La pace è il bene più prezioso per l’umanità: purtroppo se ne comprende l’immenso valore solo quando questo bene viene perduto.
La pace senz'altro è il bene più grande a cui l’umanità possa aspirare, ma è stata anche tante volte negata da conflitti fra popoli e guerre civili, che hanno portato al genere umano sofferenze indicibili. Possiamo dire che la storia umana è caratterizzata solo da brevi periodi di pace e che le guerre siano sempre state, nel passato, il mezzo preferito per risolvere le controversie.
La pace è quella condizione che consente all'umanità di aspirare anche ad altri importanti valori, che hanno dato significato al lungo cammino umano, come la libertà, la giustizia, la democrazie. E’ infatti impossibile poter godere della libertà, senza che vi sia la concordia fra gli uomini, così come, ovviamente, non può esserci alcuna forma di giustizia in presenza della violenza e della sopraffazione che ogni guerra comporta. Allo stesso modo, la costruzione della vera democrazia si può avere solo in condizioni di pace duratura.
Scrittori, filosofi, profeti di religioni diverse, hanno sempre ammonito l’umanità a fare il possibile per non perdere il bene prezioso della pace, ma, troppo spesso l’uomo, nel passato, si è lasciato sopraffare dall'istinto ferino che la razionalità non è riuscita a controllare, dal fanatismo, dall'odio politico o religioso, dal gusto della violenza o più semplicemente dal bieco egoismo di difendere i propri interessi a danno di quelli degli altri.
Il valore della pace è assoluto, cioè non subordinato ad alcuna condizione, in quanto la perdita della pace comporta un danno sempre superiore a qualsiasi altro diritto violato o torto subito.
Ciò non significa che bisogna essere succubi di qualsiasi ricatto, ma semplicemente che non bisogna mai smarrire la via della ragione e della ricomposizione pacifica e negoziata di quei contrasti che sempre la dialettica dei rapporti sociali e internazionali fa emergere. Il valore immenso della pace viene compreso dagli uomini quasi sempre quando questi l’hanno irrimediabilmente perduta, ma allora diventa anche più difficile vincere l’odio che la spirale ella violenza ha generato.
Troppe risorse che potrebbero alleviare tanti disagi e tante sofferenze dell’umanità sono purtroppo destinate alle spese per armamenti.
Troppe risorse sono bruciate nelle spese per armamenti, risorse che potrebbero essere utilizzate per alleviare le immense sofferenze di tanta parte della popolazione umana che, soprattutto nelle aree depresse del Terzo Mondo, vive in condizioni caratterizzate da fame, miseria, analfabetismo, igiene terribilmente precaria, alto tasso di mortalità infantile. Eppure tutti i governi del mondo, nessuno escluso, preferiscono spendere per allestire ordigni di morte, anziché per favorire la vita.
Pace. Una parola dalle mille sfaccettature, che oggi più che mai sembra un'utopia, un traguardo globale molto lontano. Il Mahatma Gandhi, il cui appellativo significa “grande anima” ha declinato questa parola così semplice eppure così profonda in tanti modi.
Insegnamento 1: Il potere è di due tipi: uno si ottiene dalla paura della punizione e l'altro da atti d'amore. Il potere basato sull'amore è mille volte più efficace e permanente da quello derivato dalla paura della punizione.
Secondo il Mahatma la forza non vince mai contro il potere dell'amore. In questo momento di grande fermento e agitazione nel mondo, la più grande forza da non sottovalutare è quella che viene dall'amore.
Insegnamento 2: Che differenza c'è tra morti, orfani, e senzatetto, se la folle distruzione passa sotto il nome di totalitarismo o sotto quello di libertà e democrazia?
La storia ha visto innumerevoli esempi di dittatori che hanno portato distruzione. Un mondo di pace può essere raggiunto se impariamo il potere della non violenza, come dimostra la vita del Mahatma Gandhi.
Quest'ultimo ha dimostrato che possiamo raggiungere libertà, giustizia e democrazia per l'umanità senza uccidere nessuno, senza rendere alcun bambino orfano e senza privare nessuno della propria casa per colpa dei danni causati dalla guerra.
Insegnamento 3: Ci sono molti motivi per cui io sono pronto a morire, ma nessuna per cui io sia pronto a uccidere. Al centro della nostra esistenza, secondo Gandhi, c'è il nostro innato desiderio di vivere una vita tranquilla. La più grande e nobile causa deve essere solo quella di portare la pace in questo mondo anche offrendo il proprio sacrificio invece del dolore altrui.
Insegnamento 4: Occhio per occhio servirà solo a rendere cieco tutto il mondo diceva Gandhi. Non importa dove viviamo, quale religione professiamo o qual è la cultura che coltiviamo: al centro di tutto siamo tutti esseri umani.
Insegnamento 5: Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, predicava il Mahatma. Non si può portare la pace nel mondo a tutti a meno che un leader politico non dimostri di cambiare in prima persona. Ciò vale per tutti, non solo per i rappresentanti politici.
Kant prospettava l’idea di una società cosmopolita in cui sarebbe regnata una “pace perpetua”: un mondo dove gli umani, in virtù del dono che li distingue dagli animali, la ragione, fossero stati in grado di anteporre una coesistenza pacifica agli interessi, alle violenze, all’avidità dei pochi.
Un mondo dove la pace diventava condizione necessaria perché la stessa ragione potesse sussistere e sopravvivere e continuare a comprendere quello che lui definì “il sublime”, l’infinita piccolezza dell’uomo, la sua superiorità sulla materia non cosciente.
Il problema della pace come corrente di pensiero vero e proprio ha trovato in Gandhi un forte teorico e fautore; i suoi principi, grazie ai mezzi di comunicazione di massa e a personaggi dello spettacolo, si diffusero nel mondo occidentalizzato e numerosi movimenti nacquero. I moti dell’autunno caldo in fondo si muovevano anche su questo principio.
Discutere oggi sul significato della pace sembra apparire una discussione per molti sorpassata, soprattutto per molti pacifisti radicali, convinti che la pace è per forza di cose l’unica via. Eppure lo stesso Gandhi ammetteva il ricorso alla violenza in caso di legittima difesa.
Alla base del discorso della non violenza e di chi la sostiene, vi sta un problema di fondo che molto spesso noi non ci poniamo: la pace è davvero la migliore delle soluzioni?
Apparentemente si, tendiamo a rispondere. Ma se ci pensiamo un attimo, si può intendere come la nostra risposta in realtà sia falsa, priva di fondamenti concreti. Innanzitutto il termine guerra con la nostra vita non è mai entrato davvero in contatto. Sappiamo che è un momento in cui la gente muore, per lo più innocenti civili, che provoca dolore e morte. Da questa considerazione tendiamo, da buoni ipocriti cristiani che siamo, a scacciare il pensiero della guerra. In realtà il nostro comportamento non è quello del medico che cura il paziente malato, bensì quello del medico che preferisce lasciarlo ad un altro collega.
Il pacifismo è spesso dunque una posizione di comodo adottata da noi occidentali per non sentire il problema stesso della guerra e adattarsi alle convinzioni civili di una convivenza pacifica, senza in realtà capire il perché.
Ma qui non è una questione solo di adattamento pratico al mondo che ci circonda, ma addirittura mentale. Molta gente, magari inconsciamente, sceglie il pacifismo perché è ritenuto un principio assoluto e come tale difficilmente contestabile. La chiesa lo appoggia; la civiltà occidentale in linea di principio; la televisione lo accetta.
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