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giovedì 24 marzo 2016

IL PASSO DEL MALOJA

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Il passo del Maloja è un importante valico stradale svizzero delle Alpi Retiche occidentali.

Il toponimo "Maloggia" deriverebbe dall'antichissima radice mal, che indicherebbe un luogo posto in alta quota, mentre secondo altri deriva dal termine dialettale maloss, che indica l'ontano, una pianta molto diffusa nella zona.

Il passo della Maloggia fu sicuramente frequentato fin dall'antichità, ma fu con i Romani che acquisì importanza commerciale nei traffici verso le terre germaniche, anche se la vicinanza con l'altrettanto storico passo del Settimo (Pass da Sett) ne condizionò in parte il volume di traffico.

Restato sempre sotto il controllo elvetico, mantenne la propria importanza commerciale fino all'apertura del moderno tracciato, insieme a quello dello passo del Giulia, nel 1826-1828; l'evoluzione dei trasporti e la loro espansione, tuttavia, gli fecero preferire poco dopo vie più agevoli e dirette, sulle quali fosse più semplice tracciare grandi strade e ferrovie. Il passo non conobbe però decadenza, in quanto legò il proprio destino al sempre maggiore sviluppo del turismo, estivo e invernale, che avrebbe fatto dell'Engadina una delle zone privilegiate e più frequentate delle Alpi.

Si trova a 1.815 m di altitudine e mette in comunicazione la Valchiavenna/Val Bregaglia con l'Engadina, unendo le due cittadine di Chiavenna e St. Moritz, distanti 50 km. Si trova nel cantone Grigioni, distretto di Maloggia.

Dal punto di vista orografico separa le Alpi del Bernina (a sud-est) dalle Alpi dell'Albula (a nord-ovest), entrambe sottosezioni delle Alpi Retiche occidentali.

L'ampia insellatura del passo si apre tra le moli rocciose del Piz Lunghin a nord e del Piz da la Margna a sud, e la sua linea spartiacque segna il limite dell'Italia geografica (entro cui è ascritta la val Bregaglia) ed il confine tra il bacino del Mediterraneo, nel quale confluiscono le acque che scendono con il fiume Mera dalla Val Bregaglia, e il bacino del Mar Nero, verso cui dirigono le acque del fiume Inn, attraversando l'Engadina. La morfologia del passo è nettamente asimmetrica: sul lato della val Bregaglia il suo fianco precipita con una parete rocciosa fino al fondovalle e la strada vi si inerpica con numerosi tornanti; sull'altro versante si trova l'ampio piano dell'alta Engadina, con i suoi celebri laghi e la strada che non presenta alcun tornante per raggiungere il passo.

Il passo della Maloggia segna il confine tra l'Italia geografica e i territori transalpini, le cui acque sono tributarie del Mar Nero. Tale confine è anche linguistico, in quanto nella val Bregaglia, situata a sud dello spartiacque alpino, si parla lombardo e italiano, mentre nell'Engadina sono diffusi il romancio e il tedesco.

La vicinanza con le località di villeggiatura dell'Engadina, distanti pochi chilometri e capaci di attirare turisti lungo tutto l'arco dell'anno, segna il carattere turistico del passo. La stessa Maloggia, la località sulla culmine, è una piccola ma attrezzata stazione turistica con negozietti, alberghi, ristoranti e infrastrutture sportive varie, sulla riva del Lej da Segl; nota nella stagione invernale per essere il "capolinea" dei percorsi fondistici che percorrono l'intera Engadina, è anche punto di partenza per escursioni alpinistiche e sciistiche verso il Piz Lunghin, il Piz da la Margna, con le sue vette adiacenti, e le cime soprastanti la valle del Forno, sul lato nordorientale del gruppo del Masino, dove si trova un grande ghiacciaio vallivo. Da Maloja, attraverso la valle e il Passo del Muretto, è inoltre possibile passare in Italia giungendo in alta Valmalenco oppure, sull'altro versante, scendere a Bivio (unico paese oltralpe a parlata italiana) transitando dal passo Lunghin.

La Maloggia è nota anche per essere stata dimora, negli ultimi anni di vita, del pittore Giovanni Segantini, che vi si trasferì nel 1894 e qui venne sepolto nel 1899, dopo la morte che lo colse a pochi chilometri di distanza, sopra Pontresina, mentre stava dipingendo. Sono aperte al pubblico per le visite la casa che il pittore abitò e l'adiacente atelier, nel quale creò alcune delle sue opere più celebri, oggi conservate al Museo Segantini di St. Moritz; è inoltre percorribile una sorta di sentiero tematico, il Segantini Weg, che transita attraverso la piana del passo su percorsi che lo stesso Segantini seguiva durante le proprie passeggiate quotidiane, sul cui tragitto si incontra anche il piccolo cimitero nel quale il pittore italiano venne tumulato.

Valli spettacolari, natura incontaminata e una strada a serpentoni tra le più celebri del mondo, il Passo del Maloja è anche il punto di accesso alla valle Engadina. Il villaggio ai piedi del passo è un'oasi dove soggiornare per godere della natura che fa spettacolo sulle rive Lago di Sils.

E' in questo luogo che si verifica uno straordinario evento metereologico conosciuto come Serpente del Maloja. Un vero e proprio serpente di nebbia che si può osservare nelle prime ore del mattino, nel periodo autunnale.
Una nube si snoda lungo i versanti delle montagne quando sul Maloja sale aria umida dalla Bregaglia che si trasforma in nuvole o nebbia, formando un enorme serpentone bianco e spesso che aleggia per aria.

Le nubi ristagnano a bassa quota fino a scomparire nelle valli quando la temperatura inizia a salire. Questo fenomeno è reso spettacolare dai raggi del sole che illuminano la parte superiore. A seconda del vento, lo spettacolare serpentone può scomparire anche in tempi rapidi.

Il serpente di nebbia del Maloja è stato ripreso nel 1924 dal tedesco Arnold Fanck che gli dedicò il documentario "Das Wolkenphänomen von Maloja". Quindi, già nel secolo scorso è stata filmata questa "apparizione nebbiosa" che oggi è assai nota e visibile nelle prime ore del mattino della stagione autunnale.


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martedì 15 dicembre 2015

LA VALLE SPLUGA



La valle Spluga o val San Giacomo è una valle alpina della provincia di Sondrio. Può essere considerata una continuazione della Valchiavenna in quanto inizia proprio a Chiavenna, per poi concludersi, dopo circa 30 km, con il passo dello Spluga.

Si tratta di una valle di origine glaciale ed è attraversata dal torrente Liro, affluente, più a valle, del Mera. Dal punto di vista orografico separa le Alpi Occidentali dalle Alpi Orientali e, più in particolare, le Alpi Lepontine ad ovest e le Alpi Retiche occidentali ad est.

La valle è composta da soli tre comuni: San Giacomo Filippo, Campodolcino e Madesimo.

La Val San Giacomo dall'inizio del Duecento fino al 1815 era un comune unico diviso in tre terzieri:
terziere di dentro di Isola con i quartieri di Isola, Madesimo, Pianazzo e le squadre di Teggiate e Rasdeglia;
terziere di mezzo di Campodolcino, con i quartieri di Campodolcino, Fraciscio, Starleggia, Vhò e Portarezza;
terziere di fuori di San Giacomo, con i quartieri di San Giacomo (con le squadre di San Giacomo, Mescolana, Dalò, La Motta) Monti di San Bernardo, Monti di Olmo e Sommarovina (squadre di Olmo, Sommarovina, Albareda, Costa), Lirone (squadre di Lirone, Cimaganda o Somganda, Gallivaggio o Gallivascio, Avero).
La suddivisione in terzieri viene ripresa nella bandiera della Val San Giacomo divisa in tre fasce orizzontali, ognuna delle quali è a sua volta divisa in quattro strisce di colore nero, verde, rosso e giallo che simboleggiano i quartieri di ogni terziere. Al centro compare uno scudetto rettangolare con l'immagine di San Giacomo, con la scritta “Vallis San Jacobi” (la bandiera originale è conservata presso la chiesa di San Giacomo Filippo).

Il Pizzo Tambò ha termine in corrispondenza del Passo dello Spluga, determinando il confine tra l'Italia e la Svizzera (Canton Grigioni).

Il Piz Timun dal versante italiano si trova al fondo della valle Spluga; dal versante svizzero nell'alta Val Ferrera.

Il Pizzo Stella (3.163 m s.l.m.) si trova sullo spartiacque tra la valle Spluga e la val di Lei, nella provincia di Sondrio (Lombardia), sul confine tra i comuni di Campodolcino, San Giacomo Filippo e Piuro. Dal versante orientale nasce il Reno di Lei.

Il Pizzo dei Piani (3.158 m s.l.m.) è collocato nella Catena Mesolcina tra l'italiana Valle Spluga e la svizzera Val Curciusa poco a sud del Pizzo Ferrè.

Il Pizzo Ferrè (3.103 m s.l.m.) è collocato nella Catena Mesolcina tra l'italiana Valle Spluga (nelle sue vallate laterali Val Loga e Val Schisarolo) e la svizzera Val Curciusa. Si può salire sulla vetta partendo da Montespluga e passando per il Bivacco Cecchini (2.773 m s.l.m.).

Il Pizzo Suretta (3.027 m s.l.m.) è collocato subito ad est del passo dello Spluga.

Il Pizzo Quadro (3.015 m s.l.m.) dal versante svizzero la montagna domina la val Mesolcina; dal versante italiano si affaccia sulla Valchiavenna.

L’Ecomuseo ValleSpluga è stato istituito il 25 marzo 2011 dal Consorzio Corti e Acero, riconosciuto dalla Regione Lombardia nel 2014.  La sede è nel Museo della Via Spluga e della Val San Giacomo (MUVIS)  di Campodolcino.
Comprende tutta la Valle Spluga sino al Passo omonimo. si occupa dei temi della cultura alpina con  le sue proiezioni storiche e sociali. L’Ecomuseo vuole: conservare le abitudini di vita e di lavoro della popolazione locale, rivisitare le tradizioni culturali, per poi riproporle in chiave  moderna , nel rispetto della cultura del territorio e con il fine di accompagnare uno sviluppo sostenibile e condiviso in valle.

Il passo dello Spluga situato a 2.114 m s.l.m., è uno dei più importanti valichi dell’arco alpino, conosciuto fin dall’antichità per il suo agevole transito. Nelle sue vicinanze si trova il punto d'Italia più lontano dal mare in linea d'aria, circa 240 km.
Posto sul confine italo-svizzero, mette in comunicazione l'alta valle Spluga con la valle del Reno superiore (Rheinwald). La sua importanza non è solo storica e logistica ma anche geologica, in quanto divide la falda Tambò a ovest con la falda Suretta a est. Tradizionalmente divide le Alpi Lepontine dalle Alpi Retiche e, secondo la tradizionale bipartizione delle Alpi in uso negli altri Paesi della catena alpina, ripresa dalla classificazione SOIUSA, divide le Alpi Occidentali dalle Alpi Orientali. Il suo tracciato è caratterizzato da un elevato numero di tornanti: 72 tra Chiavenna e Splügen, le località poste sui due versanti dove inizia e termina la salita.

Il toponimo "Spluga", diffuso in molte parti dell'arco alpino, farebbe riferimento al termine latino "spelunca" ovvero grotta, a segnalare la presenza di caverne probabilmente abitate da fauna selvatica, in particolare orsi.

I ritrovamenti presso il vicino Pian dei Cavalli di insediamenti preistorici dell'età della pietra, potrebbero far supporre un uso del passo ben antecedente a quello che i Romani misero in atto: con essi lo Spluga assunse notevole importanza commerciale e strategica, grazie anche alla costruzione di un tracciato lastricato che ne agevolasse il transito, detto appunto "Via Spluga", che oggi è stato in parte restaurato e reso percorribile, e che in pratica venne utilizzato fino all'apertura della strada carrozzabile ad opera degli Austriaci, nel 1821, ancora oggi seguita nel percorso dal moderno tracciato automobilistico.

L'agevole transito di cui ha sempre potuto godere il valico ne ha sempre determinato l'importanza politica, e la volontà dei diversi dominanti della zona di ottenerne il totale controllo: dopo i vescovi di Coira, di Como e il Ducato di Milano, riuscirono nell'intento i Grigioni, tra il '500 e il '700, periodo nel quale il valico conobbe un aumento del traffico in transito anche grazie al miglioramento dello stesso, con l'apertura di più agevoli varianti al vecchio tracciato e dunque un collegamento veloce tra le due importanti città di Chiavenna e Coira oltreché, come nel passato, tra la pianura padana e l'oltralpe germanico.

Successivamente, fu l'impero napoleonico ad entrare in possesso del passo: di questo periodo (dicembre 1800) è la drammatica traversata del valico delle truppe francesi in discesa verso l'Italia, comandate dal generale Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald. Con i già citati austriaci il passo dello Spluga raggiunse probabilmente l'apice della propria importanza commerciale ma, paradossalmente, anche la rapida decadenza: crebbero d'importanza il vicino passo del San Bernardino e il passo del San Gottardo, questo soprattutto con l'apertura del traforo ferroviario e il primo, in tempi più recenti, con l'autostrada e il traforo stradale.

Tuttavia oggi il passo (chiuso generalmente dai primi di novembre ai primi di maggio) risulta sempre molto frequentato e trafficato, rappresentando una interessante tappa turistica per chi scende in Italia o ritorna verso il nord-Europa nonché, più praticamente, un'alternativa al passaggio dai sempre affollati valichi doganali tra Como e Chiasso.

Il passo dello Spluga è assai frequentato, nella bella stagione, soprattutto dai turisti vacanzieri che vi transitano provenendo dai cantoni della Svizzera tedesca, dalla Germania e in genere dal Nord Europa per scendere in Italia. Il suo paesaggio d’alta quota, la vicinanza di imponenti vette, la presenza sul versante italiano del pittoresco villaggio di Montespluga e del bel bacino artificiale omonimo fanno della zona del passo una apprezzata tappa lungo il viaggio.

Molto sviluppata è la rete sentieristica verso le vette e le mete alpinistiche attorno al passo, dal quale ha inizio la via normale di salita verso il pizzo Tambò, una delle cime più frequentate delle Alpi Lepontine; da ricordare è la Via Spluga, percorso escursionistico transfrontaliero nato con la collaborazione di diverse entità italiane e svizzere per la riscoperta storica e la valorizzazione turistica dell’antico tracciato del valico. Ugualmente da citare è la notevole frequentazione scialpinistica della zona, con numerosi itinerari di ogni difficoltà, agevolata dalla presenza spesso abbondante di neve e dalla sua permanenza fino a primavera inoltrata. I centri più prossimi al passo e maggiormente sviluppati turisticamente sono Madesimo, sul lato italiano, e Splügen su quello svizzero, entrambe località di villeggiatura estiva e attrezzate stazioni di sport invernali.

Posto quasi esattamente al centro dell'arco alpino, il Passo dello Spluga (2115 m) ha svolto un ruolo centrale nella storia degli spostamenti e dei traffici tra i due versanti delle Alpi, anche perché si trova sulla linea di collegamento più diretta tra la Germania meridionale e l'Italia del Nord.

La presenza umana nella zona del passo è attestata già in epoca preistorica: gli scavi archeologici in corso dal 1986 al Pian dei Cavalli (in Val San Giacomo) hanno dimostrato che già 10.000 anni fa, nella stagione estiva, salivano quassù (oltre i 2000 metri di quota) cacciatori nomadi in cerca delle loro prede: cervi, camosci, marmotte. Si potrebbe ipotizzare che essi si recassero anche a Nord del passo, ma le tracce di questo possibile passaggio non sono state ancora trovate.

Il transito attraverso lo Spluga diviene un fatto storicamente certo in epoca romana. Al tempo dell'imperatore Augusto, tra il 16 e il 7 avanti Cristo, i Romani conquistarono la Rezia, aprendosi la strada per l'invasione della  Germania meridionale. Lo Spluga diventava così (insieme ai vicini passi del San Bernardino e del Settimo) un importante punto di passaggio verso le regioni appena conquistate. Da Como, percorrendo la sponda occidentale del Lario lungo la Strada Regina, si raggiungeva Chiavenna. Lungo la Val San Giacomo saliva una strada carreggiabile che, probabilmente, arrivava fino a dove oggi si trova l'abitato di Campodolcino; da qui le merci dovevano essere trasportate su bestie da soma o su piccoli carri. Per raggiungere il Passo dello Spluga erano forse già allora possibili due itinerari: quello che passava lungo il fondovalle e quello che si teneva più a monte, sulla sinistra idrografica della valle, percorrendo la dorsale degli Andossi. Valicato il passo, il tracciato scendeva a raggiungere la valle del Reno Posteriore che seguiva fino Coira (capitale della Rezia) attraverso il difficile passaggio della Viamala.

Dopo la caduta dell'Impero romano e la fase di crisi che caratterizzò il primo Medioevo, il Passo dello Spluga (come il non lontano San Bernardino) ritrovò la sua importanza con la ripresa dei traffici commerciali e la via che lo attraversava venne costantemente migliorata. Nel 1473 fu sistemato il percorso che attraversava la profonda forra della Viamala e nel 1643 fu realizzata la nuova strada delle Gole del Cardinello (abbandonata solo nel XIX secolo). Il traffico si fece intenso e variegata la tipologia delle merci: cereali, riso, sale, latticini, vino, pelli, cuoio, tessuti, argenteria, armi, armature, spezie).

In questo contesto divenne fondamentale l'organizzazione dei Porti, termine con cui si definiscono le corporazioni di contadini-someggiatori che, a partire dal XIV secolo, detenevano il monopolio dei trasporti e badavano alla manutenzione della strada e dei ponti. Ogni porto aveva il suo tratto di competenza e prendeva le merci in consegna portandole da sosta a sosta (le soste erano  magazzini dove le merci sostavano per la notte). Il sistema era forse un po' complesso (da Coira a Chiavenna le merci venivano trasbordate cinque volte), ma costituiva la principale fonte di reddito per gli abitanti delle vallate percorse dalla strada.

Questo sistema fu messo in crisi solamente nel XIX secolo, quando vennero costruite le moderne carrozzabili del San Bernardino e dello Spluga (1818-1823). La strada del San Bernardino fu realizzata a spese del Cantone dei Grigioni e del Regno di Sardegna; quella dello Spluga fu finanziata anche sul tratto svizzero dal Regno Lombardo-Veneto (che faceva parte dell'Impero asburgico) in quanto gli austriaci temevano che il passo perdesse il suo ruolo nei traffici commerciali. Il progetto dell'ingegner Carlo Donegani (1775-1845) introduceva alcune importanti novità: sul versante svizzero si teneva sulla destra idrografica della valle che scende a Splügen, sul versante italiano abbandonava definitivamente le Gole del Cardinello, scegliendo un percorso più comodo. Dopo Campodolcino la strada si teneva sul fondovalle per poi salire a Pianazzo e raggiungere Montespluga percorrendo il fianco occidentale degli Andossi. Nel 1834 una devastante alluvione distrusse il tratto sul fondovalle costringendo l'ingegner Donegani a rivedere il tracciato della strada, che fu arditamente progettato lungo il ripido sperone roccioso del Sengio, sotto Pianazzo. La nuova strada, ancora oggi percorribile in auto, fu aperta al traffico nel 1838.

La costruzione della carrozzabile diede inizio a un'impetuosa crescita del traffico commerciale attraverso lo Spluga; aumentò via via il numero dei carri e delle carrozze che valicavano il passo trasportando merci e persone. Di questa nuova situazione trassero profitto soprattutto gli spedizionieri di Coira e di Chiavenna, mentre i someggiatori organizzati nei Porti videro inesorabilmente diventare superfluo il loro modo di lavorare e la loro attività, dopo quasi cinquecento anni, finì per scomparire. Ma di lì a qualche decennio anche l'importanza commerciale della strada dello Spluga sarebbe crollata: l'apertura delle ferrovie alpine, con le gallerie del Brennero (1867), del Moncenisio (1872) e del Gottardo (1882), provocò la quasi totale scomparsa dei traffici sullo Spluga che, dopo la Seconda guerra mondiale, cesserà anche  di essere mantenuto aperto durante la stagione invernale.
 
Lo Spluga non fu importante solo dal punto di vista commerciale; migliaia di persone hanno valicato il passo affascinate dalla bellezza degli ambienti attraversati dal lungo itinerario tra Svizzera e Italia. Tra loro ci sono personaggi famosi: Erasmo da Rotterdam (1509), Johann Wolfgang Goethe (1788), William Turner (1843), Hans Christian Andersen (1852 e 1873), Robert Browning (1878), Friedrich Nietzsche (1872), Michail Bakunin (1874), Jacob Burckhardt (1878), Henry James, Giosuè Carducci (che tra il 1888 e il 1905 trascorse l’estate a Madesimo), Albert Einstein (1901) e molti altri.
   
L’attrazione turistica del passo e della strada che lo valica non è certo terminata con la fine dei traffici commerciali, ma l’idea di creare un itinerario escursionistico-storico-culturale (la Via Spluga, appunto) che seguisse l’antico itinerario di attraversamento del valico è piuttosto recente. E’ nata nel corso degli incontri tra la Regioviamala (CH) e la Comunità Montana della Valchiavenna (IT), iniziati nel 1995 nell’ambito del progetto europeo Interreg II. Questa collaborazione ha portato a elaborare progetti di sviluppo economico e culturale: tra questi c’è anche la Via Spluga che, unendo Thusis e Chiavenna, attraversa le valli del Reno Posteriore (Schams, Avers e Rheinwald) e la Val San Giacomo (o Valle Spluga). La realizzazione del progetto si è avvalsa degli studi dell’IVS (Inventario delle vie di comunicazione storiche della Svizzera), istituito nel 1984 dal governo elvetico per fornire ai cantoni e ai comuni uno strumento di pianificazione territoriale che consentisse di tutelare le vie di comunicazione storiche e gli elementi che le accompagnano (ponti, pietre miliari, cappelle, crocifissi, osterie, ecc.). Dopo alcuni anni di lavoro per sistemare sentieri e stradine e per collocare la segnaletica verticale e orizzontale, la Via Spluga è diventata una realtà nel luglio 2001. Il lavoro sul terreno è stato accompagnato dalla pubblicazione di una guida escursionistica ricca anche di informazioni storiche e culturali e di una bella cartina (1:50.000) che si basa sulle notoriamente precise carte nazionali svizzere.

La Via Spluga ha una lunghezza complessiva di circa 65 km; o meglio, se si vuole essere più precisi, di 62 km se si segue il percorso “classico” e di 65 km se, nel tratto fra Zillis e Thusis, si percorre la variante della Veia Traversina. Il tratto che supera la Gola del Cardinello, pur svolgendosi su un tracciato piuttosto largo, richiede attenzione per via dell’esposizione, specie se il terreno è umido o scivoloso. Un discorso simile vale anche per la variante della Veia (Via) Traversina, lungo la quale si trovano diversi tratti su terreno abbastanza ripido. Per il resto, nella relazione ho evidenziato gli eventuali brevi passaggi che richiedono attenzione (tutti comunque protetti o attrezzati con catena corrimano).



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lunedì 6 luglio 2015

IL PASSO DEL MARTIROLO



Il Passo del Mortirolo mette in comunicazione le province di Sondrio (Mazzo in Valtellina) e Brescia (Monno).

E’ aperto da inizio estate fino ad autunno inoltrato e dopo essere stato considerato un percorso secondario per molti anni, è oggi tra i passi alpini più conosciuti in quanto tappa del Giro d’Italia.

Spartiacqua fra Adda e Oglio permette di godere una larga panoramica, dai paesi che punteggiano il fondovalle dell' Alta Vallecamonica e della Valtellina, ai maestosi gruppi dell'Adamello, Ortles e Bernina.

Il Mortirolo è diventato una accattivante meta estiva con il laghetto e le sue splendide montagne.

Nell'aprile del 1945, durante la seconda guerra mondiale fu teatro di due battaglie tra i partigiani e le truppe tedesche in ritirata verso la Germania.

Il passo si può raggiungere da tre diversi versanti:
da nord dalla Valtellina partendo da Mazzo di Valtellina (bivio sulla Strada statale 38 dello Stelvio) oppure da Tovo di Sant'Agata secondo due differenti percorsi che risalgono lo stesso versante ricongiungendosi poi nel finale;
da sud dalla val Camonica, passando per Monno (bivio sulla strada statale 42 del Tonale e della Mendola, a breve distanza da Edolo);

Dopo essere rimasto per molti anni una strada secondaria di montagna, sterrata, il Mortirolo è salito alla ribalta a partire dal 1990, quando è stato inserito nel percorso del Giro d'Italia, a causa delle pendenze molto accentuate e costanti nel suo versante settentrionale.

Dopo essere stato asfaltato, è stato percorso in più occasioni durante la corsa ciclistica, con imprese entrate nella leggenda del ciclismo: si ricorda in particolare la fuga solitaria dell'allora emergente Marco Pantani nel Giro d'Italia 1994, che staccò quotati avversari come Miguel Indurain, Evgenij Berzin e il compagno di squadra Claudio Chiappucci.

Nel mese di maggio 2006 è stata posata al km 8 della salita, in località "Piaz de l'acqua", una scultura, realizzata da Alberto Pasqual, dedicata a Pantani. Il campione romagnolo è raffigurato durante uno scatto, con le mani basse sul manubrio, voltato a scrutare gli avversari.

Il versante nord, con inizio a Mazzo di Valtellina (552 m s.l.m.), oggi è considerato come una delle salite più dure d'Europa, assieme allo Zoncolan e all'Angliru, ed è meta di "pellegrinaggio" di molti cicloamatori che si cimentano nella difficile scalata; presenta una lunghezza di circa 12,5 chilometri per un dislivello di 1300 metri: la pendenza media è superiore al 10% (10,45%) e vi sono diversi settori con punte fino al 18%. Nel tratto tra il terzo e il nono chilometro le pendenze non scendono mai sotto l'11%, salvo addolcirsi solamente negli ultimi chilometri. I migliori professionisti lo percorrono in meno di 45 minuti (Ivan Gotti che detiene il record impiegò 42'40" nel Giro d'Italia 1996 e 43'10" nel Giro d'Italia 1997). Di pendenza media analoga, ma più irregolare e con un tratto cementato, è il percorso che sempre da nord parte da Tovo di Sant'Agata.

Il versante sud di Edolo, misura 17,2 chilometri, parte da quota 699 metri e ha una pendenza media del 6,7%; è più facile anche se più lungo. Si parte da Edolo e per il primo tratto di salita si segue la statale della Val Camonica per poi svoltare per Monno (1066 m s.l.m.), dove inizia la vera salita di 11,2 chilometri; vi sono alcuni tornanti abbastanza impegnativi ma poi la salita è regolare (circa al 6-7%) fino al quattordicesimo chilometro dove c'è addirittura un breve tratto in falsopiano. Il tratto più duro arriva in prossimità del sedicesimo chilometro, a quota 1720 m, con più di 500 metri abbondantemente sopra il 10%. Da questo versante il Giro transitò una sola volta, nel 1990 (la prima in assoluto sul Mortirolo), e vide transitare per primo sul passo Leonardo Sierra che poi vinse anche la tappa che si concludeva all'Aprica con partenza da Moena.

Il versante ovest dall'Aprica passante per Trivigno è invece il più lungo (circa 25 km) e il più facile con un lungo tratto suggestivo in quota (max 1940m s.l.m. circa) dopo un'ascesa di 12,2 km al 6% circa fino a poco dopo Trivigno. Una variante è quella che da Ronco di Corteno Golgi in Valcamonica sale al Monte Padrio (8,4 km al 10,7% di pendenza media) e quella che da Tirano in Valtellina sale a Trivigno (17 km al 7.4% di pendenza media): entrambe hanno poi in comune l'ultimo tratto in quota del versante dall'Aprica fino al Mortirolo.




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martedì 30 giugno 2015

I PASSI DI PONTE DI LEGNO



Situato al confine tra la Lombardia ed il Trentino Alto Adige, circondato dai gruppi Adamello - Presanella, Ortles Cevedale e Brenta, il Passo del Tonale è un anfiteatro naturale aperto e panoramico che si dispiega dai 1.884 ai 3.100 metri di quota.

Località turistica invernale d'eccellenza, il Passo Tonale con il Ghiacciaio Presena è da sempre garanzia per una lunghissima stagione sulla neve.

Il Passo, completamente esposto al sole, è una palestra ideale per l'insegnamento dello sci, con tracciati adatti ai principianti ma non solo.

In estate è l’ideale punto di partenza per passeggiate, escursioni alpinistiche e gite in mountain bike lungo i percorsi dell' Adamello Bike Arena.

La cabinovia Paradiso che porta in ghiacciaio è aperta anche nei mesi estivi, a disposizione degli alpinisti e di tutti coloro che vogliono provare un’escursione in quota.

Il Tonale può essere raggiunto tramite la strada statale 42 del Tonale e della Mendola, che congiunge Treviglio in provincia di Bergamo con Bolzano attraverso i due passi omonimi, oppure via aereo tramite il medesimo altiporto, situato a inizio paese lato provincia di Trento.

Centro turistico sia estivo che invernale, il passo del Tonale è punto di appoggio per numerosi itinerari alpinistici ed escursionistici che consentono di prendere contatto con la natura delle Alpi Retiche e la realtà storica della Guerra Bianca che qui ha lasciato numerosi segni ancora vivi nel paesaggio. Le montagne circostanti il passo del Tonale furono, infatti, teatro di combattimenti durante la prima guerra mondiale: un sacrario monumentale, opera di Timo Bortolotti realizzato negli anni trenta del Novecento accoglie oggi le spoglie di oltre 800 caduti italiani e austro-ungarici. In zona è possibile visitare il Museo della guerra bianca in Adamello a Temù, oltre alle interessanti raccolte di cimeli di Vermiglio e di Peio. Nel 2011, a passo Paradiso, a 2600 m s.l.m., è stato inaugurato un percorso multimediale all'interno di una galleria originale del conflitto: Suoni e voci della Guerra Bianca.

Maggiore fra le stazioni di sport invernali del Trentino e della Lombardia, dispone di un comprensorio sciistico di oltre 100 km di piste, che, dall'inverno 2006, grazie ad una cabinovia è stato integrato definitivamente con le stazioni di Ponte di Legno e di Temù. Grazie alle piste della vedretta del Presena al Tonale è possibile sciare anche da ottobre fino a luglio.

Valico alpino dalle difficoltà ciclistiche non elevate, transitato più volte dal Giro d'Italia, nel 2010 è stato arrivo di tappa della penultima tappa del Giro d'Italia 2010, tappa vinta dallo svizzero Johann Tschopp e caratterizzata dalla nevosa salita (e discesa) del passo Forcola di Livigno e del passo Gavia. Inoltre in questa edizione la salita al passo è stata uno dei tratti decisivi per la vittoria finale di Ivan Basso nel Giro d'Italia 2010.

Nei periodi d'estate è attivo anche l'Aviosuperficie del Tonale.



Il Passo Gavia (2651 m.) mette in comunicazione nella stagione estiva le province di Sondrio e Brescia ed è uno dei valichi alpini più alti di tutta Europa.

Il versante nord si raggiunge partendo da Bormio in direzione Santa Caterina Valfurva (circa 23 km) oppure si può risalire lungo i tredici kilometri che lo separano da Ponte di Legno.

Questo valico veniva utilizzato già nel XIII secolo quando i mercanti veneziani lo percorrevano con le loro merci per raggiungere Bormio e da lì intraprendere poi il lungo cammino verso la Germania attraverso la Via Imperiale.

Nel corso dei secoli il Passo Gavia acquisì sempre più importanza essendo una delle vie privilegiate di comunicazione tra la Serenissima Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano.

Ai giorni nostri il nome del Passo Gavia è invece indissolubilmente legato sia agli eventi bellici della prima guerra mondiale (fu teatro di numerosi scontri di importanza fondamentale le cui testimonianze si trovano ancor oggi sulla Cima Vallombrina) che a numerose imprese legate al Giro d’Italia.

Il passo Gavia presenta l’ambiente e la vegetazione tipiche dell’alta quota con un caratteristico laghetto alpino, chiamato lago Bianco per la limpidezza delle sue acque, posto proprio sulla sua sommità.

Dal passo è possibile godere di una vista incomparabile sul gruppo dell’Ortles e su quello dell’Adamello. Dal passo, volgendo lo sguardo in direzione est, è possibile ammirare la parete rocciosa del Corno dei Tre Signori in fronte a cui si trova il monte Gavia. In direzione nord si possono invece ammirare le vette del Tresero e del San Matteo mentre a sud vi è la Val delle Messi che custodisce il lago Nero.

Dalle vette circostanti nascono anche due importanti fiumi: l’Oglio, che attraversa la Val Camonica, e il Noce che compie la sua corsa lungo la Val di Sole.

E’ideale punto di partenza per numerose passeggiate sulle cime circostanti come il Pizzo Tresero.

In vetta vi sono due strutture ricettive che permettono sia il ristoro che il pernottamento.



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domenica 5 aprile 2015

IL MONTE TREMALZO

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Il Monte Tremalzo (1.975 m s.l.m.) è una montagna delle Prealpi Gardesane Sud-occidentali nelle Prealpi Bresciane e Gardesane. Si trova tra la Lombardia (Provincia di Brescia) ed il Trentino ad ovest del Lago di Garda.

Nei pressi del monte vi è il Passo del Tremalzo.

Il Passo del Tremalzo si apre, a quota 1665 metri, sulla cresta sud-ovest del monte omonimo, che, con i suoi 1974 metri, è tra le cime più panoramiche di queste montagne. Il passo può essere guadagnato per tre vie: una asfaltata che sale dal Lago d'Ampola nella Valle di Ledro, e due sterrate che si arrampicano dall'altopiano di Tremosine.


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