venerdì 19 giugno 2015

LE CITTA' DELLA PIANURA PADANA : VEROLANUOVA


Verolanuova è un comune della provincia di Brescia.

Nel territorio verolese non vi sono tracce rilevanti di presenze umane e men che meno di centri abitati.
Lungo il corso del fiume Oglio, tuttavia, sono testimoniati spostamenti e frequentazioni con piroghe di gruppi preistorici, certamente dal Neolitico in poi, come dimostrano tanti ritrovamenti di resti di queste primitive imbarcazioni a nel suo alveo.
La mancanza di abbondanti reperti non significa che questa zona fosse allora sconosciuta o non attraversata dagli uomini del tempo ma, soltanto che essi non vi si stanziarono per lunghi periodi.

C'è da ricordare che la zona era paludosa, che il Mella sfociava nell'Oglio e che questi fiumi, parecchio più estesi di oggi, erano caratterizzati da forte instabilità..

A Verolanuova, in località "Dosso Negrone", sono stati trovati nell'ottocento, due reperti di bronzo attribuiti alla "Cultura del Bronzo medio" (1600 - 1200 a. C.) presentati alla "Esposizione di archeologia preistorica e delle belle arti della provincia di Brescia" nel 1875
Materiali ceramici della stessa epoca e tre piroghe di difficile datazione sono stati trovati nella vicina Monticelli d'Oglio tra il 1957 ed il 1967.
Il ritrovamento più antico finora scoperto ai confini del territorio verolese è avvenuto a Bassano Bresciano, nei pressi di Fornace Quadri, i cui reperti vengono attribuiti al Neolitico.

Prima dell'invenzione e dell'uso diffuso della scrittura (1000 - 500 a.C.) in Lombardia si registrano fenomeni antropologici di notevole interesse.
Nella bassa pianura a nord dell'Oglio le genti che vi risultano stanziate presentano una maggiore e meglio definita territorialità stabilita sulla base dei caratteri di somiglianza e sulla scorta della loro cultura materiale ovvero, su quali utensili adoperavano.
L'epoca successiva (500 - 350 a.C.) ci introduce nella storia vera e propria tramite un lento ma evidente cambiamento tecnologico e culturale dovuto all'arrivo in pianura di genti portatrici: Liguri, Veneti, Etruschi e Celti.
Nel territorio del bresciano si stanziò il popolo celtico dei "Cenomani", organizzato per gruppi tribali ma con federazione e governo unico a Brescia. Queste tribù si sono diffuse nelle zone più fertili della pianura e di preferenza su dossi o terrazze nei pressi dei fiumi.
Numerosi i reperti ritrovati dagli archeologi in tutta la pianura bresciana. Significativi sono anche i "relitti" linguistici ancora presenti nei nomi locali di fiumi, paesi, cascine, persone, piante, animali, utensili, vie..

Dal nord provengono gli Ongari o Ungari lungo i tre Decumani che attraversano la pianura. Questo popolo forma il primo insediamento Verolese sulle rive a nord del fiume Strone, in questo modo l'insediamento era protetto su tre lati dal fiume e dall'altro da un terrapieno di cui si possono vedere ancora i resti.
La zona più antica è individuabile nel quartiere che sorge intorno al Castel Merlino, residenza della famiglia Gambara, ed è delimitabile da via Ricurva, via Dante e dalla chiesa della Disciplina. Le notizie certificate da atti notarili risalgono solo al 1400 con la carta topografica Malatestiana.
A tal proposito Mons. Pietro Faita scrive:
"Verolanuova ebbe conferma feudale oltre che da Pandolfo Malatesta (1408) anche da Filippo Maria Visconti (1422) e dalla Repubblica Veneta (1427). Però in data 5 gennaio 1344 l'aveva già avuta dall'imperatore di Germania, re dei Romani, nella persona del conte Matteo Gambara. Tutte queste conferme erano necessarie perché ad ogni cambiamento di signoria la città di Brescia tentava di riprendere il controllo sui territori dei Gambara per rendere questa famiglia meno indipendente. Sia nell'archivio di Stato di Brescia che nell'archivio parrocchiale di Verolanuova vi sono copiosi documenti riguardanti l'amministrazione dei beni della famiglia Gambara nonché i loro diritti, privilegi, concessioni, eredità, ecc. ..."
Il palazzo dei Gambara risale al secolo XIV e circa dello stesso periodo è la chiesa della Disciplina.

Il nucleo del paese dal palazzo Gambara si espande con l'arrivo degli Ebrei che edificano la parte dietro il Castel Merlino. Attorno al 1630 viene fondata la chiesa principale del paese, dedicata a S. Lorenzo martire.
La costruzione del palazzo comunale di Verolanuova risale agli stessi anni, detto palazzo era la residenza di uno dei due fratelli Gambara, allontanatosi da Castel Merlino per una lite.
La piazza principale del paese, Piazza della Libertà, risale al 1600 come il palazzo del Comune; al tempo infatti questa era parte del giardino privato del Palazzo tant'è vero che si può osservare la sua forma ad anello tipica dei maneggi dell'epoca.
La fase storica attendibile successiva al 1600 è costituita dal primo Catasto Napoleonico risalente al 13/06/1809. Si nota che il paese non subisce grandi modifiche urbanistiche in quegli anni. Si estende fino a sotto il fiume Strone anche se per poche centinaia di metri.
Da una carta del Catasto Austriaco del 1852 si nota che nell'arco di 45 anni lo sviluppo urbanistico è tutto sommato ridotto, il vero grande cambiamento si nota nell'area chiaramente destinata alla ferrovia; ferrovia che è definitivamente documentata nel 1898 sulla carta del Regno Unito.
Dal 1809 al 1898 l'ambiente urbano non si è espanso, ha però subito un completamento, ovvero sono state edificate abitazioni e cascine che hanno dato più organicità alla struttura dell'abitato.

Giunti alle soglie della Prima Guerra Mondiale con una situazione stabile data dallo sviluppo ottocentesco per quanto riguarda il periodo inter bellico si può notare che non esistono significative espansioni abitative, si può solo ipotizzare la costruzione di singoli edifici, peraltro non documentabile.
In seguito alla ricostruzione immediatamente successiva alla Seconda Guerra Mondiale (1945-1965) il comune di Verolanuova è caratterizzato a Nord da uno sviluppo pressoché uniforme con distribuzione semicircolare al limite del preesistente abitato; a Sud del fiume Strone invece l'espansione è più articolata.
Punti salienti dell'intero sviluppo del primo periodo post bellico sono alcune delle zone industriali più importanti del Comune quali l'Ocean, sorta sul confine con Verolavecchia a Sud del fiume, un gruppo di calzaturifici a Nord - Est, adiacenti alla strada che porta a Breda Libera ed un grande complesso (nel suo interno integrato verticalmente) per la lavorazione dell'amianto oggi riconvertito.
Alla stessa epoca risalgono anche le costruzioni del campo sportivo, della scuola elementare, della scuola media e della casa di riposo per anziani.
Il periodo analizzato successivamente è quello che arriva all'inizio degli anni Ottanta.
Anche in quest'epoca si assiste ad un'espansione di caratteristiche analoghe a quelle della precedente: a Nord dello Strone una fascia limitrofa al preesistente, a Sud invece il completamento della maglia urbana.
E' da evidenziare il fatto che a questi anni risale la costruzione del quartiere delle "ville nel verde", del complesso industriale che travalica la circonvallazione Nord, delle due aree industriali presso le cascine Caselle e Bettolino e della scuola superiore di ragioneria.
Gli anni Novanta vedono sostanzialmente un forte incremento industriale nelle aree già a questa vocazione ed il completamento del tessuto abitativo con le tipologie a schiera e a condominio.

Le prime notizie certe su Cadignano risalgono al 1192 con l'atto dei feudi di Leno che attesta la consistenza del feudo di Delfino di Cadignano.
Precedentemente non esistono documenti in cui compare il nome della frazione, e d'altronde sembra plausibile che Cadignano e Verolanuova abbiano origine circa nello stesso periodo.
E' un'ipotesi e come tale viene qui riportata quella fatta da Angelo Bonaglia: "... la fondazione di Cadignano per un certo verso, potrebbe avere origini celtico - galliche cioè essere anteriore di qualche secolo alla conquista romana...".
Altro rilievo di notevole importanza avrebbe poi la strada che congiunge Cadignano con Manerbio, da una parte, e con S. Paolo, dall'altra, in quanto sarebbe più o meno, il tracciato della precedente rotabile gallica, raddrizzata poi dai Romani, restata infine tale per tutto il Medioevo e, salvo lievi varianti fino a noi.
Come per Verola ,proprio durante il regno di Desiderio, nel 760 il territorio di Cadignano viene donato alla Badia di Leno. Sembra accertato ancora che dopo il Mille Cadignano come paese non esistesse ancora, ma facesse parte di un comprensorio di alcune "curtes", collegate da una strada rotabile romana e di un ospizio "curtis" intitolato ai Ss. Nazaro e Celso.
Le opere di bonifica e l'aumento di popolazione fecero poi di Cadignano un ricco centro agricolo, tanto che nel 1400 già esiste un castello e un Comune, in cui è certa la presenza di un fabbro e di un mulino sulla strada per Scarpizzolo. Da un documento 1195 sembra ci fosse a quel tempo un convento benedettino nel paese di cui però ai nostri giorni si è persa quindi ogni traccia.
E' però individuabile sul territorio il quadrilatero medioevale più antico: est e sud delimitato dal Fiumazzo, ovest dallo Strone, nord dalla strada romana. Quando nel sec. XIV, per motivi politici, religiosi e tecnico - economici, crolla l'organizzazione dell'abbazia lenese, anche perché sono venute meno le vocazioni monastiche e sono rimasti deserti i monasteri, soprattutto e dapprima quelli periferici, Cadignano diventa un Comune e si trova a gestire in parte i beni monastici rimasti. Nel 1410 si ha notizia di una parrocchia di Cadignano.
Le notizie successive a questi anni sono frammentarie e di difficile reperimento, Cadignano infatti non è ancora parte del territorio verolese, non rientra quindi in alcun catasto ne Napoleonico ne Austriaco del comune di Verolanuova.
L'accorpamento con Verolanuova avverrà solo in epoca fascista nel 1928. Da rilevare che dallo stesso anno e fino al 1948 nel medesimo comune è annessa anche Verolavecchia.

Della frazione di Breda Libera non se ne conoscono le origini che, a giudicare dal nome sembrerebbero longobarde.
Non esistono notizie storiche anteriori al 1100 (come per Verolanuova) anche se la strada che attraversa il centro è di sicura origine romana.
Bisogna notare con attenzione la posizione strategica di Breda Libera situata, a brevissima distanza, a sud di un incrocio fra due strade romane: quella che, da Offlaga scende in linea retta da Nord verso Verolanuova e l'Oglio, quella che collega trasversalmente la via cremonese con la via quinzanese.
Non è improbabile che i Longobardi vi tenessero non solo un allevamento di cavalli e di bestiame, ma anche una piccola guarnigione, per il controllo sia dell'allevamento, sia delle due importanti strade.
La prima notizia su Breda Libera è un atto notarile di compravendita tra Guelmino, figlio di Ottone, e Alberto Gambara per un piccolo appezzamento di terreno su cui nascerà il castello Gambara. L'atto risale al 1197.
A quel tempo il paese prende il nome di Breda Gambara. Le notizie di ordine urbanistico su Breda Libera sono quindi nulle, esistono una serie di atti notarili di divisione dei beni, compravendita, testamentari risalenti agli anni 1371, 1468, 1473, 1504, 1527, 1563, che però non forniscono indicazioni utili all'individuazione dell'abitato nei vari anni. Sulla carta malatestiana del 1408 non compare comunque Breda anche se già esistente.
La prima carta che dà indicazioni urbanistiche su Breda è il Catasto Napoleonico del 1809. Da qui si può vedere l'estrema regolarità dei confini di Breda Libera, delimitata su tutti i lati da strade perpendicolari fra loro.
Nel 1898 Breda non è cambiata molto, sono state edificate due aree a sinistra di via della Chiesa e sotto via degli Abbeveratoi. Fino agli anni 1965-1970 Breda Libera non cambia in modo sostanziale la sua configurazione urbanistica, sorge quindi, in quel periodo, un complesso industriale di dimensioni consistenti, all'incrocio tra la strada (ex via romana) che congiunge Cadignano con Manerbio e la strada che congiunge Verolanuova con la statale Orzinuovi - Brescia - Mantova.
Successivamente Breda Libera non subisce ulteriori apprezzabili sviluppi del tessuto urbano.




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