venerdì 17 aprile 2015

L' ABBAZIA DI SAN DONATO A SESTO CALENDE

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L'abbazia di San Donato a Sesto Calende, sita in località un tempo denominata Scozzola o Scovilla, è il maggiore monumento della città. Edificata tra il IX e il X secolo, con l'attigua, oggi scomparsa abbazia voluta dal vescovo di Pavia, Liutardo de' Conti, restò per secoli legata all'ambiente pavese, di rito romano, pur essendo geograficamente in area ambrosiana. L'attuale edificio consta di tre navate absidate. La parte superiore dell'absidina a sud, andata distrutta, è stata sostituita nel '700 dall'attuale sacrestia che poggia sui resti affrescati del precedente manufatto. L'altare maggiore è sopraelevato sulla chiesa originale alla quale si accede da due scale affiancate alla gradinata centrale settecentesca.

Nella cripta, o scurolo, si leggono a malapena sinopie illustranti la Natività e l'Ave Maria. Le pareti che racchiudono l'altare maggiore, affrescate dal Bellotti, presentano curiose cariatidi con parti sporgenti degli abiti. Ai piedi del catino centrale, a due centri di curvatura a causa dell'intervento di sostituzione dell'originaria copertura lignea andata distrutta con le attuali volte in cotto, si snoda un coro ligneo di pregevole fattura con quindici stalli. All'esterno sono di particolare pregio architettonico l'absidina a nord, l'abside centrale e la torre campanaria, decorati con archetti in cotto e in pietra. In tutte le murature esterne e interne sono inseriti, come materiali di reimpiego, elementi di precedenti edifici cristiani e pagani sui quali è stato edificato l'attuale tempio.

All'interno sono interessanti nel pronao o nartece gli splendidi capitelli preromanici e le volte grafite. Questo avancorpo era probabilmente un portico aperto su tre lati, utilizzato poi come ampliamento della Chiesa. Numerosi e di varie epoche gli affreschi, alcuni dei quali trasferiti su tela in occasione di scoperte o di restauro. Tra questi la Madonna dei Limoni, del XVI sec. Notevoli tra i rimanenti in sito, da segnalare, la Disputa di santa Caterina d'Alessandria, opera di Bernardino Zenale da Treviglio del 1503, nella nicchia un tempo fonte battesimale, la Madonna del latte sul pilastro centrale del lato destro della navata, l'Ultima cena, opera di Giovanni Battista Tarilli da Cureglia, datata 1581. Interessanti sono pure Dio in trono e la Teoria di santi nell'abside di sinistra. All'interno della chiesa, in occasione della creazione della pavimentazione in cotto che ha eliminato l'originale in beola e sarizzo, sono stati rinvenuti plutei facenti parte dell'ambone della chiesa del IX secolo e usati come riempimento. Di particolare pregio, sono oggi conservati nel Museo presso il palazzo Comunale. L'organo di gradevole voce, opera di Carlo Aletti di Monza (1869), è stato recentemente restaurato grazie ad una sottoscrizione.


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