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martedì 15 marzo 2016

MONACO DI BAVIERA



In testa alle città preferite dai tedeschi c'è ormai da diversi anni proprio Monaco, situata a centinaia di km dall'amata-odiata Berlino e nel profondo sud della Germania, la "seconda capitale" del paese, la Milano tedesca, la Weltstadt mit Herz (metropoli con il cuore) o, secondo una felice definizione, la città più settentrionale d'Italia.
Monaco di Baviera è una città extracircondariale della Germania meridionale, capitale (Landeshauptstadt) della Baviera. Situata sulle rive del fiume Isar, dopo Berlino ed Amburgo è la terza città tedesca per numero di abitanti.

Fu fondata (1158 ca.) da Enrico il Leone, duca di Baviera, alla confluenza della ‘via del sale’ con altre due arterie commerciali che da Norimberga e Ratisbona conducevano in Italia. Nel 1180 passò, con il ducato di Baviera, ai Wittelsbach che vi stabilirono (1255), dopo l’incorporazione all’Impero di Ratisbona, antica capitale del ducato, la sede del governo. Fortificata nel 1319, crebbe nonostante i contrasti fra l’alta borghesia e le corporazioni (1397-1403); dopo la riunione dell’Alta e della Bassa Baviera (1506), cominciò a gareggiare con Augusta che, danneggiata durante le guerre di religione (16° sec.) perse a favore di Monaco il primato commerciale nella Germania meridionale. Divenuta centro della cultura tedesca rinascimentale con il duca Alberto V (1550-79), nel corso della guerra dei Trent’anni Monaco costituì il fulcro del cattolicesimo nei paesi dell’Impero ma, nel 1632, fu occupata dagli Svedesi. Durante la guerra di successione spagnola subì la strage del Natale di Sendling (1705), per aver partecipato alla rivolta dei Bavaresi contro l’occupazione austriaca; danneggiata durante le guerre napoleoniche Monaco divenne, con Massimiliano Giuseppe IV, re di Baviera dal 1806, la capitale di uno Stato più vasto e più inserito nella politica internazionale. Al termine della Prima guerra mondiale fu proclamata a Monaco la Repubblica bavarese (1918); nel 1919 la città vide sorgere il governo comunista dei consigli degli operai e dei soldati, soppresso dalle truppe del ministro della Difesa G. Noske, affiancate da formazioni paramilitari di destra (Freikorps); fu teatro del fallito putsch di Hitler (8-9 nov. 1923), prodromo all’avvento del nazionalsocialismo in Germania. Bombardata durante la Seconda guerra mondiale, fu occupata dagli Alleati il 1° maggio 1945.

Monaco fu inoltre la città dove nacque la "Rosa Bianca" (in tedesco Die Weiße Rose), formata da un gruppo di studenti che si costituirono in un movimento di resistenza al Nazismo dal giugno 1942 al febbraio 1943, quando il nucleo del gruppo venne arrestato ed ucciso dopo la distribuzione di volantini all'Università di Monaco da parte di Hans e Sophie Scholl.

La città divenne una roccaforte Nazista una volta che Hitler prese il potere in Germania, nel 1933 e fu indispensabile per l'ascesa del Nazismo, tanto da essere chiamata dai nazisti stessi Hauptstadt der Bewegung ("capitale del movimento"). Il quartier generale del NSDAP fu stabilito a Monaco e costruito, assieme ad altri edifici utili al partito, a Königsplatz; molti di questi edifici sono tuttora esistenti. Nel 1939 Monaco fu teatro del fallimento di Georg Elser nel tentativo di assassinare Hitler mentre arringava la folla col suo discorso annuale per commemorare il Putsch della birreria nel Bürgerbräukeller.
Monaco di Baviera fu molto danneggiata dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale. La città venne occupata dalle truppe americane della 7ª Armata del generale Alexander Patch il 2 maggio 1945. Dopo la guerra Monaco fu in gran parte ricostruita con un meticoloso lavoro tendente a restituire la stessa fisionomia a strade e palazzi rispetto alla situazione pre-bellica.

Nel 1972 Monaco ospitò la XX edizione delle Olimpiadi, tristemente famosa per il massacro di undici atleti israeliani da parte di terroristi palestinesi.

Nel 1974 fu sede di molte partite dei Mondiali tenutisi in Germania Ovest. A trentadue anni di distanza ha ospitato ancora le partite della stessa competizione, nel corso dei mondiali di Germania 2006.

La conferenza di Monaco riunitasi il 29-30 settembre 1938, con la partecipazione di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia, approdò al cosiddetto patto di M., in virtù del quale la Germania fu autorizzata a procedere all’annessione dei Sudeti cecoslovacchi. L’atteggiamento degli Inglesi e dei Francesi, che a M. favorì lo smembramento della Cecoslovacchia e diede di fatto via libera ad A. Hitler per l’occupazione di Praga (marzo 1939), fu condannato da larghissimi strati dell’opinione pubblica e interpretato come un cedimento alla violenza, sì che è invalsa l’espressione di spirito di M. a designare una politica arrendevole verso uno Stato che proceda contro i principi della convivenza internazionale.

Monaco di Baviera ha un clima continentale, fortemente influenzato dalla posizione geografica in prossimità delle Alpi. La media annua delle precipitazioni si attesta sui 1000 millimetri. Le piogge spesso arrivano violente ed inattese, specialmente durante la stagione estiva. I mesi estivi sono quelli in cui si verificano le più elevate precipitazioni atmosferiche, grazie anche all'effetto sbarramento della catena alpina a sud che funge da barriera naturale bloccando le perturbazioni provenienti da N-NO. In estate, durante prolungati periodi anticiclonici, Monaco raggiunge sovente temperature molto elevate (punte di +35 °C ed oltre), specialmente nei mesi di luglio ed agosto (record di massima assoluta di +37,5 °C il 27 luglio 1983). A causa dei forti contrasti termici derivanti dallo scontro di masse d'aria diverse, la Baviera viene interessata da intensi temporali, spesso accompagnati da grandine.

A causa dell'altitudine (il centro cittadino è posto a 530 m) e della prossimità delle pendici nord delle Alpi, l'inverno bavarese è lungo e molto rigido.

La neve cade molto di frequente da novembre ad aprile (in media circa 75 cm all'anno) e annualmente si registrano mediamente 105 giorni di gelo. Le temperature medie di gennaio sono di +2 °C per le massime e di -4 °C per le minime, anche se non di rado vengono raggiunti valori molto più bassi (quasi ogni inverno si registrano valori inferiori a -15 °C). Durante l'inverno, infatti, i freddi venti provenienti da nord non trovano alcun ostacolo ed investono in pieno la Baviera, prima di subire lo sbarramento da parte delle Alpi a sud. Capita così che possa nevicare per interi giorni di fila, seppur in maniera lieve, e che le temperature si mantengano per lunghi periodi al di sotto dello zero (record di minima assoluta -31,6 °C il 12 febbraio 1929).

L'escursione termica tra estate ed inverno, ma anche tra giorno e notte può essere estrema. Succede spesso che soffi il Föhn, il caldo vento di caduta dalle Alpi che porta temperature elevate fuori norma e bassissimi valori di umidità relativa.

Non raramente capita che, in pieno inverno, a causa di questo vento vengano raggiunte temperature di +15 °C / +20 °C che fondono in poche ore la neve presente al suolo (da qui deriva la fama di "vento mangianeve").

Questo caldo vento è sempre associato a cieli limpidissimi e ottima visibilità, da cui deriva il celebre detto tedesco "azzurro come il cielo della Baviera".

Monaco, capoluogo della Baviera, è una città dove si fondono insieme tradizione e modernità. E' nota come la metropoli con il cuore - Weltstadt mit Herz - nonché la città più settentrionale d'Italia. Sede delle Olimpiadi estive del 1972, Monaco di Baviera è un importante centro turistico e congressuale, ospita prestigiosi musei ed è un florido distretto economico (Bmw, Siemens, Allianz). L'Oktoberfest, la celebre festa della birra, è visitata ogni anno da 6 milioni di persone.

Passeggiando per il centro di Monaco si incontrano storia, arte e angoli caratteristici che fanno del capoluogo bavarese una città con un'anima legata alla tradizione. Dal Municipio neogotico che domina Marienplatz alla monumentale Residenz, dalle torri gemelle della Frauenkirche al rococò sfavillante dell'Asamkirche e del Teatro Cuvilliés... e poi i luoghi dove gustare una buona birra come l'Hofbräuhaus e l'Augustiner e d'estate il biergarten del Viktualienmarkt diventa un must.

Nel 1853 per volontà di Re Maximilian II, padre del "re delle favole" Ludwig II, inizia la costruzione di una nuova arteria stradale, la Maximilianstraße, per collegare il Palazzo reale e l'Opera nella Max-Joseph-Platz con il Maximilianeum, sorto su una collina sopra la riva destra dell'Isar ed attuale sede del Parlamento regionale. L'edificio nasce, su desiderio del sovrano, come istituzione per elargire borse di studio ai giovani bavaresi di talento ma senza i mezzi economici necessari per proseguire gli studi.

Tra i principali edifici, realizzati in uno stile che alterna elementi neogotici e rinascimentali, si segnalano al numero 39 il Governo dell'Alta Baviera con la pregevole facciata in terracotta realizzata da Friedrich Bürklein e al numero 17 l'Hotel Vier Jahreszeiten che annovera tra i suoi ospiti illustri l'imperatrice Sissi che sovente soggiornava qui quando da Vienna tornava nella natia Monaco. Il tè delle cinque servito nella hall dell'albergo è la ciliegina sulla torta di un pomeriggio di compere e relax.

In mezzo alla Maximilianstraße si erge il monumento in bronzo e granito di Re Massimiliano II, chiamato popolarmente Maxmonument e inaugurato nel 1875. Le quattro figure ai piedi del sovrano rappresentano la pace, la giustizia, la forza e la saggezza.

La via si è gradualmente trasformata nella principale arteria dello shopping di lusso della città con le boutique di Ralph Lauren, Chanel, Dolce & Gabbana, Fendi, Gucci, Valentino, Armani, Louis Vuitton, Cartier, Christian Dior, Hermès, Bulgari, Salvatore Ferragamo e anche delle grandi firme della moda tedesca come Escada e Hugo Boss.

Altri negozi nei dintorni della Maximilianstraße che meritano una sosta per la loro tradizione e storia sono il negozio di porcellane Nymphenburg nella Briennerstraße, la manifattura reale nata a metà del 1700 e ancora oggi di proprietà dei Wittelsbach, l'emporio gastronomico Dallmayr nella Dienerstraße 14 dove si trovano tutte le prelibatezze alimentari locali e non solo, e Loden-Frey in Maffeistraße 7, regno dei loden e dell'abbigliamento bavarese.

L'architettura cittadina è caratterizzata dalla presenza di numerosi edifici storici, molti mantenutisi intatti nei secoli, altri ricostruiti dopo la seconda guerra mondiale, e di alcuni esempi di architettura moderna. Un sondaggio, condotto per il National Geographic Traveler, ha scelto oltre 100 luoghi storici in tutto il mondo e ha classificato Monaco di Baviera come la trentesima migliore destinazione.

La Frauenkirche ("Dom zu unserer lieben Frau" – Cattedrale di Nostra Signora) è una delle costruzioni più famose del centro città. È la cattedrale di Monaco e sede dell'Arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Famosa per le sue torri gemelle sovrastate da cupole ramate a forma di cipolla che caratterizza il profilo cittadino. Le torri della Frauenkirche (ma non la chiesa stessa) sopravvissero intatte alla guerra, ed oggi hanno oltre 400 anni. Con i loro 99 metri, costituiscono anche il limite massimo di altezza per le nuove costruzioni nel centro storico. Tale limite venne approvato nel novembre 2004, dalla popolazione di Monaco di Baviera, con un referendum promosso da Georg Kronawitter, già sindaco, contro la volontà dei partiti politici nel Parlamento della città ("Stadtrat"), che temeva che questo potesse nuocere all'attrattiva costituita dalla città per gli investitori.

La Michaelskirche, Chiesa di San Michele è la più grande chiesa rinascimentale a nord delle Alpi. Venne scrupolosamente e mirabilmente ricostruita dopo la guerra.
La Theatinerkirche, Chiesa di San Gaetano dei Teatini, è una grande basilica in stile barocco italiano, modello che ha influenzato l'architettura barocca tedesca del sud.
La Asamkirche, Chiesa di San Giovanni Nepomuceno è comunemente nota come Chiesa degli Asam dal nome dei due fratelli Cosmas Damian e Egid Quirin Asam che la costruirono, artisti pionieri del Rococò. Rappresenta uno dei massimi capolavori dello stile rococò, e uno dei più particolari monumenti della città.
La Chiesa di San Pietro, sulla Marienplatz, è la più antica chiesa della città. Fu costruita in stile romanico ed è stato il primo insediamento monastico di Monaco di Baviera, ancor prima della fondazione ufficiale della città del 1158. Venne rifatta due volte in stile gotico e barocchizzata dal grande Maestro stuccatore Johann Baptist Zimmermann. Venne ricostruita quasi interamente dopo la guerra.
La Chiesa dello Spirito Santo, costruita fra Marienplatz e il Viktualienmarkt in stile gotico, venne convertita in stile Rococò dai fratelli Cosmas Damian e Egid Quirin Asam a partire dal 1724. All'interno presenta raffinatissimi stucchi a colori pastello, attentamente ricomposti durante la ricostruzione post-bellica.
La Bürgersaalkirche è un bell'oratorio barocco sito lungo la centrale Neuhauser Straße. Eretto dal grigionese Giovanni Antonio Viscardi nel 1710, conserva all'interno delicati stucchi del milanese F. Appiani.
La Collegiata di Sant'Anna, gioiello barocco della fine del XVII secolo.
La Chiesa della Santa Trinità, barocco edificio costruito dal ticinese Giovanni Antonio Viscardi nel 1711-18.


La Chiesa conventuale di Sant'Anna im Lehel, venne costruita tra il 1727 e il 1733 dall'architetto Johann Michael Fischer per volere della principessa elettrice Maria Amalia d'Asburgo. Capolavoro è la decorazione interna eseguita dai due fratelli Cosmas Damian e Egid Quirin Asam. Fu la prima chiesa in stile Rococò della Baviera e fu il prototipo per le altre costruite in seguito nella regione.
La Chiesa del Salvatore, è un edificio gotico che dal 1829 è una chiesa greco-ortodossa. È oggi la sede del Metropolita della Germania e dell'Esarcato dell'Europa centrale.
La Chiesa di San Giovanni Battista, costruita tra il 1852 e il 1874, è la più grande chiesa a est del fiume Isar. Il campanile è alto 97 metri ed è il terzo in quanto altezza a Monaco di Baviera.

Il Neues Rathaus, Municipio Nuovo della città è una grandiosa costruzione in stile neogotico che domina la piazza principale, la Marienplatz. La torre civica porta il celebre Rathaus-Glockenspiel, l'orologio arricchito del carillon "Glockenspiel" a figure animate, simbolo cittadino ed il più grande della Germania.
La Residenz : il palazzo fu residenza dei duchi e dei re della Baviera. Il vasto complesso, con tre facciate monumentali e che si sviluppa intorno a tre cortili principali, venne costruito a partire dalla seconda metà del XVI secolo, quando, per volere del duca Alberto V, venne abbattuta la cosiddetta Neuveste (Fortezza nuova eretta nel 1385). Si arricchì gradualmente con importanti tesori, sia architettonici che decorativi. Ospita diversi musei al suo interno: Residenzmuseum, costituito dalle sale stesse del castello, uno dei musei di decorazione di interni fra i più significativi d'Europa; Schatzkammer, la Camera del Tesoro, che raccoglie preziosissime opere d'arte orafa dall'Alto Medioevo all'epoca barocca; Staatliche Münzensammlung, La Collezione della Zecca di Stato, fra le più ricche collezioni al mondo di Numismatica e Sfragistica. Inoltre accoglie lo splendido Teatro Cuvilliés, pregevole gioiello rococò che prende nome dal suo architetto François de Cuvilliés il vecchio.
Antica Zecca, l'Alte Münze, è un palazzo rinascimentale eretto fra il 1563 e il 1567 su progetto di W. Egkl, con un bel cortile a tre ordini di arcate.
Hofbräuhaus, la più antica e celebre birreria di Monaco di Baviera, fondata nel 1589, nonché una delle sette fabbriche di birra della città.
Il Teatro Nazionale, il neoclassico teatro dell'opera, di livello internazionale, in cui hanno avuto la prima parecchie opere di Richard Wagner sotto il patronato di Ludovico II di Baviera.

Il Castello di Nymphenburg, la residenza estiva dei Wittelsbach, i regnanti bavaresi. Imponente costruzione, uno dei capolavori dell'architettura barocca in Germania, è una delle più belle residenze reali d'Europa. Il castello è circondato da un grande parco arricchito da numerosi padiglioni di svago fra cui il celebre Amalienburg, palazzina di caccia eretta in un sublime e delicatissimo stile rococò dall'architetto belga François de Cuvilliés il vecchio.
Il Palais Porcia, fu il primo esempio di architettura barocca in stile italiano della città. Venne costruito per conto della famiglia Fugger su progetto di Enrico Zuccalli, tra il 1693-94. Gli interni vennero rifatti in stile rococò da François de Cuvilliés il vecchio, con alcuni interventi di Johann Baptist Zimmermann.
Il Palais Preysing, venne costruito per il conte Maximilian von Preysing-Hohenaschau su progetto di Joseph Effner tra il 1723 ed il 1728 in stile rococò. Fu il primo edificio civile della città ad essere costruito secondo tale stile. Adiacente alla Feldherrnhalle, presenta tre facciate finemente decorate da stucchi. Esempio della sfarzosità delle decorazioni è lo scalone dell'ala nord, sorretto da cariatidi, e con balaustre traforate.
Il Palais Holnstein, sublime opera rococò dai toni bianchi e rosa, eretto fra il 1733 e il 1737 dall'architetto François de Cuvilliés il vecchio.
Le Porte di città. Dell'ormai demolita cinta muraria medievale, sono sopravvissute tre porte fino ad oggi: la Isartor a est, la Sendlinger Tor a sud e la Karlstor ad ovest del centro urbano.
Führerbau, sede di rappresentanza di Hitler nella città di Monaco durante il regime nazista.

Marienplatz è il centro della città, intitolata alla Madonna, prende il nome dalla Mariensäule, la colonna barocca della Vergine che sorge in mezzo alla piazza. Chiudono la piazza importanti edifici: i celebri palazzi comunali di Monaco: il Neues Rathaus, il Municipio Nuovo; e l'Altes Rathaus, il Municipio Vecchio; e la barocca Chiesa di San Pietro.
Karlsplatz, grande piazza dominata dal Justizpalast (Palazzo di Giustizia), da una fontana e dalla Karlstor, una delle tre porte rimaste della cinta muraria cittadina.

Odeonsplatz, animata piazza monumentale di Monaco, è dominata dalla cupola della Theatinerkirche. Vi prospettano inoltre una parte del lungo fronte rinascimentale della Residenz e la Feldherrnhalle, la Loggia dei Marescialli, costruita nel 1841-44, per volere di Ludovico I di Baviera, su progetto di Friedrich von Gärtner che si ispirò alla Loggia della Signoria di Firenze. La loggia venne costruita per onorare gli eroi della Baviera
Königsplatz, la Piazza del Re, vastissima e quadrangolare, venne aperta per volere di Ludovico I di Baviera. Vi prospettano edifici neoclassici eretti su progetto di Leo von Klenze. A ovest sono i Propyläen, del 1846-62, a colonne d'ordine dorico; a nord è la Glyptothek, il più bell'edificio neoclassico di Monaco, eretto nel 1816-34 in ordine ionico; e a sud, è la Ausstellungsgebäude, corinzia del 1838-48, che accoglie la Staatliche Antikensammlungen. Sul lato posteriore di quest'ultima sorge l'enorme Abbazia di San Bonifacio, eretta nel 1834-37 sullo stile delle antiche basiliche paleocristiane. La zona intorno a Königsplatz è sede del Kunstareal, il quartiere dei musei di Monaco.

Quattro grandi viali reali, realizzati nel XIX secolo, permettono di collegare il centro cittadino con la periferia:

Brienner Straße, neoclassica, parte da Odeonsplatz ai margini settentrionali del centro storico vicino alla Residenz e prosegue da est verso ovest, dove si apre la Königsplatz.
Ludwigstrasse comincia anch'essa a Odeonsplatz e si dirama da sud a nord, costeggiando l'Università Ludwig Maximilian di Monaco, la Ludwigskirche, la Bayerische Staatsbibliothek (Biblioteca nazionale bavarese) e numerosi palazzi e ministeri. La parte meridionale del viale è stata costruita in stile neo-rinascimentale italiano, mentre quella nord è fortemente influenzata dall'Architettura neoromanica italiana.
Maximilianstraße, neo-gotica, inizia da Max-Joseph-Platz, dove si trovano la Residenz e il Teatro Nazionale e prosegue da ovest a est. Il viale è contornato da edifici neogotici che ospitano, tra gli altri, il Münchner Kammerspiele, il museo di etnologia e il Palazzo del governo del distretto dell'Alta Baviera. Dopo aver attraversato il fiume Isar, il viale gira intorno al Maximilianeum, sede del parlamento bavarese. La parte occidentale della Maximilianstraße è conosciuta per i suoi negozi di design, boutique di lusso, negozi di gioielli e uno dei più importanti alberghi a cinque stelle di Monaco, l'Hotel Vier Jahreszeiten.
Prinzregentenstraße si estende dalla Maximilianstrasse e comincia a Prinz-Carl-Palais. Molti musei si trovano lungo il viale, come l'Haus der Kunst, il Museo Nazionale Bavarese e la Schackgalerie. Il viale attraversa il fiume Isar e raggiunge il monumento dell'Angelo della Pace passando da Villa Stuck. Il Prinzregententheater si trova più ad est a Prinzregentenplatz.
Il fiume Isar è attraversato da molti ponti, tra cui ricordiamo: il ponte Ludovico, il ponte Principe Reggente, il ponte Wittelsbach, il ponte Massimiliano e Massimiliano Giuseppe, il ponte Cornelius, il ponte Kabelsteg.

Castello di Blutenburg, sorge a 2 km a nord ovest del Castello di Nymphenburg. Era un'antica residenza di caccia ducale con una chiesa tardo-gotica.
Castello di Schleißheim, nel sobborgo di Oberschleißheim, è un complesso barocco. Definito la "Versailles bavarese", forma con i giardini, un episodio capitale del Barocco. Costituito da tre residenze separate: Altes Schloss (il vecchio palazzo), Neues Schloss (il nuovo palazzo) e Schloss Lustheim (palazzo Lustheim), venne costruito a partire dal 1597 dal duca Guglielmo V di Baviera (Altes Schloss), poi accresciuto dal grigionese Enrico Zuccalli, e decorato con affreschi dagli Asam e con stucchi da Johann Baptist Zimmermann.
Schloss Fürstenried, altra importante residenza barocca, di struttura simile a Nymphenburg, ma di dimensioni molto più ridotte, è stato eretto nello stesso periodo a sud-ovest di Monaco.

Chiesa di San Michele a Berg am Laim è uno dei più importanti edifici religiosi al di fuori del centro storico.
La maggior parte dei quartieri cittadini ha chiese di origine medioevale.

Chiesa della Santa Croce a Fröttmaning accanto alla Allianz-Arena, la chiesa più antica della comunità urbana, nota per il suo affresco romanico.
Soprattutto nella sua periferia, Monaco offre una gamma ampia e diversificata di architettura moderna, anche se severe limitazioni di altezza per gli edifici hanno limitato la costruzione di grattacieli per evitare una perdita del panorama delle lontane Alpi bavaresi. La maggior parte dei grattacieli sono raggruppati al margine settentrionale di Monaco, come la Torre BMW, sede della BMW situata vicino al Parco Olimpico. Altri grattacieli sono situati vicino al centro cittadino e sul campus di Siemens nel sud di Monaco. Importanti esempi di architettura moderna della città ci vengono dagli impianti sportivi.

Monaco è una città che possiede numerosi parchi. Il Giardino Inglese, nei pressi del centro della città, copre un'area di 3,7 km² è uno dei più grandi del mondo (più grande di Central Park a New York). Fu progettato e realizzato nel 1789 da Benjamin Thompson, conte di Rumford, essenzialmente per usi militari, ma fu subito concepito anche come spazio aperto al pubblico. Oggi è considerato il più importante parco di Monaco: offre ampi spazi verdi, piste per podismo, corsi d'acqua in cui è possibile fare il bagno e addirittura praticare surf; quando il clima lo consente molti dei frequentatori amano riposarsi e prendere il sole completamente nudi. Particolarmente noti sono i suoi Biergarten, in particolare quello vicino alla Torre Cinese.

Altri spazi verdi moderni sono l'Olympiapark, il Westpark e i parchi del castello di Nymphenburg (con il Giardino botanico Nymphenburg a nord), e del Castello di Schleißheim. Il parco più antico della città è l'Hofgarten, vicino alla Residenz e risalente al XVI secolo, meglio conosciuto per la più grande birreria e per i cervi che qui vivono.

Lo zoo della città è il Tierpark Hellabrunn, vicino all'isola Flaucher nel Isar, nel sud della città. Un altro parco degno di nota è Ostpark, che si trova a Perlach-Ramersdorf.

Il 47,4% dei residenti di Monaco non sono affiliati ad un gruppo religioso e questi rappresentano il segmento in più rapida crescita della popolazione. Come nel resto della Germania, la Chiesa cattolica e le chiese protestanti hanno visto un continuo e lento declino. Al 31 dicembre 2009, il 37,8% degli abitanti della città erano cattolici, 13,8% protestanti e per lo 0,3% ebrei. Una piccola parrocchia della chiesa episcopale è presente in città. A Monaco vive anche un numero significativo di musulmani, per lo più immigrati.

Monaco è una città molto attiva in ambito culturale. Sono infatti presenti numerosi musei e biblioteche, nonché istituti universitari di altissimo livello.

A Monaco è stato inventato da Ellis Kaut il personaggio Pumuckl, per una serie radiofonica sulla radio bavarese nel 1961. Solo nel 1965 la sua inventrice decise di scrivere una storia su di lui.

Il Deutsches Museum, situato su un'isola nel fiume Isar, è uno dei musei scientifici più antichi e prestigiosi del mondo. Diversi musei non centralizzati (molti di questi sono collezioni pubbliche della università Ludwig Maximilian) mostrano collezioni di paleontologia, geologia, mineralogia, zoologia, botanica e antropologia.

La città possiede diverse gallerie d'arte importanti, la maggior parte delle quali può essere trovata nell'area del Kunstareal, tra cui la Alte Pinakothek, la Neue Pinakothek, la Pinakothek der Moderne e il Museo Brandhorst. La struttura monolitica della Alte Pinakothek contiene opere di maestri europei tra il XVI secolo e il XVIII. La collezione riflette il gusto eclettico dei Wittelsbach di oltre quattro secoli ed è ordinata per scuole sui suoi due piani. Le opere principali esposte comprendono l'autoritratto con pelliccia di Albrecht Dürer, la Sacra Famiglia Canigiani e Madonna Tempi di Raffaello così come alcune opere di Rubens. Durante la prima guerra mondiale il gruppo dei Der Blaue Reiter lavorò in città e oggi molte delle loro opere possono essere ammirate presso il Lenbachhaus.

Un'importante collezione di arte greca e romana è conservate presso la Glyptothek e la Staatliche Antikensammlungen. Re Ludwig I è riuscito ad acquisire pezzi famosi come la Medusa Rondanini, il Fauno Barberini e le figure del tempio di Afaia a Egina. La Kunstareal sarà ampliata dal completamento del Museo Egizio.

Un'altra area per le arti, situata nei pressi della Kunstareal, è il quartiere Lehel tra la città vecchia e il fiume Isar. Il Staatliches Museum für Völkerkunde ospita la seconda più grande collezione in Germania di manufatti e oggetti provenienti da fuori dell'Europa, mentre il Museo Nazionale Bavarese e l'adiacente Archäologische Staatssammlung presso Prinzregentenstrasse sono tra i più importanti musei di storia d'Europa. La vicina Schackgalerie è un'importante galleria di dipinti tedeschi del XIX secolo.

Altri musei della città sono il Paläontologisches Museum München, il Museo statale di arte egizia, lo Stadtmuseum, museo cittadino, il Valentin-Musäum sull'attore comico Karl Valentin, il Kartoffelmuseum dedicato alla patata, il Museo delle Alpi, il Museo Witt, con una collezione di milioni di falene, il Museo ebraico e il Museo BMW.

Il campo di concentramento di Dachau, che fu il primo campo nazista, è situato a 16 chilometri dalla città.

Monaco è un importante centro culturale europeo e ha ospitato molti importanti compositori tra cui Orlando di Lasso, Mozart, Carl Maria von Weber, Richard Wagner, Gustav Mahler, Richard Strauss, Max Reger e Carl Orff. Con la Biennale di Monaco, fondata da Hans Werner Henze, e al festival A*Devantgarde, la città contribuisce ancora al teatro musicale moderno.

Il Nationaltheater dove si sono svolte molte prime delle opere di Richard Wagner sotto il patronato di Ludwig II di Baviera è la sede della Bayerische Staatsoper e della Bavarian State Orchestra. Accanto alla Residenz fu edificato il Teatro Cuvilliés che ha visto portare in scena molte opere, tra cui la prima di Mozart "Idomeneo" nel 1781. Il Staatstheater am Gärtnerplatz è un teatro che ospita musical e balletto, mentre il Prinzregententheater è diventato la sede del Teatro Accademia Bavarese. Il moderno Gasteig ospita i Münchner Philharmoniker.

Accanto alla Residenz, il Münchner Kammerspiele è uno dei più importanti teatri di lingua tedesca nel mondo. A partire da Gotthold Ephraim Lessing, molti scrittori hanno portato in scena qui molte delle loro opere, come Christian Friedrich Hebbel, Henrik Ibsen e Hugo von Hofmannsthal.

La città è ritenuta il secondo più grande centro editoriale del mondo (circa 250 case editrici hanno uffici in città) e molte pubblicazioni nazionali e internazionali sono pubblicati a Monaco di Baviera, come la rivista Matchless, LAXMag e Prinz.

Prominenti figure letterarie hanno lavorato a Monaco di Baviera in particolare durante i secoli finali del Regno come Paul Heyse, Max Halbe, Rainer Maria Rilke e Frank Wedekind. Il periodo immediatamente successivo alla prima guerra mondiale ha visto la crescita del peso economico e culturale della città. Monaco di Baviera e soprattutto il suo sobborgo di Schwabing, divenne la residenza di molti artisti e scrittori. Anche durante il periodo della repubblica di Weimar, Monaco rimase un'importante centro culturale, grazie a personalità quali Lion Feuchtwanger, Bertolt Brecht e Oskar Maria Graf. Nel 1919 è stata fondata la Bavaria Film.

Dal gotico al barocco, le belle arti erano rappresentate a Monaco di Baviera da artisti quali Erasmo Grasser, Jan Polack, Johann Baptist Straub, Ignaz Günther, Hans Krumpper, Ludwig von Schwanthaler, Cosmas Damian Asam, Egid Quirin Asam, Johann Baptist Zimmermann, Johann Michael Fischer, François de Cuvilliés il Vecchio ed il figlio François de Cuvilliés il Giovane. Monaco era già diventato un luogo importante per pittori come Carl Rottmann, Lovis Corinth, Wilhelm von Kaulbach, Carl Spitzweg, Franz von Lenbach, Franz von Stuck e Wilhelm Leibl quando i Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro), un gruppo di artisti espressionisti, si stabilirono a Monaco nel 1911. La città fu patria dei Paul Klee, Wassily Kandinsky, Alexej von Jawlensky, Gabriele Münter, Franz Marc, August Macke e Alfred Kubin.

La Hofbräuhaus, probabilmente la più famosa birreria in tutto il mondo, si trova nel centro della città. Opera anche nella seconda tenda più grande all'Oktoberfest, una delle più famose attrazioni di Monaco. Per due settimane, l'Oktoberfest attira milioni di persone che visitano le tende della birra ("Bierzelte") e attrazioni da fiera. L'Oktoberfest si è svolto la prima volta il 12 ottobre 1810 in onore del matrimonio del principe ereditario Ludovico con la principessa Teresa di Sassonia-Hildburghausen ed in seguito diventata la festa popolare più grande del mondo. I festeggiamenti si sono conclusi con una corsa di cavalli e negli anni seguenti le corse dei cavalli sono continuate e successivamente si è sviluppato in quello che ora è conosciuto come l'Oktoberfest. A dispetto del nome, la maggior parte degli Oktoberfest si svolgono nella seconda metà del mese di settembre.

Monaco di Baviera è una delle città guida dell'economia tedesca, ed ha le strutture produttive più dinamiche.

La capitale bavarese accoglie le sedi principali di alcuni dei maggiori gruppi economici tedeschi, tra cui Siemens (elettronica), BMW (auto), MAN (camion, ingegneria), Linde (gas), Allianz, Munich Re (assicurazioni). Tra le città tedesche con almeno mezzo milione di abitanti, Monaco ha il reddito più alto (26648 euro pro capite nel 2007), e nel 2006 il salario orario minimo dei suoi operai ammontava a 18,62 euro (circa 23 dollari). Nel 2009 la città aveva l'ottava maggior area comunale tra i grandi centri economici mondiali, secondo Fortune Global 500.

Monaco è anche un importante centro per le biotecnologie, la produzione di software e il settore terziario avanzato, ed ospita MTU Aero Engines (motori aeronautici), EADS (situata ad Ottobrunn e specializzata in elettronica per la difesa), Krauss-Maffei, Arri (meccanica), il colosso dei semiconduttori Qimonda (a Neubiberg), OSRAM (illuminazione) e filiali di aziende straniere come Precision Plus, McDonald's e Microsoft. È il secondo centro finanziario tedesco dopo Francoforte sul Meno, ed accoglie i gruppi bancari HypoVereinsbank (divisione di Unicredit) e Bayerische Landesbank.

Monaco è anche una delle capitali europee dell'editoria ed ospita la redazione principale del quotidiano Süddeutsche Zeitung, la tv pubblica ARD, la tv commerciale Pro7-Sat1 Media AG, la filiale tedesca di Random House e il gruppo editoriale Hubert Burda Media. Nel sobborgo di Grünwald si trovano importanti studi cinematografici. Infine Monaco è sede del secondo aeroporto tedesco, il Franz Josef Strauss International Airport, facente capo alla Lufthansa.

La sua posizione la rende anche un importante nodo autostradale e ferroviario, ed un noto centro fieristico. È sede della Corte dei Conti Federale, dell'Ufficio Nazionale Brevetti e dell'Ufficio Europeo dei Brevetti. Di rilievo è il turismo, soprattutto nel periodo della Festa della Birra (Oktoberfest).

Tra le città tedesche con almeno un milione di abitanti, Monaco ha il minor tasso di disoccupazione (5.6%).

Monaco di Baviera è una popolare destinazione turistica, la più visitata dell'intera Germania, con splendidi monumenti, un gioioso e caratteristico stile di vita, e interessantissimi dintorni.

La città ha parecchi importanti musei d'arte la maggior parte dei quali si trova nel Kunstareal come la Alte Pinakothek, la Neue Pinakothek e la Pinakothek der Moderne. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale era il luogo in cui operava il gruppo di artisti denominato Der Blaue Reiter, le cui opere sono esposte alla Lenbachhaus. Un'importante collezione di arte greca e romana è presente alla Glyptothek e alla Staatliche Antikensammlungen.

Altre famose attrazioni turistiche sono il Giardino Inglese (Englischer Garten – un parco al centro della città che include un'area per nudisti, percorsi di jogging e bridle-paths), il Deutsches Museum (museo della scienza e della tecnica) e il Rathaus-Glockenspiel, l'orologio del municipio riccamente ornato di figure in movimento, divenuto simbolo stesso della città. Probabilmente l'attrazione più famosa di Monaco di Baviera è l'Oktoberfest, una fiera che dura due settimane con lunapark e grandi tende-birreria. La prima Oktoberfest si tenne il 12 ottobre 1810 in occasione del matrimonio del futuro re Ludovico I di Baviera con la principessa Teresa di Sassonia-Hildburghausen. I festeggiamenti si chiusero con una corsa di cavalli e negli anni seguenti le corse continuarono ad essere effettuate e si trasformarono successivamente nell'evento oggi noto come Oktoberfest. Nonostante il suo nome, l'Oktoberfest in realtà inizia a settembre e finisce sempre la prima domenica di ottobre, a meno che la festa nazionale tedesca (3 ottobre, "Tag der deutschen Einheit" – Giorno dell'unità tedesca) non cada di lunedì o martedì, nel qual caso l'Oktoberfest viene prolungata fino a quel giorno.

Il Parco Olimpico con il suo stadio è stato costruito in occasione delle Olimpiadi estive del 1972 che si svolsero a Monaco di Baviera. Le costruzioni olimpiche sono famose per il loro design ispiratosi a ragnatele coperte di rugiada. I visitatori possono salire in cima alla Torre Olimpica (Olympiaturm) che costituisce anche un'importante torre di diffusione radiotelevisiva.

La Coppa del Mondo 2006 non si è svolta nel tradizionale Stadio Olimpico, ma nel nuovo stadio di calcio, la Allianz Arena. Questo imponente stadio si trova leggermente fuori dal centro cittadino ed è un gioiello della tecnologia, con la sua copertura in grado di cambiare colore.

Monaco, capitale mondiale della birra, è nota anche per le sue sette fabbriche di birra e per le sue birrerie, delle quali la più famosa e più grande è la Hofbräuhaus.

Le principali squadre di calcio sono il Bayern Monaco, la più titolata società calcistica tedesca, e il Monaco 1860. Entrambe disputano i loro match casalinghi all'Allianz Arena, che si colora di rosso per le partite del Bayern e di blu per quelle del Monaco 1860.Queste due squadre giocano nella Bundesliga.

A Monaco di Baviera sono state organizzate alcune gare di sci di fondo e di sci alpino valide per le rispettive Coppe del Mondo.

Monaco appare nell'anime Mobile Suit Victory Gundam, dove è stata curiosamente ribattezzata "Ra-gaine".


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venerdì 1 gennaio 2016

MORBEGNO

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Morbegno è un comune posto alle porte della Valtellina, s'adagia sul conoide del Bitto, allo sbocco della Valle del Bitto di Albaredo e della Valle del Bitto di Gerola, estendendosi fino all'opposto versante della valle, la costiera dei Cech.

Situata nella bassa Valtellina, Morbegno è circondata a nord dalle Alpi Retiche e a sud dalle Prealpi Bergamasche. Il fiume Adda divide la città dalle frazioni di Campovico, Paniga e Desco. Il centro storico è attraversato dal torrente Bitto affluente del fiume Adda che scorre invece a nord della città

Sulle origini di Morbegno si sa ben poco. La zona è stata finora avara di ritrovamenti archeologici, unico cenno ad una presenza preistorica alcune incisioni rupestri, per lo più coppelle, ritrovate al cosiddetto dos de la lümaga, piccolo rilievo posto in posizione dominante rispetto alla cittadina. Anche per quanto riguarda l'età romana si hanno riferimenti perlopiù generali alla Valtellina, tanto che è incerta l'appartenenza del territorio alla Regio XI Transpadana.

I primi riferimenti ad un vero centro urbano nella zona si hanno a partire dall'alto Medioevo. Emerge quindi il nucleo originario di Morbegno attorno alla chiesa carolingia di San Martino, e il toponimo Mosergia, comparso in un documento del 724, di dubbia autenticità, con il quale il re dei Longobardi Liutprando cedeva alla basilica di San Carpoforo di Como alcuni territori dell'alto Lario e della bassa Valtellina, tra cui appunto Mosergia. Proprio i possedimenti di monasteri comaschi, ma anche milanesi, caratterizzarono il periodo medioevale della valle. Feudatari religiosi ed ecclesiastici di entrambe le città ambivano ai territori alpini della zona lombarda ben conoscendo l'importanza delle sicure vie di transito dell'alta valle. Comparvero così in Valtellina rappresentanti di facoltose famiglie nobiliari lombarde che, con il passare degli anni, si radicarono nella zona prendendo stabile dimora e andando a costituire la primitiva ossatura della nobiltà locale protagonista del basso medioevo e del Rinascimento della valle.

Durante l'età longobarda Morbegno formava una curtis regia con la vicina Talamona, di cui erano rispettivamente centri religiosi la chiesa di San Martino e la cappella di Santa Maria. Si trattava questo di un complesso fondiario organizzato, un centro economico e amministrativo di cui si sottolinea non tanto l'autosufficienza quanto lo stimolo all'apertura commerciale.

Sembra però che il nome Morbegno, nelle forme primitive di Morbinium, Morbenio e Morbenno, compaia solamente a partire dall'XI secolo. Gli sparuti insediamenti erano assai sparsi, e si sa che sul finire del XII secolo, per sfuggire alla malsana zona acquitrinosa dove era sorto il nucleo originale del paese, la popolazione si trasferì sulle più salutari rive del Bitto, dove ben presto Morbinio divenne un fiorentissimo borgo. Nonostante l'ingombrante presenza delle due estese pievi Olonio e di Ardenno nel fondovalle, e nonostante la bolla papale del 1208 che riconfermò l'appartenenza della chiesa di San Martino al monastero di Sant'Abbondio di Como, la cappella, e di conseguenza l'intero villaggio nel Duecento si impose come centro della sponda sinistra dell'Adda nella bassa Valtellina.

La Morbegno dell'età comunale è perlopiù ignota. Abbiamo solamente notizia di un crescente aumento della popolazione e di un'ulteriore spostamento della popolazione lungo le sponde del Bitto, spostamento che darà vita all'attuale centro storico della città. Nel 1335 con il passaggio di Como sotto la dinastia viscontea di Milano, Morbegno divenne il vero e proprio capoluogo del Terziere Inferiore della valle. Le vicende più ricorrenti durante il periodo milanese del borgo furono le lotte faziose, intervallate da persecuzioni, bandi e incarcerazioni. Nel contempo sorse un primo ospizio domenicano. Nonostante si sappia di assemblee comunali e di Terziere nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo già nel 1363, purtroppo, a causa delle grande autonomia amministrativa di cui godette il borgo fino all'età napoleonica, non ci è pervenuto alcuno statuto comunale.

Il secolo XIV si aprì con la consacrazione della chiesa di S. Antonio e S. Marta nel 1401 e la costruzione di una nuova chiesa dedicata all'Assunta e a San Lorenzo attorno al 1418. In questo periodo è storicamente documentata la presenza del domenicano Andrea Grego da Peschiera, proveniente dal convento di Fiesole, energico predicatore e leggendario operatore di carità e di miracoli.

Mentre la Repubblica di Venezia iniziava ad affacciarsi sul panorama della valle, comparvero i Grigioni, il popolo elvetico che rese assai più precario il dominio sforzesco e s'impadronirono velocemente dell'intera Valtellina, inglobandola nel cantone svizzero. Gli invasori, sconfitti nella battaglia di Caiolo del 1487, concessero la libertà di commercio, pretendendo però un donativo di alcune migliaia di fiorini. Intanto il comune, di cui sappiamo per certezza la normativa sul dazio a partire dal 1435, si era garantito il mercato settimanale e per l'autodifesa aveva proceduto con l'istituzione di milizie proprie. Nel 1457 ottenne la presenza stabile dei domenicani con la fondazione del convento di Sant'Antonio, a fianco dell'omonima chiesa che, ampliata, divenne sede dell'inquisizione. Inquisizione che nel 1438 portò anche ad una condanna capitale.

Nel 1499, Ludovico il Moro, sconfitto dai francesi fuggiva da Milano e nella primavera del 1500 in piazza, a Morbegno, venivano dipinte le insegne del Re di Francia. L'occupazione fu segnata da continue angherie e soprusi, che provocarono anche sommosse popolari; nel 1512 i Grigioni si impadroniscono stabilmente di Morbegno, instaurando un governo di si lamenterà la corruzione ma che lascerà larga autonomia alla comunità morbegnese. Ed è proprio in questi anni turbolenti che Morbegno vive una delle sue stagioni più floride dal punto di vista artistico, soprattutto grazie alla costruzione di una nuova chiesa, quella di San Giovanni nel 1517. Dopo la riforma protestante, Morbegno ospitò alcuni riformatori, ai quali i Grigioni spalancarono le porte. Nel contempo si intensifica la difesa dell'ortodossia e l'attività inquisitoria dei domenicani, esercitata nel borgo anche da Michele Ghisleri, il futuro Papa Pio V. Mentre nel 1559 la chiesa dei SS. Pietro e Paolo venne ceduta ai protestanti e la sede parrocchiale si trasferì in San Giovanni, la carica di parroco fu duramente contesa, probabilmente a causa delle accese rivalità tra le famiglie nobiliari della zona. A seguito del Sacro macello di Valtellina scoppiato a Tirano nel luglio del 1620, i Grigioni dovettero abbandonare la valle, prontamente sostituiti nell'occupazione dagli Spagnoli.

Non esistono dati riguardanti il numero delle vittime della terribile peste del XVII secolo narrata dal Manzoni ne “I Promessi Sposi”. Si ha notizia comunque di un calo repentino della popolazione che tornerà ad aumentare di numero negli anni successivi quando Morbegno fu nuovamente sottomessa ai Grigioni. È in questo periodo che la campagna del borgo cambia aspetto con l'avvento della vite e dei gelsi per l'allevamento del baco da seta. Le chiese sono restaurate con gusto barocco e alcune dimore nobiliari si dotano di cappelle private. Nel 1680 l'arciprete G.B. Castelli Sannazzaro da inizio alla costruzione della nuova chiesa di San Giovanni che sarà conclusa e consacrata solamente cento anni dopo nel 1780.

Nel settecento Morbegno vive un periodo di discreta prosperità e, oltre al florido commercio e alla continua crescita della popolazione, si assiste ad un intensificarsi della vita religiosa comunitaria che tende allo sfarzo e alla teatralità. Viene così costruito il catafalco per la Settimana Santa, su probabile disegno del Ligari, per la novena di Natale, si orna l'altare con centinaia di candeline, si tengono veri e propri concerti durante le funzioni, tanto che i vescovi invitano la parrocchia ad una maggiore parsimonia. Nel 1780 vivono a Morbegno circa trenta preti, una dozzina di chierici, venti frati, Domenicani e Cappuccini, e una quarantina di monache. La chiesa di San Giovanni e il palazzo Malacrida sono sicuramente del gusto settecentesco in campo religioso e civile, ma sono accompagnati dal nuovo ponte di Ganda nel 1778 e da una sobria rivisitazione del centro storico.

Con l'avvento dell'età napoleonica Morbegno diviene capoluogo del Dipartimento dell'Adda e dell'Oglio, un fatto che è di per sé una qualifica storica, del borgo che è ormai trasformato in città. La tradizionale vita dei morbegnaschi cambia radicalmente. I conventi dei Domenicani e dei Cappuccini, e il monastero della Presentazione vengono soppressi.

Con il Congresso di Vienna passa sotto il dominio austriaco (Regno Lombardo-Veneto) fino al 1859 quando viene annessa al Regno di Sardegna, divenuto Regno d'Italia nel 1861.

Di tutta storia morbegnese l'Ottocento, in confronto al secolo precedente, fu uno dei periodi più grigi. Mancavano personalità e famiglie di spicco, l'arte langue, le drammatiche condizioni di vita rendono più dura la vita dei contadini e costringono i borghesi ad una faticosa vita imprenditoriale. Sotto la dominazione austriaca viene costruita in Valtellina la strada nazionale. Durante i moti del'48 la guarnigione asburgica presente in città lascia il presidio, il tricolore è solennemente benedetto in San Giovanni. Nel frattempo la viabilità viene migliorata grazie anche all'inaugurazione, nel 1885, della linea ferroviaria.

Nel 1939 il comune di Campovico viene aggregato a quello di Morbegno.

Il 23 gennaio 1943 a Warwarowka (URSS) il battaglione Morbegno viene massacrato dopo un'eroica resistenza mentre due anni dopo, il 26 aprile 1945 il paese viene liberato dagli Americani.

Nel dopoguerra emerge a livello nazionale la figura di Ezio Vanoni, Ministro delle finanze che sarà fautore della riforma tributaria nazionale. Nel 1966 Morbegno viene insignita del titolo di città. Del secolo scorso, oltre alla crescita esponenziale del comune, che dal 1966 ottenne il titolo di Città, è sicuramente da porre in rilievo l'Alluvione della Valtellina del luglio 1987, evento collegato non solamente alla storia di Morbegno ma a quella di tutta la Valtellina.

Le peculiarità del suo ambiente la rendono un'attrattiva per ogni tipo di turismo: alpino, culturale, artistico ed enogastronomico. Paradiso per alpinisti, sciatori ed escursionisti, culla dell'arte culinaria valtellinese, Morbegno - oltre ad essere il polo fieristico ospitante la quasi centenaria Mostra del Bitto - è anche un borgo ricco di storia e di tradizioni. Il centro storico, con le sue chiese, i suoi palazzi e le sue caratteristiche contrade, invoglia a compiere lunghe passeggiate, con sosta obbligata in qualcuna delle tante osterie, vinerie o dei tanti ristoranti che celebrano i sapori valtellinesi. In un posto come Morbegno, dove la natura è così intimamente legata al gusto e alla cultura locali, trova la sua collocazione ideale il Museo Civico di Storia Naturale, noto come il più importante museo scientifico della provincia di Sondrio ed uno dei più attivi della Lombardia. Sito nel centro storico di Morbegno, in un settecentesco palazzo che sorge sulla sponda sinistra del torrente Bitto, il Museo pone particolare attenzione agli aspetti naturalistici di Valtellina e Valchiavenna. Le due sezioni, scienze della terra e faunistica, contengono una vasta collezione di rocce, minerali, fossili, insetti, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi e un erbario.

Il primo ponte sull'Adda nel morbegnese del quale si ha notizia era situato nel luogo dove sorge l'attuale ponte di Ganda e fu costruito a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. Il ponte, progettato dall'architetto Giovanni Antonio Amadeo, venne però distrutto nel 1772 da una delle innumerevoli piene dell'Adda, una di quelle che contribuivano a rendere la zona acquitrinosa. Immediatamente si pensò alla ricostruzione di un collegamento tra le due sponde del fiume, collegamento di vitale importanza per gli scambi commerciali. Tra il 1775 e il 1778 l'ingegnere milanese Francesco Bernardino Ferrari costruì il nuovo ponte. Quel ponte in grossi blocchi di pietra, dalla particolare struttura dorso di mulo con un'ampia arcata centrale e due arcate inferiori ai lati, che ancora oggi possiamo ammirare. Dal rapporto dell'ingegnere in dell'Adda relativo ai mali cui soggiace il territorio della Valtellina ed alle cause che li producono l'ingegnere Filippo Ferrari nel 1808, riguardo alla forma del ponte spiega: " nell'erezione trent'anni sono del ponte di Ganda si tenne per questo vista profondissima tanto alto l'arco medio quanto bastasse a sotto passarlo a vele gonfie". Per molti secoli il ponte fu l'unico attraversamento stabile e sicuro nella parte bassa dell'Adda, ed era quindi di fondamentale importanza per la vita stessa del borgo. I veneziani, ad esempio, utilizzarono il passo San Marco, Morbegno e, di conseguenza, il ponte, quale via preferenziale per i commerci e i trasporti verso e dal Nord Europa.

Tra i monumenti sono da ricordare il Palazzo Malacrida, più volte definito il più bel palazzo veneziano fuori da Venezia. L'aristocratica dimora spicca per la bellezza dei suoi cicli pittorici e la privilegiata ubicazione nel cuore del centro storico della Città del Bitto.

L'atrio si presenta come una raccolta bomboniera rococò da cui parte lo scalone d'onore arricchito dalle belle balaustre in marmo bianco di Viggiù rifinite in oro zecchino e dal medaglione affrescato sul plafone con Il ratto di Ganimede opera del pittore morbegnese Giovan Pietro Romegialli (1761). Il cuore del palazzo è il Salone d'onore che occupa in altezza due piani del palazzo ed è interamente decorato dalle quadrature di Giuseppe Coduri detto il Vignoli (annoverato tra i più valenti decoratori del Settecento lombardo). Il soffitto è arricchito dal Trionfo della Verità tramite le Arti e le Scienze sopra l'Ignoranza, soggetto illuminista interpretato con squisito gusto veneziano da Cesare Ligari. Il poeta morbegnese Guglielmo Felice Damiani così descrisse l'affresco del salone: “Sul primo piano a sinistra, c'è l'Ignoranza, bendata, che, rompendo l'orizzonte architettonico, precipita dal cielo, colle braccia aperte, le vesti svolazzanti, smarrita, tinte forti in ombra, e particolari assai studiati; è la figura più bella, anche per lo scorcio vigorosissimo. Più su, a sinistra, stanno la Musica, che suona il liuto, e la Pittura in atto di colorire l'arma, già scolpita, di casa Malacrida che un puttino sorregge. Sopra, a destra, è l'Astronomia col telescopio, e l'Architettura, col piombino ed una carta descritta; più in alto ancora, a sinistra, accanto al globo terrestre, la Geografia alata, cinta di stelle azzurre, accompagnata da un putto reggente la sfera armillare; e la Geometria con ali alla testa, reggente una tavola geometrica ed il compasso; un putto graziosissimo la ripara dal sole con un ombrello. Infine più su levasi in cielo la Verità, con la fiaccola ed il libo aperto nelle mani, felicemente scorciata, luminosissima.”. Sempre del Ligari è da segnalare l'affresco delle Tre grazie nell'attiguo saloncello. Altre stanze si presentano decorata da affreschi, stucchi e camini. Infine ma non ultimo è il giardino all'italiana (trascurato nell'assetto originale e bisognoso di un radicale restauro filologico) terrazzato su tre piani da cui si gode uno splendido panorama che si apre su tutto il terziere morbegnese.

La Chiesa di San Pietro, piccolo gioiello sito nel cuore dell'antico borgo, è invece l'edificio con cui si dice essere nata la comunità di Morbegno di cui è stata prima parrocchia. Di notevole interesse è il campanile barocco con copertura a cipolla e un leggiadro balconcino in ferro battuto. L'interno è un piccolo, ma prezioso scrigno perfettamente conservato.
La Chiesa di San Pietro costruita tra il 1337 e il 1341 fu sede parrocchiale fino al 1560 quando venne convertita al rito protestante, in accordo con le leggi grigionesi per la convivenza di Cattolici e Protestanti (fino al 1620, anno del Sacro macello di Valtellina).
L'esterno semplice ed elegante al contempo, mostra un bel portale in marmo nero di Varenna ed un portone ligneo secentesco recante i simboli dei santi a cui la chiesa è dedicata. Di notevole interesse è poi il campanile barocco con copertura a cipolla e un leggiadro balconcino in ferro battuto.
L'interno è un piccolo ma prezioso scrigno perfettamente conservato grazie anche alle amorevoli cure prestate dalla Confraternita del Santissimo Sacramento a cui ancora oggi il tempio appartiene. Da segnalare gli affreschi pre-barocchetti della volta eseguiti da Pietro Bianchi detto il Bustino, le tele di Giacomo Parravicini detto il Gianolo, gli altari in marmi policromi e il ricco corredo di argenterie.

La collegiata di San Giovanni Battista, sede parrocchiale dal 1560, conserva un reliquario della Sacra Spina della corona di Cristo e le spoglie del Beato Andrea da Peschiera.

Il Santuario dell'Assunta rappresenta l'unione perfetta tra l'arte rinascimentale e l'arte barocca. Il campanile è il più alto della città e ai suoi piedi trova posto il settecentesco ossario decorato con scene macabre. All'interno trionfa su tutto la splendida icona lignea.

Secondo un'antica e fantasiosa leggenda, l'antica chiesa di San Martino sorse su un tempio dedicato ad Ercole; in realtà niente della sua struttura si può far risalire a prima del XV-XVI secolo.
La chiesa situata all'interno del cimitero cittadino, si presenta in forme semplici con un grande pronao a tre arcate e una copertura a capanna. L'interno intimo e raccolto è diviso in tre navate da 4 belle colonne in granito locale, al termine delle quali si trovano altrettanti cappelle di cui la centrale maggiore.
Un tempo ricca di suppellettili sacre spedite nel corso dei secoli dagli emigrati a Roma, andate distrutte e disperse a causa dell'alluvione del 1987 (la chiesa fu per un terzo sommersa dalle acque del fiume Adda) restano comunque da ammirare alcuni interessanti dipinti tra cui si segnala la pala d'altare eseguita da Giacomo Parravicini detto il Gianolo, collocata sull'altar maggiore e raffigurante il santo titolare. Sul lato destro è molto venerata una delicata Madonna col Bambino affrescata nel primo Cinquecento.

La Statua di san Giovanni Nepomuceno è collocata sull'antico ponte che attraversa il torrente Bitto sopra un basamento barocco impreziosito dallo stemma del Comune di Morbegno, la statua eseguita dall'artista ticinese Giovanni Battista Adami di Carona (Svizzera) nella seconda metà del XVIII secolo è posta a protezione dell'abitato dalla furia delle acque del torrente che più di una volta nella storia hanno allagato il centro storico della città. San Giovanni Nepomuceno, potente santo boemo, martire del sigillo sacramentale della confessione, è uno dei santi più diffusi in Europa ed è invocato proprio contro le inondazioni essendo stato martirizzato tramite annegamento.

Le cinque frazioni principali sono: Campo Erbolo, Campovico, Desco, Paniga e Valle. Paniga è una piccola frazione di circa 300 abitanti e si trova a nord della città, oltre il fiume Adda e confina a ovest con la frazione di Campovico e a est con quella di Desco. Le frazioni di Campo Erbolo e Valle si trovano invece in valle di Albaredo, a sud della città, ad un'altezza di 800 metri sul livello del mare. Altre località del comune di Morbegno sono Arzo, Cerido, Cermeledo e Categno.

Morbegno è divisa in otto rioni o contrade. A nord ci sono Serta, Bottà e Ganda. Nel rione di Ganda sorge il ponte in pietra eretto da Giovanni Antonio Amadeo. A sud ci sono i rioni di San Rocco, San Pietro e San Giovanni, Scimicà, Sant'Antonio e il rione della Madonna (zona Santuario B. V. Assunta). Fino agli anni '80/'90 si teneva a Morbegno il Palio delle contrade, manifestazione che risale agli anni 50/60, e che si svolgeva nel periodo tarda primavera-estate e coinvolgeva tantissima gente a cimentarsi in diverse discipline sportive. Nel corso degli anni subì diversi cambiamenti sia organizzativi che logistici sino alla definitiva chiusura. Nelle ultime edizioni si concludeva con lo spettacolo dei fuochi artificiali.








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sabato 26 dicembre 2015

SANTO STEFANO

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Santo Stefano, protomartire, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, che, primo dei sette diaconi scelti dagli Apostoli come loro collaboratori nel ministero, fu anche il primo tra i discepoli del Signore a versare il suo sangue a Gerusalemme, dove, lapidato mentre pregava per i suoi persecutori, rese la sua testimonianza di fede in Cristo Gesù, affermando di vederlo seduto nella gloria alla destra del Padre.

La celebrazione liturgica di s. Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, furono posti i “comites Christi”, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio.
Di s. Stefano, si ignora la provenienza, si suppone che fosse greco, in quel tempo Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse; il nome Stefano in greco ha il significato di “coronato”.
Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli e visto la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme.
Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi suoi giorni; qualche tempo dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andò sempre più aumentando e sorsero anche dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’assistenza quotidiana, le loro vedove venivano trascurate.
Allora i dodici Apostoli, riunirono i discepoli dicendo loro che non era giusto che essi disperdessero il loro tempo nel “servizio delle mense”, trascurando così la predicazione della Parola di Dio e la preghiera, pertanto questo compito doveva essere affidato ad un gruppo di sette di loro, così gli Apostoli potevano dedicarsi di più alla preghiera e al ministero.
La proposta fu accettata e vennero eletti, Stefano uomo pieno di fede e Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia; a tutti, gli Apostoli imposero le mani; la Chiesa ha visto in questo atto l’istituzione del ministero diaconale.
Nell’espletamento di questo compito, Stefano pieno di grazie e di fortezza, compiva grandi prodigi tra il popolo, non limitandosi al lavoro amministrativo ma attivo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto.
Nel 33 o 34 ca., gli ebrei ellenistici vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.
Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.
E alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli Apostoli’, in cui ripercorse la Sacra Scrittura dove si testimoniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore.
Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”.
Mentre l’odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”.
Fu il colmo, elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione.
In realtà non fu un’esecuzione, in quanto il Sinedrio non aveva la facoltà di emettere condanne a morte, ma non fu in grado nemmeno di emettere una sentenza in quanto Stefano fu trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò di un linciaggio incontrollato.
Mentre il giovane diacono protomartire crollava insanguinato sotto i colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”.
Gli Atti degli Apostoli dicono che persone pie lo seppellirono, non lasciandolo in preda alle bestie selvagge, com’era consuetudine allora; mentre nella città di Gerusalemme si scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani, comandata da Saulo.


Tra la nascente Chiesa e la sinagoga ebraica, il distacco si fece sempre più evidente fino alla definitiva separazione; la Sinagoga si chiudeva in se stessa per difendere e portare avanti i propri valori tradizionali; la Chiesa, sempre più inserita nel mondo greco-romano, si espandeva iniziando la straordinaria opera di inculturazione del Vangelo.
Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda; il 3 dicembre 415 un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba, ebbe in sogno l’apparizione di un venerabile vecchio in abiti liturgici, con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d’oro con la quale lo toccò chiamandolo tre volte per nome.
Gli svelò che lui e i suoi compagni erano dispiaciuti perché sepolti senza onore, che volevano essere sistemati in un luogo più decoroso e dato un culto alle loro reliquie e certamente Dio avrebbe salvato il mondo destinato alla distruzione per i troppi peccati commessi dagli uomini.
Il prete Luciano domandò chi fosse e il vecchio rispose di essere il dotto Gamaliele che istruì s. Paolo, i compagni erano il protomartire s. Stefano che lui aveva seppellito nel suo giardino, san Nicodemo suo discepolo, seppellito accanto a s. Stefano e s. Abiba suo figlio seppellito vicino a Nicodemo; anche lui si trovava seppellito nel giardino vicino ai tre santi, come da suo desiderio testamentario.
Infine indicò il luogo della sepoltura collettiva; con l’accordo del vescovo di Gerusalemme, si iniziò lo scavo con il ritrovamento delle reliquie. La notizia destò stupore nel mondo cristiano, ormai in piena affermazione, dopo la libertà di culto sancita dall’imperatore Costantino un secolo prima.
Da qui iniziò la diffusione delle reliquie di s. Stefano per il mondo conosciuto di allora, una piccola parte fu lasciata al prete Luciano, che a sua volta le regalò a vari amici, il resto fu traslato il 26 dicembre 415 nella chiesa di Sion a Gerusalemme.
Molti miracoli avvennero con il solo toccarle, addirittura con la polvere della sua tomba; poi la maggior parte delle reliquie furono razziate dai crociati nel XIII secolo, cosicché ne arrivarono effettivamente parecchie in Europa, sebbene non si sia riusciti a identificarle dai tanti falsi proliferati nel tempo, a Venezia, Costantinopoli, Napoli, Besançon, Ancona, Ravenna, ma soprattutto a Roma, dove si pensi, nel XVIII secolo si veneravano il cranio nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, un braccio a S. Ivo alla Sapienza, un secondo braccio a S. Luigi dei Francesi, un terzo braccio a Santa Cecilia; inoltre quasi un corpo intero nella basilica di S. Lorenzo fuori le Mura.
La proliferazione delle reliquie, testimonia il grande culto tributato in tutta la cristianità al protomartire santo Stefano, già veneratissimo prima ancora del ritrovamento delle reliquie nel 415.

Chiese, basiliche e cappelle in suo onore sorsero dappertutto, solo a Roma se ne contavano una trentina, delle quali la più celebre è la basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio, costruita nel V secolo da papa Simplicio.

Ancora oggi in Italia vi sono ben quattordici comuni che portano il suo nome; nell'arte è stato sempre raffigurato con indosso la dalmatica, veste liturgica dei diaconi; suo attributo sono le pietre della lapidazione: per questo è invocato contro il mal di pietra (cioè i calcoli) ed è il patrono di tagliapietre e muratori.

Per il fatto di essere stato il primo dei martiri cristiani, la sua festa liturgica si celebra il 26 dicembre, cioè immediatamente dopo il Natale che celebra la nascita di Cristo. Il colore della veste indossata dal sacerdote durante la Messa in questo giorno è il rosso, come in tutte le occasioni in cui si ricorda un martire.

Fino al 1960 si celebrava anche la festa della "Invenzione" (cioè "rinvenimento", dal latino invenio) delle reliquie di santo Stefano il 3 agosto, giorno in cui questo ritrovamento sarebbe avvenuto. Tuttora in alcune località si ricorda il protomartire anche in questo giorno, a Vimercate (Monza-Brianza), a Putignano (Bari) di cui è protettore e dove si conserva un frammento del suo cranio, a Concordia Sagittaria e in tutta la diocesi di Concordia-Pordenone, a Selci, delle quali è patrono. Anche la Chiesa ortodossa ricorda il santo in questa data.

A Laveno Mombello esiste una chiesa dedicata proprio a questo avvenimento.



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martedì 15 dicembre 2015

LE CITTA' DELLA PIANURA PADANA : CASTANO PRIMO

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Càstano Primo è un comune della città metropolitana di Milano.

Il nome Castano deriva, molto probabilmente, dall'esistenza in antico di "Silvae Castanae" ossia di boschi di castagno. Altre notizie dicono che in origine il suo nome era "Castro Casteno", il che fa supporre che il paese sorse attorno ad un castello. Si ha notizia di un antico stemma del borgo che recava un castello color rosso, dalle cui fondazioni usciva una pianta di castagno verdeggiante, stemma raffigurato tutt'oggi sul gonfalone del comune di Castano Primo. L'aggettivo "Primo" fu aggiunto in seguito al decreto in data 10 dicembre 1863, dall'allora Re d'Italia Vittorio Emanuele II, per distinguere Castano da un altro centro omonimo in provincia di Pavia.
L'abitato di Castano ebbe probabilmente origine da un accampamento (castrum) romano. lo confermano documenti medievali in cui si cita l’intervallum, cioè il classico fossato degli accampamenti romani, situato nella zona dell’attuale via Roma.
Il più antico documento in cui compaia il nome di “Casteno” è un atto del 712 riferito a una donazione del Re longobardo Liutprando in favore di un monastero di Pavia che aveva qui delle proprietà.
Nel Medioevo esisteva un castello, eretto sull’area dell’attuale chiesa prepositurale di cui è rimasta memoria nello stemma del Comune e che andò distrutto nell’ambito delle lotte tra i Visconti per il controllo di Milano.
Ancora nel XII secolo sono religiosi i padroni di Castano, che infatti risulta soggetto direttamente agli arcivescovi di Milano; poi nel corso dei secoli appartenne ai Conti di Biandrate, ai Visconti ed agli Sforza. Già nel 1300 Castano aveva il titolo di “borgo”, e questo attesta la sua discreta importanza nel territorio.

Nel 1500 divenne feudo dei Visconti di Brignano, che vi rimasero fino al 1717. Un membro di questa famiglia, Francesco Bernardino, che aveva una sua casa anche in Castano, sarebbe da identificarsi con l’”Innominato” de “I Promessi Sposi”.
Castano fu quasi completamente distrutta nel giugno del 1636, durante la guerra dei Trent’Anni, ad opera delle soldatesche spagnole in ritirata dopo la sconfitta contro i francesi nella storica battaglia di Tornavento.
Estintisi i Visconti di Brignano, il feudo venne assegnato al nobile Antonio Nuño de Portugal, che l’ottenne in feudo nel 1717 da Carlo VI d’Austria e al quale è legata la villa che ospita oggi il Municipio. Seguirono altri signori, finchè nel 1772 il regime feudale ebbe fine.
Nel secolo XIX le vicende del Risorgimento non lasciarono grandi tracce nella storia di Castano: solo nel giugno 1859 il paese rischiò di diventare teatro di uno scontro tra Austriaci e Franco-piemontesi, ma fortunatamente tale eventualità non si verificò ed i Castanesi attribuirono ciò all’intercessione del Santo Crocifisso.

Dal 1786 al 1791, il paese fu aggregato alla Provincia di Gallarate. Dopo il periodo napoleonico, Castano tornò sotto gli austriaci.
Dopo l’Unità, nel 1863, Castano aggiunse al proprio nome l’aggettivo “Primo”, per decreto del Re Vittorio Emanuele II, al fine di distinguersi da altri centri omonimi di minori dimensioni.
Negli anni ’80 del secolo XIX si realizzarono grandi opere che interessarono anche il territorio castanese: nel 1880 entrò in funzione la linea tranviaria che collegava Castano a Milano, nel 1885 venne ultimato lo scavo del Canale Villoresi e nel 1887 venne attivata la linea ferroviaria Novara-Saronno-Seregno.

Tra il 1800 e il 1900 Castano passò da un’economia prevalentemente agricola ad una industriale. Ai primi del ‘900 i settori più sviluppati erano quelli della filatura della seta e della tessitura seguiti dalla meccanica.
Nel giugno 1859, Castano rischiò di diventare teatro di uno scontro tra Austriaci e Franco-piemontesi, ma fortunatamente tale eventualità non si verificò ed i Castanesi attribuirono ciò all’intercessione del Santo Crocifisso.
Tra gli eventi più drammatici del XX secolo a Castano ricordiamo in particolare il sacrificio dei Tre Martiri Patrioti (Franco Griffanti, Antonio Noè e Franco Noè), fucilati dagli occupanti tedeschi il 26 febbraio 1945.
A partire dal secondo dopoguerra Castano andò in contro ad un sempre più accentuato sviluppo tanto urbanistico quanto produttivo.
Negli anni del “boom” economico si ebbe, inoltre, un sempre più consistente afflusso di immigrati dall’Italia meridionale.

L’11 ottobre 1984, con decreto del Presidente della Repubblica, a Castano è stato riconosciuto il titolo di Città.

Il canale Villoresi attraversa il paese, ed il territorio comunale si protende verso la valle del Ticino, con la piccola e piacevole località di Ponte, isolata tra la campagna e il fiume. Il cosiddetto canale industriale, il vecchio corso del Naviglio Grande e il canale Villoresi sono le direttrici principali di quell’articolato sistema di vie d’acqua artificiali che l’amministrazione comunale sta negli ultimi anni riscoprendo con la creazione di piste ciclo-pedonali.

All’estremità est della grande e allungata piazza Mazzini sorge una delle due parrocchiali della città: quella di S. Zenone. L’attuale chiesa prepositurale di San Zenone è il frutto di un ingrandimento dell’antica chiesetta dedicata allo stesso Santo che sorgeva, già nell’anno 974, nell’area dell’antico castello di Castano; alla distruzione del castello, nel 1345, viene edificata l’attuale chiesa che però è frutto di un radicale rifacimento di fine Settecento. Come fosse originariamente, lo si può dedurre da alcune descrizioni dei resoconti delle visite pastorali dei secolo XVI e XVII. La chiesa all’epoca era lunga 50 metri, larga 15 ed alta 21, sulla facciata c’era una sola finestra circolare (oculus) ed una porta. La facciata era inoltre ornata da semicolonne di pietra che partivano dalla base ed arrivavano alla sommità dell’edificio. Il campanile era, come adesso, sulla parete meridionale ed aveva due porte: una che dava nella chiesa ed una che dava all’esterno. Proprio la sua forma quadrata e la sua posizione inducono a pensare che in origine fosse stata una torre dell’antico castello. La chiesa era divisa in tre navate da dieci colonne di mattoni, il soffitto era a capriate e il pavimento di laterizio. Il presbiterio era alzato dal piano delle navate mediante una gradinata di sasso di cinque gradini. Sullo sfondo c’erano solo due finestre con dei vetri rotondi.
All’interno si trova il Crocifisso ligneo del Cinquecento, che sarebbe stato portato da Gerusalemme dal nobile castanese fra’ Rodolfo della Croce e che a partire dal 1630 venne considerato miracoloso, allorquando fu invocato per proteggere dall’epidemia di peste e da allora innalzato ogni volta che la sofferenza colpiva gli abitanti di Castano. Per devozione a questo Crocifisso si tengono solenni festeggiamenti ogni 25 anni. Attualmente è posto nella nicchia sull’altare maggiore.
In una cappella dell’attiguo centro parrocchiale si trova un affresco con la deposizione del Cristo, proveniente da una casa privata e databile alla prima metà del XVI secolo.

La Chiesa della Madonna dei Poveri è la seconda chiesa parrocchiale di Castano. I lavori di costruzione del recente edificio religioso risalgono al 29 settembre 1957, data in cui venne posata la prima pietra. L’edificazione della chiesa fu poi portata a termine in poco più di un anno.
Essa ha una pianta a tre navate. La struttura portante dell’edificio è costituita da pilastri e travi in cemento e questo ha permesso di apportarvi anche un sostanziale ampliamento successivo. Esternamente l’edificio è rivestito in cotto, mentre internamente, per i pavimenti ed i rivestimenti, sono stati utilizzati marmi veronesi. L’istituzione della nuova parrocchia venne stabilita con decreto del 30 settembre 1967.

La Chiesa di San Gerolamo risale all’anno 1475, quando era dedicata a San Bartolomeo.
Da una piantina del secolo XVI, essa risulta di forma rettangolare, senza abside, e con cinque pilastri esterni di contrafforto che fanno pensare ad una chiesa di stile gotico lombardo.
La facciata era senza finestre ed aveva una porta centrale. I lati settentrionale ed orientale erano senza porte né finestre e confinavano con case appoggiate.
Nel 1566 era ancora coperta di tegole seppur senza pavimento e con il campanile sopra il tetto, ma senza campana.

Nel 1566 l’attuale bella chiesetta dedicata a San Rocco recentemente ristrutturata risulta abbandonata, aperta, con due finestrelle presso la porta. Viene restaurata solo vent’anni dopo ed imbiancata. Il soffitto, però, non c’è ancora e l’altare è spoglio. Nel 1605, sopra l’altare, esiste un gradino di mattoni sui cui appoggia l’icona della Madonna con San Rocco e San Sebastiano. A sud ci sono due finestre e ad ovest una porta chiusa con catenaccio a chiave. Solo nel 1838 il pittore Cozzi fa la bronzatura dei pulpiti e dipinge due statue all’esterno della chiesa.

La Chiesa della Madonna di Gree ha origini antichissime, citata anch'essa nel documento del 974. Si trova in mezzo ai boschi di robinie a nord del paese; ha mantenuto l’originale architettura cinquecentesca e conserva una statua lignea della Vergine.

La chiesa della Madonna del Lazzaretto, tuttora esistente, fu eretta nel 1630 per commemorare le vittime della terribile peste, narrata nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, che aveva colpito anche il territorio di Castano. Nel 1639, infatti, esisteva già un piccolo cimitero dove erano stati bruciati e sepolti diversi corpi di defunti appestati. Essa, dunque, venne edificata proprio sulla parte più antica dell’attuale Camposanto, nel quale - narrano le cronache dell’epoca - la prima ad essere sepolta, nel 1787, fu una bambina di soli 8 mesi di nome Maria Margherita, figlia di Giovanni Maccagno.

Della cascina Malpaga si ha notizia addirittura dal 1491, alcune carte notarili dell'epoca infatti riportano che un certo “Berto de Genoni Antonio abita sul luogo della Malpaga nel territorio di Castano”. All’epoca conosciuta come Cascina di San Bernardo era già proprietà della famiglia De Magistris o De Maestri, rimase in loro possesso fino all’inizio del secolo XX. La chiesetta di San Bernardo fu edificata nel 1562 nella quale venne collocata un'opera pittorica raffigurante San Bernardo.Fino alla metà del XX secolo, la Cascina Malpaga era ancora abitata da alcuni nuclei famigliari di contadini che coltivavano le terre circostanti, fino ad un massimo di ben 137 persone residenti. Ora però versa in condizioni di completo abbandono. Ora la cascina è parte del patrimonio dell’Opera Pia Colleoni, fondata dalla stessa contessa Francesca Colleoni de Maestri, la quale nel 1902 istituì a Castano un Ospedale Civile, ora casa di riposo per gli anziani appunto in via Colleoni.

Villa Rusconi è stata riaperta al pubblico nel 1999 e sede del Municipio dal 2000. Il complesso ha avuto origine da un palazzo feudale ma deve il suo aspetto al rifacimento attuato da Antonio Nuno de Portugal nel Settecento e alle ristrutturazioni volute da Giuseppe Rusconi negli anni Venti del Novecento. A quest’ultimo si deve il recupero del patrimonio decorativo e architettonico della villa, passata nel corso dell’Ottocento di mano in mano e spogliata del suo primitivo splendore. Gli elementi di maggior valore della struttura sono il loggiato centrale con i suoi affreschi e il parco retrostante, significativo esempio di giardini all’italiana, nel cuore del centro storico.

Villa Rusconi ha le caratteristiche architettoniche degli edifici seicenteschi di progettazione ricchiniana. Si tratta di una villa con la tipica pianta ad U, con uno scenografico corpo centrale a tre piani e con due ali laterali destinate a pars rustica. Un giardino diffuso si sviluppa in due aree: quella prospiciente l’edificio e quella retrostante. Le sale di rappresentanza sono affrescate con i motivi tipici della “civiltà di villa” che nel territorio animò un fenomeno di monumentalizzazione delle aree periferiche rispetto ai grandi centri, privilegiando le campagne e le zone lacustri. La villa è un esempio di casa da nobile che la famiglia milanese dei Corio fece costruire con i proventi derivati dalle rendite della prepositura di Sant’Ambrogio a Milano, carica che alcuni membri della famiglia ricoprirono, tra cui il committente, Giulio Cesare Corio.

L'Auditorium "Angelo Paccagnini" di Castano Primo è una delle realtà di riferimento e di richiamo per la città di Castano Primo e più in generale per il territorio del Castanese è situato nella grande struttura di piazza XXV aprile e può contenere fino a 350 spettatori ed ha un grande palcoscenico che si protende ad emiciclo verso la sala.

Tra le quattro principali cascine presenti sul territorio castanese la cascina Malpaga è la più grossa. Il primo documento storico che ne parla è un atto notarile datato 3 giugno 1491. La cascina era anche detta "di San Bernardo" dalla chiesetta a lui dedicata che vi sorgeva. La prima notizia relativa ad essa risale addirittura ad un atto notarile del 3 giugno 1491 in cui si legge che un certo “Berto de Genoni q. Antonio abita sul luogo della Malpaga nel territorio di Castano,Pieve di Dairago”. All’epoca essa era conosciuta come Cascina di San Bernardo ed era già allora proprietà della famiglia De Magistris o De Maestri,che continuerà a possederla fino all’inizio del secolo XX. Nel 1562, inoltre, fu edificata la chiesetta di San Bernardo nella quale venne collocata una pala d’altare raffigurante per l’appunto il Santo. Fino alla metà del XX secolo, inoltre la Cascina Malpaga era ancora abitata da un discreto numero di famiglie di contadini che coltivavano le terre circostanti, a tale riguardo,infatti,si arrivò ad un massimo di ben 137 persone residenti, ma ora versa in condizioni di completo abbandono.Attualmente essa fa parte del patrimonio dell’Opera Pia Colleoni.

La Cascina Cantona è abitata da un nucleo famigliare. Vi sono poche notizie riguardo alla sua storia, se non che il suo nome deriva verosimilmente dai suoi antichi proprietari, la nobile famiglia Cantoni.

La Cascina Cornarina è abitata da 4 nuclei famigliari, sede di un importante allevamento suino. Si ritiene che il suo nome derivi dal comandante romano Cornelio Scipione che nel 528 della fondazione di roma dominò gli Insubri. Con più probabilità pare che derivi dalla nobile famiglia De Cornate che ne era proprietaria già nel 1517.

LA Cascina Saronna è abitata da diversi nuclei famigliari. Era detta anche di S. Cornelio per la chiesetta che vi sorgeva poco distante: quando i Serono ne divennero proprietari, mutò il suo nome. La prima notizia che si ha di questa cascina è datata 23 ottobre 1943, in un atto notarile in cui "Giovanni de Rotondi de Serono figlio del sig. Luigi abitande a Castano, da in affitto a Pierino de Passicarimbus un sedime della cascina di S. Cornelio".

A 4 Km dal centro cittadino si trova Ponte di Castano. Qui il Naviglio Grande è attraversato da un ponte in pietra settecentesco, che ha sostituito l’originale e molto più antico ponte di legno. Nei pressi della località sono ancora visibili alcuni dei numerosi mulini un tempo presenti lungo la cosiddetta Roggia Molinara; appena varcato il canale, si trova il mulino del Ponte, già esistente nel 1474, che conserva le ruote lungo la roggia.

Proseguendo fino al Ticino si trova la località denominata Casa delle Barche, storico punto di approdo per imbarcazioni.

La "Via Crucis" — già "del Cimitero" — è una delle numerosissime opere religiose di Gaetano Previati.

Compiuta nel 1888, fu fatta restaurare — una prima volta — dopo la guerra dall’Ing. Giuseppe Torno, poiché il tempo la aveva alquanto deteriorata. In anni più recenti subì un trattamento più radicale, che portò all’asportazione degli affreschi — al Cimitero residuano solo le sinopie — custoditi nella pinacoteca della Villa Rusconi fino a qualche anno or sono, quando un incendio della Villa la rese, per un lungo periodo, totalmente inagibile.

L’opera — recentemente esposta al Museo Diocesano di Milano — lascia l’impressione di elementare essenzialità: trascurati sono i particolari, quasi escluso il paesaggio, eccetto lo sfondo del cielo, sempre ispirato nel colore al tono della scena che si svolge. Anche i personaggi di ogni stazione sono limitati nel numero e sono ridotti all’essenzialità dell’espressione.

Centro di ogni quadro è sempre Gesù, che di stazione in stazione si fa sempre più curvo. Non ha mai gli occhi aperti, salvo in alcune scene: forse l’Autore si è sentito incapace di rendere la potenza dello sguardo di un Dio.

Attualmente l'opera è conservata presso il Museo Civico comunale.

La G.S. Castanese è una società calcistica fondata nel 1967. Ha militato per 5 anni nella Serie D (chiamata allora Campionato Interregionale) del campionato italiano di calcio, dalla stagione 1984-1985 fino alla retrocessione nella stagione 1988-1989. Negli stessi anni la squadra ebbe l'opportunità di misurarsi con squadre di prestigio come la Pro Patria, squadra della vicina Busto Arsizio. Il 22 marzo 2015 ha ottenuto il passaggio alla categoria Promozione con 5 giornate di anticipo.

Il campo da gioco della squadra è lo Stadio Comunale "Annibale Sacchi".

L'Associazione Sportiva Virtus Madonna dei Poveri è una società di calcio a 7 che milita nei campionati provinciali CSI della provincia di Varese, nata nel 1997 per volere dell’allor parroco della parrocchia Madonna dei Poveri Don Giulio Vegezzi. Ha vinto il campionato provinciale 1999-2000 con la squadra Cadetti e quello 2011-2012 con la squadra Eccellenza.

Il Gruppo Padano Levrieristi è un’associazione amatoriale senza fini di lucro nata nel 1995 per promuovere l’attività sportiva dei levrieri. Il gruppo gestisce, a Castano Primo, una pista omologata ENCI: fondo in sabbia; partenze 350 e 525 metri; curva parabolica con pendenza 8%; traino continuo; irrigazione e illuminazione artificiali.

La Japan Karate Shotokan Castano Primo è un'associazione sportiva non a scopo di lucro nata nel 1982 grazie alla castanese Pinuccia Cattini. Nel 1992 Francesca Adriatico, atleta vincitrice di diversi titoli italiani e campionessa europea Master, ha ottenuto al qualifica di Allenatore Federale. Nel corso degli anni la società si è vista protagonista in diverse manifestazioni anche di livello internazionale (Coppa Europa).

La società Pallacanestro Stella Azzurra nasce nel 1985 su iniziativa è Giorgio Bonazza, legnanese trapiantato a Castano Primo con un passato di giocatore in serie D.

Nel corso degli anni la Stella Azzurra ha avuto molte squadre che hanno militato nei vari campionati FIP, PGS e UISP.

Castano Primo ospita sul suo territorio dal 1966 un gruppo scout. Nel 2007 il gruppo si è fatto promotore della rinascita del movimento scout sul territorio di Turbigo. Dal 2014 la sezione di Turbigo è stata spostata a Robecchetto con Induno, presso il centro civico di Malvaglio.

Nel 1872 si hanno le prime notizie della Banda Cittadina di Castano Primo, la quale partecipa attivamente a ricorrenze laiche e sacre fino alla fondazione dell'oratorio nel 1897. Nello stesso anno infatti il parroco don Zaccaria Bigatti fonda sia la Banda sia la Corale dell'Oratorio che si sciolgono in seguito al trasferimento dello stesso nel 1903. La Banda Cittadina torna a prestare servizio, ma solo fino al 1907 quando alla fondazione del Circolone dei Social-Liberali l'allora parroco Giuseppe Cermentati contatta bande esterne per i servizi religiosi, come si faceva prima del 1872. Nel 1910 viene costituita la Fanfara dell'Oratorio. Durante la Grande guerra la Fanfara sospende il suo operato e torna operativa solo nel 1919. Tra i primi maestri vanno ricordati Giovanni Paganini e Angelo Nava negli anni Venti, Piero Marazzini negli anni Trenta, grazie al quale la banda partecipa a parecchi concorsi e concerti fuori paese, soprattutto nella zona di Novara. In seguito alla seconda guerra mondiale la banda riprende il servizio nel 1948 con il maestro Franco Gianella. La Banda Cittadina si scioglie negli anni 50 e numerosi componenti entrano a far parte del Corpo Musicale Santa Cecilia. Nel settembre 1987 subentra il maestro Enrico Tinelli, che lascia la direzione del corpo bandistico in occasione del concerto di primavera del 2013, dopo 26 anni di servizio: a sostituirlo alla guida del corpo musicale è stato chiamato il maestro Mario Arrigoni.

La Festa del Crocifisso è un evento che richiama migliaia di persone dalla città dai paesi vicini e da tutta la Provincia. Si tratta della manifestazione religiosa più sentita di tutta la zona. Si svolge ogni 25 anni da metà Ottocento. Bandiere, luci, porte trionfali invadono Castano Primo, come testimonianza di fede e devozione al Santo Crocifisso.

Secondo un racconto sarebbe stato portato da Gerusalemme al tempo delle crociate e donato alla Parrocchia di Castano Primo dal cavaliere di Malta Fra Rotondo della Croce. Alcuni addirittura avanzano l'ipotesi che fosse opera dell'Evangelista San Luca. Nel 1800 i contadini raccontavano che fosse arrivato in paese miracolosamente portato dalle acque del Ticino in piena.Il Crocifisso esposto nell'abside della Chiesa Prepositurale di San Zenone, in piazza San Zenone, risale, secondo gli storici dell'arte, all'inizio del Cinquecento, epoca in cui a Milano e nel circondario si ebbe una notevole fioritura della devozione al Crocifisso. Se ne parla per la prima volta in un documento del 1566. Si tratta di una descrizione della Chiesa di San Zenone di Castano Primo, dove si dice che davanti all'altare maggiore era innalzato un "grande crocifisso". La devozione crebbe velocemente, tanto che già nel Seicento il Crocifisso era considerato miracoloso e circondato da una grande devozione popolare che crebbe anche nel Settecento. Diverse sono le testimonianze sui miracoli del Crocifisso. Nel 1714 a Castano Primo e zona ci fu una terribile siccità, che devastò la vita dei contadini. Inutili furono gli sforzi per salvare i raccolti. Dietro consiglio di uno dei curati del borgo il popolo castanese si rivolse con fiducia al Santo Crocifisso e, secondo quanto si narra, prima che facesse notte, il cielo, da azzurro che era, si coprì di nubi e cominciò a cadere un'abbondante pioggia che ristorò le campagne e riempì i pozzi di cui si servivano i contadini. In seguito si verificarono altri miracoli che suscitarono sempre maggiore devozione anche nei paesi vicini. Nella prima metà dell'Ottocento la devozione al Crocifisso di Castano continuò a mantenersi molto viva: si facevano celebrare numerose messe e molte persone portavano doni da appendere come ex-voto. Nel contempo si stampavano immagini da offrire alla venerazione dei fedeli. Nel 1859, al tempo della Seconda Guerra d'Indipendenza, si verificò un altro fatto in cui i castanesi ravvisarono una speciale protezione del Crocifisso al paese ed ai suoi abitanti. Il 3 giugno di quell'anno gli austriaci puntarono i loro cannoni sulla piazza, come misura difensiva per far fronte all'avanzata dei piemontesi. I castanesi si rifugiarono in Chiesa a pregare il Crocifisso di scongiurare il pericolo.La paventata rovina non si verificò: gli austriaci si ritirarono senza sparare e il paese fu salvo. In seguito a questo fatto si stabilì, in segno di riconoscenza, di trasportare solennemente in processione per il paese il taumaturgo Crocifisso ogni 25 anni. La promessa fatta fu mantenuta e la solenne traslazione si ripete puntualmente. Le ultime celebrazioni sono state quelle del 2009.


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