martedì 8 settembre 2015

CASTEGGIO

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Casteggio è un comune dell'Oltrepò Pavese, alla destra del torrente Coppa, affluente del Po, presso il suo sbocco in pianura. È il comune con oltre 5000 abitanti con l'età media più alta di tutta la Regione Lombardia.

L'abitato si estende in parte sui primi colli facenti parte dell'Appennino Ligure, in parte nella pianura alla destra del Po. La parte più antica della cittadina sorge su un colle detto Pistornile e sulle sue pendici. Il centro moderno si trova in pianura, ai piedi del nucleo più antico, e nuovi quartieri si estendono anche nelle vallette vicine.

Il territorio comunale, anch'esso esteso parte in pianura, parte in collina, è interessato dal corso del Coppa, che scorre al confine occidentale nella zona collinare, spostandosi al centro del territorio in pianura; l'asse della parte collinare è invece il piccolo torrente Rile, che nasce nel comune di Calvignano dal Monte Ceresino. La collina casteggiana è quindi divisa dalla valle del Rile in due parti: a ovest, tra Rile e Coppa, la dorsale che termina nel Pistornile, a sua volta incisa dalla valletta del Riazzolo che separa la dorsale principale da una minore, verso ovest, detta Monfirè; a est i colli su cui sorge la frazione Mairano, delimitati sul confine orientale dal torrente Rile San Zeno.

I ritrovamenti fanno suppore la zona di Casteggio come abitata almeno dal VI secolo a. C., dove poi sorse il villaggio dei Galli Anamari che divenne poi la romana Clastidium.

Se gli Anamari e i Boi furono barbari disposti a un buon vicinato con i Romani, così non si può dire degli Insubri, che proprio nella battaglia di Clastidium del 222 a. C. vennero sconfitti dalle truppe guidate dal console Marco Claudio Marcello.
Clastidium fu anche attivo e operoso centro commerciale in stretto contato con la vicina Augusta Placentia (Piacenza). Appartiene invece probabilmente a una leggenda il fatto che gli elefanti e i soldati di Annibale si abbeverassero a una fontana che ancor oggi sorge poco fuori il paese, sull'attuale via Emilia verso Piacenza, e che è detta -appunto- "Fontana d'Annibale".
In quell'occasione, storicamente, Clastidium non ostacolò affatto l'avanzata dell'africano che marciava verso Roma e fu anche per questo che, nel 197 d. C., la città venne completamente distrutta dal console Quinto Minucio.
Data la sua posizione strategica, Clastidium risorse presto, affermandosi nuovamente come centro più importante sulla via Postumia fra Derthona (Tortona) e la già citata Placentia.

Dalla assenza di un ruolo preciso per Casteggio sia durante la dominazione longobarda di tutto il territorio pavese, sia nella successiva era carolingia, gli storici desumono che il centro oltrepadano non divenne mai feudo né degli uni né degli altri, vivendo in una sorta di tranquillo protettorato sotto le insegne della Diocesi di Piacenza di cui era pieve.

La pieve di Casteggio comprendeva una dozzina di parrocchie e fino alla metà del Trecento godette di un certo prestigio, quando nel 1360 inizia il dominio dei Visconti e Casteggio si inserisce nel Ducato di Milano, di cui seguirà le sorti fino alla metà del Settecento, prima di passare al Piemonte.
Casteggio venne usato dai Visconti come luogo forte, grazie alla sua posizione rilevata, e fatto definitivamente feudo nel 1441 sotto il comando del bresciano Cesare Martinengo. Ma il potere dei Visconti è alla fine e Casteggio si sottomette agli Sforza nel 1450.
Sotto gli Sforza Casteggio conosce un periodo di povertà e privo di avvenimenti di rilievo storicamente provabili, in cui si succedettero diverse famiglie feudatarie fra cui i Bentivoglio di Bologna e i liguri Del Carretto di Finale che, per estinzione della stirpe, nel Seicento passarono il dominio agli Sforza Visconti marchesi di Caravaggio.

La peste del 1630 non lasciò gravi danni a Casteggio, segno della salubrità dei luoghi. La dominazione spagnola sul Ducato di Milano, nota come esempio di raro malgoverno ed esose tasse da pagare ai dominatori, non fece eccezione a Casteggio e fece probabilmente più danni della peste stessa.
Nessuna preoccupazione da parte del governo centrale per lo sviluppo della zona e di tutto l'Oltrepo, anzi vari tentativi -mai fortunatamente riusciti- per limitare la vitalità commerciale di Casteggio, che già allora vantava un mercato fra i più importanti di tutta la Lombardia. Ciò nonostante, le condizioni di vita dei casteggiani non erano buone e tutt'altro che infrequenti i tentativi di ribellione da parte delle classi più umili.

La prima metà del settecento, che vede anche una breve dominazione austriaca, per Casteggio significa la triste prosecuzione di un periodo negativo per la propria storia. Dopo il trattato di Aquisgrana, all'inizio della seconda metà del Settecento, con il passaggio al Piemonte inizia la rinascita del borgo, che comincia ad assumere l'assetto urbanistico e monumentale che ancor oggi lo caratterizza.
Il paese è ancora decisamente povero, ma la ripresa economica e civile, sotto il buongoverno sabaudo, è rapida e forte.

L'occupazione e la signoria francese su Casteggio, che segue le sorti del Piemonte annesso alla Francia coi suoi domini, dura fino al 1814 e cioè fino alla fine dell'impero napoleonico. La famiglia casteggiana più in auge dell'epoca fu quella dei Casella, che diedero alla città anche un sindaco.
Caduto il regime di Bonaparte, tornano i Savoia a governare con lungimiranza e saggezza e Casteggio è famosa per due concerie e il commercio di frutta e vino. Gli abitanti sono circa 2.500 e le famiglie più in vista quelle dei Vacchelli, De Vecchi, Robolini, Grillo, Montagna e Venco.
Nel decennio fra le due guerre d'indipendenza (1848-1859) la città conosce un periodo ancora più esaltante di sviluppo e benessere.

Nel 1911 Casteggio supera i 5.000 abitanti, ma già quattro anni prima l'economia locale aveva conosciuto un indirizzo che ancor oggi la caratterizza: l'istituzione della Cantina Sociale nel 1907; nel 1898 era nato anche il Casteggio Football Club e la città, anche urbanisticamente, si apprestava ad assumere l'aspetto attuale con la copertura del Coppa e del Rile e l'adeguamento della viabilità alle crescenti esigenze di un traffico stradale in grande aumento.

La Battaglia di Clastidium (oggi Casteggio, nell'Oltrepò Pavese) ebbe luogo nel 222 a.C., probabilmente il 1° marzo, tra i Romani e Galli Insubri. Antefatto della battaglia fu l'attacco portato dai Romani, comandati dal console Marco Claudio Marcello, agli Insubri, che tre anni prima avevano condotto una pericolosissima offensiva contro gli stessi Romani, fermata a Talamone con una delle battaglie che, per le forze in campo, fu considerata tra le maggiori dell'antichità. I Romani, respinte le proposte di pace degli Insubri, assediavano Acerrae, località tra il Po e le Alpi tradizionalmente identificata con Pizzighettone, tra Cremona e Lodi.
Per alleggerire la situazione di Acerrae cui non riuscivano a venire in aiuto (i Romani avevano occupato tutte le posizioni strategiche attorno alla città), gli Insubri, rafforzati da circa trentamila mercenari della valle del Rodano detti gesati, tentarono una diversione su Clastidium. Essa era allora un'importante località degli Anamari (o Marici), popolazione ligure che, probabilmente per timore dei vicini Insubri bellicosi, già l'anno prima avevano accettato l'alleanza con Roma.
Saputa la notizia i Romani, non abbandonando come sperato dagli Insubri l'assedio di Acerrae, inviarono la cavalleria con parte dei fanti a soccorrere gli alleati.
Non è chiaro se Clastidium fosse allora caduta (come sembra indicare Plutarco), o ancora resistesse, come con più verosimiglianza indica Polibio. Comunque gli Insubri, lasciata Clastidium, avanzarono contro il nemico, ma furono attaccati dalla cavalleria romana con grande impeto. Dopo una certa resistenza, attaccati anche alle spalle e alle ali dai Romani, dovettero ritirarsi disordinatamente, e furono spinti verso un fiume (il Po oppure forse, come vuole il Baratta, un piccolo corso d'acqua locale, la Coppa), dove in gran numero trovarono la morte. Gli altri furono invece uccisi dai Romani. Lo stesso console Marcello, riconosciuto il re nemico Virdumaro dalle ricche vesti, lo attaccò uccidendolo di persona.
La distruzione dell'esercito degli Insubri spianò ai Romani la strada di Milano, capitale nemica, che fu conquistata dopo breve assedio. La battaglia di Clastidium, che fu quindi il preludio della prima unificazione italiana, divenne tra le più celebri della storia romana. La nota epica dello scontro diretto tra i comandanti fece sì che Marcello, che consacrò le spolia opima (ricche vesti) di Virdumaro a Giove Feretrio, divenisse protagonista di una delle più antiche opere della letteratura latina, la fabula praetexta di Nevio, intitolata appunto Clastidium.

Tra gli edifici storici: la Collegiata di San Pietro Martire, di antichissima origine, ricostruita nel 1814 ma con il campanile trecentesco, che domina l'abitato; la chiesa di San Sebastiano, già sede dell'omonima confraternita, progettata da Lorenzo Cassani (XVIII secolo), con magnifico stallo corale; il palazzo della Certosa (1705), che ospita la biblioteca civica, l'auditorium Cantù e il civico museo archeologico, ricco di reperti in gran parte di provenienza locale (Clastidium).

Nella frazione Mairano sorge l'ottocentesca Villa Marina, nella quale dimorò anche Giuseppe Mazzini. Sulla strada per Calvignano, da segnalare Villa Pegazzera, edificata per volere del Collegio Borromeo di Pavia come convitto estivo, risalente nelle sue forme originarie al primo Settecento; sempre nei dintorni di Casteggio c'è la neoclassica Villa Frecciarossa, progettata per i marchesi Botta Adorno alla fine dell'Ottocento.

Degno di nota anche il Monumento alla Vittoria, situata nel Parco delle Rimembranze, un'imponente scultura bronzea (è alta oltre 18 metri) opera di Enrico Astorri; per la sua fusione furono necessarie oltre 25 tonnellate di bronzo e la costruzione di una speciale fonderia non esistendone al tempo (1926) altre adatte allo scopo.

Vicino alla Via Emilia, proseguendo verso Fumo, si trova la famosa Fontana d'Annibale, dove questi fece abbeverare i suoi elefanti.

Il Civico Museo Archeologico di Casteggio e dell’Oltrepo Pavese è nato nel 1974, per volontà di un gruppo di appassionati locali e dell’amministrazione comunale, dopo l’importante ritrovamento di due tombe romane in via Torino.
Successive acquisizioni di materiale, in parte frutto di donazioni effettuate da privati, in gran parte risultato di scavi della Soprintendenza Archeologica della Lombardia nel territorio oltrepadano, portarono l’amministrazione comunale ad un primo ampliamento degli spazi espositivi nel 1988.
Il Museo attuale è frutto di un ulteriore ampliamento, reso possibile dal completamento del restauro del Palazzo Certosa nel 1999. Grazie ad una nuova convenzione stipulata tra Comune di Casteggio e Soprintendenza Archeologica della Lombardia, è stato possibile acquisire il materiale proveniente dagli scavi più recenti effettuati nell’Oltrepo Pavese.
Il Museo è costituito da quattro sezioni:

La geologia e la paleontologia
La prima sezione raccoglie le testimonianze delle forme di vita, sia marine che terrestri, che hanno preceduto l’arrivo dell’uomo in Oltrepo, pervenuteci attraverso resti fossili di animali e vegetali.

La preistoria e la protostoria
Dal Neolitico (IV millennio a.C.), con la capanna di Cecima, fino all’arrivo dei popoli celtici (II secolo a.C.), passando per l’età del Rame, del Bronzo e del Ferro, la sezione ospita i reperti (vasi in ceramica, strumenti in pietra, oggetti in bronzo, tra cui si evidenzia una rara testina di epoca celtica) che documentano i primi insediamenti umani in Oltrepo Pavese.

L’età romana, tardoantica e medievale
In questa sezione, assai ricca di manufatti, sono esposti reperti che attestano l’arrivo dei Romani nel III secolo a.C. in Oltrepo. Numerosi, in particolare, i corredi funerari provenienti dallo scavo della necropoli dell’Area Pleba, riportata alla luce nel 1987 in via Torino a Casteggio. Particolarmente significativi alcuni oggetti in vetro, tra i quali spiccano un calice di produzione renana, un pregiato vassoio realizzato a stampo e un bellissimo specchietto in vetro e stagno. Degni di menzione sono anche diversi reperti in bronzo e in ceramica, come le due statuette che rappresentano Mercurio e Giove, o la patera in terra sigillata dotata di bollo in planta pedis.

Le collezioni
Questa sezione ospita materiali donati da privati cittadini al comune di Casteggio. Si tratta di oggetti che provengono in parte dall’Oltrepo Pavese e in parte dall’Italia centrale e meridionale (tra i quali un bucchero etrusco e una brocca daunia).


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