martedì 6 ottobre 2015

UCCIDERE PER LA RELIGIONE



La natura della psiche umana tende al soprannaturale e all'arcano, niente da fare, e subisce il fascino irresistibile dei dogmi mai dimostrati e mai dimostrabili. I visionari che soffrono di allucinazioni una volta li chiamavano profeti. Pochissimi riescono a fuggire da una chiesa senza rifugiarsi acriticamente in un'altra, religiosa o politica che sia. Marx scrisse che le religioni sono l'oppio dei popoli. Senza arrivare a tanto - sono un laico dopo lungo travaglio ma rispetto le fedi - credo però di poter dire che non le religioni sono l'oppio dei popoli, ma l'uso e l'abuso che molti ministri del culto e/o politici, spesso entrambi i ruoli nella stessa persona, ahimé, ne fanno, con le note catastrofiche conseguenze. Budda, Cristo, Maometto hanno dato al mondo solo messaggi positivi, di pace e fratellanza; chi dice oggi di parlare in nome loro raramente ci azzecca.
La religione, cioè quell’insieme di credenze e atti culturali e rituali che esprime il rapporto dell’uomo con il sacro, più di altri fenomeni culturali ha sempre rappresentato una sfida per il pensiero umano. Le religioni, oggi, si trovano a dover affrontare il pensiero moderno e devono essere in grado di dare risposte alle tante domande che vengono poste dalla scienza, dalla globalizzazione, dalla vita moderna, dalle nuove idee. Non c’è nulla di peggio che uccidere per una religione. Il periodo in cui stiamo vivendo è un periodo della frammentazione. Il pensiero ebraico è come si pone l’uomo di fronte alla lacerazione fra scienza e fede.  Le diversità tra uomo e donna, tra popoli devono avere come scopo finale quello di conoscersi e accettarsi l’un l’altro. «Come dice il Corano – ricorda un Imam – non c’è costrizione nella religione. Allah che è Dio ha lasciato l’uomo libero anche di non credere. Il musulmano fa la guerra santa ogni giorno, ma non è quella dei terroristi dell’Isis”. Al centro l’uomo creatura di Dio e la globalizzazione.

La modernità rimette in discussione alcuni concetti anche in campo religioso, però vale sempre il “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”».


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