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giovedì 23 luglio 2015

VISITA A SAN PELLEGRINO TERME



San Pellegrino Terme, collocata nel cuore della Valle Brembana, è una località climatica di cura e di soggiorno, adagiata lungo le rive del fiume Brembo, che divide in due il paese, situato in una valle naturale circondata da rilievi.

Oltre agli incantevoli e incontaminati paesaggi naturalistici, San Pellegrino Terme ripropone le affascinanti e suggestive atmosfere della “Belle Epoque” di inizio ‘900.

San Pellegrino Terme è una fra le più rinomate stazioni di villeggiatura della bergamasca, anche grazie alla sua acqua conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

Magnifico esempio di stile Liberty, il Casinò di San Pellegrino Terme sorge all’inizio del ventesimo secolo, tra il 1904 ed il 1906, e viene aperto nel luglio 1907. Costruito ad opera dell’architetto Romolo Squadrelli in prosecuzione dei porticati della Fonte Termale, presenta una facciata imponente e al tempo stesso leggiadra, ricca di stucchi, fregi e bassorilievi, opera dello scultore Paolo Croce.
La fantastica facciata, decorata con altorilievi in pietra artificiale, gruppi allegorici, mascheroni, elementi antropomorfi, busti umani, putti, motivi floreali in abbondanza e artistiche lanterne in ferro, si eleva con il grande pennone in ferro battuto del Mazzucotelli, sorretto da telamoni, simboli della fatica umana; alla base vi sono affrescati i cervi volanti che, come le farfalle, simboleggiano l’art-nouveau.
Il lavoro d’équipe, che vede lo Squadrelli collaborare con importanti artisti dell’epoca dà esiti felici anche all’interno dove, in un gioco allegorico di rimandi al luogo e alle proprietà delle sue acque, è sviluppato il tema della ‘joie de vivre’, negli affreschi del Malerba come nei rilievi del Bernasconi, nelle sculture del Vedani o nelle bellissime vetrate di Beltrami e Buffa o, infine, nell’arredo, interamente progettato da Eugenio Quarti.
Di particolare interesse è la facciata con le due alte torri che richiama il precedente Casinò di Montecarlo di Charles Garnier; la ricca componente decorativa con la sua forte carica simbolica comprende, fra l’altro, i portalampade e il pennone in ferro battuto di Alessandro Mazzucotelli, gli altorilievi ai lati della porta centrale in cemento trattato “a cotto” con scene bacchiche di Giulio Croce e il fregio dipinto con il motivo dei cervi volanti generalmente attribuito a Francesco Malerba.
Con le Terme ed il Grand Hotel, il Casinò dall’inizio del ‘900 contribuì a realizzare un efficace polo di attrazione per i numerosi e facoltosi ospiti, che a San Pellegrino potevano trovare grandi possibilità di svago e di divertimento. Era un mondo ‘fiabesco’, popolato da regine e principesse, ministri e diplomatici, personalità della finanza, dell’esercito, dell’arte e della cultura, provenienti da Roma, Parigi, Vienna, Berlino, Pietroburgo, Londra, Il Cairo.
Chiuso e riaperto a più riprese, nell’ambito di vari progetti, tesi, da un lato, alla disciplina del gioco d’azzardo e, dall’altro, alla valorizzazione delle stazioni termali e climatiche italiane, cessa definitivamente l’attività nel 1946.
Il magnifico edificio del Casinò costituisce ancor oggi una impareggiabile testimonianza per la fantasia compositiva del complesso, per l’eleganza dell’architettura e per le invenzioni delle decorazioni.
La struttura del Casinò Municipale ospita oggi manifestazioni culturali, teatrali e di vario genere, oltre a meeting, congressi, ricevimenti nuziali, cene sociali, serate di gala, sfilate di moda, convention aziendali, esposizioni e mostre di vario genere.

Le Grotte del sogno di San Pellegrino Furono scoperte nel 1931 da Ermenegildo Zanchi, il «nonno degli abissi», come veniva soprannominato e, già l’anno successivo, nel 1932, esattamente 80 anni fa, aprirono alle visite del pubblico (furono le prime attrezzate in Lombardia).

La nascita del Museo Brembano di Scienze Naturali risale al 1978 quando in seguito ad una precedente scoperta a Endenna di Zogno e al successivo recupero di un notevole numero di reperti paleontologici, fu costituito il primo nucleo museale a cui si aggiunse più tardi la sezione entomologica.
In questi anni la dotazione di reperti fossili ha raggiunto un livello di competenza e di specializzazione tale da rappresentare un punto di riferimento fondamentale nel complesso degli interessi del settore, non solo nei confronti dell’ambiente brembano, ma anche nel contesto più generale, tanto che nel 2007 il Museo Brembano di Scienze Naturali è entrato a far parte del SISTEMA MUSEALE “TRIASSICO.IT” che comprende altre realtà museali della nostra provincia come: Museo Civico di Scienze Naturali “E.Caffi”, Parco Paleontologico di Cene e il Monumento Naturale Val Brunone.
Il museo vanta circa 1500 pezzi catalogati e raccolti in una decina i vetrine che documentano in modo completo la nascita della Valle Brembana e si riferiscono al territorio compreso tra i Ponti di Sedrina e l’estremo limite delle Orobie. Questo territrorio, emerso dai fondali marini nel corso dell’orogenesi alpina, si era formato geologicamente per sedimentazione tra la fine dell’era Paleozoica e l’inizio della Mesozoica, i reperti paleontologici risalgono infatti a quell’epoca. Questa sezione comprende una discreta raccolta dell’età scitica, fossili dell’età ladinica, esemplari del periodo Norico; di conseguenza le caratteristiche paleontologiche della Valle Brembana risultano così dettagliate che, una volta definite nella loro complessità, potranno permettere progressi non secondari nella ricerca dei collegamenti tra le varie ere geologiche. Il Museo Brembano di Scienze Naturali è infatti in grado di fornire una gamma completa di informazioni sia dal punto di vista spaziale, sia da quello temporale, perchè i circa 40 milioni di  anni a cui sono riferibili le rocce del territorio brembano sono qui documentati senza interruzioni e in svariate località della valle.
Assai interessante è anche la sezione entomologica che costituisce la più completa documentazione esistente sui Lepidotteri dell’ambiente brembano.
La collezione donata da Attilio Torriani non comprende certamante tutte le farfalle che vivono sul territorio vallare, infatti ogni anno ne vengono catturate nuove specie, ma il suo valore scientifico e documentario è notevole e può essere considerata già di per sè ampiamente illustrativa: il numero delle specie esposte è superiore a 700, ma la ricerca continua al fine di rendere la sezione ancora più completa.
A queste due sezioni si è aggiunta una ricca e completa documentazione fotografica delle fasce vegetazionali della Valle Brembana, corredata da esaurienti didascalie e bellissime immagini dei principali endemismi floristici della valle, curata dal FAB (Gruppo Flora Alpina Bergamasca). Sul territorio brembano sono infatti presenti alcune specie esclusive della provincia di Bergamo, uniche al mondo, quali:Linaria tonzigii, Primula albensis, Saxifraga presolanensis, Sanguisorba dodecandra, Gallium montis-arerae, Viola comollia.
E’ di recente allestimento una sala dedicata alla Fauna Selvatica della Valle Brembana con con molti esemplari conservati che si pensa possa essere ampliata in futuro.
Una delle più suggestive attrattive del il Museo Brembano di Scienze Naturali di San Pellegrino Terme è il nuovo diorama, una rappresentazione tridimensionale di uno dei più belli paesaggi naturalistici delle nostre Prealpi Orobie: la conca del Calvi, con il Pizzo del Diavolo sullo sfondo ed in primo piano alcuni rari esemplari della fauna tipica di quelle zone, che va ad arricchire il patrimonio scientifico già contenuto nel Museo.
Il diorama è stato realizzato da  Uve Thuernau,artista tedesco che vive a Verona, dopo una serie di studi e sopralluoghi sul posto che hanno avuto una durata di circa un anno.

La terra bergamasca è ricca di fonti, alcune di uso antico, altre valorizzate più di recente. Fra queste la fonte di San Pellegrino diviene la più famosa, ponendosi con un preciso risalto anche tra le altre acque dell’arco alpino e via via guadagnando una rinomanza particolarmente significativa.
L’acqua minerale naturale di San Pellegrino Terme sgorga da tre sorgenti di identica composizione, situate l’una in prossimità dell’altra, alla base della falda meridionale di una rupe di natura dolomitica, costituita essenzialmente da carbonato di calcio e di magnesio, che s’innalza per circa 600 metri sino al poggio Belvedere. La sorgente più elevata e più abbondante è la “Palazzolo”; le altre due sono denominate “Salaroli” e “Fonte Vecchia”.
L’acqua scaturisce da strati profondi della crosta terrestre, al riparo da infiltrazione di acque superficiali come dimostra la costanza della temperatura (26° sia d’estate che d’inverno) e della composizione chimica, tanto nei periodi di piogge prolungate quanto nei periodi di siccità. L’ampia zona di protezione sanitaria intorno alle rocce da cui sgorgano le sorgenti garantisce l’assoluta purezza batteriologica dell’acqua.
La loro temperatura alla sorgente è poco superiore a 26°. La loro azione terapeutica si indirizza alle malattie dello stomaco e dell’intestino, del fegato e delle vie biliari. È consigliata nelle disfunzioni del ricambio, nelle malattie dei reni e delle vie urinarie ed in particolare nei casi di calcolosi renale, anche come trattamento post-operatorio.
Nel 1992 il Ministero della Sanità riconosce le proprietà terapeutiche, da utilizzarsi per le cure termali, della sorgente “Vita”. L’acqua ricca di sali minerali, è tuttora utilizzata presso il Centro Cura ed erogata con metodiche di fango, bagno, inalazioni, idromassaggio, irrigazioni vaginali e ginnastica vascolare.

La Chiesa parrocchiale di San Pellegrino, vescovo e martire col suo caratteristico campanile appare in un armonioso complesso di linee architettoniche sullo sfondo dei monti a recare il primo saluto a chi giunge. Al sommo della gradinata, che parte dalla statale, si presenta la facciata, che sebbene terminante con timpano e fregi barocchi, è di stile neoclassico a due piani: il superiore con quattro colonne lisce e capitelli di ordine ionico, cui corrispondono, sul piano inferiore, altrettante lesene in pietra locale di ordine attico.
Decorosa è la chiesetta dedicata a S. Maria Assunta, fatta erigere nel 1928-29 in località Vetta da quella colonna di villeggianti, perchè vi siano celebrate le funzioni domenicali nella stagione estiva.

La Vetta è una frazione situata a circa 650 metri s.l.m., situata sui monti del versante destro della valle. Nella prima metà del Novecento era un raffinato quartiere residenziale per i frequentatori abituali della stazione climatica, un tempo raggiungibile oltre che dalla strada che parte dal centro del paese, anche grazie alla funicolare inaugurata nel 1909. In questa zona si trovano le "Grotte del sogno", ampie cavità sotterranee dalla conformazione interessante, rimaste chiuse al pubblico per lungo tempo ma ora di nuovo visitabili (a partire dal 30 luglio 2011). Le innumerevoli attrezzature turistiche presenti in questa zona, che un tempo erano il fiore all'occhiello di San Pellegrino Terme, ora sono in disuso e in stato di degrado. È in fase di studio un progetto per il recupero della funicolare e dell'hotel Vetta.

Situate poco più a valle rispetto alla Vetta vi sono altre tre piccole frazioni: Aplecchio, Falecchio e Frasnito (tutte tre a circa 530 m di altitudine). Poco sotto Aplecchio c'è la località Paradiso, dove un progetto recentemente approvato prevede la costruzione di una zona residenziale. A monte della Vetta si trova la frazione di Sussia (a 908 m s.l.m.), ormai disabitata(è rimasto un solo abitante). Sempre sul versante destro vi sono altre piccole frazioni: Alino(690 m s.l.m.), Cà Boffelli e Vettarola (entrambe a 980 m s.l.m.), Pradello (a 600 m s.l.m.), Piazzacava e La Torre(entrambe a circa 450 m di altitudine).

Sul versante sinistro si trovano Cà de Rizzi (420 m s.l.m.), Frasnadello e Antea (entrambe ad un'altitudine di circa 500 m); più in alto sono situate anche Santa Croce (la frazione più grande, di circa 500 abitanti) a circa 750 metri s.l.m. e Spettino (860 m di altitudine).

L'abitato del fondovalle, che costituisce San Pellegrino, si può dividere in più rioni: a sud ci sono Ruspino (sponda destra del Brembo) e Pregalleno (sponda sinistra); procedendo verso l'alta valle si incontrano poi, sulla riva destra, la zona di Caravaggio, quella della chiesa parrocchiale e il centro storico. Dietro al centro si trova la zona del casinò e delle terme, e a Nord di queste il rione di Pernazzaro. Sull'altra sponda del fiume si trovano Piazzo Basso (di fronte al centro storico) e il Belvedere(di fronte a Pernazzaro). Fra Piazzo e il Belvedere si trova il Grand-Hotel, i cui esterni sono stati recentemente ristrutturati.



LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/07/san-pellegrino-terme.html




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venerdì 5 giugno 2015

LE VILLE DI LODI



Il Centro direzionale della Banca Popolare di Lodi, noto anche come Bipielle Center o Bipielle City è la sede dell'omonimo istituto bancario.

Progettato da Renzo Piano e sorto nei pressi della stazione ferroviaria a pochi passi dal centro storico di Lodi, è una struttura di grandi dimensioni che rappresenta la costruzione più interessante della città sotto il profilo architettonico tra quelle della seconda metà del Novecento.

È stato scelto come ambientazione per alcuni spot pubblicitari televisivi.
Il complesso si sviluppa su oltre tremila metri quadrati e comprende diversi edifici che ospitano – oltre alla sede centrale della banca – spazi sociali (come un auditorium), negozi e bar. L'edificio principale presenta una facciata di oltre 250 metri di larghezza con pannelli modulari in cotto.

Lo spazio interno è in parte coperto da una tensostruttura in vetro e cavi d'acciaio, che si estende dall'edificio principale all'auditorium, una struttura circolare con circa 800 posti; al centro è ospitata una fontana in movimento perenne creata dall'artista giapponese Susumu Shingu.

Il teatro alle Vigne è il principale teatro della città di Lodi. Originariamente si trattava di una chiesa, canonica dell'ordine degli Umiliati, ma nel 1570 passò ai padri barnabiti che lo convertirono in istituto superiore di teologia, morale e filosofia. Dopo numerosi cambiamenti di destinazione d'uso ed una radicale ristrutturazione, nel 1985 divenne sede del teatro; il suo primo direttore artistico fu Carlo Rivolta.

In origine si trattava di una chiesa appartenente all’ordine religioso degli Umiliati (chiesa di San Giovanni e Ognissanti alle Vigne). Nel 1604, in seguito alla soppressione dell'ordine da parte di Papa Pio V, la struttura venne donata ai Barnabiti, i quali, su progetto dell'architetto Giovanni Ambrogio Mazenta, nel 1618 fecero apportare alcune modifiche secondo le esigenze di solennità della Controriforma: lo spazio interno fu trasformato in una grande aula e il presbiterio venne reso ben visibile da tutti. La chiesa fu quindi consacrata nel 1627, anche se i lavori continuarono fino al 1693, per poi riprendere nuovamente in periodo austriaco (1731-1734) quando furono rifatte le volte, il pavimento e la sagrestia. Negli anni successivi la chiesa divenne sempre più ricca e sfarzosa grazie all'installazione delle campane (1752) ed una serie di arredi e tappezzerie; tuttavia nel 1810, sul finire dell'epoca napoleonica, l'ordine fu sciolto e la chiesa, spogliata di tutti gli ornamenti, divenne prima deposito di granaglie, ed in seguito (1874) palestra. Le operazioni di recupero iniziarono nel 1976, ma l'attività teatrale ebbe inizio solo nel 1985.

Casa Biancardi ha una planimetria irregolare e si affaccia su un cortile in comune. In origine al suo posto vi si trovava la fabbrica di ceramiche dei fratelli Coppellotti, che produceva oggetti decorati in stile Vecchia Lodi, ma nel 1930 dopo un incendio al suo posto viene costruita Casa Biancardi.
Bello il contrasto tra il colore rosso quasi pompeiano ed il bianco-grigio dei bassorilievi che contengono al loro interno le finestre.
Le principali decorazioni Liberty sono il balcone, con motivi floreali, e le colonnine su cui è costruito.
Al primo piano gli ornamenti superiori delle finestre sono caratterizzati da bassorilievi in calcestruzzo che rappresentano severi visi femminili incorniciati da nastri fluenti, fiori e foglie; le finestre del piano superiore sono abbellite da fiori (girasoli o margherite), mentre all'ultimo piano troviamo esclusivamente forme geometriche.
 
La Casa degli Angeli si articola attorno a un cortile rettangolare porticato. Il lato che si affaccia su via Solferino è a quattro piani (l'ultimo è un loggiato aperto); gli altri tre lati sono a tre piani.

Casa Joli Riccardo ha una pianta irregolare e si articola intorno a un vasto cortile quadrato.
Il corpo principale, che si affaccia su corso Adda, ha una struttura su quattro piani fuori terra, con il portone d'ingresso situato in posizione leggermente asimmetrica. Il fabbricato che occupa il lato destro del cortile, è a due piani; gli altri due lati  sono a tre piani.
L'edificio venne costruito su un antico convento "San Cristoforino" appartenuto alle Umiliate: dell'antico monastero rimangono le tracce degli archi a tutto sesto nel cortile interno.
 
Casa Piontelli fu progettata e costruita nel 1903 dall'arch. Maisetti su commissione dell'ing. Piontelli.
Tipica architettura di una residenza privata. Edificio a pianta a L, con struttura a pilastri intonacata. Si distinguono 2 corpi separati, ma la suddivisione interna ed i collegamenti sono in comune. Le due parti hanno subito differenti trattamenti decorativi.                                    
La costruzione è riccamente decorata, a partire dal pianterreno dove le finestre delle cantine presentano un contorno curvilineo con decorazioni raffiguranti foglie e bacche di ippocastano incavate. Le ringhiere in ferro battuto sono curvilinee con fiori. Anche le inferriate delle finestre sono in ferro battuto, ma sono più lineari. Sculture a foglie di ippocastano ornano le finestre del primo e del secondo piano. La decorazione continua anche al terzo ed ultimo piano con bassorilievi intorno alle finestre, una fascia dipinta ad affresco con motivi floreali stilizzati. Nei due settori laterali, che hanno caratteristiche diverse rispetto al resto della costruzione, all'ultimo piano, due visi femminili affiancano le finestre.      
 
Casa de Vizzi è un'elegante palazzina che nel tratto prospiciente Corso Roma ospita al piano terra alcuni negozi.
E' caratterizzata da accurate decorazioni Liberty, soprattutto ai piani superiori.
Sono da ammirare anche alcune finestre che mantengono i vetri colorati originali. Spicca il lungo balcone d'angolo del primo piano con rilievi floreali di papaveri in calcestruzzo e ringhiere in ferro battuto che rappresentano foglie di ippocastano e bacche. Gli stessi bassorilievi coronano le finestre del primo piano. Al secondo piano ritroviamo le ringhiere in ferro battuto mentre le decorazioni intorno alle finestre sono di tipo geometrico.
All'ultimo piano le finestre hanno il profilo superiore curvilineo e diventano quasi delle bifore, mentre permane la decorazione floreale nelle ringhiere. Una cornice racchiude la fascia pittorica con motivi floreali presente nel sottotetto.
Alcuni tondi che decorano le finestre del secondo e terzo piano hanno una colorazione a smalto.di e arancioni.
L'ultima parte di questa palazzina si discosta da tutto il resto.
Il piano terra è occupato da un negozio mentre i piani superiori sono occupati da tre finestre affiancate, quasi delle bifore, che presentano un coronamento curvilineo. Al primo piano notiamo un balcone, realizzato in ferro battuto, con la ringhiera a motivi floreali riproducenti foglie di quercia.
Ritroviamo la stessa decorazione nei balconcini dei piani superiori mentre un bassorilievo decora il sottotetto.
Sono interessanti i due pilastri che racchiudono la facciata: a fianco del balcone del primo piano, infatti, troviamo due tondi a bassorilievo contornati da pigne e aghi di pino mentre una ricca decorazione conclude in alto i pilastri stessi.
L'edificio si articola intorno a un cortile rettangolare; tre lati sono a tre piani , mentre il fabbricato collocato nel lato di fondo è a un solo piano.

Casa Subinaghi si trova nel centro abitato, integrato con altri edifici.
Casa Subinaghi è un'elegante palazzina, forse progettata dall'architetto Maisetti, che si sviluppa prevalentemente in altezza. L'ingresso del negozio posto al pianterreno è caratterizzato da eleganti pilastri decorati da foglie d'edera che sembrano uscire dal calcestruzzo. Tipicamente Liberty sono anche i capitelli floreali.
Il primo piano presenta un lungo balcone con decorazioni floreali a bassorilievo e una ringhiera curvilinea rifinita con vetri colorati.
La stessa decorazione si ripete nei balconi poco sporgenti presenti nei due piani superiori.
Una fascia pittorica decora la curva zona del sottotetto.

Casa Arosio, una delle palazzine Liberty più eleganti di Lodi, è sorta come sede del Cinema Mignon, su progetto dell'ingegnere Piontelli.
Sulla facciata sono presenti elementi caratteristici Liberty: dalla decorazione pittorica e scultorea floreale, alle vetrate colorate, al ferro battuto.
Al piano terra le parti superiori delle vetrine conservano vetri colorati gialli, verdi e blu.
Subito sopra corre una fascia marcapiano riccamente decorata: si possono notare anche splendidi mascheroni (forse teste di leoni o di fauni) anteposti a cetre, antichi strumenti musicali spesso identificativi delle muse dell'arte e della musica.
Al di sopra corre la decorazione pittorica che ha come soggetto tralci di rose.
Ritroviamo gli stessi fiori in calcestruzzo sugli angoli delle cornici delle finestre e sul lungo balcone.
La ringhiera invece si stacca dal contesto naturalistico, diventando quasi astratta.
Il lungo balcone del piano superiore presenta rose in bassorilievo solo sugli angoli inferiori, mentre la ringhiera riprende il motivo del piano sottostante.
 
Villa Braila fu ideata nel 1901 dall'architetto Gallavresi ed è ora sede di Associazioni e di una sede distaccata della Biblioteca Laudense. L'imponente costruzione si sviluppa su tre piani fuori terra ed uno seminterrato, ed è circondata da un ampio parco riccamente piantumato, le annesse scuderie e la casa dei custodi. La villa vera e propria, situata in mezzo al parco, conta diverse aperture tra cui la principale sul lato est, preceduta da un porticato ligneo con solaio a cassettoni decorato con motivi floreali e sostenuto da colonnine in cemento armato. Le diverse aperture in questo lato (sette portefinestre e otto finestre, accostate a bifore ed intervallate da decorazioni con soggetto naturalistico) sono chiuse da serramenti in legno o inferriate. La decorazione ricorre anche su altri lati che presentano ulteriori motivi ornamentali: su quello sud il balcone, l'unico della villa, presenta una ringhiera in ferro battuto che richiama il disegno delle inferriate di alcune finestre; sul lato ovest si staglia, invece, un alto porticato vetrato a veranda, sempre sorretto da colonnine in cemento armato.
Il quarto lato presenta l'ingresso di rappresentanza sopra al quale posiamo leggere la scritta, voluta dagli antichi proprietari, "Domus Amica".
Altri elementi Liberty sono le inferriate delle finestre delle cantine e la fascia pittorica che, all'altezza delle finestrelle dell'ultimo piano, gira tutto intorno all'edificio.

Il Ponte sull'Adda ad archi ribassati che, attraversando il fiume, collega il quartiere Borgo Adda con Revellino-Campo di Marte. Fu costruito nel 1864 per rimpiazzare l'originario ponte di legno dove si svolse la battaglia di Lodi, bruciato dalle truppe austriache nel 1859, durante la seconda guerra di indipendenza.

La sua struttura, costituita da otto archi in muratura a sostegno del piano stradale, fu realizzata nel 1864; doveva rimpiazzare l'antico ponte di legno, distrutto nel 1859.

Le prime testimonianze storiche di un'opera che permettesse l'attraversamento dell'Adda parlano di un ponte “del Fanzago” Torretta, che gli abitanti di Laus Pompeia usavano per recarsi verso Crema, Brescia e Bergamo, ma si trattava più propriamente di una passerella per pedoni.

Nel 1158, Federico Barbarossa permise la costruzione di un nuovo ponte a nord-est della nuova città; fu eretto dall'architetto Muzio della Gatta e divenne fonte di guadagno per i lodigiani.

Cento anni più tardi, nel 1258, fu edificato un secondo ponte a Vallicella (Borgo Adda), in corrispondenza dell'attuale via XX settembre.
Durante la Guerra tra gli Sforza e la Repubblica di Venezia, nel 1447, i veneziani entrano vittoriosi in città attraversandolo, ma con la Pace di Lodi, l'esercito dovette lasciare la città.

Nel 1454, Francesco Sforza fece erigere un nuovo ponte, ma già nel 1473 Andrea da Foligno, ingegnere ducale, dovette procedere a lavori di riparazione; all'inizio del Cinquecento il ponte fu distrutto nuovamente, ma venne ricostruito molte volte già a partire dal 1508, come ponte di barche.

Nel 1649 transitò sul ponte Marianna d'Austria, figlia dell'imperatore Ferdinando III, la quale stava andando in Spagna da Vienna per sposare Filippo IV. In suo onore furono fatti festeggiamenti speciali.

Il 10 maggio 1796 Napoleone vi combatté contro l'esercito austriaco, in quella che rimase nella storia come la battaglia del ponte di Lodi. All'epoca il ponte di legno era lungo circa 200 metri e largo 8. Era formato da 57 campate, 31 delle quali poggiavano nel corso principale del fiume e altre 5 in un ramo secondario, le rimanenti poggiavano su terra.

Nel 1859 durante la seconda guerra di indipendenza, gli austriaci bruciarono il ponte che fu ricostruito in cotto, su progetto dell'architetto Gualini di Milano, nel 1864, 15 metri più a monte rispetto al precedente. Il nuovo ponte, dal 1880 al 1931, fu percorso dalle tranvie interurbane per Bergamo e Soncino.

Nel 2000 furono realizzate due passerelle ciclopedonali. Nel novembre dell'anno seguente venne inaugurato un secondo ponte, 500 metri più a sud.

Porta Cremona, nota anche come Porta Cremonese, è l'unica rimasta tra le antiche porte di accesso alla città, impiegate per secoli come barriere daziarie.

In epoca medievale, per accedere alla città da sud bisognava attraversare un ponte levatoio sulla roggia Molina, e quindi la porta detta "cremonese". Per difendere e controllare il territorio della sottostante palude di Selvagreca, l’imperatore Federico II, nipote di Federico Barbarossa, nel 1234 fece erigere in questa zona anche un castello che ebbe però vita breve: dopo la morte dell'imperatore, nel 1251 i milanesi, entrati in città con l'aiuto di Sozzo Vistarini, ne imposero la distruzione. Al giorno d'oggi, dalla scalinata che porta il nome dell'imperatore si può vedere una torretta di guardia, detta specola. La porta cremonese presenta tre ingressi: quello centrale veniva utilizzato dai carri con le merci e dai nobili a cavallo, e veniva chiuso con un portone in legno al tramonto, i due laterali erano riservati ai pedoni. L'aspetto attuale è dovuto al completo rifacimento realizzato tra il 1790 e il 1792 dall'architetto Antonio Dossena.

La barriera daziaria a Lodi venne abolita il 30 aprile 1911, in esecuzione della deliberazione del Consiglio Comunale del 23 aprile 1910; a ricordo dell'evento venne posta sulla Porta una lapide commemorativa.





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venerdì 29 maggio 2015

IL TEATRO FILODRAMMATICI A TREVIGLIO



Il teatro dei Filodrammatici di Treviglio, secondo teatro della provincia, fu inaugurato nel 1095, 290 posti ed è di proprietà della Parrocchia San Martino.

Nello stesso anno dell'inaugurazione ci fu la nascita della compagnia teatrale drammatica del Circolo di San Luigi.

Con l'avvicinarsi della prima guerra mondiale il teatro con le contigue strutture del chiostro vengono adibite ad ospedale militare e poi sede dell'industria Face di Milano.

Nel 1940 nasce la compagnia di prosa, ma a causa della seconda guerra mondiale il teatro viene nuovamente convertito in ospedale e bisognerà attendere il 1945 perché l'attività teatrale riprenda con la neonata compagnia stabile. Con il secondo dopoguerra gli interni vengono completamente rinnovati, l'ingresso viene dotato di guardaroba e specchiere, anche se tutte le attenzioni si concentrano sulla sala, la quale, dopo la rimozione di alcuni elementi antiestetici, può essere ammirata in tutta la sua grandezza. Il gradevole colore rosa tenue delle pareti dà alla sala l'aspetto di una bomboniera. Il palcoscenico è stato allungato, la galleria ed il corridoio di accesso sono stati ampliati, mentre il boccascena è fiancheggiato da gradevoli decorazioni e da coppie di colonne dorate.

Nel dicembre del 1987 con la creazione dell'associazione senza fini di lucro teatro Filodrammatici, il teatro viene ristrutturato dall'architetto Duccio Bencetti. I lavori durano due anni e vengono stanziati un miliardo e mezzo di lire per ridare al teatro per migliorare l'aspetto di inizio secolo.

Il teatro conta ora 290 posti a sedere, di cui 216 in platea e 74 in galleria. Propone spettacoli teatrali settimanali e tra i generi teatrali in cui si è specializzato nel corso degli anni abbiamo le tragedie e il teatro dialettale.

Il teatro Filodrammatici è l'unico teatro pubblico della città, dopo la demolizione del teatro Sociale nel 1964, per lasciare il posto all'UPIM, i cui spazi restano ora in gran parte in disuso. Ancora oggi, infatti, la via secondaria posta dietro all'ex-Upim è denominata vicolo del teatro benché questo non ci sia più da parecchi decenni.

Il teatro Filodrammatici si trova nel piazzale del Santuario nell'angolo nord-occidentale. Progettato già nel 1898 da Carlo Badolini, è stato realizzato ad inizio novecento in stile liberty e inaugurato il 15 luglio 1905.




LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/05/le-citta-della-pianura-padana-treviglio.html

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lunedì 25 maggio 2015

PALAZZO MALINVERNI A LEGNANO

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Costruito dal 1908 al 1909 su progetto dell'architetto Aristide Malinverni, presenta uno stile medioevale con mattoni a vista e finestre bifore a cui sono sommate parti che richiamano altri stili architettonici quali il liberty ed il neorinascimentale.

È ubicato nella centrale piazza San Magno a fianco dell'omonima Basilica ed è stato realizzato durante il periodo di maggior crescita della città.

Per realizzare il nuovo palazzo, nei primi anni del ‘900, fu indetto un concorso al quale furono invitati i migliori architetti dell’epoca. Il 12 settembre 1904 il consiglio comunale approvò il bando del concorso che si chiuse il 31 gennaio dell’anno successivo: undici progetti vennero sottoposti ad una apposita commissione tecnica che scelse quello dell’architetto Aristide Malinverni. Questi aveva proposto un palazzo a tre piani in gusto eclettico nel quale si fondevano parti in stile neomedievale lombardo, come l’arco gotico a sesto acuto delle finestre e le volte a vela interne dell’edificio, ed elementi appartenenti ad altri stili, quale il liberty. Gli ornamenti richiamavano il passato storico della città. La sala del Consiglio è interamente decorata da graffiti che raffigurano gli stemmi delle città d’Italia. Il vestibolo dell’ingresso principale riproduce i bassorilievi del monumento al Guerriero di Legnano realizzato da Enrico Butti, posto in piazza Monumento. I decori a graffito, tutti opera dei pittori Ghiringhelli, decorano anche le volte dei portici. La prima pietra dell’edificio fu posata il 10 agosto del 1908 e, nell’ottobre dell’anno successivo, venne terminata la prima parte del palazzo costruita sull’area libera di fianco alla ex filanda.L’inaugurazione avvenne il 28 novembre 1909 alla presenza del prefetto. La sede comunale è ancora oggi chiamata Palazzo Malinverni dal nome del suo progettista. I lavori di ampliamento si sono succeduti nel tempo fino al 2000. I corridoi e gli uffici ospitano pregevoli tele di varia epoca.



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