana (rinvenuta a Esino Inferiore o Psciach), armi ed attrezzi di vita quotidiana; monili e monete. Questi reperti testimoniano la diversa origine dei due nuclei abitativi di Esino Lario, Cres di origine celtica e Piasch romana; se di alcuni pezzi l’origine è chiaramente identificabile, altri sono difficilmente catalogabili, a testimonianza della completa fusione delle due culture nel territorio. Altri reperti archeologici del territorio sono conservati presso il Museo di Varese, Museo archeologico di Milano e il Museo archeologico di Lecco.

La collezione di attrezzi di vita quotidiana conserva strumenti di lavoro utilizzati sino ai primi decenni del Novecento. Vi sono attrezzi legati all’agricoltura e all’allevamento, alla produzione di burro e formaggio, e alla filatura della canapa. Pittoresca è senza dubbio la stanza del Casel, una struttura tipica montana dove si svolgeva la lavorazione del latte e la produzione di formaggio.



LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/07/camminare-per-esino-lario.html





FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE





http://www.mundimago.org/



CAMMINARE PER ESINO LARIO

.


E' quasi a mille metri di altezza, ma Esino da sempre guarda al lago. Ed è proprio a voler rimarcare quest'essere protesi verso il lago che gli esinesi han voluto nel nome del loro paese quel «Lario» che mettesse subito in chiaro un'appartenenza economica naturalmente, ma anche sentimentale. Eppure sembrerebbe la Grigna (la Grigna Settentrionale o Grignone per la precisione) a essere la protagonista. Si innalza li sopra, coi suoi boschi, i suoi prati, i suoi pendii e i suoi alpeggi. E proprio Esino ha dato un contributo non indifferente alle conoscenze geologiche nel nostro territorio. Ci ragionò l'abate Antonio Stoppani, mentre è figura indimenticata il parroco Gianbattista Rocca che con le sue raccolte di «sassi» consenti di aprire un museo. Oggi, Esino e località di villeggiatura e, praticamente, e un unico paese mentre un tempo vi erano Esino Superiore (o Cresso) ed Esino Inferiore (o Piacco), con le loro rispettive parrocchiali.

La religiosità ha da sempre avuto un ruolo fondamentale, come testimoniano la Chiesa Parrocchiale di San Vittore e la sua sacristia, le chiesette di Sant’Antonio, di San Giovanni, di San Pietro e le innumerevoli edicole – gisoei – dislocate in tutto il territorio.
Devozione, cultura e folklore caratterizzano fortemente ancora oggi usi e tradizioni locali. La localizzazione ed il forte attaccamento alle radici degli abitanti ha portato alla creazione dell’“Ecomuseo delle Grigne”, ufficialmente riconosciuto dalla Regione Lombardia nel giugno 2009.

La chiesa di San Vittore Martire, posta sullo sperone roccioso che si erge in centro alla valle, era un tempo adiacente all’antico Castello di origine antica, ora scomparso.
Conservata, a testimone dell’antica chiesa, è una tipica croce astile argentea di pieno Quattrocento.
Un primo restauro fu eseguito nel 1520, nel 1770-1780 vennero aggiunte le navate laterali.
L’ultimo intervento conservativo della facciata esterna è del 2009.
L’interno presenta un elaborato altar maggiore in marmi con angeli e statuette, un bellissimo architrave ligneo scolpito e dorato nel 1654.
Tra il 1657 e il 1685 lavorarono vari maestri intagliatori, dei quali si possono ammirare gli splendidi confessionali, il ciborio del battistero del 1660, la cantoria e la mostra dell’organo con la magnifica statua del santo patrono, gli stalli del presbiterio e la mensa (assemblata con parte dei pannelli dell’antico pulpito).
Eccelle il complesso della sacristia, ricoperta dal ricchissimo apparato degli armadi scolpiti dal Maglia detto Bièl, che qui aveva ricevuto asilo dal parroco.
La volta poi reca un armonioso insieme di stucchi di alta qualità racchiudenti in medaglioni l’Assunzione della Vergine, gli Evangelisti, le Sante Lucia, Agata, Agnese e Caterina.
Le tele appese alle pareti del presbiterio riguardanti la storia di San Vittore, sono opera di Carlo Pozzo di Valsolda, sempre sua è la Madonna del Rosario, già pala d’altare.
Di grande importanza e frutto dell’artigianato locale sono i due arazzi della Scuola Arazziera di Esino rappresentanti la Nascita di San Giovanni Battista e Sant’Antonio Abate con gli animali.
Ancora all’esterno a completamento del frontone vi è incardinato il portone bronzeo del Bonalberti del 1974 rappresentante la vita della Chiesa e del patrono; di notevole importanza è la mezzaluna con la Gloria di San Vittore a cavallo, opera in bronzo di Michele Vedani.

L’oratorio del Battista è situato nel centro storico di Esino Inferiore .
Dopo restauri ed ampliamenti, si presenta ora a tre campate con presbiterio a botte e coro poligonale e semplice fronte a capanna.
Ai lati del presbiterio, tra delicatissimi lavori di stucco del 1691, sono collocati due teleri con il Battesimo di Gesù e la Predicazione di Giovanni, così come appartiene al 1606 la tela dell’Addolorata, che prima del 1850 faceva da pala per l’altare laterale, dove fu posta allora la statua lignea tuttora molto venerata e ritenuta dai più miracolosa.
Da notare sono le tele secentesche della Morte di San Giuseppe e della Decollazione di San Giovanni ai lati, inoltre la Madonna dei Maniscalchi di chiara scuola veneta e in alto la graziosissima Natività.
Entrando sulla destra è conservata in parete la secentesca antica pala della Natività del Battista da poco scoperta e restaurata.

Lungo il costone morenico che collega il paese alla Chiesa Parrocchiale di San Vittore è possibile ammirare una delle opere artistiche più importanti di Esino Lario: La Via Crucis o Via della Croce.
Ad opera dello scultore Michele Vedani fu realizzata su formelle in bronzo negli anni ’40 dello scorso secolo incastonate nelle antiche cappellette originariamente affrescate.
La Via Crucis nacque infatti dal desiderio di Minuccia – figlia del Vedani, morta ventenne, che chiese al padre di fare qualcosa “…a Esino, per Esino”, una sorta di tributo al paese che li accolse e li ospito’ per lungo tempo.
Le spese di fusione dei bronzi furono sostenute da residenti e villeggianti, mentre Vedani donò la propria opera.
Tra i volti raffigurati spicca quello della figlia Minuccia dalle lunghe trecce, rintracciabile in diverse “stazioni”.
La Via Crucis culmina con “La Resurrezione”- collocata nella Cappella Grande – realizzata nel 1968 dallo stesso artista, ormai novantenne.
Il Maestro Vedani realizzò altre opere ad Esino Lario; vale citare la lunetta, dedicata a San Vittore (collocata sopra il portale della Chiesa Parrocchiale), i busti dell’Abate Antonio Stoppani e di Papa Pio XI (abituali frequentatori della Grigna) ed i calchi in gesso della Madonna del Ciclamino e di un Gesù nell’Orto degli Ulivi.

Il Museo delle Grigne di Esino Lario in Provincia di Lecco conserva reperti archeologici, una raccolta paleontologica dei fossili del calcare di Esino, minerali, ambientazioni naturalistiche delle fasce climatiche dal lago alla Grigna, una collezione di farfalle italiane, memorie e documenti relativi alla storia e al folclore, oggetti etnografici e la ricostruzione di un "Casel", la baita tipica dei maggenghi attorno al paese.
Il Museo delle Grigne – museo civico di Esino Lario – racconta l’evoluzione del territorio esinese, dalle sue origini sino alla storia locale più recente.
All’interno della sezione geologica è possibile ammirare minerali della zona prealpina e alpina; fossili del periodo triassico mediano rinvenuti nella conca di Esino Lario, studiati dall’abate Antonio Stoppani e classificati dall’Istituto di Geologia dell’Università di Milano.
La sezione archeologica ha come fiore all’occhiello una freccia di selce eneolitica rinvenuta nella Rocca di Baiedo, il primo segno della presenza dell’uomo sulle pendici della Grigna; completano e arricchiscono la collezione oggetti, monili e armi trovati nelle tombe dei due nuclei abitativi di Esino Lario, Cres di origine celtica e Psciach romana; utensili e strumenti di lavoro agricolo.

Esino Lario e’ il cuore del Parco Regionale della Grigna Settentrionale; la sua centralita’ nel territorio protetto ne fa il punto di osservazione piu’ interessante per eccellenza.
Il Parco si estende, oltre ad Esino, tra i comuni di Cortenova, Parlasco, Pasturo, Perledo, Primaluna, Taceno e Varenna, coprendo una superficie di ha. 5.548. Il territorio presenta massicci superbi, ora candidi di neve, ora sfoggianti i mille colori della primavera, dell’estate e dell’autunno, che si tuffano nelle dolci acque turchine del Lago di Como.

La Scuola degli Arazzi di Esino Lario era un'arazzeria italiana creata a Esino Lario da Giambattista Rocca e attiva dagli anni Trenta agli anni Sessanta. La scuola produceva arazzi su bozzetti originali di artisti italiani e venne premiata più volte con la Medaglia d'oro della Triennale di Milano.

La Scuola degli Arazzi di Esino Lario viene fondata nel 1936 da Don Gianbattista Rocca, all'epoca parroco di Esino Lario e proveniente da una famiglia di setaioli della Brianza. L'arazzeria ottiene l'attenzione della Galleria del Fiore e della Triennale di Milano, dove viene premiata con Medaglia d'oro alle edizioni del 1940, 1951 e 1954 e dove nel 1957 la galleria del Fiore di Milano, diretta da Luciano Cassuto e legata all'attività del gruppo MAC Movimento Arte Concreta, espone una serie di opere tessute su cartoni di Aymone, Bordoni, Chighine, Gianni Dova, Magnelli, Prampolini, Reggiani, Atanasio Soldati e Ettore Sottsass jr. L'arazzeria di Esino Lario crea inoltre un lavoro a partire da un cartone di Felice Casorati per il transatlantico Leonardo da Vinci (gli altri pannelli erano stati eseguiti dal laboratorio di Ugo Scassa). La scuola produce inoltre opere a partire da bozzetti di artisti quali Aligi Sassu, Salvatore Fiume, Bruno Cassinari, Umberto Lilloni, Pietro Marussig, Piero Fornasetti. La scuola viene chiusa nel 1961 e riaperta nel 1990. La riapertura prova a riattivare la produzione e mantenere viva la tecnica e la maestria artigianale creando la cooperative "Arazzi Esino SCRL"; la nuova scuola ha sede a Villa Clotilde e viene poi chiusa con lo scioglimento della cooperativa il 4 febbraio 2004. Arazzi della scuola di Esino sono conservati dalla Triennale di Milano, dalla Fondazione della Provincia di Lecco Onlus (arazzo realizzato nel 1958 su cartone di Franco Alquati, in deposito a Villa Locatelli).
Le principali caratteristiche dell'arazzeria di Esino sono la grande varietà di colori, l'uso di fili di seta e la tessitura su telai brevettati. Gli arazzi sono fabbricati con fili di seta colorati a fuoco con coloranti solidi; la scuola ha una propria tintoria che permette di produrre le più svariate gamme di colore. La tessitura avviene con orditi di canapa 12/2 e l'uso dei fili di seta; la finezza della seta rende lunghi i tempi di produzione ma permette una grande qualità e finezza di realizzazioni, sia nella densità dei nodi che nella varietà e nelle sfumature dei colori. I telai sono brevettati da Don G.B. Rocca; il brevetto migliora gli antichi telai ad alto liccio, accelerando la realizzazione dell'arazzo.

Il suo territorio è interamente montuoso: la quota minima raggiunta è di 554 metri, mentre la massima giunge ai 2.409 della vetta delle Grigne. La natura calcareo-dolomitica (rocce composte da carbonato di calcio e magnesio) del territorio, comune al resto della zona prealpina lombarda, ha portato alla presenza di importanti zone carsiche all'interno del territorio comunale.

Di particolare rilievo è il Moncodeno, un esteso anfiteatro situato sul versante nord della Grigna settentrionale ad una quota compresa tra i 1.700 e i 2.300 metri, caratterizzato da una presenza di un gran numero di doline (avvallamenti del terreno) e grotte (quasi 500), formate dall'azione combinata del carsismo e dell'esarazione ad opera dei ghiacci che coprivano la zona durante le glaciazioni. In una di queste grotte, chiamata Ghiacciaia del Moncodeno, si trovano depositi di ghiaccio sotterraneo.

Il territorio esinese è inoltre contraddistinto dall'abbondante presenza di depositi fossiliferi marini, conseguenza della storia geologica delle Prealpi (emerse dal mare durante i movimenti tettonici dell'orogenesi alpina nell'era cenozoica). Questi depositi vengono studiati da lungo tempo dai paleontologi; il primo studioso che se ne interessò, nel corso del XIX secolo, fu il geologo e paleontologo lecchese Antonio Stoppani.

Villa Clotilde è un edificio di proprietà comunale centro culturale di Esino. L'edificio ospita l'ufficio turistico, la biblioteca civica, l'Archivio Pietro Pensa con la biblioteca specialistica di storia locale, la sede dell'Ecomuseo delle Grigne, parte della collezione del Museo delle Grigne e alcune opere d'arte contemporanea. La villa è stata anche sede per alcuni anni della riaperta scuola di arazzi di Esino Lario.

L'Ecomuseo delle Grigne è un ecomuseo comunale costituito nel 2008 su iniziativa dell'Associazione Amici del Museo delle Grigne Onlus (ente gestore) e del Comune, e riconosciuto dalla Regione Lombardia nel 2009. L'Ecomuseo delle Grigne valorizza il rapporto tra l'uomo e la montagna e coinvolge comunità, associazioni ed esercenti. Nel 2009 l'ecomuseo avvia un programma "a misura di bambino" per trasformare l'intero territorio con servizi dedicati alle famiglie.

La cucina di Esino Lario è in particolare caratterizzata dalla patata bianca di Esino, una varietà della patata bianca comasca.
Ravioli di Sant’Antonio di Esino sono preparati con una sfoglia di patata bianca e un ripieno di carne e formaggio addolcito dalla presenza dell'amaretto.
Altre ricette della cucina tradizionale sono a base di polenta, formaggio, uova, latte e castagne rappresentano variazioni sul tema della cucina dell'Alto Lario e delle montagne lombarde.
I granei, sono una polenta gialla, mista a farina bianca, cotta da essere tempestata di gnocchetti e poi condita con burro fritto o annegata nel latte.
Il paradel è una specie di focaccia bassa o crêpe ottenuta con farina bianca, latte e uova, i più utilizzano solo farina e latte.
Il zenzinal è un pasticcio di polenta contenente formaggio fresco filante ( una palla di polenta con il nucleo di formaggio ) rosolato nel burro o riscaldato su sulla brace.
La miasciè è una sorta di torta di farina gialla impastata con latte acido e foglia di menta, poca frutta di stagione, che tradizionalmente veniva cotta tra due letti di brace con il test.
Il mesch è un pasticcio di poleta fredda a pezzi con patate lesse fredde tagliate e formaggio filante, mischiati e arrostiti nel burro.
Eventi:
I Re Magi di Esino (gennaio). In prossimità dell’Epifania un corteo scende dell'alto del paese accompagnando i Tre Re Magi a cavallo per le vie. Questi portano doni e regali a tutti i bambini, sostano un poco al Castello di Re Erode e giungono al Presepe Vivente, per adorare il Bambino Gesù. Tutta la popolazione prende parte alla preparazione della manifestazione, che assorbe gran parte del periodo natalizio per la sua realizzazione. Vengono aperte antiche corti e riproposti allestimenti insieme alla degustazione dei piatti del territorio. L'evento è seguito da numerosi visitatori.
Sant’Antonio abate (17 gennaio). In occasione di Sant'Antonio, santo protettore di Esino Superiore viene celebrata la mattina a S.Messa solenne nella chiesa a lui dedicata e viene fatta la benedizione di animali e autoveicoli. I festeggiamenti proseguono nel pomeriggio in piazza Diaz, con l’incanto dei canestri, composti di salumi, formaggi e animali. Il piatto della tradizione sono i Ravioli di Sant’Antonio di Esino cucinati in famiglia e nei ristoranti locali.
Bjibjerè (Ultimo sabato di gennaio). Il termine dell’idioma locale è tradotto in Gibbiana e trova il suo perpetuarsi l’ultimo sabato di gennaio. L’antico rito del falò, di probabile origine celtica, un tempo era celebrato il giovedì, giorno in cui si credeva le streghe incontrassero il demonio. I giovani e gli uomini costruiscono un’altissima pira composta di rami, fascine, e vecchie cose di legno, sulla “Costa” che porta alla “Castello”. La sera, dopo la messa vigiliare, tutta la comunità, grandi e piccini, accorrono suonando campanacci e caratteristici corni pastorali, gridando a squarciagola davanti all’ardente falò sulla cui sommità trova la sua fine il “Gineer”. Gli esinesi, fin dalla notte dei tempi, scacciano in questo modo la miseria e l’inverno, in attesa della vicina primavera. La serata è allietata dalla degustazione di dolci casalinghi e caldo vino cotto.
Venerdì Santo. La sera del venerdì della Settimana Santa, prende luogo a Esino, una partecipata processione penitenziale, che parte dalla Chiesa Parrocchiale e percorrendo le vie dell’intero paese e dopo due soste nelle chiese sussidiarie a notte fonda vi fa ritorno. Preceduti dalla Croce, gli esinesi accompagnano il Signore Morto, portato a spalla dai giovani del paese, alla sola luce dei scilostri delle donne e di innumerevoli ceri accesi alle finestre delle case.
San Vittore Martire patrono di Esino. Santo di devozione ambrosiana la cui memoria cade il giorno 8 maggio. Il patrono San Vittore Martire, detto Mauritano, viene festeggiato solo religiosamente con una solenne funzione Eucaristica, nella quale al Gloria viene dato fuoco al Pallone dei martiri. Segue una curatissima processione che si snoda sul promontorio del “Castello”, in cui vengono portate le reliquie del santo e, a spalla, la sua statua lignea.
San Giovanni Battista. La chiesa sussidiaria del Battista in Esino Inferiore, nell’ultima domenica di giugno, viene ornata con paramenti sontuosi per l’esposizione delle reliquie di molti santi. Dopo la S.Messa celebrata sul sagrato prende inizio la solenne processione che accompagna il SS.Sacramento tra le vie dell’antico nucleo addobbate da decorazioni floreali, archi di maggiociondolo, candide e artistiche lenzuola, sotto le rosse zendaline e al riparo di un damascato baldacchino. Non possono mancare, nelle ore pomeridiane, i giochi e l’incanto dei canestri, che, con le note della banda cittadina, intrattengono abitanti e turisti, fino alla sera. È scontato ricordare che sulle tavole di tutte le famiglie vengono sevite ogni tipo di specialità e leccornie.
Festa del Monte Croce - Festa degli Alpini (luglio)
Tartifol Fest (settembre)

Il Comune di Esino Lario ha due frazioni.
Bigallo, a 850 m sul livello del mare e a 0,89 chilometri dal comune.
Ortanella, a 951 m sul livello del mare e a 2,27 chilometri dal comune.

Il turismo a Esino Lario nasce a fine Ottocento con l'Abate Stoppani e con i primi geologi interessati a esplorare i fossili delle Grigne. Diventa un'attività economica centrale del paese a partire dagli anni Sessanta in cui si diffonde la fama di Esino Lario "La Perla delle Grigne". Le villeggiature estive si animano fino a raggiungere 12.000 presenze negli anni Settanta e portando la necessità di gestire servizi che nei mesi di luglio e agosto superano la capacità delle infrastrutture. Proprio per rispondere al fabbisogno di acqua viene realizzato l'acquedotto dalla Valsassina e vengono avviati gli impianti di sciistici per incrementare il flusso turistico nel periodo invernale. Negli anni Novanta il turismo comincia a declinare. Si riducono le lunghe villeggiature estive e alberghi, ristoranti e attività commerciali collegate al turismo iniziano a chiudere. Le scarse precipitazioni nevose fanno chiudere gli impianti sciistici che proseguono con una sola pista per principianti e sono poi gestiti da un'associazione.









FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE





http://www.mundimago.org/



ESINO LARIO

.


Esino Lario è un comune della Val d'Esino, ad una quota di 910 metri d'altezza.

L'origine del nucleo abitativo è documentato da ritrovamenti archeologici. La natura carsica rende inoltre il territorio di Esino Lario ricco di testimonianze dell'orogenesi alpina con fossili, massi erratici e grotte, di cui la più celebre è la Ghiacciaia del Moncodeno. Il territorio comunale fa parte della Comunità Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d'Esino e Riviera ed è interamente compreso nel Parco Regionale della Grigna Settentrionale.
Sorto in una posizione dominante ed al contempo protetto dalle invasioni esterne, Esino è sempre stato crocevia di incontri e scambi, grazie a cui ha saputo svilupparsi nei secoli, pur mantenendo intatti cultura, riti e tradizioni tramandate sino ad oggi.
Tracce tangibili dello scorrere del tempo sono i segni del passato che ancora oggi caratterizzano il paese: dai numerosi massi erratici disseminati in tutto il territorio ai fossili e minerali della Grigna – già studiati da Antonio Stoppani; dai reperti archeologici celtici e romani ai centri storici di Esino Superiore o Crès (di origine celtica) e di Esino Inferiore o Psciach (romana); dalla Torre di avvistamento alle antiche vie di comunicazione ancora oggi praticabili che collegano Esino agli abitati di Lierna e di Varenna.
La presenza dell'uomo nel territorio è documentata fin dal periodo eneolitico. A Esino i ritrovamenti archeologici sono particolarmente consistenti a partire dal V secolo a.C. e mostrano che il territorio era un punto di passaggio di una delle principali vie di comunicazione: quella che seguendo la riva orientale del lago, raggiunge Colico e le valli dell'Adda e dell'Imera; a causa delle strapiombanti rocce fra Mandello e Bellano, da Lierna la strada saliva a Ortanella (attualmente frazione di Esino) per scendere poi a Vezio e a Bellano. Tale è la ragione della remota importanza di Esino. Col tempo numerosissime strade minori intersecano, per ragioni economiche, il territorio. I ritrovamenti archeologici testimoniano di numerose tombe e necropoli celtiche a Esino Lario. Il territorio rappresentava un punto strategico con distaccamenti di guerrieri-pastori. Solamente sotto Augusto vennero sottomessi all'Impero Romano i popoli interni delle Alpi. Per difendersi dalle scorrerie dei barbari, i romani apprestarono linee protettive di capisaldi che comunicavano tra loro con fuochi notturni e con fumate diurne. Il castello di Esino – di cui oggi resta una torre – era uno dei punti fortificati inserito in una catena difensiva. Altri reperti archeologici con tombe di inumati documentano il periodo. Si ritiene che in quei tempi sia sorta la primitiva chiesetta castrense di S. Vittore Martire.

Caduto l'impero, dopo le dominazioni degli Eruli di Odoacre e dei Goti di Teodorico, i Bizantini conquistarono l'Italia con una guerra lunga e disastrosa. Subito dopo i Longobardi calarono dai passi del Friuli e nel 569 conquistarono Milano. Un contingente Bizantino, al comando del magister militum Francione, si arroccò sul Lario, nella speranza di una riscossa contro i Longobardi. Per 20 anni resistette, evitando ai territori del Lario le grandi rappresaglie seguite alla morte del re Alboino e accogliendo ricchi profughi romani. Alla fine Francione dovette riparare nell'isola Comacina e, dopo sei mesi di assedio, arrendersi. Conquistato il territorio, il re longobardo Autari vi pose molti centri militari di Arimanni per guardare i confini verso i Franchi di Austrasia. L'azione congiunta di questi e dei Bizantini, obbligò Autari a riparare a Pavia, dove morì. La consorte, Teodolinda, sposò allora Agilulfo che ricacciò i nemici e sottomise i duchi traditori. La regina Teodolinda cerca di condurre il suo popolo, ariano, al cattolicesimo e fa costruire chiese dedicate a santi anti-ariani nei centri allemannici. Molte ne sorgono nel territorio del Lario, tra le quali probabilmente anche San Pietro di Ortanella. I Longobardi lasciarono che le popolazioni locali continuassero a lavorare la terra direttamente, pretendendo, quale tributo, la terza parte dei prodotti che venivano incamerati nelle "sale". Ai margini dei due abitati di Esino il nome ancora vivo di "sal" indica i punti di raccolta, così come "gagg" indica il bosco che dava legname agli Allemanni.

I Carolingi, seguiti nel dominio ai Longobardi, non mutarono l'ordinamento di questi, sostituendo solo i duchi sconfitti con conti franchi. Il feudalesimo raggiunse le sue forme più caratteristiche: semi deserte le città, insicure le strade, i castelli con le loro "corti" divennero i punti di dominio. Mentre ad esse erano adibiti i servi della gleba, le antiche popolazioni dei villaggi continuano a vivere sul proprio territorio mantenendo i vasti beni comuni e versando la "tertia". Nella seconda metà del nono secolo troviamo Lecco a capo di un comitato e quindi di una marca di confine. Si erano frattanto formate le Pievi Ecclesiastiche; e Esino appartenne a quella di Varenna. Seguì il fosco periodo di lotta tra i re italici di origine franca. In quegli anni il territorio era predato dagli Ungheri e vengono infittite le torri di protezione anche nel Lario orientale. Alla fine gli Ungheri sono sgominati dall'imperatore Ottone il Grande, che, poi, adotta la politica di concedere ai vescovi i feudi, per eliminare l'ereditarietà, il che fu germe della lotta col Papa per le investiture.

Morto senza eredi, Ottone, ultimo conte di Lecco, il Comitato si trova sotto il dominio dell'Arcivescovo di Milano. Il Presule, per meglio governare gli ormai immensi possessi, ne subinfeuda parecchi. Mentre il Castello di Lecco viene tenuto in amministrazione diretta, la Valsassina, Esino e Perledo vengono subinfeudati alla famiglia Della Torre, con sede in Primaluna. Nel primo secolo di questo millennio, in Milano si manifestarono contro il clero simoniaco e concubino le azioni popolari della "patalia", con ripercussioni anche nelle terre della Valsassina. Si andarono, frattanto, delineando i primi urti per la preminenza fra le varie città. Fra il 1117 e il 1127 vi fu una guerra decennale, per terra e per lago, fra Milano e Como che giunse ad investire anche la Valsassina. Il conflitto si concluse con la distruzione della città lariana.

Verso la fine del XII secolo, con il rafforzarsi delle classi produttrici si sviluppano i liberi comuni. Si costituisce la Comunità Generale della Valsassina, a cui Esino appartiene. Essa detta i suoi statuti, derivandoli dalle antiche consuetudini. Ogni villaggio viene amministrato dalla propria Vicinanza, formata dai capi-famiglia: ad Esino vi appartengono sovente anche delle donne. Un rappresentante unico dei due Comuni, inferiore e superiore, fa poi parte del Consiglio della Comunità Generale che aveva sede in Introbio. Ivi, nel palazzo del pretorio, veniva amministrata la giustizia civile criminale, inizialmente dai Consoli, più tardi da un podestà.

Dopo la distruzione di Milano ad opera del Barbarossa, l'isola Comacina, a lei fedele, viene rasa al suolo dai comaschi: gli abitanti si rifugiano a Varenna e nella valle di Esino. Battuto l'Imperatore a Legnano, dopo non molti anni Federico II cerca la rivalsa e, a sua volta, sconfigge i milanesi nella battaglia di Cortenuova. Corse in loro aiuto Pagano della Torre, che li ripara nei propri possedimenti nelle montagne della Valsassina. Per riconoscenza, Pagano viene in seguito eletto Capitano del popolo di Milano e comincia così l'ascesa della sua famiglia, guelfa, che incontra la violenta opposizione dei Visconti ghibellini. La lotta di parte sconvolge per un secolo l'intero territorio e dà luogo a violente faide. I Della Torre, a cui il Lario orientale è alleato, vengono alla fine sopraffatti con il tradimento, e si instaura la Signoria Viscontea.

Nella prima metà del Quattrocento la politica di espansione di Venezia conduce a urti armati con Milano e il territorio del Lario Orientale ne è largamente interessato. Anche quando, morto l'ultimo Visconti, il ducato passa agli Sforza, la lotta continua. Mentre nella Valsassina, caduta per tradimento la Rocca di Baiedo, cade in mano veneziana, Esino e la Muggiasca si mantengono fedeli a Milano, respingendo, il 22 gennaio 1453, un poderoso assalto dei nemici che volevano raggiungere la riviera del lago. La guerra si conclude nel 1454, dopo la riconquista della Rocca di Baiedo con il trattato di Lodi, a cui seguirono 50 anni di pace, durante i quali l'economia fiorisce e raggiunge grande sviluppo la produzione del ferro, cavato nell'Alto Varrone. Esino faceva parte della squadra dei monti, fornendo carbone tratto dal legname dei suoi boschi per i forni fusori della Valsassina.

Nei primi decenni del secolo XVI, il Lario orientale è corso dagli eserciti impegnati nella contesa tra Francia e Spagna. Un avventuriero, Gian Giacomo Medici, detto il Meneghino, tenta di costituirsi un principato sul Lario e con una flotta tiene a lungo in scacco le forze di Francesco II Sforza. Bellano viene saccheggiata e imperversa la carestia in ogni villaggio. Morto senza eredi il duca, il milanese passa agli spagnoli nel 1535. Seguono due secoli di progressivo decadimento: le carte valsassinesi e di Esino rivelano miseria, soprusi, ruberie e ingiustizie. L'unico bagliore di luce sono le due visite pastorali del Carlo Borromeo: S.Carlo sale a Esino nel 1565 e nel 1582; di lui si tramanda ancora il ricordo. La peste del 1630 miete molte vittime in Valsassina; cinquanta nella sola Esino. Lungo il restante del secolo, poi, è un continuo stillicidio di morte per stenti e per fame. Nella seconda metà del 1600, nonostante gli antichi privilegi, la Valsassina diviene feudo camerale e, sempre osteggiati, per un secolo i conti Monti riscuotono le gabelle.

Il passaggio della Lombardia all'Austria, avvenuto agli inizi del 1700, riporta l'ordine: a poco a poco il territorio si riprende anche economicamente, raggiungendo, nella seconda metà del secolo, grazie al governo di Maria Teresa e dei suoi successori, un discreto benessere. Aiuti e provvidenze fanno rifiorire l'arte del ferro; la coltura del baco da seta viene incrementata. L'Imperatrice pone a capo delle Amministrazioni locali i primi Deputati dell'Estimo, ossia i maggiori possessori. Il notevole benessere vigente sopisce a ogni reazione. Anche la Rivoluzione francese viene accolta con freddezza. Gli avvenimenti che seguono sconvolgono l'antico ordine di cose: gli statuti ereditati dai tempi comunali scompaiono e, al ritorno definitivo degli austriaci, dopo vari mutamenti, la Valsassina, divenuta parte del Lombardo-Veneto, perde completamente la sua autonomia. Benché gli austriaci continuino a governare con saggezza e realizzino opere pubbliche di grande importanza, quali la strada della Riviera e la sistemazione del corso dell'Adda, i semi rivoluzionari cominciano a dare i loro frutti e si va a poco a poco creando una sorda ostilità contro lo straniero. A formare tale stato d'animo concorre il crollo dell'industria ferriera, che non poteva ormai più reggere a quella d'oltralpe, avvantaggiata dall'impiego del carbone minerale e da più ricche ed agevoli miniere.

Pur piccolo comune e allora assai povero, Esino partecipa ai movimenti risorgimentali. Avuta notizia della rivolta di Milano del 1848, un gruppo di animosi, dopo essersi fatto benedire dal parroco, scende a Lecco e si unisce ai volontari di quel borgo per correre in aiuto dei milanesi impegnati nelle cinque giornate. Al ritorno degli austriaci, i più accesi vengono trattenuti per qualche tempo in prigione a Bellano. Intorno al 1859 si costituisce la Guardia Nazionale Italiana con armi, uniformi e banda musicale. Pietro Pensa, giovane studente, partecipa come volontario alle campagne di Sicilia e di Napoli e viene decorato di medaglia di bronzo. Purtroppo, i primi 50 anni del regno d'Italia segnano per tutto il territorio tempi assai duri. La legna non più richiesta per il carbone necessario ai forni fusori, può solo essere venduta lontano e veniva rizzata a lago, con tremende fatiche, per essere imbarcata e condotta a Lecco. Il suo valore era irrisorio. Non molto più felice era la vicina Valsassina: ogni paese si chiude in una miserabile autarchia, e l'antico spirito comunitario lascia luogo a diffidenze e a contese continue per pochi metri di confine. La subglaciazione in corso, riducendo i coltivi, e l'aumento demografico spingono presto all'emigrazione. A gruppi di tre, quattro persone per volta si parte per l'America del Sud, poi per la California: qualche centinaio di esinesi si trasferisce così, definitivamente, nel nuovo continente. Nonostante tale decadenza, alcune opere vengono realizzate: vennero ben acciottolate le strade verso il lago e verso la montagna, per una lunghezza di una ventina di chilometri; alla fine del secolo e nel 1903 vengono anche costruiti due acquedotti per le pubbliche fontane del paese. Fatto importante: la cura dei bambini non cessa mai; asili e scuole continuarono a funzionare, perpetuando una gloriosa tradizione di Esino, che dalla fine del 1500, con una scuola gestita, grazie a lasciti, dal Comune e condotta dal Parroco, vince, esempio unico più che raro, l'analfabetismo.

I caduti di Esino nella Prima guerra mondiale sono 23, 125 i combattenti, di cui 7 decorati al valore con quattro medaglie d'argento e tre di bronzo. Dopo la guerra, un'importante opera dà avvio alla trasformazione dell'economia locale da silvo-pastorale a turistica: viene aperta la carrozzabile Varenna-Perledo-Esino inaugurata nel 1925. La riunione dei due Comuni, inferiore e superiore, che nel 1927 formano il nuovo comune di Esino Lario, con l'unificazione delle scuole segna l'inizio di un'ascesa che non ha paragoni. Nel 1927 viene costruito il primo acquedotto per dare acqua alle abitazioni, nel 1930 l'attuale cimitero. La seconda guerra mondiale dà una battuta d'arresto. Numerosi sono i combattenti e sei i caduti. La guerra partigiana coinvolge il paese ed è preziosa l'opera del Parroco Don Giovanni Battista Rocca e degli amministratori civici, per benessere del paese. Nel 1958 viene allargata e pavimentata la carrozzabile dal lago, nel 1957 viene aperta la strada per la frazione di Ortanella, nel 1959 quella per la frazione di Cainallo, nel 1969 viene realizzata la congiunzione con la Valsassina. Dopo successivi potenziamenti dell'acquedotto effettuati dal 1950 al 1967, nel 1975 viene inaugurato il grande acquedotto della Valsassina. Nel 1970 viene inaugurata da nuova scuola intitolata allo scultore ospite ad Esino Michele Vedani, nel 1974 sistemato il primo depuratore per fogna, nel 1975 rinnovato il Municipio. Aumenta la capacità ricettiva del paese grazie ad investimenti della popolazione locale e vedono avviate attività artigianali.


Persone legate a Esino Lario:
Don Giovanni Battista Rocca (Rovagnate 1891- Esino Lario 1965), cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, parroco di Esino dal 1927 al 1965, patriota, umanista, scrittore, botanico, docente della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Como, fondatore nel 1936 della Scuola degli Arazzi di Esino Lario e nel 1947 del Museo delle Grigne.
Enrico Mino (-1977), Generale di Corpo d'Armata, Comandante dell'Arma dei Carabinieri, figlio del medico condotto nato e sepolto a Esino Lario.
Pietro Pensa (1906-1996), ingegnere, scrittore e amministratore pubblico. Sindaco di Esino Lario, tra le tante opere prodotte ha realizzato la strada Esino-Valsassina, la “Prealpina Orobica”, l’acquedotto di Esino e il Museo delle Grigne.
Abate Antonio Stoppani (Lecco 1824- Milano 1891) sacerdote rosminiano, geologo, paleontologo e patriota. Avvia lo studio dei fossili di Esino Lario, trascorrendo lunghi periodi di ricerca nel comune.
Michele Vedani (1874-1969), scultore. Trascorre lunghi periodi estivi e realizza la Via Crucis di Esino Lario.

Storicamente la principale attività economica di Esino Lario è legata alla coltivazione dei boschi di faggio e carpine. Esino Lario faceva parte della squadra dei monti, il gruppo di comuni e territori delle Grigne che forniva carbone di legna per la produzione del ferro in Valsassina. La gestione dei boschi come bene comune è una peculiarità di Esino rispetto ai territori vicini; i boschi ancora oggi appartengono al Comune e sono suddivisi per l'utilizzo tra i residenti e trasmessi parzialmente per diritto ereditario. La fine dell'attività estrattiva del minerale di ferro in Valsassina mise in crisi le attività legate alle carbonaie.


LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/06/le-prealpi-bergamasche.html







FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE





http://www.mundimago.org/



mercoledì 15 luglio 2015

IN GIRO PER MANDELLO DEL LARIO

.


Mandello del Lario adagiato sulle acque del Lago di Lecco, posto su di una penisola quasi di fronte a Onno, è dominato alle spalle dalle pareti e dai torrioni della Grigna.
Mandello Lario è un luogo turistico dall'ottimo clima, prodigo di passeggiate e ascensioni d'ogni lunghezza e difficoltà.
Il territorio sul quale sorge la cittadina è stato formato, nel corso dei millenni, dal torrente Meria (Neria per il geologo lecchese Antonio Stoppani) le acque del quale, scendendo dal gruppo delle Grigne, hanno portato a valle ingenti quantità di massi, ciottoli, sassi e ghiaia, che, sempre più protendendosi verso il lago, hanno formato il cono di deiezione sul quale è sorto l'abitato. Le frazioni collinose poggiano invece su strati morenici qui formati dal Ghiacciaio Abduano, la cui altezza, sull'attuale livello del lago (199 m) era di 1200 m. Di ciò fanno testo i massi erratici o "trovanti" sparsi lungo le propaggini della Grigna ed in particolare sul versante nord dello Zucco di Sileggio, sopra Somana.

La Chiesa di San Giorgio fa parte della parrocchia di Sant'Antonio abate in Crebbio ed è una delle tre chiese appartenenti alla medesima parrocchia. È stata costruita su un piano che sovrasta il cosiddetto Sasso San Giorgio, che si erge sulla ex Strada Statale 36, oggi Strada Provinciale 72, e ovviamente sul lago. La facciata della chiesa segue l'orientamento dei primi secoli cristiani, quando c'era la cura di fabbricare i templi con l'abside verso est, in modo tale che i fedeli (e prima del Concilio Vaticano II anche il sacerdote) guardassero in direzione dell'Oriente dove è nato, vissuto e morto Gesù Cristo.
Secondo la tradizione, la chiesa venne fatta costruire nel XIII secolo, per volere di un crociato di ritorno dalla Terra Santa. Secondo un'altra leggenda, la chiesa sarebbe sorta sul rifugio di un monaco appartenente all'ordine dei Templari. Sulla data di costruzione c'è ancora molta incertezza: secondo Goffredo da Bùssero, che tenne un elenco delle chiese della pieve, la chiesa nel 1288 non esisteva ancora.
Nel 1570 lo storico Paolo Giovio pubblicò “Larii lacus vulgo Comensis descriptio”, nella quale parlava ampiamente della chiesa di San Giorgio posta a levante di Mandello.
Il 26 marzo 1594 venne stabilito da Nicola Rosaspina che nella chiesa di San Giorgio venisse celebrata almeno una messa a settimana. La famiglia Rosaspina aveva fatto installare nel 1530 una campanella (denominata Nicolaus) sul campanile quadrato della chiesa.
Tra il Seicento e l'Ottocento la chiesa ospitò il sepolcro comune per le frazioni di Maggiana, Lombrino e Crebbio.
Non ha mai trovato una spiegazione la presenza di un gradino, posto a metà chiesa, bordato e alto circa 10 centimetri: aveva uno scopo liturgico antico oppure serviva, come rialzo, per evitare eventuali allagamenti, visto che il sagrato è leggermente in pendenza?
La chiesa di San Giorgio, ad aula unica con soffitto a capriate a vista e abside quadrangolare con volta a crociera, deve il suo aspetto attuale a restauri, iniziati in epoca trecentesca, di un edificio che già esisteva nell'XI secolo.
Della primitiva costruzione è conservata un'acquasantiera ornata da un motivo a intreccio geometrico-floreale (molto diffuso nel comasco tra il VI ed l'XI secolo) sul fronte e sui fianchi da un rilievo (poco pronunciato) raffigurante una croce.
L'interesse principale dell'edificio è dato dai dipinti che ornano le pareti della navata; numerosi sono gli affreschi votivi databili tutti al XV secolo; la Crocifissione del presbiterio è della fine del XV secolo; il ciclo escatologico, secondo alcuni studiosi, mostra legami con la tradizione pittorica Ligure-piemontese, mentre secondo altri è più vicino alla tradizione locale, ed è collocabile agli anni ottanta del Quattrocento.
Oggi, nella chiesa di San Giorgio viene celebrata la festa del patrono, che la Chiesa Cattolica celebra il 23 aprile. Da alcuni anni la Pro Loco di Mandello, in collaborazione con l'associazione culturale I Amiis del Dialett, si adopera per aiutare la parrocchia di Crebbio nella celebrazione della medesima festa. La stessa Pro Loco è a disposizione per le visite guidate gratuite alla chiesa, nel periodo che va da aprile a ottobre. Inoltre, la chiesa viene richiesta soprattutto per la celebrazione di alcuni matrimoni religiosi.

La devozione Mariana nel territorio è testimoniata da vari oratori, chiese, santuari e cappelle votive; una recente ricerca ci illumina sulla diffusione e venerazione per le Madonne del Latte nella Provincia, tra cui anche quella di Debbio.
II santuario di Debbio aveva un tempo un’importanza particolare come punto di passaggio quasi obbligato; su un colle, tra campi coltivati, in vista di Mandello, si trovava all’incrocio delle vie di comunicazione tra le sponde del lago e le strade che portavano ai borghi e verso i monti; per raggiungere Mandello bisognava salire, lungo la via Ducale, fino a S. Giorgio e ridiscendere, superando il Sasso omonimo o prendere a Debbio la barca.
In effetti ci sembra oggi strano perchè esiste la carrozzabile a lago, realizzata dagli Austriaci nella prima meta dell’800 e la ferrovia Lecco-Colico (1892). Un’unica rampa univa la chiesa all’approdo a lago prima del 1820-30, mentre ora sono tre.
L’ importanza della Madonna di Debbio è testimoniata anche dalle cartoline che la rappresentano e che venivano inviate da Mandello oltre che dai disegni di artisti locali.
Storia
La costruzione e antica, ma non databile con precisione. Inizialmente dedicata a S. Stefano (come citata gia nell’ 883), è ricordata alla fine del XIII sec. da Goffredo da Bussero nel LIBER NOTITIAE SANCTORUM MEDIOLANI tra le venti chiese di Mandello.
Nel 1434 viene commissionato dai conti Stropeni un affresco della Madonna del latte. Del 1619 è la piccola campana, con la scritta “Sancta Maria ora pro nobis”, del XVII sec. molti ex voto, ora perduti, una pala con la lapidazione di S. Stefano, una tela di Madonna con Bambino tra Santi e offerenti. Molti lavori vengono realizzati nella seconda metà del ‘700: 1755 si sposta l’affresco, nel 1760 il Santuario viene dedicato a Santa Maria Nascente, nel 1781 viene dipinta la volta della chiesa. Nel XIX sec. il santuario assume maggiore importanza quando Pio VII consacra l’altare privilegiato di Debbio.
Le forme attuali dell’edificio risalgono alla seconda metà del 1700 e ripropongono la tipologia degli oratori della zona. La facciata a capanna ha una distribuzione simmetrica delle aperture, con due finestrelle ai lati del portone centrale, incorniciate in granito, una più grande superiore, decorata con cornice in stile Barocchetto come il portale sottostante. L’interno ad una navata, con volta a botte, presbiterio rettangolare, presenta la parete dell’altare dipinta a volute, conchiglie e fiori, un finto catino con le stelle.
Nell’insieme si ha l’illusione di uno spazio concavo molto ricco; ai lati dell’altare, ornato da un prezioso paliotto in seta, due porte danno accesso alla Sagrestia.
Alle pareti laterali, intonacate di rosa marmorizzato, undici ovali richiamano quasi tutti qualità e virtù di Maria.
Dipinto da autore sconosciuto, l’affresco rappresenta una Madonna che allatta seduta in trono, ricoperto da un drappo rosso; tiene il Bambino Gesù con la destra, mentre nell’altra mano ha un rametto di rose.
Realizzato inizialmente sulla parete interna verso Abbadia, nel 1755 è staccato e spostato nella nicchia sopra l’altare.
Dal 1760 è protetto da un vetro con cornice dorata; un recente restauro ci ha restituito la Madonna del latte com’era (il seno nel corso del 1800 era stato coperto).
La devozione popolare, iniziata nel 1434, continua nei secoli tanto che il luogo conosciuto come “Madonna di Debbio” e molte sono le elemosine,le offerte, i lasciti.
L’afflusso dei fedeli aumenta dopo che il 26-9¬1817 papa Pio VII concede l’Indulgenza Plenaria perpetua.
Anche una recente ricerca ha dimostrato l’attaccamento dei mandellesi per questo santuario, frequentato assiduamente fino al dopoguerra e agli anni ’60, e confermato come le donne in particolare vi si recassero per pregare questa Madonna del latte, chiederle la grazia di un figlio, la protezione durante la gravidanza, il parto e l’allattamento, che nei secoli passati voleva dire la sopravvivenza del neonato. Era abitudine portare i bambini a Debbio (piccoli, ma anche ragazzi); la panchina esterna permetteva anche a loro, quando la chiesa era chiusa, di vedere l’interno e di rivolgere una preghiera alla Vergine; si lasciavano fiori e ceri sulla finestra aperta e tante famiglie si recavano per la festa sia a piedi che in barca. Le processioni passavano per Debbio: a S. Marco, il 25 aprile, si facevano benedire le uova del baco da seta, ad aprile-maggio vi passavano le rogazioni, processioni mattutine per la benedizione dei campi. Molti matrimoni sono stati celebrati nel Santuario e si racconta di fatti miracolosi.
Una particolare attenzione meritano gli ex voto del ‘700 e ‘800, realizzati su supporti di materiale diverso, prevalentemente ligneo, una produzione pittorica minore ricca di fascino (le relative copie sono ora appese nella chiesa).
La festa della Madonna di Debbio preceduta da una novena, l’8 settembre era una ricorrenza molto attesa e speciale, con la S. Messa, i Vespri e i canestri; ci si fermava tutto il giorno per una scampagnata in compagnia.

La chiesa arcipretale di San Lorenzo sorge su una piazza all'inizio del lungolago. L'edificio attuale del XVII secolo è sorto in sostituzione del tempio precedente a tre navate, sorrette da piastroni terminanti con absidi. Di chiara impronta romanica resta il campanile del XII secolo a fianco della facciata decorato da archetti pensili e da due piani di bifore. La facciata si presenta con semplice coronamento a cimasa orizzontale sulle navate laterali e con una cimasa composita curvilinea sulla navata centrale. La decorazione della chiesa risale al XVII secolo e segue il gusto decorativo barocco, in quanto presenta stucchi e grandi quadri. Da segnalare il prezioso ciborio intagliato e l'altare a baldacchino in legno policromo.
Unito alla chiesa, si riconosce ancora il complesso dell'abbazia benedettina, già esistente nell'833 d.C., di cui rimane solo il chiostro.

Il Santuario della Madonna del fiume è un vero gioiello del barocchetto lombardo, con interno impreziosito da stucchi, dorature, affreschi e tele dipinte da Giacomo Antoni Santagostino. Affreschi di notevole interesse della fine del 1400 e dei primi del 1500, sono inclusi nella chiesa di S.Giorgio e in quella di S.Zenone, in frazione Tonzanico.
La nascita dell'edificio di culto è legata a un miracolo avvenuto nel '600,  quando le acque del fiume Meria, in seguito a un’esondazione, depositarono davanti a un’immagine della Madonna con Gesù Bambino dipinta sul muro di cinta di una vigna, un intero sacco di grano trascinato via da un mulino. La devozione per l’effigie della Vergine accrebbero la popolarità dell’immagine, alla quale si volle perciò dare degna collocazione all’interno di un edificio di culto. L'iniziativa della costruzione spetta all'arciprete, Giovanni Battista Sambuca, che si avvalse delle elemosine della comunità e delle donazioni dei maggiorenti locali. La chiesa, terminata nel 1632, fu inizialmente dedicata alla Vergine Assunta, ma da subito   prevalse l’intitolazione alla Beata Vergine del Fiume. Al suo interno conserva un ricchissimo apparato decorativo formato da dipinti di Giacomo Antonio Santagostino e dagli stucchi di David Reti, qui attivi negli anni trenta del XVII secolo. Ulteriori interventi ornamentali furono apportati nel '700, epoca alla quale risale l'altare maggiore dove tuttora si venera l'effigie miracolosa.
Fondato nel 1624 a pianta ottagonale sovrastata da una cupola con lanterna. Successivamente venne costruito il nartece a nove arcate ed una Via Crucis, situate nella piazza antistante l'edificio con quattordici cappelle barocche. Le pitture originali delle cappelle vennero sostituite da riproduzioni su lastre agli inizi del '900. Il campanile a pianta ottagonale risale al 1912. Secondo la tradizione il Santuario venne costruito dopo l’esondazione del 1624 del fiume Meria che distrusse la cappella della Beata Vergine. Molti dei resti dell'edificio, tra cui parte di un muro dipinto con l’immagine dipinta della Vergine con Bambino, vennero recuperati per ricostruire l'attuale Santuario sul luogo del ritrovamento. L’immagine della Madonna fu collocata sopra l’altare solo nel 1793.
L'interno conserva importanti opere tra cui alcune tele settecentesche, affreschi e statue che rappresentano la Vergine, i Profeti e i Santi.

Rongio è una frazione geografica posta in posizione rialzata a nordest del centro abitato.
Rongio fu un antico comune del Milanese.
Anticamente aggregato alla comunità generale di Mandello, fu designato comune a sé stante dalle riforme dell'imperatrice Maria Teresa, che gli aggregò i piccoli villaggi di Molina, Tonzanico e Motteno, per un totale di 657 abitanti. Nel 1786 entrò per un quinquennio a far parte della Provincia di Como, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1797 e nel 1798.
Portato definitivamente sotto Como nel 1801, alla proclamazione del regno d'Italia napoleonico nel 1805 risultava avere 750 abitanti. Nel 1809 il municipio fu soppresso su risultanza di un regio decreto di Napoleone che lo annesse per la prima volta a Mandello, ma il Comune di Rongio fu tuttavia ripristinato con il ritorno degli austriaci. Il primo Consiglio comunale fu eletto nel 1822 grazie al regio assenso governativo. Nel 1853 il paese risultò essere popolato da 1160 anime, salite a 1263 nel 1871. Nel 1921 si registrarono ben 1707 residenti. Fu il regime fascista a decidere nel 1927 di sopprimere definitivamente il comune, unendolo definitivamente a Mandello.
La chiesa di San Giacomo,documentata dal 1558, è di fondazione più antica. Forma attuale frutto di un intervento di abbellimento e restauro del 1903. Dal 1913 il fonte battesimale. All’interno, sull’altare di marmo policromo intarsiato (1745), una nicchia accoglie la statua del Santo in abiti vescovili.Sulla volta del presbiterio La cena in Emmaus.Nello spessore di un pilastro che divide il presbiterio dalla navata, visibile affresco tardogotico raffigurante Madonna col Bambino con ramo di ulivo. Nella navata si apre la Cappella della Madonna del Rosario con bella statua della vergine. Copertura della navata con volta a crociera adue campate. In controfacciata, in posizione elevata, il coro.
La chiesa di Sant'Antonio da Padova risale al 1654. Sopra l’altare maggiore una statua di Sant’Antonio con Gesù Bambino circondato da fanciulli. Sulle pareti del presbiterio 2 tele: a sinistra Sant’Antonio resuscita un morto; a destra fatto che narra l’origine della chiesa. Nella navata 2 nicchie con statue della Vergine Immacolata e di un Santo Guerriero. Due tele nella navata rappresentano Maria Immacolata che trionfa su un drago e il sacrificio di Isacco. Nelle lunette dipinti 2 miracoli di Sant’Antonio.

Olcio è un piccolo centro abitato di antica origine, storicamente appartenuto alla pieve di Mandello, parte del territorio milanese.
Nel 1786, nell'ambito della riforma delle circoscrizioni della Lombardia austriaca, Olcio coi suoi 326 abitanti fu assegnata alla provincia di Como, ritornando però già nel 1791 sotto quella di Milano.
In età napoleonica, anno 1809, quando il borgo contava 328 residenti, al comune di Olcio furono aggregati i comuni di Lierna e Uniti e Somana, ma dopo soli tre anni, nel 1812, anche il comune di Olcio fu soppresso, e aggregato a Mandello. Tutti i centri recuperarono l'autonomia nel 1816, in seguito all'istituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Nel 1853 aveva 487 residenti, all'unità d'Italia, anno 1861, Olcio contava 492 abitanti. Il comune, coi suoi 372 abitanti, venne soppresso nel 1927 e aggregato a Mandello del Lario.
Sicuramente già esistente nel 1145, quando il santuario di Santa Maria del Monte è citato in un privilegio papale.
Nel 1335 fu ospizio benedettino, con annessi locali edificati in epoca medievale.
Dal 1440 dipende dalla Parrocchia di Olcio.
Della primitiva costruzione romanica il campanile e la planimetria, ad aula unica con portico esterno.
L’altare maggiore conserva un quadro con Maria e Bambino tra i SS. Giuliano e Lorenzo.
Seriamente danneggiata da un disastroso incendio nel 1997, in seguito restaurata nelle forme attuali
La Chiesa di Sant'Eufemia è sicuramente anteriore alla Parrocchia, costituita con atto notarile il 4 Novembre 1491, come attestano elementi del campanile di epoca romanica, sovrastato da cupola a cipolla appena accennata di epoca successiva.
L’aspetto attuale si deve a un rifacimento del XIX sec.
All’interno ricca decorazione ottocentesca con dipinti nella zona presbiteriale di Giovanni Maria Tagliaferri (1873). Sull’altare maggiore in marmo policromo è una pala con la Natività.
In controfacciata in posizione elevata pregevole organo Carnisi (1853).

Somana è una frazione geografica posta sul Lario a nord del centro abitato, verso Lierna.
Somana fu un antico comune del Milanese.
Anticamente aggregato alla comunità generale di Mandello, fu designato comune a sé stante dalle riforme dell'imperatrice Maria Teresa, popolato da 197 abitanti. Nel 1786 entrò per un quinquennio a far parte della Provincia di Como, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1797 e nel 1798.
Portato definitivamente sotto Como nel 1801, alla proclamazione del regno d'Italia napoleonico nel 1805 risultava avere 214 abitanti. Nel 1809 il municipio fu soppresso su risultanza di un regio decreto di Napoleone che lo annesse ad Olcio, ma nel 1812 fu decretata di converso la prima unione con Mandello; tuttavia, il Comune di Somana fu ripristinato con il ritorno degli austriaci. Nel 1853 il paese risultò essere popolato da 382 anime, salite a 422 nel 1871. Nel 1921 si registrarono ben 428 residenti. Fu il regime fascista a decidere nel 1927 di sopprimere definitivamente il comune, unendolo definitivamente a Mandello.

La chiesa di Sant'Abbondio è stata consacrata nel 1803 ed eretta parrocchia indipendente nel 1858. Struttura ad aula unica coperta da volta a botte. Facciata a capanna in cui si apre il portale centrale sormontato da un occhio. Il campanile termina con un’elegante cipolla. All’interno catino absidale decorato con affresco raffigurante il Sacro Cuore di Gesù benedicente tra schiere di Angeli musicanti. Sulla parete dell’abside riquadri con scene cristologiche. Nella volta affrescato il miracolo di Sant’Abbondio che con la resurrezione di una bambina induce i pagani alla conversione.

Maggiana  è una frazione del comune di Mandello del Lario. Il nucleo storico del paese si sviluppa intorno all'antica e alta torre medioevale oggi nota come Torre di Federico in quanto fu residenza dell'imperatore Federico I Barbarossa. La chiesetta della frazione invece sorge sul confine verso valle dell'abitato da cui si domina Mandello ed il lago di Como.
Solo nel 1621, erigendosi la parrocchia di Sant'Antonio in Crebbio (giuridicamente Comune di Abbadia Lariana), Maggiana fu assegnata ecclesiasticamente alla nuova parrocchia sottraendola a quella matrice di Mandello.
La forma della Torre del Barbarossa è quadrata, l'altezza è di 40 braccia e la larghezza di dieci. Le mura hanno da ogni parte finestre ogivali che si alternano con delle feritoie. Si accede per un ampio portone medioevale, che immette in un cortiletto d'ingresso dal quale, per una comodo scala, si entra al primo piano della torre. Quivi, immurata nel camino, si osserva una lapide che porta incisa una dicitura su Federico Barbarossa or resa illeggibile dagli anni, dalla fuliggine e ancora dagli uomini, poiché la pietra ora è scomparsa forse per tre quarti nella base del camino e la poca emergente non lascia scoprire altro che qualche consonante sconnessa. Dal primo piano si sale ai piani superiori fino all'ultimo, un tempo tutto ornato di affreschi che ora si sono andati affievolendo fin quasi a scomparire: solo dei trofei d'armi dipinti negli angoli resistono ai tempi quasi a testimoniare ai visitatori odierni il soggiorno che vi fece l'imperatore Federico I. Verso il 1800, la torre passò in proprietà del signor Francesco Alippi, il quale, orgoglioso di possedere un monumento tanto storico, la restaurò, ornando la sommità di un comodo terrazzo con quattro pilastrini granitici agli angoli congiunti fra loro da riquadri in ferro lavorato, sormontata in un angolo dal parafulmine, mettendo così l'interno al riparo dall'azione corruttrice delle intemperie. Il 5 maggio 1828 un muratore stava smurando il camino al primo piano, quando rinvenne addossata al muro una lapide di granito tutta annerita dal fumo; pulita e lavata convenientemente vi si lessero le parole: FRIDERIC - IMPERAT - GERMAN HIC - TUTUS - QUIEVIT - ANNO 1158 (Federico, imperatore di Germania, qui sicuro riposò - anno 1158). Non è a dire la gioia dell'Alippi al rinvenimento di una documentazione tanto sicura del soggiorno di Federico Barbarossa a Maggiana, e da quel giorno accrebbe a dismisura la sua considerazione per la torre di cui, orgoglioso, si sentiva proprietario. Dal 19 marzo 1910, la torre è notificata al signor Tomaso Comini fu Ignazio, i familiari del quale, se richiesti, con la già sperimentata cortesia, sono lieti di fare da guida nella visita alla torre fino al terrazzo, dal quale l'occhio si posa compiacente sui colli finitimi, sui pendii, sulla sottostante Mandello e sul lago fino a Bellagio.
Essa attualmente è adibita a museo. Il museo è allestito dall'associazione locale "Gruppo Amici di MAGgiana" (GAMAG) ed è visitabile solo su prenotazione o nelle giornate della festa in costume medievale de "La Torre in festa", che si svolge tutti gli anni nel mese di giugno. Il Gamag, nel dicembre 2008, ha ottenuto per un ulteriore triennio la gestione della Torre.
Il lavatoio di Maggiana è stato scolpito interamente a mano, le massaie del posto possono ancora oggi lavare i panni nella vasca principale. L'acqua è potabile.

Moregallo storicamente sempre appartenuta a Mandello, in quanto questi territori appartenevano ai nobili mandellesi che, per raggiungere la frazione dall'altra parte del lago, vi arrivavano con la barca. Moregallo è, infatti, una frazione situata sulla riva opposta del lago passata alle cronache pochi anni fa, quando è sorta una polemica sulla cava di sabbia presente in loco, che venne a essere sperequata e privata quasi completamente del materiale, prezioso per il mondo dell'edilizia.

La grotta Ferrera si trova in località Acqua Bianca.
Il livello orografico della grotta è 590 metri sopra il livello del mare ed ha un dislivello massimo di circa -37 metri.
La caverna è costituita essenzialmente da un’unica immensa sala lunga circa 175 metri e larga circa 50 metri. È percorsa per un breve tratto da un ruscello proveniente da una volta che forma una cascata.
L’accesso è estremamente facile, poiché si apre sul bordo di una mulattiera molto ben tenuta; anche la percorribilità interna è facile, tuttavia il suolo è coperto da fango scivoloso e costellato di crepacci.
La caverna è stata originata dalla dissoluzione di una parte di roccia più corrodibile seguita dal crollo di altri strati sovrastanti al fine di ristabilire l’equilibrio. Questo tipo di formazione è frequente nelle grotte della zone limitrofe.








FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://www.mundimago.org/



martedì 14 luglio 2015

MANDELLO DEL LARIO



Mandello del Lario è un comune della provincia di Lecco.

Si ritiene che il suolo su cui sorge la cittadina sia formato dalla pianura alluvionale che il torrente Meria ha creato trasportando a valle, verso la foce, grandi quantità di detriti, massi, ciottoli e ghiaia.
Su questa pianura, circondata da fertili colli, alla fine del VII sec. a.C. si stabilirono i Celti (come confermato da reperti archeologici rinvenuti nei dintorni). Dopo la vittoria dei Romani sui Celti a Casteggio (PV) Mandello venne assoggettato dal condottiero romano Marco Claudio Marcello e, insieme ad altre località del lago, divenne un Pagus romano.
Nonostante il borgo sia di fondazione preromana, si ipotizza che il nome della cittadina sia di origine romana e che derivi dal nome «Mandella», di una famiglia aristocratica romana o dal nome proprio «Amandello».
Le prime menzioni scritte che riguardano Mandello risalgono all’epoca dei Longobardi dai quali fu classificata «corte regia», ossia terra di proprietà reale.
Nel 603 il papa Gregorio I, probabilmente a seguito di una contesa con il re longobardo Agilulfo, cedette al conte di Angera tutte le corti regie del Comitato di Milano, fra le quali figurava anche Mandello.
Successivamente Mandello divenne comune rurale dell’alto milanese, «feudo comitale e residenza dei Conti di Mandello» o «Mandelli» che trassero, come di consuetudine ai tempi, il cognome di famiglia dal nome del borgo.
Nel 1117, durante la guerra tra Como e Milano, i Mandellesi si schierarono con i Comaschi a fianco del papa Urbano II, contro i Milanesi appoggiati dall’imperatore Enrico IV. Nel 1126, nel corso della guerra durata ben 10 anni, il borgo di Mandello fu saccheggiato ed incendiato da parte dei Lecchesi e dei Milanesi.
Nel 1154 Federico Barbarossa, sulla via del ritorno verso la Germania dopo la sua prima discesa in Italia, affidò la custodia del paese e della Torre di Maggiana ad Alcherio Bertola, ricco signore del luogo fedelissimo alla causa imperiale.
Nel 1160, quando le città italiane pensarono a rendersi indipendenti dall’impero e si formarono i comuni, Mandello fu tra i primi borghi del lago ad accogliere la novità amministrativa e si costituì in Comune, con consoli, assemblee e magistrati propri.
Durante la lotta tra Visconti e Torriani Mandello, coerente con la sua posizione guelfa, parteggiò per questi ultimi.
Nel 1311 Mandello fu invaso dalle truppe di Cressone Crivelli ed a lui l’imperatore Enrico VII concesse in feudo Lecco e le zone limitrofe.
Nel 1336 Lecco e Mandello passarono sotto il governo di Azzone Visconti; sotto il suo dominio la vita pubblica conobbe un periodo di ordine e di buona amministrazione.
Sul finire del XIV secolo vennero promulgati ufficialmente gli statuti per il borgo e la sua popolazione; il primo podestà, Giovanni De Bombelli, fu eletto il 13 febbraio 1398. Nel 1429 il duca Filippo Maria Visconti concesse alla terra di Mandello alcuni privilegi che vennero confermati ed accresciuti da Francesco Sforza nel 1450.
Durante la guerra tra Milano e Venezia, Mandello resistette alla Repubblica Veneta che, nel 1453, aveva già occupato la Valsassina e minacciava anche Bellano e la riviera orientale del lago.
E’ in questo periodo che il borgo venne ulteriormente fortificato e fu concluso il vallo attorno all’abitato.
Il 23 ottobre 1537 l’imperatore Carlo V concesse il feudo di Mandello e riviera al senatore cremonese Francesco Sfondatri. Gli Sfondatri mantennero l’investitura fino al 1788, anno in cui i Serbelloni fecero domanda per ottenere il «Contado della Riviera» (a cui apparteneva anche Mandello), ma l’anno successivo le leggi napoleoniche abolirono ogni vincolo feudale.
Agli inizi dell'Ottocento vari avvenimenti storici vengono a toccare la realtà mandellese. Nel 1802 La Repubblica Cisalpina diventa Repubblica italiana. Nel 1805 La Repubblica italiana diventa Regno d'Italia. Nel 1809 avviene l'annessione di Abbadia, Linzanico e Rongio, seguiti da Olcio e Somana nel 1812. Nel 1814 avviene la restaurazione austriaca in Lombardia. Un anno più tardi, tutte le recenti unioni comunali vengono annullate. Nel 1821 il governo austriaco autorizzò le prime elezioni municipali a Mandello per l'appena istituito Consiglio comunale. Nel 1824 il governo austriaco inizia l'apertura della statale dello Spluga-Colico-Lecco, come strada di grande interesse militare, i lavori della quale termineranno nel 1832. Nel 1826 viene varato il primo piroscafo a vapore che naviga sul lago e che porta il nome di Lario. Nel 1839 a Giorgio Enrico Falck sr. (1802-1886) ingegnere meccanico, "si deve tecnicamente il primo impianto di laminazione italiano", a Dongo. Avanzano i moti risorgimentali italiani. Il 22 maggio 1848 i mandellesi si uniscono a una grossa colonna di volontari di Lecco che partono per la Valtellina col preciso scopo di proteggere il passo dello Stelvio; sono della partita alcuni componenti della famiglia Pini "gente solida", a Mandello fin dal 1300. Nel 1850 circa, la Badoni&Co. di Castello, Mandello e Bellano si pone alla testa dell'industria siderurgica italiana. Nello stesso anno, Carlo Ferrario fonda l'azienda che è sicuramente la più antica industria mandellese che si possa annoverare; ancora oggi produce fusi per la torcitura che per la loro altissima qualità sono conosciuti ed esportati in tutto il mondo. Nel 1859 diversi esponenti mandellesi, fra i quali i Confalonieri ed i Pini, partecipano a tutte le battaglie risorgimentali. Nello stesso periodo la famiglia Keller, di origine svizzera, gestisce lo stabilimento omonimo, ora vellutificio Redaelli. Nelle immediate vicinanze della Madonna di Debbio è attiva "una immane rupe di bel granito persichino dalla quale furono tagliate le otto colonne che in Como adornano il tempio del Crocifisso della S.Annunciata e ne sostengono le cupole". I vari componenti della famiglia Pini si distinguono nei moti risorgimentali. In questo periodo Mandello è prettamente agricola e gli annuari della diocesi di Como certificano che il numero dei bovini è di circa 1100 unità al giorno d'oggi si è ridotto ad una decina di capi. Mandello fu il primo comune lariano su cui sventolò la bandiera italiana. Le famiglie Badoni e Falck operano industrialmente in Mandello. Enrico II Falck, l'azienda del quale assurge a livello europeo, viene eletto senatore della repubblica italiana. Negli anni tra il 1860-66 cittadini mandellesi partecipano alla conclusione dei movimenti risorgimentali. 1860 - 61 Re d'Italia: Vittorio Emanuele II. Gli abitanti mandellesi sono 3118. 1862: Enrico Falck (1827-1878) sposa Irene Rubini Falck che resterà vedova con i piccoli Luigia, Giorgio e Camilla. Il 24 novembre dello stesso anno, il Consiglio Comunale delibera il toponimo del paese in "Mandello del Lario", delibera approvata l'8 febbraio 1863 con R.D. Nel 1871 gli abitanti mandellesi sono 3250. Nel 1877 è in attività la torcitura Panizza. Nel 1881 gli abitanti mandellesi sono 3498. Nel 1879 si delibera il progetto per la linea ferroviaria Lecco-Colico; nel 1885 si realizza la linea ferroviaria Colico – Sondrio. Il 14 dicembre 1888 nasce a Mandello Alfredo Lanfranconi, padre del P.I.M.E. che il 1º luglio 1937 sarà nominato vicario apostolico, poi dal 1º gennaio 1955 vescovo di Taungngu in Birmania (+ 26 novembre 1959). Del 1893 è l'installazione in Mandello del Velluttificio Redaelli (già Keller) che nella sua attività secolare diventerà noto per la varietà, qualità e ricchezza dei prodotti. Il 1º agosto 1894 entra in funzione la linea ferroviaria Bellano-Colico. Nello stesso periodo sono operanti i filatoi di Carugati e Ferrario e la filanda dei Semenza e Ravasi. Nel 1895 Antonio Carcano, proveniente da Maslianico, dove nel 1880 aveva iniziato la lavorazione dello stagno, si trasferisce a Mandello in località Maglio, nel comune di Somana. Ed utilizza l'alluminio per la lavorazione di carte metallizzate. Attualmente la ACM-Carcano Antonio S.p.a. per i suoi standard qualitativi ha una clientela di portata mondiale. Nel 1899 nasce il cavaliere di Vittorio Veneto Vincenzo Zucchi, storico mandellese che pubblica cinque versioni dell'"Oppidum Mandelli" negli anni 1931, 1946, 1959, 1979, 1990, (+ 1993).

All'inizio del XX secolo Mandello conta 3619 abitanti. Nel 1901 Clemente Gaddi nasce a Somana di Mandello; sarà vescovo di Nicosia, eletto arcivescovo titolare di Darni (con diritto di successione all'Siracusa), quindi vescovo di Bergamo con titolo arcivescovile ad personam (+ 1993). Nel 1902 sulla linea ferroviaria Lecco-Sondrio transita il primo elettrotreno d'Europa. Il 22 maggio 1905 nasce Ambrogio De Battista, che si consacrerà alla missione con il P.I.M.E. e verrà elevato all'ordine episcopale in India il 13 dicembre 1951, divenendo vescovo il 19 marzo 1952 della diocesi di Vijayawada. Si dimetterà il 23 gennaio 1971 per motivi di salute e, di lì a pochi mesi, morirà il 15 dicembre. Nel 1906 inizia l'attività la pluripremiata fabbrica di grattugie Cantoni, tutt'oggi esistente ma in forma minore. Padre Ambrogio Poletti del P.I.M.E. (1905 - 1973), nato a Somana, nel corso della sua missione in Hong Kong è detto "Portinaio della Cina" e "re dei nuovi territori" locali. Nel 1911 gli abitanti mandellesi sono 3770 e nel 1921 sono 3859. Nel febbraio 1921 nasce la Moto Guzzi. Il tecnico Carlo Guzzi, di origine milanese, realizza un prototipo di motocicletta con motore orizzontale. La società mandellese assurge a fama mondiale per le sue circa 3400 vittorie rendendo celebre il nome di Mandello in tutto il mondo e questo non solo per le prestigiose moto, ma anche per le vittorie olimpiche ed intercontinentali nel canottaggio, nell'alpinismo ed in molteplici altre attività sportive. Nel 1930 circa, Giorgio Enrico Falck jr. II (1866-1947) sviluppa l'azienda a livello europeo. Sarà Senatore del Regno d'Italia. Nel 1927 avvengono le annessioni di Olcio, Somana e Rongio. Milano in quel periodo conta un milione di abitanti, Mandello 4600 circa. Nel 1931 gli abitanti mandellesi sono 4638 e nel 1935 è operante in paese il cinema teatro Odeon. Nel 1936 gli abitanti mandellesi sono 5099. Dal 1939 al 1945 si svolge il secondo conflitto mondiale che coinvolge anche il centro abitato di Mandello con la presenza di truppe straniere e tragici episodi fra il centro abitato e le propaggini delle Grigne. Alla cessazione del conflitto, i mandellesi riprendono con vigore le loro attività. Nel 1940 nasce Dante Lafranconi. Sarà vescovo di Savona e Noli ed attualmente di Cremona. Nello stesso anno inizia l'attività il cinema teatro Sociale. Nel 1946 l'ing. Luigi Buzzi, nel verificarsi del "miracolo italiano", fonda la CEMB, che nei decenni si afferma a livello mondiale nella produzione di macchine equilibratrici impiegate in tutti i campi dell'industria e nell'aerospaziale. È contemporanea la creazione da parte dell'ingegner Arturo Gilardoni della "Gilardoni raggi X". Entrata in vigore il 1º gennaio 1948 la Costituzione della Repubblica Italiana, Enrico Falck II (1899-1953), laureato in Scienze agrarie, viene eletto Senatore della Repubblica italiana. La sua disponibilità nei riguardi della nostra cittadina è proverbiale tanto che ".......elargisce, a Mandello, il carbon fossile per l'asilo centrale e quello di Tonzanico; per il ricovero parrocchiale, per la Casa della maternità e per la San Vincenzo....". Nelle olimpiadi di Londra 1948 lo storico "4 senza" della Canottieri Moto Guzzi vince il titolo olimpionico; nello stesso periodo, in paese sorge il cinema teatro Astoria, oggi denominato Cinema Teatro Comunale Fabrizio De Andrè. Nel 1951 gli abitanti mandellesi sono 6550 e, nel rapporto tra cittadinanza e attività produttive, la Mandello industriale risulta essere il primo comune a livello nazionale. Nello stesso anno la cittadina viene raggiunta dal metanodotto. Nel 1956 il dottor Vittorino Gilardoni fonda la Gilardoni Cilindri. A Melbourne, in quell'estate australe (22 novembre – 8 dicembre), il glorioso "4 con" della Canottieri Moto Guzzi composto dagli operai Trincavelli, Vanzini, Winkler, Sgheiz e da Stefanoni al timone vince il titolo Olimpico. Nel 1961 gli abitanti mandellesi sono 8122, e nel territorio comunale sono operanti 350 imprese. Nel luglio dello stesso anno i mandellesi Gigi Alippi e Annibale Zucchi, guidati da Riccardo Cassin, unitamente ad altri tre alpinisti conquistano il monte Mckinley (6168 m), in Alaska. Nell'agosto 1962 il mandellese Pier Lorenzo Acquistapace è presente nella prima cordata italiana, che vince la parete nord dell'Eiger (3970 m), nella Jungfrau in Svizzera. Nel 1971 gli abitanti mandellesi sono 9321 che nel 1981 salgono a 9791 e nel 1991 a 9895. Nel 1992 nasce la nuova Provincia di Lecco e Mandello figura fra le prime cinque cittadine più popolate.

Nel 1992 viene fondato in paese, presso il bar di piazza Roma, il S.U.S.G.I. (Sheffield United Supporter's Group Italia), che riunisce quasi una sessantina di tifosi dell'omonima squadra di calcio inglese dei Blades. L'iniziativa è riconducibile a Mark Fletcher (1964-2002), un inglese trasferitosi a Mandello, dove ha portato la passione per la sua squadra del cuore.

Nel giugno 1996 viene inaugurato il Centro Diurno Anziani, intitolato a Giorgio e Irene Falck.

Uno storico locale, il cavaliere di Vittorio Veneto Vincenzo Zucchi, ha scritto un libro intitolato "Oppidum Mandelli", che racconta dettagliatamente la storia del paese dalle origini fino ai giorni nostri.

Il 24 settembre 2001 il Consiglio comunale, dopo aver attentamente esaminato una petizione formulata da circa 1.300 cittadini contrari all'ipotesi, da il via libera allo svincolo sulla Superstrada (Strada Statale 36), con ingresso e uscita nella frazione di Maggiana. Dell'opera se ne parlava sin dagli anni Ottanta. Il costo dei lavori, 600 milioni di lire, è accollato interamente alla società Agip, che avrebbe costruito un'area di servizio rifornimento. All'epoca, si parlava di realizzare l'opera in un paio di anni (2003). A oggi l'opera è quasi a metà e, comunque, non completata.

Nel 2004 la Moto Guzzi entra a far parte del gruppo Piaggio e, l'anno successivo, Daniele Bandiera ne diventa l'amministratore delegato. Sempre nel 2005 viene a mancare, all'età di 94 anni, l'ingegner Giulio Cesare Carcano, autore del famoso "Otto cilindri" e del motore bicilindrico a V trasversale di 90°, il twins, quello che, con le dovute modifiche culminate nell'8 valvole con camme in testa, è montato tutt'oggi sulle Moto Guzzi.

Nel 2006 viene fondato l'Archivio Comunale della Memoria Locale, con sede presso la Struttura n.3 del Comune (nei locali sotto il Centro Diurno Anziani), che nel maggio 2013 diventa ufficialmente associazione e organizzazione di volontariato. Attualmente il presidente è la professoressa Simonetta Carizzoni, che coordina l'ACML sin dalla nascita.

Nel novembre 2009 viene inaugurata la casetta dell'acqua, in via Fratelli Pini Garibaldini, dietro la piazza del Municipio.

Nel settembre 2010 è stato inaugurato il Torchio di Somana, con rivalorizzazione dell'antico edificio. A fine settembre 2010 viene inaugurata la nuova mensa delle scuole medie Alessandro Volta, in via Risorgimento: può ora ospitare 169 ragazzi in contemporanea.

Il 12 febbraio 2011 vengono inaugurate le nuove sale polifunzionali presso il Lido comunale, che diventeranno, nel giro di poco tempo, l'una un luogo adibito per mostre e l'altra il luogo di allenamento per gli atleti della Canottieri Moto Guzzi.

Il 30 aprile 2011 viene inaugurata la nuova sede del Gruppo Amici Luzzeno (GAL), che viene affidata in concessione per 30 anni, e del nuovo parcheggio, sopra alla sede stessa.

Il 15 maggio 2011 ha fatto tappa in paese l'11ma edizione degli Special Olympics, i giochi olimpici per atleti diversamente abili, organizzati dall'assessorato allo Sport e dalla sezione Arcobaleno della Polisportiva Mandello. Nell'aprile 2012, il Consiglio comunale approva (con 17 voti su 20 e su proposta di 476 cittadini adulti) la nascita del registro telematico e cartaceo per il testamento biologico, primo Comune della Provincia di Lecco ad adottare un tale provvedimento.

Nell'aprile 2013 avviene un passaggio epocale: il Soccorso degli Alpini "Ten. Gildo Molteni" ha un nuovo presidente, Giancarlo Alippi, fino a quel momento vicepresidente. Lo storico presidente, il cavalier Luigi Conato lascia la presidenza, dopo 33 anni di onorato impegno a servizio dell'associazione mandellese, per assumere la carica di presidente onorario.

Il 7 aprile 2013 viene inaugurato, alla presenza di numerose autorità civili e di personaggi del mondo della vela, il nuovo parcheggio di Prà Magno e viene intitolato, come piazzale, alla memoria di Alfio Peraboni, campione olimpionico di vela, alla presenza della figlia.

Il 13 luglio 2011 una potente tromba d'aria è transitata sul paese, creando il panico e numerosi disagi: alcune piante abbattute, soprattutto sul lungolago, in particolare al Lido comunale; alcuni tetti scoperchiati dalle rispettive abitazioni; in alcuni punti del paese l'asfalto è stato sollevato, creando buche pericolose.

Il 17 luglio 2012 viene a mancare il professor Riccardo Zelioli, nato il 14 ottobre 1911, presidente della Carcano Antonio Spa, ma soprattutto riconosciuto in paese come noto filantropo e magnate, sempre dedito alle realtà culturali, sociali e sportive del paese, che non ha mai mancato di sostenere, anche economicamente, in tutti gli anni della sua prestigiosa presidenza.

Il 29 luglio 2013, a poco più di due anni di distanza, un'altra violenta tromba d'aria si abbatte a metà mattinata sul paese: un muro d'acqua e d'aria ha causato numerosi danni, soprattutto nella zona a lago. Uno dei secolari alberi, collocati in piazza Garibaldi (Gera), si è addirittura abbattuto su una macchina, parcheggiata: fortunatamente non c'era nessuno a bordo, perché i proprietari, due turisti, erano in un locale delle vicinanze.

Il 7 settembre 2014, con una cerimonia ben riuscita, viene intitolata la sala civica di Molina alla memoria di Giovanni Poletti, un giovane ventunenne mandellese che, durante la Seconda Guerra Mondiale, venne ucciso, in quanto partigiano, in località Neri (tra Rongio e Luzzeno) il 25 agosto 1944 dai soldati nazifascisti. Oggi i suoi resti riposano nel cimitero di Somana. Il suo sacrificio venne poi ricordato con l'intitolazione anche della Brigata Cacciatori delle Grigne in 89ª Brigata Poletti.

Il 13 settembre 2014, alla presenza di numerose autorità civili (anche dei comuni limitrofi di Abbadia Lariana e Lierna) e militari, viene inaugurata la nuova autorimessa del Soccorso degli Alpini "Ten. Gildo Molteni".

Nel novembre 2014 la nota "Villa delle Rose", sulla Strada Provinciale 72, è divenuta "Villa Lario", con alcuni lavori di ristrutturazione e ampliamento della sala da pranzo.

Il 25 gennaio 2015 viene inaugurata una nuova via in frazione Somana, dedicata a don Giuseppe Peduzzi, storico parroco della frazione (1901-1954).

Il 7 marzo 2015 viene inaugurato il nuovo spazio comunale, nella frazione di Rongio, dedicato a don Lorenzo Milani: in esso è compreso un campo di calcio in erba sintetica e un’area attrezzata con un canestro per il gioco del basket.

Nella notte tra il 7 e l'8 luglio 2015 muore, all'età di 85 anni, il dottor Gianni Comini, storico medico di famiglia. Nel 1958 aveva contribuito attivamente alla costituzione della sezione locale dell'Associazione Volontari Italiani Sangue (AVIS), di cui è stato, fino alla morte, presidente onorario. L'Avis mandellese fu la prima sezione in Italia, proprio per decisione del dottor Comini, a rinunciare all'assegnazione delle medaglie al raggiungimento di un determinato traguardo.

Il vicariato foraneo di Mandello, antica sede plebana, è attestato stabilmente a partire dal XVII secolo. Nel 1651 e ancora nel 1758 la pieve di Mandello costituiva un unico vicariato comprendente le parrocchie di Mandello, Olcio, Lierna, San Lorenzo sopr'Adda (Abbadia Lariana), Crebbio e la viceparrocchia di Vassena, eretta in parrocchia nel corso del XVIII secolo (Ecclesiae collegiatae 1651; Ecclesiae collegiatae 1758); mentre nel 1794 nel vicariato e pieve di Mandello figuravano le parrocchie di Mandello, Olcio, Lierna, San Lorenzo sopr'Adda (Abbadia Lariana), Crebbio, Vassena (Ecclesiae collegiatae 1794).

Secondo quanto si desume dal confronto con la "nuova divisione dei distretti compresi nel Regno d'Italia e spettanti alla diocesi di Como per le scuole normali" compilata nel 1816, la "pieve o sia vicariato" di Mandello comprendeva le parrocchie di Olcio, Lierna, San Lorenzo sopr'Adda (Abbadia Lariana), Crebbio, Vassena (Distrettuazione pievana diocesi di Como, 1816). Il 13 agosto 1858, ad opera del vescovo Giuseppe Marzorati, fu eretta la parrocchia di Sant'Abbondio di Somana, con territorio smembrato dalla parrocchia di San Lorenzo di Mandello (Fondo parrocchie, Somana; Zucchi 1959). Nell'elenco delle parrocchie distribuite per vicariati collocato in appendice agli atti del sinodo celebrato nel 1904, sono indicate come appartenenti al vicariato di Mandello le parrocchie di Mandello, Abbadia sopra Adda (Abbadia Lariana), Crebbio, Lierna, Olcio, Somana, Vassena (Elenco delle parrocchie, 1905). Con decreto 16 novembre 1934 del vescovo Alessandro Macchi fu eretta all'interno del vicariato di Mandello la nuova parrocchia del Sacro Cuore di Mandello del Lario (decreto 16 novembre 1934 a) (Bollettino Ecclesiastico Ufficiale Diocesi di Como 1934).

Il vicariato foraneo di Mandello cessò di esistere solo con la revisione della struttura territoriale della diocesi di Como attuata nel 1968. Con il decreto 29 gennaio 1968 del vescovo Felice Bonomini, mediante il quale vennero abolite le vicarie fino ad allora esistenti, il territorio della diocesi di Como venne diviso in zone pastorali, comprendenti uno o più vicariati foranei; le parrocchie dell'antico vicariato di Mandello furono comprese nella zona pastorale X Grigne e nel vicariato di Mandello (decreto 29 gennaio 1968) (Bollettino Ecclesiastico Ufficiale Diocesi di Como 1968). Il vicariato di Mandello, coincidente con la zona pastorale X delle Grigne, comprendeva le parrocchie di Abbadia Lariana; Crebbio; Lierna; Sacro Cuore, San Lorenzo di Mandello; Olcio; Somana (decreto 29 gennaio 1968) (Bollettino Ecclesiastico Ufficiale Diocesi di Como 1968). La struttura vicariale così delineata venne adeguata con il decreto 10 aprile 1984 del vescovo Teresio Ferraroni (decreto 10 aprile 1984) (Bollettino Ecclesiastico Ufficiale Diocesi di Como 1984).

Dal Giovedì Santo del 2011, che correva in data 21 aprile, il Vescovo di Como Diego Coletti ha ripristinato il XVII Vicariato - Vicariato di Mandello e abolito la zona pastorale X - Grigne.

L'attuale Consiglio Pastorale Vicariale (CPV) è in carica dal 2011 al 2016.

In passato era diffusa la coltivazione di olivi e viti, che ora rimane solo a livello personale e poco diffusa. Nella frazione di Maggiana, fino alla seconda metà del Novecento, veniva coltivato il gelso bianco per l'allevamento del baco da seta. La seta veniva lavorata nella filanda locale, che ora è una casa abitata. Con l'affermarsi delle fibre sintetiche, l'allevamento del baco da seta è andato scomparendo in tutta la regione e, con essa, anche la coltivazione del gelso.

Oggi l'economia del paese si basa soprattutto sull'industria, in particolare quella metalmeccanica e quella manifatturiera. Alcune di queste aziende sono note e rinomate in tutto il mondo.

Il Vellutificio Redaelli, che era nato nel 1893 e ha cessato l'attività nel 2012; lo stabilimento, dove lavoravano circa 80 dipendenti, è stato acquisito nel settembre 2012 dal gruppo veneto Marzotto e, a inizio febbraio 2013 viene annunciato che sull'area industriale ci sarà una modifica di destinazione uso; dalle ceneri dello stabilimento del vellutificio, nasceranno una piscina e un auditorium, che saranno edificati dalla Redaelli Spa; all'interno della villa, di proprietà della famiglia Redaelli, sarà invece costruito un albergo a cinque stelle
Il paese di Mandello del Lario ha ricevuto molti riconoscimenti sportivi mondiali grazie ai suoi atleti e olimpionici della Canottieri Moto Guzzi.

Secondo lo statuto comunale, il territorio comunale comprende, oltre al capoluogo, le frazioni di Olcio, Maggiana, Moregallo, Piani Resinelli, Rongio e Somana.



LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/07/la-valsassina.html



.

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://www.mundimago.org/



Post più popolari

Elenco blog AMICI