L'Ortica (Ortiga in milanese) è un quartiere di Milano, appartenente alla zona di decentramento 3.
Ortica era una frazione del comune di Lambrate (annesso a Milano nel 1923). Il nome deriva da "orto", "ortaglia", luogo adatto alle coltivazioni in quanto irrigabile dal fiume Lambro.
Nota al grande pubblico per la descrizione romantica e comica di una "celebre" banda criminale ospitata nel quartiere, descritta dal cantautore Enzo Jannacci, l'Ortica vanta una ben più antica origine, con testimonianze risalenti ai secoli VI e VII secolo d.C. Inizialmente il quartiere era noto solo come "Cavriano", nome ancora oggi indicante una fattoria e la via sulla quale questa affaccia. Nel 1014 la località Cavriano è attestata, prima da una carta secentesca del Claricio e in seguito dal Catasto Teresiano del (1760), come nucleo rurale a est di Milano, una vasta zona tra Lambrate e Monluè. Antichi documenti testimoniano che apparteneva al monastero cittadino di Santa Maria Valle.
Il nome "Ortica" comparve per la prima volta in un documento del 1696 conservato all'Archivio di Stato tra le carte relative al monastero di Santa Radegonda e indica non un terreno ma una celebre osteria sita sulle proprietà dell'abate Cesare Gorani. L'osteria sopravvisse ai secoli e ai cambiamenti di proprietà, divenendo l'antica trattoria del Gatto Nero, esistente ancora oggi. Il toponimo "Ortica" cominciò ad affermarsi costituendo quello di "Cavriano" alla metà circa dell'Ottocento, da quando la costruzione della strada ferrata per Treviglio attraversò il quartiere che ben presto divenne sede di snodi e svincoli ferroviari e del deposito delle locomotive. Dal 1896 al 1931 fu attiva nel quartiere la Stazione di Lambrate; il fabbricato viaggiatori è ancor oggi esistente, adibito ad altri usi. Nel bene e nel male le ferrovie caratterizzarono l'urbanistica e le attività dell'Ortica, divenendo un elemento immancabile di qualunque veduta del quartiere.
Cuore dell'Ortica è la piccola chiesa dedicata ai santi Faustino e Giovita, martiri della prima età cristiana divenuti patroni di Brescia. La chiesa sorge sull'antica strada consolare romana che raggiungeva Aquileia, passando naturalmente per Brescia. Di 20x9 m di diametro, con una modesta faccia a capanna e un'unica navata, presenta lateralmente le cappelle di San Giuseppe a destra e della Madonna delle Grazie con sacrestia a sinistra. La navata è stata riaffrescata nel 1898 secondo il gusto neobarocco e sulla volta a botte dominano le effigi dei santi titolari. Sempre sulla navata centrale si può vedere un frammento di affresco risalente al primo Cinquecento e raffigurante Cristo nell'iconografia dell'Ecce homo.
Nella cappella dedicata alla Madonna delle Grazie si trova un affresco di grande importanza storica, che ha permesso di fare chiarezza sulle origini della chiesa e sulla nascita stessa del borgo. Si tratta di una ieratica Madonna con bambino, di gusto bizantineggiante, non posteriore al XIII secolo. Nel 1979 si staccò tale affresco e si poté osservare un'importante iscrizione firmata e datata.La firma permette di leggere il nome di Silanus, committente o artefice dell'opera. Il testo è l'espressione di un voto fatto alla Vergine per ottenere la clemenza di Dio in data 12 aprile 1182. Accanto all'iscrizione ci sono dei semplici disegni che riproducono un volto, il corso di un fiume, degli animali e una porta urbica, secondo gli storici la Porta Orientale di Milano. Questa scoperta testimonia l'esilio extra moenia dei cittadini di Milano a seguito della calata di Federico Barbarossa nel 1162. Tra i luoghi di esilio una piccola comunità dovette rifugiarsi a Cavriano e lì vivere fino alla pace di Costanza del 1183.
Oltre un ramo della ferrovia vi è quella parte del quartiere ancora chiamata Cavriano, con due cascine, un centro sportivo, un centro ortofrutticolo, il gasdotto, vari uffici. L'antico oratorio dedicato a sant'Ambrogio, diventato poi cascina S.Ambrogio, è un'azienda agricola.
La Cascina si presenta come un insieme di più corti aggregate, attraversate dalla strada che collega Monluè a Lambrate. L'edificio principale è la villa padronale che contiene alcune caratteristiche di notevole interesse storico e artistico. Un portico del 1600 a tre arcate sopra le quali è tuttora presente il simbolo di una Colomba che reca un ramoscello d'ulivo, stemma dell'Ospedale Maggiore di Milano, cui la cascina è appartenuta per secoli, fino agli anni settanta. Un altro edificio che ne faceva parte era una chiesa dedicata a Sant'Ambrogio, attiva nel 1180, poi abbandonata nel '700. Quel che rimane è l'abside inserito nella cascina stessa.
La cascina vanta inoltre un abbeveratoio e un fienile molto interessanti, conservando la loro struttura originaria, e una loggia cinquecentesca, nascosta nel fondo della corte, rimasta intatta nel tempo. Le abitazioni dei salariati, i rustici e la stalla con sovrastante fienile chiudono il complesso.
Oggi la Cascina, ancora in funzione, è di proprietà del Comune di Milano e rimane ancora gestita dalla famiglia Colombo, conduttori da 265 anni e otto generazioni. Il fatto che agli orfani dell'Ospedale Maggiore di Milano venisse dato quasi sempre il cognome di "Colombo" può suggerire un verosimile collegamento.
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