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martedì 26 maggio 2015

LA CHIESA DEL SANTISSIMO REDENTORE A LEGNANO

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La Chiesa del Santissimo Redentore o semplicemente Chiesa del Redentore è sita  nel quartiere di Legnarello. Si tratta di uno dei rioni originali del Carroccio, e ciò è testimoniato da un documento nel 789 inerente la permuta di terreni della zona. La costruzione dell’edificio di culto ebbe inizio nel 1901 e la consacrazione avvenne nel 1902 dal Cardinal Andrea Ferrai.

La prima pietra della chiesa dedicata al Santissimo Redentore fu posta il 26 maggio 1901. Venne terminata a meno di un anno di distanza dall'inizio dei lavori grazie ai contributi di Barbara Melzi, dall'arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari e dalle elargizioni di molti parrocchiani legnarellesi. Fu consacrata dall'arcivescovo Andrea Carlo Ferrari il 30 novembre 1902.

La chiesa, che è di stile romanico lombardo, possiede tre navate che sono divise da due file di colonne in marmo e che terminano con un'abside. Sulla sommità delle colonne sono presenti dei capitelli su cui sono raffigurati i simboli della cristianità. Il soffitto è a capriate in legno.

L'altare maggiore e il pulpito, in marmo di Carrara, sono in stile bizantino e sono ispirati agli altari e ai pulpiti della basilica di Sant'Ambrogio di Milano e delle basiliche bizantine presenti a Ravenna. Influenzato dalla basilica milanese è anche il campanile. L'esterno della chiesa è a mattoni a vista e pietra di serizzo. Sulla sinistra della chiesa è presente un edificio ottagonale che è destinato a battistero. Nel 1923 sono stati realizzati, nelle lunette della facciata e del battistero, dei mosaici che si rifanno alla figura del Santissimo Redentore, a cui la chiesa è dedicata.

Nell'abside è dipinta, su uno sfondo color oro, la trasfigurazione di Gesù. L'interno della chiesa è impreziosito da affreschi. Notevoli anche una via Crucis in formelle di bronzo e le vetrate delle finestre. Queste ultime sono ad arco tondo superiore. La chiesa del Redentore ospita un dipinto del 1635 di Giambattista e Francesco Lampugnani proveniente dalla chiesa della Purificazione che rappresenta la Purificazione.





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LA CHIESA DI SANTA RITA A LEGNANO



La chiesa di Santa Rita (o chiesa della Purificazione) si trova in corso Sempione, annesso all'istituto scolastico privato Barbara Melzi (già convento di suore Canossiane), in origine dedicato alla "Purificazione". In seguito è stato intitolato a Santa Rita.

La chiesa della Purificazione (oggi S. Rita) per tre secoli è stata utilizzata come Parrocchia.
Nel 1584 il cardinale Borromeo la confermò cappellania del rione Legnanello.
Quando il cardinale Sfrondati di Cremona,nel luglio del 1586, eseguì per conto di Papa Gregorio XIII un'inchiesta in seguito al trasferimento, avvenuto due anni prima, della Prepositura da Parabiago a Legnano, definì Legnanello "una contrada lunga solo un'archibugiata", come dire un tiro di schioppo, cioè circa trecento metri. È certo comunque che era uno dei due nuclei più antichi di Legnano fin dall'epoca romana ed è anche il rione che più di ogni altro ha conservato le sue tradizioni popolari e religiose, come la Festa della Purificazione o "della Candelora", solennizzata ogni anno il 2 febbraio.
A riprova delle origini antichissime di Legnanello sembra addirittura che questa festa abbia avuto inizio nell'anno 687, cioè da quando Papa Sergio I introdusse la cerimonia della benedizione e dell'offerta delle candele.
A sottolineare come fosse importante questo rione è prova anche una concentrazione di cinque tra chiese e cappelle in questi trecento metri rilevati dal Cardinale Sfrondati: S. Erasmo, il tempio annesso al monastero di Santa Caterina che si trovava all'inizio di via Lampugnani all'attuale angolo con via Diaz, la chiesa della Madonnina sorta nel 1643 su un precedente oratorio, e Santa Maria Annunciata (ubicata sul Sempione) tra palazzetto Corio e la via Lampugnani. La quinta è infine la chiesa di Santa Maria della Purificazione, certamente già esistente nel XVI secolo, sempre su corso Sempione, oggi all'angolo con via Barbara Melzi, chiesa oggi annessa al complesso monastico delle Canossiane.
Una bolla papale datata 15 dicembre 1541 attesta che Papa Paolo III concedeva ad Andrea Moroni i benefici già tenuti dal defunto Melchiorre Bossi, designandolo cioè rettore della "cappellania di Santa Maria della Purificazione in borgo di Legnano" (Archivio segreto del Vaticano - registro n° 1556, f. 204: 1540).
La chiesa a quell'epoca era già dedicata a Santa Maria della Purificazione, ma secondo Sutermeister ed altri studiosi, aveva avuto forse altra denominazione, quando in precedenza era solo una cappelletta di più modeste dimensioni. La bolla papale la indica dunque come cappellania di Santa Maria della Purificazione e dal 7 agosto 1584, per disposizione del cardinale Carlo Borromeo, fu elevata a sede di coadiutoria titolare, una funzione che durò fino al 13 agosto 1898, giorno in cui il cardinale Ferrari la eresse parrocchia autonoma, in attesa della costruzione della nuova chiesa del SS. Redentore di Legnanello, i cui lavori, iniziati nel 1901, furono condotti a termine l'anno successivo. La chiesa della Purificazione, in epoca più recente dedicata a Santa Rita, è di linee semplici ma aggraziate.
La facciata è caratterizzata da un bel portichetto a quattro colonne portanti ; completano il frontale del tempio una finestra centrale, che dà la luce alla navata interna, e due laterali rotonde, con decorazioni in stucco costituite da festoni floreali e di frutta, eseguite nel 1890 dai fratelli Daniele ed Elia Turri, quando la chiesa fu ristrutturata con rifacimento anche della facciata. Negli anni ottanta, in occasione di un nuovo restauro della chiesa, vennero tolte due statue che figuravano sulla sommità della facciata. L'interno della chiesa è ad unica navata. Nel presbiterio vi sono affreschi di G. Battista e Francesco Maria Lampugnani (sec. XVII), autori anche delle decorazioni della volta dell'abside; sulla parete laterale destra vi sono infine due dipinti di autore ignoto.
Un piccolo altare secondario, a destra entrando, è sormontato da un dipinto che ritrae Santa Rita, alla quale è stata dedicata recentemente la chiesa, la quale, oltre che in occasione della festa liturgica della santa, viene tenuta viva al culto dal gruppo di preghiera "Rinnovamento nello spirito", con riunioni settimanali.

La festa religiosa coincide con quella della contrada Legnarello. Sembra che la ricorrenza della Candelora fosse già festeggiata a Legnarello nel 687, quando la Chiesa cattolica istituì la festività. Fino al XIX secolo, la festa della Candelora era festeggiata sul sagrato della chiesa della Purificazione. Con la costruzione della chiesa del Santissimo Redentore, i festeggiamenti della solennità religiosa vennero trasferiti presso il nuovo edificio religioso.

Il 2 febbraio di ogni anno la Chiesa cattolica festeggia la Candelora conosciuta per la benedizione delle candele che sono il simbolo di Gesù Cristo "luce per illuminare le genti" e che vengono offerte all'altare dai fedeli. La festa è anche detta della Purificazione di Maria, perché, secondo l'usanza ebraica, una donna era considerata impura del sangue mestruale per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù, infatti si ricorda la presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme, la quale era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi. Una curiosità popolare legnanese vuole che, proprio davanti alla Chiesa della Purificazione o di Santa Rita a Legnano, nota per il dipinto cinquecentesco della "Purificazione" di Giovanni Francesco Lampugnani che in seguito all'erezione nel 1901 della Chiesa del S.S. Redentore fu spostata al suo interno, numerose spose dell'anno si confidassero reciprocamente dichiarando semplicemente: "Caru ti, se mi 'l savévu, mai pù sa maridévu" ovvero cara te, se l'avessi saputo, non mi sarei mai sposata. E' proprio davanti alla Chiesa di Santa Rita quindi, la Santa dei "casi impossibili", una delle più amate per la sua esistenza vissuta come sposa e madre, poi come vedova e monaca agostiniana, che si ricorda il detto legnanese "Caru mi, caru ti". Oggi la Candelora coincide anche con la Festa della Contrada di Legnarello molto sentita in città.



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LA CHIESA DI SAN PAOLO A LEGNANO

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Dalla seconda parte degli anni sessanta, il rione Ponzella iniziò a conoscere un momento di grande espansione urbanistica. Si ebbe dunque la necessità di costruire una nuova chiesa, poiché la chiesetta del quartiere poteva ospitare al massimo un centinaio di fedeli.

Nel 1968, per edificare la nuova chiesa, venne acquistato, per 15 milioni di lire, un terreno 8500 metri quadri. Come soluzione provvisoria, in luogo della chiesa vera e propria, fu inizialmente edificato un prefabbricato.

Il 15 agosto 1970 fu eretta la nuova parrocchia, che nacque grazie all'apporto delle parrocchie legnanesi confinanti dei Santi Martiri e di San Magno, le quali rinunciarono a parte del loro territorio. La nuova parrocchia possedeva già, come luoghi di culto, la chiesa di Santa Maria Maddalena (o della Ponzella) e la cappella di San Bernardino.

La chiesa, inaugurata e benedetta dal cardinale Colombo il 26 settembre, fu dedicata a San Paolo apostolo per ricordare il 50° di ordinazione sacerdotale di Papa Paolo VI, che ricorreva in quell'anno.

L'edificio, di forma esagonale, è di linee architettoniche essenziali e la chiesa nel seminterrato, nata con tutti i limiti della provvisorietà (l'altare è ancora in legno), non ha opere d'arte di particolare pregio, salvo una tela di scuola senese del XIV secolo, attribuita a Matteo Di Giovanni, raffigurante la Madonnina (dono di don Romeo) e la copia di un mosaico del VI secolo d.C. che si trova a Ravenna nel Battistero degli Aviani con la più antica immagine conosciuta di San Paolo.



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LA CHIESA DEI SANTI MARTIRI A LEGNANO

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Dedicata ai santi Sisinnio, Martirio ed Alessandro (noti come i "Santi Martiri"). Il territorio della parrocchia potrebbe essere stato teatro della prima fase della battaglia di Legnano.

L'idea di costruire una chiesa parrocchiale nella zona dell'Oltrestazione nacque nel 1890. Tra le varie localizzazioni possibili, alla fine la scelta cadde sul quartiere Mazzafame (il nome deriva dalla fertilità del terreno, che "ammazzava la fame" nei periodi di carestia). All'epoca, questo rione, ad esclusione della zona lungo la via Novara, non era molto abitato, anche se era in costante espansione. I lavori di costruzione iniziarono nel 1904.

Il rione Mazzafame non era ancora molto popolato, come lo erano invece già le due fasce di territorio laterali alla via Novara e l'ubicazione in questa zona era quindi scontata. Nel 1990 l'inaugurazione del monumento di Enrico Butti, celebrativo della battaglia dei lombardi contro il Barbarossa, rinfocolò nei legnanesi l'amore e l'orgoglio di memorie storiche legate al Medioevo. Nacque così l'idea di dedicare ai Santi Martiri cristiani: Sisino, Martirio, Alessandro, le cui reliquie erano custodite nella chiesa milanese di S. Simpliciano, dove era sepolto l'arcivescovo Ariberto da Intimiano, che stando alla leggenda donò ai milanesi la croce lobata del Carroccio, incitandoli alla rivolta contro Federico I. La proposta della dedicazione ai Santi Martiri della nuova chiesa sarà più tardi caldeggiata dallo stesso arcivescovo Cardinale Andrea Ferrari. Nel realizzare l'edificio religioso, ultimato nel 1910, si cercò quindi di legarlo alle memorie connesse con la battaglia contro il Barbarossa.
Fu così che nell'altare di destra il pittore Matteo Meneghini affrescò una pala che raffigura i tre santi martiri con un'ambientazione paesaggistica che richiama la Valle di Non dove furono uccisi e un volo d'angeli in un cielo plumbeo. Questo altare fu inaugurato il 29 maggio 1919, anniversario del martirio dei santi patroni della parrocchia. Ai lati dell'altare spiccano anche due lapidi con i nomi dei parrocchiani morti nelle ultime due grandi guerre e i nomi delle città aderenti all'antica Lega Lombarda.
Sisinio, Martirio e Alessandro erano nati in Cappadocia e, ancora giovinetti nel IV secolo vennero mandati a Milano per essere istruiti nella fede dal vescovo S. Ambrogio. Attratti dall'ideale missionario furono inviati al vescovo di Trento, San Virgilio che li destinò nel 387 ad evangelizzare l'antica regione Anaunia, l'attuale Valle di Non. Dopo dieci anni a servizio della gente della Valle, il 29 maggio del 397, furono trucidati in un rito, detto degli Ambarvali, durante una festa pagana di carattere agreste nella località di Mecla, ora Sanzeno, dove era stata eretta una basilica a loro dedicata. Le reliquie dei tre martiri furono successivamente trasferite a Milano e custodite nella chiesa di S. Simpliciano.
A Sisinio, Martirio e Alessandro è legata una leggenda popolare, nata anche dalla coincidenza della loro morte con la battaglia di Legnano nel 1176. All'intercessione dei Santi Martiri le genti lombarde attribuiscono la vittoria di Legnano. Si narra infatti che nel giorno dello scontro tra le milizie milanesi e quelle del Barbarossa, tre colombe uscirono dalla chiesa di S. Simpliciano, dove erano custodite le loro reliquie, e andarono a posarsi sulla croce del Carroccio rimanendovi fino al termine della battaglia.

La facciata dell'edificio religioso, che è stata completata negli anni cinquanta del XX secolo, è in cotto con elementi in marmo bianco. La chiesa è a tre navate divise da una fila di colonne. Le due navate laterali sono più piccole di quella centrale. Il campanile è in stile moderno.

Di pregevole fattura sono la croce in ferro dell'altare maggiore, il coro e l'organo a canne di stagno. Alla destra del transetto sono presenti dei quadri raffiguranti la Via Crucis. Nell'altare di destra Matteo Meneghini ha affrescato una pala che rappresenta i tre santi collocati su uno sfondo raffigurante un volo di angeli in un cielo nuvoloso. Il paesaggio dello sfondo ricorda la val di Non, dove furono martirizzati i tre santi. Ai fianchi di questo altare altare sono collocate due lastre in pietra dove sono elencati i fedeli della parrocchia deceduti al fronte della prima e della seconda guerra mondiale, oltre che le municipalità coalizzate nella Lega Lombarda.



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LA CHIESA DI SAN MARTINO A LEGNANO

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La chiesa di San Martino è stata edificata nel XV secolo, ma un edificio intitolato allo stesso Santo era presente nell'elenco scritto dallo storico Goffredo da Bussero nel 1389. La chiesa di San Martino è quindi un rifacimento di un altro edificio ben più antico. Un altro documento che prova la presenza di una chiesa più antica dedicata a San Martino di Tours è il testamento di Giovanni da Legnano, giurista legnanese del XIV secolo, che è datato 27 marzo 1376: " Coloro ai quali il testatore ha lasciato l'usufrutto dei suoi beni, in quel di Milano e nella località di Legnano, sono tenuti nell'anniversario della sua morte a far celebrare cigni anno una messa nella chiesa di S. Martino a Legnano e a Fare ai polveri l'elemosina di un moggio di pane, fermo restando il consolidamento dell'usufrutto nella proprietà, in mancanza di adempimento da parte degli usufruttuari ed eredi".

La chiesa di San Martino precedente aveva l'ingresso verso l'odierna via Bellingera, quindi verso nord-sud. Esso è anche menzionato negli scritti del prevosto di Legnano Agostino Pozzo nel 1650, dove si può leggere "chiesa campestre posta tra le vigne di Sant'Angelo (convento dei frati minori osservanti, fondato da Beato Michele Carcano). Alle volte si cantava messa in questa chiesa alla festa di San Martino et si costumava distribuire certo pane fatto in forma di quella che si costuma la festa di San Nicolao, il medesmo si faceva festa di San Bernardo a Rescaldina".

Nella ricostruzione e ampliamento del XV secolo tale orientamento venne modificato col trasporto della facciata ad ovest, cioè verso l'odierna via S. Martino alla confluenza con via Roma. Il cronista Giuseppe Pirovano riferisce che "nel 1661 si iniziò a ubicare di fianco la chiesa la casa per il cappellano, che non fu terminata perché lo stesso si rifiutò di abitarla in quanto troppo fuori della borgata. Al mantenimento del chiericato per questa chiesa provvidero dapprima i Borromeo, poi le famiglie Prata e Prandoni. La dedicazione del tempio al santo francese fu dovuta alla particolare devozione che ai quei tempi godeva il vescovo di Tours (316 circa - 397). S. Martino, stando alla tradizione, diede prova della sua carità ed attenzione per il prossimo, tagliando in due il proprio mantello per donarne la metà ad un povero. Fu propugnatore delle prime chiese rurali. Unica sussidiaria della parrocchia di S. Domenico, S. Martino, ha una forma semplice e aula rettangolare. con un pregevole soffitto a cassettoni ben conservato. Nella parete absidale è posto un affresco incorniciato, raffigurante la deposizione del Cristo con la Vergine Addolorala e le pie donne. Lo stile dell'opera è tale da farla risalire al XIV secolo ed é di autore ignoto. Secondo il cronista e pittore ottocentesco legnanese Giuseppe Pirovano (versione ripresa citando la stessa fonte, da Guido Sutermeister) l'affresco potrebbe essere stato eseguito nel '500 da Giovanni Lampugnani, attribuzione che si contraddice con altre fonti, secondo le quali il dipinto sarebbe invece trecentesco. Degli altri antichi affreschi, di stile lombardo-bizantino, che adornavano questo tempio prima del rifacimento, resta soltanto, sulla parete di sinistra per chi entra, un frammento col volto di Cristo, forse facente parte della vecchia Via Crucis. Ai lati della balaustra vi sono due recenti affreschi, di modesta fattura, raffiguranti rispettivamente S. Martino e S. Domenico. Rifacimenti e restauri finanziati dalla contrada Nel 1700 la chiesa subì ancora alcuni interventi e fu costruito un campanile con una cornice movimentata sopra la cella campanaria e un piacevole ornamento più sotto. In epoca più recente, tra il 1977 e il 1980 per l'interessamento della contrada S. Martino, allora guidata da Sandro Gregori, la chiesetta fu interessata da alcuni lavori di restauro con pulizia degli antichi affreschi rimasti, rifacimento del tetto e della pavimentazione in cotto e collocamento di un'artistica vetrata nella finestra della facciata, opera di Roberto Maria Mascheroni. Infine fu realizzato sul sagrato un grande mosaico policromo in marmo dell'artista libanese Elbacha. Entrambe le opere sono ispirate a temi della battaglia di Legnano e della contrada. Nel 1984 è stata inoltre affrescata la parete di sinistra all'interno della chiesa con la scena di S. Martino nell'atto di spartire il mantello con un mendicante.




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LA CHIESA DI SANTA MARIA DEL PRIORATO A LEGNANO



E' la chiesa di un antico monastero, il Convento degli Umiliati, ora non più esistente. L’edificio di culto fu eretto nei pressi di un fossato costruito si pensa per proteggere la curia e le sue proprietà. Nel XIV secolo, la chiesa fu citata nell’elenco delle chiese stilato ogni anno ed era definita come ausiliari della Chiesa di San Salvatore, anticamente centro religioso della cittadina. Verso la fine del Cinquecento, il monumento crollò e i religiosi si spostarono in alloggi che danno su via Monastero rotto, attualmente denominata via Lega Lombarda. Nel 1618 il cardinale Federico Borromeo, viste le crepe della cappella, ordinò una ristrutturazione della chiesa entro i due anni successivi con finestre più alte e dotate di vetro e reti. Nel 1825 la Chiesa di Santa Maria del Priorato cessò le funzioni religiose e fu demolita nel 1953 per lasciare spazio alla costruzione della Galleria della città.

Fu edificata poco oltre alla "braida arcivescovile", ossia a quell'isola naturale formata dall'Olona e dall'Olonella che un tempo si trovava dietro la basilica di San Magno e che venne interrata a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. L'edificio religioso era situato in via Santa Maria, oggi conosciuta come via Palestro. La facciata era di fronte all'ingresso principale degli odierni ex-stabilimenti della Manifattura di Legnano.

La chiesa di Santa Maria del Priorato compare nel Notitie Cleri Mediolanensi del 1398 (ossia nell'elenco degli edifici religiosi che puntualmente veniva compilato dalla Chiesa cattolica) insieme alle chiese di San Salvatore, Sant'Ambrogio e San Martino. Nel Medioevo i monaci dell'annesso convento degli Umiliati la utilizzavano come ausiliaria di San Salvatore. Beneficiò del patrocinio della famiglia Lampugnani, e come si può leggere da alcune note d'archivio del 1650 scritte dal prevosto di Legnano Agostino Pozzo, ad un certo punto, la chiesa, il monastero ed i terreni adiacenti furono incorporati dall'arcivescovo Carlo Borromeo per mancanza di eredi diretti della citata famiglia nobiliare.

Le dimensioni della chiesa di Santa Maria del Priorato erano 18 metri di lunghezza e 8 di larghezza, dimensioni ragguardevoli per l'epoca. La spaziosa abside rettangolare misurava invece 5,8 x 5,9 metri. La facciata era costituita da un porticato sormontato da quattro archi a semicerchio che erano sostenuti da tre colonne in marmo bianco. Le tre colonne erano poi completate da capitelli in stile rinascimentale.

All'interno della chiesa erano dipinti un affresco del XV secolo raffigurante San Girolamo ed un altro affresco rappresentate la Crocifissione di Gesù Cristo.



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LA CHIESA DI MARIA MADDALENA A LEGNANO



L'edificio religioso si trova nella contrada San Bernardino.
Eretta nel 1728 per legato di Carlo Francesco Fassi allo scopo di dotare la cascina di una sua aula religiosa, per quasi due secoli e mezzo fu l'unico luogo di culto per la cascina e l'intero rione della Ponzella. Nel 1779 la chiesa divenne oratorio di Gesù Crocifisso e l'altare fu dotato di una bella raffigurazione su tela della Croce col Cristo morto, la Madonna con San Giovanni e Santa Maria Maddalena. Questa pala d'altare, attribuita dal Pirovano al pittore Carlo Francesco Nuvolone, detto "il panfilo" (1581-1651), è contornata da pregevoli affreschi della stessa epoca in cui la tela pervenne all'oratorio della Ponzella. In origine sull'altare vi era un pregiato Crocifisso ligneo del XVI secolo, oggi non più esistente. Nell'auletta laterale destra vi è un Cristo deposto, in gesso, attorniato da una Via crucis in quadretti dipinti su legno. Un'altra Via crucis, di buona fattura in ceramica, orna la navata centrale. Il soffitto della chiesetta, anticamente in legno, era stato successivamente rifatto in intonaco ed ornato con quattro vele affrescate raffiguranti gli evangelisti. Nel 1979 la chiesa fu interessata da una completa ristrutturazione, con opere di rifacimento anche del tetto, dell'intonaco della facciata, che era in mattoni a vista come gli altri muri esterni, questi ultimi rimasti nelle condizioni originarie. Sono stati conservati i due finestrini reniformi a fianco della porta d'ingresso. E' molto caratteristico il campanile della chiesetta, in stile veneziano e con la cuspide lavorata in mattoni scalati, che ha sostituito nel 1930 il precedente più piccolo. Le tre campane, che originariamente erano destinate alla chiesa dei Santi Martiri, sono state dedicate a San Magno, ai Santi Martiri e alla Vergine Immacolata. Nello spazio tra il campanile e il corpo della chiesetta è ancora visibile la volta in mattoni di un antico forno comune nel quale le famiglie dei contadini della cascina Ponzella (che anticamente si chiamava "Poncena") portavano a cuocere il pane.

L'edificio ha pianta a "T" ed ha dimensioni 9 m x 5,4 m. Con la successiva aggiunta di due cappellette laterali arrivò ad avere capienza di 100 persone. In origine la chiesa era in mattoni a vista.







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LA CHIESA DEI SS. MAGI A LEGNANO

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Fu costruita alla fine del Seicento per volere dei fratelli Lampugnani e dedicata ai Re Magi. L’edificio era probabilmente un oratorio per qualche famiglia nobiliare. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la chiesa, danneggiata dai bombardamenti, dovette essere in parte ricostruita. Dalla prima costruzione il monumento ha subito numerose trasformazioni, in particolare le tre opere di rifacimento più importanti sono avvenute nel XX secolo. Nel 1986 l’edificio di culto è diventato Chiesa parrocchiale ed è stato ampliato per rendere possibile l’accesso agli abitanti del quartiere, aumentati notevolmente durante gli anni Novanta del Novecento. La Chiesa ha una sola navata con l’abside e all’interno è possibile ammirare un dipinto rappresentante l’adorazione dei Magi di Gian Giacomo e Francesco Lampugnani. Questa tela è una copia di un quadro secentesco opera di Giulio Cesare Procaccini che fu in seguito traslato a Milano. In tempi più recenti, la chiesa è stata ridipinta internamente e adornata con decorazioni del pittore Emilian Nicula rappresentanti alcuni momenti della vita di Gesù e 12 piccoli quadri rappresentanti i 12 apostoli. Sul portale esterno della chiesa si può notare un altorilievo di bronzo che rappresenta l'adorazione dei Santi Magi. Annesso all'edificio è presente un centro parrocchiale, che è stato inaugurato il 4 ottobre 1992. Un centro parrocchiale è stato annesso nel 1992 alla struttura che, più tardi, è stata ridipinta e decorata. La torre campanaria conta tre campane di diversi diametri.
La prima, che è la più vecchia, è stata realizzata nel 1855, mentre le altre due sono le più recenti e risalgono al 1877.

Il 7 ottobre 2014 il sagrestano ha suonato per l'ultima volta le campane manualmente. Dal 13 ottobre 2014 è entrato in funzione un sistema di controllo automatizzato.

Il vano delle campane viene illuminato ogni sera dalle 19 alle 24. Durante le festività è possibile notare dei nastri colorati che dal campanile sovrastano il viale d'accesso all'oratorio. Durante la fiaccolata d'apertura dell'oratorio, il campanile viene illuminato con i colori della contrada Legnarello (giallo e rosso).




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lunedì 25 maggio 2015

LA CHIESA DI SANT' ERASMO A LEGNANO

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Innalzata nel Trecento e restaurata nel 1490, questa chiesa è dedicata a Sant'Erasmo, vescovo di Formia ed era annessa all'omonimo ospizio che fu probabilmente fondato da Bonvesin de la Riva nel XIII secolo e che venne demolito nel 1925 per ingrandire la strada statale del Sempione. Questo edificio di ricovero, che aveva anche funzione di ospedale e orfanotrofio, fu in seguito riedificato mantenendone la denominazione. Il complesso era dotato di una ruota degli esposti.

La chiesa compare negli elenchi degli edifici religiosi dell'area milanese compilati nel Trecento da Goffredo da Bussero. Questa primitiva chiesa trecentesca era dotata di un altare che era intitolato a Santa Margherita. La presenza dell'ospizio a fianco alla chiesetta è confermata fin da prima del 1304. Infatti, da un lascito testamentario di Bonvesin de la Riva del 18 agosto 1304, è riportata la volontà di donare parte delle sue ricchezze ai frati dell'ospizio Sant'Erasmo.

Nel Medioevo i pellegrini che percorrevano la via Francigena e che erano diretti a Milano, avevano tra le soste anche l'ospizio Sant'Erasmo a Legnano.

Documenti del 1550 provano che la chiesa di Sant'Erasmo e l'ospizio erano circondati dalla campagna. Uno scritto di questo periodo descrive così questo luogo: "Hospitale Sant'Erasmi extra burgum Legnani, quarta parte miliaris in loco campestri secus viam Mediolanensem in quo hospitantur pauperes et infirmi et senes praecipue praefati loci. In quo sunt loca (locali) pront infra ad hospitandum pauperes et ibi annexa est eccelsi ".

E' comprovata l'esistenza dell'ospizio, nello stesso luogo dove sorge attualmente di fianco alla chiesetta, ancor prima del 1313.
Lo conferma un testamento dello stesso Bonvesin de la Riva datato 18 agosto 1304 a rogito del notaio Gabrio da Vegenzate, che reca un codicillo appunto del 1313, col quale il monaco designa erede dei suoi beni l'ospedale della Colombetta in Milano, ma detta anche alcuni benefici e obblighi a carico dei frati dell'ospizio legnanese. In età  medievale, nel grande fervore di fede cristiana, gli uomini di ogni categoria sociale si facevano pellegrini per purificarsi o meditare in luoghi santi e percorrevano itinerari cosiddetti Francigeni o Romei che, partendo dal nord Europa raggiungevano i passi del S. Bernardo, Gottardo, Sempione e attraversavano l'Italia con mete Roma, e la terra Santa per la quale ci si imbarcava a Bari o a Venezia. I pellegrini che dalla via Romea del Sempione erano diretti alla città  Serenissima avevano tra le tappe obbligate anche l'hospitale di S. Erasmo, nel borgo di Legnano.
La chiesa di questo ospizio, sempre nella realtà  religiosa di quei tempi, ha avuto un'altra particolare prerogativa importante per l'intera cristianità . Infatti il poeta e monaco dell'ordine degli Umiliati, Bonvesin de la Riva, come è ricordato nell'epitaffio della lapide sulla sua tomba che era nel convento di S. Francesco in Milano, fervente devoto della Vergine, per primo instaurò l'uso di suonare le campane al tramonto per invitare, coi loro rintocchi a recitare una preghiera alla Madonna, nell'ora, cosiddetta, dell'Avemaria.
Si può presumere quindi che proprio dalla chiesina di Sant'Erasmo Bonvesin de la Riva, iniziò questo rito, nei primi tempi solo serale. Il vecchio edificio dell'ospizio(abbattuto e ricostruito nel 1925) era di foggia duecentesca e all'interno già  esisteva una cappella ad uso dei monaci con un altare dedicato a Santa Margherita, come si rileva anche dagli elenchi delle chiese e cappelle lasciati dallo storico Goffredo da Bussero.
Quando l'ospizio crebbe d'importanza, sorse la necessità  di realizzare a nuovo una chiesa in sostituzione dell'oratorio conventuale. Esattamente nel 1490 fu costruito nell'attuale posizione il nuovo edificio religioso per iniziativa e su finanziamento del nobile legnanese Gian Rodolfo Vismara, che in questa occasione donò anche una pala d'altare a trittico raffigurante al centro la Madonna col bambino che tiene in mano una rosa; sulla sinistra Sant'Erasmo e a destra San Magno benedicente.
La pala sarebbe attribuita a Benvenuto Tisi, detto "Il Garofalo", che era solito firmare i suoi quadri ponendo un garofano in basso a destra. Tenendo conto di ciò, secondo l'architetto Marco Turri, questa attribuzione è azzardata, in quanto il Tisi non ebbe modo di dipingere nel Legnanese e in quanto i fiori raffigurati nel quadro sono esclusivamente rose.

Per la composizione delle figure e per il cromatismo Turri inquadra piuttosto quest'opera nelle produzioni artistiche della Legnano fine XV secolo e potrebbe essere quindi ascrivibile a Cristoforo Lampugnani che, dopo Melchiorre, aveva lavorato per i nobili legnanesi. Agli inizi del 1800 il pittore legnanese Antonio Maria Turri affrescò la cappella maggiore con un maestoso volo d'angeli attorno a un compiaciuto Padreterno. La chiesa di Sant'Erasmo subì un nuovo intervento nel 1677 con il rifacimento completo della facciata in lesene e portale a timpano triangolare.
L'ultima trasformazione avvenne nel 1925 per iniziativa del commendatore Fabio Vignati (per dieci anni podestà  di Legnano), quando fu decisa la demolizione dell'edificio medievale dell'ospizio, per allargare la strada statale del Sempione. Le pareti esterne dell'antica costruzione ospitaliera avevano resti degli affreschi tre-quattrocenteschi illustranti il martirio di Sant'Erasmo.
In questa occasione tali dipinti andarono in parte distrutti e in parte se ne conservò almeno la memoria con strappo e riporto su tela, degli affreschi ricuperabili, intervento del quale fu incaricato il pittore Gersam Turri.
Il frutto di questa operazione permise di conservare alcuni frammenti al Museo civico e altri poi collocati negli uffici amministrativi dell'Ospedale Civile e uno nella cappella di sinistra della chiesa di S. Erasmo, quest'ultimo poi spostato nella canonica.
Della stessa chiesa vennero modificati i muri esterni, fu eliminata la facciata del XVII secolo, rifatta in mattoni a imitazione e foggia trecentesca con una lunetta che sormonta il portale e un rosone cieco al centro della facciata che si sviluppa "a capanna". Tali opere furono terminate nel 1927. Gli ultimi lavori di restauro e di trasformazione dell'interno della chiesa risalgono alla fine degli anni Trenta.
Esattamente il 2 giugno del 1939 il card. Ildefonso Schuster consacrò il nuovo altare maggiore, offerto dal sacerdote legnanese don Ambrogio Chiesa, nel 25° della sua ordinazione.
In tale circostanza venne realizzata anche la balaustra in marmo. Questa chiesa, sede di cappellania dell'ospedale di Legnano, svolge tutte le funzioni di culto oltre che per lo stesso nosocomio anche per l'annesso ospizio e la contrada di Sant'Erasmo che vi ha conservato la croce del Carroccio per ben dodici volte, in altrettanti anni di vittoria al palio.




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LA CHIESA DI SAN DOMENICO A LEGNANO



I fedeli, prima che alla chiesa di San Domenico, facevano riferimento ad una cappellina chiamata Oratorio del Salvatore, che venne innalzata nel 1757 dai fratelli Pietro e Giacomo Oldrini per un voto religioso.

L'Oratorio di San Salvatore diventò chiesa nel 1863 per necessità di culto degli abitanti, quando fu ampliata e ristrutturata. Nell'edificio, conosciuto ora come Oratorio di San Domenico, si celebrarono funzioni religiose fin dal 1895. In questo anno don Emanuele Cattaneo capì che la costante espansione del quartiere richiedeva la costruzione una vera e propria chiesa al posto della piccola cappella. Don Cattaneo accelerò la fase progettuale della nuova chiesa dato che alcuni proposero di demolire l'Oratorio di San Domenico costruendo al suo posto una conceria.

In origine, al posto della chiesa di San Domenico, sarebbe dovuta sorgere una conceria, ma il sacerdote don Emanuele Cattaneo si oppose al progetto.
Nel rione di San Domenico esisteva una piccola cappella che per necessità di culto degli abitanti fu ampliata e ristrutturata: cominciò così nell’aprile del 1900 la costruzione di una vera e propria chiesa. Nel novembre del 1904 fu costruita la cupola ottagonale con grandi finestre bifore e sulla cuspide venne eretta una statua del Redentore in rame dorato. Le spese per la costruzione furono sostenute in gran parte dal parroco di San Magno, monsignor Domenico Gianni, e da alcuni filantropi legnanesi. La parrocchia fu istituita dal Cardinal Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano e la Chiesa venne consacrata dallo stesso l’anno seguente. Il campanile alto 40m venne realizzato in stile rinascimentale nel 1924 e su di esso furono installate sette campane a sistema ambrosiano dotate di ceppi motorizzati. Nel 1925 fu rifatta la facciata in stile romanico, dove vennero collocate grandi statue raffiguranti simboli degli evangelisti come il leone (San Marco), l’angelo (San Matteo); il bue (San Luca), e l’aquila (San Giovanni). La chiesa è caratterizzata dalla classica pianta a croce latina a tre navate con transetto, sull’altare è collocato il Crocifisso trasferito dalla chiesa del convento dei frati di Sant’Angelo che si trovava nella stessa contrada. Quest’edificio è dedicato a San Domenico di Guzmàn.

Sul campanile della chiesa sono installate 7 campane a sistema ambrosiano dotate di ceppi motorizzati, un concerto di 6 campane in La grave (La2,Si2,Do#2,Re3, Mi3, Fa3) ed il Re# che permette di suonare con 5 campane in Si maggiore e Si minore.

Furono realizzate dalla fonderia fratelli Ottolina di Seregno, per un costo totale di circa 131 lire, e collaudate il 22 settembre 1924. La campana maggiore misura 168 cm di diametro e pesa 9.580 chili.




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LA CHIESA DELLA MADONNINA DEI RONCHI A LEGNANO

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La costruzione fu eretta nel 1641, periodo della Controriforma, dopo la concessione da parte di un erede di Oldrado Lampugnani di trasformare la cappella familiare in chiesa. In questo periodo i nobili del luogo donavano grandi somme di denaro alla Chiesa al fine di guadagnare i favori degli arcivescovi. L’edificazione avvenne attraverso la trasformazione della precedente cappella del XVI secolo. Numerose opere furono poste nella Chiesa che, più tardi, furono traslocate nel Santuario delal Madonna delle Grazie. Nel XVIII secolo le dimensioni del monumento furono estese. La Chiesa Madonnina dei Ronchi conserva al proprio interno tre pale raffiguranti la Madonna con San Sebastiano e San Rocco, dipinti rappresentanti San Francesco e San Giuseppe, tutte opere dei fratelli Lampugnani. All’interno del monumento si possono ammirare le copie di due importanti quadri di Legnanino, una volta conservati nella Chiesa. La facciata dell’edificio di culto presenta due stili architettonici, quello dorico e quello corinzio.

La costruzione della chiesa risale alla Controriforma. I nobili legnanesi, in questo periodo storico, erano avvezzi ad elargire cospicue donazioni verso la Chiesa e nei confronti della comunità in cui risiedevano con l'obiettivo di conquistare il favore dell'Arcivescovo di Milano. Inoltre, era ancora forte spinta del mecenatismo, che tanto diede all'Italia tra il Quattrocento ed il Cinquecento.

Secondo gli scritti del prevosto Agostino Pozzo, nel 1650, fu possibile erigere la chiesa della Madonnina dei Rochi grazie a offerte elargite per alcune guarigioni riconosciute prodigiose e ricollegabili alla Madonna. Per costruire questo nuovo luogo di culto, una cappella-oratorio anteriore al XVI secolo, che si trovava lungo la Strada magna (oggi corso Sempione) all'angolo con l'attuale via dei Ronchi, fu trasformata in una chiesa vera e propria. La chiesa della Madonnina dei Ronchi fu progettata da Francesco Maria Richini. Questo edificio religioso richiama la chiesa di San Giuseppe di Milano, anch’essa progettata dal Richini.

Nel XVIII secolo l'edificio fu ampliato con la costruzione, dietro l'abside, di un edificio a due piani dove trovò spazio l'abitazione del canonico.

Il tempio ha pianta ottagonale allungata grazie alla presenza dell'abside e di una cappella d'ingresso, dove è presente l'organo. La prima ha una volta a crociera, mentre la seconda a botte. Anche la volta principale è a crociera. La facciata, più larga del corpo dell'edificio, è a due ordini con stile architettonico dorico e corinzio ed è ricoperta da un intonaco. La facciata presenta una finestra centrale che illumina il locale dell'organo.

Le pareti esterne restanti sono invece in cotto. L'edificio è stato costruito in una posizione sopraelevata rispetto al piano stradale. La base della chiesa si trova infatti a 1,8 m sopra corso Sempione. Sulla sinistra, è presente il campanile.

All’interno della chiesa sono conservate una pala d'altare barocca di Francesco Lampugnani riproducente la Madonna con San Sebastiano e San Rocco, e alcune pitture situate alle pareti della cappella d'altare raffiguranti San Francesco e San Giuseppe, che sono invece opera dei fratelli Lampugnani.

Nell'edificio erano conservanti un tempo due quadri del Legnanino. Nel 1815 sono state trasferiti all'interno del Santuario della Madonna delle Grazie. Nel 1828, a Beniamino Turri, venne commissionata la realizzazione di una copia delle tele da conservare nella chiesa della Madonnina dei Ronchi in sostituzione dei quadri traslati. Il soffitto, adornato da lesene e stucchi, è invece opera di Daniele Turri. Gli affreschi della volta invece sono di Mosé Turri senior.

Durante la costruzione della chiesa furono collocate alla pareti est, sud e sud-ovest tre meridiane in modo tale da indicare l'ora, in qualsiasi momento della giornata, ai viandanti che passavano nell'antica Strada magna. Nel 1984, per celebrare il sesto centenario della morte di Giovanni da Legnano, grazie all'interessamento della Famiglia Legnanese, della contrada di Sant'Erasmo e della locale Associazione Antares, le meridiane sono state riportate all'antico splendore. Esse rappresentano gli unici orologi solari funzionanti in tutto il Legnanese.




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LA CHIESA DI SAN BERNARDINO A LEGNANO

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La Chiesa di San Bernardino è stata consacrata nel XVII secolo ed è stata costruita sulle rovine di un antico oratorio su proposta di Carlo Borromeo. Le prime tracce su documenti risalgono al 1650 dove possiamo leggere: '...Nella cascina San Bernardino, copiosa di persone, si trova una picciol chiesa del medesimo nome... é antica e escetto che a tempi passati fu riedificata la capella unica che in quella si trova. L'anno 1642 fu intrapreso l'uso di farvi la festa di San Bernardino al 20 maggio...'.

Probabilmente è stata costruita nel 1580 per ricordare le prediche di San Bernardino da Siena nel convento di Sant’Angelo. Dell’antico oratorio sono giunti fino a noi parti dei muri in cotto e ciottoli e una formella di terracotta che attualmente è all'interno della chiesa.La chiesa durante i secoli fu arricchita da molte opere artistiche come un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, San Francesco e San Carlo, un crocifisso del XVIII secolo in legno e bronzo.

Il tempio fu anche arricchito di alcune opere artistiche tra le quali un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, San Francesco e San Carlo, da alcuni attribuito a Giovan Battista Crespi detto il Cerano. Ciò almeno fino al 1970, allorchè, in occasione di un sopralluogo effettuato dal Sovrintendente alle Gallerie di Milano, questa attribuzione fu esclusa. Infatti il Cerano, oltre a essere più grandioso nei suoi dipinti, aveva uno stile particolare nel ritrarre San Carlo, che aveva oltretutto conosciuto in vita; lo aveva cioè sempre rappresentato col naso adunco. L'affresco della chiesa di San Bemardino, invece, ci presenta un San Carlo con un naso di grandi dimensioni ma diritto, secondo la moda pittorica del XVII secolo. Il tutto ha anche una spiegazione.
Alla fine del '700 un fulmine causò seri danni al tempietto e in occasione delle successive riparazioni l'affresco, a sua volta danneggiato, fu ritagliato e coperto da una conice lignea con lesene e capitelli. In questo modo scomparve l'affresco di Francesco Lampugnani cartiglio con la firma dell'autore che secondo lo stile di esecuzione dell'opera, come ebbe a confermare il Sovrintendente alle Gallerie di Milano, doveva essere di Francesco Lampugnani e realizzata nel 1644.
Si nota anche l'analogia di alcuni particolari della Vergine col Bambino e San Carlo ritratti dallo stesso artista nella pala d'altare in Sant'Ambrogio a Legnano. Inoltre essendo la chiesa di San Bemardino sotto il patrocinio dei Lampugnani, come dimostra lo stemma gentilizio di questa nobile famiglia legnanese sull'acquasantiera posta all'ingresso, era logico che questi facessero lavorare i loro artisti, invece di affidare gli affreschi a un pittore concorrente che operava a Milano. Pure dei fratelli Lampugnani dovevano essere anche gli affreschi che figuravano sulle pareti e che andarono perduti alla fine dell'Ottocento, allorché la chiesa fu completamente ristrutturata e ampliata. In tale occasione fu abbattuta una parte del muro e furono creati due archi di accesso alla cappella absidale semicircolare, aggiunta come coro alla chiesina. Fu ricavata anche una piccola sacrestia sul lato sinistro di fianco alla torre campanaria, pure ricostruita e dotata di nuove campane. L'inaugurazione della chiesetta così restaurata avvenne il 20 maggio 1894.
Nel 1972 la parte inferiore del muro di separazione fu eliminata e l'affresco spostato in fondo alla cappella absidale. È rimasto invece al suo posto, in alto, un crocifisso del '700 di buona fattura, in legno e in bronzo. In tale occasione fu possibile ricuperare sulle pareti laterali intene due affreschi ottocenteschi realizzati dal pittore legnanese Antonio Maria Turri, raffiguranti un San Lorenzo a destra e un San Rocco a sinistra. In questa stessa circostanza inoltre era anche stato rifatto il pavimento ed erano state eliminate le balaustre per rendere più capiente l'interno della chiesa. All'inizio degli anni Ottanta il pittore e scultore Sergio Bongini ha realizzato per San Bernardino una pregevole Via Crucis in formelle di terracotta.
È stata completamente restaurata nel 1894 e negli anni settanta del XX secolo.



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LA CHIESA DI SANT' AMBROGIO A LEGNANO

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La testimonianza più antica di un insediamento religioso a Legnano si trova nella chiesa di Sant’Ambrogio. Nel corso del restauro avvenuto tra il 1984 e 1991,  si scoprì una struttura absidale di forma semi circolare risalente al 1400, anche se, documenti storici ne attestano l’esistenza già nel 1200. La chiesa subì nel corso dei secoli diverse e radicali ristrutturazioni, una delle più importanti nel 1587 a seguito della visita di San Carlo Borromeo; la stessa proseguì sino al 1618 per diretta volontà del cardinale Federico Borromeo.
Nel medesimo periodo, la chiesa fu arricchita grazie all’opera dei fratelli legnanesi, Gianbattista e Francesco Lampugnani, che si dedicarono alla volta e alle lunette; in queste ultime vennero raffigurati otto profeti di aspetto molto severo, che ricordano le opere pittoriche legnanesi di Bernardino Lanino in San Magno. Sempre dei fratelli Lampugnani, è la pala d’altare che raffigura la Madonna col Bambino, san Carlo, sant’Ambrogio e san Francesco. La chiesa custodisce elementi di pregio artistico ed architettonico, dalla parete di fondo dell’abside, decorata con una prospettiva settecentesca che risalta la profondità dello scenario, alla sacrestia che conserva l’originario pavimento in cotto.
Dal crocifisso, probabilmente di fine Settecento, proveniente dalla cappella centrale di un antico cimitero legnanese, al pavimento dell’ingresso ricoperto da una grande vetrata, che mostra i resti dell’abside dell’edificio paleocristiano. La struttura architettonica attuale, è quella realizzata tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600.
Nel 1740 si realizzò un ulteriore allungamento di tutta la fabbrica sia nella parte della navata sia nella parte dell’attuale abside.
La bellezza della chiesa viene esaltata dalla presenza dell’organo, opera dell’ultimo discendente della famosa dinastia organaria di Legnano, Antonio De Simoni-Carrera. Lo strumento composto da 1200 canne fu ultimato il 22 Agosto 1886, conserva tuttora la sua originaria fisionomia.

E’ il tempio cittadino più antico della città, come attestano le fondamenta visibili all’ingresso, rinvenute con gli ultimi lavori di restauro, assieme ad alcune sepolture medievali e l’ansa di un vaso datata V secolo d.C. Alle vestigia si aggiunge lo scritto di Goffredo da Bussero che cita, già nel 1389, la chiesa, presumibilmente in origine titolata a S. Nazaro. In occasione della visita pastorale del 1570, S. Carlo Borromeo ivi istituì per il borgo la prima scuola pubblica di Legnano affidandola alla Compagnia dei Disciplini; fu così che l’edificio trovò ampliamento nonché il suo assetto attuale. E’ riconosciuta, con scritti consultabili in archivio parrocchiale, anche la presenza in epoca spagnola, da cui la peste romanzata dal Manzoni, della Confraternita de “il Santo Entierro”, il cui scopo precipuo era assicurare sepoltura cristiana quale opera di misericordia corporale. Da ultimo, sulla quinta in marmo policromo dell’altare sono visibili, in controluce, firme autografe con nominativi austriaci e italiani, fra cui pure una coronata aquila bicipite asburgica: incisioni, presumibilmene ottocentesche, effettuate con punteruoli o baionette, effettuate per devozione, affidamento o ricordo.

Affonda le radici nel mito il racconto che vorrebbe sito nella chiesa il leggendario tesoro di Leone da Perego, arcivescovo di Milano, caduto in disgrazia a seguito della disputa fra Visconti e Torriani, rifugiatosi a Legnano e qui certamente inumato; ne dà testimonianza il prevosto di allora Agostino Pozzo, quando nel 1650 a seguito di alcuni lavori di restauro in chiesa “fu trovato il corpo dell’arcivescovo Leone da Perego sotto un volto del muro, poco elevato da terra, tutto intero, in un grosso tronco di arbore e scavato a modo di culla et scrivendo questo viveano persone che attestavano haverlo veduto. Venne ciò a notitia di San Carlo vivendo qual si trovò una sera in Legnano et riconosciuto il tutto la mattina immediatamente seguente non si vide né l’arcivescovo vivo né il morto”.Da qui la presenza sullo stemma di Contrada degli ori, assieme allo staffile.

La chiesa è un’autentico scrigno di arte e cultura lombarda. Eccellono l’affresco parietale sull’ala perimetrale sinistra e il dipinto sito nell’abside di Gianbattista e Francesco Lampugnani (XVII secolo): il primo inscena l’acclamazione di Ambrogio a vescovo e il suo ingresso in Milano; il secondo figura la Vergine con l’Infante, attorniata dai Santi Ambrogio, Carlo e Francesco. La parete di fondo dell’abside è decorata da una pregevole prospettiva settecentesca che aumenta la profondità dello scenario, opera di Ambrogio Bellotti. La sacrestia, che presenta ancora l’originario pavimento in cotto, custodisce il quadro della Madonna del Soccorso, effigie venerata nel borgo, quando nel mese di Maggio, itinerava di corte in corte ove ci si riuniva per la recita del rosario. Menzioniamo anche l’organo a canne, del 1886, opera di De Simoni-Carrera, ultimo discendente della celebre dinastia organaria legnanese: lo strumento è stato restaurato e presenta una timbrica unica nel suo genere. La torre campanaria annovera cinque campane a corda; i sacri bronzi sono stati fusi dalla ditta Mazzola nel 1894; da qui trae spunto lo stornello “Suona, suona campanina…!”.

Dal 2008, per concessione dell'Arcivescovo di Milano, ogni domenica e festività di precetto, alle ore 17:30, viene celebrata una Santa Messa in rito Ambrosiano antico. La celebrazione è quindi officiata in lingua latina.



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PALAZZO MALINVERNI A LEGNANO

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Costruito dal 1908 al 1909 su progetto dell'architetto Aristide Malinverni, presenta uno stile medioevale con mattoni a vista e finestre bifore a cui sono sommate parti che richiamano altri stili architettonici quali il liberty ed il neorinascimentale.

È ubicato nella centrale piazza San Magno a fianco dell'omonima Basilica ed è stato realizzato durante il periodo di maggior crescita della città.

Per realizzare il nuovo palazzo, nei primi anni del ‘900, fu indetto un concorso al quale furono invitati i migliori architetti dell’epoca. Il 12 settembre 1904 il consiglio comunale approvò il bando del concorso che si chiuse il 31 gennaio dell’anno successivo: undici progetti vennero sottoposti ad una apposita commissione tecnica che scelse quello dell’architetto Aristide Malinverni. Questi aveva proposto un palazzo a tre piani in gusto eclettico nel quale si fondevano parti in stile neomedievale lombardo, come l’arco gotico a sesto acuto delle finestre e le volte a vela interne dell’edificio, ed elementi appartenenti ad altri stili, quale il liberty. Gli ornamenti richiamavano il passato storico della città. La sala del Consiglio è interamente decorata da graffiti che raffigurano gli stemmi delle città d’Italia. Il vestibolo dell’ingresso principale riproduce i bassorilievi del monumento al Guerriero di Legnano realizzato da Enrico Butti, posto in piazza Monumento. I decori a graffito, tutti opera dei pittori Ghiringhelli, decorano anche le volte dei portici. La prima pietra dell’edificio fu posata il 10 agosto del 1908 e, nell’ottobre dell’anno successivo, venne terminata la prima parte del palazzo costruita sull’area libera di fianco alla ex filanda.L’inaugurazione avvenne il 28 novembre 1909 alla presenza del prefetto. La sede comunale è ancora oggi chiamata Palazzo Malinverni dal nome del suo progettista. I lavori di ampliamento si sono succeduti nel tempo fino al 2000. I corridoi e gli uffici ospitano pregevoli tele di varia epoca.



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LA CHIESA DEL BEATO CARDINAL FERRARI A LEGNANO

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La chiesa fu costruita per soddisfare le esigenze del quartiere legnanese di Mazzafame, che era in piena espansione urbanistica. Il 4 settembre 1987 fu posata la prima pietra anche se i lavori partirono speditamente solo nell'aprile 1988. Fu ultimata nell'inverno 1989. L'8 giugno 1991 fu consacrata e dedicata al beato cadinal Ferrari dal cardinale Carlo Maria Martini. Diventò parrocchiale il 1 ° febbraio 1992, con la costituzione della decima parrocchia di Legnano.

Il Centro Pastorale Mazzafame era una comunità operante fin dagli anni Settanta nell'ambito della vasta parrocchia dei Santi Martiri, anche se poteva contare, come luogo di culto, solo sulla chiesetta di Santa Teresa d'Avila, una costruzione settecentesca, parte integrante del complesso rurale dell'antica cascina situata in fondo a via Ciro Menotti. Lo sviluppo del rione, con i suoi numerosi edifici di case popolari, con i nuovi villaggi di villette a schiera e i condomini residenziali ( un complesso di oltre mille nuclei familiari rendeva ormai indispensabile la realizzazione di una chiesa. Nel 1978 il primo punto fisso: l'acquisizione da parte della parrocchia Santi Martiri di un'area in via dei Pioppi, nel cuore del quartiere. Inizia così l'"avventura", che si sviluppa di pari passo con la crescita del rione. E di un'autentica avventura si trattava, dal momento che al di fuori della grande volontà dell'allora parroco don Franco Fusetti e della tenace comunità del Centro Pastorale Mazzafame non c'era altro a disposizione. Il 10 maggio 1987 era stato beatificato il cardinale milanese Andrea Ferrari e la comunità della Mazzafame decise di dedicargli la nuova chiesa. Si fece così coincidere la cerimonia della posa della prima pietra, il 4 settembre, con la sosta a Legnano delle spoglie mortali del beato Presule, in visita itinerante nei maggiori centri della Diocesi. Intervenne il vicario episcopale mons. franco Monticelli. Nella primavera 1988, definito il progetto redatto dall'architetto Antonio Faranda di Milano, si poté dare inizio ai lavori veri e propri di costruzione della nuova chiesa il 28 aprile 1988.Due anni dopo, 1'8 giugno 1991, giorno della festa del beato cardinale Andrea Ferrari, si procedette, presente il cardinale Martini, alla liturgia per la dedicazione e consacrazione del tempio, che diventò parrocchia il 1 ° febbraio 1992, quando il popoloso rione aveva già raggiunto un numero di 1800 nuclei familiari. Primo pastore della comunità religiosa fu nominato don Mario Caccia, che in questa occasione ricevette in dono per la sua nuova chiesa una statua di Maria Ausiliatrice e un antico mobile per la sacrestia, il tutto offerto dalla parrocchia di S. Bernardo di Castellanza, città in cui nacque e si formò alla fede il neo parroco. Una struttura in ferro costituisce il campanile della chiesa sul quale sono state collocate quattro delle cinque campane della Chiesina di Santa Teresa d'Avila in cascina Mazzafame, recuperate dopo l'abbattimento del vecchio campanile, in quanto pericolante. I bronzi erano stati donati da Alberto Sesler con le famiglie Bigatti e Mereghetti, proprietari di questo oratorio. Le opere artistiche della chiesa Poche ma significative le opere artistiche della chiesa del beato Cirdinale Ferrari. Nella parete che sormonta l'altare un grande mosaico in stile pompeiano, realizzato dal pitture Alessandro Nastasio di Milano, raffigura l'ultima cena con un Cristo in gloria. Un gruppo ligneo caratterizza il battistero, opera dell'artigiano Riva di Palazzolo Milanese. Sono realizzati in marmo bianco Botticino il basamento dell'altare e il tabernacolo; quest'ultimo, posto sul lato destro della navata principale, reca effigiati sulla porticina due pavoni, simbolo indiano di immortalità e quindi del rinnovarsi della vita. La pietra d'altare posta all'interno del tabernacolo stesso proviene da Santa Maria di Costantinopoli in Calabritto (Avellino) e fu offerta da quella comunità in occasione di un gemellaggio, essendo residenti nel rione Mazzafame alcuni nuclei familiari originari di quella località. Nella navata laterale, di fianco all'ingresso della sacrestia, è stata collocata una grande pregevole tela di metri 2,50 per 1,50, del pittore Gianfranco Brusegan di Legnano, dedicata al beato cardinale Ferrari. L'artista lo ha ritratto assorto in preghiera in mezzo al popolo operante del quartiere, con la nuova chiesa, lavoratori della campagna, impegnati in un ambiente sano d'altri tempi nella produzione del vino e del pane (simboli anche della mensa eucaristica) e lavoratori di oggi nelle fabbriche in un ambiente inquinato; in alto è ritratto il Duomo di Milano, dove il beato Andrea Ferrari fu elevato alla sede arcivescovile nel 1894 da Leone XIII. Al centro della tela si staglia l'effige del Cristo Redentore. Nella chiesa era stata anche collocata una fedele riproduzione della statua della Madonna della Luce, protettrice di Palermiti in provincia di Catanzaro, dove é venerata fin dal XVIII secolo.




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IL SANTUARIO DELLA SANTA TERESA DEL BAMBIN GESU'

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A Santa Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo, nota anche come Teresa di Lisieux le è stata dedicata una chiesa, quella dei frati Carmelitani in piazza Monte Grappa che si insediavano a Legnano nel 1929. Suora carmelitana, canonizzata nel 1925 e proclamata da Pio XI patrona delle Missioni.

Il 27 agosto 1927, con l'insediamento dei frati carmelitani a Legnano, fu edificata, grazie ai lasciti di un filantropo, una cappelletta dedicata a Santa Teresa. L'espansione del quartiere Olmina, ed il numero sempre maggiore di fedeli che si recavano alla cappelletta, portò le autorità religiose alla decisione di costruire una nuova chiesa.

La prima pietra del santuario fu posta il 2 ottobre 1931. Il progettista fu l'architetto milanese Ugo Zanchetta. L'edificio fu consacrato dall'Arcivescovo di Milano cardinal Alfredo Ildefonso Schuster il 13 settembre 1933.

La chiesa è stata eretta a parrocchiale nel 1964.

La pianta del santuario in stile neoclassico con influenze romaniche lombarde, ha forma di croce greca. Quest'ultima è sovrastata da un'imponente cupola alta 22 metri. In corrispondenza degli angoli interni della croce greca, sono presenti quattro cappelle più piccole che sono coperte da quattro cupole. Sopra l'altare è presente una cupola di dimensioni leggermente superiori a quelle appena citate. Il campanile, che è situato a sud-est dell'edificio, ha base quadrata ed è alto due metri in meno della cupola principale. Due cappellette situate ai lati dell'abside danno forma ad un transetto. In una delle due cappelle è presente l'organo. All'interno dell'abside è invece collocato il coro dei frati.

La facciata, che è attraversata da tre ingressi, è in cotto e presenta una grande vetrata centrale a cassettoni. Lo stile della vetrata è ripreso anche all'interno. In corrispondenza dell'ingresso principale, è stato costruito un pronao centrale sorretto da colonne ed avente due grandi aggetti laterali e un timpano.

Il santuario non ha molte decorazioni. Sulla volta della cappella dedicata a Santa Teresa, è dipinto un affresco raffigurante un volo d'angeli. All'interno dell'edificio religioso sono presenti altri affreschi minori. Nel santuario è anche situata una pittura raffigurante la Via Crucis, mentre sopra il tabernacolo è collocata una pregevole croce dorata. Sul lato sinistro dell'edificio, è presente una cappella decorata con un mosaico, all'interno della quale sistemata una statua della Madonna.

Negli anni il santuario ha subito alcuni interventi di abbellimento, come ad esempio la sostituzione dell'altare maggiore. Quello precedente era in muratura, mentre l'altare attuale è in marmi policromi. Ogni colore ha un significato religioso preciso.

Santa Teresa è nota come la Santa delle piccole cose, perché credeva nel fare le piccole cose bene e con amore.

E´ anche la patrona dei fiorai e dei fioristi, e viene rappresentata dalle rose.




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