sabato 7 marzo 2015

IL GIGLIO SELVATICO GIALLO

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Il giglio (Lilium L., 1753) è un genere di piante appartenente alla famiglia Liliaceae.

Come l'iris, il genere Lilium è originario dell'Europa, dell'Asia e del Nord America; comprende piante con un'altezza da 80 cm a 2 m, dotate di bulbo a scaglie imbricate, disposte intorno ad un disco centrale, da cui originano inferiormente le radici, e superiormente lo stelo. Le scaglie, a seconda della specie, sono più o meno larghe, acuminate, serrate tra loro.

Le radici del bulbo sono perenni e non si rinnovano tutti gli anni come succede solitamente nelle piante bulbose; solo i gigli di origine cinese e giapponese, alla ripresa vegetativa, formano un palco di radici avventizie sullo stelo sopra il bulbo a fior di terra, che contribuiscono alla nutrizione delle parti aeree.

Le foglie generalmente lanceolate, più o meno strette con venature parallele, sono disposte attorno al fusto eretto, a volte in palchi, solitamente in ordine sparso.

I fiori hanno sei tepali (tre petali e tre sepali petaloidi), e sono terminali, spesso riuniti in numerose infiorescenze portate da lunghi steli, con forme e colori diversissimi, e spesso profumatissimi.

Il genere comprende circa 80 specie e numerosi ibridi e cultivar.

I Lilium, volgarmente noti col nome di Giglio, vengono coltivati per lo più come piante ornamentali, nei giardini per l'eleganza e il profumo dei fiori portati da fusti eretti, in vaso per i terrazzi, e industrialmente per la produzione del fiore reciso.

Il giglio di San Giovanni compare, con un’inattesa fiammata di colore, fra i prati di montagna, nei pascoli abbandonati e sui versanti dirupati dove si accumula terreno di risulta, sassoso e ben drenato, reso caldo dal sole estivo. È un fiore protetto e non deve essere raccolto in alcun modo, come fiore o come bulbo. Pianta longeva si ripresenta con puntualità nei soliti luoghi e, in condizioni ottimali, tende a formare piccole colonie dove le piante distano generalmente da uno a pochi metri una dall’altra. Noto anche come giglio rosso, anche se rosso non è, ma è piuttosto arancione, qualche volta diventa così chiaro da sembrare giallo.

Lilium bulbiferum, indicato talvolta nei testi come Lilium bulbiferum var. croceum, è pianta erbacea perenne bulbosa, diffusa in tutta l’Europa centrale, s’incontra spontanea nella fascia altimetrica compresa fra i 500 ed i 1900 metri, anche se talune colonie, ubicate in luoghi riparati e ben esposti, si spingono fino ad un’altezza di 2400 m. s.l.m. Sempre in luoghi caldi e assolati, preferibilmente in terreni calcarei, ben drenati. Nei terreni di risulta sulle pendici dirupate o ai piedi di queste, fiorisce con un certo anticipo ed esaurisce il suo ciclo vitale prima dell’arrivo del caldo estivo e del periodo siccitoso, entrando in un periodo di quiescenza che dura sino alla primavera successiva. Nei prati con terreni ricchi e freschi fiorisce quando l’erba è già alta e, anche a fioritura terminata, mantiene le foglie verdi ancora a lungo.

L’altezza della vegetazione circostante con cui deve competere per la luce influenza quella dello stelo, compresa fra i 30 e gli 80 cm. Gli esemplari coltivati in giardino possono raggiungere e superare il metro, presentano fiori più chiari della forma spontanea, di diametro superiore ai 10 cm, portati sette-otto per singolo stelo.

Le foglie che crescono lungo lo stelo sono sparse, alterne, di forma lanceolata e con nervature parallele abbastanza evidenti. Il colore verde cupo permette di distinguerle dall’erba dei prati anche quando la pianta non è in fiore. Sono lanose nella pagina inferiore. Le dimensioni si riducono progressivamente lungo lo stelo, quelle alla base sono picciolate. Nelle piante mature e vigorose, in annate favorevoli, all’altezza dell’ascella delle foglie poste lungo lo stelo, prossime al fiore, si sviluppa un piccolo bulbillo di colore verde o nero.

Il bulbo misura circa 1,5 cm, piccolo se paragonato a tulipani e narcisi, a sezione triangolare e con squame appuntite candide. Per superare il freddo dell’inverno si trova ad una profondità di 10-15 cm.

Il fiore può essere solitario, ma una sola pianta può arrivare a produrne anche cinque. Si compone di sei elementi: tre tepali esterni ellittici ed acuminati e tre interni subspatolati. Gli stami eretti sono in numero di sei, le antere sono grigie, l’ovario è cilindrico, lo stilo è aranciato e lo stimma violetto. Il fiore è ermafrodito, ma l’impollinazione avviene grazie alle api e ad altri insetti pronubi. Non è profumato.

Il colore è arancione, variando da toni molto chiari a tinte più cariche, minutamente punteggiati di nero. La fioritura, nelle stazioni meglio esposte, inizia a maggio.

Al fiore succede una capsula ovoide che contiene più semi, matura già nel mese di agosto, ma più spesso in settembre.

Si utilizzano i semi, raccolti solo dopo l’ingiallimento di tutte le foglie della pianta, e piantandoli in vasi singoli o ad una distanza di poco superiore ai 10 cm uno dall’altro. Possono poi essere messi a dimora in piena terra non prima di tre anni di coltivazione. I tempi di attesa per salire a fiore sono di tre anni. Le colonie che non riescono a rinnovarsi nell’arco di quattro anni sono spesso destinate ad esaurirsi. Altri bulbilli possono essere prodotti dalla porzione sotterranea di fusto caratterizzata dalla capacità di produrre radici.

In giardino può essere posto negli stessi spazi delle bulbose invernali, al posto di muscari o tulipani perché i bulbi si pongono ad una profondità maggiore e possono convivere senza darsi fastidio, rinnovando, anzi, vegetazione e fioritura. Il segreto della loro coltivazione si basa sul giusto tipo di terreno, sempre ben drenato, sull’esposizione, in sole pieno con terreno caldo, e sulla profondità dei bulbi che deve garantire un terreno fresco e umido nel periodo di vegetazione della pianta. La profondità del bulbo, 15 cm, si misura non dal fondo della buca di deposizione, ma dalla punta dell’apice del bulbo.

Per favorirne la crescita non lasciarsi prendere dalla tentazione di letamare con generosità il terreno d’impianto o usare concimi organici freschi, ma preferire sempre terricciati prodotti a partire da materiale vecchio, senza forti fermentazioni in corso (almeno 24-36 mesi). In terreni carenti è meglio utilizzare un prodotto liquido per piante da fiore diluito nell’acqua di bagnatura.

Il Giglio di San Giovanni è una pianta protetta e non deve essere raccolto in alcun modo, come fiore o come bulbo.

Il giglio stilizzato, utilizzato come emblema dalla famiglia Farnese, è noto come Giglio farnesiano. È utilizzato ancor oggi nello stemma di molti comuni ed è usato come simbolo dallo scautismo; il cosiddetto Giglio di Firenze, che è anche il simbolo della squadra di calcio della città, la Fiorentina, è in realtà un iris, ovvero l'Iris germanica var. florentina.

Nell'iconografia cristiana, è uno dei simboli associati alla Madonna, all'Arcangelo Gabriele e a Sant'Antonio di Padova, più in generale, alla castità e alla purezza.


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