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sabato 20 giugno 2015

UNO SGUARDO A VEROLANUOVA



Il suolo verolese è costituito dai depositi alluvionali del periodo Olocene, datato quindi a partire da 20.000 anni fa e non ancora conclusosi.
Questi depositi formano strati consistenti dello spessore complessivo di oltre 150 metri che poggiano su una coltre più antica, databile ad oltre 2.000.000 di anni fa (Pleistocene), generalmente impermeabile.
La pianura verolese, pertanto, come del resto quella dei paesi vicini e della bassa bresciana in genere, è prodotto dell'opera millenaria dovuta al trasporto, al riempimento del mare preesistente ed alla sedimentazione dei materiali portati dai fiumi Oglio, Strone, Mella e tanti altri ora ridotti a fossi, scarpate o scomparsi del tutto.
Questo lentissimo ma grandioso lavoro iniziato nell'era Quaternaria, subisce una intensificazione soprattutto dopo le glaciazioni e durò più di 3 milioni di anni.

La nostra pianura è dunque l'esito di una colossale opera effettuata dai ghiacciai e dai fiumi che erodono le Alpi e trasportano materiale a valle. Secondo la pendenza, la velocità ed il percorso dei fiumi, tali materiali si sono depositati dai più grossi (pietre, ciottoli) ai più fini (ghiaia, sabbia, argilla e limo).

Piazza Libertà é la principale del paese, sede di attività economiche e sociali e del mercato del giovedì, che si tiene a Verola dal 1529. La Piazza nasce come naturale sbocco e proseguimento di palazzo Gambara, per diventare, nel corso dei secoli e attraverso cambiamenti ed evoluzioni, specchio nel bene e nel male della civiltà verolese che intorno ad essa vive.
Il colpo d'occhio su Piazza Libertà offre l'immagine di un largo anfiteatro racchiuso tra le case e i negozi che costituiscono il centro del paese; internamente i porticati ne valorizzano il perimetro L'accesso è reso possibile da quattro ingressi e dal ponte che attraversa la roggia Gambaresca ad ovest.

La Gambaresca non è più il corso d'acqua di concezione medioevale che divide il Palazzo del potere signorile dalla piazza e dal rimanente tessuto urbano.

Nel portare la preziosa acqua funge da ornamento d'arredo urbano ed è elegantemente impreziosito da balaustre e paracarri in pietra di Botticino
Oggi qui è possibile sentire l'atmosfera tipica dei paesi della bassa bresciana, i bar si propongono come luoghi di ritrovo cari agli avventori, ed è possibile fare la spesa nei negozi fra loro abbastanza vicini da ricreare la comodità di un centro commerciale senza dover rinunciare al calore dei piccoli esercizi tradizionali.
Amata dai Verolesi essa non manca mai di suscitare l'ammirazione di chi, ospite a Verola, la vede e l'attraversa

Come perle di un'unica collana, diverse piazze si snodano idealmente dalla principale a disegnare un piacevole itinerario attorno al cuore del paese.
Piazza Padre Maurizio Malvestiti, raccolta e funzionale è luogo di ritrovo per la vita sociale e religiosa del paese; su di essa si affaccia la bella Basilica di San Lorenzo.
Vale la pena raggiungere questa piazza salendovi da via Cavour caratterizzata, sui due lati, da porticati ora presenti in stili di periodi diversi; accanto ai recenti interventi di recupero leggiamo dell'originaria forma medievale, in fondo alla via, all'angolo con via Ercole De Gaspari.
Entrati in Piazza Malvestiti da notare i bei fregi in marmo all'angolo tra via Cavour e via Garibaldi. Dal loro disegno, leggermente in rilievo, intuiamo di un'antica farmacia.
Attraversata la piazza e concesso il tempo che merita alla Basilica di San Lorenzo, si scende verso il fiume Strone per addentrarsi nel centro storico medioevale di Verola.
Qui si incontrano Piazza Beata Paola Gambara, e le piccole Piazza Alghisio e Piazza Donato che sono state recentemente restaurate e restituite alla vita sociale.
Ricche di storia e di ricordi esse furono, fino al nostro più recente passato, molto vive e frequentate.
Piazza Gambara, del resto, è antistante il Castel Merlino e la chiesa della Disciplina e fino al 1930 era direttamente collegata ad essa da una scalinata.

Il Palazzo Gambara, costruito sull'attuale piazza della Libertà tra la seconda metà del XVI secolo e il XVII secolo, è costituito da due piani, mostra al piano terra portici ed al piano superiore cariatidi e balaustra; all'interno affreschi venuti recentemente alla luce; oggi è sede del municipio di Verolanuova.
Basilica di San Lorenzo Martire, secentesca, ospita due tele del Tiepolo: Caduta della manna e Sacrificio di Melchisedec; dal luglio del 1971 ha la dignità di basilica minore.
La Chiesa della Disciplina fu costruita fra il XIV ed il XV secolo e fortemente modificata nel XVI secolo; contiene la tomba di Niccolò Gambara († 1592), condottiero che militò al soldo dell'imperatore Carlo V.
La Chiesa di San Rocco, risale al sec. XV, è stata edificata dalla Società di S. Rocco; lo precisa una scritta che si legge sul portale all'ingresso della stessa: "Societatis Sancti Rochi opus".
All'inizio del 1700 fu rimaneggiata con un intervento barocco di felice esecuzione. Vi si contano tre altari di marmo.
Recenti lavori di restauro hanno portato alla luce alcuni affreschi.
Una tela di Antonio Gandino costituisce la pala dell'altare maggiore, rappresenta la SS. Vergine circondata da angeli e, in basso, S. Lorenzo, S. Rocco e S. Bernardino da Siena.
Sull'altare di sinistra, una tela di autore ignoto raffigura i santi Fermo, Carlo e Sebastiano; all'altare di destra, sempre di autore sconosciuto, una tela reca le immagini della Madonna di Caravaggio e di S. Biagio. Pregevole un'acquasantiera collocata all'entrata.

La Chiesa di San Donnino è di gran lunga, la più antica di tutte le chiese verolesi. Alcuni documenti ne comproverebbero l'esistenza già nel 1194 accanto al monastero delle Benedettine di S. Donnino dipendenti dalla Badia di Leno e dove vivevano una badessa e cinque monache.
Divenne, nel 1300, quasi proprietà assoluta dei Gambara e, nel Cinquecento, costituì, con i suoi fondi, il beneficio della Collegiata Insigne di Verolanuova eretta dal cardinale Uberto Gambara.
L'attuale stile architettonico è del tardo rinascimento mentre l'antico doveva essere romanico. Sino a pochi decenni or sono vi si celebrava la santa messa ogni domenica. Ora viene solennizzata, in essa, la festa di S. Gottardo il 4 maggio di ogni anno.
Oggi, spogliata di pregiati marmi e di acquasantiere per incursioni vandaliche, in stato di avanzato degrado, la chiesa, già di proprietà del Comune, è stata donata nel 1975 alla parrocchia che ha già provveduto a dare corso ai più urgenti e indispensabili lavori di ristrutturazione per salvaguardare cosi importante antica testimonianza di fede.

Nel Medioevo (sec. XIV), il nucleo abitato di Verolanuova era di piccole dimensioni ma naturalmente ben difeso dai due corsi d'acqua: la Mandrigola e lo Strone, dalla fossa del Castel Merlino e a nord dal terrapieno che elevava ed eleva la strada rispetto al borgo.
Del borgo medioevale restano alcune tracce: via Ricurva, che segue le anse naturali dello Strone, e le strette e tortuose viuzze che si arrampicano sul terrapieno.
Il Castello è posto presso il passaggio del fiume Strone e a Ovest della strada per Pontevico.
Questa è, con buona probabilità, il prolungamento del decumano maggiore di centuriazione romana, ciò rivela l'importanza strategica della zona che nel Medioevo fu transito di massicci commerci sia per terra che per acqua e che ancora oggi mantiene la denominazione difensiva di Castellaro.

I Gambara, giunti quasi certamente a Verolanuova nel 1190 d.C., costruirono il castello ed ebbero qui la loro prima dimora.
L'assenza di documenti rende molto difficile comprendere la forma originaria del maniero riedificato totalmente nel secolo XIX. Nulla rimane dell'originale se non la facciata est privata della merlatura sovrastante.
Sono ancora visibili tre stemmi gentilizi in pietra, uno murato sul cancello d'entrata, un secondo nell'androne retrostante e il terzo sulla base del pozzo del giardino. Resta, inoltre, una parte della fossa che circondava il castello ma non vi è più il ponte levatoio.

Le sale interne sono oggi adibite a sede di organizzazioni di volontariato, mentre il grande parco ospita l'asilo nido.
Di originale rimane solo la cimasta di un vasto camino in pietra con incisa la sigla "VER-GA" (Veronica Gambara?) a suggello dell'atmosfera antica e suggestiva che, nonostante gli anni e le vicissitudini, ancora impregna queste mura.

In località Breda Libera, frazione posta a Nord a circa tre chilometri da Verolanuova, trovasi la chiesa dedicata a S. Anna del XIV secolo; rimaneggiata nel'700 ha un bell'altare dedicato alla Beata Paola Gambara Costa, verolese (1463-1515).
La tela, qui custodita, è opera di Santo Cattaneo, pittore del '700.

Il Borgo di Cadignano è una località di antica formazione. Vari sono i reperti archeologici e le presenze rilevanti. In località Vigna, anni fa, vennero alla luce tre sepolture, di età tardo romana alto medievale con inumazioni alla cappuccina.
Dei suoi abitanti ci parlano documenti del XII e XIII sec. Fachino Maggi, commissario di Pandolfo Malatesta, edificò o restaurò a Cadignano, nel 1408, il castello che, nel 1427, fu conquistato dalle milizie del Carmagnola quando il territorio bresciano passò con la Repubblica veneta.
Ricerche attendibili accreditano a Cadignano l'onore di aver dato i natali ad Agostino Gallo (entro il primo semestre del 1499). Qui ebbe residenza fino a 35 anni, anche se già a 17 iniziò a frequentare Brescia. Bontempo Gallo, il nonno di Agostino, era un personaggio nella vita quotidiana di Cadignano.
Nella sua apoteca venivano redatti atti notarili e in molti casi appariva come testimone. Fra 1609-1610 Cadignano era abitata da 500 persone, rappresentate da 180 famiglie.
I campi erano circa 1000 piò di terra "buoni da pan, vin, ligne, et lini" coltivati con venti paia di buoi, sedici cavalli e 12 tra carri e carretti.
Dall'Estimo mercantile del 1750 vi erano un mulino a due ruote ed un torchio azionati da poca acqua e di proprietà dei padri di S. Domenico in Brescia. Oggi Cadignano rimane sempre un'importante località del comune di Verolanuova.

Palazzo Maggi è un complesso architettonico assai rilevante di Cadignano. E' composto da unità residenziali e corti rustiche che occupano, in sostanza, tutto l'isolato. A partire dal'400 si leggono in esso almeno tre secoli di storia con i suoi corrispettivi modi di concepire l'architettura e la pittura.

E' tuttavia il XVI secolo a esserne qui grande protagonista. Dall'esterno si presenta austero e senza particolari segni di pregio architettonico se non nel cornicione, eseguito in forma più evoluta rispetto ai coevi che si potevano realizzare ancora a mensoloni.
Elegante la torretta, con passaggio arcuato, che consente la vista sulla campagna e sulla fascia boscata dello Strone. Sul fronte sud bel portale con timpano, tutto in mattoni a vista disposto all'ingresso della corte rustica.
All'interno del Palazzo si nota maggior raffinatezza. Sulle pareti verticali affreschi di Lattanzio Gambara eseguiti intorno al 1560. Soffitti e volte sempre affrescate, fra cui si possono menzionare opere di Giulio Campi e vari artisti di scuola bresciana che talvolta ricordano i modi degli Aragonese.Mirabile il camino nella sala che prende il suo nome.
In esso sono raffigurati i segni del fare scultura ed architettura nel cinquecento. Il Palazzo continua fino a fronte strada senza più le mirabili pitture cinquecentesche ma all'interno si colgono sempre i bei segni dell'architettura signorile.
Nel 1791, accanto al Palazzo (nella porzione più prossima alla torretta), sorse la chiesetta, dedicata al beato Sebastiano Maggi, con elementi decorativi che si rifanno allo stile del Corbellini.

La Santella della Concezione termina con un edificio avente cordolo lavorato a toro. E' un probabile architettura difensiva posta a controllo del passaggio sul fiume Strone

La Parrocchiale di Cadignano è dedicata ai santi Nazzaro e Celso. Nel 1489 fu unita al Capitolo della cattedrale di Brescia con bolla di Papa Innocenzo VIII.
Durante la visita pastorale del vescovo Bollani (seconda metà del cinquecento), chiesa e campanile erano in cattivo stato dì conservazione.
Dal tempo del Bollani a noi varie vicende hanno contribuito a modificarne i loro aspetti.
La tela nell'altare della Madonna del Rosario, commissionata da Francesco Gallo come ex voto dopo la peste, ci offre uno scorcio di paesaggio costruito.
Il campanile raffigurato è sostanzialmente quello che vediamo oggi a Cadignano mentre la chiesa ha una diversa disposizione. Sul fronte dell'ingresso principale la scritta:

D.O.M. SACRUM MDCCLXXXIV
- restaurata 1889 -

ci dice che nel 1784 fu oggetto di sostanziali interventi, poi ancora un restauro nel 1889.
Quindi è possibile ipotizzare che la rappresentazione pittorica sia tutt'altro che fantastica, pertanto il quadro è una preziosa fonte di conoscenza dei paesaggio costruito nell'area chiesastica prima dell'intervento del 1784.
All'interno la navata centrale è affrescata dal contemporaneo Pietro Milzani. Raffigurati la Trinità, i Dodici Apostoli e due Papi lombardi: Giovanni XXIII e Paolo VI.
E' fra i primi dipinti nelle nostre chiese ad avere come soggetto il Concilio Vaticano II.
Anche sulle pareti del coro vi sono due suoi dipinti a monocromo ben riusciti. Volti ed espressioni dei personaggi raffigurati sono stati presi fra la comunità cadignanese.

Comunemente si dice che il fiume Strone nasce dal laghetto di Scarpizzolo (S.Paolo).

In realtà, osservando le carte tecniche regionali  si nota che nel Laghetto si immettono lo Strone Basso o Stronello e il Fosso Strone.

Lo Strone Basso nasce da sorgenti in località Corno a Nord di Scarpizzolo. Il Fosso Strone deriva dalla confluenza delle rogge Torcola e Fenarola nella quale confluisce la roggia Provaglia. La Fenarola nasce nella frazione di Gerolanuova in una località situata tra l'ex-cascina Mangiaine e la cascina Celeste.

Dal Laghetto lo Strone scende a Cadignano e con corso molto tortuoso passa fra Scorzarolo e Verolavecchia per giungere, dopo un percorso di circa 10 Km, a Verolanuova. L'ultimo tratto del fiume, di circa 8 Km, fra Verolanuova e lo sbocco sull'Oglio, è accidentato e con notevole pendenza. Lo Strone ha inizialmente piccole dimensioni e diventa via via più grande, per l'apporto di vari affluenti.

E' alimentato da rogge, da risorgive e da colatori irrigui: dalla roggia Fiumazzo nei pressi di Cadignano e dal Rio Lusignolo, che va ad incanalarsi nella Seriola del Molino prima di immettersi nello Strone dopo Scorzarolo. A Verolanuova viene alimentato dalla roggia Gambaresca. Presso la Cascina Vincellate viene deviato con la "seriola comunale di Pontevico", destinata all'irrigazione. E' definito uno scolmatore naturale, con ampio paleoalveo.

Per le particolari ed importanti caratteristiche paesaggistiche e naturalistiche è stato istituito il Parco Sovracomunale del fiume Strone, comprendente l'intero corso del fiume e le relative zone golenali.

Il 31 Agosto ed il 1° Settembre 2005 a Verolanuova è stato realizzato il collegamento tra la via San Rocco ed il Parco Comunale «Angelo e Lina Nocivelli», nuovo elegante salotto della cittadina, attraverso il posizionamento di una speciale passerella pedonale sopra il fiume Strone, che lambisce l’area verde. L’opera è stata realizzata nelle immediate vicinanze dell’incrocio tra via Mazzini e via San Rocco, appunto, sul lato occidentale del neoinaugurato parco e nelle prospicienze del suo principale ingresso, quello di via Indipendenza.

Nel territorio di Verolanuova, accanto all'italiano, è parlata la Lingua lombarda prevalentemente nella sua variante di dialetto bresciano.

La società calcistica rappresentativa di Verolanuova è la Nuova Verolese Calcio, fondata nel 1911 con denominazione Verola Football Club. Disputa le proprie partite interne allo stadio Enrico Bragadina, costruito nel 1963, che ha una capienza di circa 1500 spettatori ed è formato da una tribuna coperta e un settore ospiti opposto alla stessa. I colori sociali sono il blu e il bianco.

Dalla stagione 2003-2004 partecipa al campionato di Eccellenza, fino ad arrivare a vincere il campionato nel 2008 e a conquistare la Serie D, categoria nella quale rimane fino al 2011.

La società Volley Verole rappresenta il club pallavolistico del paese. Ne fanno parte diverse categorie come il mini-volley, l'under 18 e la seconda divisione femminili e la prima divisione maschile. Gli allenamenti si svolgono nella palestra dell'itc Mazzolari a Verolanuova e la palestra delle scuole medie a Verolavecchia.




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martedì 2 giugno 2015

PASSEGGIANDO PER CASTIGLIONE DELLE STIVIERE

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Il territorio di Castiglione delle Stiviere appartiene alla zona subcollinare posta ai piedi delle alture che delimitano il lago di Garda verso la pianura padana.

Il territorio della provincia di Mantova ha avuto origine dalle vicende intervenute durante l’era quaternaria. L’assetto geologico della zona è caratterizzato dalla media pianura idromorfa, presente nella zona settentrionale della provincia. Nella media pianura i sedimenti diventano prevalentemente sabbiosi, talvolta con lenti di ghiaie e si verifica l’emergenza dei fontanili.

Castiglione delle Stiviere deve la sua fisionomia di città signorile alla famiglia dei Gonzaga, un cui membro, Luigi Gonzaga, nato proprio qui nel 1568, venne proclamato santo nel 1726, rimanendo venerato nel mondo come ” santo della gioventù”.

Castiglione delle Stiviere è inoltre nota per essere stata luogo della fondazione della Croce Rossa, nata dal coraggio mostrato dalle donne di Castiglione nel portare pronto soccorso alle vittime della Battaglia di Solferino del 1859.

La piazza san Luigi al cui centro vi è un interessante fontana tardo barocca, in essa è collocata la Basilica di San Luigi Gonzaga, imponente opera architettonica barocca in cui si conserva in un urna d'argento il teschio del Santo, e l'annesso Convento dei Gesuiti. Il Collegio delle Vergini di Gesù del 1608 in cui è stato allestito il Museo Storico Aloisiano in cui si conservano affreschi e documenti sulla vita di San Luigi e del casato dei Gonzaga. Il Duomo, eretto nel 1762, ricco di interessanti opere d'arte tra cui una pala di santa Rosalia opera del siciliano P.Novelli; ai piedi del Duomo si trova il Parco Pastore, una vera e propria oasi naturale. In via Marconi si possono ammirare palazzi nobiliari settecenteschi ed ottocenteschi rari esempi di architettura neoclassica ed eclettica; alla fine di essa si giunge nella seicentesca piazzetta Ugo Dallò caratterizzata da palazzi appartenenti a diverse epoche storiche tra cui spicca il Palazzo del Principe del tardo '400. Il Museo Internazionale della Croce Rossa, ospitato nel settecentesco palazzo Triulzi-Longhi, in cui si documenta la nascita del C.R.I. e del suo operato dal 1859.
Dedicata al Santo patrono della Città, la Basilica, così come l’annesso Convento dei Gesuiti, attuale sede del Comune, vennero progettati dall’architetto gesuita Luca Bienni da Salò e costruiti tra il 1612 e la fine del ‘700.
La basilica di San Sebastiano sorge all'interno delle mura del castello di Castiglione delle Stiviere, sopra una collina che domina la città.

Edificata nel 1577 per volere del marchese Ferrante Gonzaga, primo marchese di Castiglione in segno di ringraziamento per essere scampato alla peste del 1576. Fu il luogo di raccoglimento prediletto di san Luigi Gonzaga, che dal 1610 al 1679 ospitò una sua reliquia.

L'edificio era destinato ad accogliere le spoglie dei signori Gonzaga. Al suo interno trovò sepoltura solo nel 1600, in quanto scomunicato, Rodolfo Gonzaga che morì assassinato il 3 gennaio 1593 a Castel Goffredo. La madre Marta Tana ricorse al papa Gregorio XV ed ottenne la ribenedizione della salma e la sua sepoltura in terra consacrata.

L'interno, a navata unica, è destinato ad accogliere funzioni religiose della parrocchia.

Il convento di Santa Maria è situato nel cuore delle colline attorno a Castiglione delle Stiviere, in una zona già abitata in epoca romana, fu fondato dall'eremita padre Girolamo Redini di Castel Goffredo, istitutore della Congregazione degli Eremiti di Santa Maria in Gonzaga ed eretto presso i ruderi della villa romana.

Fu rimaneggiato nei primi anni del Cinquecento dal marchese Luigi Gonzaga, nonno di San Luigi, che lo donò ai Frati Minori di San Francesco, detti "Zoccolanti", dopo l'abbandono del convento da parte degli Eremiti di Santa Maria.

Divenne il luogo di villeggiatura preferito dal marchese Ferrante Gonzaga e dalla consorte donna Marta Tana.

Fra le sue mura nel 1584 vi si ritirò San Luigi Gonzaga in preghiera, dopo i ripetuti scontri con il padre Ferrante per il suo proposito di abbracciare la vita religiosa. La sua cella è stata trasformata in cappella in suo onore.

Sconsacrato nel 1798 subì negli anni seguenti danni molto ingenti che portarono alla demolizione di una parte dell'edificio e della chiesa.

L’immobile dal 1846 appartiene al Collegio delle Nobili Vergini di Gesù.

La chiesa di Santa Maria della Rosa è inserita in un contesto paesaggistico che ispira alla meditazione, sorge in posizione isolata nelle colline della città e si trova in località Ghisiola, termine dialettale mantovano corrispondente a chiesuola, piccola chiesa.

Il nucleo primitivo della chiesa, corrispondente all'altare e al presbiterio, risale al 1450 circa. Il completamento avvenne nel 1600, grazie all’allungamento della navata avvenuto nel 1520, la realizzazione della cupola, del campanile e di due corpi laterali.

Molti sono gli affreschi presenti al suo interno rinvenuti durante il restauro avvenuto negli anni 1970 e 1980, tra i quali una Madonna con bambino e una Crocifissione.

La chiesa è ora affidata ad un monaco solitario.

Il castello è stato edificato tra il sec. VII e il sec. IX, all’epoca delle incursioni barbariche, con la funzione di luogo di avvistamento di invasioni di popoli nemici, il castello divenne in seguito residenza estiva della famiglia Gonzaga, sede della corte del duca Ferrante Gonzaga, padre di S. Luigi

La Chiesa dei Disciplini sorge accanto al Duomo, del XVI secolo.
Il Famedio già Chiesa del Rosario, è un tempio a pianta ottagonale in onore dei caduti di tutte le guerre.
Troviamo la Chiesa dei Cappuccini.

Il Collegio delle Nobili Vergini di Gesù fu edificato nella seconda metà del XVI secolo, antica residenza della famiglia Aliprandi, nel 1608 venne adibito a collegio per l'educazione delle ragazze di nobile famiglia dalle sorelle Cinzia, Olimpia e Gridonia Gonzaga, nipoti di san Luigi. Il collegio venne riconosciuto come ente morale nel 1930 e le Vergini di Gesù vennero approvate dalla Santa Sede nel 1952.
Teatro Sociale. Opera tarda del noto architetto ticinese Luigi Canonica.
Palazzo del Principe. Risalente alla fine del Quattrocento era la residenza cittadina dei Gonzaga, con tracce di affreschi mantegneschi.
La Villa Brescianelli è della metà del XVIII secolo.

Piazza Ugo Dallò, detta anche piazza Colonna. All'angolo di questa piazza con via Giovanni Chiassi si trova una particolarità unica, in quanto vi è appesa la cosiddetta costa della balena. Si tratta in realtà di una mandibola di balena donata, nella seconda metà del XVIII secolo, da Carlo Brescianelli e creduta una costola del cetaceo dalla popolazione. Durante il breve arco temporale della RSI venne intitolata a Ettore Muti. Ai tempi dei Gonzaga era detta Piazza Colonna e rappresentava il centro amministrativo e giuridico della città. Prendeva il suo nome dalla Colonna della Giustizia - tuttora presente - che porta sulla sua sommità la statua di Astrea, e presso la quale venivano eseguite le sentenze capitali. Al centro della piazza sorge la fontana ettagonale con la seicentesca statua di Domenica Calubini, fatta erigere da Francesco Gonzaga a ricordo della virtù di questa giovane donna, che preferì morire piuttosto che cedere alle prepotenze di un giovane del luogo (la tradizione che parla di un soldato straniero è priva di fondamento). Di fronte alla piazza si trova il complesso edilizio del Palazzo del Principe. Ne fanno parte la Torretta delle Prigioni e il Fontanino delle Prigioni, che derivano il loro nome dall'attiguo antico edificio carcerario.

Grazie alla sua ricchezza idrogeologica e al conseguente cospicuo numero di fontane che ne caratterizzano l'aspetto urbanistico, Castiglione delle Stiviere viene indicato anche come il Paese delle Fontane. Fra le principali si ricordano quelle di piazza Dallò e di piazza San Luigi, la Fontana delle Tre Torri (in via Sinigaglia, coperta da porticato) e la più antica, quella di Palazzina, risalente ai primi anni del XII secolo.

Il Parco Pastore e Parco Desenzani sono una grande oasi verde nel cuore della città. Fra le specie arboree gli ippocastani, le robinie, i carpini, i bagolari e i sambuchi.

Il Teatro Sociale di Castiglione delle Stiviere fu inaugurato il 12 ottobre 1843.

Il patriziato di Castiglione delle Stiviere usava accogliere rappresentazioni teatrali e melodrammatiche nei saloni del Palazzo Pretorio, i quali vennero, però, occupati dalle truppe austriache almeno fra il 1832 ed il 1836. Si ritennero, quindi, maturi i tempi per la realizzazione di un nuovo edificio dedicato. Era questa l'epoca di grande sviluppo della passione teatrale, dopo gli esempi geniali di Goldoni, di Alfieri, e soprattutto l'epoca dell'opera in musica che, in Italia, contava già nomi gloriosi come Bellini, Rossini, Donizetti. Mantova aveva costruito il suo Teatro Sociale nel 1822 e a Castiglione si prese l'iniziativa di fare altrettanto, in proporzione dei mezzi con i quali si riuscì ad effettuare un cospicuo fabbricato e soprattutto un teatro che fu tra i migliori dei teatri sociali di provincia.

Il progetto venne affidato al Canonica, che già si era illustrato, fra l'altro, nell'ampliamento del Teatro alla Scala e nella sistemazione del Teatro Sociale di Como, di Monza e di Mantova. Egli disegnò un impianto nella caratteristica forma a ferro di cavallo. Prima della costruzione effettiva, i mezzi furono approntati da un gruppo di soci che elargirono la loro proprietà sul terreno fabbricabile in accordo con l'amministrazione comunale (1836) che cedette alcune pertinenze del palazzo di via Pretorio, ed il progetto fu approvato il 17 luglio 1840 dal consigliere aulico di Mantova, a cui seguì la nomina di una deputazione, con a capo il nobile Carlo Pastorio. Per quanto riguarda l'interno e gli elementi strutturali, collaborarono alla decorazione il pittore Orsi dell'Accademia di Venezia, nel sipario raffigurante Apollo Musagete, ed i milanesi Ghislandi, Lodigiani e Zampori per gli affreschi e gli stucchi.

Palazzo Bondoni Pastorio è un edificio storico del Quattrocento, riadattato nel Seicento.

Durante i tragici giorni della battaglia del 24 giugno 1859, le sorelle Carolina e Luigia Pastorio ospitarono nel loro palazzo Henry Dunant che, osservando le donne locali mentre curavano i feriti di tutte le nazioni, concepì l’idea di fondare la Croce Rossa.

Alla fine degli anni novanta la storica dell'arte Maria Simonetta Bondoni Pastorio (1954-2012), rappresentante della famiglia, trasformò il palazzo di famiglia in museo, dando vita a una Fondazione, a cui conferì il materiale storico dei Bondoni Pastorio, costituito da documenti, arredi e dipinti.

Parte del museo conserva anche le memorie di Giuseppe Tellera, generale di corpo d'armata del Regio Esercito, medaglia d'oro al valor militare, comandante della 10ª Armata, caduto in combattimento ad Agedabia (Libia) nella seconda guerra mondiale.

Palazzo Pastore in stile neoclassico prende il nome dal primo proprietario, Giuseppe Ignazio Pastore, che acquistò l'area dove sorgeva una precedente costruzione del Cinquecento. Fece edificare il nuovo palazzo a partire dal 1823. Progettista fu probabilmente l'architetto bresciano Rodolfo Vantini. L'edificio, che presenta due appartamenti affrescati al piano superiore e locali di servizi al piano terreno, passò nel tempo in proprietà ai membri della stessa famiglia Pastore, una delle più ricche di Castiglione.

Nel palazzo furono ospitati personaggi illustri, tra i quali Amedeo di Savoia nel 1866.

La famiglia restò proprietaria del palazzo fino ad Alceo Pastore, i cui eredi si divisero la proprietà intorno al 1950. Nel 1973 il Comune divenne proprietario ed iniziò importanti lavori di restauro.

Casino Pernestano è stata la dimora di villeggiatura dei "Gonzaga di Castiglione", fu fatto costruire intorno al 1610 da Francesco I Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere, per la moglie Bibiana Von Pernstein, dalla quale prese il nome.

L'edificio, che si sviluppa su due piani, sorge all'interno di un cortile circondato da un muro di cinta quadrato con torrette difensive agli angoli.
In origine era un edificio fortificato, cinto da fossato e dotato di ponte levatoio.

Il complesso, nella sua conformazione originaria, risulta censito nel Catasto teresiano del 1777 quale proprietà dell'Impero asburgico e classato come "Casino e corte di villeggiatura di proprietà della Regia Ducal Camera di Mantova". In seguito all'annessione della Lombardia al Regno d'Italia, il Catasto lombardo-veneto del 1865, censisce l'immobile quale proprietà privata, assegnandogli ufficialmente l'antica denominazione popolare di "Casino Pernestano".

Il Museo storico aloisiano è ospitato nell'edificio del collegio Vergini di Gesù, nel centro storico di Castiglione delle Stiviere.

Nel museo è conservato molto materiale a carattere religioso riguardante la vita di san Luigi Gonzaga e una raccolta di quadri sui principali esponenti della sua famiglia, i principi Gonzaga di Castiglione.

Il Museo internazionale della Croce Rossa è sito a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, nello storico palazzo Longhi, donato dal Comune nel 1959 alla Croce Rossa.

Al suo interno si conservano gli oggetti e i documenti che ricordano la nascita e lo sviluppo della Croce Rossa Internazionale, movimento ideato e concepito da Henry Dunant nei momenti successivi alla battaglia di Solferino e San Martino (24 giugno 1859).

È stata la straordinaria opera di soccorso prestata dalle donne di Castiglione ai feriti delle battaglie di Solferino e Medole che ha ispirato al ginevrino Henry Dunant l’ideazione della Croce Rossa. La sconfitta degli Austriaci da parte dell’esercito franco-sardo e l’inizio del processo che sarebbe sfociato nell’Unità d’Italia sono stati pagati con 40.000 feriti, molti dei quali trasportati a Castiglione dalla serata del 24 giugno 1859. Qui il sacerdote don Lorenzo Barziza ha coordinato le opere di soccorso, trasformando chiese, monumenti e case private in ospedali temporanei. In città ne furono allestiti ben dodici, di cui il principale nel duomo.

Henry Dunant, ospite nel palazzo castiglionese della famiglia Bondoni Pastorio, sull’onda di questa toccante esperienza umana ha concretizzato il principio di uguaglianza dei feriti di guerra e di neutralità dei soccorritori, ideando la Croce Rossa, la cui convenzione è stata sottoscritta a Ginevra il 22 agosto 1864 dai rappresentanti di 12 governi.

Oltre alla lingua italiana, a Castiglione delle Stiviere è abbastanza utilizzato il dialetto locale. Essendo la località posta nell'Alto Mantovano ma al confine con la provincia di Brescia, si parla un vernacolo bresciano, con scarsi influssi del mantovano.

Le frazioni di Castiglione delle Stiviere sono:
Astore
Gozzolina
Grole
San Vigilio
Bertasetti
Prede
Barche di Castiglione
Pedercini
Fichetto
Santa Maria
Ghisiola, ospita la Chiesa di Santa Maria della Rosa, del XV secolo. Nella zona è presente anche l'Ospedale psichiatrico giudiziario, struttura di rilevanza nazionale.

Gozzolina è la più estesa e popolosa frazione di Castiglione delle Stiviere, posta a sud del capoluogo, al confine con il comune di Medole. Prende il nome dalla Seriola Gozzolina che nasce nel suo territorio.

Ricca di risorse idriche e attraversata dal rio Marchionale, un tempo aveva numerosi mulini ad acqua.

Appena fuori il centro abitato si incontra il Casino Pernestano.

Astòre è ubicata a nord del capoluogo, al confine con il comune di Lonato del Garda.

Il nome di questa località trae origine da quello del noto uccello rapace simile allo sparviero che, verosimilmente, anticamente nidificava in queste zone, un tempo prevalentemente boschive oppure dal latino aestiva, allusiva agli accampamenti romani che erano presenti sulle colline nel periodo estivo.

Astore è ricordato nella storia locale per il tragico episodio dei morti dell'Astore, due giovani contadini che nel 1742 furono scambiati per due evasi in fuga e per questo giustiziati dalle milizie imperiali austriache. In loro memoria vennero erette due piccole cappelle votive.

L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere rappresenta un’eccezione rispetto alla restante parte di istituti italiani di questo tipo. È infatti l’unico a non essere gestito dal Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, bensì tramite una convenzione con l’Azienda Ospedaliera “Carlo Poma” di Mantova.
Altra caratteristica distintiva è l’essere l’unico OPG italiano con una sezione femminile.
La visita ha riguardato una sezione maschile, una femminile e la struttura comunitaria presente nelle immediate adiacenze dell’Opg. Tutti gli aspetti della struttura, inclusa quindi la sicurezza, sono gestiti dal personale dell’Azienda Ospedaliera: non sono presenti in struttura agenti di Polizia Penitenziaria.

Commercio ed industria hanno storicamente prevalso a Castiglione delle Stiviere rispetto allo sviluppo più agricolo e contadino di buona parte del territorio mantovano, vuoi in conseguenza di una certa difficoltà nei sistemi di irrigazione del collinare suolo morenico-sassoso, vuoi per l'intraprendenza ed il talento negli affari dei propri abitanti.

Di notevole importanza economica per la cittadina di Castiglione delle Stiviere è la presenza di alcune aziende leader di mercato nei propri rispettivi settori merceologici.

La zona industriale comprende grandi e piccole aziende di notevole importanza, che contribuiscono all'accrescimento delle opportunità economiche di questa città.

Lo sviluppo turistico della zona è legato principalmente alla vicinanza della città di Castiglione delle Stiviere con il lago di Garda e con le colline moreniche circostanti.

La cucina di Castiglione delle Stiviere è quella tipica mantovana. Tra le ricette tradizionali troviamo i tortelli di zucca, gli Agnolini in brodo e il Tortello amaro di Castiglione tra i primi; il salame mantovano e lo stracotto d’asino e cavallo tra i secondi.

Sono due le manifestazioni dedicate a S.Luigi Gonzaga, Santo patrono della città: quella che in ricorrenza della morte (21 Giugno), ricorda il Santo con mostre d’arte a tema, e Castiglione in Fiore: per ricordare Il Santo, il cui simbolo è il giglio bianco, Piazza Ugo Dallò e le vie adiacenti vengono adornate di fiori.

Molto attesa è la Fiaccolata della Croce Rossa: nell’ultimo sabato di Giugno un corteo ripercorre i luoghi che furono teatro della battaglia di Solferino, partendo da Solferino (MN) per giungere a Castiglione delle Stiviere.

Buriel è il nome dello spettacolo pirotecnico con il quale ogni anno il 6 Gennaio, a Santa Maria di Castiglione delle Stiviere, si festeggia l’arrivo del nuovo anno. Lo spettacolo ha come sfondo la musica degli Zampognari ed è seguito da un buffet nel quale si possono gustare i prodotti del luogo.

A Carnevale, rivive una festa di lunga tradizione, che ha le sue origini nel secolo scorso. Il Carnevale Castiglionese anima la città con le sfilate dei carri allegorici lungo le vie del centro storico e con altri eventi, tra cui mercatini gastronomici e di Artigianato. Non mancano l’ Elezione di Miss Carnevale, e il Concorso fotografico “Fotografa il Carnevale”.

Viviamo Parco Pastore è il nome dell’iniziativa volta a promuovere la conoscenza del Parco Pastore, che per l’occasione viene animato da mercatini di ogni genere, dedicati a musica, hobby, Collezionismo e Filatelia.




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venerdì 29 maggio 2015

IL TEATRO FILODRAMMATICI A TREVIGLIO



Il teatro dei Filodrammatici di Treviglio, secondo teatro della provincia, fu inaugurato nel 1095, 290 posti ed è di proprietà della Parrocchia San Martino.

Nello stesso anno dell'inaugurazione ci fu la nascita della compagnia teatrale drammatica del Circolo di San Luigi.

Con l'avvicinarsi della prima guerra mondiale il teatro con le contigue strutture del chiostro vengono adibite ad ospedale militare e poi sede dell'industria Face di Milano.

Nel 1940 nasce la compagnia di prosa, ma a causa della seconda guerra mondiale il teatro viene nuovamente convertito in ospedale e bisognerà attendere il 1945 perché l'attività teatrale riprenda con la neonata compagnia stabile. Con il secondo dopoguerra gli interni vengono completamente rinnovati, l'ingresso viene dotato di guardaroba e specchiere, anche se tutte le attenzioni si concentrano sulla sala, la quale, dopo la rimozione di alcuni elementi antiestetici, può essere ammirata in tutta la sua grandezza. Il gradevole colore rosa tenue delle pareti dà alla sala l'aspetto di una bomboniera. Il palcoscenico è stato allungato, la galleria ed il corridoio di accesso sono stati ampliati, mentre il boccascena è fiancheggiato da gradevoli decorazioni e da coppie di colonne dorate.

Nel dicembre del 1987 con la creazione dell'associazione senza fini di lucro teatro Filodrammatici, il teatro viene ristrutturato dall'architetto Duccio Bencetti. I lavori durano due anni e vengono stanziati un miliardo e mezzo di lire per ridare al teatro per migliorare l'aspetto di inizio secolo.

Il teatro conta ora 290 posti a sedere, di cui 216 in platea e 74 in galleria. Propone spettacoli teatrali settimanali e tra i generi teatrali in cui si è specializzato nel corso degli anni abbiamo le tragedie e il teatro dialettale.

Il teatro Filodrammatici è l'unico teatro pubblico della città, dopo la demolizione del teatro Sociale nel 1964, per lasciare il posto all'UPIM, i cui spazi restano ora in gran parte in disuso. Ancora oggi, infatti, la via secondaria posta dietro all'ex-Upim è denominata vicolo del teatro benché questo non ci sia più da parecchi decenni.

Il teatro Filodrammatici si trova nel piazzale del Santuario nell'angolo nord-occidentale. Progettato già nel 1898 da Carlo Badolini, è stato realizzato ad inizio novecento in stile liberty e inaugurato il 15 luglio 1905.




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VISITANDO TREVIGLIO

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Nonostante Treviglio faccia parte della media pianura padana,il suo territorio  presenta dei dislivelli di 15 metri vicino all'Adda. Tali dislivelli sono dovuti alla presenza di un terrazzamento morfologico denominato costa trevigliese.

Il nucleo centrale della città sorge a 125 metri sul livello del mare, anche se l'altitudine varia di ben 35 metri, diminuendo progressivamente nel passaggio dalla zona nord-est alla zona sud-ovest.

Il terreno di Treviglio è d'origine alluvionale, e presenta strati composti principalmente da ghiaia, sabbia e più in profondità anche da arenaria. Dopo il primo strato d'origine alluvionale, il terreno presenta poi strati d'origine quaternaria marina, Pliocene, Langhiano, Aquitaniano ed infine Olocene.

La parte occidentale del territorio comunale è attraversata da un terrazzo morfologico denominato costa trevigliese che suddivide così il comune in due zone morfologicamente differenti: quella orientale in cui si trova il centro abitato, gran parte della Geromina, e la totalità di Battaglie e di Castel Cerreto risale al Pleistocene, mentre una limitata porzione occidentale, comprendente la cascina di Pezzoli e il laghetto Treviza risale all'Olocene.
Treviglio, pur trovandosi a pochi chilometri dall'Adda, non viene lambita da alcun fiume dato che il territorio comunale di Cassano d'Adda si estende, con le frazioni di Cascate, Cascine San Pietro e Taranta, anche sull'altra sponda. Tuttavia in epoca remota, essendo l'Adda più ampio e formando il cosiddetto lago Gerundo la parte più occidentale del comune fosse sommersa, trovandosi al di là della costa, terrazzamento morfologico evidente tutt'oggi.
Il suo territorio è però attraversato da molteplici fossi di cui uno, derivato dal fiume Brembo, lambisce il centro storico, passando per via Cavallotti, attraverso la roggia mulina che dall'epoca medievale portava l'acqua nel fossato del borgo, oggi posto sotto la circonvallazione. Come mostrato dai plastici di differenti epoche storiche posti nel museo civico, il fossato era prima articolato in tre piccoli canali, poi riuniti in uno unico. La copertura del fossato, iniziata nel XIX secolo fu completata nella prima metà del XX secolo.

Per questi motivi, dal punto di vista idrogeologico, pur non presentando gravi segni di dissesto, è in parte a rischio in caso d'alluvione. Tale rischio è maggiore nella zona superiore del territorio comunale data la presenza del fosso bergamasco, e di un grosso fosso da esso derivato.

Va inoltre segnalata la presenza di quattro pozzi per acqua di cui tre situati in prossimità del centro storico e profondi 132,5, 67 e 76 metri. Un altro si trova vicino alla frazione di Castel Cerreto della profondità di 48 metri. Vi sono inoltre nella parte nord del territorio comunale due pozzi per la ricerca di idrocarburi, profondi 850 e 1009,5 metri.

Vi sono inoltre due cave la prima è posta nelle vicinanze della strada che conduce a Badalasco e la seconda è situata vicino alla strada per Casirate d'Adda. Cave come queste in passato sono state trasformate in laghi; il miglior esempio è il laghetto Treviza posto nei pressi del Roccolo. Tra gli altri laghi artificiali avevamo in passato l'attuale cava della Vailata, divenuta tale a causa di fenomeni di erosione.

La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell'Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. Nel 1482 venne ampliata e rimodellata secondo i dettami dello stile gotico lombardo; nel 1500 fu impreziosita da alcune opere di Gian Paolo Cavagna. L'attuale facciata di stile barocco, realizzata dall'architetto Giovanni Ruggeri, risale al 1740.

L'interno dell'edificio di culto, a tre navate e con 5 cappelle laterali, ospita affreschi e tele di Nicola Moietta, dei fratelli Galliari, di Gian Paolo Cavagna, di Camillo Procaccini, dei Danedi de' Montalti, del Molinari e del Manetta. L'opera più celebre è tuttavia il polittico di San Martino di Bernardo Zenale e Bernardino Butinone, risalente al 1485 e considerato uno dei maggiori capolavori del Quattrocento lombardo.

La chiesa di San Carlo, in via Zanovello, nelle immediate adiacenze dell'istituto salesiano, fu edificata nel corso del XVII secolo in un terreno allora noto come Gemone, ove era situato il principale cimitero degli appestati del 1630, per volere di Giuseppe Locatelli; nel 1668 fu ampliata grazie all'apertura di una cappella intitolata a San Francesco Saverio. Nel corso del XIX secolo l'edificio venne nuovamente rimaneggiato, sia nella facciata che nei suoi interni che nel campanile di cui fu dotato.

La chiesa ospita la Maria Rossa, precedentemente custodita nell'ex chiesa del convento dei Cappuccini. Nella navata centrale sono inoltre custodite due tele di Giacomo Manetta, la Via Crucis del Nani, le vetrate del Carminati e l'Ausiliatrice di Trento Longaretti.

Recentemente è stata portata alla luce la chiesa di San Maurizio, inglobata a partire dall'ottocento in una cascina. Questa chiesa, assieme a quelle di San Zeno e Sant'Eutropio è una delle chiese più antiche del paese dal momento che sorgevano dove in epoca romana si trovavano le tre ville che nell'Alto medioevo diedero origine al borgo. Alla chiesa di San Maurizio in particolare corrisponde il villaggio di Portoli, di origine longobarda.

La chiesa è posta tra le zone industriali PIP 1 e 2, immersa in un campo e isolata da altre costruzioni, ma a fianco del sovrappassaggio del PIP e della linea ferroviaria Milano-Venezia. In questi luoghi una volta sorgeva la villa romana di Portoli. Proprio per questo motivo sono stati qui rinvenuti alcuni reperti archeologici.

Lo storico Emanuele Lodi indica come data di fondazione il 725; la struttura è, a seguito di alcuni rifacimenti risalenti al XVII secolo, barocca.

La chiesa di San Rocco posta in piazza insurrezione è dedicata la culto dell'omonimo santo, che è particolarmente diffuso in tutta la bassa bergamasca. Il santo, a causa delle sue vicissitudini, era in passato invocato contro la peste. Questa chiesa risalirebbe come gran parte delle chiese dedicate a San Rocco al 1630.

La chiesa di San Zeno è una chiesa situata in via Camillo Terni, verso la strada che conduce a Brignano e a poca distanza dalla circonvallazione interna. Piccola e moderna dato che nacque negli anni settanta dopo che la zona circostante fu edificata per occupare un nuovo quartiere. La cascina adiacente subì una ristrutturazione divenendo l'oratorio omonimo.

Presenta un solo piano ed è circondata da voluminosi ulivi piantati in aiuole di mattoni scuri. I mattoni dell'edificio sono a vista e contrapposti ad un muro bianco. La luce entra nell'edificio in più punti attraverso le variopinte vetrate, realizzate da Tito Toneguzzo e dai suoi figli a partire dai bozzetti di Trento Longaretti, che rappresentano le principali scene bibliche. La forma dell'edificio è piuttosto originale e presenta un porticato sulla parte anteriore.

Il cimitero comunale è situato nella zona orientale del territorio comunale, in via Abate Crippa. Ha una forma pressoché rettangolare, sviluppata lungo la direzione est-ovest; l'ingresso si trova sul lato meridionale, mentre una cappella mortuaria semicircolare dedicata ai caduti sorge sul lato settentrionale.

Il cimitero presenta, oltre alle classiche tombe e colombari, anche degli esempi di arte funeraria liberty quali le cappelle di alcune famiglie e le sculture che adornano determinate tombe.

Tra le tombe celebri abbiamo quelle di Giacinto Facchetti e Ambrogio Portaluppi.

Il Santuario della Madonna delle Lacrime venne aperto al culto il 19 giugno 1619, quando l'immagine della Madonna delle lacrime fu traslata dal monastero delle Agostiniane, ove aveva avuto luogo il miracolo, all'altare maggiore, opera del noto architetto caravaggino Fabio Mangone. Sotto l'immagine sono tuttora conservati la spada e l'elmo del visconte di Lautrec. All'interno, il Santuario ospita affreschi e tele del Molinari, dei fratelli Galliari, del Cresseri, del Montalti e di Bernardino Butinone.
A Treviglio troviamo altre chiese:
Cappella del Miracolo faceva parte fino al 1900 del convento delle monache Agostiniane;
Chiesa del Sacro Cuore di Gesù chiesa delle Battaglie;
Chiesa di San Francesco chiesa principale del quartiere ovest realizzata negli anni ottanta;
Chiesa di San Girolamo e San Francesco chiesa di Castel Cerreto;
Chiesa di San Giuseppe racchiusa nel complesso delle orfanelle di via Casnida;
Chiesa di San Pietro chiesa parrocchiale della zona nord;
Chiesa di San Zeno chiesa parrocchiale posta a nordest del centro storico, omonima dell'antica chiesa che si trovava nella medesima area;
Chiesa di Santa Maria Annunciata chiesa parrocchiale del conventino;
Chiesa di Santa Maria Bambina chiesa del Collegio degli Angeli;
Chiesa di Santa Marta chiesa diroccata della zona nord;
Chiesa del Santo Nome di Maria chiesa parrocchiale della Geromina;
Chiesa del Santissimo Redentore;
Chiesa della Trasfigurazione;
Chiesetta della Madonna degli Alpini chiesa situata nel parco del roccolo.

Il Bar Milano, sito in piazza Manara, è il caffè storico cittadino. Fondato nel 1896 conserva ancora gli arredi originali d'inizio secolo e un bancone in stile liberty.

La "casa della piazza", o "ospizio dei pellegrini", è un edificio che si affaccia su piazza Manara, posto tra la basilica ed il municipio, sulla cui facciata si notano stemmi e segni di antiche aperture con cornici in cotto. La casa della piazza prende il nome da Simone della Piazza, che qui abitava nel XVI secolo e morendo senza eredi nel 1529, volle che la sua casa fosse adibita a ospizio dei pellegrini.

La Casa Bacchetta è posta sul lato sud della via, presenta un cortile affrescato dai fratelli Galliari che ha mantenuto pressoché inalterata la sua fisionomia originaria.

Casa Semenza presenta la facciata dipinta e degli affreschi nelle sale interne.

Palazzo Galliari,posto di fronte al Santuario della Beata Vergine delle Lacrime, ospitò i fratelli Galliari e diede in seguito il nome a tutta la via che ad essi risultò intitolata. Il palazzo, recentemente ristrutturato, anche in seguito al crollo di un edificio adiacente, presenta un portale in pietra e un ampio androne dipinto. Il cortile interno è dotato di una fontana, e le sale del palazzo, che è posto su due piani, sono affrescate.

Il Palazzo Silva è il più pregevole tra i palazzi di via Galliari, sia per l'architettura che per gli affreschi presenti nelle sale interne. Realizzato nel corso del XIV secolo e originariamente appartenuto alla famiglia dei Donati, è oggi sede della Proloco Treviglio e dell'ufficio per le informazioni turistiche della Gera d'Adda.

All'ingresso è posto un portone in stile barocco che conduce ad un ampio cortile circondato da un portico al piano terra e da una loggia di colonne al primo piano.

Le sale interne presentano grandi camini con decorazioni in stucco, soffitti a cassettoni lignei, i quali presentano tracce di dipinti policromi risalenti al XVII secolo. Tra le sale interne degno di nota è sicuramente il salone centrale, posto al piano terra, che presenta decorazioni ed affreschi a carattere mitologico ed allegorico sul soffitto. Tra le altre sale ne abbiamo in particolare due, poste al primo piano nell'ala ovest del palazzo che presentano pareti interamente affrescate. I temi dei dipinti sono però in questo caso a carattere sacro (con storie dell'antico e Nuovo Testamento) e simboli allegorici (alludenti alla Virtù e alle Arti liberali). Questi ultimi sono posti sul soffitto ligneo di pregiata fattura.

In passato dotata di una chiesa posta sul retro (in via Sant'Agostino) e intitolata a San Cristoforo, risulta ora prevalentemente barocco secondo le volontà della famiglia Donati che lo fece restaurare ed abbellire nel XVII secolo.

A Treviglio via Libertà è interamente concepita come quartiere di case giardino: le case siano esse ville o appartamenti presentano ampi spazi verdi. Entrambe le tipologie di edifici sono ben illuminati e sembrano fondersi col paesaggio circostante. Le case, pur essendo realizzate sul finire degli anni venti si sviluppano in verticale piuttosto che in orizzontale per lasciare spazio ai giardini. All'inizio della via vi è inoltre un parco pubblico con strade tortuose che lo attraversano.

La parte superiore di via Portaluppi è occupata dalle case operaie, che si alzano per due piani ed hanno sul retro degli orti che servivano per tenere occupati gli operai-contadini ed arginare vizi e piaghe sociali quali l'alcolismo.La via in cui si trovano è dedicata a monsignor Ambrogio Portaluppi che con la futura cassa rurale fece realizzare anche qui opere pubbliche in linea con la Rerum Novarum. Sul retro delle case operaie vi è inoltre la cascina del santissimo. Che fu realizzata anch'essa all'inizio del XX secolo.

Il nucleo principale dell'attuale palazzo municipale, già menzionato in documenti del 1269 come pallatium novum communitatis, fu terminato nel 1300. Inizialmente caratterizzato da una parlera ed alto solamente due piani, il palazzo venne interamente ristrutturato nel 1582.

Nel 1700 l'edificio fu unito all'adiacente chiesa di San Giuseppe, edificata dall'omonima confraternita nel 1509; l'elegante porticato dell'edificio sacro fu mantenuto. Il palazzo venne alzato di un piano nel 1873. Successivamente ha subito alcuni restauri specie dopo il secondo dopoguerra anche, se non è stato modificato strutturalmente.

Ancora oggi restano tracce della chiesa della confraternita e in particolare della cupola che ha conservato gli affreschi originari.

Le mura costruite durante la dominazione veneta sono state abbattute, a partire proprio dalla porzione davanti alla biblioteca, tra il XIX e il XX secolo con lo sviluppo della città, anche se hanno caratterizzato l'impianto urbanistico del centro storico cittadino. Delle mura del borgo resta visibile solo il dislivello nei pressi del santuario.

A Treviglio era presente inoltre un distretto militare, situato nell'odierno viale delle forze armate, che oggi è sede del centro diurno per gli anziani e dei servizi sociali. La pianta del cortile è tuttavia riconoscibile.

L'esempio più significativo resta tuttavia la centuriazione romana che ha caratterizzato la pianta della città.

Il fosso che lambisce il centro storico portava una volta l'acqua al fossato del borgo, oggi interrato al di sotto della circonvallazione interna.

La sede del museo è stata Monastero di monache benedettine sorto intorno ad una chiesa di S. Pietro costruita nel 1037. Nel 1499 divenne convento delle Clarisse. Dalla fine del sec. XVIII fino ai nostri giorni ospitó l'Ospedale di S. Maria.

Il campanile di Treviglio è un campanile in stile gotico lombardo prospiciente la basilica di San Martino sul lato nordovest, chiesa principale della città. Con i suoi 65 metri d'altezza, è il simbolo per eccellenza dell'intera città e rappresenta un punto di riferimento costante, visibile a chilometri di distanza.

Il campanile di Treviglio è uno squisito esempio di gotico lombardo sormontato da una caratteristica cuspide a forma conica. Per i lati est ed ovest dall'alto verso il basso presenta una quadrifora dalla quale sono visibili le campane, due monofore, il quadrante dell'orologio e una bifora con arco a sesto acuto; mentre per i lati nord e sud non presenta alcuna bifora. È inoltre impreziosito da numerose decorazioni in cotto che evidenziano i piani dell'edificio all'esterno, e da alcuni ordini di cornici ad archetti incrociati e a dente di sega.

Molte delle aperture originarie sono state murate per ricavare la piattaforma della scalinata interna, disposta lungo i quattro lati. Tuttavia i segni dei continui rimaneggiamenti dovuti anche al lungo iter costruttivo sono ancora visibili oggi.

Il campanile è anche denominato maggiore per distinguerlo dal campanile secondario situato sul lato est della basilica.

Incerta la data di costruzione dell'edificio (probabilmente risalente al XII-XIII secolo) che aveva funzione di alta torre d'osservazione del borgo, che permettesse di vedere a chilometri di distanza i nemici. Solo con i lavori di restauro ed ampliamento della basilica di San Martino (XVI-XVII secolo) fu attaccato ad essa. In passato la parte centrale del campanile era affrescata da pitture variopinte e multicolori oggi conservate nella chiesa del miracolo. Nel 1509 fu danneggiato dalle cannoni dei veneti che assediavano la città.
La struttura tuttavia si è preservata nel corso dei 10 secoli ed è stata trovata in buono stato; le scale sono pericolanti e in cima non esiste alcun sistema di protezione per impedire alle persone di sporgersi troppo..

Il 30 agosto 2008 le Poste italiane, in occasione del millenario, hanno emesso un francobollo, che raffigura il campanile, e un annullo postale.

Il francobollo, del valore € 0,60, appartiene alla serie tematica Il patrimonio artistico e culturale italiano e raffigura il campanile di Treviglio annesso alla basilica di San Martino e Santa Maria Assunta su bozzetto dell'incisore Antonio Saliola. Completano il francobollo la legenda "CAMPANILE DI TREVIGLIO" e la scritta "ITALIA".

La piazza è nota anche per la presenza della Gatta, un bassorilievo in pietra di piccole dimensioni in origine cippo di confine. Il bassorilievo raffigura un cavallo, noto in dialetto bergamasco come gatèl, da cui il nome.
L'opera fu a lungo oggetto di contenziosi con la vicina città di Caravaggio, giacché era stata rinvenuta lungo il confine tra i due paesi nel 1393. Da questa data risale la rivalità tra le due città che s'inasprì al punto che persino San Bernardino da Siena intervenne predicando la pace tra i due contendenti.
La Gatta tuttavia rimase motivo d'orgoglio Trevigliese al punto che l'originale, murata per alcuni secoli in un vicolo di Via Messaggi, è conservata presso il museo civico e sulla facciata del palazzo antistante la basilica è esposta una copia.
Essa, scambiata per l'originale fu oggetto di un'azione goliardica nel 1953 da parte dei caravaggini che la trafugarono. I trevigliesi se la ripresero dopo un bombardamento aereo di caramelle, rotoli di carta igienica e galline appese al paracadute fra l'allegria di entrambe le parti.
L'ostilità tra Purselì caravaggini e Biligòt trevigliesi prosegue ancora e nel XXI secolo ha preso la forma di scontro bocciofilo nel centro sportivo di Caravaggio.
Piazza Manara è la piazza centrale della città dedicata al patriota milanese Luciano Manara che in un edificio posto di fronte alla piazza soggiornò. Su di essa si affacciano la basilica di San Martino e il palazzo comunale. Sul lato sud occidentale essa è prospiciente a piazza Garibaldi di maggiori dimensioni e di forma allungata.

L'intitolazione della piazza a Manara risale però alla metà del XIX secolo, prima la piazza era intitolata a San Martino e nel periodo medievale antecedente la costruzione dell'omonima basilica, era denominata semplicemente Piazza della Comunità.

Piazza Manara ha una forma a L e in essa confluiscono le quattro vie che conducono alle quattro porte storiche della città: via Roma, via Fratelli Galliari, via Verga e via San Martino. Tra le altre vie laterali abbiamo vicolo Teatro e via Municipio.

La prima è una via chiusa una volta situata sul retro del teatro sociale; la seconda è una via che costeggia per quasi metà del suo percorso il municipio, accanto a questa strada sorge inoltre la casa gotica, antica casa costruita intorno al 1300 con sassi presi dal greto del fiume Adda dalla caratteristica forma levigata e rotonda.

Il piazzale ospita uno dei tre obelischi eretti in città in memoria delle vittime della peste del 1630, precedentemente ubicato in fondo alla roggia Mulina di via Felice Cavallotti.

È inoltre sede del teatro Filodrammatici, dalla caratteristica architettura in stile liberty, del convento delle Figlie della Chiesa e della parte restante del monastero delle Agostiniane, risalente all'XI secolo, nella cui chiesa, il 28 febbraio 1522, si svolse secondo la tradizione cattolica il miracolo della lacrimazione della Madonna.

Il monastero delle Agostiniane non ospita più alcuna ordine religioso dal momento che l'ordine fu soppresso con l'arrivo dei rivoluzionari napoleonici ed il portico di collegamento col santuario, oltre che alla chiesa dell'Ecce Homo, sono stati rimossi agli inizi del XX secolo, durante l'ampliamento del santuario col quale nacque lo stesso piazzale.

Numerose erano anche le edicole sacre, che costituivano un vero e proprio luogo di culto e che vantano antiche tradizioni. La loro importanza nel passato era dovuta anche al fatto di essere considerate un punto di riferimento per indicare zone e vie di Treviglio, quando ancora non esisteva la toponomastica cittadina.

In corrispondenza con l'incrocio tra via Municipio e via Sant'Agostino, è collocata una santella raffigurante la Madonna del Latte, opera di Giacomo Manetta. Secondo la tradizione popolare, anticamente le puerpere accorrevano presso la santella per invocare latte abbondante per i loro neonati e da questa usanza è poi venuto il nome. A partire dal 1987 il dipinto originale, su tela, è stato rimosso per motivi di sicurezza, e sostituito da una fedele riproduzione.

Tra i principali siti archeologici abbiamo il campo che circonda la chiesa di San Maurizio dove sono stati trovati numerosi reperti archeologici. Nella vicina ferrovia sono stati rinvenuti alcuni ordigni bellici.

Anche nel centro storico tuttavia risultano rinvenuti alcuni reperti e in particolare alla base della basilica di San Martino.

In via Verga furono rinvenuti alcuni reperti risalenti all'epoca diocleziana tra cui un'anfora contenente 30 chili di monete. Tali monete furono molto probabilmente nascoste sotto terra per sottrarle al fisco a seguito dell'inasprimento fiscale voluto dall'imperatore stesso.

Altri reperti sono stati rinvenuti nei campi intorno alla città e in particolare in prossimità delle frazioni di Castel Cerreto e Pezzoli e delle cascine Pelizza e San Zeno.

Il parco del Roccolo è un giardino naturale di circa 45.000 m². situato nella zona sud-ovest di Treviglio, lungo via del Bosco, dedicato ad attività ricreative, sportive, e occasionalmente alle celebrazioni liturgiche. È possibile inoltre effettuare visite didattico-naturalistiche d'estate.

Il parco ospita numerose specie di alberi, una roggia attraversata in più punti da una serie di ponticelli che sgorga dal fontanile per poi scorrere ai piedi della pittoresca chiesetta della Madonna degli Alpini, aperta saltuariamente ed utilizzata solo per le celebrazioni liturgiche più importanti.

L'area è gestita dal gruppo alpini di Treviglio insieme alla Associazione Amici del Parco del Roccolo, che hanno provvisto alla piantumazione di piante che possano divenire richiamo per la fauna avicola mediante la creazione di nidi artificiali. Tali piante andranno a ricoprire le porzioni di parco ancora scoperte, in quanto acquisite dai campi confinanti.

Il parco della Gera d'Adda è un parco locale d'interesse sovracomunale in corso d'istituzione che si estende in una porzione nord ovest del comune estendendosi successivamente nei comuni limitrofi di Arcene, Canonica d'Adda, Casirate d'Adda, Ciserano, Fara Gera d'Adda e Pontirolo Nuovo.

Ha la sua sede nel vicino comune di Fara Gera d'Adda e secondo le intenzioni coprirà un'area di 3001 acri in prossimità del terrazzamento morfologico della Gera d'Adda.

Il dialetto trevigliese appartiene al gruppo dei dialetti della Lombardia Orientale od Orobici. Si distingue leggermente dal dialetto di Bergamo città e da quelli delle Valli Bergamasche.

Il dialetto trevigliese presenta suoni più dolci, rispetto al bergamasco dei territori a nord della provincia, dato che risulta più influenzato dai dialetti circostanti, tipo il cremasco e soprattutto dal milanese.

I suoni infatti sono meno aspirati rispetto a dialetti parlati anche in zone vicine dove viene aspirata la "s" (per esempio a Cologno al Serio) e tendono a sostituire l'acca (h) con la esse (s) in termini come sura (sopra), hura.

Retaggio del proprio passato milanese sono i molti termini di chiara origine meneghina, come: cardiga (sedia), furcheta (forchetta), cicinì (un pochino).

Usanza tipica del dialetto trevigliese è quella di troncare le parole: prestinèr (panettiere), falegnamèr (falegname), sindèch (sindaco), francès (francese), inglès (inglese). Nel caso dei vocaboli riguardanti i lavori è frequente l'utilizzo di -èr alla fine.

La numerazione, ad eccezione del numero "uno", è quella milanese.

La religione maggiormente praticata a Treviglio è il cattolicesimo. Il comune, pur essendo nella provincia di Bergamo, fa parte dell'arcidiocesi di Milano, ed in particolare alla VI zona pastorale. Treviglio è sede decanale ed è dotata di un prevosto e decano.

Nonostante l'appartenenza all'arcidiocesi milanese, Treviglio non ha mai adottato il rito ambrosiano e conserva, fatto assai raro nella diocesi, il rito romano. Nel corso dei secoli questa è stata una delle principali diatribe tra alti prelati di Milano, tra i quali Carlo Borromeo, e clero trevigliese che, sostenendo la popolazione locale, ha fatto sì che fosse mantenuto quello romano.

Tra i principali culti praticati vi è quello della Madonna delle Lacrime e quello di san Martino di Tours, patrono della città. Altri culti importanti praticati in città, oltre a quelli cui è dedicata una parrocchia, sono: sant'Agnese, sant'Agostino, santa Bartolomea Capitanio, san Bernardino, san Carlo Borromeo, sant'Eutropio, san Giovanni Bosco, santa Lucia, san Luigi, san Maurizio, san Michele, san Rocco e santa Vincenza Gerosa.

Le altre religioni praticate oltre al cattolicesimo sono quella islamica, il cui luogo di culto è situato nelle vicinanze della stazione centrale, il geovismo, che si avvale di una Sala del Regno pure prossima alla stazione, e Scientology.

L'ospedale Treviglio-Caravaggio, realizzato nel 1971 dai comuni di Treviglio e di Caravaggio dopo la chiusura di due nosocomi, è il più grande ospedale della zona, anche se non presenta servizi sanitari avanzati quali ad esempio la cardiochirurgia. La struttura, ampliata agli inizi del XXI secolo, si sviluppa su 10 piani ed è dotata di una pista d'atterraggio per elicotteri, di un parco interno e di un ampio parcheggio. Dal 1º gennaio 1998 è a capo di un insieme di ospedali locali, tra i quali abbiamo: l'ospedale di Santissima Trinità di Romano di Lombardia, l'ospedale di Calcinate e quello di San Giovanni Bianco.

La città ospita una sezione distaccata del tribunale di Bergamo, che ha giurisdizione su 41 comuni, per una popolazione di circa 200.000 abitanti. La sede del tribunale, in piazza Insurrezione, è di proprietà comunale; data l'inadeguatezza della struttura il Comune sta valutando da tempo l'opportunità di costruire una nuova sede.

A Treviglio vi è anche un ufficio del giudice di pace.

L'associazione locale dei volontari della protezione civile, attiva dal 1982, che si occupa di tutta l'area della Gera d'Adda. Oltre alle attività di formazione, conduce un'opera e di monitoraggio e intervento soprattutto per rischi di tipo industriale e tecnologico. Ha operato anche nelle missioni umanitarie in Bosnia ed Erzegovina e in Kosovo e in occasione dei terremoti dell'Irpinia, dell'Umbria e dell'Abruzzo e dell'alluvione che ha colpito il Piemonte nel 1994.

Treviglio è dotata di un sistema coordinato di biblioteche formato da una biblioteca centrale e da 4 biblioteche periferiche ad essa coordinate situate in zona Ovest, Nord e nelle frazioni Geromina e Castel Cerreto. La medesima tessera personale consente di chiedere il prestito di libri ubicati indifferentemente in una delle quattro biblioteche.

Inoltre il sistema bibliotecario trevigliese rientra nel Sistema Bibliotecario Integrato della Bassa Pianura Bergamasca e risulta perciò integrato con 31 comuni.

La biblioteca centrale fu fondata nel 1861 a seguito della donazione di 4.000 volumi da parte di Carlo Cameroni. Successivamente il numero di volumi crebbe con donazioni da parte di Gian Battisti Crippa, Andrea Verga, Giacomo Sangalli, Giuseppe Grossi e Agostino Cameroni. Oggi conta 75.000 libri tra i quali 10.000 del nucleo storico conservati in archivio.

Tra le principali organizzazioni che effettuano ricerche in campo tecnologico e in particolare nell'ambito meccanico abbiamo la SAME che nella seconda metà del secolo scorso ha introdotto innumerevoli innovazioni nel campo della meccanica.

L'ospedale cittadino punta molto sulla ricerca medica ed è all'avanguardia da questo punto di vista anche se sperimenta al contempo forme innovative d'organizzazione aziendale.

L'organismo più attento alla ricerca umanistica è la biblioteca cittadina che ha accumulato nel corso degli anni un numero rilevante di volumi e promuove attività culturali sul territorio. Altro ente di particolare rilevanza in tale ambito di è il centro di studi storici della Gera d'Adda che ha qui la sua sede.

A partire dall'anno accademico 2004-2005 Treviglio è divenuta sede di un corso di laurea triennale in Economia e Amministrazione delle imprese, tenuto presso la sede della Cassa rurale ed artigiana che, assieme al comune e all'Università di Bergamo, ha finanziato tale progetto. È da quest'ultima che essa fa capo e dipende per ogni aspetto amministrativo, didattico e formativo, anche se l'aspetto immobiliare è curato dalla Cassa rurale.

L'accordo tra i tre istituti è basato su convenzioni di carattere pluriennale e persegue l'ampliamento progressivo dell'offerta formativa della facoltà. I primi cinque anni accademici hanno visto l'iscrizione di poco più di 400 studenti e nel corso del 2007 ci sono stati i primi laureati del corso. Nel corso del 2008, con la dismissione degli impianti della Baslini, si è proposto di realizzare un campus universitario. A settembre 2013 i corsi non sono ripartiti e l'università è stata chiusa.

È attivo inoltre, da più tempo rispetto al corso di economia, presso l'ospedale cittadino un corso di laurea in assistenza infermieristica tenuto dall'Università di Pavia.

La costituzione del museo civico è frutto di due donazioni significative di opere d'arte da parte di Giovan Battista Dell'Era e nel 1961, del professore Pier Luigi Della Torre, che volle con la sua volontà testamentaria costituire una pinacoteca civica. A essi sono intitolate due diverse vie del centro storico.

Il museo include principalmente dipinti, opere scultoree e stampe di varie epoche ed è intitolato ai genitori di Pier Luigi Della Torre: il padre Ernesto e la madre Teresa Pedrazzini. Altre donazioni importanti sono state fatte da Trento Longaretti, Luigi Cassani e Tommaso Grossi. Una parte delle opere proviene dall'ex monastero di San Pietro.

Il museo dispone anche di una sezione archeologica e una scientifica.

Il museo storico del gruppo SAME Deutz-Fahr (SDF) rappresenta, attraverso materiale testuale e fotografico, alcune tra le più importanti tappe della storia della meccanizzazione agricola illustrando le innovazioni introdotte dai 4 maggiori marchi del gruppo SDF. Il museo è situato all'interno dello stabilimento, ma è aperto sia ai visitatori che ai dipendenti.

È articolato in tre diverse sezioni. La prima si occupa dei trattori analizzando l'evoluzione nel corso del secondo dopoguerra, la seconda più tecnica si occupa dei propulsori, dei dispositivi e dei sistemi che hanno consentito tale sviluppo nel corso degli anni e la terza si occupa degli annunci pubblicitari che consentono di ripercorrere l'attività promozionale del gruppo e le principali campagne pubblicitarie.

La pinacoteca mette a disposizione di comuni ed enti locali, pubblici e privati, ove opera la Cassa Rurale e la sua fondazione, il suo patrimonio artistico. Tra i quadri della pinacoteca ne abbiamo molti di pittori trevigliesi di secoli diversi. La richiesta per l'esposizione deve essere fatta all'Ufficio Patrimonio Artistico e Culturale della Cassa Rurale, impegnandosi a rispettare il regolamento.

Treviglio.tv  è la prima webtv della Città di Treviglio. Nata nel 2010 è stata fondata da Emilio Zanenga e Pierbruno Cortesi. Unica testata di informazione multimediale sulla cittadina creata usando nuove tecnologie opensource dopo la sperimentazione della fase beta riprende le trasmissioni in rete nel gennaio 2012.

A Treviglio è nata il 6 novembre 1976 Radio Zeta, per volontà di Angelo Zibetti. Il palinsesto dell'emittente radiofonica è costituito principalmente da programmi d'intrattenimento musicale e da programmi d'attualità. La radio, tuttavia, è da molti anni che si è trasferita a Caravaggio.

La radio trasmette in FM in doppia frequenza ed è ascoltabile in quasi tutte le regioni dell'Italia settentrionale, ad eccezione del Trentino-Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia, oltre che in Toscana.

Nel 1988, inoltre, nasce Discoradio, una radio indirizzata ai giovani e orientata verso la musica disco e house; dove trasmetteva nei locali sovrastanti la discoteca Studio Zeta situata nel comune limitrofo di Caravaggio sulla statale Treviglio-Caravaggio. In passato la radio era situata nella zona PIP 1.

Successivamente, in seguito alla cessione di Zibetti al gruppo RDS, nel 2006 la sede della radio fu trasferita a Milano.

A Treviglio è stata girata la scena milanese, ambientata presso i navigli del film L'albero degli zoccoli diretto da Ermanno Olmi nel 1978, vincitore della Palma d'oro al 31º Festival di Cannes, che però è ambientato nella cittadina via cavallotti, milanesizzata per l'occasione con l'aggiunta di insegne di negozi.

I principali artisti trevigliesi si sono sempre occupati di pittura (Zenale e Butinone, Dell'Era, Longaretti e Mombrini) e scultura (Mombrini). I principali stili che hanno influenzato l'arte cittadina sono il neogotico lombardo e il liberty.

Quest'ultimo è visibile non solo sulla superficie esterna del teatro filodrammatici, ma anche su molte case private e balconi. Una zona degna di nota in tal senso è il piazzale del Santuario che è stato ristrutturato proprio all'inizio del XX secolo.

Il Teatro Nuovo è stato inaugurato nel gennaio 2015 e si trova nel centro civico di Treviglio, in Piazza Garibaldi.

Degno di nota è il "Corpo musicale Città di Treviglio", che tiene numerosi concerti in ambito cittadino tra i quali il caratteristico concerto natalizio che si tiene nella piazza principale dopo la Messa di mezzanotte e numerosi altri in occasioni delle principali festività, tra le quali l'elevazione musicale dedicata al patrono San Martino a inizio novembre, il concerto di Natale, solitamente tenuto al PalaFacchetti, il palazzetto dello sport dedicato al calciatore trevigliese Giacinto Facchetti, i concerti d'estate e di primavera e quelli nelle feste civili, come il 2 giugno e il 4 novembre. Il direttore di questa orchestra di fiati, Paolo Belloli, ha dedicato alla sua città, Treviglio, un brano intitolato Trivilium, diviso in tre parti: le tre parti più significative della vita medioevale del paese: il lavoro, la preghiera e il divertimento.

Va inoltre segnalata la Schola Canthorum, che si occupa dei canti durante le messe in momenti particolari dell'anno quali il Natale e la Pasqua.

A sede nella città anche il coro ICAT, costituito nel 1967 come coro maschile dedito a quel tempo all'esecuzione di canti tradizionali e popolari.

La cucina di Treviglio è la tipica cucina povera della pianura lombarda.

La minestra e gnocchetti è una minestra davvero "Trevigliese", si aggiunge alla polenta la farina tipo "0" in modo che si formi una pasta fresca; tagliata a dadini, cotta e servita nel brodo di verdure e verze (meglio se con la pestàda)

Il Salame è un prodotto tipico della bassa bergamasca, ovvero della parte pianeggiante del territorio comunale. Prodotto tipico tra i più caratteristici della civiltà rurale, veniva prodotto con ricetta segreta custodita gelosamente dalla famiglia. Custodito in passato nelle cantine a stagionare arricchendosi delle muffe che sono una sua caratteristica principale è oggi realizzato industrialmente in grandi quantità. L'allevamento suino con alcune fasi della lavorazione è rappresentato anche da alcune scene ne L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi.

Prodotto tipico è sicuramente il dolce denominato Turta de Treì, una pasta frolla granulosa di forma circolare farcita con mandorle e burro; nata agli inizi degli anni novanta in un concorso bandito dall'Associazione Botteghe Città di Treviglio per un prodotto da associare alla festa della Madonna delle Lacrime, si è successivamente affermata come prodotto tipico, venendo prodotta e consumata durante tutti i mesi dell'anno.

Tra i principali eventi che si tengono sul territorio comunale abbiamo:

Trevigliopoesia, festival di poesia e video poesia, giunto alla quinta edizione. Si svolge alla fine di maggio e si propone di coniugare la poesia con altri linguaggi: il video, la fotografia, la musica, il teatro. Nei 4 giorni del festival vengono premiati i vincitori del concorso di videopoesia (con partecipazioni internazionali) e di fotografia abbinata alle poesie di un autore (per le prime 2 edizioni Merini e Pasolini)
la Cena medievale si tiene a fine giugno nel chiostro della biblioteca, antico ospedale e ancora prima monastero. La cena è servita da figuranti in abiti storici e si consuma rigorosamente con le mani. È possibile a richiesta partecipare in abiti storici.
i Concerti d'Autunno si tengono le tre domeniche centrali di ottobre al teatro Filodrammatici alle 21 e sono dedicate a Nino Crespi, storico presidente della Proloco. La prima sera ci sono i giovani trevigliesi in concerto, la seconda il coro Calycanthus e le Tirit'ere e la terza l'orchestra dell'Accademia musicale di Treviglio.
i Concerti di Primavera sono 3 concerti che si tengono uno per ciascun mese della stagione, ciascuno in una diversa località del centro storico cittadino. La prima serata è dedicata agli allievi del Ce.S.M., il Centro Studi Musicali di Treviglio, la seconda all'Accademia musicale cittadina e la terza agli allievi dell' indirizzo musicale della scuola media statale Tommaso Grossi di Treviglio.
la Fiera agricola della Bassa Bergamasca, dura tre giorni di fine aprile e si tiene in zona fiera col patrocinio del comune di Treviglio, della provincia di Bergamo e dalla camera di commercio sin dal 1981.
la Sagra di Sant'Anna si tiene dal 2001 per le tre sere dell'ultima settimana completa di luglio di fila alle ore 21 in piazza Garibaldi. La prima sera si tiene una sfilata di moda con fontane danzanti, la seconda scene umoristiche in dialetto, e la terza un'operetta. Inoltre vi è una lotteria abbinata e un concorso di scialli.
Sfilata storica "Miracol si grida": prima domenica di marzo, seconda in caso di maltempo, nel centro storico con partenza dalla piazza principale di 4 cortei verso le 4 porte cittadine, per poi riunirsi di nuovo in piazza e spostarsi al piazzale del Santuario. Successivamente, dopo uno spettacolo degli sbandieratori, i cortei tornano ancora in piazza Garibaldi e la manifestazione si conclude con un altro spettacolo degli sbandieratori.

La Festa patronale della Madonna delle lacrime si svolge l'ultimo giorno di febbraio con messa solenne tenuta dal cardinale di Milano nel Santuario alla presenza delle autorità civili. È la festa più sentita, dato che si ricorda il pericolo di distruzione dal quale il borgo scampò con onore grazie all'intercessione della Madonna.
Festa patronale di San Martino: celebrata non, come vuole la tradizione, il giorno 11 novembre ma il 9 novembre.

Il primo nucleo difensivo, denominato castrum vetus sorgeva nelle attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Galliari ed era circondato da un fossato, il cui ingresso era posto in corrispondenza dell'attuale vicolo teatro. In seguito esso è stato circondato da un secondo ordine di mura e da un triplice fossato che sorgeva al posto dell'attuale circonvallazione interna.

Vi erano inoltre quattro torri poste alle quattro porte poste in direzione dei quattro punti cardinali nelle attuali vie Roma, Galliari, Verga e San Martino. Le vie del centro storico hanno mantenuto la fisionomia medievale ed è proprio per questa ragione che non sono mai completamente dritte, ma leggermente incurvate al fine di disorientare i nemici. Ciò diventa più difficile con la costruzione del campanile che consente di giungere sino alla piazza principale prendendolo come riferimento.

Va inoltre segnalata una porta che, posta in fondo a via Sangalli, fu chiusa con l'apertura di Porta Nuova e venne denominata quindi "Porta Stoppa". Via Sangalli tuttavia non confluisce direttamente nella piazza principale, ma in Via Verga.

All'interno presenta le 4 vie principali delle porte che portano alla piazza comunale principale (l'attuale piazza Manara), ai piedi del Campanile di Treviglio e un complesso reticolato di vicoli che avevano la funzione di far perdere l'orientamento al nemico; da qui deriva il fatto che tali veicoli, assieme alle vie principali sono incurvati in più punti, non permettendo di vedere interamente le singole vie.

Nel corso del 1700 le mura della città furono vendute e il fossato fu nel corso degli anni coperto e asfaltato, diventando la moderna circonvallazione interna di Treviglio. Il fosso che portava l'acqua del Brembo al fossato è ancora ben visibile in molte vie tra le quali la via vicino alla porta nord intitolata a Felice Cavallotti. Gli ultimi residui di mura sono stati eliminati ad inizio 1900.

La conformazione del centro storico ha un andamento ortogonale a causa della centuriazione romana. Il primo nucleo difensivo, denominato castrum vetus sorgeva nelle attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Galliari ed era circondato da un fossato, il cui ingresso era posto in corrispondenza dell'attuale vicolo teatro. In seguito esso è stato circondato da un secondo ordine di mura e da un triplice fossato che sorgeva al posto dell'attuale circonvallazione interna che lo ha semplicemente coperto.

Vi erano inoltre quattro torri poste alle quattro porte poste in direzione dei quattro punti cardinali nelle attuali vie Roma, Galliari, Verga e San Martino. Le vie del centro storico hanno mantenuto la fisionomia medioevale ed è proprio per questa ragione che non sono mai completamente dritte, ma leggermente incurvate al fine di disorientare i nemici. Ciò diventa più difficile con la costruzione del campanile che consente di giungere sino alla piazza principale prendendolo come riferimento.

Tutte le quattro frazioni di Treviglio sorgono nella parte nord-occidentale del territorio comunale.

La più popolosa è la Geromina, situata lungo la strada per Canonica d'Adda. Benché in passato fosse una zona prevalentemente agricola, da alcuni decenni è interessata da una forte crescita edilizia, che ha portato la popolazione a circa 2000 abitanti. Dispone di una scuole primaria, una banca, la chiesa del Santo Nome di Maria, un oratorio ed è sede di alcuni centri sportivi e di una decina di parchi pubblici.

Castel Cerreto, detta pure Cerreto, sorge nella parte più settentrionale del territorio del comune e costituisce un paese a sé stante, relativamente autonomo dal capoluogo. È un centro prevalentemente agricolo immerso nella campagna, e conta poche centinaia di abitanti. Il nome si riferisce alla residenza dei Rozzone, signori locali, durante il Medioevo.

Pezzoli e le Battaglie prendono il nome delle omonime cascine. In entrambe le frazioni vi sono cascine, alcune mantengono il loro aspetto agreste originario, altre invece sono state ristrutturate, all'interno della cascina Pezzoli infatti i residenti hanno ristrutturato e apportato migliorie all'interno della corte; nell'azienda agricola di uno dei residenti è stata anche istituita una Fattoria Didattica, accreditata dalla Regione Lombardia e dalla Provincia di Bergamo, che ospita scolaresche durante tutto l'anno scolastico e organizza settimane estive per bambini e ragazzi, offrendo la possibilità di trascorrere del tempo all'aria aperta, immersi nella natura e riscoprendo, attraverso laboratori didattici, la vita di campagna.

La Balagia era una località della "brughera" a nord di Treviglio, pascolo naturale ai confini con Arcene e Pontirolo Nuovo.
La Blancanuca era un antico insediamento di case coloniche sulla sponda sinistra dell'Adda, nei pressi dell'attuale cascina Cornella. Si trovava in un'area particolarmente fertile, ai confini con Casirate d'Adda e Fara Gera d'Adda e fu solo in piccola parte trevigliese; oggi lo stesso territorio è compreso in buona parte nel territorio del comune di Cassano d'Adda. Il toponimo - composto dalle parole "bianca" e "nuda" - sembra discendere da qualche antica particolarità del paesaggio. Nel 1509 vi si accampò l'esercito francese il giorno precedente la battaglia di Agnadello.
La Brughera, il toponimo designa una parte delle terre tra Pontirolo Nuovo, Fara Gera d'Adda e Treviglio. Le origini sono antiche, ma restano ignote. Queste zone, un tempo occupate da boschi furono trasformate in campi, conservando però l'aspetto originario. Nel medioevo furono acquistate dagli abitanti di porta Zelute, poi Zeduro, ora via Roma al comune di Pontirolo Nuovo, e da quel momento rimasero trevigliesi.
Ferrandino fu una piccola frazione di Treviglio, che deve il suo nome alla presenza di una proprietà rurale nel Seicento di Tommaso Ferrando, detto "giumenteso". Tale soprannome è tutt'oggi conservato da un ramo della famiglia.
Cascine Dotti, Giuseppana, Pelisa e Santissimo contano poche decine di abitanti ciascuna. Il toponimo Pelisa significa "erba fine dei prati stabili".
Il Gerundio è il tratto di costa e sottocosta con centro nella statale per Milano deriva dall'antico lago Gerundo.
Il Roccolo è una località cara alle scampagnate dei trevigliesi a sud-ovest del comune in via del bosco. Vi è situato l'omonimo parco.
La Valle del lupo è una zona selvaggia a nord di Treviglio, posta nell'ultimo tratto comunale della roggia vailata accanto a via Canonica all'altezza di Castel Cerreto. Vi è situato un ponticello in pietra che in antichità serviva a collegare Castel Cerreto e Fara Gera d'Adda. In tale area sono stati rinvenuti dei reperti di origine romana. Sino al 1830 circa era popolata da lupi.






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mercoledì 27 maggio 2015

PER LE VIE DI CREMA

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La visita di Crema può iniziare dal suo cuore, piazza Duomo, in cui permangono le testimonianze della cittadella medievale, inserite nel tessuto architettonico rinascimentale.
A sud una cortina edificata rivela l’originaria tipologia della casa-bottega con strette unità abitative addossate sopra un lungo porticato in cui si affacciano le attività commerciali. A nord la Torre Guelfa (1286) presenta al piano terra compatte finestre quadrate con inferriate, inserite nel paramento murario a finto bugnato di epoca rinascimentale. I due balconcini in ferro battuto del primo piano sono sovrastati dal Leone di San Marco.
Alla sua destra, il Palazzo Pretorio (1547), antica residenza del podestà veneto.
Un portale marmoreo barocco (1634) incornicia il primo arco e introduce allo scalone d’onore.
Il lato est è occupato dal Palazzo Vescovile. Edificato nel 1548-49 per notai, giuristi e mercanti, fu donato nel 1580 alla neoistituita diocesi. La facciata è simile a quella del Palazzo Comunale: un loggiato a cinque arcate con fregi in terracotta, sormontato da una doppia serie di finestre con un balcone centrale al piano nobile fra gli stemmi delle famiglie veneziane Diedo ed Emo, da cui provennero i primi tre vescovi di Crema.
Il lato ovest è interamente occupato dal Palazzo Comunale (1525), brillante sintesi fra austerità lombarda e leggerezza architettonica veneta.
Il piano terra presenta un porticato con colonne in pietra d’Istria ornate da capitelli compositi e arcate a tutto sesto. Una greca marcapiano di formelle in terracotta annuncia i due piani nobili, dove file di monofore si alternano a bifore e trifore arricchite da elementi marmorei.
Il Palazzo Comunale è interrotto dal Torrazzo, grandioso arco d’accesso alla piazza, recante su un lato lo stemma della città e le statue di San Vittoriano e San Pantaleone, patrono di Crema,  e sull’altro il Leone di San Marco.
Al centro della piazza sorge il  duomo (al Dòm) in stile Lombardo-Gotico, intitolato a Santa Maria Assunta, 1284-1341.
La chiesa di San Bernardino, eretta nel 1518 a ricordo della venuta a Crema di san Bernardino da Siena. La semplicità dell’esterno contrasta con la ricchezza decorativa interna che, in quattordici cappelle, dispiega affreschi, tele e stucchi di artisti cremaschi (Civerchio, Ferrario, Pombioli, Barbelli padre e figlio, Lucini, Brunelli) e non (Pietro Marone, Uriele Gatti, Giovanni Galliari, Martino Cignaroli). L’architettura della vasta volta a botte è sottolineata da decorazioni a monocromo realizzati nel 1868 da Luigi Manini durante il restauro seguito al terremoto del 1802.
Da San Bernardino si percorrono via Frecavalli e via Ponte Furio per risalire in via XX settembre e dedicare un rapido sguardo al grazioso oratorio di Sant’Antonio (1779) e osservare, in corrispondenza dell’ex palazzo Bonzi-Stramezzi (civico 68), la volta di un negozio dipinta da Mauro Picenardi a coppie di putti e cherubini con la colomba dello Spirito Santo.
Più avanti ammiriamo la chiesa della Santissima Trinità, costruita fra il 1737 e il 1740 su progetto di Andrea Nono. Presenta a sud e a ovest due facciate riccamente decorate a motivi rococò: lesene dai capitelli compositi, nicchie, putti, cornici mistilinee, testine angeliche, volute e spirali vegetali.
Sul campanile troneggia il Salvatore che ruota con il vento.
All’interno Fabrizio Galliari (1709-90) dipinge la volta della navata in stile barocco inglobando tre medaglioni di Giuseppe Gru e trasforma illusionisticamente l’abside amplificandola e arrotondandola.
In basso un coro ligneo riccamente intagliato (XVII secolo); ai lati del presbiterio riquadri di Francesco Savanni (1723-72), alle pareti tele di Callisto Piazza, Fedrighetto, Tommaso Pombioli,Giuseppe Peroni e Pompeo Batoni. In controfacciata il Monumento funebre di Bartolino Terni scolpito da Lorenzo Bregno (1518).
A poca distanza si nota Porta Ombriano, una delle due porte dell’antica cinta muraria ricostruite nel 1805-7 in stile neoclassico dall’architetto Faustino Rodi. Imboccata via delle Grazie, giungiamo al Campo di Marte, zona verde adibita a parco giochi che conserva un tratto delle mura venete (1488-1508). Il Torrione della Madonna ospitava un’immagine sacra dipinta da Giovanni da Caravaggio, poi trasferita nella vicina chiesa della Beata Vergine delle Grazie (1601-11). La decorazione interna della chiesa (Gian Giacomo Barbelli 1641-43) è dedicata alla Vergine ed è improntata a effetti scenografici che, al centro della volta, si aprono sul cielo dove campeggia l’Assunzione della Vergine.
I giochi di prospettiva e quadrature trasportano in una dimensione illusoria, dove la struttura assume maggior ampiezza. Negli angoli della volta, fra angeli musicanti, sono affrescati a monocromo i quattro evangelisti. In controfacciata sono dipinti a monocromo San Rocco e San Sebastiano, sovrastati dall’Adorazione dei Magi, raffinata rappresentazione della natività di Gesù. Lungo le pareti laterali, in finti matronei appaiono gli apostoli; nel presbiterio un fregio con putti e cartigli e un affresco a monocromo inneggiano alla verginità di Maria; nella volta l’Incoronazione della Vergine. Usciti dal santuario, tenendo la destra percorriamo le vie Seminario, Crocifissa di Rosa e Alemanio Fino per immetterci a sinistra in piazza Premoli. Ombreggiato dalle fronde di un bicentenario cedro del Libano, scopriamo palazzo Patrini-Pozzali, costruito tra la fine del Seicento e i primi del Settecento per volontà di Domenico Patrini.
Due lunghe file sovrapposte di finestre, sottolineate da cornici lievemente aggettanti, scandiscono l’imponente facciata dominata da un alto portale sovrastato da balconcino.
Il lato nord della piazza è occupato dal palazzo Vimercati Sanseverino.
La fronte, in stile classico romano, si affaccia su via Benzoni con un grandioso portale fiancheggiato da semicolonne scanalate reggenti un doppio timpano spezzato con lo stemma dei Vimercati Sanseverino.
Le finestre del piano terra sono sovrastate dagli stemmi delle famiglie apparentate, quelle al piano nobile accolgono i busti dei personaggi più importanti della famiglia.
Da piazza Premoli entriamo in via Aurelio Buso e fiancheggiamo l’ex chiesa di Santo Spirito e Santa Maddalena (1511-23). Il progetto bramantesco risale all’architetto e plasticatore Agostino De Fondulis, collaborato re di Giovanni Battagio e amico di Leonardo da Vinci.
L’edificio, in mattoni a vista, ha pianta a croce latina ed è concluso da una cupola sostenuta da un basso tamburo ottagonale. A fianco, il piccolo chiostro del quattrocentesco ospedale di Santo Spirito. Inoltrandoci in piazza Trento e Trieste si vede il lato meridionale del palazzo Benzoni-Donati, edificato ai primi del XVI secolo per volontà di Socino Benzoni, che nel 1509 vi ospitò Luigi XII re di Francia. Qui abitò anche l’Innominato manzoniano, quel Francesco Bernardino Visconti figlio di Paola Benzoni e pronipote di Socino. Il palazzo fu rimaneggiato nel Settecento in stile barocchetto; la bassa costruzione che congiunge le due ali è un’aggiunta del 1914.

E’ difficile trovare altrove una città che, in proporzione alle sue dimensioni, abbia sviluppato una cultura musicale pari a quella sviluppatasi a Crema. Basti pensare che nella metà del XIX° secolo la città, pur non superando i dieci mila abitanti, aveva dato i natali a tre grandi musicisti di fama internazionale quali, Francesco Cavalli agli inizi del seicento, Stefano Pavesi nella seconda metà del settecento e Giovanni Bottesini nella prima metà dell’ ottocento; senza dimenticare altri numerosi musicisti degni di nota tra i quali Vincenzo Petrali e Giuseppe Benzi.
La passione dei cremaschi per il teatro ha origini lontane. La prima rappresentazione drammatica documentata infatti risale al 1526 ed ebbe luogo in Palazzo Vimercati Sanseverino. Da quel momento le recite e gli spettacoli si susseguirono nei più importanti palazzi nobiliari di Crema, come era costume all’epoca in molte altre città italiane. Da segnalare nel 1595 la messa in scena a Palazzo Zurla de “Il Pastor Fido” di G. B. Guarini, quotato drammaturgo del periodo, che richiamò persone da tutta la Lombardia per la sontuosità delle scene, tanto da ottenere i complimenti dello stesso autore.
Per la creazione della prima sala pubblica adibita all’attività teatrale bisognerà però attendere il 1678 quando si ricavò da un’ala del Palazzo Comunale un teatro con trentotto palchetti e platea. Ma è solo con la costruzione del nuovo teatro nel 1786 ad opera dell’architetto G. Piermarini, che la città espresse tutto il suo prestigio sociale e culturale. Finalmente si disponeva di un autentico tempio dell’opera lirica e un eccezionale ritrovo per gli avvenimenti mondani e culturali. Nei due secoli successivi nella “Piccola Scala”, così come veniva chiamato il teatro per via del suo illustre  archittetto, si rappresentarono le opere dei compositori più importanti dell’epoca ma non mancarono anche le messe in scena di opere di talentuosi compositori cremaschi come la “Bianca d’Avanello” di Pavesi, il “Gimone Rethel” di Benzi e il “Giorgio De Bary” di Petrali. Da un tale fermento culturale uscirono molti artisti che divennero presto celebri in Italia e all’estero come lo fu Luigi Manini (1848-1936) nell’arte pittorica, scenografica e architettonica o come lo furono nel canto Giovanna Calvi, Umberto Chiodo e Ranuzio Pesadori.
Purtroppo nel 1937 il Teatro del Piermarini venne distrutto da un incendio e con le fiamme si spense bruscamente quella profonda cultura musicale e tradizione che aveva caratterizzato la città nei secoli precedenti. Molti furono i progetti di ricostruzione del teatro ma alle porte della seconda guerra mondiale i fondi vennero a mancare. Si dovette attendere fino al 2000, ben 63 anni dopo, per il ritorno in città di un vero e proprio teatro con il restauro del complesso conventuale del San Domenico. Oggi il Teatro San Domenico rappresenta una realtà teatrale importante per la città ed ha recentemente assunto la direzione dell’istituto Civico Istituto Musicale “Luigi Folcioni” che costituisce dal 1919 la scuola di musica più importante del territorio.
Di recente costituzione è l’Associazione Musicale Giovanni Bottesini che ha l’obiettivo di valorizzare i musicisti cremaschi e che, in breve tempo, ha restituito al mondo l’opera lirica più bella di Bottesini: “Ero e Leandro”.
L'edificio che oggi ospita il Museo era il convento di S. Agostino, costruito nel XV secolo a cavallo di uno dei due fossati medievali, il Rino. Oggi il fossato è coperto ma si conserva la memoria della presenza originaria nel nome dell'attuale vicolo Rino. Il toponimo via Valera (vale) indica una fuga in discesa verso il Serio che vi giungeva con le sue piene.
A Crema troviamo queste chiese:
Ex chiesa di San Domenico, 1463-1471, pregevole edificio ora adibito a teatro della città;
L'ex chiesa di Santo Spirito e Santa Maddalena del 1511, può essere considerata come frutto della collaborazione del grande architetto Giovanni Antonio Amadeo con Agostino de Fondulis, chiamato alla decorazione della chiesa di Santa Maria presso San Satiro a Milano;
La chiesa di Santa Chiara, 1514;
La chiesa sussidiaria di San Bernardino degli Osservanti, 1518-1534, eretta a ricordo della venuta a Crema di san Bernardino da Siena; la semplicità dell'esterno contrasta con la ricchezza decorativa interna che, in quattordici cappelle, dispiega affreschi, tele e stucchi di artisti cremaschi e non; l'architettura della vasta volta a botte è sottolineata da decorazioni a monocromo realizzate nel 1868 da Luigi Manini durante il restauro seguito al terremoto del 1802;
La chiesa di San Giovanni della Carità, 1583-1584, con gli affreschi seicenteschi di Gian Giacomo Barbelli;
Il santuario di Santa Maria delle Grazie, 1601-1609, interamente affrescato da Gian Giacomo Barbelli;
La chiesa parrocchiale di San Benedetto, 1621-1623, edificata su progetto di Francesco Maria Richini;
La cappella del Quartierone, 1717;
La chiesa parrocchiale della Santissima Trinità, 1737-1740, pregevole edificio barocco;
Ex chiesa di Santa Maria a Porta Ripalta, 1743, ora adibita a sala per mostre culturali;
La chiesa parrocchiale di San Giacomo, 1749;
La chiesa di Sant'Antonio da Padova, metà del XVIII secolo;
L'oratorio di Santa Maria Stella 1834;
La chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, con facciata rifatta in cotto nel 1939.
Chiese nei quartieri e frazioni:
Il santuario di Santa Maria della Croce, edificato tra il 1490 e il 1500 su progetto di Giovanni Battagio, denota caratteri architettonici rinascimentali riconducibili alla scuola dell'Amadeo;
L'oratorio della Madonna del Pilastrello, 1584, nel quartiere dei Sabbioni;
L'oratorio della Maria nascente, 1685, presso la Cascina Garzide;
La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo ai Morti, 1694, nell'omonimo quartiere;
Vecchio oratorio di Castelnuovo, 1708, chiuso al culto;
La chiesa parrocchiale di San Rocco, 1736, nella frazione di Vergonzana;
Oratorio della Pietà, 1760, quartiere di San Bernardino;
La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, 1779, nel quartiere di Ombriano;
La chiesa di Santa Maria dei Mosi, XVIII secolo, nell'omonima frazione;
La chiesa parrocchiale di San Bernardino, XVIII secolo e 1899, nell'omonimo quartiere;
La chiesa parrocchiale di San Lorenzo e San Francesco, 1910, nel quartiere dei Sabbioni;
La chiesa parrocchiale di Santo Stefano, 1922, nella frazione di Santo Stefano in Vairano;
La chiesa della Beata Vergine Maria Regina e San Giuseppe lavoratore, 1955, edificata su progetto di Giuseppe Ermentini nel quartiere delle "Villette";
La chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, 1956, nel quartiere di Crema Nuova;
La chiesa parrocchiale del quartiere di Castelnuovo, 1958, progettata da Amos Edallo;
La chiesa parrocchiale di San Carlo, 1985, nell'omonimo quartiere;
La chiesa parrocchiale di Sant'Angela Merici, 1995.
Palazzi:
Palazzo Bondenti, ora Terni de Gregori
Palazzo Benzoni-Frecavalli (1627), Via Civerchi, sede della Biblioteca Civica;
Palazzo Marazzi-Griffoni (1422), Via Marazzi;
Palazzo Benzoni-Donati (1504), Via Marazzi;
Ex palazzo del Monte di Pietà (1569), Via Verdi;
Palazzo Freri-Cappellazzi (XVII secolo);
Palazzo Compostella (1585), Via Matteotti;
Palazzo Vimercati-Sanseverino (1602), Via Benzoni;
Palazzo Foglia (1650), Via Ponte Furio;
Palazzo Fadini-Zurla (metà XVII secolo), Via Alemanio Fino;
Palazzo Toffetti-Crivelli (1663), Piazza Caduti sul Lavoro;
Palazzo Tinti-Bondenti (fine XVII secolo), Via Civerchi;
Palazzo Barbàra-Vimercati-Zurla (prima del 1685), Via Civerchi;
Palazzo Patrini-Premoli-Pozzali (fine XVII secolo), Piazza Premoli;
Palazzo Benvenuti-Bonzi (1710), Via Matteotti;
Palazzo Terni-Bondenti (1711), Via Dante Alighieri;
Palazzo Benvenuti-Albergoni-Arrigoni (1756), Via Cavour;
Palazzo Bisleri-Vailati (1840), Via Mazzini;
Palazzo Istituto Musicale Folcioni (XVIII secolo) e rimaneggiamenti nel 1934, Piazza Aldo Moro.
Ville:
Villa Tensini, 1622, nel quartiere di Santa Maria della Croce, con mirabili affreschi di Gian Giacomo Barbelli;
Villa Albergoni, XVII secolo, nel quartiere di San Bernardino, con grande loggiato;
Villa Benvenuti, XVII secolo, nel quartiere di Ombriano, in stile barocco;
Villa Perletta, XVIII secolo, nel quartiere di San Bartolomeo ai Morti; i successivi proprietari Stramezzi la dotarono di pregevoli opere di Giovanni Fattori, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Tranquillo Cremona, Giovanni Segantini, Telemaco Signorini. In un salone furono trasferiti gli affreschi strappati di Aurelio Busso un tempo posti in una ex casa Stramezzi che esisteva in Via Mazzini. La cappella privata è stata rivestita con affreschi strappati di Gian Giacomo Barbelli, provenienti dall'ex chiesa parrocchiale di Casaletto Vaprio e qui portati nel 1912;
Villa Lorenza, XVIII secolo, nel quartiere di San Bernardino;
Villa Oldi-Zurla, XVIII secolo, nella frazione di Vergonzana, con grande parco a tracce di edifici precedenti;
Villa Carini, fine del XVIII secolo, nel quartiere di Ombriano, con grande parco all'inglese;
Villa Martini, fine XVIII secolo, nel quartiere di San Bernardino, in stile neoclassico. Qui tra il 25 e il 26 marzo 1848 dimorò il generale Josef Radetzky in ritirata da Milano. Il successivo 1º aprile vi sostò Carlo Alberto di Savoia;
Villa Albergoni-Zurla, inizi XIX secolo, nella frazione di Vergonzana;
Villino Acerbi, inizi XIX secolo, nel quartiere di Santa Maria della Croce;
Villa Pezzani, inizi XIX secolo, nella frazione di Santo Stefano in Vairano;
Villa Vailati, XIX secolo, nel quartiere Castelnuovo, villa di campagna ridotta a residenza di lusso;
Villa Rossi, seconda metà XIX secolo, nel quartiere di Ombriano, pregevole esempio di edificio in stile neogotico. Nulla rimane di un grandioso parco che un tempo la circondava;
Villa Zaghen, inizi XX secolo, nel quartiere di Santa Maria della Croce, riedificata in stile liberty.
Le Mura venete (1488 - 1509), cingono quasi per intero la città, seppure in parte nascoste dall'espansione edilizia del XX secolo.
Crema è inserita nel Parco del Serio. Inoltre sono presenti le seguenti aree verdi attrezzate:
Giardini pubblici, allestiti nel 1859 sul luogo dell'antico castello;
Giardini pubblici (via Cadorna);
Giardini pubblici (via Giardini);
Giardini pubblici (via Griffini);
Campo di Marte (via Crispi / via Vailati) - vari giochi ludico ricreativi;
Parco Chiappa (via Monte di Pietà);
Parco ex Nosocomio (viale di S.Maria / via Bramante);
Parco Bonaldi (fraz. Sabbioni) - attrezzato percorso vita;
Parco S. Bernardino (via Brescia / via XI febbraio).

A Crema si parla il dialetto cremasco, che foneticamente appartiene all'area dei dialetti gallo-latini della Lombardia orientale. Ha affinità linguistica con i dialetti bergamasco e bresciano, tutti e tre di origine cenòmane.

Il più noto poeta dialettale fu Federico Pesadori (Vergonzana, 3 settembre 1849 - Bolzano, 8 aprile 1923).

Frasi e modi di dire:
Mangiàs l'anema (rodersi il fegato); Bilifù (buono a nulla); Papagàl dal bèch da lègn (sciocco); Mestér cremasch o laùr a la cremasca (lavoro fatto male); Azen da Melini (paziente e bastonato).

Il piatto più caratteristico è costituito dai tortelli cremaschi (i turtèi), dalla particolare pizzicatura della pasta e con un ripieno dolce, composto da grana, amaretti, uva sultanina, cedro candito, spezie, e un biscotto speziato tipico, il mostaccino.

Va ricordato inoltre il salva, formaggio DOP tipico della zona di Crema, consumato tradizionalmente con le tighe (peperone verde lombardo) confezionate sott'aceto.

Piatto povero tipicamente invernale, in accompagnamento al cotechino o ai lessi è il pipèto.

Dolci della città sono: la torta Bertolina (Bertulina), una popolare torta autunnale a base di uva fragola, a cui è dedicata anche una festa di piazza, la più nobile Spongarda, consumata tutto l'anno, la torta Elvezia e la Treccia d'oro.

In tempo di carnevale si preparano i "chisói" o "chisulì", palline ripiene di un impasto preparato con scorza di limone, lievito di birra, uva sultanina, mela e strutto.

Fino al 30 giugno 2012 la principale squadra calcistica della città è stata il Pergocrema, fondato nel 1932, che ha militato in Prima Divisione dalla stagione 2008-09 sino al 2012, anno del fallimento. Sempre nel 2012 il Pizzighettone ha trasferito la propria sede sociale a Crema, cambiando altresì nome in Unione Sportiva Pergolettese (la precedente denominazione del Pergocrema), ed è la realtà più importante del calcio cremasco in quanto militante nel campionato nazionale dilettanti; nella stagione 2012-2013 la US Pergolettese ha conquistato la promozione in Seconda Divisione, riportando la città di Crema nel calcio professionistico. La più antica squadra di calcio della città (fondata nel 1908), è invece l'A.C. Crema, che nel secondo dopoguerra, capitanata dal campione del mondo Renato Olmi, giocò diverse stagioni in serie B. Scomparsa momentaneamente a causa della fusione col Pergocrema all'inizio degli anni novanta, nella stagione 2012-2013 ha affrontato il suo terzo campionato consecutivo di Eccellenza lombarda, ottenendo la permanenza nella categoria. Va inoltre ricordato che Crema è la città natale del difensore Riccardo Ferri e dell'ex centrocampista della Juventus Alessio Tacchinardi, il calciatore più titolato della città.

La città ospita nel mese di giugno la fase finale del "Trofeo Dossena", competizione calcistica internazionale riservata alla categoria "Primavera".

La principale squadra di calcio a 5 è il GSD Videoton 1990 C5, che, come unica società di Crema e, attualmente, dal 29 luglio 1996, dell'intera provincia di Cremona, dal 1996 prende parte all'attività di calcio a 5 organizzata dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio.

La principale squadra di pallacanestro femminile è il Basket Team Crema che milita nella Serie A2. Il Basket Team Crema sostiene il Basket Femminile Crema.

Nel basket maschile si distingue la Pallacanestro Crema promossa nel 2014 nella Divisione Nazionale B

La principale squadra di pallavolo maschile cittadina è la Reima Crema che fino al 2009/2010 gareggiava nella serie A2 e nel campionato 2005/2006 è stata promossa alla serie A1. Nella stagione 2012/2013 la Reima Crema ha militato in serie B1, dove non è riuscita ad ottenere la salvezza, tornando così in Serie B2. Le squadre femminili sono la Icos Crema (che dopo aver rinunciato alla serie A1 svolge solo attività giovanile) e la As Atalantina (che milita in serie B2).

Crema è sede del Tennis Club Crema, circolo tennistico tre volte campione d'Italia negli anni ottanta e attualmente militante nel campionato di serie A1.

I principali impianti sportivi di Crema sono:

Lo stadio Giuseppe Voltini
Il villaggio dello sport Nino Bellini
Il velodromo Pierino Baffi, di proprietà del Coni e non in uso
Tra le altre strutture si segnalano tre campi sportivi per la pratica del calcio, un campo da rugby due palestre di pugilato, il palazzetto dello sport Paolo Bertoni e 14 palestre, talora in uso promiscuo con le istituzioni scolastiche.




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