Martinitt è un'istituzione di assistenza milanese la cui origine risale al XVI secolo. Martinitt è, in milanese, il plurale di Martinett.
San Gerolamo Emiliani, figlio di un senatore veneziano, dopo la propria liberazione dalla prigionia di guerra (da lui ritenuta miracolosa), rientrò a Venezia, devolse tutti suoi averi ai poveri e radunò tutti gli orfani in una sua proprietà lagunare.
Della cosa venne a conoscenza il duca Francesco II e nel 1528 gli offrì la possibilità di radunare gli orfani milanesi presso l'oratorio di San Martino, in un palazzo nell'attuale via Manzoni, all'angolo con via Morone. I ragazzi orfani vennero così chiamati Martinitt, mentre le ragazze vennero chiamate Stellinn ("Stelline"). La data convenzionale della nascita dei Martinitt comunque risale al 1532 mentre per quanto riguarda il nome Martinin al singolare Martinitt plurale, riguarda i locali dati dallo Sforza in prossimità della allora chiesa intitolata a San Martino collocata in zona Manzoni a Milano. Federico Borromeo, su suggerimento di suo cugino san Carlo Borromeo, gli offrì a sua volta lo Spedale dei Mendicanti, che divenne in seguito l'orfanotrofio femminile.
Nel 1772 gli orfani lasciarono via Manzoni e si trasferirono, su disposizione di Maria Teresa d'Austria, nell’area del convento di San Pietro in Gessate. In questa nuova sede i ragazzi sarebbero potuti rimanere fino ai 18 anni ed imparare un mestiere.
Ma quando Napoleone prese Milano nel 1796 trasformò la sede di San Pietro in ospedale militare. I Martinitt allora si trasferirono in alcuni locali di Brera e poi nell’ex convento di San Francesco Grande. Nel 1803 i Martinitt tornarono nella vecchia sede di via Manzoni che li vide, nel 1848, come staffette degli insorti negli scontri delle Cinque giornate di Milano, spostandosi da una barricata all'altra.
Una nuova sede dei Martinitt, in via Pitteri 56, venne inaugurata nel 1932 da Benito Mussolini.
Oggi l'Ente è stato trasformato in Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio.
Il 19 gennaio del 2009 è stato inaugurato il Museo Martinitt e Stelline dedicato agli orfani milanesi.
La storia, tramandata grazie ai preziosi archivi dell'Azienda di Servizi alla Persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio, appassiona ogni tipologia di fruitore, dal bambino all'anziano, dallo storico al matematico.
I documenti dell'Archivio Storico sono fisicamente consultabili come i volumi della biblioteca storica, sui cui testi studiavano i Martinitt.
L’origine di questo nome è dovuto al fatto che Federico Borromeo, cugino del più noto Carlo, fondò l’Ospedale dei Mendicanti che poi diventerà l’Orfanatrofio della Stella, da cui Stelline. L’opera del fondatore continua a elargire i suoi frutti, immaginiamoci come doveva essere la vita per un bambino/a a quei tempi, se orfani o abbandonati, voleva dire la fame, la strada, con tutto ciò che questa, di negativo, poteva rappresentare, anche se nel 1772 dovettero trasferirsi al convento di San Pietro in Gessate. Qui i ragazzi rimanevano sino al compimento del diciottesimo anno d’età, avendo così modo di istruirsi nel leggere e nello scrivere, e imparando un mestiere, utile per riuscire ad andare a bottega e guadagnarsi il pane. Poi arrivò Napoleone, il quale rese, anche a loro, la vita più difficile. Poi, siccome tutto ha fine e tutto passa, anche lui passò, e i Martinitt fecero ritorno nella loro prima sede. Parlando di quei ragazzi, non si può non ricordare la loro eroica partecipazione, come staffette da una barricata all’altra, nelle Cinque Giornate di Milano. Nel 1884 è fondata la Società di Mutuo Soccorso degli ex Martinitt. Vorrei qui ricordare, fra gli altri, due personaggi divenuti poi famosi, che hanno fatto parte dei Martinitt, E. Bianchi, industriale delle bici e automobili; biciclette con cui hanno pedalato corridori famosi, e A. Rizzoli, fondatore della notissima casa editrice. Proprio quest’ultimo racconta com’è stata la sua entrata nell’istituzione. Appena entrati, si era sottoposti a una visita medica e, se non vi erano malattie in atto o sintomi preoccupanti ma tutto era in regola, si veniva indirizzati al magazzino, dove un inserviente riforniva l’utente di lenzuola e coperte.
Poi era consegnata la divisa, con la severa raccomandazione di tenerla sempre in ordine, pulita e, soprattutto, di non perderla, altrimenti erano guai. La divisa era composta di: pantaloni di panno con striscia rossa lungo tutto il fianco, una camiciola, un cravattino rosso, le calze, un paltoncino che arrivava un po’ sopra il ginocchio e un berretto con visiera, su cui figurava uno stemma e il numero di matricola. Questo numero era anche quello che si doveva cucire su ogni indumento, in modo da non confondere le proprie cose con quelle degli altri; proprio come si faceva, e probabilmente ancora si fa, per i ragazzi/e che vanno in colonia. Inutile dire che le camerate erano stanzoni enormi, con più di quaranta letti, così come il refettorio, molto grande e capiente. Naturalmente nelle camerate il riscaldamento era semplicemente un sogno.
Martinitt celebri
Angelo Rizzoli, fondatore dell'omonima casa editrice Rizzoli Editore
Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica che produce e commercializza occhiali
Edoardo Bianchi, fondatore dell'omonima azienda produttrice di biciclette e automobili F.I.V. Edoardo Bianchi
Roberto Cozzi, Medaglia d'Oro al Valor Militare Prima Guerra Mondiale morto nella Battaglia dei Tre Monti.
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