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lunedì 25 maggio 2015

PALAZZO MALINVERNI A LEGNANO

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Costruito dal 1908 al 1909 su progetto dell'architetto Aristide Malinverni, presenta uno stile medioevale con mattoni a vista e finestre bifore a cui sono sommate parti che richiamano altri stili architettonici quali il liberty ed il neorinascimentale.

È ubicato nella centrale piazza San Magno a fianco dell'omonima Basilica ed è stato realizzato durante il periodo di maggior crescita della città.

Per realizzare il nuovo palazzo, nei primi anni del ‘900, fu indetto un concorso al quale furono invitati i migliori architetti dell’epoca. Il 12 settembre 1904 il consiglio comunale approvò il bando del concorso che si chiuse il 31 gennaio dell’anno successivo: undici progetti vennero sottoposti ad una apposita commissione tecnica che scelse quello dell’architetto Aristide Malinverni. Questi aveva proposto un palazzo a tre piani in gusto eclettico nel quale si fondevano parti in stile neomedievale lombardo, come l’arco gotico a sesto acuto delle finestre e le volte a vela interne dell’edificio, ed elementi appartenenti ad altri stili, quale il liberty. Gli ornamenti richiamavano il passato storico della città. La sala del Consiglio è interamente decorata da graffiti che raffigurano gli stemmi delle città d’Italia. Il vestibolo dell’ingresso principale riproduce i bassorilievi del monumento al Guerriero di Legnano realizzato da Enrico Butti, posto in piazza Monumento. I decori a graffito, tutti opera dei pittori Ghiringhelli, decorano anche le volte dei portici. La prima pietra dell’edificio fu posata il 10 agosto del 1908 e, nell’ottobre dell’anno successivo, venne terminata la prima parte del palazzo costruita sull’area libera di fianco alla ex filanda.L’inaugurazione avvenne il 28 novembre 1909 alla presenza del prefetto. La sede comunale è ancora oggi chiamata Palazzo Malinverni dal nome del suo progettista. I lavori di ampliamento si sono succeduti nel tempo fino al 2000. I corridoi e gli uffici ospitano pregevoli tele di varia epoca.



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domenica 24 maggio 2015

VISITARE LEGNANO

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La chiesa principale della città è la basilica romana minore intitolata a San Magno. Venne realizzata nei primi decenni del XVI secolo probabilmente da Giovanni Amadeo o da suoi seguaci, grazie al patrocinio delle famiglie Lampugnani e Vismara. Prima della Basilica, la comunità legnanese faceva riferimento alla chiesa di San Salvatore. Tra gli arredi della Basilica si segnala un altare di Bernardino Luini abbozzato, probabilmente, dal Bramante, ma più verosimilmente da Giovanni Amadeo.

Il Santuario fu intitolato alla Madonna delle Grazie nel 1610 per un miracolo nei confronti di tre ragazzi sordomuti. Sorge dove un tempo c'era una piccola cappella del XVI secolo.

Il Santuario di Santa Teresa del Bambin Gesù è una chiesa-santuario dei Carmelitani Scalzi. Posata la prima pietra il 2 ottobre 1931, fu consacrata il 13 settembre 1933 dal Cardinale Schuster. È parrocchiale dal 1964.
La Chiesa del Beato Cardinale Ferrari ultimata nel 1989 serve la decima parrocchia della città, e sorge nel quartiere Mazzafame. È dedicata all’Arcivescovo di Milano Andrea Ferrari.
La Chiesa di Sant'Ambrogio è la più antica chiesa della città. La cappella su cui fu poi costruito l'edificio era dedicato a San Nazaro. È stata dedicata a Sant'Ambrogio Arcivescovo di Milano, tra il 374 e il 397. La prima citazione di una chiesa dedicata a Sant'Ambrogio a Legnano è contenuta in un documento del 1389 scritto da Goffredo da Bussero.

La Chiesa dedicata a San Bernardino da Siena consacrata nel XVII secolo, è stata costruita sui rovine di un antico oratorio su proposta di Carlo Borromeo. Le prime tracce su documenti risalgono al 1650.
La Chiesa della Madonnina dei Ronchi fu costruita nel 1641 dopo che un discendente di Oldrado Lampugnani diede il permesso di trasformare la cappella di famiglia in chiesa. Si trova in corso Sempione.
La Chiesa di San Domenico:l’idea originale prevedeva la costruzione, sull’area dove sorge la chiesa, di una conceria. Un sacerdote si oppose al piano e fece cominciare i lavori nell'aprile del 1900. È stata dedicata a San Domenico di Guzmán.

La storia della chiesa di Sant’Erasmo è legata all'ospizio probabilmente fondato da Bonvesin de la Riva, poeta e scrittore lombardo del XIII secolo. È stata consacrata a Sant'Erasmo e aperta al culto nel 1490.

La chiesa dedicata ai Re Magi, è riferimento del quartiere della Olmina e la sua costruzione risale all’inizio del XVIII secolo. Sorge nei pressi di cascine conosciute in dialetto legnanese come casina dul Mina, dal nome del padrone, in seguito diventate in italiano "Cascina Olmina".
La Chiesa di Santa Maria Maddalena è stata costruita nel 1728 per dare al quartiere della Ponzella una chiesa. Fu l’edificio religioso di riferimento della comunità fino al 1975 quando fu consacrata la Chiesa di San Giovanni Battista.
La Chiesa di Santa Maria del Priorato era la chiesa di un monastero ora non più esistente, il Convento degli Umiliati. È stata aperta al culto fino al XVII secolo. Cessò le sue funzioni nel 1825, e fu demolita nel 1953 per la costruzione della Galleria della città, prospiciente piazza San Magno.

L’odierna chiesa di San Martino è del XV secolo, ma un edificio intitolato allo stesso Santo era presente nell'elenco lasciato dallo storico Goffredo da Bussero, datato 1389. La chiesa è quindi un edificio rifacimento di un altro ben più antico.
La Chiesa dei Santi Martiri ultimata nel 1910 è diventata chiesa parrocchiale nel 1912 ed è dedicata ai Santi Sisinnio, Martirio ed Alessandro. È anche legata al palio dato che la contrada ”La Flora” fa riferimento a questo edificio.
La Parrocchia di San Paolo si trova in un recente quartiere della città del Carroccio. Fu costruita con un prefabbricato provvisorio nel 1970 e completata successivamente. La sua costruzione fu resa necessaria per l’espansione urbanistica del rione Ponzella.

La Chiesa di San Pietro consacrata e intitolata il 27 settembre 1997 è riferimento del quartiere della Canazza, e fa capo ad una parrocchia della città.

Le prime notizie documentate della chiesa di Santa Rita (o "della prificazione") risalgono al 1584, quando il cardinal Carlo Borromeo la elevò a edificio religioso di riferimento per il quartiere di Legnarello. Il 13 agosto 1898 il cardinal Ferrari la eresse a parrocchiale, funzione che ebbe fino al 1902, quando fu inaugurata la nuova Chiesa del Santo Redentore.

La Chiesa del SS. Redentore è stata inaugurata nel 1902 a Legnarello, quartiere della città. Prima di questa chiesa la comunità religiosa del rione fece riferimento dal 1603 alla piccola chiesa di Santa Maria della Purificazione (oggi conosciuta come chiesa di Santa Rita).

Il Santuario della Vergine degli orfani è annesso al villaggio dell'Opera Mater Orphanorum. Il 20 settembre 1951 poteva infatti essere inaugurata la prima costruzione del villaggio dell'Opera Mater Orphanorum istituita, che si prefigge di ospitare ed aiutare le fanciulle orfane. La prima pietra fu posta il 26 settembre 1954. È stato la prima una chiesa in Italia dedicata alla Beata Vergine madre degli orfani.

La Chiesa di San Giuseppe fu costruita, oltre per le esigenza della comunità, anche dare una chiesa ad un vicino convento di suore carmelitane scalze. Nel 1950 iniziarono i lavori e due anni dopo fu consacrata.

La Chiesa di San Giovanni Battista è la chiesa più recente della città del Carroccio ed ha stile architettonico moderno. La prima pietra è stata posta nel 1971, ma i lavori non sono mai stati portati a termine. La prima messa è stata celebrata il 5 ottobre 1975. Il campanile è stato costruito nel 1985.

La Chiesa Santa Teresa d'Avila si trova nel quartiere Mazzafame fu edificata insieme con quella della Ponzella e dell’Olmina negli anni che vanno dal 1728 al 1779. È un oratorio di piccole dimensioni (m.11 x 5,5), e gli esterni sono a semplice intonaco, per nascondere il sasso misto ai mattoni. Unica opera degna di menzione conservata all'interno è un crocifisso ligneo, opera di artigianato tirolese dell’inizio ‘800. Un altro crocifisso processionale vi è conservato,serviva per le Rogazioni (le processioni nei campi alla fine della Primavera). Riporta sul retro una serie di date e di firme: evidentemente le date delle processioni e le firme di chi lo portò in processione.

Il convento di Sant'Angelo fu costruito tra il 1468 ed il 1471 ed ospitava 27 frati francescani. Il nome originario del convento era "Santa Maria degli Angioli", in seguito modificato in convento di Sant'Angelo. Fu soppresso all'inizio del XIX secolo da Napoleone Bonaparte. Ad esso era connessa una chiesa, che venne costruita tra il 1668 ed 1689 in stile medioevale. Il tempio fu poi arricchito con opere in stile barocco. La chiesa fu abbattuta alla fine del XIX secolo. Successivamente il monastero fu arricchito da una scuola di filosofia, da una ricca biblioteca e da un refettorio. Nel 1896 il monastero di Sant'Angelo fu convertito in scuola elementare. Il plesso scolastico fu poi demolito e ricostruito nel 1967.

La prima citazione documentata del convento degli Umiliati risale al 1398. Nel complesso fu edificato anche un piccolo ospedale che serviva come infermeria per i meno abbienti. Era conosciuto come Ospedale di Santa Maria ed è citato nel Liber Seminarii Mediolanensi, che è un documento che descrive la situazione religiosa della diocesi di Milano alla fine XV secolo . Ospitava da cinque ad otto religiosi della confraternita degli Umiliati. Annessa al monastero era stata costruita la chiesa di Santa Maria del Priorato. Il convento e gli edifici annessi furono demoliti nel 1953 per poter permettere la costruzione della Galleria di piazza San Magno.

Le tracce più antiche di sepolture trovate a Legnano sono delle necropoli di epoca preistorica. I resti di un primo vero e proprio cimitero, inteso nel senso moderno del termine, sono però di epoca romana, e si tratta di inumazioni rinvenute nella periferia ovest della città.
Con la costruzione dei primi edifici cristiani, si iniziò a seppellire i morti nei pressi dei templi. Più precisamente i nobili erano inumati all'interno del perimetro delle chiese, mentre defunti del popolo erano sepolti in fosse comuni al di fuori degli edifici. Nel medioevo i templi legnanesi che erano maggiormente interessati al fenomeno erano la chiesa di San Martino, la chiesa di Sant'Ambrogio e soprattutto la chiesa di San Salvatore, cioè l'edificio religioso che si trovava dove ora sorge la basilica di San Magno ed a cui la comunità legnanese faceva riferimento prima della costruzione della Basilica. Quest'ultimo camposanto era ubicato nell'odierna piazza San Magno, e continuò ad essere adoperato anche dopo la costruzione della Basilica. Successivamente fu realizzata una grande stanza sotterranea dove venivano inumati i defunti. Era conosciuto come "il foppone" e fu utilizzato fino al 1808.

Infatti, dopo una disposizione dell'imperatore Giuseppe II emanata nel 1786 che vietava l'uso delle fosse comuni, la comunità legnanesi fu obbligata a dotarsi di un nuovo cimitero fuori dal centro abitato. Questo camposanto aveva una superficie iniziale di 3.000 m², successivamente aumentati a 5.500 m², e si trovava nell'area ora occupata dalle scuole Bonvesin della Riva, vicino al Santuario della Madonna delle Grazie. Tra il 1808 ed il 1898 accolse le spoglie di 21.896 legnanesi.

A causa dell'incremento di popolazione di fine XIX secolo, l'Amministrazione comunale di Legnano decise di costruire un nuovo cimitero, poiché quello vecchio non poteva più essere ingrandito per via delle strade e delle abitazioni che sorgevano intorno. L'odierno cimitero monumentale fu inaugurato il 24 luglio 1898, ed aveva una superficie di 18.942 m². Fu successivamente ampliato nel 1907 fino ad una superficie di 50.000 m². In esso riposano, tra le altre, le spoglie di Mauro Venegoni, un esponente della resistenza legnanese vittima dei nazi-fascisti, e Gianfranco Ferré, uno dei più famosi stilisti italiani.

Legnano è anche dotata di un cimitero parco, di epoca più recente, che si trova alle porte della città. La sua costruzione fu decisa negli anni sessanta poiché il cimitero monumentale era divenuto insufficiente per le esigenze della comunità. È stato inaugurato il 15 luglio 1979, ed ha una superficie di 60.000 m².
La maggioranza della popolazione è cattolica. L'immigrazione di cittadini comunitari ed extra-comunitari ha portato all'insediamento di minoranze di musulmane e ortodosse.

Nel comune sono presenti 9 parrocchie cattoliche che appartengono all'Arcidiocesi di Milano. Quelle che hanno le più antiche chiese parrocchiali sono San Magno e Sant'Ambrogio. In quest'ultima si celebra una delle poche messe in rito ambrosiano antico.

Vi è in città una piccola comunità protestante pentecostale.

Il castello Visconteo (o "castello di San Giorgio") è conosciuto come Castrum Sancti Georgi (Castello di San Giorgio) fin dal XIII secolo, e sorge su un'isola del fiume Olona. La fortificazione è sorta su un convento di Regolari Agostiniani e comprende una chiesetta dedicata a San Giorgio, la cui presenza è documentata fin dal 1231. Tra il 1261 e il 1273 i Torriani costruirono le due ali a destra e a sinistra della torre originaria, che furono inglobate successivamente nella fortificazione. Il castello di San Giorgio è stato di proprietà dei Visconti fino al 1437, quando l'ultimo signore della dinastia che dominava Milano, Filippo Maria, lo assegnò in dono al fedele Oldrado Lampugnani. Nel 1445 Oldrado ottenne il permesso per la fortificazione dell'edificio con torri, mura, fossato e ponte levatoio. Il castello di San Giorgio è stato di proprietà di varie famiglie nobiliari fino al 1973, quando è stato acquistato dal comune di Legnano. Dopo secoli di degrado ed incuria, è stato ristrutturato e riaperto al pubblico nel 2005. La presenza di un castello a Legnano è collegata alla funzione strategica che ebbe la città del Carroccio dal Medioevo al XVI secolo. Legnano si trovava infatti lungo un'importante via di comunicazione che proveniva dalla valle Olona e che collegava Milano al nord ovest della Lombardia. La difesa di Legnano era importante perché una sua eventuale conquista poteva consentire ai nemici di Milano di accedere al contado milanese nord-occidentale e di puntare sul capoluogo meneghino. Fino al XIII secolo il bastione militare a difesa del contado era il castello dei Cotta, che sorgeva nella stessa area dove ora sono situati palazzo Leone da Perego e la Galleria INA.

Il museo civico "Guido Sutermeister" è in corso Garibaldi, 225. Conserva, in particolare, materiale archeologico frutto del lavoro eseguito dall'ing. Guido Sutermeister tra il 1925 e il 1964. Le collezioni si sono poi arricchite con materiale giunto al Museo da scavi della Soprintendenza Archeologica della Lombardia e da donazioni di privati. I reperti provano la presenza di una civiltà nella lungo le sponde dell'Olona fin dall'età del bronzo. L'edificio che ospita il museo, costruito nel 1928, si rifà ad una villa del XV secolo appartenuta ad una delle famiglie nobili di Legnano, i Lampugnani. Il palazzo originale, che si trovava tra la statale del Sempione e l'Olona, più o meno presso Largo Tosi, è stato demolito nel 1927.


Palazzo Leone da Perego è a pochi passi dalla Basilica dedicata a San Magno e possiede due entrate, una in via Magenta e l'altra in via Girardelli. È sorto sui resti di un precedente edificio medioevale. All'inizio del XIII secolo diventò nobile residenza estiva e conobbe un periodo di splendore che si protrarrà sino alla fine del XV secolo. Riedificato nel 1897, nel 1973 la parte conosciuta come palazzo Visconti fu trasformata prima in sala conferenze e successivamente in cinema. La restante parte, dopo essere stata adibita a scuola materna, è dal 2001 area espositiva e rappresenta uno dei cuori pulsanti della cultura legnanese.

Di grande interesse storico è anche la Torre Colombera, che è l'unica costruzione giunta sino a noi della Legnano quattrocentesca.Si trova in corso Garibaldi angolo via Gigante ed è inglobata in una corte lombarda che sorge tra corso Garibaldi e via Del Gigante, nei pressi della chiesa di San Domenico. Conosciuta anche come "La Colombera", deve il suo nome ad uno degli impieghi che nel passato erano svolti in strutture simili, vale a dire l'allevamento dei colombi. Venne edificata a metà del XV secolo come casa di caccia della famiglia nobiliare dei Lampugnani

Rilevante da un punto di vista storico ed artistico è anche palazzo Malinverni, che è la sede del municipio. Costruito tra il 1908 ed il 1909, coniuga allo stile medioevale a elementi liberty e neorinascimentali. Di notevole interesse storico è anche Palazzo Italia, che originariamente era destinato a Casa del Littorio e che venne costruito nel 1929 su progetto di Cesare Giulini.

In via Giovanni Giolitti è presente un palazzo conosciuto come "grattacielo di Legnano", che venne disegnato nei primi anni sessanta dall'architetto Luigi Caccia Dominioni.

Il Cotonificio Cantoni è stato uno stabilimento appartenente all'omonima azienda tessile italiana attiva fra il 1830 ed il 2004. Fu il primo cotonificio ad avere la ragione sociale di S.p.A. (1872).

Il primo nucleo della futura azienda è stata una filatura aperta il 2 ottobre 1830 da Camillo Borgomanero. Nel 1855 la Cantoni fu la sola impresa della Lombardia a prendere parte all'Esposizione Universale di Parigi. L'opificio legnanese chiuse l'attività nel 1985.

I padiglioni sono stati demoliti all'inizio del XXI secolo per la realizzazione di un parco pubblico, di un centro commerciale e di abitazioni. Le uniche parti conservate sono le facciate dei padiglioni per la lavorazione dei velluti, inaugurati nel 1931, che si affacciano su corso Sempione. Importanti dal punto di vista storico ed architettonico sono anche l'ex Cotonificio Bernocchi, la Manifattura di Legnano e la palazzina uffici della De Angeli-Frua. Di interesse è anche in nucleo originario delle Officine Meccaniche Franco Tosi, che è stato realizzato a inizio Novecento.

In piazza Monumento (vicino alla stazione ferroviaria) è situata la statua dedicata al Guerriero di Legnano, che è stata inaugurata nel 1900. L'iconografia del monumento è stata in seguito utilizzata come logo dalle biciclette Legnano, dalla squadra di calcio della città, dal Corpo Bandistico Legnanese e dal partito politico Lega Nord.

Il monumento Ai Caduti sul lavoro realizzato da Gianluigi Bennati per l'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro venne posizionato nel 1984 in Corso Italia a Legnano.

Il monumento a Felice Musazzi, uno dei fondatori della storica compagnia teatrale I Legnanesi si trova invece in via Gilardelli e ritrae il volto della Teresa, il personaggio da lui interpretato, e alcune citazioni celebri dei suoi spettacoli.

Nel 2009 sono state collocate in diversi punti della città alcune opere dell'artista Aligi Sassu. Le statue sono quattro: Cavalli innamorati (in bronzo), Cavallo imbizzarrito (in bronzo), Grande cavallo impennato (in vetroresina) e Nuredduna (in vetroresina).
In origine il Legnanese era caratterizzato dalla crescita spontanea soltanto di cespugli, data la bassa fertilità del terreno (in Lombardia questo tipo di habitat è conosciuto come groana). Nel corso dei secoli, grazie al lavoro di fertilizzazione ad opera dei contadini e alla costruzione di canali artificiali, è stato possibile rendere coltivabile il terreno. Un tempo, infatti, vaste aree erano coltivate e la flora delle zone boscose era composta prevalentemente da farnie, carpini, castagni, noccioli, platani, frassini, querce, pioppi, olmi, aceri ed ontani.

Per l'allevamento dei bachi da seta fu introdotto il gelso anche se oggi, a causa di malattie che falcidiarono la pianta, la specie risulta praticamente scomparsa. Tra il XIX ed il XX secolo fu introdotta la robinia per consolidare le massicciate stradali e ferroviarie[111]. Grazie alla sua rapida velocità di crescita, la pianta risolse anche il problema, soprattutto durante le guerre, della legna da ardere. Oggi questa pianta infestante caratterizza la natura legnanese.

Il più grande parco legnanese è il Parco dei mulini, che occupa una superficie di 500 ettari distribuiti nei comuni di Legnano, Canegrate, San Vittore Olona, Parabiago e Nerviano. Nell'area interessata, lungo il fiume, sorgono ancora oggi sei mulini. Si tratta dei mulini Meraviglia (già Melzi Salazar), Cozzi, Cornaggia (lungo l'Olona, adiacente al Parco comunale del castello di Legnano), De Toffol, Montoli di San Vittore Olona, Galletto di Canegrate ed un altro a valle di Nerviano. L'unico ancora funzionante è il mulino Meraviglia a San Vittore Olona, che è anche il più antico tra quelli che sono giunti sino a noi, dato che sarebbe stato costruito nel XIV secolo.

Parte integrante del Parco dei mulini è il Parco locale del bosco di Legnano o Parco Castello: nato negli anni settanta, è situato accanto al Castello di San Giorgio, al confine con i comuni di Canegrate e San Vittore Olona. Nel periodo della sua costituzione, i rimboschimenti non erano effettuati basandosi su criteri specifici di salvaguardia del paesaggio locale e dunque l'area protetta annovera perlopiù piante non autoctone; per questa ragione, il parco è ricco di conifere. A partire dal 1981 è stato creato all'interno del parco un sistema di laghetti e paludi di circa mezzo ettaro di superficie, che sono alimentati da acque di falda con lo scopo di fornire un ambiente favorevole alla vita di pesci e uccelli acquatici. Tra i pesci sono presenti lucci e carpe, oltre ad altre specie.

Il Parco Alto Milanese è situato a nord del comune al confine con Castellanza e Busto Arsizio. È sorto per la salvaguardia degli aspetti naturali (flora e fauna) e lavorativi (agricoltura e allevamento) tipici della zona in questione. Ha anche funzione di polmone verde per la popolazione. Con i suoi 178 ettari, si tratta della più grande area verde del territorio comunale.

Da segnalare anche il parco Bosco dei Ronchi, che si estende interamente all'interno dei confini cittadini per circa 26 ettari, al cui interno si trova anche il Parco ex-ILA. Istituito nel 1992, è situato nel quartiere Canazza, a est della città. Degno di nota è anche il Bosco 1993, che si trova all'angolo tra via Sabotino e via Massimo D'Azeglio. Tale area verde, che è stata creata 18 dicembre 1994 in conformità alla legge 113/92, ha la particolarità di avere un albero per ognuno dei 469 bambini nati nell'anno 1993.

Nel comune ha sede l'associazione culturale senza fini di lucro Famiglia Legnanese. Uno dei primi e più importanti scopi raggiunti dall'associazione fu quello di ripristinare, a partire dal mese di maggio del 1952, il Palio di Legnano. Infatti, la manifestazione, creata nel 1935, era stata interrotta dopo l'edizione del 1939 a causa degli eventi bellici.

La più antica scuola pubblica a Legnano venne fondata presso la chiesa di Sant'Ambrogio nel 1570 per volere di Carlo Borromeo. Fino alla prima metà del XVIII secolo l'istruzione fu praticata da privati, principalmente religiosi, che la esercitavano su un'esigua minoranza di legnanesi senza dipendere dall'autorità comunale. Era comunque un'istruzione che forniva solamente i rudimenti del sapere, infatti chi avesse voluto approfondire le proprie conoscenze era obbligato a rivolgersi a centri più grandi di Legnano.

La situazione iniziò a mutare nella seconda metà del XVIII secolo con un editto imperiale emanato durante la dominazione austriaca e datato 31 ottobre 1787, che imponeva l'apertura di scuole gratuite in Lombardia. Però, a Legnano, esisteva già, prima di questo editto, una scuola gratuita sorta grazie ad un lascito testamentario del canonico Paolo Gerolamo Monti, datato 15 settembre 1749. Fu organizzata presso la Collegiata di San Magno, ma poteva accogliere solo poche decine di scolari legnanesi.

Il primo intervento dell'Amministrazione comunale legnanese riguardo alla pubblica istruzione è dell'inizio del XIX secolo, quando il governo cittadino affidò a due maestri la gestione di due classi di scolari, una maschile ed una femminile. È però solamente dal 1832 che furono allestiti dei locali ad uso esclusivo della scuola; precedentemente infatti le lezioni si tenevano in ambienti di fortuna. In un documento del 1848 è riportato che il numero di studenti che frequentavano questa scuola, la cui ubicazione era in via Verdi: 470 per la classe maschile e 475 per quella femminile. Nel 1852 suddetta scuola fu trasferita nell'odierno corso Magenta.

Di questi anni è la fondazione dell'istituto privato Barbara Melzi (1854), con l'allestimento della scuola materna e della scuola elementare. Di rilevanza storica è l'edificio che ospita questo istituto, appartenuto all'omonima famiglia nobiliare. Un forte impulso alla pubblica istruzione si ebbe con la promulgazione della legge Casati (1859), a seguito della quale il comune di Legnano affittò dal marchese Cornaggia uno stabile da adibire a sede scolastica permanente. Nel 1896 l'Amministrazione comunale di Legnano acquistò il convento di Sant'Angelo convertendolo in scuole elementari, le odierne Mazzini, riedificate poi nel 1967.

Lo sviluppo più importante della pubblica istruzione a Legnano si ebbe però nel XX secolo, con la fondazione della stragrande maggioranza dei plessi scolastici che sono giunti sino a noi, cioè le scuole elementari, le scuole medie e gli istituti superiori. Del 1904 è la Scuola Tecnica comunale, diventata nel 1963 "Scuola media Franco Tosi". Della prima parte di questo secolo fu la fondazione di istituti tecnici e professionali che si rivolgevano alle future maestranze delle aziende locali. In questa epoca a Legnano era infatti presente la necessità di formare da un punto di vista professionale i futuri impiegati, tecnici e commerciali, e gli operai specializzati. Furono quindi fondati l'Istituto tecnico commerciale "Carlo Dell’Acqua" (1917-1918) e l'Istituto professionale "Antonio Bernocchi" (1917). A quest'ultimo si aggiunse, nel 1959, l'Istituto tecnico industriale, sempre intitolato a Bernocchi. Nel 1943 fu fondato il Liceo scientifico, seguito nel 1960 da quello classico con ginnasio.

Il Teatro Galleria è situato nella Galleria di Legnano, ovvero in un passaggio coperto inserito all'interno di un edificio che collega piazza San Magno con via XXV aprile. Edificata dall'INA, è stata costruita nel 1954 e ristrutturata nel 1991; sorge dove un tempo c'era un monastero, il convento degli Umiliati.

Per quanto riguarda le compagnie teatrali, la città annovera "I Legnanesi", compagnia fondata da Felice Musazzi e Tony Barlocco, che recita commedie in dialetto lombardo occidentale nella variante legnanese. È l'esempio più celebre di teatro en travesti in Italia. Fondata a Legnano nel 1949, è tra le compagnie più note nel panorama teatrale dialettale europeo.

Tra gli eventi annuali tradizionali si segnala: il Palio di Legnano, la manifestazione più importante della Sagra del Carroccio. L'organizzazione della Sagra è gestita dall'amministrazione comunale e dal Collegio dei Capitani delle Contrade e alla Famiglia Legnanese. Prima del Palio si tiene per le strade una sfilata storica che rievoca scrupolosamente usi e costumi del XII secolo. L'evento ha luogo l'ultima domenica di maggio.
La famosa competizione ciclistica Coppa Bernocchi fa parte del "Trittico Lombardo". E' una classica che si svolge in agosto e prevede la partecipazione di atleti provenienti da ogni parte del mondo.




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lunedì 27 aprile 2015

VILLE PONTI A VARESE

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Le Ville Ponti sono un complesso di ville residenziali edificate sulla collina di Biumo Superiore (nel territorio comunale di Varese) tra il XVII e il XIX secolo. Il nome deriva dall'industriale Andrea Ponti, che acquisì il complesso nel 1838, unì i vari giardini che lo componevano e fece costruire la dimora principale.

La dimora signorile di Villa Ponti, costruita nel 1858 in stile veneziano neo-rinascimentale dell'architetto Giuseppe Balzaretti, era stata commissionata dall'industriale tessile Andrea Ponti. Costui, nato a Gallarate nel 1821, aveva assunto con il fratello la guida della ditta che divenne in seguito la "Antonio & Andrea Ponti": in questa famiglia emersero due personaggi destinati a divenire, nel campo economico e sociale, tra i più rappresentativi nell'ambito dell'imprenditoria lombarda dell'epoca, Andrea e suo figlio Ettore.

Il cantiere della Villa procedette a rilento e il disegno iniziale non venne mai portato a totale compimento forse per intervento del proprietario che ritenne l'inserimento delle due ali laterali pregiudizievole per l'aspetto monumentale del corpo centrale. Nel 1961 la proprietà della Villa passò dal marchese Gian Felice alla Camera di Commercio di Varese che, pur lasciando intatto il prezioso patrimonio d'arte in essa custodito, la destinò, con l'attigua Villa Napoleonica, ad essere utilizzata come Centro Congressi.

Il complesso, comprendente tre edifici, è circondato da un parco esteso per diversi chilometri quadrati. Nel 1961 il marchese Gian Felice Ponti, ultimo discendente della famiglia, vendette l'intero complesso delle ville, compresi i loro arredi, alla locale Camera di Commercio, che lo adibì a centro congressi.

La villa principale del complesso (villa "Andrea Ponti") venne costruita tra il 1858 ed il 1859 ad opera dell'architetto milanese Giuseppe Balzaretto (che si occupò altresì della riprogettazione dei giardini). La struttura, di stile neogotico e caratterizzata dai contrasti cromatici di rosa e bianco sulle facciate, si sviluppa in un corpo cubico, ispirato al mastio di un castello, posto nel punto più alto della collina. Il progetto originario comprendeva anche due ali laterali di grandi dimensioni, che sarebbero state costruite con il medesimo stile, ma per volere del committente non furono realizzate.

Le sale interne si dispongono attorno ad un atrio ottagonale e sono riccamente decorate con affreschi e stucchi. Il tema delle decorazioni varia nelle diverse sale: una di esse è ad esempio dedicata ai grandi talenti italiani, da Galileo Galilei a Dante Alighieri, da Alessandro Volta a Cristoforo Colombo; la decorazione comprende anche statue in bronzo raffiguranti altri personaggi di rilievo della cultura, delle arti e delle scienze italiane.

La "Villa Napoleonica"' o villa "Fabio Ponti", costruita sul finire del XVII secolo, è l'edificio più antico del complesso, modificato in stile neoclassico tra il 1820 e il 1830. Fu acquistato dalla famiglia Ponti come residenza estiva nel 1838 e successivamente il parco (originariamente a sé stante) fu unito a quello della nuova villa "Andrea Ponti".

L'edificio fu il quartier generale di Giuseppe Garibaldi nella cosiddetta battaglia di Varese, combattuta presso Biumo il 26 maggio 1859.

Alla "Villa napoleonica" si affiancano le "Sellerie", una struttura dal tetto a capanna, un tempo utilizzata come scuderia del complesso residenziale.

Essa comprende non solo le stalle propriamente dette e la rimessa per le vetture, ma anche tutti gli alloggi degli stallieri e del personale addetto alle carrozze, oggi trasformati in sale per conferenze.

Dal verde tenero dei prati lo sguardo s'allarga d'improvviso a quello più intenso di piante secolari mentre, in alto, l'azzurro stupendo del bel cielo di Varese racchiude e fascia questa autentica “gemma dei congressi”.

Immergersi nello charme delle Ville Ponti vuol dire cogliere l'occasione unica di scegliere per i propri incontri, meeting e convegni un prestigioso complesso di eleganti dimore storiche immerse nel verde di un lussureggiante parco secolare.

Oggi il Centro Congressi è distribuito su tre suggestive costruzioni d'epoche diverse - la Villa Andrea, la Villa Napoleonica e le Sellerie - circondate da un parco di 56 mila metri quadrati, ricco di essenze rare e realizzato da un personaggio di spicco quale l'architetto milanese Giuseppe Balzaretto. Insieme ai suoi collaboratori, il ticinese Isidoro Spinelli per la parte realizzativa e il botanico tedesco Rudolph Weinhold, ha dato vita a un Parco di stile inglese che presenta pittoresche sistemazioni a roccaglia. Una vegetazione lussureggiante, dove spiccano specie ad alto interesse botanico come il Cedro atlantica e il C. glauca, la Lagestroemia indica, l'Aucuba japonica, il Fagus pendula e il F. asplenifoglia, la Betula pendula, il Quercus rubra, il Pinus wallichiana e il Picea smithiana, la Cunninghamia lanceolata. E inoltre tasso, tiglio, liriodendro magnolia, acero, camelia, rododendro con fioriture caratterizzate da svariati cromatismi, cipresso, tuia e tsuga, olmo, abete, bagolaro, catalpa ed agrifoglio, comprese le splendide carpinate e numerose altre specie vegetali di elevato pregio botanico e paesaggistico-architettonico sono caratterizzanti l'ambiente. Un percorso ben strutturato e con pannelli informativi consente al visitatore di addentrarsi nei luoghi storici del parco, alla scoperta delle specie arboree di maggiore interesse botanico.




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venerdì 24 aprile 2015

BOBBIATE

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Bobbiate è un rione della città di Varese.

L'esistenza di un centro agricolo risale all'epoca preromana. La presenza in epoca imperiale romana è invece confermata da scritti che attestano la scoperta intorno al 1870 di due avelli di pietra contenenti scheletri e monete. In documenti risalenti al Medioevo comincia ad apparire la denominazione Bobiate o Bubiate per indicare la località.

Agli inizi del XIV secolo risalgono le notizie relative ad una piccola chiesa dedicata a San Vittore, successivamente intitolata a San Grato, secondo la tradizione santo taumaturgo e difensore dai fulmini e dalle tempeste, propizio quindi per una società prevalentemente contadina. Tuttavia nel 1574 il cardinale San Carlo Borromeo decreta che Casbeno sia eretta parrocchia e che lì abbia la residenza il parroco. Bobbiate, a causa dell'esigua popolazione, si trova così a dipendere da Casbeno. Agli inizi del XVIII secolo, quando l'abitato aveva 130 residenti, risale l'edificazione da parte dei nobili Martignoni di una residenza estiva, tutt'oggi esistente in piazza Bossi e sempre allo stesso periodo la costruzione della villa in località Deserto. Molto precedentemente al congresso di Vienna risalgono le prime notizie del Comune di Bobbiate, che nel 1805 aveva 243 abitanti, e nel 1809 fu soppresso ed aggregato a Varese. Restaurato il comune dagli austriaci, al 1905 risale poi l'edificazione dell'odierno campanile. Nel frattempo la popolazione è cresciuta e così il 3 gennaio 1908 viene istituita la Parrocchia di Bobbiate, indipendente da Casbeno. Nell'agosto dello stesso anno comincia la costruzione dell'oratorio.

Il 27 dicembre 1909 viene inaugurata la tramvia che collegava il paese a Varese. Al 1910 risale invece l'apertura dell'Asilo Infantile su volontà dei signori Macchi Zonda.

Nel 1912 la vecchia chiesa viene ampliata e la facciata ricostruita. A memoria dei caduti della prima guerra mondiale è edificata intorno al 1920 la cappella tutt'oggi esistente accanto alla chiesa.

Nel 1927 il comune di Bobbiate viene soppresso ed aggregato a Varese, da poco eretta a capoluogo di provincia.

Da località a carattere prettamente contadino quale era, a partire dagli anni cinquanta e sessanta inizia un processo di urbanizzazione che le fa assumere un profilo più residenziale. Nel 1962 ha inizio l'edificazione della nuova chiesa su progetto dell'architetto Bruno Ravasi. Sarà inaugurata la notte di Natale 1964. Al suo interno pannelli affrescati da Stefano Butera nell'1988 ripercorrono il pontificato di Giovanni Paolo II. All'esterno a destra sulla facciata invece si trova la Madonna del Lago ad opera del pittore Leo Spaventa Filippi.

In ambito sportivo, invece, spicca a Bobbiate la squadra calcistica a 7, denominata "Oratorio san Grato Bobbiate". La formazione milita attualmente nel girone "a" del campionato allievi del C.S.I. di Varese, occupando per il momento la terza posizione in classifica.

La formazione ha disputato negli ultimi anni ottimi campionati a livello provinciale, collezionando buoni piazzamenti tra cui spicca il secondo posto della stagione 2012/2013.

La squadra gioca le partite casalinghe nel campo sportivo di Lissago, dove è situato il "Bobbiate Stadium".

Bobbiate è nota per la presenza della Grotta della Madonnina, una grotta naturale simile a quella di Lourdes, socoperta da Emma Macchi Zonda nei boschi di sua proprietà e inaugurata il 16 luglio 1902, data tutt'oggi ricordata ogni anno.
Bobbiate è nota, inoltre, per la presenza di un importante campo calcistico, denominato "Duse", e nel quale hanno giocato calciatori di alta classe , paragonabili quindi a Messi e Ronaldo.

In occasione della Festa Patronale di San Grato, la terza domenica di settembre, si disputa la tradizionale Corsa degli Asini di Bobbiate, nella quale si affrontano le varie corti del rione. Ogni corte è rappresentata da un asino e da un fantino appartenente alla stessa corte. La corsa si svolge sulla piazza intitolata a Emilio Bossi, antistante la Chiesa Parrocchiale.
È nota la rivalità con Casbeno e San Fermo.
Il rione ha partecipato a due edizioni della sfilata dei carri durante il Carnevale Bosino attestandosi il primo posto nel 2010 e primo classificato per la categoria rioni nel 2012.



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giovedì 5 marzo 2015

PONTI SUL TICINO : IL PONTE COPERTO DI PAVIA

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Il Ponte Coperto (detto anche Ponte Vecchio) è un ponte sul fiume Ticino a Pavia, che collega il centro storico cittadino e il resto della città (situato sulla riva sinistra del Ticino), con il pittoresco quartiere, originariamente fuori dalle mura periferiche della città, di Borgo Ticino. Il ponte è molto caratteristico, ha cinque arcate ed è completamente coperto con due portali alle estremità e una piccola cappella religiosa al centro. Sebbene il ponte attuale sia stato costruito nel 1949, esso ripropone le forme dell'antico Ponte Coperto, risalente al XIV secolo.

Già in epoca romana, nell'antica città di Ticinum era presente un primo ponte che collegava le due rive del fiume all'altezza del moderno Ponte Coperto. Di questo ponte rimane, facilmente visibile nei periodi di magra, la base di un pilone centrale, in trachite dei colli Euganei. La direzione del pilone (WNW), leggermente disassata rispetto a quella dei ponti medievale e moderno, indica che in epoca romana la direzione della corrente del fiume era diversa. Un altro pilone del ponte romano si poteva vedere fino a pochi anni fa presso la sponda sinistra, ma è stato coperto di terra per ampliare la riva. La costruzione del ponte romano si fa risalire all'epoca di Augusto.

Nel 1351 fu costruito sui ruderi del ponte romano un nuovo ponte, su progetto di Giovanni da Ferrera e di Jacopo da Cozzo. Il ponte, completato nel 1354, era coperto e dotato di dieci arcate irregolari e di due torri alle estremità, che servivano per la difesa; l'aspetto di questo ponte, anche se con sole sei arcate, è visibile negli affreschi di Bernardino Lanzani (1524 circa) all'interno della chiesa di San Teodoro. Durante la costruzione delle mura spagnole, nel XVII secolo, la prima arcata e mezza verso la città e la prima arcata dal lato del borgo furono comprese nei bastioni e, quindi, chiuse. Successivamente furono aggiunti un portale d'ingresso dalla parte del Borgo Ticino (1599), una cappella al centro del ponte in onore di San Giovanni Nepomuceno (XVIII secolo) e infine anche un portale di ingresso dalla parte del centro storico, eretto dall'Amati (1822).

Nel Palazzo Mezzabarba, la sede del Comune di Pavia, salone ufficio anagrafe, è presente un modello in legno del ponte trecentesco, realizzato nel 1938.

I bombardamenti delle forze alleate nel settembre 1944, durante la seconda guerra mondiale, danneggiarono l'antico ponte trecentesco e ne fecero crollare un'arcata. Alla fine della guerra si svolse un aspro dibattito sull'opportunità di ripristinare il vecchio ponte o di demolirlo. Per timore di crolli che avrebbero potuto far straripare il Ticino e per lo scarso rispetto dell'epoca verso i monumenti storici, nel febbraio 1948, il Ministero dei Lavori Pubblici fece demolire con la dinamite l'antico manufatto.

Alcuni resti dei piloni del vecchio ponte sono visibili nelle acque del fiume; è rimasta anche la base del portale parzialmente interrato sulla riva sinistra.

Nel 1949 si iniziò la costruzione del nuovo ponte, che fu inaugurato nel 1951. Sul portale d'ingresso dalla parte della città un'epigrafe cita: "Sull'antico varco del ceruleo Ticino, ad immagine del vetusto Ponte Coperto, demolito dalla furia della guerra, la Repubblica Italiana riedificò".

Il ponte attuale è stato costruito circa 30 metri più a valle rispetto al precedente, ed è più largo e più alto rispetto a quello antico. Le arcate sono più larghe, quindi inferiori in numero: cinque anziché sette. Il ponte è ora anche più corto in quanto è posizionato in maniera esattamente perpendicolare alla corrente del fiume, mentre quello antico seguiva completamente la linea che congiunge Strada Nuova (dalla parte del centro) con Piazzale Ghinaglia (dalla parte del Borgo Ticino). Le modifiche attuate al progetto avevano lo scopo di migliorare la viabilità sul ponte (aumento di dimensioni in larghezza e altezza) e facilitare al contempo lo scorrimento delle acque (spostamento del percorso e allargamento delle arcate).

La qualità della realizzazione è però decisamente inferiore al ponte trecentesco, tant'è che il cemento delle arcate è già crepato a soli 64 anni dalla realizzazione, e dev'essere periodicamente monitorato per scongiurare il pericolo di crollo. Per ridurre le vibrazioni, la viabilità del ponte è stata ristretta, a eccezione dei mezzi pubblici e delle moto, a un unico senso di marcia (dalla città verso il Borgo), e per entrare in città è necessario usufruire del Ponte della Libertà (detto anche Ponte dell'Impero).

Nel 2005, in occasione del 50º anniversario della morte di Albert Einstein, nella parte centrale del ponte è stata posta una targa con queste parole: "Die schöne Brücke in Pavia habe ich oft gedacht" ("Ho spesso pensato a quel bel ponte di Pavia"), iscrizione che riporta una frase scritta dal grande scienziato in una lettera del 1947 indirizzata a un'amica italiana e che si riferiva al periodo da lui trascorso, quindicenne, a Pavia. La famiglia Einstein si era trasferita nel 1894 dalla Germania dapprima a Milano (in via Bigli, 21) e poi a Pavia (in via Ugo Foscolo, 11 - Casa Cornazzani) dove aveva trascorso circa un anno.

Il quartiere di Pavia al di là dal Ponte Coperto, sulla riva destra del Ticino, è chiamato Borgo Ticino. La parte più caratteristica del quartiere è quella situata sull'argine basso del fiume; la si raggiunge, dopo aver attraversato il ponte provenendo dal centro storico, girando subito a sinistra in via Milazzo. Subito dopo il ponte si trova un monumento in bronzo: una statua che ritrae una lavandaia, una delle donne che nei secoli scorsi lavavano i panni dei cittadini nel Ticino. Più avanti si trovano le case basse caratteristiche del Borgo Basso (Burg-à-bass in dialetto pavese), soggette a sporadici allagamenti in corrispondenza delle esondazioni del fiume, in piena mediamente ogni decina d'anni.


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sabato 28 febbraio 2015

LA QUALITA' DELL'AMBIENTE A MILANO

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L'abbondanza d'acqua a Milano ha provocato due ritardi storici di non poco conto: fu una delle ultime grandi città europee a dotarsi di un acquedotto e l'ultima di un sistema di fognatura e, più tardi, di depurazione delle acque. Progettati entrambi dall'ingegner Felice Poggi, entrarono in funzione rispettivamente negli anni successivi al 1890 e al 1888. Per l'acqua potabile, Milano (caso abbastanza raro) si approvvigiona, con risultati quantitativi e qualitativi di ottimo livello, esclusivamente sulla propria falda e per lo smaltimento si è affidata, sino alle soglie del duemila, al deflusso nel sistema irriguo di origine medievale, praticando una sorta di "depurazione biologica" ante litteram.

Dal 2005 un sistema di tre depuratori a sud della città rilascia solo acque trattate e depurate con i limiti previsti dalle norme nazionali e comunitarie.

Meno favorevole la situazione sulla qualità dell'aria, anche se nel 2012, risultano dimezzati i giorni di superamento dei livelli i biossido di azoto (39 contro gli 81 del 2011), in netto calo (-25) anche quelli di allarme per il Pm10 e livelli minimi anche per il benzene (1,80 microgrammi per metro cubo, dopo che nel passato aveva quasi toccato quota 8). Merito di un meteo abbastanza favorevole, ma anche delle 10.000 auto in meno immatricolate (716.000) e dei 3,6 milioni in meno entrate in città, frutto della crisi e delle politiche per la mobilità. Il trasporto pubblico, infatti, ha registrato circa 1,7 milioni di passeggeri giornalieri, 7,5 in più rispetto al 2011.

La descrizione climatica della città ha messo in luce come spesso si creino condizioni per il ristagno atmosferico; se a ciò si aggiunge l'estensione della conurbazione, l'intensità del traffico, e per i mesi invernali la diffusione "puntiforme" degli impianti di riscaldamento domestico, si ha il quadro complessivo per cui il capoluogo ambrosiano registra per molti giorni all'anno condizioni al limite del blocco del traffico. Negli anni più recenti sono stati assunti provvedimenti indirizzati soprattutto a scoraggiare il pendolarismo dei mezzi privati (Ecopass, sosta a pagamento mattutina anche in periferia, oltre alla nuova "area C") e i frequenti blocchi della circolazione, soprattutto festivi, imposti a un'area più estesa di quella del capoluogo.

Il provvedimento Area C è valso a Milano il prestigioso premio Transport Achievement Award 2014 dell'OCSE per i risultati che Area C ha conseguito: il traffico in centro si è ridotto di circa il 30% (del 7% nel resto della città), si è verificato un calo della domanda di sosta del 10% e un aumento della produttività per quel che riguarda la consegna merci del 10%. Inoltre sono calati gli incidenti del 26% in centro, si sono ridotte le emissioni inquinanti (-10% PM10 e -35% CO2) e sono aumentate sia la velocità dei mezzi di trasporto pubblico (+6,9% autobus e +4,1% tram) sia l’utilizzo di veicoli a basse emissioni dal 9.6% del totale al 16.6%). Milano è ai vertici in Europa per quel che riguarda la raccolta differenziata. In un quadro complessivo di riduzione dei rifiuti urbani (-2,66%), sono 149 i chilogrammi per abitante di differenziata che vengono recuperati, a fronte dei 123 di Vienna, dei 117 di Monaco, dei 105 di Berlino e dei 76 di Parigi.

Con pedaggi urbani di Milano si intendono alcuni sistemi di accesso a pagamento alla zona centrale di Milano, istituiti per scoraggiare l'utilizzo dei mezzi privati di trasporto a motore più inquinanti, ridurre il traffico e l'inquinamento, e ricavare fondi per investimenti nel trasporto pubblico.

Il primo pedaggio urbano istituito a Milano, chiamato Ecopass, entrò in vigore il 2 gennaio 2008: imponeva un pedaggio d'ingresso a conducenti di alcune categorie di automezzi privati per poter accedere alla zona a traffico limitato (ZTL)-Cerchia dei Bastioni (8,2 km² su una superficie totale di 181 km² della città di Milano), le sue modalità di applicazione rimasero pressoché immutate fino al 31 dicembre 2011, venendo quindi sostituite dal 16 gennaio 2012 da quelle del sistema detto "Area C", avente diversa tariffazione e nuovi divieti di ingresso.
L'elevato volume del traffico automobilistico nel centro cittadino milanese e il conseguente inquinamento dell'aria costituiscono da decenni uno dei maggiori problemi della città.

Un primo tentativo di affrontarlo avvenne nel 1995 con l'introduzione di vaste zone con parcheggi a pagamento nel piano del traffico cittadino. Dal 1999 si inizio' a discutere e proporre l'introduzione di una zona a traffico limitato.

Durante la campagna elettorale 2006, Letizia Moratti promise di introdurre "un pedaggio per tutti i veicoli non residenti, proporzionale alle emissioni inquinanti". L'Ecopass entrò in funzione un anno e mezzo dopo la vittoria elettorale, il 12 gennaio 2008, e con misure più morbide di quelle prospettate, con l'obiettivo di ridurre del 10% il traffico in centro. Il provvedimento non fu pienamente condiviso anche da esponenti della maggioranza di Palazzo Marino, comportando l'uscita dalla giunta dell'assessore alla salute Carla De Albertis, e le costanti contestazioni di rappresentanti di Alleanza Nazionale e della Lega Nord. L'ex sindaco Gabriele Albertini lo definì «una misura impopolare, iniqua, inefficace e probabilmente illegittima».

Il 16 novembre 2009 Edoardo Croci, assessore al traffico eletto nel 2006 per la Lista Moratti e redattore del progetto Ecopass, venne sollevato dall'incarico da Letizia Moratti. In un'intervista Croci sosteneva che la sua esautorazione era dovuta a "logiche politiche" e non era legata al lavoro da lui svolto.

Inizialmente era prevista una sperimentazione di un anno, al seguito della quale si sarebbe deciso se allargare il provvedimento alla cerchia della filovia 90-91 ossia alla circonvallazione esterna, se estendere il pagamento del pedaggio anche ai veicoli meno inquinanti e se aumentare le tariffe. In realtà, l'unica modifica alla "sperimentazione" venne dopo gli stati generali del centrodestra del maggio 2010, quando fu deciso di eliminare l'esenzione per i veicoli diesel Euro IV ed Euro V senza filtro antiparticolato. Nel frattempo, il numero delle auto soggette al pedaggio è stato in costante diminuzione, a causa delle sempre maggiori deroghe concesse dall'amministrazione comunale e dell'evoluzione del parco automobilistico verso le vetture euro V.

Gli incassi dell'Ecopass, che avrebbero dovuto finanziare interventi di mobilità sostenibile, sono stati solo parzialmente utilizzati per il sistema di bike-sharing BikeMI.

Nel 2010 Moratti nominò una "commissione di esperti", su indicazioni dei partiti, e guidata dall'assessore al traffico Riccardo De Corato, per valutare i risultati e stilare nuove proposte in tema di regolazione del traffico: dal passaggio al sistema di congestion charge, alle targhe alterne o alla fine del sistema ecopass. Il rapporto, presentato nel marzo 2011, indicava quattro raccomandazioni per il potenziamento del sistema: modulazione su due tariffe (2 € e 5 €) anziché tre, e una tripla estensione: a tutti i veicoli esclusi (passaggio al sistema di congestion charge), alle ore notturne dopo le 19.30, e alla cerchia filoviaria del 90/91.

Il sindaco prima decise di rimandare ogni decisione su Ecopass a dopo le elezioni del 2011, prolungandone lo status quo fino al 30 settembre 2011 e annunciando un referendum popolare sulla materia per il 12 giugno (cui la Lega Nord aveva annunciato campagna per il no). Quindi inserì la prosecuzione di Ecopass nel programma elettorale. Infine, a seguito del risultato del primo turno elettorale, preannunciò l'abolizione del pedaggio, tramite la gratuità per tutti i residenti in città a partire dal 1º ottobre, in caso di sua vittoria al ballottaggio.

La giunta Pisapia, che ha sostituito la precedente nella primavera del 2011, ha prolungato il sistema Ecopass fino alla fine di dicembre 2011 e contemporaneamente ha elaborato un diverso sistema, chiamato "Area C", in vigore dal 16 gennaio 2012 per un periodo di sperimentazione di 18 mesi. Il sistema prevede sempre il pagamento di un pedaggio, denominato "congestion charge", applicato dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 19.30 e maggiori divieti di ingresso nella zona ed il parcheggio gratuito per due ore del veicolo, se parcheggiato entro le strisce blu, e se classificato come veicolo di servizio (Codici ATECORI A 01-03, C 10-33, F 41-43, G 45-47, H 49-53,J 58.1, I 55-56, Q 86-88, N 81-82, S 95-96).
L'elevato volume del traffico automobilistico nel centro cittadino milanese e il conseguente inquinamento dell'aria costituiscono da decenni uno dei maggiori problemi della città.

Dal 16 gennaio 2012 l'accesso alla ZTL Cerchia dei Bastioni è sottoposta ad Area C. Le novità introdotte sono il divieto di circolazione nell'area per i mezzi più inquinanti, l'uniformità del costo del pedaggio giornaliero, elevato a 5 euro, indistinto per tutti i tipi di vetture alimentate a benzina e diesel ammesse a transitare entro l'area, l'estensione del pedaggio (ridotto a 2 euro) anche per i residenti nell'area, dopo 40 accessi giornalieri annuali. L'accesso alla ZTL è gratuito per veicoli elettrici, motorini e moto (senza vincolo di cilindrata).

In accordo a stime di esperti, la nuova tariffazione dovrebbe far entrare nelle casse comunali circa 30 milioni di euro all'anno, triplicando il fatturato rispetto a quella precedente.

L'ingresso può essere pagato tramite Telepass (in seguito a autorizzazione online), RID bancario pre-autorizzato, presso le tabaccherie, le edicole, Atm point, attraverso il sito ufficiale del Comune di Milano, chiamando il centralino Area C, presso i bancomat di Intesa Sanpaolo o attraverso i parcometri.

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mercoledì 18 febbraio 2015

COMO : LA CITTA' DI VOLTA

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Como (in italiano standard /ˈkɔːmo/, pronuncia locale /ˈkoːmo/; in dialetto comasco Comm /kɔmm/, Novum Comum in Latino) è un comune italiano di 84.834 abitanti capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia. È il quinto comune della regione per popolazione alle spalle di Milano, Brescia, Monza e Bergamo.

Città di confine in bilico tra differenti culture, Como è "capitale" del suo lago, che attrae turismo internazionale legato allo scenario naturale, ed è centro industriale basato sull'industria della seta (attività tipicamente comasca).

Il centro della città è situato sul lungolago, intorno alla piazza del Duomo, una delle maggiori cattedrali dell'alta Italia. Il nucleo storico presenta ancora l'aspetto dell'originario castrum romano, con mura medievali ben conservate e grandi torri di vedetta (Porta Torre, Torre Gattoni, San Vitale). Notevoli sono le chiese di S. Abbondio e S. Fedele, cuore della città murata, mentre autentici capolavori sono i palazzi razionalisti eretti dal comasco Giuseppe Terragni: la Casa del Fascio, il Monumento ai Caduti, l'Asilo Sant'Elia e il Novocomum. Nei pressi, il Tempio Voltiano custodisce alcuni cimeli dello scienziato Alessandro Volta, altro illustre comasco, inventore della pila elettrica. Villa Olmo è sede di mostre d’arte di alto livello mentre la funicolare che collega la città al monte di Brunate completa l'itinerario della visita. Sono classiche le gite in battello sul lago.
Como è situata sull'estremità meridionale del ramo occidentale del lago di Como, in una piccola conca circondata da boscose colline moreniche. Al ritiro del ghiacciaio würmiano, la piana, oggi occupata dal centro cittadino, venne progressivamente interrata dai sedimenti portati dal torrente Cosia, che sfocia al Prà Pasquee.

Confina direttamente con la Svizzera e dista circa 40 km da Milano.

Gli autori classici, a cominciare da Plinio il Vecchio che riporta le parole di Origines, un'opera di Catone il Censore andata dispersa, attribuiscono la fondazione di Como alla stirpe degli Orobi. Numerosissime sono le testimonianze archeologiche venute alla luce a partire dal XIX secolo. Esse ci attestano nel primo millennio a.C. il fiorire di una civiltà, chiamata cultura di Golasecca, che colloca il comprensorio protourbano di Como, soprattutto a partire dalla metà del VII secolo a.C. fino alle invasioni galliche del IV secolo a.C., come centro di un vasto territorio, culturalmente uniforme, esteso da Bergamo fino al Ticino. In questi secoli Como, che non era ubicata nella sede attuale, ma più a sud, dove oggi è localizzata la frazione di Prestino, sviluppò una civiltà che viene chiamata comense o della Ca' morta, dal nome della necropoli comasca, dove Como trova il suo ruolo di intermediazione commerciale e culturale tra la civiltà villanoviana e le civiltà celtiche d'oltralpe (Cultura di Hallstatt).

A partire dal IV secolo a.C. l'abitato di Como si andò spopolando e le sue necropoli esaurendo. Con l'arrivo dei Galli, che scardinano il sistema preesistente, Como perde la sua importanza ed entra in un periodo di declino. Rimane insoluto il problema dell'ubicazione del Comum oppidum, il centro comasco conquistato dai romani nel 196 a.C. È possibile che, pur ridotto di dimensioni, si limitasse a occupare un'area sulle colline che gravitano intorno a Prestino alle pendici del monte Croce.

Nel 196 a.C. la Gallia cisalpina venne definitivamente conquistata dal console Marco Claudio Marcello il quale stipulò un foedus aequum per legare in un'alleanza i vinti a Roma, concedendo lo ius Latii. In seguito a una terribile invasione dei Reti, nell'89 a.C., per volere di Pompeo Strabone l'antico oppidum fu ricostruito, rispettando la precedente locazione sulle colline, e riorganizzato amministrativamente, come il resto della regione, attraverso la Lex Pompeia de Transpadanis. Nel 77 a.C. nel villaggio furono insediati 3.000 coloni per iniziativa di Gaio Scipione, forse soldati destinati a prevenire le scorrerie dei barbari. Nel 59 a.C. Cesare, in vista di una probabile espansione transalpina e considerando il territorio comense strategicamente importante per la difesa della penisola, fece varare la Lex Vatinia con la quale si fece autorizzare a fondare una colonia. Cesare fece allora bonificare l'area prospiciente il lago deviando i torrenti Cosia, Valduce e Fiume Aperto e vi insediò 5.000 coloni tra cui 500 greci che ottennero anche la cittadinanza romana, ai quali si fa ricondurre l'origine etimologica di località come Corenno (Corinto), Lenno e Lemna (Lemnos), Nesso (Nasso). Nel 49 a.C. Como divenne un municipium. Durante il I secolo d.C. - massimo splendore dell'Impero Romano - la crescita cittadina fu aiutata dalle donazioni di Plinio il vecchio e di Plinio il giovane, entrambi comaschi, che fecero erigere una biblioteca e uno spazio termale, oltre che due ville sul lago oggi non più esistenti. Nel 354 venne esiliato sul Lario il futuro imperatore Flavio Claudio Giuliano. Como fu attivamente interessata dallo scisma tricapitolino o scisma dei Tre Capitoli (in greco antico τρία κεφάλαια, trîa kephálaia), una divisione all’interno della Chiesa avvenuta tra i secoli VI e VII, causata da un folto gruppo di vescovi, per lo più occidentali, che interruppero le relazioni con gli altri vescovi e con il papa, rifiutando le decisioni del Concilio di Costantinopoli II del 553. La separazione durò circa un secolo e mezzo ed interessò un vasto territorio, comprendente Italia del Nord, Dalmazia e Illirico. Molti vescovi dell'Italia Settentrionale, della Gallia e del Norico, non accettarono l'imposizione del concilio voluto da Giustiniano, anche perché già durante il concilio di Calcedonia, nel 451, i teologi antiocheni erano stati riammessi nelle loro sedi e la vicenda doveva essere chiusa. Pertanto, questi vescovi non si considerarono più in comunione con gli altri vescovi che avevano accettato supinamente la decisione imperiale. Tra questi "ribelli" all'autorità imperiale e conciliare c’erano i vescovi Ausano e Macedonio, a capo rispettivamente delle province ecclesiastiche di Milano e di Aquileia. Il loro dissenso si acuì ulteriormente ai tempi del successore di papa Vigilio, papa Pelagio I (556 - 561), il quale, dopo tentativi di chiarimento e persuasione, invitò Narsete a ridurre lo scisma con la forza. Narsete non volle però obbedire alla richiesta del Papa. Frattanto la Chiesa di Aquileia si era resa gerarchicamente indipendente ed il suo vescovo Paolino I (557 -569) fu nominato Patriarca dai suoi suffraganei (568: patriarcato autonomo) per sottolineare la propria autonomia. Le altre diocesi dipendenti dal metropolita di Aquileia (dei due, quello che aveva la sua sede proprio ad Aquileia longobarda) rimasero scismatiche. In particolare la diocesi di Como, il cui vescovo sant'Abbondio aveva avuto un ruolo diplomatico importante proprio durante la preparazione del concilio di Calcedonia, recise il rapporto di dipendenza dall'arcidiocesi di Milano e Como divenne suffraganea di Aquileia. La diocesi comense venera ancora oggi, con il titolo di santo, un vescovo, Agrippino (vescovo dal 607 al 617), che si mantenne in modo intransigente su posizioni scismatiche in opposizione anche alla sede romana. La Diocesi di Como rimase suffraganea del Patriarcato di Aquileia fino al 1789.

Durante l'alto medioevo Como subì l'invasione dei Goti prima e dei Longobardi poi; nel 951 scese in Italia l'imperatore Ottone I e tra i suoi sostenitori vi era anche Gualdone, vescovo di Como. Durante il periodo comunale, Como fu contesa tra le famiglie rivali dei Rusca (o Rusconi) e dei Vitani. In seguito alla Guerra decennale (1118-1127) tra Como e Milano, il 27 agosto 1127 Como venne assediata dalle forze milanesi, le mura e le abitazioni distrutte, gli abitanti dispersi.
Como non fece parte della Lega Lombarda contro il Sacro Romano Impero. Anzi, fu proprio grazie all'alleanza con i tedeschi che la città poté aspirare all'egemonia perduta. Con l'aiuto dell'imperatore Federico Barbarossa, nel 1158, il Comune ricostruì la città distrutta dai milanesi il 27 agosto 1127, riedificò e ampliò le mura di difesa con le sue imponenti torri di Porta Torre, San Vitale e Porta Nuova (o Torre Gattoni). Restaurò quindi il Castel Baradello, potenziandolo con la costruzione della poderosa torre e delle altre strutture. Nel 1159 ospitò lo stesso Barbarossa con la consorte Beatrice di Borgogna, di passaggio sul Lario.

In questi anni di effimera gloria Como ebbe la sua vendetta partecipando alla distruzione di Milano nel 1162 e dell'Isola Comacina nel 1169, piccola roccaforte lacustre alleata dei milanesi nella guerra decennale.

Con un diploma datato 23 ottobre 1178, Federico Barbarossa donò alla Chiesa e alla Comunità di Como - in premio della loro fedeltà - il Castel Baradello e la Torre di Olonio a Sorico.

Con Azzone Visconti Como entrò definitivamente nell'orbita viscontea. Alla morte di Gian Galeazzo Visconti, avvenuta nel 1402, Franchino II Rusca tentò di instaurare a Como una signoria personale. Seguì un periodo di devastazioni e stragi fino al 1416 quando Como si consegnò a Filippo Maria Visconti. Alla morte di quest'ultimo (1447) Como conobbe un breve periodo d'indipendenza con la sua "Repubblica di Sant'Abbondio", che durò tuttavia solo fino al 1450, quando la città si sottomise a Francesco Sforza, duca di Milano.

Nell'ottobre del 1525 Como veniva occupata da Don Pietro Arias, inviato da Antonio de Leyva, con 200 spagnoli, che smantellarono tra l'altro il Castel Baradello. Nel 1694 venne ordinato sacerdote a Como il gesuita Giovanni Girolamo Saccheri, padre delle geometrie non euclidee. Da allora Como seguì le sorti del Ducato di Milano e del Regno Lombardo-Veneto.
Nel 1768, il fisico Giulio Cesare Gattoni eresse in città il primo parafulmine italiano. Nel 1797 arrivò Napoleone, che a Villa Saporiti annunciò la costituzione della Repubblica Cisalpina, mentre il 24 dicembre 1837 nacque la figlia di Franz Liszt, Cosima, futura moglie di Wagner. Il 27 maggio 1859, in seguito alla Battaglia di San Fermo, Giuseppe Garibaldi al comando dei Cacciatori delle Alpi liberò la città dall'occupazione austriaca.

Nel 1899 Como ospitò una grande Esposizione Voltiana per celebrare il 1º centenario dell'invenzione della pila da parte di Alessandro Volta (1745-1827), suo più illustre cittadino.

In occasione del 1º centenario della morte di Alessandro Volta, a Como venne organizzato il Congresso internazionale dei Fisici del 1927 che aprì ufficialmente l'era della meccanica quantistica nella comunità scientifica internazionale. Fu l'ultima occasione in cui la città ospitò un evento di portata mondiale. Sei anni più tardi, Albert Einstein arrivò in città per visitare il museo Voltiano.

Durante la Seconda guerra mondiale Como venne risparmiata dai bombardamenti.

Nell'aprile del 1945 la città fu teatro della fuga e delle vicende legate all'arresto e alla fucilazione di Benito Mussolini e dell'epilogo del regime fascista.

Nell'estate del 1949 si tenne in città una conferenza a cui partecipò anche Enrico Fermi (lo stesso Fermi nel 1954 tenne sul lago, a Villa Monastero di Varenna, la sua ultima seduta pubblica).

Gli anni cinquanta e sessanta vengono ricordati per l'operato del sindaco Lino Gelpi, che fece di tutto per abbellire la città, smantellando lo scalo merci delle Ferrovie dello Stato realizzando al suo posto il parco a lago e creando la passeggiata di Villa Olmo. Coprì inoltre il torrente Cosia con una strada a grande scorrimento - la cosiddetta "tangenziale" - per cercare di liberare il centro dalla morsa del traffico (il triangolo Como-Milano-Varese detiene il maggior numero di veicoli in Italia).

Numerose sono le opere che si possono ammirare nella città:
La Basilica di San Carpoforo, romanica.
La Basilica di Sant'Abbondio (chiesa romanica con affreschi dell'XI secolo).
La Basilica di San Fedele, romanica.
Il Duomo di Como (costruito tra il XIV e il XVIII secolo il quale detiene il titolo di Cattedrale).
La chiesa di Sant'Agostino che conserva la tela della Nascita di Maria del Morazzone.
La chiesa di San Giacomo
Il santuario del Ss. Crocifisso
Il Broletto (municipio antico).
Villa Olmo.
La sede del conservatorio cittadino, già Ospedale grande di sant'Anna, completato nel 1485.
Il Tempio Voltiano (museo Alessandro Volta).
Il Palazzo Novocomum (o "Transatlantico"), opera del razionalismo italiano (di Giuseppe Terragni).
La Casa del Fascio, opera del razionalismo italiano (di Giuseppe Terragni).
Il Monumento ai caduti (di Giuseppe Terragni).
L'Asilo Sant'Elia, opera del razionalismo italiano (di Giuseppe Terragni).
Il Castel Baradello, medievale.
Le Mura di Como, romane e medievali.
Necropoli della Ca' morta
Prestino, scavi di via Isonzo
Rondineto, Camere scavate nella roccia
Brecciago, strutture dell'insediamento protostorico
Terme romane, viale Lecco
Villa romana, via Zezio
Mura cittadine romane, cortile scuola media Parini via C. Cantù e sotterranei ex setificio via Carducci.
Cerchio votivo, nei pressi del cantiere del nuovo Ospedale Sant'Anna (Montano Lucino, località Tre Camini).

Diverse sono le feste folkloristiche:
La festa di Sant'Abbondio.
Quella di Sant'Abbondio è la festa patronale di Como, che si celebra il 31 agosto nella chiesa omonima. La tradizionale fiera ha luogo nei pressi della basilica ed è animata da iniziative come la degustazione dei piatti tipici, la vendita dei prodotti artigianali e la mostra zootecnica, con l’esposizione di decine di animali come mucche, tori e vitelli provenienti dagli allevamenti della provincia. All'inizio la fiera era una semplice festa contadina che usava benedire le mucche; questa tradizione è ancora oggi mantenuta.

Il Santissimo Crocifisso.
È la venerazione del Crocifisso, collegata alla processione del Venerdì Santo e all’anello del miracolo. Durante la Processione del 1529, il Crocifisso spezzò le catene che il governatore spagnolo aveva eretto per timore di un'imboscata da parte dei francesi. Il Crocifisso viene esposto alla venerazione dei fedeli tutti gli anni dal martedì Santo fino al venerdì Santo nella chiesa che era dedicata a S. Pietro da Morone (Papa Celestino V) e oggi è dedicata proprio al Ss. Crocifisso e baciata da migliaia di fedeli. Fuori, lungo le mura del centro storico, ha luogo il mercato delle bancarelle, che dal giovedì prima di Pasqua anima la città con circa 160 ambulanti provenienti da tutta Italia coi prodotti più originali.

La Sagra di San Giovanni Battista.
La celebrazione di San Giovanni Battista vede la rievocazione delle guerre medievali lariane, combattute sul lago nel 1169 e che videro l'esercito comasco opposto alla roccaforte dell'Isola Comacina. Ogni anno, il sabato sera più vicino al 24 giugno, ha luogo l'incendio dell'isola sotto forma di uno spettacolo pirotecnico. La flotta della navigazione, con orchestra e ballo a bordo, salpa da Como alla volta dell'isola caricando migliaia di passeggeri. La sfilata dei battelli rievocherebbe l'arrivo dell'esercito comasco e della sua flotta.

La festa di Sant'Antonio abate.
Ogni 17 gennaio, festa di Sant'Antonio abate, davanti alla chiesa di Sant'Agostino, ha luogo la benedizione delle automobili e degli animali. Sul sagrato si svolge la minuscola fiera a base di dolciumi e castagne (tipiche anche le castagne bianche da mangiare col latte). Una nota particolare merita la Pampara, sorta di bastone decorato con dolci e piccoli giochi per bambini.

La cannonata delle ore 12.
Ogni giorno, alle ore 12.00 in punto, si può sentire distintamente in tutta l'area urbana che si affaccia sul lago un colpo di cannone sparato a salve che scandisce lo scoccare del mezzogiorno. Il cannone è situato alle pendici di Brunate, visibile durante la salita con la funicolare verso il paese che sovrasta la città.

Il Santuario della Madonna del Prodigio di Garzola.
Il Santuario conserva al suo interno un'immagine sacra di Maria Santissima con il Bambino che è venerata col titolo di Nostra Signora del Prodigio e che papa Giovanni XXIII elesse patrona dei naviganti. La preziosa effigie bizantina è legata a un fatto prodigioso avvenuto il 12 settembre 1669 nel mare Adriatico. Una nobile famiglia, fuggitiva da Candia, in viaggio verso Venezia durante una terribile tempesta vide galleggiare il quadro sacro in mezzo ai flutti, lo ripescò, chiese protezione alla sacra immagine ed evitò il naufragio, fu considerata per questo protettrice dei naviganti. Nel 2008 il vescovo Diego Coletti fece collocare sul tetto del santuario della Madonna del Prodigio la statua dorata della Madonna un tempo sulla cuspide della chiesa dell'ex seminario: ora "la Madunina de Comm" veglia sull'intera città.
Festival Como Città della Musica - Festival estivo organizzato dal Teatro Sociale di Como e dal Comune dedicato alla musica nei luoghi più caratteristici e suggestivi della città. Da Villa Olmo a Palazzo Natta, dal Castel Baradello al Chiostro di Sant'Abbondio un susseguirsi di appuntamenti ricchi di emozioni e suoni per ogni età. Una lunga festa che nel mese di luglio anima la città.
Parolario- Manifestazione culturale legata alla fiera del libro, che vede la partecipazione di alcuni tra i maggiori nomi della letteratura e del giornalismo italiano. Si svolge all’inizio di settembre per due settimane.
L'Autunno musicale - Festival dedicato alla musica classica. In autunno ha pure luogo la breve stagione lirica del teatro "Sociale".
La Città dei Balocchi - È così nominata la manifestazione natalizia rivolta soprattutto ai bambini. Dura circa un mese.
All'inizio di settembre si svolge a Como il Palio del Baradello, rievocazione storica che prende il nome dal Castel Baradello. Fonti storiche narrano che nel "mese di giugno, anno del Signore 1159, l'imperatore Federico I di Svevia, dopo aver sconfitto Milano con il determinante contributo delle truppe di Lodi, Cremona, e Pavia ma soprattutto comasche, riconoscente, giunge in visita a Como. La città alleata gli tributa gran festa e accoglienza: si organizzano in suo onore gran banchetti, luminarie, parate e gare sul lago." Il palio nasce nel 1981 e coinvolge le contrade storiche della città (Borgo di Rebbio, Borgo di Sant'Agostino, Borgo della Roggia Molinara, Contrada della Cortesella, Borgo di Camerlata, Borgo di San Martino, Borgo di Tavernola) e alcuni comuni del territorio lariano (Brienno e Cernobbio) che si sfidano per la conquista del “pallium”, drappo di seta dipinto a mano, ogni anno, da valenti artisti comaschi. Esso si articola attraverso tre gare ufficiali: la cariolana, corsa storica con le carriole, la giostra del saraceno, dove il Cavaliere di ciascun Borgo scende in campo galoppando sul proprio destriero e cerca di colpire il bersaglio del simulacro prima del proprio antagonista, sceso anch'esso in campo, ottenendo in tal modo il diritto a incontrare l'avversario successivo e il tiro alla fune, che ha sostituito dal 2005 la regata, gara remiera con le caratteristiche lucie.
Il LakeComo Festival, fondato nel 2006 propone una stagione musicale di musica da camera classica e contemporanea utilizzando ville e sedi storicamente rilevanti del Lago di Como e proponendo importanti artisti internazionali. La sezione primaverile si svolge principalmente sul lago e in Brianza, la sezione autunnale riserva invece una finestra sulla città di Como e utilizza come sede la pinacoteca civica.

Como ha legato il suo nome a diverse personalità, diversamente celebri:

Plinio il Vecchio - Naturalista, scrittore e storico romano (23 - 79)
Plinio il Giovane - Scrittore e uomo politico romano (61 - 113)
Felice di Como - Primo vescovo di Como e santo 
Amanzio di Como - Terzo vescovo di Como e santo 
San Giovanni Oldrati - Presbitero e santo (1100 - 1159)
Napoleone della Torre - Il più potente signore della nobile Casata di parte guelfa 
Raimondo della Torre - Vescovo di Como (1262-1274) e patriarca di Aquileia
Paolo Giovio - Medico, storico e biografo (1483 - 1522)
Feliciano Ninguarda - Vescovo di Como (1524 - 1595)
Gasparo Mola - Medaglista e orafo (1571 - 1640)
Beato Papa Innocenzo XI - Papa (1611 - 1689)
Carlo Stefano Anastasio Ciceri - Cardinale e vescovo di Como (1616 - 1694)
Giovanni Girolamo Saccheri - Gesuita, padre delle geometrie non euclidee (1667 - 1733)
Alessandro Volta - Fisico e inventore (1745 - 1827)
Carlo Romanò - Vescovo di Como (1789 - 1845)
Martino Anzi - Presbitero, naturalista, storico, pioniere dell'alpinismo, patriota e botanico (1812 - 1883)
Cosima Liszt - Figlia di Franz Liszt e moglie di Richard Wagner (1837 - 1930)
Enrico Caporali - Filosofo (1838 - 1918)
Carolina Ferni - Violinista e cantante (1846 - 1926)
Guido Ravasi - Imprenditore tessile (1877 - 1946)
Carlo Linati - Scrittore e commediografo (1878 - 1949)
Corrado Venini - Militare decorato con Medaglia d'Oro al valore (1880 - 1916)
Francis Clivio - Imprenditore tessile (1887 - 1934)
Antonio Sant'Elia - Architetto (1888 - 1916)
Francesco Casnati - Letterato e giornalista (1892 - 1970)
Adriano Auguadri - Militare decorato con Medaglia d'Oro al valore (1897 - 1941)
Luigi Picchi - Musicista (1899-1970)
Mario Radice - Pittore (1900 - 1987)
Manlio Rho - Pittore (1901 - 1957)
Giuseppe Massina - Alpino, medaglia d'oro al valor militare (1901 - 1937)
Carla Porta Musa - Scrittrice, saggista e poetessa (1902 - 2012)
Giuseppe Terragni - Architetto (1904 - 1943)
Aldo Galli - Pittore (1906 - 1981)
Mario Martinelli - Politico, più volte ministro della Repubblica, sottosegretario, deputato e senatore (1906 - 2001)
Bruno Munari - Artista e designer (1907 - 1998)
Piero Collina - Poeta e scrittore (1910 - 1983)
Aldo Buzzi - Scrittore e architetto (1910 - 2009)
Giorgio Perlasca - Funzionario e commerciante (1912 - 1992)
Piero Caldirola - Fisico (1914 - 1984)
Antonio Ratti - Imprenditore tessile (1915 - 2001)
Gianfranco Miglio - Scienziato della politica(1918 - 2001)
Anita Corridori - cantante lirica (1922 - 1974)
Morando Morandini - Critico cinematografico (1924)
Bernardo Malacrida - Attore e regista (1925 - 2003)
Franco Longoni - Imprenditore serico, sportivo (1925 - 2011)
Ernesto Casnati - Fisico medico (1928)
Gianni Clerici - Tennista, giornalista e scrittore (1930)
Bruno Maggioni - Presbitero e biblista (1932)
Enrico Mantero - Architetto e professore universitario (1934 - 2001)
Giuseppe Pontiggia - Scrittore e critico letterario (1934 - 2003)
Giuliano Collina - Pittore (1938)
Mario Biondi - Scrittore, poeta, critico letterario e traduttore (1939)
Arturo Merzario - Pilota automobilistico (1943)
Emiliano Mascetti - Calciatore e direttore sportivo (1943)
Gigi Meroni - Calciatore (1943 - 1967)
Marco Ferradini - Cantautore (1949)
Emanuele Vezzoli - Attore (1958)
Fabrice Quagliotti - Tastierista dei rockets (1961)
Stefano Borgonovo - Calciatore ed allenatore del Calcio Como (1964 - 2013)
Paolo Sesana - Doppiatore (1970)
Diego De Ascentis - Calciatore (1976)
Gianluca Zambrotta - Calciatore (1977)
Floraleda Sacchi - Arpista, Compositrice, ideatore del LakeComo Festival (1978)
Davide La Rosa - Fumettista (1980)
Oscar Niemeyer - Allievo ed estimatore di Terragni, risiedette a Como per diversi anni (1982)
Paolo Sammarco - Calciatore (1983)
Ben Spies - Pilota Moto GP, campione Superbike nel 2009 (1984)
Claudio Corti - Pilota del motomondiale: classe Moto 2 (1987)
Erika Fasana - Ginnasta, componente della squadra italiana olimpica ai Giochi della XXX Olimpiade (1996).

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