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mercoledì 3 giugno 2015

IL MUSEO BELLINI A ASOLA

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Il Museo Civico Goffredo Bellini fu costituito all'inizio degli anni venti, quando il Cavalier Goffredo Bellini (1870-1947), notaio e collezionista asolano, sulla scia degli appassionati studiosi locali del secolo precedente cominciò a dare una prima e provvisoria organizzazione ad una vastissima raccolta di oggetti di ogni genere e di ogni epoca, legati in gran parte alla storia della città e del territorio e risultato non solo delle sue ricerche ma anche di munifiche donazioni di concittadini interessati alla conservazione di un patrimonio storico e culturale comune. Nel Museo comunale confluirono inoltre pezzi di alto valore, come una stele egizia, una kylix attica ad occhioni, dipinti e arredi lignei appartenenti alla collezione privata del Bellini e giunti in suo possesso tramite il mercato antiquario o per via di conoscenze personali. All'origine il Museo ebbe sede nel Palazzo del Monte di Pietà che sorge ancor oggi in via Garibaldi di fronte alla Cattedrale, ed era stato disegnato fin dall'inizio del '600 per ospitare questa istituzione, che confluì nel XIX secolo nella "Congregazione di Carità", di cui il Bellini divenne segretario.

Sono attualmente visibili tre sale: quella più ampia di ingresso ospita una Sezione Naturalistica, costituita da una raccolta di fossili di varia provenienza, accanto ad ossa, mandibole e corna di animali. Tra il 1922 e il 1947 circa, questo nucleo di storia naturale, che appartiene sempre alla raccolta del Bellini, era stato esposto in una sala riservata nel Palazzo della Congregazione di Carità; sembra comprendesse 'splendidi esemplari ittiologici e di ornitologia, oltre ad una raccolta pregevole di marmi e altri minerali', che, in seguito al mutamento della sede museale, furono collocati provvisoriamente negli anni '50 nei locali della Scuola Media di Asola dall'allora direttore del museo civico asolano, prof. Marradi. Oltre alla sezione naturalistica, nella prima sala sono oggi visibili numerosi reperti preistorici, di proprietà statale, provenienti da varie zone del territorio asolano, di estremo interesse in quanto testimoniano la presenza umana in quest'area fin dalle epoche più remote.

Al visitatore si offre una panoramica che spazia attraverso i millenni della storia, con un’esposizione organizzata per percorsi cronologici e tematici completati da un sintetico apparato didascalico.
La prima sala presenta un’introduzione al museo, con riferimenti al collezionista Goffredo Bellini e alla storia della collezione; in essa si apre il percorso cronologico dei reperti partendo dal Paleolitico, passando poi all’età del rame e del bronzo. Esposti in questa prima sala si possono vedere manufatti complessi rinvenuti nel territorio: riferibili al Neolitico recente sono la ceramica, la litica e la fauna della III fase della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata rinvenute a Casalromano e i resti ceramici della cultura della Lagozza scoperti nella cava Sandrelli a Fontanella Mantovana. All’età del Rame sono databili il pugnale trovato a Marcaria e i frammenti di Vaso Campaniforme rinvenuti anch’essi nella cava Sandrelli. Questi materiali sono stati recuperati da Giuseppe Furlan e dal Gruppo Archeologico Clesis. Anche i materiali dell’Età del Bronzo conservati in questa prima sala, provengono dalla collezione G. Bellini e sono frutto di recuperi occasionali o scambi tra appassionati. Tuttavia solo di una piccola parte di reperti conservati qui, in particolare quelli dai recuperi effettuati da G. Furlan e dal Gruppo Clesis, è nota la località di provenienza, tra cui si segnala: l’area gardesana (Barche di Solferino, Cataragna e Peschiera), pianura bresciana e cremasca, infine da Asola e comuni limitrofi (Canneto sull’Oglio, Casalmoro, Casalpoglio, Castelgoffredo, Casalromano).
Successivamente si accede alla seconda sala che ospita un excursus storico delle popolazioni della Pianura Padana dai Celti, agli Etruschi, ai Romani. Le tribù cenomane si stanziarono tra l’Oglio e il Mincio in piccoli centri a carattere rurale; i materiali del museo potrebbero appunto provenire da una necropoli legata a questi piccoli centri. Oltre alle armi, in questa sala, sono presenti oggetti ornamentali caratteristici dei corredi celtici, come i torques in bronzo e argento, i bracciali e gli anelli gemini; altro oggetto caratteristico dei corredi celtici è rappresentato dalle cesoie. Anche la ceramica è presente in forme miniaturistiche, ampiamente diffuse nei contesti celtici dell’Italia settentrionale. Il mondo etrusco, presentato in questa seconda sala, è qui raccolto mediante reperti archeologici provenienti non solo dal territorio asolano, ma da tutta la pianura padana. Ne sono testimonianza le fibule con arco serpeggiante e staffa a disco, pesi da telaio a ciambella, fusaiole in impasto, fibule a globetti di produzione centro-italica di epoca arcaica. Le attestazioni di epoca romana provengono dalla necropoli scavata in località Fondo Pasquali a sud est di Asola, esse sono una testimonianza di scambi culturali tra i Romani e i Celti nella Pianura Padana.
Nella necropoli sono state localizzate 12 sepolture, tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., con corredi di prodotti celtici e romani, come: vaso “a trottola”, vasi miniaturistici di ceramica depurata, ceramica a vernice nera, ceramica a pareti sottili, balsamari in vetro e monete in bronzo.
L’itinerario di visita prosegue con la sala 3 dove sono in esposizione le anfore da trasporto e molti altri oggetti ceramici di età romana.
Il percorso interno al museo si conclude con una sala dedicata all’epigrafia. Le testimonianze di epigrafia antica ad Asola riguardano principalmente le iscrizioni funerarie su stele ed epigrafi che ricordano la realizzazione di un impianto termale costruito nella cittadina in epoca romana. Una parte delle epigrafi esposte risale all’età moderna, si tratta di lapidi di monumenti funerari e di indicazioni di tipo topografico su cippi.
Nella stessa sala due vetrine con armi da fuoco preannunciano l’allestimento futuro ai piani superiori che proseguirà con materiali etnoantropologici, come pesi e misure, bicicli, forme per la creazione di strumenti musicali, attrezzi per la filatura e tessitura.



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LA BASILICA DI SANT'ANDREA A ASOLA



La cattedrale di Sant'Andrea è la chiesa principale di Asola, in provincia di Mantova.

Costruita a partire dal 1472 sulla base di un precedente edificio, la cattedrale è oggi un notevole esempio di architettura tardogotica lombarda e conserva numerose e importanti opere d'arte: un organo Antegnati, tele del Moretto, del Romanino, di Lattanzio Gambara e di Jacopo Palma il Giovane, il quattrocentesco Polittico della Misericordia di Antonio della Corna e altre opere più tarde, seicentesche e settecentesche.

Questa, dedicata a Sant'Andrea Apostolo e Santa Maria Assunta, non fu sempre la chiesa principale della città. La precedettero la pieve di Santa Maria Assunta, eretta prima del Mille nel borgo di allora, a un chilometro dal centro attuale (essa, ormai diroccata, nel 1564 fu demolita, e il titolo passò alla chiesa maggiore) ed entro le mura quella di Sant'Erasmo (nel 1890, con delibera del comune, trasformata in teatro). Nel 1377, al centro della fortezza, si diede inizio alla costruzione di una seconda chiesa gotica, dedicata a Sant'Andrea Apostolo: rivelatasi questa troppo piccola per le necessità dell'abitato, il 18 marzo 1470 i deputati civici deliberarono di ampliarla. Nacque così il tempio attuale, che del precedente mantenne soltanto il presbiterio e il campanile.

La basilica fu iniziata, al tempo dei Gonzaga, su progetto di Leon Battista Alberti, nel 1472, anno della sua morte, da Luca Fancelli, che proseguì nei lavori fino al 1490, e fu completata nel secolo XVIII da Filippo Juvara che costruì la cupola. La basilica, a navata unica dilatata da profonde cappelle laterali e dalla maestosa volta a botte, servì da modello e prototipo per numerose chiese posteriori.

La facciata, che associa un arco di trionfo a un frontone di tempio classico, é l'elemento esterno più degno di nota. La concezione complessiva dimostra un'impostazione inscindibile dai modelli antichi. L'impressionante volta a botte, con decorazione a cassettoni, conferisce all'interno dell'edificio grande solennità e illustra in modo chiaro come l'Alberti, avvalendosi delle concezioni architettoniche dell'antica Roma, sia riuscito nell'intento di conferire il senso del Trionfo.

Le cappelle laterali, anch'esse con volta a botte, ripetono nella stessa scala la struttura e il ritmo della facciata, conferendo un senso di profonda unità all'edificio.

Nell’interno si trova la tomba del grande e famoso pittore Andrea Mantegna, morto a Mantova nel 1506. Altri apporti architettonici e decorativi sono dovuti a Giulio Romano e la sua scuola, Antonio M. Viani, Giorgio Anselmi, Felice Campi e altri artisti, attivi dal XV al XIX secolo.

Tra le cappelle, sono da notare, per i loro riferimenti alla reliquia, quella dell’Immacolata (seconda di sinistra) e quella del Sangue di Cristo o di San Longino (detta anche Boschetti; terza a destra).

La prima mostra nelle sculture in alto le immagini del Padre, dei Sacri Vasi in versione celliniana, S. Andrea e S. Longino; la seconda contiene l’urna di S. Longino e i due grandi affreschi laterali (Giulio Romano e aiuti) che rappresentano la Crocifissione con la raccolta del Sangue e il secondo ritrovamento della reliquia del Sangue (1048) suggerito da S. Andrea. La cappella compendia in un certo senso la storia religiosa di Mantova.

Nella cripta è collocato il tempietto ottagonale con l’altare sormontato dallo ‘scrigno’ per i vasi della reliquia (due copie dei vasi sono esposte ai lati della croce). Al di sopra di questo, su una montagnola è collocata la croce con il Crocifisso: sui bracci della croce, grappoli d’uva; sotto la montagnola, rametti d'ulivo.

Le forti scosse del terremoto dell'Emilia del 20 e 29 maggio 2012 hanno prodotto alcune crepe all'interno della cattedrale.

Dal 1509, quando la chiesa maggiore era stata elevata alla dignità di collegiata, al 1818, quando il papa Pio VII la aggregò alla diocesi di Mantova, la comunità asolana visse l'autonomia religiosa che da tempo rivendicava. Fu infatti una prelatura nullius (cioè non soggetta ad altre diocesi) cui presiedeva un abate commendatario; nessuno degli abati portò mai il titolo di vescovo di Asola, ma solitamente essi erano vescovi (titolari di diocesi in partibus infedelium, cioè antiche diocesi dei Paesi caduti sotto i musulmani) ed Asola, con le parrocchie della quadra, costituì una diocesi pressoché autonoma. Ecco perché la chiesa principale portò il titolo, ancora in uso, di cattedrale.





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LE CITTA' DELLA PIANURA PADANA : ASOLA



Asola è un comune italiano della provincia di Mantova in Lombardia.

Asola è diminutivo del latino "ansa", curva del fiume Chiese presso il quale la città fu fondata.
Lo storico Mangini indica in "Adula" il fondatore del paese. Egli, insieme a Cidno, si sarebbe fermato nei campi Castellari, che allora erano territori palustri, e cominciò a costruire alcune capanne. Secondo invece i cronisti Rizzardi e Ravani, Asola deriva da "Adula", nome altresì ricavato da Adolo.

Addo, parente di Enea e con lui fuggito dopo la rovina di Troia, altri non si stabilì che nella futura Asola. Queste ipotesi, tanto permeate di leggenda, contengono comunque un fondo di verità: tutte sottolineano infatti l'antichità delle origini di Asola, antichità testimoniata dai reperti archeologici conservati nel locale museo. In età storica l'abitato di Asola fu fondato probabilmente dai Galli Cenomani, nel III secolo a. C. Nel 180 a.C. divenne "Municipium" romano.

Caduto l'Impero, seguì puntualmente le sorti del territorio padano passando dalla dominazione dei Longobardi a quella dei Franchi, e al nuovo Impero. Dopo il Mille, nel lento formarsi delle signorie, Asola gravitò nel territorio di Brescia, acquistando tuttavia una sua autonomia: cresciuta nel numero degli abitanti, ben fortificata, costituì il punto di riferimento di numerose borgate vicine: Acquafredda, Casalpoglio, Casalromano, Casaloldo, Castelnuovo, Castel Goffredo, Acquanegra, Remedello Sopra, Remedello Sotto, Mariana, Redondesco.

Durante il consolidarsi delle Signorie, la città fu soggetta all'influenza bresciana, ma seppe ritagliarsi uno spazio d'azione formando, con i borghi limitrofi, un distretto relativamente autonomo, denominato "quadra" il quale, con confini leggermente modificati, ottenne in seguito anche il distacco e l'autonomia dalla Diocesi di Brescia cui era soggetto. La città fu a lungo contesa dai Gonzaga, signori di Mantova, dai Visconti di Milano e da Brescia. Nel 1440 scelse di assoggettarsi alla Repubblica di Venezia. La Serenissima seppe valorizzare la strategica posizione di confine della cittadina e la trasformò in fortezza. Promosse inoltre l'economia e la cultura, rispettando libertà autonomia, lasciando intatto l'antico privilegio di città nulli subdita. Nel 1516 Asola viene assediata dalle truppe dell'Imperatore Massimiliano I e l'episodio è stato anche raffigurato dal Tintoretto in un'opera databile 1544-1545, recentemente ritrovata.

La chiesa principale di Asola fu cattedrale di una sede vescovile fino al 1818.

Con la caduta della Repubblica Veneta nel 1797 ad opera dell'Armata d'Italia di Napoleone, la città entrò a far parte del governo provvisorio bresciano, confluito successivamente nella Repubblica Cisalpina, poi denominata Repubblica Italiana e infine Regno d'Italia. Col termine del dominio napoleonico, nel 1814 entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto, dipendente dall'Impero austriaco.

Molti asolani presero parte alle guerre risorgimentali. Tra questi ricordiamo, nel 1860, Gaetano Benedini e Goffredo Ghirardini, partecipanti come volontari alla spedizione dei Mille . Asola stessa fu meta di personaggi storici come Carlo Alberto, Umberto I e Giuseppe Garibaldi.

Dopo la Seconda guerra di indipendenza, nel 1859 Asola fu annessa al Regno di Sardegna divenuto nel 1861 Regno d'Italia. Il nuovo Stato istituì scuole di ogni ordine e grado come l'asilo per l'infanzia, voluto da Ferrante Aporti, e il ginnasio-liceo, finanziato da Antonio Schiantarelli. Diede inoltre impulso alle attività produttive.

Il 13 febbraio 1945, durante la seconda guerra mondiale, il giocatore di football americano Bob Chappuis precipitò col suo aereo nei pressi di Asola, fu nascosto per tre mesi dai partigiani asolani guidati da Aldo Comucci nell'abitazione di Angelo Ugolini sita in via Torresano 30, e riuscì quindi a salvarsi insieme ad altri due membri dell'equipaggio alla cattura dei soldati tedeschi.

La città fu raggiunta dalla ferrovia Piadena – Brescia nel 1892 e dalle tranvie per Mantova (1886, dismessa nel 1934) e Cremona (1929 - 1955).

Riconosciuta "nobile città murata" nel Medioevo, ha riottenuto il titolo di città, nel 1951 in virtù dei suoi monumenti e della sua storia millenaria.
Asola presenta un bel centro storico il cui cuore è rappresentato dalla elegante Piazza XX Settembre. Sulla grande piazza, affiancata da austeri portici, si affacciano la Cattedrale e il Palazzo Municipale (dalla pianta articolata a forma di "C" con cortile posteriore e solenni spazi al suo interno come il Salone del Consiglio Maggiore e quello del Consiglio dei Dieci ornati da stucchi e medaglioni dei Dogi) con la Loggia Veneta (eretta nel 1610 su progetto dell`architetto Lantana) mentre al centro è ingentilita dalla fontana monumentale raffigurante "Ercole che schiaccia l`Idra", copia in marmo dell`opera degli scultori Antonio Carra e Cesare Vischietti realizzata negli anni 1593/1595 (l`originale, dopo un accurato restauro, si trova in bella mostra presso lo scalone del palazzo Municipale); dalla piazza si ripartono, a raggiera, le vie principali della cittadina. Monumento principale di Asola è la sua bellissima Cattedrale dedicata a Sant`Andrea Apostolo e Santa Maria Assunta, vero gioiello architettonico che conserva al suo interno innumerevoli opere d`arte. Costruita su progetto dell`architetto Guglielmo Cremonese negli anni 1472 - 1514 sulla base di una precedente chiesa gotica del XIV. secolo (l`attuale presbiterio), la chiesa presenta chiare linee gotiche fortemente legate ancora alla tradizione lombarda. Nel corso della seconda metà del quattrocento e per tutto il cinquecento, la chiesa si arricchì di numerose opere d`arte: l`organo della cattedrale costruito dai Serassi nel 1825 in sostituzione dell`antico Antegnati, insieme al pulpito vennero dipinti dal noto pittore bresciano G.Romanino (1485 / 1559) con scene tratte dall`Antico testamento ed un intenso Ecce Homo; al centro del presbiterio domina solenne il bellissimo Polittico della Misericordia in legno policromo intarsiato composto da ben ventisette tavole, dono della Serenissima, opera di A.della Corna. Dopo aver visitato la Chiesa è possibile visitare l`annesso Museo "G.B.Tosio" ed il Museo Civico Archeologico "Goffredo Bellini" che conserva importanti reperti archeologici provenienti da scavi della zona (per bellezza e importanza spiccano alcuni corredi celtici funerari della vicina necropoli di Carzaghetto) e un Atlante Veneto del 1690, opera miliare della cartografia italiana, opera in due tomi del geografo veneziano Vincenzo Coronelli.

San Rocco è tempietto rinascimentale, affrescata da A. Fedeli, con una 'deposizione' che risente della tradizione pittorica cremonese, dei Disciplini Bianchi (Santa Maria della Misericordia) e dei Disciplini Rossi (Santa Maria al Lago o in Betlem). Da visitare, nella frazione Barchi, la chiesa di San Luigi Gonzaga, dove è un Crocefisso ligneo del Piantavigna, già in Cattedrale. Fra le architetture civili, situato nella piazza principale è il Palazzo Pretorio ora sede municipale, col Salone del Consiglio Maggiore, del Consiglio dei Dieci, stucchi e medaglioni dei Dogi e la elegante Loggia Veneta, costruita nel 1610 su progetto dell'architetto Lantana. Nella Piazza è collocata una fontana monumentale raffigurante Ercole che schiaccia l'idra, copia in marmo dell'opera dello scultore Carra (secolo XVI).

Lungo la via Garibaldi si possono ammirare le facciate di tre importanti palazzi. Il Palazzo della Congregazione di Carità, in un imponente ed elegante stile neoclassico; il palazzo Terzi dalla sobria facciata con il balcone dal quale si affacciò Garibaldi nel giugno del 1862 per parlare agli asolani e, all'interno, un parco di vegetazione varia ed esotica, il palazzo del Conte Beffa Negrini, poeta amico del Tasso, con facciata barocca adorna di trofei di marmo e un solenne portale. Non lontano dalla piazza XX Settembre è l'Abside romanica di Sant'Erasmo, quanto resta di una ricca chiesa trasformata dal 1890 nel Teatro Sociale.

Gran Caffè Liberty Enoteca (Piazza XX settembre, 4) è usato per custodire l'archivio storico comunale, nel 1811 diventa sede della Pretura e in seguito Caffè del Popolo, Gran Caffè Savoia, Caffè Centrale ed infine Gran Caffè Liberty Enoteca. Conserva interni in stile liberty, ed è stato riconosciuto locale storico di rilievo regionale con D.G.R. VII/1733 del 18 gennaio 2006. Aperto dal 1936.

Palazzo Beffa Negrini (Via Garibaldi, 29) è il palazzo del conte Antonio Beffa Negrini, poeta amico del Tasso, con facciata barocca adorna di trofei di marmo e un solenne portale, una dimora che è sempre stata chiusa al pubblico e che, da poco, ha beneficiato di un’attenta opera di restauro complessivo. Recentemente acquistato da un istituto religioso, nel palazzo sono state scoperte alcune decorazioni realizzate in tempi diversi (secc. XVI-XIX) che testimoniano il nobile passato dell’edificio. Per secoli residenza di una casata più volte al servizio dei Gonzaga, la costruzione è attribuita a Nicolò Sebregondi, architetto di corte durante il XVII secolo e artefice della celebre Villa La Favorita.
L' Abside romanica di Sant'Erasmo (Via Piave) non lontana dalla piazza XX settembre è quanto resta di una ricca chiesa trasformata dal 1890 nel Teatro Sociale.

La presenza del castello, difeso da quattro torri e da fossato, viene storicamente segnalata intorno al 1100 e la sua distruzione avvenne dopo alcuni anni ad opera delle milizie bresciane, che non videro di buon occhio l'occupazione del borgo da parte dei Casalodi.

La struttura passò di proprietà al conte rurale Narisio Longhi, feudatario di Asola, che qui morì nel 1224 circa.

Il maniero venne in seguito più volte distrutto e ricostruito. Sotto Bernabò Visconti vi fu l'ampliamento della struttura, atta a meglio difendere la popolazione che era cresciuta di numero.

Vista l'importanza strategica del luogo, il castello venne riedificato nel XVI secolo a cura della Serenissima. Passò quindi sotto il governo dei Visconti di Milano e di nuovo alla Repubblica di Venezia.

Del castello non rimane alcuna traccia.
Molto si è detto della gastronomia mantovana e dei suoi prodotti, delle loro caratteristiche, della loro genuinità, della loro bontà, tanto da potersi imporre all'attenzione dei buongustai. È un fatto indubbio che la produzione agro-alimentare mantovana possa costituire un punto importante per l'economia della provincia stessa, questo settore esprime particolarmente una certa tradizione agricola tipica del territorio. La conseguenza logica di questa tradizione agricola e di un certo tipo di produzione agro-alimentare è l'arte di "far da mangiare". Infatti, la cucina tradizionale di Asola è una cucina non eccessivamente elaborata, non pesante, semplice ma saporita e, almeno fino al secolo scorso o all'inizio del nostro, contadina e quasi povera.

Diverso il discorso se si risale al tempo dei Gonzaga, che tennero il potere sulla città e sulla provincia per quasi quattrocento anni. I pranzi in certe feste, ricorrenze, occasioni nel 1400 e nel 1500 erano costituiti da una varietà di cibi e da una quantità di portate da fare venire il "capogiro" e da procurare una indigestione al solo pensiero. Comunque molte delle "ricette di cucina" della tradizione asolana ci arrivano dal tempo dei famosi Signori di Mantova, chiaramente rivedute, corrette e semplificate. Sanno di passato e sanno di ricordi: se le sono tramandate famiglie che nel mantovano affondano le loro radici.

Asola vanta i natali ad una lunga serie di uomini illustri. Appena in Italia fu conosciuta l'arte della stampa Andrea Torresano, detto "l'asolano", aprì una stamperia a Venezia e, col genero Aldo Manunzio, diede tanto impulso all'arte della stampa che le edizioni coi caratteri "aldini" sono assai ricercate dai bibliofili per la nitidezza dei caratteri. Lungo sarebbe l'elenco, ricordiamo Paolo Tosio che fu scrittore e collezionista di arte e legò a Brescia la ricca pinacoteca che da lui ha nome.

Nel periodo del Risorgimento, personalità come Francesco I, Carlo Alberto, il Principe Umberto I, Garibaldi ivi soggiornarono. Riconosciuta "nobile città murata" nel XII secolo dall'imperatore Federico I, riebbe il titolo nel 1952 in virtù dei suoi monumenti e della sua storia millenaria.

Asola ha dato i natali a personaggi più o meno noti, fra essi ricordiamo:
Bosone II (XII secolo), feudatario e vicario imperiale di Asola.
Giovanni e Bernardino da Asola i due pittori, padre e figlio, nativi di Asola sono attivi nel Cinquecento a Venezia, e sono in relazione con la pittura bresciana del Savoldo, del Moretto e del Romanino. Loro è la pala d'altare con la Sacra famiglia nella Cattedrale di Asola, e alcune loro opere sono alla National Gallery di Londra.
Andrea Torresano (1451–1528), detto l'asolano, che, appena fu conosciuta in Italia l'arte della stampa, aprì una stamperia a Venezia e, col genero Aldo Manuzio e il figlio Gian Francesco d'Asola diede tanto impulso all'arte tipografica da produrre edizioni ricercate da bibliofili di tutto il mondo.
Antonio Blado (1490-1567), tipografo.
Teodoro Ragazzoni (XV-XVI secolo), tipografo
Antonio Beffa Negrini (1532-1602), notaio, letterato, poeta e storico.
Carlo Turco (1548-1575), avvocato, filosofo, letterato e poeta.
Paolo Tosio (1775-1842), fu scrittore e collezionista d'arte, legò la sua fama a Brescia, in particolar modo alla ricca Pinacoteca che proprio da lui prende il nome.
Antonio Beffa Negrini (1782-1839), militare, nato ad Asola.
Gaetano Benedini (1830-1868), medico nato ad Asola, uno dei Mille.
Luigi Ruzzenenti (1838-1905), religioso e archeologo.
Goffredo Ghirardini (1841-?), notaio nato ad Asola, uno dei Mille.
Virgilio Ripari (1843-1902), pittore nato ad Asola.
Battista Danesi (1886-1952), ciclista professionista.
Ina Tosi (1879-1967, scrittrice.
Marino Parenti (1900-1963), scrittore e bibliografo del '900, apprezzato dai migliori pensatori del secolo.
Cristian Moreni, ex ciclista professionista, Campione d'Italia su strada nel 2004, maglia rosa dalla 2ª alla 4ª tappa al Giro d'Italia del 2000, partecipante ai Campionati del Mondo su strada nel 2003 e nel 2004, partecipante alle Olimpiadi nel 2004.
Emiliano Bonazzoli, calciatore professionista.
Fausto De Stefani, tra i migliori alpinisti del mondo. Uno tra i pochi ad aver scalato (dal 1983 al 1998) con successo tutti gli ottomila, ossia le quattordici cime che superano gli 8000 metri sul livello del mare.
Paolo Facchinelli, nuotatore professionista.
Damiano Caprioli, cestista professionista anni 90




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