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martedì 15 marzo 2016

MONACO DI BAVIERA



In testa alle città preferite dai tedeschi c'è ormai da diversi anni proprio Monaco, situata a centinaia di km dall'amata-odiata Berlino e nel profondo sud della Germania, la "seconda capitale" del paese, la Milano tedesca, la Weltstadt mit Herz (metropoli con il cuore) o, secondo una felice definizione, la città più settentrionale d'Italia.
Monaco di Baviera è una città extracircondariale della Germania meridionale, capitale (Landeshauptstadt) della Baviera. Situata sulle rive del fiume Isar, dopo Berlino ed Amburgo è la terza città tedesca per numero di abitanti.

Fu fondata (1158 ca.) da Enrico il Leone, duca di Baviera, alla confluenza della ‘via del sale’ con altre due arterie commerciali che da Norimberga e Ratisbona conducevano in Italia. Nel 1180 passò, con il ducato di Baviera, ai Wittelsbach che vi stabilirono (1255), dopo l’incorporazione all’Impero di Ratisbona, antica capitale del ducato, la sede del governo. Fortificata nel 1319, crebbe nonostante i contrasti fra l’alta borghesia e le corporazioni (1397-1403); dopo la riunione dell’Alta e della Bassa Baviera (1506), cominciò a gareggiare con Augusta che, danneggiata durante le guerre di religione (16° sec.) perse a favore di Monaco il primato commerciale nella Germania meridionale. Divenuta centro della cultura tedesca rinascimentale con il duca Alberto V (1550-79), nel corso della guerra dei Trent’anni Monaco costituì il fulcro del cattolicesimo nei paesi dell’Impero ma, nel 1632, fu occupata dagli Svedesi. Durante la guerra di successione spagnola subì la strage del Natale di Sendling (1705), per aver partecipato alla rivolta dei Bavaresi contro l’occupazione austriaca; danneggiata durante le guerre napoleoniche Monaco divenne, con Massimiliano Giuseppe IV, re di Baviera dal 1806, la capitale di uno Stato più vasto e più inserito nella politica internazionale. Al termine della Prima guerra mondiale fu proclamata a Monaco la Repubblica bavarese (1918); nel 1919 la città vide sorgere il governo comunista dei consigli degli operai e dei soldati, soppresso dalle truppe del ministro della Difesa G. Noske, affiancate da formazioni paramilitari di destra (Freikorps); fu teatro del fallito putsch di Hitler (8-9 nov. 1923), prodromo all’avvento del nazionalsocialismo in Germania. Bombardata durante la Seconda guerra mondiale, fu occupata dagli Alleati il 1° maggio 1945.

Monaco fu inoltre la città dove nacque la "Rosa Bianca" (in tedesco Die Weiße Rose), formata da un gruppo di studenti che si costituirono in un movimento di resistenza al Nazismo dal giugno 1942 al febbraio 1943, quando il nucleo del gruppo venne arrestato ed ucciso dopo la distribuzione di volantini all'Università di Monaco da parte di Hans e Sophie Scholl.

La città divenne una roccaforte Nazista una volta che Hitler prese il potere in Germania, nel 1933 e fu indispensabile per l'ascesa del Nazismo, tanto da essere chiamata dai nazisti stessi Hauptstadt der Bewegung ("capitale del movimento"). Il quartier generale del NSDAP fu stabilito a Monaco e costruito, assieme ad altri edifici utili al partito, a Königsplatz; molti di questi edifici sono tuttora esistenti. Nel 1939 Monaco fu teatro del fallimento di Georg Elser nel tentativo di assassinare Hitler mentre arringava la folla col suo discorso annuale per commemorare il Putsch della birreria nel Bürgerbräukeller.
Monaco di Baviera fu molto danneggiata dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale. La città venne occupata dalle truppe americane della 7ª Armata del generale Alexander Patch il 2 maggio 1945. Dopo la guerra Monaco fu in gran parte ricostruita con un meticoloso lavoro tendente a restituire la stessa fisionomia a strade e palazzi rispetto alla situazione pre-bellica.

Nel 1972 Monaco ospitò la XX edizione delle Olimpiadi, tristemente famosa per il massacro di undici atleti israeliani da parte di terroristi palestinesi.

Nel 1974 fu sede di molte partite dei Mondiali tenutisi in Germania Ovest. A trentadue anni di distanza ha ospitato ancora le partite della stessa competizione, nel corso dei mondiali di Germania 2006.

La conferenza di Monaco riunitasi il 29-30 settembre 1938, con la partecipazione di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia, approdò al cosiddetto patto di M., in virtù del quale la Germania fu autorizzata a procedere all’annessione dei Sudeti cecoslovacchi. L’atteggiamento degli Inglesi e dei Francesi, che a M. favorì lo smembramento della Cecoslovacchia e diede di fatto via libera ad A. Hitler per l’occupazione di Praga (marzo 1939), fu condannato da larghissimi strati dell’opinione pubblica e interpretato come un cedimento alla violenza, sì che è invalsa l’espressione di spirito di M. a designare una politica arrendevole verso uno Stato che proceda contro i principi della convivenza internazionale.

Monaco di Baviera ha un clima continentale, fortemente influenzato dalla posizione geografica in prossimità delle Alpi. La media annua delle precipitazioni si attesta sui 1000 millimetri. Le piogge spesso arrivano violente ed inattese, specialmente durante la stagione estiva. I mesi estivi sono quelli in cui si verificano le più elevate precipitazioni atmosferiche, grazie anche all'effetto sbarramento della catena alpina a sud che funge da barriera naturale bloccando le perturbazioni provenienti da N-NO. In estate, durante prolungati periodi anticiclonici, Monaco raggiunge sovente temperature molto elevate (punte di +35 °C ed oltre), specialmente nei mesi di luglio ed agosto (record di massima assoluta di +37,5 °C il 27 luglio 1983). A causa dei forti contrasti termici derivanti dallo scontro di masse d'aria diverse, la Baviera viene interessata da intensi temporali, spesso accompagnati da grandine.

A causa dell'altitudine (il centro cittadino è posto a 530 m) e della prossimità delle pendici nord delle Alpi, l'inverno bavarese è lungo e molto rigido.

La neve cade molto di frequente da novembre ad aprile (in media circa 75 cm all'anno) e annualmente si registrano mediamente 105 giorni di gelo. Le temperature medie di gennaio sono di +2 °C per le massime e di -4 °C per le minime, anche se non di rado vengono raggiunti valori molto più bassi (quasi ogni inverno si registrano valori inferiori a -15 °C). Durante l'inverno, infatti, i freddi venti provenienti da nord non trovano alcun ostacolo ed investono in pieno la Baviera, prima di subire lo sbarramento da parte delle Alpi a sud. Capita così che possa nevicare per interi giorni di fila, seppur in maniera lieve, e che le temperature si mantengano per lunghi periodi al di sotto dello zero (record di minima assoluta -31,6 °C il 12 febbraio 1929).

L'escursione termica tra estate ed inverno, ma anche tra giorno e notte può essere estrema. Succede spesso che soffi il Föhn, il caldo vento di caduta dalle Alpi che porta temperature elevate fuori norma e bassissimi valori di umidità relativa.

Non raramente capita che, in pieno inverno, a causa di questo vento vengano raggiunte temperature di +15 °C / +20 °C che fondono in poche ore la neve presente al suolo (da qui deriva la fama di "vento mangianeve").

Questo caldo vento è sempre associato a cieli limpidissimi e ottima visibilità, da cui deriva il celebre detto tedesco "azzurro come il cielo della Baviera".

Monaco, capoluogo della Baviera, è una città dove si fondono insieme tradizione e modernità. E' nota come la metropoli con il cuore - Weltstadt mit Herz - nonché la città più settentrionale d'Italia. Sede delle Olimpiadi estive del 1972, Monaco di Baviera è un importante centro turistico e congressuale, ospita prestigiosi musei ed è un florido distretto economico (Bmw, Siemens, Allianz). L'Oktoberfest, la celebre festa della birra, è visitata ogni anno da 6 milioni di persone.

Passeggiando per il centro di Monaco si incontrano storia, arte e angoli caratteristici che fanno del capoluogo bavarese una città con un'anima legata alla tradizione. Dal Municipio neogotico che domina Marienplatz alla monumentale Residenz, dalle torri gemelle della Frauenkirche al rococò sfavillante dell'Asamkirche e del Teatro Cuvilliés... e poi i luoghi dove gustare una buona birra come l'Hofbräuhaus e l'Augustiner e d'estate il biergarten del Viktualienmarkt diventa un must.

Nel 1853 per volontà di Re Maximilian II, padre del "re delle favole" Ludwig II, inizia la costruzione di una nuova arteria stradale, la Maximilianstraße, per collegare il Palazzo reale e l'Opera nella Max-Joseph-Platz con il Maximilianeum, sorto su una collina sopra la riva destra dell'Isar ed attuale sede del Parlamento regionale. L'edificio nasce, su desiderio del sovrano, come istituzione per elargire borse di studio ai giovani bavaresi di talento ma senza i mezzi economici necessari per proseguire gli studi.

Tra i principali edifici, realizzati in uno stile che alterna elementi neogotici e rinascimentali, si segnalano al numero 39 il Governo dell'Alta Baviera con la pregevole facciata in terracotta realizzata da Friedrich Bürklein e al numero 17 l'Hotel Vier Jahreszeiten che annovera tra i suoi ospiti illustri l'imperatrice Sissi che sovente soggiornava qui quando da Vienna tornava nella natia Monaco. Il tè delle cinque servito nella hall dell'albergo è la ciliegina sulla torta di un pomeriggio di compere e relax.

In mezzo alla Maximilianstraße si erge il monumento in bronzo e granito di Re Massimiliano II, chiamato popolarmente Maxmonument e inaugurato nel 1875. Le quattro figure ai piedi del sovrano rappresentano la pace, la giustizia, la forza e la saggezza.

La via si è gradualmente trasformata nella principale arteria dello shopping di lusso della città con le boutique di Ralph Lauren, Chanel, Dolce & Gabbana, Fendi, Gucci, Valentino, Armani, Louis Vuitton, Cartier, Christian Dior, Hermès, Bulgari, Salvatore Ferragamo e anche delle grandi firme della moda tedesca come Escada e Hugo Boss.

Altri negozi nei dintorni della Maximilianstraße che meritano una sosta per la loro tradizione e storia sono il negozio di porcellane Nymphenburg nella Briennerstraße, la manifattura reale nata a metà del 1700 e ancora oggi di proprietà dei Wittelsbach, l'emporio gastronomico Dallmayr nella Dienerstraße 14 dove si trovano tutte le prelibatezze alimentari locali e non solo, e Loden-Frey in Maffeistraße 7, regno dei loden e dell'abbigliamento bavarese.

L'architettura cittadina è caratterizzata dalla presenza di numerosi edifici storici, molti mantenutisi intatti nei secoli, altri ricostruiti dopo la seconda guerra mondiale, e di alcuni esempi di architettura moderna. Un sondaggio, condotto per il National Geographic Traveler, ha scelto oltre 100 luoghi storici in tutto il mondo e ha classificato Monaco di Baviera come la trentesima migliore destinazione.

La Frauenkirche ("Dom zu unserer lieben Frau" – Cattedrale di Nostra Signora) è una delle costruzioni più famose del centro città. È la cattedrale di Monaco e sede dell'Arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Famosa per le sue torri gemelle sovrastate da cupole ramate a forma di cipolla che caratterizza il profilo cittadino. Le torri della Frauenkirche (ma non la chiesa stessa) sopravvissero intatte alla guerra, ed oggi hanno oltre 400 anni. Con i loro 99 metri, costituiscono anche il limite massimo di altezza per le nuove costruzioni nel centro storico. Tale limite venne approvato nel novembre 2004, dalla popolazione di Monaco di Baviera, con un referendum promosso da Georg Kronawitter, già sindaco, contro la volontà dei partiti politici nel Parlamento della città ("Stadtrat"), che temeva che questo potesse nuocere all'attrattiva costituita dalla città per gli investitori.

La Michaelskirche, Chiesa di San Michele è la più grande chiesa rinascimentale a nord delle Alpi. Venne scrupolosamente e mirabilmente ricostruita dopo la guerra.
La Theatinerkirche, Chiesa di San Gaetano dei Teatini, è una grande basilica in stile barocco italiano, modello che ha influenzato l'architettura barocca tedesca del sud.
La Asamkirche, Chiesa di San Giovanni Nepomuceno è comunemente nota come Chiesa degli Asam dal nome dei due fratelli Cosmas Damian e Egid Quirin Asam che la costruirono, artisti pionieri del Rococò. Rappresenta uno dei massimi capolavori dello stile rococò, e uno dei più particolari monumenti della città.
La Chiesa di San Pietro, sulla Marienplatz, è la più antica chiesa della città. Fu costruita in stile romanico ed è stato il primo insediamento monastico di Monaco di Baviera, ancor prima della fondazione ufficiale della città del 1158. Venne rifatta due volte in stile gotico e barocchizzata dal grande Maestro stuccatore Johann Baptist Zimmermann. Venne ricostruita quasi interamente dopo la guerra.
La Chiesa dello Spirito Santo, costruita fra Marienplatz e il Viktualienmarkt in stile gotico, venne convertita in stile Rococò dai fratelli Cosmas Damian e Egid Quirin Asam a partire dal 1724. All'interno presenta raffinatissimi stucchi a colori pastello, attentamente ricomposti durante la ricostruzione post-bellica.
La Bürgersaalkirche è un bell'oratorio barocco sito lungo la centrale Neuhauser Straße. Eretto dal grigionese Giovanni Antonio Viscardi nel 1710, conserva all'interno delicati stucchi del milanese F. Appiani.
La Collegiata di Sant'Anna, gioiello barocco della fine del XVII secolo.
La Chiesa della Santa Trinità, barocco edificio costruito dal ticinese Giovanni Antonio Viscardi nel 1711-18.


La Chiesa conventuale di Sant'Anna im Lehel, venne costruita tra il 1727 e il 1733 dall'architetto Johann Michael Fischer per volere della principessa elettrice Maria Amalia d'Asburgo. Capolavoro è la decorazione interna eseguita dai due fratelli Cosmas Damian e Egid Quirin Asam. Fu la prima chiesa in stile Rococò della Baviera e fu il prototipo per le altre costruite in seguito nella regione.
La Chiesa del Salvatore, è un edificio gotico che dal 1829 è una chiesa greco-ortodossa. È oggi la sede del Metropolita della Germania e dell'Esarcato dell'Europa centrale.
La Chiesa di San Giovanni Battista, costruita tra il 1852 e il 1874, è la più grande chiesa a est del fiume Isar. Il campanile è alto 97 metri ed è il terzo in quanto altezza a Monaco di Baviera.

Il Neues Rathaus, Municipio Nuovo della città è una grandiosa costruzione in stile neogotico che domina la piazza principale, la Marienplatz. La torre civica porta il celebre Rathaus-Glockenspiel, l'orologio arricchito del carillon "Glockenspiel" a figure animate, simbolo cittadino ed il più grande della Germania.
La Residenz : il palazzo fu residenza dei duchi e dei re della Baviera. Il vasto complesso, con tre facciate monumentali e che si sviluppa intorno a tre cortili principali, venne costruito a partire dalla seconda metà del XVI secolo, quando, per volere del duca Alberto V, venne abbattuta la cosiddetta Neuveste (Fortezza nuova eretta nel 1385). Si arricchì gradualmente con importanti tesori, sia architettonici che decorativi. Ospita diversi musei al suo interno: Residenzmuseum, costituito dalle sale stesse del castello, uno dei musei di decorazione di interni fra i più significativi d'Europa; Schatzkammer, la Camera del Tesoro, che raccoglie preziosissime opere d'arte orafa dall'Alto Medioevo all'epoca barocca; Staatliche Münzensammlung, La Collezione della Zecca di Stato, fra le più ricche collezioni al mondo di Numismatica e Sfragistica. Inoltre accoglie lo splendido Teatro Cuvilliés, pregevole gioiello rococò che prende nome dal suo architetto François de Cuvilliés il vecchio.
Antica Zecca, l'Alte Münze, è un palazzo rinascimentale eretto fra il 1563 e il 1567 su progetto di W. Egkl, con un bel cortile a tre ordini di arcate.
Hofbräuhaus, la più antica e celebre birreria di Monaco di Baviera, fondata nel 1589, nonché una delle sette fabbriche di birra della città.
Il Teatro Nazionale, il neoclassico teatro dell'opera, di livello internazionale, in cui hanno avuto la prima parecchie opere di Richard Wagner sotto il patronato di Ludovico II di Baviera.

Il Castello di Nymphenburg, la residenza estiva dei Wittelsbach, i regnanti bavaresi. Imponente costruzione, uno dei capolavori dell'architettura barocca in Germania, è una delle più belle residenze reali d'Europa. Il castello è circondato da un grande parco arricchito da numerosi padiglioni di svago fra cui il celebre Amalienburg, palazzina di caccia eretta in un sublime e delicatissimo stile rococò dall'architetto belga François de Cuvilliés il vecchio.
Il Palais Porcia, fu il primo esempio di architettura barocca in stile italiano della città. Venne costruito per conto della famiglia Fugger su progetto di Enrico Zuccalli, tra il 1693-94. Gli interni vennero rifatti in stile rococò da François de Cuvilliés il vecchio, con alcuni interventi di Johann Baptist Zimmermann.
Il Palais Preysing, venne costruito per il conte Maximilian von Preysing-Hohenaschau su progetto di Joseph Effner tra il 1723 ed il 1728 in stile rococò. Fu il primo edificio civile della città ad essere costruito secondo tale stile. Adiacente alla Feldherrnhalle, presenta tre facciate finemente decorate da stucchi. Esempio della sfarzosità delle decorazioni è lo scalone dell'ala nord, sorretto da cariatidi, e con balaustre traforate.
Il Palais Holnstein, sublime opera rococò dai toni bianchi e rosa, eretto fra il 1733 e il 1737 dall'architetto François de Cuvilliés il vecchio.
Le Porte di città. Dell'ormai demolita cinta muraria medievale, sono sopravvissute tre porte fino ad oggi: la Isartor a est, la Sendlinger Tor a sud e la Karlstor ad ovest del centro urbano.
Führerbau, sede di rappresentanza di Hitler nella città di Monaco durante il regime nazista.

Marienplatz è il centro della città, intitolata alla Madonna, prende il nome dalla Mariensäule, la colonna barocca della Vergine che sorge in mezzo alla piazza. Chiudono la piazza importanti edifici: i celebri palazzi comunali di Monaco: il Neues Rathaus, il Municipio Nuovo; e l'Altes Rathaus, il Municipio Vecchio; e la barocca Chiesa di San Pietro.
Karlsplatz, grande piazza dominata dal Justizpalast (Palazzo di Giustizia), da una fontana e dalla Karlstor, una delle tre porte rimaste della cinta muraria cittadina.

Odeonsplatz, animata piazza monumentale di Monaco, è dominata dalla cupola della Theatinerkirche. Vi prospettano inoltre una parte del lungo fronte rinascimentale della Residenz e la Feldherrnhalle, la Loggia dei Marescialli, costruita nel 1841-44, per volere di Ludovico I di Baviera, su progetto di Friedrich von Gärtner che si ispirò alla Loggia della Signoria di Firenze. La loggia venne costruita per onorare gli eroi della Baviera
Königsplatz, la Piazza del Re, vastissima e quadrangolare, venne aperta per volere di Ludovico I di Baviera. Vi prospettano edifici neoclassici eretti su progetto di Leo von Klenze. A ovest sono i Propyläen, del 1846-62, a colonne d'ordine dorico; a nord è la Glyptothek, il più bell'edificio neoclassico di Monaco, eretto nel 1816-34 in ordine ionico; e a sud, è la Ausstellungsgebäude, corinzia del 1838-48, che accoglie la Staatliche Antikensammlungen. Sul lato posteriore di quest'ultima sorge l'enorme Abbazia di San Bonifacio, eretta nel 1834-37 sullo stile delle antiche basiliche paleocristiane. La zona intorno a Königsplatz è sede del Kunstareal, il quartiere dei musei di Monaco.

Quattro grandi viali reali, realizzati nel XIX secolo, permettono di collegare il centro cittadino con la periferia:

Brienner Straße, neoclassica, parte da Odeonsplatz ai margini settentrionali del centro storico vicino alla Residenz e prosegue da est verso ovest, dove si apre la Königsplatz.
Ludwigstrasse comincia anch'essa a Odeonsplatz e si dirama da sud a nord, costeggiando l'Università Ludwig Maximilian di Monaco, la Ludwigskirche, la Bayerische Staatsbibliothek (Biblioteca nazionale bavarese) e numerosi palazzi e ministeri. La parte meridionale del viale è stata costruita in stile neo-rinascimentale italiano, mentre quella nord è fortemente influenzata dall'Architettura neoromanica italiana.
Maximilianstraße, neo-gotica, inizia da Max-Joseph-Platz, dove si trovano la Residenz e il Teatro Nazionale e prosegue da ovest a est. Il viale è contornato da edifici neogotici che ospitano, tra gli altri, il Münchner Kammerspiele, il museo di etnologia e il Palazzo del governo del distretto dell'Alta Baviera. Dopo aver attraversato il fiume Isar, il viale gira intorno al Maximilianeum, sede del parlamento bavarese. La parte occidentale della Maximilianstraße è conosciuta per i suoi negozi di design, boutique di lusso, negozi di gioielli e uno dei più importanti alberghi a cinque stelle di Monaco, l'Hotel Vier Jahreszeiten.
Prinzregentenstraße si estende dalla Maximilianstrasse e comincia a Prinz-Carl-Palais. Molti musei si trovano lungo il viale, come l'Haus der Kunst, il Museo Nazionale Bavarese e la Schackgalerie. Il viale attraversa il fiume Isar e raggiunge il monumento dell'Angelo della Pace passando da Villa Stuck. Il Prinzregententheater si trova più ad est a Prinzregentenplatz.
Il fiume Isar è attraversato da molti ponti, tra cui ricordiamo: il ponte Ludovico, il ponte Principe Reggente, il ponte Wittelsbach, il ponte Massimiliano e Massimiliano Giuseppe, il ponte Cornelius, il ponte Kabelsteg.

Castello di Blutenburg, sorge a 2 km a nord ovest del Castello di Nymphenburg. Era un'antica residenza di caccia ducale con una chiesa tardo-gotica.
Castello di Schleißheim, nel sobborgo di Oberschleißheim, è un complesso barocco. Definito la "Versailles bavarese", forma con i giardini, un episodio capitale del Barocco. Costituito da tre residenze separate: Altes Schloss (il vecchio palazzo), Neues Schloss (il nuovo palazzo) e Schloss Lustheim (palazzo Lustheim), venne costruito a partire dal 1597 dal duca Guglielmo V di Baviera (Altes Schloss), poi accresciuto dal grigionese Enrico Zuccalli, e decorato con affreschi dagli Asam e con stucchi da Johann Baptist Zimmermann.
Schloss Fürstenried, altra importante residenza barocca, di struttura simile a Nymphenburg, ma di dimensioni molto più ridotte, è stato eretto nello stesso periodo a sud-ovest di Monaco.

Chiesa di San Michele a Berg am Laim è uno dei più importanti edifici religiosi al di fuori del centro storico.
La maggior parte dei quartieri cittadini ha chiese di origine medioevale.

Chiesa della Santa Croce a Fröttmaning accanto alla Allianz-Arena, la chiesa più antica della comunità urbana, nota per il suo affresco romanico.
Soprattutto nella sua periferia, Monaco offre una gamma ampia e diversificata di architettura moderna, anche se severe limitazioni di altezza per gli edifici hanno limitato la costruzione di grattacieli per evitare una perdita del panorama delle lontane Alpi bavaresi. La maggior parte dei grattacieli sono raggruppati al margine settentrionale di Monaco, come la Torre BMW, sede della BMW situata vicino al Parco Olimpico. Altri grattacieli sono situati vicino al centro cittadino e sul campus di Siemens nel sud di Monaco. Importanti esempi di architettura moderna della città ci vengono dagli impianti sportivi.

Monaco è una città che possiede numerosi parchi. Il Giardino Inglese, nei pressi del centro della città, copre un'area di 3,7 km² è uno dei più grandi del mondo (più grande di Central Park a New York). Fu progettato e realizzato nel 1789 da Benjamin Thompson, conte di Rumford, essenzialmente per usi militari, ma fu subito concepito anche come spazio aperto al pubblico. Oggi è considerato il più importante parco di Monaco: offre ampi spazi verdi, piste per podismo, corsi d'acqua in cui è possibile fare il bagno e addirittura praticare surf; quando il clima lo consente molti dei frequentatori amano riposarsi e prendere il sole completamente nudi. Particolarmente noti sono i suoi Biergarten, in particolare quello vicino alla Torre Cinese.

Altri spazi verdi moderni sono l'Olympiapark, il Westpark e i parchi del castello di Nymphenburg (con il Giardino botanico Nymphenburg a nord), e del Castello di Schleißheim. Il parco più antico della città è l'Hofgarten, vicino alla Residenz e risalente al XVI secolo, meglio conosciuto per la più grande birreria e per i cervi che qui vivono.

Lo zoo della città è il Tierpark Hellabrunn, vicino all'isola Flaucher nel Isar, nel sud della città. Un altro parco degno di nota è Ostpark, che si trova a Perlach-Ramersdorf.

Il 47,4% dei residenti di Monaco non sono affiliati ad un gruppo religioso e questi rappresentano il segmento in più rapida crescita della popolazione. Come nel resto della Germania, la Chiesa cattolica e le chiese protestanti hanno visto un continuo e lento declino. Al 31 dicembre 2009, il 37,8% degli abitanti della città erano cattolici, 13,8% protestanti e per lo 0,3% ebrei. Una piccola parrocchia della chiesa episcopale è presente in città. A Monaco vive anche un numero significativo di musulmani, per lo più immigrati.

Monaco è una città molto attiva in ambito culturale. Sono infatti presenti numerosi musei e biblioteche, nonché istituti universitari di altissimo livello.

A Monaco è stato inventato da Ellis Kaut il personaggio Pumuckl, per una serie radiofonica sulla radio bavarese nel 1961. Solo nel 1965 la sua inventrice decise di scrivere una storia su di lui.

Il Deutsches Museum, situato su un'isola nel fiume Isar, è uno dei musei scientifici più antichi e prestigiosi del mondo. Diversi musei non centralizzati (molti di questi sono collezioni pubbliche della università Ludwig Maximilian) mostrano collezioni di paleontologia, geologia, mineralogia, zoologia, botanica e antropologia.

La città possiede diverse gallerie d'arte importanti, la maggior parte delle quali può essere trovata nell'area del Kunstareal, tra cui la Alte Pinakothek, la Neue Pinakothek, la Pinakothek der Moderne e il Museo Brandhorst. La struttura monolitica della Alte Pinakothek contiene opere di maestri europei tra il XVI secolo e il XVIII. La collezione riflette il gusto eclettico dei Wittelsbach di oltre quattro secoli ed è ordinata per scuole sui suoi due piani. Le opere principali esposte comprendono l'autoritratto con pelliccia di Albrecht Dürer, la Sacra Famiglia Canigiani e Madonna Tempi di Raffaello così come alcune opere di Rubens. Durante la prima guerra mondiale il gruppo dei Der Blaue Reiter lavorò in città e oggi molte delle loro opere possono essere ammirate presso il Lenbachhaus.

Un'importante collezione di arte greca e romana è conservate presso la Glyptothek e la Staatliche Antikensammlungen. Re Ludwig I è riuscito ad acquisire pezzi famosi come la Medusa Rondanini, il Fauno Barberini e le figure del tempio di Afaia a Egina. La Kunstareal sarà ampliata dal completamento del Museo Egizio.

Un'altra area per le arti, situata nei pressi della Kunstareal, è il quartiere Lehel tra la città vecchia e il fiume Isar. Il Staatliches Museum für Völkerkunde ospita la seconda più grande collezione in Germania di manufatti e oggetti provenienti da fuori dell'Europa, mentre il Museo Nazionale Bavarese e l'adiacente Archäologische Staatssammlung presso Prinzregentenstrasse sono tra i più importanti musei di storia d'Europa. La vicina Schackgalerie è un'importante galleria di dipinti tedeschi del XIX secolo.

Altri musei della città sono il Paläontologisches Museum München, il Museo statale di arte egizia, lo Stadtmuseum, museo cittadino, il Valentin-Musäum sull'attore comico Karl Valentin, il Kartoffelmuseum dedicato alla patata, il Museo delle Alpi, il Museo Witt, con una collezione di milioni di falene, il Museo ebraico e il Museo BMW.

Il campo di concentramento di Dachau, che fu il primo campo nazista, è situato a 16 chilometri dalla città.

Monaco è un importante centro culturale europeo e ha ospitato molti importanti compositori tra cui Orlando di Lasso, Mozart, Carl Maria von Weber, Richard Wagner, Gustav Mahler, Richard Strauss, Max Reger e Carl Orff. Con la Biennale di Monaco, fondata da Hans Werner Henze, e al festival A*Devantgarde, la città contribuisce ancora al teatro musicale moderno.

Il Nationaltheater dove si sono svolte molte prime delle opere di Richard Wagner sotto il patronato di Ludwig II di Baviera è la sede della Bayerische Staatsoper e della Bavarian State Orchestra. Accanto alla Residenz fu edificato il Teatro Cuvilliés che ha visto portare in scena molte opere, tra cui la prima di Mozart "Idomeneo" nel 1781. Il Staatstheater am Gärtnerplatz è un teatro che ospita musical e balletto, mentre il Prinzregententheater è diventato la sede del Teatro Accademia Bavarese. Il moderno Gasteig ospita i Münchner Philharmoniker.

Accanto alla Residenz, il Münchner Kammerspiele è uno dei più importanti teatri di lingua tedesca nel mondo. A partire da Gotthold Ephraim Lessing, molti scrittori hanno portato in scena qui molte delle loro opere, come Christian Friedrich Hebbel, Henrik Ibsen e Hugo von Hofmannsthal.

La città è ritenuta il secondo più grande centro editoriale del mondo (circa 250 case editrici hanno uffici in città) e molte pubblicazioni nazionali e internazionali sono pubblicati a Monaco di Baviera, come la rivista Matchless, LAXMag e Prinz.

Prominenti figure letterarie hanno lavorato a Monaco di Baviera in particolare durante i secoli finali del Regno come Paul Heyse, Max Halbe, Rainer Maria Rilke e Frank Wedekind. Il periodo immediatamente successivo alla prima guerra mondiale ha visto la crescita del peso economico e culturale della città. Monaco di Baviera e soprattutto il suo sobborgo di Schwabing, divenne la residenza di molti artisti e scrittori. Anche durante il periodo della repubblica di Weimar, Monaco rimase un'importante centro culturale, grazie a personalità quali Lion Feuchtwanger, Bertolt Brecht e Oskar Maria Graf. Nel 1919 è stata fondata la Bavaria Film.

Dal gotico al barocco, le belle arti erano rappresentate a Monaco di Baviera da artisti quali Erasmo Grasser, Jan Polack, Johann Baptist Straub, Ignaz Günther, Hans Krumpper, Ludwig von Schwanthaler, Cosmas Damian Asam, Egid Quirin Asam, Johann Baptist Zimmermann, Johann Michael Fischer, François de Cuvilliés il Vecchio ed il figlio François de Cuvilliés il Giovane. Monaco era già diventato un luogo importante per pittori come Carl Rottmann, Lovis Corinth, Wilhelm von Kaulbach, Carl Spitzweg, Franz von Lenbach, Franz von Stuck e Wilhelm Leibl quando i Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro), un gruppo di artisti espressionisti, si stabilirono a Monaco nel 1911. La città fu patria dei Paul Klee, Wassily Kandinsky, Alexej von Jawlensky, Gabriele Münter, Franz Marc, August Macke e Alfred Kubin.

La Hofbräuhaus, probabilmente la più famosa birreria in tutto il mondo, si trova nel centro della città. Opera anche nella seconda tenda più grande all'Oktoberfest, una delle più famose attrazioni di Monaco. Per due settimane, l'Oktoberfest attira milioni di persone che visitano le tende della birra ("Bierzelte") e attrazioni da fiera. L'Oktoberfest si è svolto la prima volta il 12 ottobre 1810 in onore del matrimonio del principe ereditario Ludovico con la principessa Teresa di Sassonia-Hildburghausen ed in seguito diventata la festa popolare più grande del mondo. I festeggiamenti si sono conclusi con una corsa di cavalli e negli anni seguenti le corse dei cavalli sono continuate e successivamente si è sviluppato in quello che ora è conosciuto come l'Oktoberfest. A dispetto del nome, la maggior parte degli Oktoberfest si svolgono nella seconda metà del mese di settembre.

Monaco di Baviera è una delle città guida dell'economia tedesca, ed ha le strutture produttive più dinamiche.

La capitale bavarese accoglie le sedi principali di alcuni dei maggiori gruppi economici tedeschi, tra cui Siemens (elettronica), BMW (auto), MAN (camion, ingegneria), Linde (gas), Allianz, Munich Re (assicurazioni). Tra le città tedesche con almeno mezzo milione di abitanti, Monaco ha il reddito più alto (26648 euro pro capite nel 2007), e nel 2006 il salario orario minimo dei suoi operai ammontava a 18,62 euro (circa 23 dollari). Nel 2009 la città aveva l'ottava maggior area comunale tra i grandi centri economici mondiali, secondo Fortune Global 500.

Monaco è anche un importante centro per le biotecnologie, la produzione di software e il settore terziario avanzato, ed ospita MTU Aero Engines (motori aeronautici), EADS (situata ad Ottobrunn e specializzata in elettronica per la difesa), Krauss-Maffei, Arri (meccanica), il colosso dei semiconduttori Qimonda (a Neubiberg), OSRAM (illuminazione) e filiali di aziende straniere come Precision Plus, McDonald's e Microsoft. È il secondo centro finanziario tedesco dopo Francoforte sul Meno, ed accoglie i gruppi bancari HypoVereinsbank (divisione di Unicredit) e Bayerische Landesbank.

Monaco è anche una delle capitali europee dell'editoria ed ospita la redazione principale del quotidiano Süddeutsche Zeitung, la tv pubblica ARD, la tv commerciale Pro7-Sat1 Media AG, la filiale tedesca di Random House e il gruppo editoriale Hubert Burda Media. Nel sobborgo di Grünwald si trovano importanti studi cinematografici. Infine Monaco è sede del secondo aeroporto tedesco, il Franz Josef Strauss International Airport, facente capo alla Lufthansa.

La sua posizione la rende anche un importante nodo autostradale e ferroviario, ed un noto centro fieristico. È sede della Corte dei Conti Federale, dell'Ufficio Nazionale Brevetti e dell'Ufficio Europeo dei Brevetti. Di rilievo è il turismo, soprattutto nel periodo della Festa della Birra (Oktoberfest).

Tra le città tedesche con almeno un milione di abitanti, Monaco ha il minor tasso di disoccupazione (5.6%).

Monaco di Baviera è una popolare destinazione turistica, la più visitata dell'intera Germania, con splendidi monumenti, un gioioso e caratteristico stile di vita, e interessantissimi dintorni.

La città ha parecchi importanti musei d'arte la maggior parte dei quali si trova nel Kunstareal come la Alte Pinakothek, la Neue Pinakothek e la Pinakothek der Moderne. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale era il luogo in cui operava il gruppo di artisti denominato Der Blaue Reiter, le cui opere sono esposte alla Lenbachhaus. Un'importante collezione di arte greca e romana è presente alla Glyptothek e alla Staatliche Antikensammlungen.

Altre famose attrazioni turistiche sono il Giardino Inglese (Englischer Garten – un parco al centro della città che include un'area per nudisti, percorsi di jogging e bridle-paths), il Deutsches Museum (museo della scienza e della tecnica) e il Rathaus-Glockenspiel, l'orologio del municipio riccamente ornato di figure in movimento, divenuto simbolo stesso della città. Probabilmente l'attrazione più famosa di Monaco di Baviera è l'Oktoberfest, una fiera che dura due settimane con lunapark e grandi tende-birreria. La prima Oktoberfest si tenne il 12 ottobre 1810 in occasione del matrimonio del futuro re Ludovico I di Baviera con la principessa Teresa di Sassonia-Hildburghausen. I festeggiamenti si chiusero con una corsa di cavalli e negli anni seguenti le corse continuarono ad essere effettuate e si trasformarono successivamente nell'evento oggi noto come Oktoberfest. Nonostante il suo nome, l'Oktoberfest in realtà inizia a settembre e finisce sempre la prima domenica di ottobre, a meno che la festa nazionale tedesca (3 ottobre, "Tag der deutschen Einheit" – Giorno dell'unità tedesca) non cada di lunedì o martedì, nel qual caso l'Oktoberfest viene prolungata fino a quel giorno.

Il Parco Olimpico con il suo stadio è stato costruito in occasione delle Olimpiadi estive del 1972 che si svolsero a Monaco di Baviera. Le costruzioni olimpiche sono famose per il loro design ispiratosi a ragnatele coperte di rugiada. I visitatori possono salire in cima alla Torre Olimpica (Olympiaturm) che costituisce anche un'importante torre di diffusione radiotelevisiva.

La Coppa del Mondo 2006 non si è svolta nel tradizionale Stadio Olimpico, ma nel nuovo stadio di calcio, la Allianz Arena. Questo imponente stadio si trova leggermente fuori dal centro cittadino ed è un gioiello della tecnologia, con la sua copertura in grado di cambiare colore.

Monaco, capitale mondiale della birra, è nota anche per le sue sette fabbriche di birra e per le sue birrerie, delle quali la più famosa e più grande è la Hofbräuhaus.

Le principali squadre di calcio sono il Bayern Monaco, la più titolata società calcistica tedesca, e il Monaco 1860. Entrambe disputano i loro match casalinghi all'Allianz Arena, che si colora di rosso per le partite del Bayern e di blu per quelle del Monaco 1860.Queste due squadre giocano nella Bundesliga.

A Monaco di Baviera sono state organizzate alcune gare di sci di fondo e di sci alpino valide per le rispettive Coppe del Mondo.

Monaco appare nell'anime Mobile Suit Victory Gundam, dove è stata curiosamente ribattezzata "Ra-gaine".


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giovedì 3 settembre 2015

L'OLTREPO PAVESE



L'Oltrepò Pavese nacque ufficialmente nel 1164, quando l'Imperatore Federico I concesse alla città di Pavia il diritto di nominare i consoli nelle località che costituiscono, grosso modo, l'attuale provincia di Pavia. Questo atto seguì peraltro ad un periodo in cui l'ingerenza pavese nelle terre a sud del Po si era andata intensificando; d'altra parte il riconoscimento imperiale non esimeva il comune pavese da una lunga lotta contro le città di Tortona e Piacenza, già dominatrici del territorio, e nemiche di Pavia a causa della diversa collocazione politica (esse guelfe, Pavia ghibellina).

Prima di questo atto infatti l'Oltrepò Pavese non esisteva come unità politica o amministrativa. In epoca romana gli unici due centri non oscuri del territorio, Iria e Clastidium, appartenevano alle aree di influenza di due città vicine, Tortona e Piacenza appunto, situate rispettivamente nelle regioni romane Liguria ed Aemilia.

In epoca longobarda il territorio fu sottoposto ai monaci della potente abbazia di San Colombano di Bobbio.

Ancora all'inizio dell'800 l'Oltrepò era diviso ecclesiasticamente tra le diocesi di Tortona, diocesi di Bobbio e diocesi di Piacenza, con poche sparse parrocchie dipendenti invece da Pavia.

Nel 1359 cadde insieme a Pavia sotto la dominazione dei Visconti di Milano, cui seguirono gli Sforza, famiglie che dominarono anche il confinante Piacentino e Tortonese. Nel 1499 il territorio pavese, comprendente l'Oltrepò, ebbe la qualifica di Principato di Pavia.

Sotto gli Sforza l'Oltrepò era governato da un Capitano con sede a Casteggio. Il territorio comprendeva un certo numero di podesterie, nei borghi e villaggi principali; il numero dei Comuni era grandissimo, poiché erano comuni talvolta anche minuscole cascine. Agli antichi signori locali che la città di Pavia aveva confermato nei loro possessi si erano affiancati nuovi feudatari pavesi, e infine quelli nominati dai duchi di Milano. Alla metà del XV secolo l'intero territorio dell'Oltrepò era diviso in feudi, e questa situazione non mutò fino al XVIII secolo. Bisogna comunque distinguere i piccoli feudi (detti camerali) dell'Oltrepò propriamente detto (l'originario dominio pavese), dotati di scarsa autonomia fiscale e giurisdizionale, dai grandi feudi dell'alta collina e della montagna, assoggettati dai duchi di Milano e aggregati all'Oltrepò, ma ancora dotati di larga autonomia. Questi ultimi erano detti terre diverse, o giurisdizioni separate; avevano ognuno una sorta di statuto speciale e vari privilegi. I principali erano i marchesati di Fortunago, Godiasco, Varzi e Pregola, nati (salvo il primo) dalla disgregazione del marchesato dei Malaspina, cui in gran parte ancora appartenevano; molto importante anche il feudo di Bobbio, appartenente ai Dal Verme. I feudi malaspiniani e vermeschi costituirono le cosiddette "Giurisdizioni separate" che, trattandosi di feudi immediati imperiali, godettero di piena indipendenza fino all'abolizione dei feudi imperiali nel 1797.

Insieme allo Stato di Milano l'Oltrepò passò nel 1535 alla Spagna e nel 1713 all'Austria; nel 1743, col trattato di Worms tra l'Austria e i Savoia, fu separato dal Principato di Pavia e unito al Piemonte. Sotto i Savoia l'Oltrepò conobbe una grande fioritura e venne suddiviso in due province: una con capoluogo Voghera, il centro che era divenuto ormai il principale della zona e che in precedenza aveva a lungo e inutilmente cercato di affrancarsi dal dominio pavese; a sud il territorio fece parte della provincia di Bobbio fino all'unità d'Italia.

Nel 1770 Voghera fu affrancata dal feudalesimo ed elevata a Città regia; il peso dei feudatari fu comunque ridotto ovunque a una funzione quasi solo simbolica. In epoca napoleonica l'Oltrepò, diviso nei due circondari di Voghera e Bobbio, fu unito prima al dipartimento di Marengo e poi a quello di Genova, appartenente all'Impero Francese. Ritornato ai Savoia nel 1814, rimase diviso in due province, Voghera e Bobbio; nel 1859, dopo l'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna, le due piccole province ritornarono a Pavia, la cui Provincia ricalcava in gran parte l'antico Principato. Tuttavia nel 1923 il territorio di Bobbio, tra cui i comuni di Trebecco e Caminata, fu staccato da Pavia e unito a Piacenza e in piccola parte a Genova.

Il territorio dell’Oltrepò Pavese appartiene amministrativamente alla Provincia di Pavia. La sua forma ricorda un triangolo, incuneato fra Piemonte, Liguria ed Emilia. Rispetto alle altre aree della provincia (Pavese propriamente detto e Lomellina), l’Oltrepò si caratterizza per la sua collocazione a sud (oltre il Po) e per la prevalenza di terreno collinare.

Il suo confine naturale verso sud è rappresentato dalle pendici dell’Appennino, che raggiunge le sue vette più elevate nel Monte Penice (1460 m) e nel Monte Lesima (1724 m). La superficie dell’Oltrepò, di 1070 kmq, può essere suddivisa idealmente in tre fasce altimetriche:

Una zona bassa (al di sotto dei 200 metri sul livello del mare), comprendente la pianura costiera del Po e i primi rilievi. I maggiori centri abitati di tale fascia sono Voghera, Rivanazzano, Retorbido, Codevilla, Torrazza Coste, Montebello della Battaglia, Borgo Priolo, Redavalle, Torricella Verzate, Corvino San Quirico, Casteggio, Santa Giuletta, Broni e Stradella;
Una zona media ( fra i 200 e i 300 metri sul livello del mare), i cui maggiori centri abitati sono Ponte Nizza, Cecima, Godiasco, Calvignano, Oliva Gessi, Mornico Losana, Lirio, Pietra de’ Giorgi, Cigognola, Castana, Canneto Pavese;
Una zona alta (al di sopra dei 350 metri sul livello del mare), comprendente il territorio montano; i maggiori centri compresi in tale fascia sono Rocca Susella, Montesegale, Fortunago, Borgoratto Mormorolo, Montalto Pavese, Ruino, Canevino, Rocca de’ Giorgi e Varzi.
Il territorio è solcato da 4 fiumi e torrenti maggiori, con andamento sud – nord, affluenti di destra del Po. Procedendo da ovest ad est, i corsi d’acqua più significativi sono il fiume Staffora, che attraversa la città di Voghera, il torrente Coppa, che attraversa Casteggio, il torrente Scuropasso, che lambisce Broni, e il torrente Versa che si immette nel Po a Portalbera, non lontano da Stradella.

I corsi d’acqua citati danno il nome alle corrispondenti valli (Valle Staffora, Val Coppa, Valle Scuropasso e Val Versa).

Il suolo dell’Oltrepò presenta formazioni varie, riconducibili a diverse ere geologiche.

La fascia pianeggiante costiera del Po è di tipo alluvionale (era Quaternaria), mentre la prima fascia collinare, idealmente estesa da Montù Beccaria a Torrazza Coste, risale all’era Terziaria. Le zone di collina e di montagna sono riconducibili al Cenozoico e al Mesozoico.

Molto diffusi sono marne, calcari arenacei e gessi, così come sabbia e argilla.

Il clima è temperato, con eventualità di elevate escursioni termiche. Le piogge sono di media entità, concentrate soprattutto in primavera e in autunno.

I luoghi fortificati dell’Oltrepò Pavese sono 55, secondo il censimento dell’architettura fortificata svolto una decina d’anni fa dalla sezione Lombarda dell’Istituto dei castelli.

I castelli veri e propri, secondo tale censimento, sono 38; il rimanente numero di luoghi fortificati è costituito da torri e caseforti.

Le fortificazioni dell’Oltrepò sorgono per lo più in luoghi elevati, con ampio dominio visivo sulle valli vicine. Ma il luogo elevato non è l’unico parametro riscontrabile.

Esistono infatti allineamenti fra castelli, talora anche lontani fra loro. Gli allineamenti consentivano di creare una vera e propria rete di comunicazione, per mezzo dell’uso di fiaccole, quindi di fuoco.

Di antica origine medievale, il castello di Castana venne trasformato nel 1740 in residenza di campagna dai marchesi Pallavicino Trivulzio. L'edificio, in origine attorniato da un fossato, ha pianta irregolare, presenta una grande balconata panoramica ed una corte interna a livello inferiore rispetto al palazzo principale. Restaurato ad inizio del XXI secolo è proprietà privata.

Il castello di Cecima, citato già nell'anno 943, fu lungamente proprietà dei Vescovi di Pavia; rimangono resti delle mura e due piccole torri.

Dell'antico castello di Cicognola, la cui edificazione risale all'inizio del Duecento, rimane la svettante torre quadrata, dai merli ghibellini, anche se molto probabilmente risistemata e rivista nell'Ottocento, in epoca romantica. Appartenne ai Sannazzaro, ai Beccaria (dal 1406), a Giorgio Aicardi (1415), in seguito denominati Visconti Aicardi Scaramuzza, a Barbara d'Adda (nel Settecento), indi al figlio di lei Alberico Barbiano di Belgiojoso. Sotto Napoleone i beni vennero comprati dai Gazzaniga, da questi agli Arnaboldi Gazzaniga, quindi ai Brichetto Arnaboldi. Il castello è proprietà privata.

Il castello di Montalto Pavese  costruito in pietra e mattoni a vista, caratterizzato da quattro torrioni, edificato nell'anno 1595, su ciò che rimaneva di una preesistente rocca medievale, da Filippo Belcredi ad una altitudine di 466 s.l.m. Il castello è cinto da un vasto parco: da segnalare il giardino all'italiana ed il giardino all'inglese. Montalto fu poi degli Strozzi sino al 1617, poi dei Taverna (sino al 1630), indi dei Belcredi sino al termine del Settecento. Dalla metà circa del secolo XIX appartiene ai conti Balduino, i quali provvidero a restaurarlo.

L'attuale castello di Montebello della Battaglia appare come una villa barocca e risale al Seicento / Settecento, sulla sede di un probabile fortilizio medievale: è di dimensioni considerevoli, con un vasto parco annesso. Proprietà privata.

Il castello di Montecalvo Versiggia è nominato nelle cronache delle lotte di inizio Duecento tra l'imperatore Federico II alleato con Pavia, contro milanesi e piacentini. Probabilmente ne seguì un periodo di declino. Già dal Duecento Montecalvo fu dei Beccaria, rimanendovi sino al Seicento. I Pietragrassa Berio Beccaria lo conserveranno in qualità di dimora di campagna e sede delle proprietà agricole, abitandolo dunque assai di rado. Il castello fu comprato ad inizio del secolo XIX dai pisani Dossi, divenendo poi dei marchesi Brignole Sale di Genova, che lo alienarono nel 1879 a Carlo e Luigi Fiori. Dopo molti anni di in cui fu abbandonato, riassunse una funzione abitativa. È proprietà privata.
La Rocca di Montesegale edificata dai Gamberana su di un'altura del paese: oggigiorno è un complesso di costruzioni e corti risalenti a differenti periodi. Proprietà privata.

Costruito dai Malaspina intorno all'anno Mille, il castello di Nazzano fu potenziato da Gian Galeazzo Visconti, che ne riconobbe immediatamente la strategica posizione, intorno al 1360.

Il castello di Oramala, innalzato anteriormente al Mille, anche se la prima attestazione scritta è dell'anno 1029, fu dei potenti marchesi Malaspina, che ne fecero il fulcro di uno dei più importanti marchesati del nord Italia, e che quasi senza interruzione di continuità lo ebbero sino al termine del Settecento. Ciò che ne rimane è solo una parte del grande complesso (le mura presentano uno spessore di 2,4 metri). Nel 1986 iniziò la lunga e complessa campagna di ricostruzione/ restauro. Proprietà privata.

Il complesso del castello di Pietra de' Giorgi presenta all'interno del suo recinto la rocca (proprietà privata) ed un palazzo attualmente sede del Comune. Il castello, risalente con probabilità all'anno 1012, fu proprietà dei Sannazzaro, e nel 1402 fu distrutto ad opera dei Beccaria, i quali in seguito lo restaurarono. Il paese prese il nome di Pietra Beccaria. Franceschina Beccaria sposò il nobile Antonio Giorgi, portandogli in dote Pietra. Alla morte di questi nominò erede il nipote Pio Beccaria (da quel momento si chiamerà Pio Beccaria Giorgi). Da lì nacque la disputa ereditaria tra il Beccaria Giorgi ed i conti Giorgi di Vistarino. La controversia venne sbrogliata con l'assegnazione della rocca a Pio Beccaria Giorgi ed il palazzo (ora municipio), ubicato all'interno della recinzione del castello, ai Giorgi di Vistarino. Questo palazzo venne alienato dai conti Giorgi di Vistarino a Giuseppina Meardi Leidi nel 1864, e da quest'ultima venduto al comune nel 1877. La rocca di contro passò per eredità agli Eotwos, ai Dal Pozzo e ai Dosi.

Il castello di Romagnese fu costruito dai Dal Verme tra il XIV e il XV secolo sulla sede di un precedente castello eretto nell'alto medioevo. Oggi è sede del municipio e ospita, nella torre, il Museo dell'arte rurale e degli strumenti agricoli.

Rovescala, fortilizio costruito intorno all'XI secolo.

Il castello, che sorge sulla cima di un colle, nel territorio di Borgo Priolo, venne riattato nel 1477, ma la torre monta al secolo XII: è sede di una azienda agricola.
Il Castello Visconteo di Voghera fu eretto tra il 1335 e il 1372, quando divenne residenza di Galeazzo Visconti. Col passaggio di Voghera sotto il controllo dei Savoia, l'edificio fu adibito a ufficio fiscale, sede della magistratura, intendenza, magazzino e, infine, carcere.
Il castello di ZAvatterello, conteso tra Pavia e Piacenza, è citato in alcuni Diplomi del 971 e del 972 come proprietà dei Vescovi di Bobbio che lo infeudarono ai Landi, vincitori sugli Scotti (1264), e, quindi, al celebrato Jacopo Dal Verme di Verona (1385). Da allora fu proprietà del Casato (con le brevi interruzioni legate alle figure di Galeazzo Sanseverino e Bernardino della Corte) sino al 1975, quando i discendenti lo donarono al comune. La rocca, abbandonata dai Dal Verme durante la Seconda guerra mondiale, fu campo di scontri bellici e venne gravemente danneggiata da un incendio nel 1944. Il maniero venne restaurato a partire dal 1987. Attualmente è sede di un museo di arte contemporanea.

Oltre alla produzione di vino, che caratterizza in modo identificativo il territorio, l’economia della zona è tipicamente agricola e si basa su cereali, foraggi, ortaggi e frutta.

Fra i prodotti che qualificano l’Oltrepò Pavese, meritano menzione il Salame di Varzi DOP e i salumi in genere (coppe, pancette, cotechini), i formaggi di vacca e di capra nella zona montana, il miele, i tartufi, funghi, fagioli e ceci, peperoni e cipolle (nei dintorni di Voghera), le mele della Valle Staffora, le mandorle e le noci.

Fra le particolarità si ricorda la coltivazione di erbe officinali (lavanda, salvia, menta e melissa).

La musica dell'Oltrepò pavese, compreso nell'area delle quattro province, è tradizionalmente eseguita con piffero dell'Appennino, müsa e fisarmonica. È possibile ascoltare i suonatori di questi strumenti alle feste da ballo nei paesi e nelle frazioni montane (o in quelli delle tre province limitrofe) o in alcuni festival folkloristici che si tengono in estate.

In occasione di sagre, feste del patrono, festival folkloristici, celebrazioni della Pasqua (Romagnese) o del Carnevale è possibile assistere all'esibizione degli strumenti tipici che eseguono musiche da ballo come la giga (a due o a quattro), la monferrina o l'alessandrina. In particolare il paese di Cegni ha conservato la tradizione del carnevale, con la storia della povera donna che deve sposare l'uomo brutto che viene rappresentata con la partecipazione di tutta la frazione e di molti turisti il sabato grasso e il 16 di agosto. Presente la tradizione del calendimaggio che nell'alta val Tidone prende il nome di galina grisa.

La Comunità montana dell'Oltrepò Pavese si estende nella fascia montana e nell'alta collina dell'Oltrepò, comprendendo la valle Staffora, la parte alta della val Tidone e la parte alta della Valle del Coppa e una piccola porzione in val Trebbia. Dopo la riforma regionale del 2008, è costituita da 19 Comuni: Bagnaria, Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo, Brallo di Pregola, Cecima, Fortunago, Godiasco Salice Terme, Menconico, Montalto Pavese, Montesegale, Ponte Nizza, Rocca Susella, Romagnese, Ruino, Santa Margherita di Staffora, Val di Nizza, Valverde, Varzi, Zavattarello.


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giovedì 9 luglio 2015

RESIDENZE STORICHE DI LECCO



I primi castelli di cui si abbia notizia sono quelli che i Celti, prima dell'arrivo dei Romani, avevano eretto sulle  alture delle montagne, in luoghi impervi e difficili da raggiungere. Essi erano formati però solo da un recinto di grosse pietre ed erano soprattutto il  simbolo dell' unità di ogni tribù e contenevano un altare sacro.
Le indagini archeologiche pongono sul colle di Santo Stefano la prima fortificazione di Lecco, di epoca tardo Resti della torre sul Colle S. Stefano romana o alto medioevale. In una vasta area sono stati identificati tratti di muratura probabilmente pertinenti a un "castrum", formato da un recinto fortificato esterno, di forma pentagonale, costruito in pietre di calcare locale legate con malta.
Un secondo muro interno delimitava la parte alta del colle, dove vi sono tracce di torri, che di solito erano di forma quadrata e senza porta d'ingresso, (si entrava da un'apertura molto alta mediante scale a pioli che venivano poi ritirate) e di una cappella.
Nel 1790, durante la demolizione della cappella, fu rinvenuta una lapide con iscrizione, intitolata a un "presbyter Virgilus", sepolto in quel luogo nel 535 d.C.
Poco più in alto, alle pendici del monte San Martino, è stato ritrovato un insediamento di cui sono riconoscibili alcune abitazioni, almeno dodici, scavate parzialmente nella roccia sono stati portati alla luce numerosi frammenti ceramici e frammenti di tegole e pietre oleari; questo insediamento risale al VI - VII secolo d.C.  
Nel periodo romano si venne invece a preferire un altro sistema di fortificazione, la torre isolata di segnalazione. Una di esse è quella sulla collina di S.Stefano, a nord della chiesetta dei Cappuccini di viale Turati, oggi mezza diroccata. Lecco, allora chiamata Leucera, si trovava in una posizione a guardia di un incrocio di strade molto importanti. Infatti  passava la strada che da Milano risaliva verso i passi alpini di Chiavenna ed anche quella militare che da Bergamo si dirigeva su Como e le valli del Ticino.
Con il periodo  delle invasioni degli Ungari, all'inizio del X secolo nasce il primo castello a  Lecco. Questo era un recinto che stava intorno  al paese di Castello e serviva in realtà a proteggere i magazzini di raccolta dei prodotti della corte della città.
Nell'età comunale, che a Lecco sembra formarsi già nel 1073, il borgo sulla riva  del lago si rinnova, torna a essere il centro del comune: il suo porto si arricchisce di cantieri navali, il mercato assume un grande richiamo. Nel XII secolo il territorio viene fortificato in modo complesso. Il borgo viene cinto di mura e vengono rafforzate le torri a guardia del porto.

Nel 1335 Azzone Visconti conquista  Lecco. Nel 1336 fa costruire il ponte vecchio, che fu terminato nel 1338,Ponte Azzone visconti fortificato 1880 una struttura molto bella e complessa. L’aspetto antico era diverso dall’attuale, perché era  stato progettato come fortezza galleggiante a guardia dell’Adda. Le arcate erano solo otto, ma per accontentare i comaschi, i quali pensavano che causasse una strozzatura del fiume e l’allagamento della loro città, fu scavato e allargato il letto del lago, e nel 1440 fu aggiunta un’arcata. Nel 1450 Francesco  Sforza portò le arcate a diciotto, ma i comaschi, non ancora contenti, nel 1489 fecero allargare di nuovo il letto del fiume. Si scavò moltissimo materiale il quale, una volta depositato, formò la zona del Lazzaretto.
Dopo le guerre combattute dal Medeghino, il ponte era rimasto piuttosto danneggiato, ma nei primi del seicento era stato ristrutturato su incarico degli Spagnoli.
Era munito di una rocchetta, una torre colombaia per i piccioni viaggiatori, una torre centrale e un’altra torre più grande verso Lecco, mentre le sue due testate erano protette da un rivellino. Il ponte era ben difeso anche da ponti levatoi, posti in corrispondenza delle fortificazioni. Era armato da spingarde e con tre bombarde che lanciavano palle di pietra: una da 50 libre di gettata, la  seconda da 25 e la terza da 12 e mezza. Ospitava anche una propria guarnigione, formata da una ventina di uomini armati di balestra, ed aveva un proprio castellano.
Il ponte era anche uno strumento di esazione fiscale. Chi vi transitava doveva pagare un pedaggio, che era gestito da un consorzio di una dozzina di comproprietari appaltatori, nobili lecchesi e milanesi, oltre al convento delle benedettine.
Un affresco del 1529 che mostra il ponte con queste fortificazioni lo si può trovare esposto al castello di Melegnano. Il potere è dei signori di  Milano Affresco 1529 e quindi le fortificazioni del comune vanno lentamente in rovina, ma viene curato solo il borgo centrale, rafforzati e controllati con un efficiente servizio militare.
I Visconti cingono di nuove le mura del borgo di Lecco, aggiungendovi un castello sulla riva del lago, al quale giungono le strade di Milano e di Bergamo.  

Intorno al 1450, la fortificazione di Lecco, aveva un andamento pressoché triangolare, con la base sul lago e il vertice un po' sopra l’odierna biblioteca, costituite da un cinta esterna formante lo spalto e dal bastione: così rappresentavano la prima difesa, cui seguiva la fossa, e in fine le mura. Queste ultime erano formate da due muri pressoché paralleli e congiunti tra loro da aperture comunicanti con un corridoi circolare, dove si distaccavano, verso la fossa, alcuni piani inclinati, di dimensioni variabili. Per il riempimento del fossato si utilizzava l’acqua della Fiumicella e del Gerenzone, che in corrispondenza della “Porta Nuova”, al vertice del triangolo, si dividevano in due rami, e li vi erano dei muri traversi che servivano per non farli scorrere troppo rapidamente verso il lago. Il Fiumiciella attraversava anche il borgo per tutta la via Nova,  muovendo con la sua acqua tre mulini posti all’interno del borgo stesso, veniva infatti anche chiamato "Acqua delli molini".
Le mura partivano dal lago, in corrispondenza dell’attuale molo dove sorgeva la “Porta di S. Stefano” con un ponte levatoio, proseguivano verso l’odierno oratorio maschile e raggiungevano  la prima torre, detta torrione, la cui parte inferiore esiste ancora e sulla quale si innalza il campanile. Le mura piegavano quindi per un breve tratto verso la punta del triangolo, poi si spingevano verso l’attuale Via Bovara, raggiungendo al vertice la “Porta Nuova o Porta del Soccorso”, difesa da due ponti levatoi, quì sorgeva la casa del comandante della piazzaforte. Da quel punto aveva inizio l’altro ramo della fortificazione, Stemma presente nella Torre che con un andamento regolare discendeva attraverso le attuali via Volta e via Cavour fino a via Mascari per poi ripiegare verso il lago, dove si trovava la terza porta detta “di Milano o del Castello o di San Giacomo”, munita anch’essa di ponte levatoio e rivellino antistante.Per entrare nel borgo si dovevano superare ben due ponti levatoi, difesi da un sistema di torrioni. Un terzo ponte levatoio proteggeva il vicino castello, circondato dall’acqua che nella parte verso il lago formava un porto difeso per le barche. Al suo interno si vedeva il Maschio del Castello, la torre ancora esistente, posta tra il lago e la piazza XX Settembre. Essa subì diversi restauri e l’attuale è  un ingrandimento di una precedente. Con un progetto dell’architetto Bovara, nel 1820 fu addirittura adattata a carcere.
La torre controllava la principale porta  aperta verso Milano ed al suo fianco era presente un corpo di  guardia, nonché una cappella della Madonna di Loreto, ora completamente trasformata in locale con attività commerciale.
Il Castello occupava un’area di mq.1150, con un fronte di m.53,50 circa verso l’attuale Piazza XX Settembre, dove s’apriva la porta del castello. Sulla destra della torre si riscontrava un magazzino grande e un cortile verso l’interno del borgo per i soldati . Lateralmente v’erano tre botteghe, con retrostante entrata, fossa e scala di entrata ai quartieri.
Sulla sinistra della torre vi era corpo di guardia che sorvegliava la porta del borgo, e dal quale a mezzo di scala, si accedeva al bastione del molo dove vi era la garrita della sentinella.
Verso il lago si trovava il molo militare, che poteva essere sorvegliato e difeso attraverso feritoie che si aprivano da una galleria che occupava tutta la lunghezza del castello.
Nel castello c’era un luogotenente o castellano, che aveva ai sui ordini una ventina di soldati. Nel 1533 c’erano 25 fanti; nel 1578 15 erano nel castello, mentre 6 erano di ronda sulle mura del borgo; nel 1587 erano 29 e muniti di 5 cannoni, e 33 moschetti di bronzo; nel 1608 erano 27 più un bombardiere. Però nei momenti difficili il numero saliva di molto, per esempio nel 1624, quando cominciavano le calate dei Lanzichenecchi, c’erano 200 moschettieri armati di cannoni.  A testimoniare la permanenza di famiglie di soldati spagnoli sono alcuni cognomi che  ancora oggi sono presenti come: Anghileri, Bodega,  Crespi, Verga ecc. Poche modifiche si ebbero nei secoli  futuri, anche con l'arrivo degli spagnoli, che si preoccuparono solo di chiudere le porte del borgo e di estendere gli spalti fuori le mura, ponendovi un governatorato, dove oggi sorge  la biblioteca comunale, e una forte guarnigione. In questo periodo le vecchie torri e i vecchi castelli o vanno in rovina oppure si trasformano in abitazioni o ville. L'introduzione dell'artiglieria a fuoco fece lentamente cadere l'importanza delle mura di Lecco, così nel 1782 l'imperatore austriaco Giuseppe II abolì ufficialmente la Piazzaforte di Lecco.
Gli immobili del castello, che sono stati ceduti nel 1798 dalla famiglia del marchese Serponti, non sono più circondati dal fossato e ad essi  si sono addossate altre costruzioni prospicienti la piazza del Mercato.

L’entrata principale dei sotterranei era situata nei pressi della Basilica di Lecco e più precisamente vicino al  campanile; discendeva per 17 gradini che portavano al corridoio principale, una parte del sotterraneo, quella verso il lago, era stata chiusa ma in passato passava sotto la basilica e portava al torrione principale. Sotto la Basilica si divideva e conduceva alla porta di Santo Stefano. L’altro lato del sotterraneo saliva verso la Porta Nuova e verso la casa del comandante, ora diventata biblioteca. Qua e la si potevano osservare  grossi anelli in ferro soprattutto nel lato rivolto verso la fossa, i quali si pensa servissero a tener sospese le colubrine o delle porte in ferro, mentre a quelli della parete opposta si legavano i prigionieri. Di tratto in tratto il sotterraneo era interrotto da arcate sporgenti e da stipiti, sui quali giravano pesanti porte, che si chiudevano a catenaccio. Una parte dei sotterranei esiste ancora, ma purtroppo sono stati divisi da pareti o addirittura murati per essere adibiti a cantine.

La torre  viscontea fino al 1782 faceva parte di una cinta di mura che fortificavano Lecco, in quello stesso anno, per ordine dell'imperatore Giuseppe II, le mura furono abbattute e rimase solo la torre, che restaurata nel 1816 da Giuseppe Bovara, fu poi utilizzata come carcere. Nel 1932 fu ceduta dallo Stato al comune e venne utilizzata come museo della resistenza, ora ospita la sala mostre del comune di Lecco. Aperta per mostre temporanee e come museo della montagna.


Il palazzo delle Paure sorge nella piazza XX settembre, affacciandosi anche sul lungolario e su piazza Cermenati.
Il palazzo fu costruito nel 1905 in stile eclettico neomedioevale per divenire fino al 1964 sede dell'Intendenza di finanza, del catasto e della dogana. Per queste sue funzioni ottenne l'appellativo di «delle Paure».
L'edificio si erge su quattro piani con il piano terra in bugnato. Su di un lato presenta una leggiadra torre rettangolare con finestre e trifore, costruita intorno al 1926, in cui è stato incastonato uno stemma dei Visconti proveniente dal vicino Pretorio feudale.
Il complesso di palazzo delle Paure comprende anche il contiguo edificio porticato realizzato nel 1902 dall'architetto Adriano Gazzari per divenire la sede della Camera di commercio poi trasferitasi presso il palazzo Falk situata poco distante in piazza Garibaldi. Attraverso i suoi fornici sono in collegamento diretto il lungolago e piazza XX settembre.
Il palazzo è stato ristrutturato per poi essere stato inaugurato il 9 ottobre 2012 alla presenza delle autorità cittadine. Lo stesso giorno è stata inaugurata anche la sezione di arte contemporanea della Galleria comunale, costituita nel 1983 a villa Manzoni. Le opere di pittori del territorio come quelle di Tino Stefanoni o di Alfredo Chiappori ed artisti di interesse nazionale, tra cui i pittori Enrico Castellani ed Enrico Baj, oppure ancora gli scultori Alik Cavaliere e Giò Pomodoro provengono dalle collezioni di villa Manzoni.
Il palazzo del Pretorio feudale fu la sede del Podestà della città fino alla sua soppressione avvenuta con l'avvento del dominio asburgico in Lombardia. La figura del podestà era stata già stabilità negli antichi statuti di Lecco scritti intorno al 1224, ma mutò profondamente nel tempo scemando di autorità fino a divenire nel 1647 solo un magistrato di primo grado nominato direttamente dal conte feudatario.
Il palazzo è sito in piazza Cermenati. Esso si presenta nelle forme ottocentesche (successive quindi alla soppressione del podestà) che gli furono impresse nei rifacimenti del 1826, del 1839, su progetto di Giovanni Carcamo, e nel 1842 su progetto di Adriano Gazzari.
Il Palazzo della Banca Popolare di Lecco sorge nella centrale piazza Garibaldi, di fronte a Palazzo Falk. Il palazzo fu progettato dall'architetto Mino Fiocchi nel 1941, ma si deve a Piero Portaluppi la sua facciata attuale, modificata nel 1957. Essa è tripartita con un corpo centrale avanzato che si apre con un triplice fornice centrale ed ha 19 finestre per piano. Posteriormente l'edificio affaccia con un lungo porticato su piazza Affari. L'edificio è il più grande tra quelli storici di tutta Lecco.

Villa Eremo sorge nel rione di Germanedo.
La villa, che oggi versa in cattive condizioni, fu fatta costruire nel 1690 dal marchese Serponti e fu acquisita dal comune nel 1949. La sua pianta è a forma di H aprendo la facciata su quel che resta del suo vasto parco in cui fu costruito nel 1989-2000 l'ospedale Manzoni.

Posto nel punto più alto della frazione di Somasca, su un'altura naturale, si trova un antico complesso di fortezza risalente a tempi antichissimi che domina tutta l'area di Vercurago e del lago di Lecco. Le prime notizie storiche giunteci riguardo a questo castello risalgono al XIV secolo quando lo sappiamo essere proprietà dei Visconti anche se con tutta probabilità esso venne ricostruito a partire da fortificazioni precedenti risalenti all'epoca carolingia, di cui si ha ampia testimonianza nel torrione centrale (ove attualmente si trova una cappella dedicata a san Girolamo, costruita nel 1902 recuperando parti dell'antico castello).
La fortezza è oggi conosciuta meglio col nome di "Castello dell'Innominato" in quanto la tradizione vuole che questa struttura fosse stata una delle residenze di Francesco Bernardino Visconti al quale Alessandro Manzoni si ispirò ne I Promessi Sposi per la creazione della figura dell'Innominato.
Il complesso, oggi per lo più ridotto a un rudere, era stato con tutta probabilità eretto nell'ambito delle fortificazioni che il paese subì durante gli anni degli scontri tra il Ducato di Milano e la Serenissima, ma sappiamo che già al tempo di San Girolamo Emiliani esso aveva perso gran parte della propria importanza strategica se lo stesso santo poté utilizzarne alcune parti per accogliere i suoi orfanelli e stabilirvi delle strutture create dalla congregazione. La struttura venne in gran parte smantellata nel 1509 ad opera delle truppe francesi e la popolazione locale se ne servì successivamente al fine di ricavarvi del materiale da costruzione, fatto che ha pesantemente alterato il complesso nei secoli.
Si conservano ancora intatti il muro perimetrale, parte dei bastioni difensivi e alcune torri, mentre gli spazi coperti e le cappelle presenti sulla sommità sono state in gran parte ricostruite in tempi successivi. Parte delle mura originarie sono state danneggiate da cannonate sparate dagli austro-russi contro i francesi qui asserragliati nell'ambito della riconquista di Lecco nel 1799. Originale è anche la lunga scalinata per giungere al castello, direttamente scavata nella roccia.
Nel territorio del castello si trova la cappella di Sant'Ambrogio.


Palazzo Bovara si trova in piazza Armando Diaz è la sede dell'amministrazione comunale; fu costruito da Giuseppe Bovara fra il 1836 e il 1852 come ospedale civile convertito nel 1928 con l'inaugurazione da parte del re Vittorio Emanuele III, dopo l'unificazione di tutti gli ex comuni del circondario lecchese che attualmente costituiscono i rioni della città; a seguito di questi lavori, l’allora Cappella dell’Ospedale ospita oggi la Sala del Consiglio Comunale. Nel cortile interno fu posta nel 1958 una lapide in occasione del 110º anniversario da Borgo a Città.
Palazzo Falck è situato nella centrale piazza Garibaldi risale al 1900 e fu costruito da Giuseppe Ongania per ospitare la sede cittadina della Banca d'Italia, successivamente venne intitolato al senatore Enrico Falck. Rimase chiuso per anni fino ad ospitare oggi la sede della ConfCommercio.
La presunta casa di Lucia è sita in Via Caldone al civico 19 nella frazione di Olate, all'epoca località separata da Lecco, designata da vari studiosi come il paesello degli Sposi. Attraverso un portale, decorato da un'Annunciazione cinquecentesca, si passa nel rustico cortiletto, dominato da una vecchia torre anche se tuttavia non è visitabile in quanto risulta essere una residenza privata. La tradizione popolare ricorda un'altra casa di Lucia in via Resegone, nella frazione di Acquate, dove si trova un'antica trattoria e dal cui cortile si osserva chiaramente la collina del Palazzotto di Don Rodrigo.


Villa Gomes si trova nel rione di Maggianico nell'omonimo parco sito nei pressi della stazione ferroviaria. Villa Gomes costruita per il musicista brasiliano Antônio Carlos Gomes (1836-1896) nel 1880 dall'architetto lecchese Attilio Bolla segue la corrente filosofica dell'eclettismo imperante di prevalente richiamo neorinascimentale. L’edificio è un blocco rettangolare a due piani con due prospetti ugualmente importanti, uno orientato verso il paese di Maggianico e l’altro, preceduto da un’ampia scalinata, verso il lago. Sul lato occidentale si imposta il lungo corpo già adibito a serra e oggi trasformato in auditorium. L’interno è arricchito da uno scalone il cui soffitto presenta ricchi affreschi, gli unici sopravvissuti al degrado in cui la villa per molti anni è stata lasciata. Splendido il pavimento alla veneziana del salone a pian terreno mentre è stato inspiegabilmente eliminato l’attico a balaustrini che, oltre a nascondere la copertura, dava slancio e logico coronamento alla costruzione. La villa è stata radicalmente restaurata nel 1987 su progetto degli ingegneri Terragni di Como che, dovendola convertire alle esigenze della scuola civica di musica Giuseppe Zelioli che vi ha sede, ne hanno stravolto 1’impianto originario.

Villa Manzoni si trova poco distante dal centro di Lecco, nel rione del Caleotto ed è appartenuta alla famiglia Manzoni dal 1615 fino al 1818, quando lo stesso Alessandro Manzoni la vendette alla famiglia Scola.
La villa è costruita attorno a un cortile porticato e presenta una struttura tipicamente neoclassica, con una facciata scandita da modanature in arenaria. Sul lato destra si trova un parco, molto più piccolo dell’originale, che era coltivato a viti e gelsi, utilizzati per allevare i bachi di seta. Dal cortile si accede alla Cappella dell’Assunta, dove è sepolto il padre dello scrittore.
Per Alessandro Manzoni la villa era, sin da piccolo, residenza estiva e proprio da queste stanze poteva ammirare la splendida cornice delle montagne lecchesi e godere del dolce fluire delle acque del fiume Adda e del suo lago: un territorio che ha ispirato lo scrittore diventando scenario di una delle storie d’amore più conosciuta al mondo, raccontata nei Promessi Sposi. Proprio quelle stanze, al piano terra, ospitano il Museo Manzoniano. Al secondo piano trova spazio la Galleria Comunale d’Arte, che conserva una selezione di opere facenti parte delle collezioni artistiche dei Musei Civici con quattrocento dipinti e duemila incisioni. Non direttamente aperti al pubblico, ma aperti per la consultazione da parte di studiosi sono: la Biblioteca specializzata, che raccoglie migliaia di volumi e testate di periodici inerenti al territorio lecchese e alla Lombardia; la Sezione Separata d’Archivio costituita da materiale riguardante il territorio lecchese di natura e consistenza molto eterogenea; la Fototeca che conserva 4000 fotografie e cartoline riguardanti il territorio di Lecco, i luoghi manzoniani, la prima e la seconda guerra mondiale, il Prestito Nazionale.

Palazzo Belgiojoso, nel rione di Castello di Lecco, è un pregevole edificio del tardo Settecento a forma di U che si apre sul giardino interno, parco comunale.
Entrando dal portone di ingresso si viene accolti in un ampio porticato sulle cui pareti sono state collocate: le vestigia del seicentesco forte spagnolo di Fuentes di Colico e decorazioni e lapidi di alcuni edifici tardomedioevali lecchesi, demoliti o modificati nel passato.
Sul soffitto dello scalone, che porta ai piani superiori sono venuti alla luce quattro medaglioni, risalenti alla seconda metà dell’Ottocento, raffiguranti il ritratto di personaggi dei protagonisti de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Sui soffitti del piano nobile recenti lavori di restauro hanno messo in rilevo la presenza di pregevoli decorazioni pittoriche settecenteschi con soggetti esotici.
Il palazzo, divenuto di proprietà comunale nel 1927, ospita attualmente il Museo di Storia Naturale, che conserva l’allestimento originario dei primi decenni del Novecento ed è articolato nella sezione zoologica e mineralogica; il Museo Archeologico, nel quale sono esposti in ordine cronologico i reperti provenienti dal territorio a partire dal Paleolitico fino all’Alto Medioevo; il Museo Storico, con una ricca collezione di documenti originali di diverso genere, armi e divise riguardanti la Storia moderna e contemporanea del territorio lecchese.
Più recente è la realizzazione del Planetario, un fiore all’occhiello per Lecco e una delle migliori strutture del suo genere in Italia.

Il Teatro della Società, nella centralissima piazza Garibaldi in Lecco, progettato dall’architetto lecchese Giuseppe Bovara, fu inaugurato il 23 ottobre 1844, con l’opera “Anna Bolena” di Gaetano Donizetti.
L’edificio, dallo stile neoclassico, venne costruito su richiesta di un ristretto numero di famiglie lecchesi, appartenenti alla nobiltà e all’alta borghesia, ma da subito venne aperto a tutta la cittadinanza come testimonia l’aggiunta del “loggione” voluta dalla “Società per l’erezione di un Teatro, a maggior comodo, e minor spesa di quella classe del Popolo, a cui possa sempre meglio agevolare l’ingresso alli spettacoli sotto la vista del pubblico, che lasciarla notturnamente vagare nelle appartate taverne”.
Il Teatro è stato oggetto di interventi di ampliamento, ristrutturazione e restauro. La volta è stata affrescata dall’artista contemporaneo Orlando Sora.
Ospita 460 persone, suddivisi tra platea, palchi, galleria e loggione.



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mercoledì 1 luglio 2015

LE FRAZIONI DI DARFO BOARIO TERME



Boario è centro turistico e termale.
La prima menzione di "polle medicinali" è da attribuire a Padre Gregorio Brunelli (Valle Camonica - 1698), ma le proprietà terapeutiche delle fonti termali sono note sin dal XV secolo e segnalate da medici illustri.
Con il trionfo della moda di "passare le acque", nella seconda metà dell'Ottocento Boario Terme divenne un "salotto all'aperto", luogo di cura e ritrovo mondano per la ricca borghesia cittadina: proprio in questo scorcio di secolo, l'acqua Antica Fonte compare nei negozi degli speziali milanesi, accolta come un vero e proprio toccasana.
Uno dei suoi più noti estimatori fu Alessandro Manzoni, che ne ordinò - tramite una lettera oggi conservata negli archivi delle Terme - più di cento bottiglie, per trattare un'affezione epatica. Anche la sua seconda moglie, Teresa Stampa, ebbe modo di apprezzare personalmente la straordinaria efficacia di queste acque termali, come testimonia una sua lettera datata 16 dicembre 1845: "...avevo poi anche desiderato e stabilito tante volte di volerle dir io, di mia mano, che la mia totale guarigione l'ho dovuta alle acque di Boario".
Risale invece al 1913 la costruzione della cupola Liberty di marmo bianco, con balconata sostenuta da colonne a capitelli ionici: un tempo sede di orchestre, oggi emblema e simbolo delle nuove Terme di Boario.
Le quattro acque di Terme di Boario sono vere fonti di benessere, i cui benefici si apprezzano giorno dopo giorno, per tutto l'anno. Le preziose qualità risiedono naturalmente nelle alpi che circondano la Valle Camonica.
Queste acque di tipo solfato – bicarbonato – calciche - magnesiche fredde (13-15°C), si purificano e si arricchiscono dei preziosi elementi minerali con cui entrano in contatto, determinando così l’insieme di proprietà terapeutiche.
Le fonti si differenziano per concentrazione di sali, caratteristica che permette diversi impieghi terapeutici di prevenzione, cura e riabilitazione.
Le acque delle Terme di Boario sono note per la loro azione benefica nell'alleviare i disturbi dell'apparato digerente ed epatico, disturbi da ricondurre allo stress e alle tensioni della vita quotidiana.
Bere queste acque e godere della natura del Parco termale che circonda le fonti è ideale per chi conduce un’esistenza intensa e ritmata.
Fra gli ospiti illustri dei primi anni di apertura delle terme, si riporta la frequentazione abituale di Alessandro Manzoni. A partire dai primi anni del XX secolo, le terme diventeranno un luogo di villeggiatura mondano, in seguito all'apertura dell'allora Grand Hotel des Thermes.
Da allora le attività termali hanno costituito la principale attrazione turistica attorno alla quale ruota la vita della cittadina. Dopo una fase di calo strutturale e di crisi delle attività termali avvenuta durante gli anni novanta, a partire dalla ristrutturazione del 2007 le terme hanno ripreso a essere un polo di attrazione, soprattutto per le cure estetiche e per i centri benessere. Le attività e le cure termali sono praticabili nel parco delle terme, nell'attiguo Centro Cure Violati, oltre che nei centri benessere dei numerosi hotel della zona.
Il parco comunale delle incisioni rupestri di Luine si trova in posizione rialzata rispetto al centro di Boario, sulla destra orografica della valle, ed è raggiungibile a piedi dalla strada che collega Boario Alta a Gorzone.
Si tratta di un luogo ricco di numerose rocce d'arenaria rossa recanti le caratteristiche incisioni rupestri della Val Camonica, oltre a un piccolo stagno e a sbalzi erbosi. Nel parco sono visibili anche alcune marmitte glaciali, testimonianza dell'ultima glaciazione.
Fra le incisioni visibili nel territorio di Boario, va menzionato il megalite con figure di alabarde, chiamato Masso dei Corni Freschi. Il megalite e i suoi petroglifi sono visibili al di là della piccola collina di arenaria rossa detta "Monticolo", che si trova a est del centro di Boario Terme. Le incisioni raffigurate sul megalite risultano essere isolate, dato che nella stessa area non sono stati rinvenuti altri petroglifi.
Dal punto di vista stilistico, queste raffigurazioni sono assimilabili alle molte statue stele rinvenute in Valle Camonica e attribuite al periodo del Calcolitico Camuno, come del resto i più noti Massi di Cemmo e il Capitello dei Due Pini, considerati anche dello stesso periodo.
L'Archeopark sorge in prossimità del megalite, un parco tematico dedicato alla preistoria alpina, costruito attorno ad un laghetto artificiale. Il parco mostra le condizioni e le tecniche di vita dei popoli della preistoria alpina. Ospita inoltre numerosi laboratori archeodidattici e di archeologia sperimentale. Vi si trova anche un piccolo labirinto di rocce che, secondo alcuni archeologi, venne usato come prova di coraggio per far diventare adulti i ragazzini. Inoltre, dalle incisioni esaminate dagli studiosi, si pensa che essi, alla fine del labirinto, combattessero con scudo e spada.
Il Santuario della Madonna degli Alpini è stato inaugurato nel 1957 per commemorare i caduti della Battaglia di Nikolaevka.
Oltre alle cure termali e di benessere e alle escursioni al Parco delle Terme e alle Incisioni rupestri, è agevole praticare una serie di sport.
Nel periodo invernale, gli impianti sciistici di risalita di Borno e di Monte Campione sono raggiungibili con 40 minuti circa di automobile.
Nel 1982 Boario Terme fu sede di arrivo di una tappa del Giro d'Italia.

Montecchio è costruito in un punto strategico della valle, a ridosso del Monticolo una collina presente nel fondovalle della Valle Camonica: a causa di tale rilievo il fondo valle in quel punto ha una strettoia naturale, da cui è facile controllare l'accesso alla media e alta valle.
Anticamente chiamato Monticulus, in seguito Montegio o Montigio.
La storia di Montecchio è strettamente legata al castello.
Il castello di Montecchio fu un'importante rocca di costruita in posizione strategica per il controllo della bassa Valle Camonica, in un punto dove un ponte congiungeva le due sponde del fiume Oglio, nel comune di Darfo Boario Terme in frazione Montecchio.
Sorgeva sul dosso a sud del Monticolo, monticello di arenaria posizionato nel centro della vallata, luogo già frequentato in epoca antica come mostrano le incisioni preistoriche dei "Corni freschi".
Un importante documento storico del 21 maggio 1200 si ricorda un accordo effettuato tra i signori di Montecchio (tra i quali è citato "Lanfranco capo dei Federici") e Vicini della corte di Darfo riguardo alla spartizione di alcune isole create probabilmente da un'esondazione del fiume Oglio che divideva le due comunità.
Nel 1249 Giovanni e Teutaldo figli di Saporito, e Teutaldo Pagnono di Montecchio ricevono privilegi da Brescia, per la quale avevano recuperato l' "arcem et locum de Montegio", presumibilmente caduto in mano alla fazione antibresciana camuna.
Negli "Statuti contro i ribelli di Valcamonica" emessi dal Comune di Brescia nel 1288 si vede come il castello fosse stato nuovamente riconquistato dalla parte antibresciana (a quel tempo legata alla famiglia Federici) e la città in cambio della cattura del "Castro, rocha et terra de Montegio" prometteva mille libbre imperiali.
A seguito della Transictio del 1291 il castello rimase sei anni sotto il controllo di un podestà scelto dal Capitano del Popolo di Milano, Matteo Visconti (il quale era intervenuto come arbitro tra le due parti), per poi passare allo scadere dei sei anni nelle mani del Comune di Brescia.
Nel 1415 il castello è sotto il controllo di Pandolfo III Malatesta, e ne fa castellano di rocca tale Ziletto de Londres, sostituito nel 1416 da Maimosio Foresti.
Nel 1427 Francesco da Bussone, detto il Carmagnola, occupa la rocca per la Repubblica di Venezia e decreta la distruzione del castello. Forse una ulteriore distruzione si ebbe nel 1455 quando la Serenissima decretò l'abbattimento di tutte le rocche della Valle Camonica.
All'inizio del XX secolo rimaneva il basamento di una torre ed un sotterraneo con volta a botte e tracce di affreschi (chiamato bus dei pagà).
Il paese fu quasi integralmente distrutto nel 1471 da una frana alluvionale.
Importante in passato per le comunicazioni: vi si riscuotevano le gabelle e vi era presente l'unico ponte esistente tra Cividate Camuno e Pisogne. Il ponte costruito nel 1686 sostituì un più antico ponte in legno. Nei pressi del ponte si teneva il mercato franco. Probabilmente aveva anche un porto (esiste ancora la Piazza del Porto).
La parrocchiale di Santa Maria Assunta, ricorda l'esondazione del torrente Rovinazza abbattutasi sull'abitato nel 1471, che cancellò quasi del tutto l'antica parrocchiale. L'attuale venne edificata nel 1623, ed ampliata nel 1911.

Erbanno si trova ai piedi del Monte Altissimo. Sorge sulle sponde del torrente Budrio. Prima di diventare frazione fu comune autonomo.
La Chiesa di Santa Maria del Restello si trova all'ingresso settentrionale del centro storico. costruita dai Federici nel '500, contiene affreschi di Callisto Piazza. San Carlo, pur lasciando alla chiesa il titolo di parrocchiale, consigliava l'amministrazione dei sacramenti in Santa Maria, poiché più adatta e posta in luogo più decente.
La Chiesa di San Martino ha sul portale la data 1465 e l'autore: Bartolomeo da Erbanno. Contiene affreschi del XIII secolo. All'esterno una lapide che ricorda come Abramo Federici deviò il corso dell'Oglio a Montecchio.
La parrocchiale di San Rocco fu iniziata nel '600 e ultimata nel 1844.
La chiesetta di Santa Caterina e Gottardo si trova tra la torre ed il palazzo Federici, è del secolo XVI (rimaneggiata nel XVII).
La chiesetta di San Valentino con annesso Eremo si erge lungo il sentiero che da Erbanno porta alla cima del Monte Altissimo.
Il borgo medievale è ricco di cortili e portali in pietra intagliata.
Erbanno si trova nella bassa Val Camonica. Il nucleo storico del paese è stato edificato alle pendici dei monti che circondano il lato occidentale delle valle, in particolare alle pendici del monte Altissimo e dell'omonimo monte Erbanno, leggermente al di sopra del fondovalle. Molti sono i sentieri che partendo dal paese raggiungono le vette, in particolare è doveroso citare il sentiero CAI n. 155 che parte dalla piazza del paese passa per il santuario di S. Valentino (663 m s.l.m.) e raggiunge la vetta del monte Altissimo a quota 1.703.
Tra il 1545 ed il 1549 Esine ed Erbanno si contendono il bosco delle Toroselle.
Nel 1610 Giovanni da Lezze sostiene che i migliori vini della Val Camonica provengano da Erbanno.

Gorzone sorge alle pendici del Monte Altissimo. Fino al 1929 fu comune a sé stante.
Risalendo la Val Camonica verso nord est lungo il fondovalle, giunti a Boario Terme i massicci montuosi che compongono il lato ovest della valle si aprono: tra i monti Pora e Altissimo preannunciano l'inizio della Val di Scalve. Poco prima di Angolo Terme, lungo la strade che da Boario si avvia alla Val di Scalve, si trova Gorzone. Il paese è arroccato sulle pendici meridionali del Monte Altissimo, qualche decina di metri al di sopra del fiume Dezzo. Da Gorzone è possibile giungere alla cima del monte Altissimo seguendo una strada sterrata che passa da Terzano (in territorio di Angolo Terme).
La zona di Gorzone è probabilmente una delle prime località ad avere una presenza umana stabile in Valle Camonica, come dimostrano le incisioni rupestri presenti nel Parco archeologico comunale di Luine.
Alla confluenza con la Valle di Scalve fu un centro nodale tra gli scambi alpini.
Il 3 agosto 1198 Brescia stipulò un patto con Bergamo dando 400 lire imperiali in compenso di quanto i bergamaschi avevano pagato ai Brusati per il feudo di Gorzone, chiamato curte Gorzolli e dopo castrum Gorzoni.
Il castello di Gorzone appartenne alla nobile famiglia dei Federici.
Il castello sorge su uno sperone roccioso compreso tra Gorzone ed il fiume Dezzo, è una costruzione spoglia, austera, con finestre ad arco acuto, senza più torri. In una foto del 1920 si vedono i resti di almeno una torre.
All'esterno un ampio parco orientato verso est, mentre sui lati meridionale e occidentale è presente una scoscesa scarpata che scende nel fiume Dezzo.
La struttura risalirebbe al 1160, ad opera della famiglia Brusati, poi divenuta Federici, ghibellini, alleati di Federico Barbarossa.
Nel 1287, a seguito della grande ribellione camuna, il comune di Brescia, emette un bando contro la famiglia Federici con una ricompensa per la distruzione delle sue rocche. Il castello venne distrutto e saccheggiato nel 1288, ma grazie alla riappacificazione tra la famiglia ghibellina ed il Comune bresciano, grazie all'arbitrato di Matteo Visconti, la rocca venne ricostruita tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo.
Negli anni 1490-1495, grazie alla pax veneta, il castello perde la sua funzione di rocca e si trasforma in residenza signorile, ampliandosi e costruendo un loggiato interno in stile veneziano.
Inciso sulla pietra simona del portale d'ingresso, oltre allo stemma dei Federici (scacchi d'argento trasversali in campo azzurro) c'è quello dei signori veronesi Della Scala.
Il giardino interno, sul quale si affaccia un loggiato con archi e colonne ricchi di stemmi, presenta un pozzo di raccolta d'acqua piovana.
All'interno sono presenti sale, pareti finemente decorate, soffitti a cassettone con pregevoli decorazioni.
Al di sotto del castello vi erano delle gallerie, oggi parzialmente crollate, che comunicavano con l'esterno, verso il Dezzo e la Casa Caffi, che apparteneva ai Federici del ramo cadetto.
L'importante complesso artistico gorzonese è l'unico castello in Valcamonica rimasto integro in tutta la sua struttura.
Il castello è separato dal gruppo di case della contrada da un muraglione in pietra viva che ha inizio dal portale d'ingresso e prosegue collegandosi con il fianco esterno della chiesa di S. Giovanni Battista. L'ampio portale trecentesco d'entrata è formato da conci in arenaria rossa. Sul muro di cinta alla destra del portale, si trova un concio di pietra disposto orizzontalmente che reca incisa l'iscrizione: 1.6 / 4 / GB.
Superato il portale, concluso il tratto di rampa a selciato è presente sulla destra un secondo muro di cinta, basso e terminato da merli che immette nella spianata antistante al lato sud-est del castello.
Il lato sud-est è costituito a destra da una porzione in pietra viva, una centrale dove è presente la porta di accesso al cortile principale e a sinistra un corpo su due livelli con l'entrata al cortile minore.
Il lato sud-ovest si affaccia sulla forra del fiume Dezzo, presenta le facciate dei due corpi di fabbrica che costituiscono i blocchi formanti il cortile minore del castello. Un muro di cinta a terminazione orizzontale più basso che chiude il cortile minore del castello e che presenta nel mezzo un ampio arco a pieno centro oggi murato, chiude lo spazio fra i due corpi di fabbrica.
La parete destra può essere divisa in tre fasce cronologiche: quella centrale è databile tra la fine del XIII e il primo quarto del XIV; l'estremo lato destro e il lato sinistro possono essere correlate al periodo a cavallo tra la fine del Quattrocento e l'inizio del secolo XVI.
Il muro della facciata del corpo di fabbrica di sinistra non presenta aperture di particolare rilievo ma nell'angolo in basso a sinistra, è presente una piccola apertura trecentesca che immette su una terrazza esterna.
Il lato nord-ovest è diviso in tre settori con differenti altezze, è fissato su una scarpata di arenaria rossa e si presenta nella sua totalità composto da varie successioni architettoniche tutte riferibili al XIV secolo.
Il lato nord-est è a tre livelli e mostra anch'esso una successione di varie fasi evolutive susseguitesi nel corso del Trecento. Nell'angolo in basso a destra è presente una scaletta con rampa che porta attraverso un pianerottolo ad una porta.
Il paese è ricordato (Ghorzò) nel 1509 nella mappa della Valle Camonica disegnata da Leonardo da Vinci e conservata a Windsor.
Nel 1929 viene aggregato al comune di Darfo Boario Terme.

Nel mese di agosto ad Angone si tiene una sagra con punto di ristoro dove viene servita l'anatra ripiena con verza e polenta, una specialità tipica.
Confina a nord con Pian di Borno a est con Sacca a sud con Erbanno e a ovest con il comune di Borno

Capo di Lago, costituita da un borgo di poche decine di abitanti, è sorto sulle sponde del lago Moro tra le colline delle Sorline e di Rodino alle pendici del Monte Pora.
Presso Capo di Lago passavano antiche strade di comunicazione, tra cui un troncone della via Valeriana costruita dai Romani, che ricalcava in gran parte antichi sentieri battuti da millenni dalle popolazioni autoctone.
Fino al 1959 ha fatto parte del comune di Angolo Terme.
La chiesetta di Sant'Apollonia fu costruita nel Settecento su una cappella preesistente.
Il paese ha una piccolo, ma significativo, indotto dovuto al turismo legato al vicino lago.



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