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mercoledì 29 aprile 2015

L' OSSARIO DELLA TORRE A LAVENO

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Francesco Pullé acquistò il Colle di Castello di Laveno con l'intento di dare onorata sepoltura ai resti dispersi dei soldati, garibaldini e austriaci, che persero la vita il 30 maggio 1859 durante il tentativo di presa dei forti da parte dei Cacciatori delle Alpi. «Sacrificando a tal fine ogni altro genere di coltura, il prof. Pullé dispose che vi si sostituisse una piantagione di conifere ed altre essenze boschive: 36.000 di numero, per le quali furono preparate altrettante buche, fosse e vivai. Per tal modo il terreno, a distanza di un metro e mezzo in tutti i sensi, veniva crivellato e perlustrato». Fece erigere inoltre al centro del forte austriaco una torre commemorativa e poco distante un monumento ossario dove furono raccolti i resti rinvenuti durante i lavori di ricerca. Il monumento fu sostituito con una nuova tomba in occasione del primo centenario del fatto d'armi di Laveno. Sulla torre, per molti anni sede di un museo di cimeli garibaldini, fece apporre due lapidi commemorative .

Sul monte Castello, da cui si potevano controllare il Sempione e le valli del Gottardo, importante via di transito da e per la Svizzera, i resti di un’antica fortezza diventarono un fortino accessibile da una strada ripida e sorvegliatissima: il Forte Castello.
I militari ricostruirono anche parte della cinta muraria usando solo sassi e rocce.
Presso la torre, un ossario testimonia le battaglie che i Cacciatori delle Alpi guidati da Garibaldi sostennero, nel 1859, contro gli Austriaci.

Il Forte Castello era collegato mediante telegrafo al fortino di Cerro che, a pianta circolare, era formato da due casermette sovrapposte e da un terrazzo connessi da una scala elicoidale: oggi è una residenza privata di gran pregio.

Del Forte Nord non è rimasto nulla, ma nel 1854 poteva ospitare fino a 25 soldati. Unito alla caserma da una strada carrabile, dominava i rami del lago. La struttura era tutta in mattoni, con un rivestimento esterno in pietra grezza. La sua denominazione originale Blockhaus (costruzione a blocchi) testimonia l’assemblaggio di figure geometriche della sua architettura: uno spazio semicircolare, uno rettangolare e uno rettangolare combinato.

Nell’arsenale, infine, proprio di fronte alla rada di Laveno, stanziava la flotta austriaca. Si trattava di un caseggiato a un solo piano suddiviso in sei locali, tra cui un magazzino, un laboratorio, una cucina-dormitorio e un ufficio.



LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-laveno.html



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mercoledì 1 aprile 2015

I VENTI DEL LAGO DI GARDA

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Il vento é determinato da uno spostamento d'aria dovuto in gran parte alla differenza di temperatura e quindi di pressione da luogo a luogo, con movimento della corrente dalla zona di alta pressione verso quella di bassa pressione. Il Garda è un lago montano orientato verso la pianura padana. Questo significa che i venti del Garda sono la risultante di un dialogo di condizioni metereologiche tra monte e valle, nelle quali hanno peso la stabilità od il mutare dei momenti termici.
Celebre per i suoi suggestivi paesaggi, le sue tipiche località  e per la sua storia che si perde agli albori per trovare il punto di partenza dalle palafitte e dagli oggetti dell'età della pietra, il lago di Garda è famoso tra gli sportivi anche per i venti che vi soffiano.

La conformazione dello specchio d'acqua che dall'ampio Basso Lago si stringe ad imbuto verso Nord, chiuso ad est dal Baldo e ad ovest dai monti dell’asse trentino-bresciana, crea molte correnti d'aria, venti e brezze spesso puntuali ed alcune volte imprevedibili, che permettono agli amanti della vela, di poter trovare sempre un luogo adatto a svolgere questa attività sportiva, che negli ultimi anni si è ampliata dalla vela fatta con le classiche imbarcazioni, al wind-surf fino al più moderno kitesurf.

I venti del Garda e la sua ampiezza, favoriscono le gare sportive che interessano molti dei paesi rivieraschi, attrezzatissimi per queste occasioni.

L'Ora è il più conosciuto dei venti del Garda. Prende forma da molti piccoli venti che all'altezza fra Gargnano e Brenzone si uniscono nella cosiddetta Ora. È molto regolare e forte in primavera ed inizio estate, tende ad affievolirsi quando il clima si fa torrido e lo sbalzo termico tra giorno e notte non è più così marcato. Per formarsi con decisione l'Ora ha bisogno di una forte irradiazione solare sull'acqua e sulle catene montuose limitrofe a nord del Garda; per questo quando il cielo si copre di nubi il vento cala notevolmente di intensità o si ferma addirittura. Genera un moto del lago leggero e poca corrente.
Solitamente l'Ora inizia dopo la fine del Pelèr, tra le 12 e le 13 circa, e in normali condizioni metereologiche dura fino al tramonto. La sua forza è molto diversa a seconda delle zone: Brenzone 1/2 bft, Campione 3/4 bft, Malcesine 2/3 bft, Navene 3/4 bft, Torbole 4/5 bft. Più si va a nord e più l'Ora aumenta per l'effetto Venturi causato dallo stringersi delle due catene montane che fiancheggiano il lago.
Quando già di mattina si ha vento da sud è molto probabile che sia in arrivo una perturbazione e che durante il giorno si abbiano piovaschi o temporali.

Il Peler, è un vento che proviene da Nord e che interessa tutto il bacino del Garda, ma assume particolare importanza nel medio ed alto lago.

Il Peler soffia dalla prime ore della notte fino a circa alle 11-12 del mattino e acquista maggior forza al sorgere del sole grazie all’aumento della temperatura.

E’ un vento un po’ più forte nella parte orientale del medio Garda dove può raggiungere velocità stimate intorno ai 15 metri al secondo, creando un relativo  moto ondoso.

Come per l’Ora anche il Peler è un vento famoso tra i velisti, amato soprattutto da chi pratica il windsurf.

In pratica gli amanti della vela con l’Ora ed il Peler riescono a coprire quasi l’intero arco della giornata.

Il Vento chiamato Ander è un vento costante che soffia dal versante Sud-Ovest e che spira nel primo pomeriggio  verso Nord-Est.

La sua durata si protrae solo per poche ore interessando soprattutto il bacino del basso Garda. Non è raro comunque che possa raggiungere anche l’alto lago e soffiare anche nelle ore notturne.

Può raggiungere velocità fino a 10 metri al secondo dando luogo ad un moto ondoso irregolare soprattutto dal centro lago in su.

Il Vinessa,  (o la spùrca o la nèta), è un vento costante proveniente da Est Sud-Est e che soffia dalla sponda veronese verso quella bresciana.

E’ dovuto a perturbazioni in corso nell’alto Adriatico o all’insorgenza della Bora; in tal caso se il cielo a Est Sud-Est di Peschiera diventa di colore scuro, si preannuncia l’arrivo di questo vento portatore di cattivo tempo.

Può essere molto pericoloso per la sua forza e per il moto ondoso che origina.

Il Fasanella è un vento costante, solitamente di scarsa intensità, che si forma nel primo pomeriggio ad ovest di Fasano (fraz. Gardone Riviera) e soffia verso Est fino al tramonto, raggiungendo anche il basso Garda.

Può anche incanalarsi verso l’alto Garda ed acquistare forza, originando moto ondoso a partire da Tignale.
Il vento Fasanella è tipico del periodo estivo, porta bel tempo e rende il lago di color verde azzurro.

Il Boaren o Boarno, è una brezza di terra proveniente dalla località di Vobarno da cui ne deriva il nome, località posta nella Val Sabbia sulla sponda bresciana del Garda alle spalle della più conosciuta Salò.

E’ un vento che spira solitamente nelle ore mattutine o serali in direzione Est, Nord Est, uscendo dal Golfo di Salò.
E’ un vento ritenuto piuttosto debole, può arrivare  solo a 5/6 metri al secondo e difficilmente è in grado di provocare moto ondoso di una certa consistenza.

Tra i velisti ed i vecchi pescatori il Boaren è noto come vento che preannuncia il bel tempo, ma che difficilmente raggiunge la costa veronese.

Il Ponal è un vento tipicamente estivo e di forte intensità che soffia dalla Valle di Ledro nelle ore mattutine e nelle ore serali, seguendo il letto del torrente Ponale da cui ne deriva il nome.

Il Gardesana è un vento che soffia da Garda in direzione di Sirmione.

Il Visentina è un vento originato dal maltempo in terra veneta (Vicentina=Vicenza), spira principalmente da Est, Sud_Est.

Visentina è un vento forte che provoca moto ondoso consistente e preannuncia cattivo tempo

Il Balin arriva dal monte Ballino sopra la valle nord-est di Riva. Il Balin si presenta di solito dopo una nevicata o in estate dopo un forte abbassamento della temperatura causato da temporali o acquazzoni. Interessa la stessa zona del Pelèr con una direzione leggermente più da nord ovest. Soffia più forte di quest'ultimo e raggiunge facilmente forza 6/8 bft. Solitamente dura le ore successive alla perturbazione fino alla notte, ma può capitare che continui anche 2-3 giorni ininterrottamente. Smuove molto le acque del lago e riesce a creare cavalloni di altezza superiore al metro e mezzo.
Da tener bene presente è che questo vento arriva ad investire improvvisamente le coste del lago con tutta la sua potenza; nel giro di un paio di minuti si può passare dalla calma piatta ad oltre 40 nodi di vento. Lo si vede chiaramente arrivare in quanto guardando verso nord si nota l'acqua che inizia a formare molta schiuma, quasi bollisse, in corrispondenza del fronte d'aria che scende.



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venerdì 6 marzo 2015

FORTE DI FUENTES

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Il forte di Fuentes è una costruzione militare che si trova a Colico, in provincia di Lecco. Sorge sulla collina di Montecchio o Monteggiolo nella piana alluvionale che in passato era chiamata Pian di Colico, ora è detta Pian di Spagna.

Il trivio di Fuentes era un importante crocevia tra la Valchiavenna, la Valtellina e l'Alto Lario: questo luogo conserva nel nome la memoria storica di importanti eventi che videro protagonisti i dominatori spagnoli. La concreta testimonianza della loro presenza è documentata dai ruderi di quello che fu il forte di Fuentes, situato alla sommità dell’ultimo "Montecchio" di Colico.

La costruzione fu voluta da don Pedro Enríquez de Acevedo, conte di Fuentes, governatore dello Stato di Milano per conto della corona di Spagna.

Erano i primi anni del Seicento e gli spagnoli non avevano ancora ottenuto il pieno controllo dei valichi alpini: questo esponeva al pericolo di eventuali attacchi, soprattutto da parte dei francesi. Il poderoso forte, la cui cinta muraria è a forma stellare secondo gli schemi dell'epoca, doveva dissuadere eventuali mire espansionistiche dei francesi. La decisione di costruire la fortezza non piacque però ai Grigioni, alleati dei francesi, che cercarono invano di impedirne la realizzazione premendo sui confini dello stato.

La costruzione iniziò il 25 ottobre 1603 e terminò il 11 giugno 1604. La progettazione fu affidata all'ingegnere militare Gabrio Busca. Nel 1606 l'edificio però era già completato nelle parti fondamentali e si apprestava ad ospitare le prime guarnigioni: otto compagnie di fanteria, duemila guastatori e venti pezzi di artiglieria, rinforzato in seguito da altri otto pezzi.

Il forte era una costruzione bastionata con muraglioni continui in pietra locale, di pianta trapezoidale, complessivamente stellare. La porta di accesso, con ponte levatoio e due posti di guardia, si apre a sud con andamento a tenaglia, un'altra piccola porta è aperta sul lato nord.
All'interno oltre alla piazza d'armi, c'erano gli alloggiamenti delle truppe, la residenza del comandante, l'ospedale, i magazzini, la cappella, il forno ed il mulino. All'esterno era ubicato il cimitero.
Strutture accessorie del forte di Fuentes (alcune costruite in epoca precedente ed adattate allo scopo), la torretta del Passo, il forte d'Adda, il torrino di Borgofrancone, la torretta di Curcio e la torre di Fontanedo.

Il forte fu visitato una sola volta dal suo ideatore il 5 novembre 1604 durante una ispezione. La prima operazione bellica capitò durante la rivoluzione valtellinese con canneggiamenti alle colonne dei Grigioni.

Nel 1704 respinse vittoriosamente un pesante attacco dei tedeschi durante la guerra di successione spagnola. Nel 1706 dovette soccombere e si arrese all'esercito del principe Eugenio di Savoia.

Nel XVIII secolo subì alterne vicende. Venne visitato dall'imperatore Giuseppe II d'Austria che nel 1782 ne ordinava la smilitarizzazione ritenendolo militarmente inutile. L'ultimo governatore del forte fu il barone Domenico Schroder che fu allontanato nel 1796.

Il forte non ebbe tuttavia vita facile, tra assedi, occupazioni e riconquiste, fino alla sua distruzione avvenuta nel luglio del 1796 per mano delle truppe guastatrici napoleoniche diretti dal generale Rambeau.

Nei quasi due secoli in cui il forte rimase presidiato, i soldati dovettero spesso fare i conti sia con la scarsità d'acqua, sia con la malaria la cui diffusione era facilitata dalle vicine paludi del Pian di Spagna, area umida oggi dichiarata riserva naturale, che nel nome ricorda gli antichi dominatori della zona.

Nei primi decenni del XIX secolo vi trovarono rifugio bande di banditi ricercati dall'autorità austriaca.

Durante la prima guerra mondiale, nel 1916 nel quadro del sistema difensivo italiano alla Frontiera Nord verso la Svizzera, sulle rovine della vecchia struttura militare furono realizzati due appostamenti blindati per cannoni di medio calibro, destinati a svolgere il ruolo del vicino forte Montecchio Nord disarmato nel corso dell'anno precedente.

Da allora, il forte di Fuentes rimase proprietà di privati fino al 1988, quando fu acquistato dall'amministrazione provinciale di Como (che comprendeva a quel tempo il lecchese), che operò una serie di interventi per preservare la struttura dal degrado. Oggi sono ancora visibili i resti delle mura che racchiudono una vasta piazza d’armi dove si trovavano gli alloggiamenti dei soldati, l'edificio del comando, il mulino e il forno, e la chiesa dedicata a santa Barbara protettrice degli artiglieri.

Dal 2012 il forte è manutenuto e gestito dagli operatori del Museo della guerra bianca.


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