domenica 19 aprile 2015

L' EREMO DI SANT' ANTONIO A CASTELVECCANA

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Costruito in posizione panoramica su una forcella lungo un percorso di comunicazione tra i villaggi di fondovalle e i pascoli alti è  dedicato a Sant'Antonio abate protettore del bestiame. L'eremo risale probabilmente all'XI secolo e ha ospitato una minuscola comunità di frati nel piccolo romitorio ora trasformato in locanda. L'edificio è stato profondamente trasformato in epoca barocca conservando tuttavia la struttura dell'antico edificio romanico.Edificio rettangolare a navata unica conclusa da abside quadrata orientata ad oriente. La struttura perimetrale è in muratura portante. La copertura è a volta, il tetto è a due falde ricoperte con lastre in beola. Al termine della parete meridionale è addossata la sacrestia e la bassa torre campanaria quadrata.
Epoca di costruzione: XI secolo
Le pareti esterne, completamente intonacate, la facciata preceduta dal grazioso protiro, l'abside e il campanile sono frutto degli interventi cinque-seicenteschi che hanno modificato l'aspetto generale dell'edificio. L'interno conserva invece la struttura romanica con la navata unica con tre campate voltate a botte divise da due archi in pietra a vista poggiati su larghi pilastri con sottili mensole sagomate. Mentre la seconda e terza campata sono interamente intonacate, la prima è voltata con piccoli conci appena sbozzati a vista ed è ribassata rispetto alle altre. Gli archi sono invece costruiti con pietre ben squadrate di maggiori dimensioni. Sulla parete meridionale si aprono due piccole monofore di foggia differente, a doppio strombo che si innestano all'attacco della volta a botte. S. Antonio è l'unico edificio nel territorio provinciale a conservare le volte a botte, La presenza di volte in muratura è comunque estremamente rara nell'ambito varesino e si riscontra solo in quest'edificio (le volte della chiesa di San Pietro e Paolo a Brebbia sono frutto di intervento seicentesco) e nelle volte a crociera delle vicinissime chiese alpestri di San Michele al Monte, nella perduta San Martino in Culmine, andata completamente distrutta nei combattimenti del 1943 e nella non distante Sant'Agostino a Caravate.



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