giovedì 19 maggio 2016

CARONA

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Carona è un comune della provincia di Bergamo situato in Alta Val Brembana, il comune si trova a circa 50 chilometri a nord del capoluogo orobico.

Sull'origine del nome Carona, sono state avanzate parecchie ipotesi: potrebbe derivare dal latino, oppure da un patronimico.
La maggior parte degli storici propende per l'interpretazione, non del tutto convincente, che il nome Carona derivi dal prelatino “car” che significa pietra, luogo roccioso. Di certo il nome Carona è citato sulle antiche carte già nell'XI-XII sec. d.c

In tempi preistorici i ghiacciai di Valleve e di Carona, proseguivano fino a Branzi e prima di raggiungere il fronte comune di Lenna, ricevevano a Bordogna il contributo del ghiacciaio di Valsecca. La presenza di tali ghiacciai è testimoniata da alcune morene e da numerosi massi erratici, fra cui quello granitico di Carona, dal quale sono stati ricavati i paracarri della strada. Originati almeno in parte da questi ghiacciai, sono i numerosi laghetti e cascate che ingemmano la valle.
Questa grande abbondanza di acqua è stata sfruttata, tramite grossi interventi di ingegneria idraulica risalenti all'inizio del '900, per produrre energia elettrica. In particolare sono state costruite la Centrale idroelettrica di Carona, dighe, laghi artificiali, bacini di raccolta, condotte forzate e canali / gallerie.

Recenti studi riconducono i primi segni della presenza umana addirittura all'epoca etrusca, grazie alla scoperta di importanti reperti in località Foppa e lungo il sentiero che conduce ai laghi Gemelli. Si pensa che a questi ritrovamenti non corrispondessero insediamenti stabili, date le impervie condizioni territoriali in cui sono stati rinvenuti.

Le epoche successive videro l'arrivo della dominazione romana, che si spinse fin quassù al fine di sfruttare le grandi potenzialità minerarie della zona, installando anche un forno per la fusione del ferro.
Come per molti altri borghi vicini, si pensa tuttavia i primi insediamenti stabili in questa zona siano riconducibili all'epoca delle invasioni barbariche, quando le popolazioni soggette alle scorrerie si rifugiarono in luoghi remoti, al riparo dall'impeto delle orde conquistatrici.

Il primo documento che attesta l'esistenza di Carona risale all'anno 926, anche se scarse sono le notizie fino all'epoca medievale: si sa che il territorio venne assoggettato dal Sacro Romano Impero, che lo affidò alla diocesi di Bergamo. In seguito il borgo venne posto nel feudo facente capo alla famiglia Della Torre e in seguito a quella ghibellina dei Visconti, che diedero il permesso, ad ogni persona appartenente alla loro fazione, di uccidere un guelfo. In tal senso si verificarono scontri tra le opposte schiere anche nelle sperdute frazioni, che videro la morte di una decina di persone. Documenti del XIV secolo riferiscono che Carona faceva parte di un unico comune comprendente i vicini Valleve, Foppolo, Cambrembo e Fondra, mentre il secolo successivo fu aggregato a Branzi e Fondra a formare il comune di Valfondra Inferiore dalla cui divisione, nel 1595, nacquero i comuni di Carona, Branzi e Fondra.

Nel corso del XV secolo il paese, dopo essere entrato a far parte della Repubblica di Venezia, fu inserito nel distretto amministrativo della Valle Brembana Oltre la Goggia, che comprendeva tutti i comuni dell'alta valle, con capoluogo posto a Valnegra e godeva di sgravi fiscali e numerosi privilegi.

In questo periodo si sviluppò ulteriormente l'attività estrattiva, ma anche la produzione delle piodere, ovvero le pietre di ardesia utilizzate nella costruzione dei tetti. Tradizioni popolari raccontano che la zona fosse particolarmente ricca di minerali, in particolare la miniera in località Venina, tanto che era usanza dire che

« La Venina la al de piö de töta la Valtulina »
(la Val Venina da sola vale di più di tutta la Valtellina)
Con l'arrivo della dominazione austriaca, il territorio fu soggetto a forti dazi e tasse, che affossarono le esportazioni e fecero cadere in una crisi irreversibile l'economia del paese, costretto a far chiudere le miniere all'inizio del XIX secolo.

Al termine del primo conflitto mondiale, grande importanza assunse per il territorio e la popolazione di Carona lo sfruttamento delle acque del Brembo.
Tutto ebbe inizio nei primi anni del secolo scorso per soddisfare la crescente domanda di energia. A partire dal 1905 iniziarono gli studi da parte delle società Orobia e Prealpina e nel 1919 venne costituita la Società Forze Idrauliche Alto Brembo cui parteciparono l'Orobia di Lecco, l'Elettrica Bergamasca di Bergamo, la Vizzola di Milano e il Credito Italiano; da subito si diede inizio ai rilievi planimetrici ed altimetrici di tutta la vallata dal Comune di Lenna sino alle pendici del Monte Aga.
Vennero progettate e realizzate tra il 1925 al 1955 le dighe per i bacini dei laghi del Diavolo, Rotondo, Fregabolgia, Valle dei Frati, Sardegnana, Colombo, Gemelli, Marcio, delle Casere e del Becco.
Nel 1921 venne avviata la costruzione della centrale di Carona che iniziò a funzionare nel 1924 e nel 1931 fu costruita la diga del lago di Carona.
Complessivamente i bacini di raccolta delle acque destinate alla Centrale di Carona hanno una capacità di invaso di 22.350.000 mc.
Contemporaneamente alle dighe furono poi scavate due gallerie sotterranee di collegamento fra i vari bacini e il serbatoio di carico di Sardegnana: il canale del Diavolo e quello di Pian delle Casere.
Il primo ha una lunghezza di 4.486 metri e si diparte dalla presa di Valle Armentarga dove vengono convogliate le acque del Diavolo, del Fregabolgia e della Valle dei Frati. Il canale di Pian Casere è lungo 2.237 metri e raccoglie le acque del Colombo, Gemelli, Pian Casere, Marcio e Becco.
Furono inoltre costruite due altre gallerie: il canale Valleve – Carona lungo 4.316 metri che fa confluire nel Lago di Carona le acque del Brembo di Foppolo e Valleve e il Canale Carona – Baresi lungo 8.941 metri che parte a valle della diga di Carona e raccoglie le acque dei torrenti Borleggia, Valle dei Dossi, Valle Scura, Valle Pietra Quadra, Valle del Vendullo e Valle Secca.

Il territorio comunale, situato in un contesto naturalistico d'alto profilo, permette un'innumerevole quantità di escursioni adatte ad ogni esigenza. Tra le altre si segnalano l'ascesa al Monte Aga ed al Pizzo del Diavolo di Tenda, ma anche quelle al Rifugio Laghi Gemelli, al Rifugio Fratelli Calvi ed al Rifugio Fratelli Longo, questi ultimi due meta di numerose arrampicate in mountain-bike.

Durante il periodo invernale il paese, consorziato con i comuni vicini, vanta numerose opportunità per gli amanti dello sci alpino e sci alpinismo, con collegamenti con la stazione di Foppolo. A mezz'ora di cammino dal centro abitato, salendo verso il rifugio Fratelli Calvi, si trova il caratteristico borgo di Pagliari. Si tratta di un piccolo agglomerato urbano in stile rustico, con le case costruite in ardesia e senza le fondamenta, tanto da essere chiamato la contrada di pietra. Percorso per lungo tempo da viandanti e contrabbandieri che transitavano per evitare la dogana del Passo di San Marco, ha origini risalenti al XVI secolo.

I suoi caratteristici viottoli, la fontana e la chiesetta di San Gottardo (protettore dalle frane e dalle slavine) sono recentemente state al centro di un intervento di recupero dal degrado che lo aveva colpito dopo il costante spopolamento. Ora, nonostante disabitato, il borgo presenta più della metà degli edifici ristrutturati.

È inoltre da ricordare la parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista risalente al XV secolo. All'interno si possono trovare tre altari, unitamente a stucchi ed affreschi di buon pregio, frutto di artisti locali. Merita menzione anche la piccola chiesa di San Giovanni decollato che, consacrata nel 1450, fa bella mostra di sé con un grande campanile in pietra, all'inizio del centro abitato.
Carona nel 1331 era unificata, come comune, a Valleve. Il 21 giugno del 1450, la Chiesa, dedicata al Martirio di San Giovanni Battista, fu consacrata dal Vescovo Barozio, mentre si staccò da Branzi, divenendo Parrocchia, intorno al 1500. Si riferisce che nella Chiesa c'erano “tre altari molto vagamente decorati a stucco”.
L'altare maggiore della vecchia parrocchiale è quello che si trovava nella Chiesa dello Spasimo in Bergamo, quando questa fu soppressa dalla Repubblica Cisalpina.
Le opere migliori come la Madonna del Rosario del Ceresa e la Crocifissione di Giulia Lama, nonché il seicentesco armadio della sacrestia si trovano attualmente nella nuova Parrocchiale dedicata alla Natività di San Giovanni Battista, della quale fu posta la prima pietra nel 1909 dal vescovo Giacomo Radini Tedeschi e fu poi consacrata il 12 Giugno 1921.
La Frazione Porta il cui nome deriva dal fatto che in antichità era passaggio obbligato per chi dovesse raggiungere la parte alta del territorio di Carona e/o, da una parte, proseguire per la Valtellina e dall'altra scendere nella Valseriana attraverso il Passo Portula e la Valle dei Frati. Il termine “porta” poteva anche connotare un'opera fortificata che comprendesse un qualche dispositivo di difesa. Pare che la frazione sia stato teatro di uno scontro armato tra Guelfi e Ghibellini.
Attualmente nella frazione Porta, le vecchie e caratteristiche case in pietra sono quasi totalmente scomparse; si può tuttavia ancora vedere qualche antico manufatto come la chiesetta di San Rocco, edificata dopo la peste e consacrata nel 1636.

Tra la flora spontanea possiamo trovare l'Atragene alpina dai grandi fiori di colore azzurro, la Campanula, il Dente di Cane, la piu' nota Stella Alpina, il Rododendro, la Genziana Clusius e quella Punteggiata, il Giglio Croceo, il Giglio Martagone, la Nigritella Comune, la Peonia Selvatica, la Primula Minima ed il Raponzolo di Roccia. Sono presenti anche numerose piante ed erbe della salute, delle quali, alcune possono essere adoperate in cucina per preparare gustose ricette, altre vengono utilizzate come erbe officinali. Possiamo trovare il Tarassaco, la Bistorta, la Borraggine, il Timo Serpillo, il Ginepro, la Barba di Becco, lo Silene, il Pungitopo, il Pino mugo, e ancora la Fragola Selvatica, la Mora di rovo, i lamponi, il Mirtillo nero.

Nei dintorni di Carona e sui monti che la circondano, si possono avvistare molti esemplari della fauna locale, quali lo scoiattolo, il capriolo, il camoscio delle Alpi, lo stambecco delle Alpi che vive in alta quota, la diffusa marmotta, e ancora la volpe, l'ermellino, la vipera comune o aspide ed il raro marasso. Tra i volatili che popolano i boschi e le cime montane troviamo il pettirosso, la cincia mora, il picchio nero, il picchio rosso maggiore, la coturnice delle Alpi, il fagiano di monte, il gufo reale, lo sparviero, il gheppio ed anche la maestosa aquila reale. Nella acque cristalline dei torrenti e dei laghetti alpini vivono la trota fario ed il raro salmerino.


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