domenica 1 marzo 2015

RICORDANDO LUCIO DALLA

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« Ma sì, è la vita che finisce / ma lui non ci pensò poi tanto, / anzi si sentiva felice / e ricominciò il suo canto... »
(Lucio Dalla, Caruso)
Lucio Dalla (Bologna, 4 marzo 1943 – Montreux, 1º marzo 2012) è stato un musicista, cantautore e attore italiano.

Musicista di formazione jazz, è stato uno dei più importanti, influenti e innovativi cantautori italiani. Alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, si è addentrato con curiosità ed eclettismo nei più svariati generi musicali, collaborando e duettando con molti artisti di fama nazionale e internazionale. Autore inizialmente solo delle musiche, si è scoperto in una fase matura, anche paroliere e autore dei suoi testi. Nell'arco della sua lunghissima carriera, che ha raggiunto i cinquant'anni di attività, ha sempre suonato le tastiere, il sassofono e il clarinetto, strumenti, questi ultimi due, da lui praticati fin da giovanissimo.

La sua copiosa produzione artistica ha attraversato numerose fasi: dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d'autore, arrivando a varcare i confini dell'opera e della musica lirica. È stato un autore conosciuto anche all'estero ed alcune sue canzoni sono state tradotte e portate al successo in numerose lingue.

Data la lunga carriera e la continua capacità di sperimentare e rinnovarsi, la musica di Lucio Dalla è sempre sfuggita a qualsiasi tipo di etichettatura o classificazione. Per facilitarne meglio la comprensione, tutta la sua produzione può essere racchiusa in quattro grandi periodi: "le origini e le varie partecipazioni sanremesi" (tra il 1962 e il 1972), la "collaborazione con Roversi" (tra il 1973 e il 1976), la "maturità artistica" (tra il 1977 e il 1996) e la "fase pop" degli ultimi anni, alternata da varie incursioni nella musica colta e accademica.

Figlio del bolognese Giuseppe Dalla (1896-1950), direttore in città del club di tiro a volo (sarà citato in Come è profondo il mare: "Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani..."), e della sarta e casalinga Iole Melotti (1901-1976, ritratta nella copertina dell'album Cambio), Dalla trascorre la prima parte dell'infanzia nella sua Bologna. Quando, nel 1950, il padre muore stroncato da un tumore, la madre decide di istruirlo presso il Collegio Vescovile Pio X di Treviso, dove trascorre le scuole elementari iniziando ad esibirsi in piccole recite scolastiche. Dalla tornerà a parlare della morte del padre, in alcune interviste rilasciate nei primi anni ottanta: «Avevo sette anni... Provai la sensazione struggente di una perdita che mi consentiva di dire a me stesso con pietà e tenerezza: da oggi sei solo come un cane». Ancora: «Così ho imparato a fare della mia vita un modello di solitudine, cioè a cercarmela, a organizzarmela, a viverla, questa mia solitudine, come un momento di benessere profondo, necessario per una corretta lettura dell'esistenza».

Tra l'altro suo zio Ariodante Dalla è stato un cantante melodico molto popolare negli anni quaranta e cinquanta e proprio all'inizio di quest'ultimi, il piccolo Lucio impara a suonare la fisarmonica. Anche in merito a questo Dalla ha più volte ricordato come sua madre fosse convinta di avere un figlio geneticamente portato per lo spettacolo, non ostacolandolo mai nei suoi propositi di entrare nel mondo della musica: «Avevo undici anni, quando mia madre, donna strana, una stilista che non sapeva mettere un bottone, mi portò in un istituto psicotecnico di Bologna, per un test sulle mie attitudini, risultò che ero un mezzo deficiente». Ancora: «Mia madre sospettava fossi un genio, anche per questo mi lasciò partire a quindici anni per Roma». Il percorso scolastico di Dalla non sarà mai lineare: terminate le scuole dell'obbligo inizia prima ragioneria, passando poi al liceo classico e infine al liceo linguistico. «A scuola andavo male – ricorderà l'artista – preferivo andare in giro a suonare. A diciassette anni ero già a Roma a fare musica».

Tornato adolescente a Bologna, si appassiona al jazz. Walter Fantuzzi gli regala per il suo decimo compleanno un clarinetto. Il giovane Lucio, così, da assoluto autodidatta, impara a suonare lo strumento, esibendosi in alcuni gruppi dilettantistici della città. In qualità di clarinettista, diviene membro di un complesso jazz bolognese, la Rheno Dixieland Band, di cui fa parte anche il regista Pupi Avati, il quale, sentendosi "chiuso" dal talento di Dalla, abbandona presto il gruppo, trovando in futuro la via del cinema. Sempre a quel periodo risale l'incontro con Chet Baker, leggendario trombettista statunitense. Lucio è poco più che un ragazzino e già virtuoso al clarinetto, viene invitato a suonare più volte con il grande jazzista, che all'epoca viveva a Bologna. L'artista, in un intervento raccolto nel suo libro Gli occhi di Lucio, racconta come all'epoca guardasse in maniera un po' schizzinosa la musica leggera, «perché ero un jazzista sorprendentemente bravo già a quindici, sedici anni», ricordando, con affetto, proprio le jam session con il grande trombettista. Il giovane Dalla, in seguito, duetterà con altre importanti figure del jazz come Bud Powell, Charles Mingus ed Eric Dolphy.

Sempre a quel periodo, risalgono le prime vacanze dell'artista nel sud dell'Italia. La madre, di origini pugliesi, era solita recarsi in vacanza a Manfredonia, città alla quale il cantante era molto legato e dove visse, durante la sua infanzia, molti periodi estivi. Proprio a Manfredonia gli è stato intitolato, dopo la morte, il teatro cittadino. Come ricompensa per vari lavori di sartoria, alcuni clienti delle Tremiti regalano alla madre una casa nell'arcipelago. Tale circostanza produrrà nel musicista una sentita vicinanza per il sud tanto da trascorrere alle Tremiti tutte le estati, fino ad aprirvi in loco uno studio di registrazione. Dalle pagine de L'Europeo l'artista afferma: «È stato durante queste vacanze da emigrante alla rovescia che è avvenuta in me la spaccatura tra due diversi modi di vivere. Così oggi mi ritrovo con due anime: quella nordica (ordinata, efficiente, futuribile, perfezionista, esigente verso sé e verso gli altri) e quella meridionale (disordinata, brada, sensuale, onirica, mistica). È nel sud che sono diventato religioso, di una religiosità forsennata, irrazionale, pagana».

Nel 1960 partecipa con la Rheno al Primo festival europeo del Jazz, ad Antibes, classificandosi, tra le varie "band tradizionali", al primo posto. Si fa notare da un'orchestra di professionisti romani, la "Second Roman New Orleans Jazz Band", composta da Maurizio Majorana, Mario Cantini, Peppino De Luca, Roberto Podio e Piero Saraceni. Con il gruppo avrà, nel 1961, la prima esperienza in sala d'incisione, suonando il clarinetto nel brano strumentale Telstar, cover di un successo internazionale, pubblicato dalla RCA soltanto su 45 giri.

Alla fine del 1962 entra a far parte dei Flippers, complesso composto da Franco Bracardi al piano, Massimo Catalano alla tromba, Romolo Forlai al vibrafono e alle percussioni e Fabrizio Zampa alla batteria, a cui Dalla si aggiunge quale voce solista, clarinetto e sax.[27] Più avanti partecipa ad alcune incisioni di Edoardo Vianello, che i Flippers erano soliti accompagnare, come gruppo di supporto, nelle varie rassegne canore. Come raccontato dallo stesso musicista a Torinosette (settimanale de La Stampa), proprio con i Flippers avrà la possibilità di firmare il suo primo contratto. Nello stesso anno, suona per alcune sere nella sala Le Roi Lutrario di Torino, provocando numerose dispute con i padroni del locale che disapprovano la sua abitudine di esibirsi scalzo, affibbiandogli l'etichetta di "disadattato senza calzini". Nel merito ricorderà divertito l'artista: «una sera me li dimenticai e mi pitturai i piedi, così da farli sembrare dei calzini». In quel periodo poteva capitare di incontrare il cantante, non ancora impostosi al grande pubblico, nei bar di via Po alla ricerca di cento lire per far suonare i suoi pezzi nei juke box.

Contemporaneamente, in qualità di cantante dei Flippers, inizia presentarsi al pubblico, rivelando i suoi estemporanei gorgheggi scat, che diverranno in seguito una sua caratteristica vocale. La sua prima incisione scat viene inserita nell'album dei Flippers At Full Tilt, nella canzone Hey You. Coltivando l'ammirazione per lo stile vocale di James Brown, fa uso di una voce volutamente aspra e disarmonica, tesa a ricamare il canto con improvvise variazioni di tono, ai limiti delle più diffuse logiche musicali. Così facendo, impone un proprio marchio di fabbrica, venendo notato da Gino Paoli che vede in lui il primo cantante soul italiano.

Durante il Cantagiro del 1963 Gino Paoli lo persuade a tentare la carriera da solista, convincendo il giovane artista a lasciare il gruppo dei Flippers. La vicenda viene ricordata dal musicista Massimo Catalano con queste parole: «Lucio suonava con me nel complesso dei Flippers, partecipammo nel 1963 al Cantagiro con un brano intitolato I Watussi, insieme a Edoardo Vianello. A quella manifestazione partecipava anche Gino Paoli, che ci rubò letteralmente Lucio, facendolo diventare un cantante del suo clan. Noi ci incavolammo molto con Gino».

Nel 1964, a 21 anni, incide il suo primo 45 giri contenente Lei (non è per me), tradotta da Paoli e Sergio Bardotti, a cui segue Ma questa sera (cover di Hey Little Girl di Curtis Mayfield), entrambe pubblicate dalla ARC, casa discografica distribuita dalla RCA Italiana, per cui usciranno i successivi 45 giri di Dalla, nonché il suo primo LP. Il suo esordio al Cantagiro è letteralmente traumatico. Durante le varie esibizioni, nelle quali presenta la canzone Lei (non è per me), Dalla è oggetto di lanci di ortaggi e derrate alimentari. Gino Paoli ricorderà l'accaduto in un'intervista del 1979: «Fu un fiasco di rimarchevoli proporzioni: ogni sera raccattavamo una buona dose di fischi e di pomodori, uno spettacolo nello spettacolo, che durò quanto la manifestazione. Lucio, in ogni modo, si mostrò veramente un duro e non si lasciò abbattere».

Per nulla intimorito dall'insuccesso, forma nel 1966 un proprio gruppo di accompagnamento con i musicisti bolognesi, Gli Idoli, con i quali incide il suo primo album, intitolato 1999. Il disco fa leva su due brani: Quand'ero soldato (vincitore del premio della critica al Festival delle Rose) e Pafff...bum!. Quest'ultima (di fatto la sua prima hit), viene presentata dal musicista al festival di Sanremo, abbinato con gli Yardbirds di Jimmy Page e Jeff Beck. A Sanremo fa ritorno l'anno seguente, con Bisogna saper perdere, abbinato con i Rokes di Shel Shapiro. Il 1967 è anche l'anno del suicidio di Luigi Tenco, che aveva collaborato con Dalla per uno dei testi del suo primo disco e con cui aveva stretto amicizia: «Con Tenco avevo avuto rapporti di amicizia e di collaborazione - ricorda l'artista - Andammo a Sanremo insieme, prendemmo la camera vicina, e la sua morte mi sconvolse... non dormii per un mese».

Successivamente attraversa in maniera più diretta la stagione beat, pubblicando brani meno ambiziosi, tra cui si distinguono Lucio dove vai e soprattutto Il cielo, con cui partecipa al Festival delle Rose, vincendo nuovamente il premio della critica. L'allora Festival romano si svolgeva all'hotel Hilton, e la leggenda vuole che i portieri gli abbiamo impedito di partecipare alla serata finale perché non aveva un aspetto presentabile.

Le stravaganze del giovane Dalla erano piuttosto note, sempre la leggenda vuole che spesso andasse in giro con delle ciliegie che pendevano dalle orecchie, appese per quel ramoscello che le tiene insieme oppure che si presentasse a spasso con una gallina al guinzaglio.

Nel 1969 ottiene un discreto successo con la canzone Fumetto, scelta dalla Rai come sigla del programma per bambini Gli eroi di cartone. All'inizio del nuovo decennio incide il secondo album Terra di Gaibola, nome che deriva da un sobborgo collinare di Bologna. Le vendite del disco risulteranno piuttosto scarse, tanto da indurre la RCA a non stamparne più nessuna copia, fino alla metà degli anni novanta.

Nel marzo del 1986 parte in tournée con gli Stadio per una serie di concerti all'estero culminati con le esibizioni negli Usa. A tal proposito la Rai programmerà uno speciale dedicato proprio al concerto tenutosi al Village Gate di New York il 23 marzo del 1986 dove, tra una canzone e l'altra, Dalla racconta la sua esperienza negli States. Dal concerto americano verrà poi estratto il doppio album dal vivo DallAmeriCaruso. Unico inedito dell'album è il brano Caruso, (disco di platino e Targa Tenco come miglior canzone dell'anno), che racconta gli ultimi giorni di vita del grande tenore e regalerà al cantautore emiliano un successo straordinario. La canzone, che ha venduto quasi 9 milioni di copie in tutto il mondo, è oggi considerata un classico della musica italiana. Nel corso degli anni, il brano, è stato interpretato da artisti di qualsivoglia nazionalità, tra i quali spiccano cantanti di prestigio come Mercedes Sosa, Céline Dion, Michael Bolton, Lara Fabian, Julio Iglesias, Andrea Bocelli e Luciano Pavarotti. Ad oggi la canzone, tradotta in varie lingue, ha venduto oltre 38 milioni di copie in tutto il mondo. Il giorno 28 febbraio 2008, durante la Cinquantottesima edizione del Festival di Sanremo, il presidente della Siae, Giorgio Assumma, ha reso note "le 10 canzoni italiane più conosciute e cantate nel mondo", rilevate dagli stessi bollettini Siae. La canzone di Lucio Dalla, Caruso, si è piazzata al secondo posto, dietro all'altrettanto celebre Nel blu dipinto di blu, di Domenico Modugno.

Dalla, in varie interviste, ha più volte spiegato la genesi del brano: "è una canzone del cuore" - racconta l'artista - nata da un inaspettato e intenso viaggio a Sorrento. In seguito ad un guasto alla sua barca, Dalla è costretto a sostare in costiera, nello stesso Hotel e nella stessa stanza dove anni prima soggiornò il grande tenore Enrico Caruso. Il personale dell'albergo, dopo essersi trattenuto a cena con il cantautore, gli racconta della coinvolgente storia d'amore tra Caruso, ormai affetto da una grave malattia ai polmoni che gli impediva di cantare, ed una giovane allieva, a cui il grande lirico insegnava canto. Commosso da quelle parole, il cantautore, ritiratosi nella stanza, guardando le foto del tenore, il suo vecchio pianoforte e l'incantevole panorama di Sorrento, trova l'ispirazione per comporre sia il testo che la musica. Così nasce Caruso, in un modo assolutamente fortuito - come ricorda ancora Dalla - "una canzone nata per caso" e destinata a diventare una delle canzoni italiane più note nel mondo. Il conduttore Pippo Baudo racconta che inizialmente l'artista era restio a cantare il brano, in quanto, essendo lui emiliano e non napoletano, non si sentiva all'altezza di interpretarlo. Peppino Di Capri, afferma di essere stato il primo ad ascoltarla, addirittura il giorno dopo che l'ebbe composta: «Venne nella mia casa discografica a Napoli e mi chiese un parere, si mise al pianoforte e suonò. Rimasi senza parole e mi uscì una lacrima. Ma tu veramente fai? Mi chiese alla nostra maniera. Vai tranquillo, sarà un successo mondiale, gli risposi».

Nell'ottobre del 1990 esce Cambio, «il cui titolo programmatico non nasconde il desiderio di Dalla di ridefinire ancora una volta la sua immagine, anche a prezzo di mitigare l'originalità della proposta». Questo "nuovo corso", che farà da apripista alla fase pop degli ultimi anni, sarà confermato anche negli album successivi e per tutti gli anni novanta. Pur mutando corso, ciò che non muta nell'artista emiliano è l'assoluta capacità di catalizzare il grande pubblico. Il disco, trainato dal singolo Attenti al lupo (scritto da Ron), vende 1 500 000 copie, risultando uno degli album italiani più venduti di sempre. Il giornalista Giancarlo Trombetti ha ricordato in un recente articolo, dopo la morte dell'artista, la genesi di Attenti al lupo, affermando che originariamente il brano avrebbe dovuto cantarlo Ron e non Dalla e che quest'ultimo cercò di convincerlo a cedergli il pezzo. Il brano passò nelle mani di Dalla non tanto per un regalo dell'amico Ron, come si sarebbe portati a pensare, ma più per frutto dell'insistenza di Dalla. Il giornalista ricorda ancora che Lucio, rivolgendosi a Ron, disse: «Tu sei visto dalla gente in modo troppo serio... io sono un pagliaccio buffo, non ti ci vedo a canticchiare Attenti al lupo, attenti al lupo... ed essere preso sul serio, io, invece, sì.»

La grande intuizione di Dalla risiede nell'idea di "teatralizzare" il brano, inscenando, nel relativo videoclip, un efficace balletto all'ombra di un tendone da circo, con al fianco due ragazze (di cui una è la cantante Iskra Menarini), riproponendo lo sketch ad ogni apparizione televisiva. Il singolo diviene un tormentone, facendo ben presto schizzare il disco in vetta alle classifiche. La canzone di lancio Attenti al lupo, se da una parte ha avuto il pregio di trascinare l'album al successo commerciale, dall'altra ha oscurato, per così dire, alcune tracce, qualitativamente più meritevoli, che con il tempo si sono ritagliate il loro giusto spazio e valore. Canzoni da ricordare sono senz'altro l'emozionante Le rondini, su musica di Mauro Malavasi, Bella, l'inconsueta È l'amore e soprattutto Comunista, già scritta in passato con Roberto Roversi, con un testo modificato dallo stesso Dalla, così come l'originario titolo Ho cambiato la faccia di un Dio.

Sempre nello stesso anno, precisamente il 25 ottobre del 1990, su RaiStereoDue, Lucio Dalla incontra Federico Fellini. In una spassosa chiacchierata, i due artisti parlano degli effetti emotivi e malinconici che la musica spesso produce in chi l'ascolta, scambiandosi, divertiti, le reciproche impressioni. Quasi a inizio intervista il grande regista descrive in modo epico un concerto del cantautore, tenuto al Teatro Tenda di Roma negli anni ottanta: «La prima volta che ti ho visto... è stata una visione un po' infernale... sono entrato, e in mezzo ad un gran fumo, ti ho visto in fondo a un palco; dalla platea mandavano urla e strida come pipistrelli e decibel irraggiungibili... laggiù c'eri tu, dietro una tastiera con il tuo cuffiotto in testa; apparivi come un'immagine salgariana, un corsaro, un pirata e dalla tua tastiera partivano clangori, come fossero cannonate». Dalla dichiara prontamente tutto il suo stupore nell'apprendere che un personaggio della caratura di Fellini fosse presente a un suo concerto e il regista riminese ribatte prontamente: «Ad un concerto di Dalla potrebbero esserci anche personaggi della storia come Vittorio Emanuele II o Garibaldi, tutti quanti dovrebbero venire ad ascoltare un tuo concerto, tanto è la forza evocativa che emana».[98] Tempo addietro, il cineasta aveva omaggiato il cantautore nel suo film Ginger e Fred, nella sequenza in cui Giulietta Masina incontra in un pullman alcuni sosia di personaggi famosi, tra cui quelli del musicista emiliano. Successivamente, tra il 1991 e 1992, Dalla organizza una serie di concerti che daranno vita al Cambio tour, dove avrà modo di farsi notare e conoscere il giovane cantautore Samuele Bersani.

Il nuovo millennio si apre con l'album Luna Matana, pubblicato nell'ottobre del 2001. Una delle canzoni dell'album, Kamikaze, è da molti interpretata come reazione agli attacchi terroristici dell'11 settembre. Tale è la certezza che il Corriere della Sera, in un articolo del 23 settembre 2001, dichiara: "No della casa discografica al Kamikaze di Dalla", a sottolineare una sua presunta censura sul brano in questione, in quanto non scelto come singolo di lancio. La casa ha replicato che visto il preciso frangente storico politico la decisione di non scegliere quel brano era ovvia, aggiungendo di aver preso la decisione di comune accordo con l'artista. Lo stesso Dalla interviene nella questione affermando, tra le altre cose, che il brano non si riferisce agli Attentati dell'11 settembre, in quanto il termine Kamikaze, più che al tempo attuale, riporta a quello della seconda guerra mondiale, scenario storico per il quale la canzone era stata pensata. Continuando nell'argomento il cantautore afferma che paradossalmente a trattare dei fatti dell'11 settembre è stata la canzone di lancio dell'album precedente, facendo notare come i versi della sua Ciao sembrino preconizzare i tragici fatti di New York: "C'è stato come un lampo lì proprio in mezzo al cielo/ era blu cobalto liscio, liscio senza un pelo/ la città sotto era un presepe/ le luci del tramonto/ la scia di un aereo facevano che bello il mondo". La canzone Kamikaze (con alle chitarre Gianluca Grignani) ha comunque successo, così come l'altra canzone simbolo del disco, Siciliano, dove compare la voce di Carmen Consoli. Il titolo del disco è una licenza poetica del musicista e allude all'insenatura (Cala Matana), che scende a strapiombo sul mare, nell'Isola di San Domino, alle Tremiti, dove sono situati la casa e lo studio dell'artista.

Il 2003 è un altro anno chiave per Lucio Dalla, infatti, grazie alla sua sconfinata curiosità, decide di inoltrarsi nella musica lirica, inscenando e componendo la sua Tosca - Amore disperato, tratta dal capolavoro di Giacomo Puccini. Dallo spettacolo ha poi estrapolato e interpretato anche l'omonimo brano, Amore disperato, con la partecipazione di Mina, che canta gran parte del testo, alternando la sua voce a quella del cantautore bolognese. La traccia è presente nell'album Lucio, uscito nello stesso anno. Tornando all'opera, il risultato prodotto dall'artista è dunque una fedele trasposizione del componimento pucciniano, scritta, musicata e diretta dallo stesso cantautore, ravvivata e al tempo stesso attualizzata da un grande dispiegamento di mezzi, sia tecnici che artistici. La prima messa in scena del musical avviene il 23 ottobre 2003 al Gran Teatro di Roma, dopo una seguitissima anteprima nel "luogo del delitto", ovvero Castel Sant'Angelo, nella Notte Bianca romana del 27 settembre.

Nel 2006 pubblica 12000 lune, raccolta di tutti i suoi grandi successi in un triplo cofanetto con in copertina un disegno del cantante creato da Milo Manara. Tre gli inediti: Stella, Sottocasa e Dark Bologna. Nello stesso anno Fernanda Pivano pubblica il libro Complice la musica, edito da BUR, dove la scrittrice genovese raccoglie una serie di interviste a trenta cantautori italiani, tra i quali lo stesso Dalla. Così si esprime in merito all'artista emiliano: «Lucio Dalla mi ricorda tutti i miei amici di una vita e mi seduce. Lo immagino adolescente suonare in qualche strano locale con Chet Baker al clarinetto; davanti a un bicchiere di vino con Lawrence Ferlinghetti, all'osteria Da Vito a Bologna; al flipper con Andy Warhol a Roma (“senza sapere che era lui”). Che nostalgia. Mi sento vecchia!».

L'8 novembre 2011, a due anni di distanza da Angoli nel cielo, esce il nuovo disco del cantautore emiliano dal titolo Questo è amore. L'album è un doppio CD che contiene solo canzoni d'amore, scritte da Dalla tra il 1971 e il 2009, dove a essere presenti sono soprattutto quelle canzoni considerate "minori", perché schiacciate dai successi delle varie hits di turno. L'album è anticipato in radio dal brano Anche se il tempo passa (Amore). Oltre a tale inedito, sono presenti, tra l'altro, un rifacimento di Meri Luis (cantata in coppia con Marco Mengoni), Anema e Core e La leggenda del prode Radamès, un brano preso dal repertorio anni quaranta del Quartetto Cetra e riarrangiato dallo stesso Dalla e Mauro Malavasi.

A fine gennaio del 2012 la celebre rivista Rolling Stone pubblica una speciale classifica dei 100 album italiani più belli di ogni tempo, l'artista compare un'unica volta e in quarantesima posizione con il suo Lucio Dalla, del 1979. Il 14 febbraio ritorna sul palco del Festival di Sanremo a quarant'anni dall'ultima partecipazione, accompagnando il giovane cantautore Pierdavide Carone con il brano Nanì, del quale è anche coautore. Dalla in questa occasione sale sul palco nella duplice veste di cantante e di direttore d'orchestra, cosa che già Franco Battiato aveva fatto l'anno precedente, accompagnando il cantante Luca Madonia. Il brano, dapprima ripescato, si piazzerà, nella classifica finale, al quinto posto. Il 18 febbraio, nella serata conclusiva, assieme al giovane cantante esegue nuovamente il brano, per quella che sarà l'ultima apparizione televisiva dell'artista. Il 27 febbraio 2012 da Lucerna, Svizzera, parte la sua nuova tournée europea, che fa tappa la sera seguente a Zurigo e il 29 febbraio a Montreux, con l'esibizione nell'Auditorium Stravinski Concert Hall, teatro del suo ultimo e definitivo concerto.

Lucio Dalla muore il 1º marzo 2012, stroncato da un infarto all'età di 68 anni (tre giorni prima del sessantanovesimo compleanno), in un hotel di Montreux, la cittadina svizzera dove si era esibito la sera prima. Particolarmente profetica è l'ultima strofa della sua canzone Cara: "Lontano si ferma un treno/ ma che bella mattina, il cielo e' sereno / Buonanotte, anima mia /adesso spengo la luce e così sia". Dalla, infatti, muore la mattina di un primo marzo sereno, in un hotel che non dista che pochi passi dalla stazione ferroviaria di Montreux. È il suo compagno Marco Alemanno il primo a scoprire la disgrazia, pochi minuti dopo l'accaduto. I primi a dare la notizia della morte del cantante sono i frati della basilica di San Francesco d'Assisi, la stessa mattina del 1º marzo, su Twitter, esattamente alle 12:10, 23 minuti prima dei lanci d'agenzia. Il giorno seguente il feretro viene trasferito dall'obitorio di Losanna alla residenza bolognese dell'artista in via D'Azeglio e sabato 3 marzo viene allestita la camera ardente nel cortile d'onore di Palazzo d'Accursio sede del municipio di Bologna. La città proclama il lutto cittadino come anche il Comune delle Isole Tremiti, residenza estiva del cantautore. Il funerale si tiene nella basilica di San Petronio il 4 marzo, giorno in cui Dalla avrebbe compiuto 69 anni, presenti oltre 50.000 persone. Dopo il rito funebre, trasmesso in diretta televisiva, le spoglie del cantante vengono sepolte nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna nel campo 1971. Il 23 ottobre 2013, la salma di Lucio Dalla viene cremata e inumata in una nuova zona (sempre alla Certosa), dove riposano, tra l'altro, il poeta Giosuè Carducci e il pittore Giorgio Morandi. L'opera funeraria è stata realizzata dall'artista Antonello Paladino.

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