Visualizzazione post con etichetta calende. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta calende. Mostra tutti i post

venerdì 17 aprile 2015

PERSONE DI SESTO CALENDE : RUGGERO MAGHINI

.


Ruggero Maghini (Sesto Calende, 19 ottobre 1913 – Torino, 15 luglio 1977) è stato un pianista e compositore italiano.
Trasferitosi con la famiglia a Torino, dopo gli studi presso il Conservatorio "Arrigo Boito"" di Parma e dopo essersi diplomato in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi, inizia l'attività di concertista di pianoforte e di organo, per poi occuparsi della direzione di cori.

Fu professore di Armonia Complementare e, in seguito, di Armonia e Contrappunto per il corso di composizione al Conservatorio di Torino. Fra i suoi ultimi allievi il compositore Giulio Castagnoli.

Nel 1950 diventa il direttore del coro della Rai di Torino, ruolo che occupa per vent'anni collaborando con molti direttori d'orchestra.

Negli stessi anni è anche compositore di numerose canzoni, di cui la più nota è Vecchio boxeur, su testo di Armando Costanzo, portata al successo da Fred Buscaglione nel 1958; alla Siae risultano depositate 43 canzoni.

Scomparso nel 1977, è sepolto al Cimitero monumentale di Torino.

Nel 1995 gli viene dedicato il Coro Maghini, nato dall'"Orchestra Sinfonica Nazionale" della Rai di Torino.


LEGGI ANCHE : asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-sesto-calende.html




FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



PERSONE DI SESTO CALENDE : CARDINAL ANGELO DELL' ACQUA

.


Angelo Dell'Acqua è stato un cardinale italiano della Chiesa cattolica romana che ha servito come vicario generale di Roma dal 1968 fino alla sua morte, e fu elevato al cardinalato nel 1967.

Dell'Acqua è nato a Milano per Giovanni Dell'Acqua e sua moglie Giuseppina Varalli. Ha studiato presso i seminari di Monza e Milano, e la Pontificia Università Gregoriana di Roma, da dove ha conseguito un dottorato in diritto canonico. Dopo aver ricevuto il diaconato il 19 dicembre 1925, Dell'Aqua stato ordinato sacerdote nella chiesa di San Bernardino a Sesto Calende il 9 maggio 1926 , dal cardinale Eugenio Tosi il 9 maggio 1926.

Due anni dopo, entrò nella congregazione degli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo. Ha intrapreso ministero pastorale a Milano ed è stato segretario privato del suo arcivescovo dal 1928 al 1929. Dopo aver terminato gli studi nel 1931, è stato elevato al rango di Privy Chamberlain di Sua Santità il 19 dicembre dello stesso anno. Dell'Acqua è stato segretario della delegazione apostolica di Turchia e la Grecia dal 1931 al 1935. In seguito ha lavorato come rettore del Seminario Maggiore della diocesi di Roma fino al 1938, durante i quali è stato nominato un Prelato domestico di Sua Santità il 15 giugno 1936.

Nel 1938, Dell'Acqua entrò nella Curia Romana, come un membro del personale della Segreteria di Stato, mentre l'esecuzione di lavoro pastorale a Roma fino al 1950. In seguito è stato realizzato aggiunto il Sottosegretario della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari. Il 1 ° novembre 1954 succede l'arcivescovo Giovanni Battista Montini, che è stato nominato Arcivescovo di Milano, lo stesso giorno, come Sostituto della Segreteria di Stato.

Il 14 dicembre 1958, Dell'Acqua è stato nominato Arcivescovo titolare di Calcedonia da Papa Giovanni XXIII. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il seguente 27 dicembre dal Papa Giovanni, con i Vescovi Girolamo Bortignon, OFM Cap, e Gioacchino Muccin . Dal 1962 al 1965 ha frequentato Dell'Acqua il Concilio Vaticano II.

Papa Paolo VI lo creò Cardinale Sacerdote di Ss. Ambrogio e Carlo nel Concistoro del 26 giugno 1967, in anticipo per la nomina di Dell'Acqua come primo Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, il 23 settembre dello stesso anno. Il cardinale Dell'Acqua è stato nominato Vicario Generale di Roma e quindi il responsabile della cura pastorale della diocesi, a nome del Vescovo di Roma, e ha rappresentato Paolo VI ai funerali del senatore Robert Kennedy l'8 giugno 1968. Il cardinale Dell ' Acqua ricevuto dottorati onorari da Loyola University, University of Chicago e Fordham University, che nello stesso anno. Era anche un amico del cardinale Giacomo Lercaro.

Dell'Acqua è morto per un attacco cardiaco improvviso all'ingresso della Basilica del Rosario durante un pellegrinaggio a Lourdes, a 68 anni inizialmente sepolto nella tomba di famiglia al cimitero di Sesto Calende, i suoi resti sono stati trasferiti il ​​31 agosto 1997 per il molto chiesa parrocchiale di Sesto Calende, dove era stato ordinato sacerdote.



LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-sesto-calende.html






FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



PERSONE DI SESTO CALENDE : CESARE DA SESTO

.


Pittore, nato a Sesto Calende nel 1477, morto a Milano il 27 luglio 1523.

Si formò a Milano a contatto con Leonardo da Vinci, di cui divenne un fedele seguace, rientrando nel fenomeno dei leonardeschi. Grazie ai suoi viaggi in particolare diffuse lo stile del maestro anche in aree da lui mai toccate, come il Meridione d'Italia. A lui vengono attribuiti alcune copie da Leonardo, come l'Ultima Cena di Ponte Capriasca o la Leda col cigno di Salisbury o quella della Galleria Borghese.

I primi documenti che lo riguardano risalgono al 1508, con pagamenti per la decorazione (perduta) di un ambiente dei Palazzi Vaticani a Roma, per conto di Giulio II. A questi anni risalgono probabilmente una lunetta con una Madonna con Bambino affrescata nel convento di Sant'Onofrio sul Gianicolo e alcune pitture recentemente rintracciate nella chiesa di San Giovanni Battista in Campagnano di Roma tra le quali di particolare importanza assunse la pittura su tela detta la Madonna del Ciliegio (o del Ceraso). A Roma, pur senza mai distaccarsi dalla matrice naturalistica lombarda, arricchì il linguaggio leonardesco con riprese dall'arte classica e da Raffaello. Al Castello di Ostia collaborò con Baldassarre Peruzzi alla stesura di grottesche, motivo ornamentale di recente introduzione.

Verso il 1513 si trasferì in Sicilia e dipinse, a Messina, un'importante pala d'altare per l'oratorio di San Giorgio dei Genovesi (oggi a San Francisco, California Palace of the Legion of Honor). A lui viene anche attribuita la tavola di Sant'Alberto, forse facente parte di un polittico andato perso, che si trova a Modica nella chiesa del Carmine. Trasferitosi poi a Napoli, realizzò nel 1515 un monumentale polittico per l'abbazia di Cava dei Tirreni.

Tornato a Milano, eseguì, assieme a Bernardino Bernazzano uno dei suoi capolavori, il Battesimo di Cristo oggi nella Collezione Gallarati Scotti, visto da Giovan Paolo Lomazzo nella raccolta di Prospero Visconti. In questi anni Cesare realizzò una serie di tavole che raggiunsero una certa fortuna fra i collezionisti milanesi dei decenni successivi: un San Girolamo (oggi a Southampton), già di Guido Mazenta, una Salomè, che fu del banchiere Cesare Negrolo e poi dell'imperatore Rodolfo II (oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna), e la Sacra Famiglia con santa Caterina (oggi al Museo dell'Ermitage), testimoniata sempre nel palazzo di Prospero Visconti.

Va segnalato, nel 1517, il suo ritorno a Messina, dove dipinse la sua opera più celebre, l'Adorazione dei Magi per la chiesa di San Niccolò (oggi a Napoli, Capodimonte), che divenne un modello da imitare per molti artisti del meridione.

Tornato in patria, cominciò a dipingere il Polittico di San Rocco (oggi alla pinacoteca del Castello Sforzesco), una delle sue opere più celebrate dalle fonti per aver riunito in un solo dipinto le maniere di Leonardo e Raffaello (il pannello centrale è ispirato alla Madonna di Foligno), lasciato incompiuto per il sopraggiungere della morte prematura dell'artista.



LEGGI ANCHE : asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-sesto-calende.html





FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



L' OBELISCO GARIBALDINO A SESTO CALENDE

.

L'obelisco di Garibaldi fu inaugurato in città il 6 ottobre 1861. All'inizio era stata posizionata nell'attuale piazza Garibaldi alle spalle della chiesa di San Bernardino, antica struttura poi abbattuta. Con il trascorrere degli anni l'Obelisco è stato trasportato a metà del lungo fiume in viale Italia chiamato allea dai sestesi. L'opera, realizzata con il granito rosa di Baveno, ha una base quadrata e un piedistallo. Sull'obelisco si possono leggere tre iscrizioni: "Qui sbarcava Garibaldi co' suoi armati la notte 23 Maggio 1859 per disperdere lo straniero.", "Queste zolle in Lombardia furono le prime che si bagnarono d'italo sangue nella guerra. 1859", "Qui il prode capitano C. De Cristoforis sfidava i perigli di non eguale tenzone con gli austriaci il 25 maggio 1859". Un monumento apprezzabile, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche per il suo valore storico.

Al di là delle memorie legate ai campi di battaglia, Garibaldi e i suoi uomini hanno lasciato tracce di sé in numerose altre località del Varesotto.
Basti ricordare lo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende il 23 maggio 1859, immortalato sull'onda della memoria dal pittore-soldato Eleuterio Pagliano in un celebre quadro ad olio conservato ai Musei Civici di Varese. E' un quadro gigantesco, con un campo di tela alto due metri e trenta per sei di lunghezza. L'autore, fervente patriota già sulle barricate di Milano nel marzo 1848, fissa con scrupolo ritrattistico i protagonisti dello sbarco, i volti e le figure di settantatrè volontari garibaldini, descritti nell'attimo in cui i barconi attraccano nel porticciolo.
Dai caseggiati del lungolago, rischiarati da una fresca luce mattutina, la gente osserva incuriosita. Sullo sfondo occhieggia la sagoma familiare del Monte Rosa.
Il grosso della truppa attende di mettere piede a terra, un garibaldino già sbarcato gioca con un cane, un altro consulta le carte topografiche, un terzo sventola il Tricolore. C'è nell'aria un'atmosfera d'attesa, quasi di ansia per le imprese che si vanno a compiere.


LEGGI ANCHE : asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-sesto-calende.html





FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



LA CHIESA DI SAN BERNARDINO A SESTO CALENDE



La chiesa prepositurale di San Bernardino in Sesto Calende fu costruita agli inizi del  XX secolo in luogo dell’antica chiesa di San Bernardino che era situata nell’attuale Piazza Garibaldi, abbattuta d’autorità dal comune di Sesto Calende. La chiesa attuale non è quindi la più antica, ma è la più vasta in ampiezza. Essa è ricca di affreschi che illustrano scene del Vangelo e della figura del Patrono. L’edificio sacro venne consacrato ufficialmente al culto dal Beato Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster il 2 giugno 1946. La chiesa custodisce le spoglie mortali del compianto Cardinale Angelo Dell'Acqua, sestese d’origine, poi diventato vicario di Roma sotto il pontificato di Papa Paolo VI.

Il nuovo altare costruito secondo le norme conciliari del Vaticano II, è ampio, elegante e apprezzato: fu consacrato dal Cardinale Carlo Maria Martini nel 1991. Da ammirare, all'interno, le meravigliose dodici colonne in granito di Baveno, destinate, secondo dicerie locali, alla Basilica di San Paolo in Roma, ma sequestrate in seguito al fallimento della ditta fornitrice, durante il trasporto per mezzo di barconi sul fiume Ticino. Rimasero per più di 20 anni abbandonate a Sesto Calende in riva al Ticino, in seguito vennero cedute a prezzo vantaggioso ed acquistate per la nuova chiesa. Degni di nota sono la pavimentazione di tutta la chiesa, gli affreschi della navata centrale attribuiti ad Arduino e raffigurati scene di Cristo e San Bernardino, l'altare in marmo, le vetrate di buona fattura, il soffitto ligneo a cassettoni rivestiti a stucchi policromi, la cappella del Sacro Cuore, i due affreschi di fianco all'altare e il magnifico organo, composto da più di 2500 canne installato nel 1937. Da ammirare anche, all'esterno i tre mosaici.

Dal 1932 ad oggi uno stormo di S55 sorvola ogni giorno il centro di Sesto Calende. La flotta di bombardieri, vanto dell’aeronautica italiana dei primi del Novecento, è stata scolpita sulle pareti della campana maggiore del campanile della Chiesa di San Bernardino. Il passato di questi velivoli si intreccia con la storia, e non solo con quella economica, della cittadina sulle rive del Ticino. Un legame fatto di lavoro e saperi – quelli che hanno contraddistinto la presenza della Siai Marchetti a Sesto Calende – che aiuta inoltre a comprendere come ci siano finiti degli idrovolanti da guerra sopra il simbolo sacro per eccellenza, le campane della chiesa parrocchiale.

Le  campane di Sesto Calende sono otto, formano un concerto musicale, della scala temperata, sulla corda del La naturale, pesano complessivamente intorno ai cento quintali, vennero testè eseguite nella secolare, rinomata Fonderia Bianchi di Varese. Delle otto, quella certamente più particolare, è appunto la campana maggiore di "Santa Maria". Quest’ultima, dedicata agli "eroi dell’aria", è stata disegnata dal pittore Papa, disegnatore della Siai, su ispirazione dell’ingegner Marchetti che è anche autore della dedica propiziatoria e ha apposto la firma sul modello in cera; pesa 28,80 quintali e ha un’apertura di 1,70 metri. È decorata con l’immagine della Madonna di Loreto, patrona degli aviatori, un disegno di onde raffigurante il mare, i segni dello zodiaco raffiguranti il cielo e uno stormo di S55. Il motto è "per aspera ad astra".
Le altre sette campane conservano ognuna una dedica particolare: la seconda, Crocefisso, è intitolata ai Caduti, la terza, San Paolo monaco, agli Esercenti, la quarta, San Rocco ai Contadini, la quinta, San Giacomo ai Vetrai la sesta, San Bernardino è un dono «del Rev. Sig. Prevosto», la settima, San Giovanni Battista «aere proprio fecerunt coniuges Henrica et Joannes Battista Farioli» e l’ottava, San Francesco, è offerta dai «coniuges Franciscus et Maria Barbieri».



LEGGI ANCHE : asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-sesto-calende.html


.

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



SASSO DI PREJA BUIA



Il Monumento naturale regionale di Preia Buia si trova nel territorio comunale di Sesto Calende in provincia di Varese.

Il "Sass da Preja Buia" è un masso erratico di grosse dimensioni sul quale sono iscritti dei petroglifi simbolici che suggeriscono si trattasse di un altare sacrificale di epoca preistorica. La formazione litologica è di serpentino. Accanto ad esso vi sono altri due massi erratici anch'essi riportanti incisioni preistoriche. Avvicinandosi o salendo sui massi a causa di una forza magnetica la bussola impazzisce.

Un angolo di verde, ai nostri occhi moderni luogo rilassante e forse proprio per questo ancora un po' magico. Invece un luogo con un certa sacralità all'epoca dei nostri antenati più lontani. Una strada in terra battuta ci porta all'interno della boscaglia, e lì un gigante ci attende, imponente nella sua staticità. È il Sass da la Preja Büja.

Dalla notte dei tempi l'uomo ha l'abitudine di crearsi storie per spiegare la realtà e anche il masso di Sesto è protagonista di una di queste. Tanto tempo fa qui viveva un pescatore con moglie e bambini; un pescatore un po' speciale, un po' privilegiato, perché era diventato l'amante di Venere, la dea della bellezza. Come a tutti i mortali che si innamorano di una divinità, così anche al pescatore la sorte non si rivelò benigna. Giove, il capo degli dei, venne a sapere la cosa e geloso punì il pescatore trasformandolo in drago. La famiglia cercò il pescatore invano, temendo che fosse morto in mare.

Una sera, la dea Venere andò a trovare l'antico amante e soffrì nel vederlo così cambiato: per questo lo invitò a bruciare tutta la città e gli offrì addirittura un'erba infernale che avrebbe reso il suo potere ancora maggiore, causando esalazioni velenose. Divampò così un grandissimo incendio, che arrivò a lambire la casa della moglie del pescatore, Vinicia. Questa prese i figlioletti e scappò via, inseguita dalle fiamme e dalle esalazioni. Ma durante la fuga il figlio più grande si fermò per la stanchezza e implorò la madre di lasciarlo e continuare la fuga. Ma Vinicia non volle lasciarlo e si fermò a sua volta con il bimbo più piccolo. Pochi attimi più tardi, entrambi i figli erano morti. La donna, disperata, decise di rimanere e li coprì con il suo corpo come una chioccia con i pulcini, per proteggerli. Fu così, in questa posizione, privi di vita, che gli abitanti del villaggio li trovarono tre giorni più tardi, al ritorno in paese dopo avere sconfitto il drago. Commossi da questo amore materno, decisero di dare solenne sepoltura ai corpi e ne disposero i funerali. Ma il giorno seguente, tornati nel luogo in cui i tre sventurati giacevano, trovarono una grande chioccia d'oro, con le ali aperte, mentre difende la covata: ovvero il masso della preja buja, il cui colore bronzeo ricorda i riflessi di una statua in metallo e la forma quella di una gallina accovacciata.

E il drago? Nessuna notizia, invece, relativa al drago... ma dove finisce la leggenda, è la toponomastica ad aiutarci. Ancora oggi sulle rive del lago si trova una fossa definita "La fossa del drago": forse dove si nascose il drago sconfitto dai Sestesi? e un drago, ucciso da S. Giorgio, compare anche negli affreschi del limitrofo oratorio di S.Vincenzo.

Storie antiche, tradizioni attuali - Questa leggenda ancora risiede nei cuori dei Sestesi: fino a pochi decenni fa le giovani spose si recavano al masso, simbolo di maternità, a chiedere di poter presto avere un figlio e, a Sesto, i bambini prima di nascere non stavano sotto i cavoli, ma sotto il masso!

Tralasciata la leggenda, la realtà si fa meno fantasiosa, ma comunque interessante. Il Sass da la Preja Buja è uno masso erratico in serpentinite, ovvero un grande blocco che è stato trascinato e depositato dal ghiacciaio della val d'Ossola, quando questo è arretrato durante la fine del Quaternario. Proprio per le sue dimensioni megalitiche, il sasso ha sempre rivestito un particolare ruolo cultuale e sacrale nel territorio. È difficile stabilire, a distanza di secoli, considerando la natura sfaldabile della pietra, se mano umana sia mai intervenuta a determinare la forma del masso. Certa però è la suggestione che, dalla valle, si ha: un lato rimanda al profilo di un ariete che guarda al lago, l'altro all'altero profilo dell'aquila.

Interpretazione a parte, la natura sacra del masso è confermata dalla presenza di coppelle. Si tratta cioè di incisioni di forma circolare, poste su una seconda pietra di dimensioni inferiori, collocata ai piedi del masso vero e proprio, che è stata identificata come una sorta di altare, dove si praticavano riti in onore delle divinità. Forse proprio la presenza delle coppelle ha determinato il nome büja, nel senso di "bucata"; non può tuttavia essere trascurato il significato di "pietra scura".
Recenti scavi hanno evidenziato la presenza di un insediamento di epoca golasecchiana a circa 300 metri dal sasso: di sicuro esisteva una relazione fra l'area abitativa e questa sacrale. Confronti stretti provengono da Golasecca e Castelletto Ticino, a occidente e in area comasca, a oriente.

Mito e storia si fondono in un unico racconto, in un'unica emozione.

Riporta alla ritualità magica, spiegata dalla Paleoastronomia, disciplina che si riferisce alla pratica dell’astronomia tra le civiltà del mondo antico.
L’ariete è infatti simbolo di fecondità e virilità, è il primo segno dello zodiaco e corrisponde all’equinozio di primavera. Il muso dell’ariete nel megalite sestese è infatti rivolto verso Ovest , e il 21 marzo il sole ne illumina l’occhio, inciso proprio a forma di sole con i raggi.



LEGGI ANCHE : asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-sesto-calende.html



.

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



L' ORATORIO SAN VINCENZO A SESTO CALENDE

.


L'oratorio di San Vincenzo, detto anche "dei Re Magi", è una chiesetta situata a nord di Sesto Calende, su un poggio erboso, domina dall'alto la valle del Ticino, il Lago Maggiore e Sesto Calende.

Edificata tra la fine del XI secolo e l'inizio del XII secolo, probabilmente sui resti di precedenti edifici pagani e/o tardo romani, e' oggi testimonianza della continuità insediativa di carattere religioso nel territorio sestese. Restauri di ricostruzione o di consolidamento non hanno alterato la semplicità dell'edificio ad aula unica absidata. L'orditura muraria esterna diversa sui due lati a nord e a sud testimoniano interventi, non recenti, rispettosi delle caratteristiche dell'edificio. L'abside ripete motivi già notati all'esterno delle absidi della Chiesa di San Donato, distante poche centinaia di metri, quali gli archetti in cotto e pietra. L'interno e' decorato da affreschi datati, di pregevole fattura. Forse di esecuzione più antica e' la serie dell'abside. Luogo di culto fin dall'epoca preistorica ad oggi, l'area e' stata oggetto di campagne di scavo che ne hanno dimostrato l'importanza nel corso dei secoli. Ne sono testimonianza le incisioni rupestri sui massi erratici poco distanti e le tracce degli edifici preesistenti leggibili nella pavimentazione all'interno dell'edificio stesso dell'oratorio. La chiesetta servì a più riprese da lazzaretto e grande ne fu nel tempo la venerazione. Affreschi devozionali all'interno ne danno chiara testimonianza.


LEGGI ANCHE : asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-sesto-calende.html




FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



L' ABBAZIA DI SAN DONATO A SESTO CALENDE

.


L'abbazia di San Donato a Sesto Calende, sita in località un tempo denominata Scozzola o Scovilla, è il maggiore monumento della città. Edificata tra il IX e il X secolo, con l'attigua, oggi scomparsa abbazia voluta dal vescovo di Pavia, Liutardo de' Conti, restò per secoli legata all'ambiente pavese, di rito romano, pur essendo geograficamente in area ambrosiana. L'attuale edificio consta di tre navate absidate. La parte superiore dell'absidina a sud, andata distrutta, è stata sostituita nel '700 dall'attuale sacrestia che poggia sui resti affrescati del precedente manufatto. L'altare maggiore è sopraelevato sulla chiesa originale alla quale si accede da due scale affiancate alla gradinata centrale settecentesca.

Nella cripta, o scurolo, si leggono a malapena sinopie illustranti la Natività e l'Ave Maria. Le pareti che racchiudono l'altare maggiore, affrescate dal Bellotti, presentano curiose cariatidi con parti sporgenti degli abiti. Ai piedi del catino centrale, a due centri di curvatura a causa dell'intervento di sostituzione dell'originaria copertura lignea andata distrutta con le attuali volte in cotto, si snoda un coro ligneo di pregevole fattura con quindici stalli. All'esterno sono di particolare pregio architettonico l'absidina a nord, l'abside centrale e la torre campanaria, decorati con archetti in cotto e in pietra. In tutte le murature esterne e interne sono inseriti, come materiali di reimpiego, elementi di precedenti edifici cristiani e pagani sui quali è stato edificato l'attuale tempio.

All'interno sono interessanti nel pronao o nartece gli splendidi capitelli preromanici e le volte grafite. Questo avancorpo era probabilmente un portico aperto su tre lati, utilizzato poi come ampliamento della Chiesa. Numerosi e di varie epoche gli affreschi, alcuni dei quali trasferiti su tela in occasione di scoperte o di restauro. Tra questi la Madonna dei Limoni, del XVI sec. Notevoli tra i rimanenti in sito, da segnalare, la Disputa di santa Caterina d'Alessandria, opera di Bernardino Zenale da Treviglio del 1503, nella nicchia un tempo fonte battesimale, la Madonna del latte sul pilastro centrale del lato destro della navata, l'Ultima cena, opera di Giovanni Battista Tarilli da Cureglia, datata 1581. Interessanti sono pure Dio in trono e la Teoria di santi nell'abside di sinistra. All'interno della chiesa, in occasione della creazione della pavimentazione in cotto che ha eliminato l'originale in beola e sarizzo, sono stati rinvenuti plutei facenti parte dell'ambone della chiesa del IX secolo e usati come riempimento. Di particolare pregio, sono oggi conservati nel Museo presso il palazzo Comunale. L'organo di gradevole voce, opera di Carlo Aletti di Monza (1869), è stato recentemente restaurato grazie ad una sottoscrizione.


LEGGI ANCHE : asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-sesto-calende.html




FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



IL MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO NATURALISTICO DI SESTO CALENDE

.

Il Museo Civico di Sesto Calende é ospitato nell'ottocentesco palazzo municipale, che si affaccia sulla sponda lombarda del Ticino.

La sua storia inizia nel 1949, con la costituzione della Societá Storico Artistica Cesare da Sesto, dedicata al pittore leonardesco di origine sestese. Il sodalizio promuove la ricerca archeologica e storico artistica, con l’obiettivo di creare un museo locale in grado di conservare e valorizzare in loco i reperti ritrovati nel territorio. Nel 1954 viene allestita, in collaborazione con l'allora Soprintendenza alle Antichitá e i Musei Civici di Varese, la prima mostra archeologica, che costituirá il nucleo originale della raccolta.

La vocazione archeologica che ha contraddistinto i primi anni di attivitá del gruppo viene prematuramente abbandonata. La Societá nel contempo istituisce il Premio Nazionale della Giovane Pittura, che permette di acquisire alcune importanti opere contemporanee, a cui negli anni si aggiungeranno lasciti e donazioni. L'impegno di alcuni soci porta nel 1975 alla sistemazione del materiale archeologico in una saletta del Municipio.

Oggi il Museo di Sesto Calende fa parte del SiMArch, il Sistema Museale Archeologico della Provincia di Varese.

La raccolta contenuta nel museo è costituita da oggettistica e da reperti archeologici, soprattutto corredi di antiche tombe, il tutto disposto in ordine cronologico: si tratta di ritrovamenti avvenuti soprattutto negli anni '60, anni delle più importanti campagne di scavo nell'area compresa tra Sesto Calende, Golasecca e Castelletto sopra Ticino.

Si parte con vasi, coppe e urne molto semplici e lineari, per passare poi ad una produzione di suppellettili più raffinate e ricche, che rappresentano l'evoluzione della Cultura di Golasecca nelle sue varie fasi, dal IX al V sec. a.C.. Oltre a testimonianze di attività domestiche, di prodotti per l'igiene e l'abbigliamento, il pezzo che sembra richiamare maggiormente l'attenzione del visitatore è la Tomba del Tripode, sepolcro femminile rinvenuto nel 1977 nella necropoli in località Mulini Bellaria, e contenente il corredo funerario della defunta ancora in buone condizioni, tra cui una vaschetta in bronzo sorretta appunto da una struttura a 3 aste in ferro, terminanti a forma di gambe umane.

All'interno del museo sono altresì custoditi reperti precedenti la Cultura di Golasecca e appartenenti all'età del Bronzo, nonché altro materiale successivo, dai primissimi sec. a.C. (tomba di età gallica) fino all'epoca medioevale (lastre decorate dall'Abbazia di San Donato).

Da non perdere la Sezione Naturalistica con la ricca collezione di fossili che espone il ricco affioramento di conchiglie fossili plioceniche di Cheglio, a testimonianza di una ricca fauna di invertebrati marini.


LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/04/le-citta-del-lago-maggiore-sesto-calende.html



FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



giovedì 16 aprile 2015

LE CITTA' DEL LAGO MAGGIORE : SESTO CALENDE



Sesto Calende è un comune italiano della provincia di Varese in Lombardia. Il nome si riferisce alla distanza da Somma Lombardo, infatti deriva dal latino (ad) sextum (lapidem), ossia “presso la sesta (pietra miliare)". La specifica Kalendarum si riferisce alle Calende, con riferimento al periodo in cui si teneva il mercato.

Il borgo è posto al capo meridionale del Lago Maggiore, dove il Ticino riprende il suo cammino verso il Po, quale emissario del Verbano.

Il 28 aprile 2011, con decreto presidenziale firmato da Giorgio Napolitano, a Sesto Calende è stato concesso il titolo di Città.

Il territorio del comune di Sesto Calende è situato nel cuore dell`anfiteatro morenico del Verbano, in terra lombarda ma sul confine con il Piemonte. Il capoluogo sorge nel punto in cui il Ticino esce dal Lago Maggiore per riprendere il suo cammino verso il Po. L'area si presenta circondata da colline ed immersa nel verde del Parco del Ticino e gli è stato dato il titolo di città dall'anno 2011.

Sesto Calende è una località di antica origine, già appartenente al Contado del Seprio come sede di sculdascio, e successivamente alla Pieve di Angera. Comprendeva la frazione di Cocquo.

In età napoleonica (1811) venne aggregato a Sesto Calende il limitrofo comune di Gola Secca, che recuperò l'autonomia nel 1816, in seguito alla costituzione del Regno Lombardo-Veneto.

Nel 1869 al comune di Sesto Calende venne aggregato il soppresso comune di Oriano sopra Ticino.

Sesto Calende appartenne fino al 1927 al circondario di Gallarate della provincia di Milano; in tale anno entrò nella neocostituita provincia di Varese. L'anno successivo fu aggregato a Sesto Calende il soppresso comune di Lisanza, e nel 1929 la località di Lentate, già frazione di Osmate-Lentate.

Fino all'avvento della ferrovia l'economia di Sesto Calende era basata sulla navigazione sul fiume Ticino. Le barche erano di proprietà dei mercanti di Sesto Calende che le affidavano a delle guide che erano chiamate paroni ed i più esperti, cioè quelli che conoscevano le insidiose rapide del fiume, provenivano esclusivamente dai comuni di Golasecca e Castelletto Ticino. Tra Sesto Calende e Tornavento vi erano infatti ben undici rapide, ognuna contraddistinta con un proprio nome dialettale; le guide tramandavano da padre in figlio l'arte di saper condurre le barche, a volte lunghe fino a venti metri, attraverso queste rapide. Era una corporazione molto forte tanto da imporre le loro tariffe ai vari mercanti che li ingaggiavano nei singoli viaggi per trasportare le loro merci sul fiume Ticino e sul Po, fino a Venezia. Erano titolari di una sorta di "patente" e nessun altro poteva entrare nella corporazione senza il loro permesso. I Paroni erano proprietari dell'attrezzatura e dei cavalli che servivano a rimorchiare le barche nella dura risalita del fiume.

Fino al 1882 Sesto Calende manteneva un ruolo di collegamento per il commercio dei grani fra il fiume e il lago; porto d'arrivo delle granaglie era la svizzera Magadino da dove poi le merci proseguivano su carri, attraversando i passi del Gottardo, Lucomagno e San Bernardino. Sulla riva del fiume vi erano una quindicina di magazzini per l'ammasso dei cereali e risiedeva il "commissario per la spunta dei grani" che prendeva in carico i prodotti in arrivo quotidianamente e rilasciava la licenza di esportazione per il mercato di Laveno. È infatti del 1786 il documento più antico esistente presso l'Archivio Municipale di Sesto Calende e che riguardava l'istituzione di un mercato dei grani, bestiame ed altro da tenersi il mercoledì, come avviene ancora oggi. Il mercato si svolgeva attorno al porto, alla confluenza tra la strada postale del Sempione e il vecchio traghetto di Castelletto Ticino.

La prima industria di Sesto, sorta agli inizi dell'Ottocento, è la fabbrica di cordami di canapa Maioni che aveva sede presso il vecchio convento e che ha poi ospitato l'ex complesso SIAI-Marchetti. Ma Sesto Calende entrerà nelle prime statistiche industriali grazie al diffondersi dell'industria vetraria sul lago Maggiore che deve le proprie origini alla raccolta dei sassi bianchi del fiume Ticino (cogoli), ricchi di quarzo e che da secoli venivano commerciati fino a Murano per produrre quei vetri tanto lucidi. Nel 1871 venne fondata a Sant'Anna la prima vetreria industriale sotto la proprietà di Angelo Bordoni, a cui poi si aggiungeranno i soci Antonio Mognoni, Vincenzo Bertoluzzi e Luigi Bonavia. In paese si diffondono così i Maestri Vetrai che si costituiranno poi in cooperativa e che nel 1906 fonderanno una seconda vetreria, la VOF, Vetreria Operaia Federale, la cui storia industriale continuerà fino al 1996 come AVIR. Anche l'indotto dell'industria vetraria di Sesto Calende dava lavoro a molti operai; come le ditta di Giovanni Brovelli e Antonio Bassetti che producevano imballaggi in paglia per damigiane e buste di paglia per bottiglie. L'industria meccanica era degnamente rappresentata dalle ditte Boidi e Astori, sviluppatesi durante il primo conflitto mondiale grazie alla produzione di proiettili. Al 1885 risale la prima fabbrica tessile cotoniera appartenente alla famiglia Bogni mentre dal 1862 fino al 1935 era presente in paese una filanda di seta. Ma la vera novità per Sesto e che caratterizzò il suo sviluppo socio-economico fino a giorni nostri, fu l'avvento dell'industria aeronautica: nel 1913 il sestese Luigi Capè, insieme a Domenico Santoni, costituiranno la "Savoia. Società Costruzioni Aeronautiche" che nel 1915 diventerà la Società Idrovolanti Alta Italia (SIAI) che grazie alle capacità imprenditoriali della famiglia Capè, alle commesse statali assicurate dal ministero dell'Aeronautica e dal genio progettuale dell'ing. Alessandro Marchetti, porteranno il nome di Sesto Calende ad essere famoso in tutto il mondo. Nel 1940 dava lavoro a ben 11.000 operai

I reperti della civiltà di Golasecca sono esposti nel Museo Civico Archeologico Naturalistico di Sesto Calende, cittadina situata poco a valle dell'emissione del Ticino dal Lago Maggiore, sviluppatasi lungo la riva sinistra del fiume.
Da visitare a Sesto Calende si segnalano l'Abbazia di S. Donato, unica struttura rimasta dell'antico monastero benedettino; l'Oratorio di S. Vincenzo (XI-XII sec.), il Sass de Preia Bunia (in località S. Vincenzo), complesso megalitico con presenza di "coppelle" (crogioli o incavature a carattere votivo).
Tra le manifestazioni, il Carnevale Sestese (sabato grasso), sfilata di carri allegorici, gruppi mascherati, esibizione di bande musicali e complessi folcloristici. Il Sextum Mercatum è una mostra mercato di antiquariato e collezionismo, e si svolge il terzo sabato di ogni mese.

La Chiesa prepositurale di San Bernardino fu costruita agli inizi del nostro XX secolo in luogo dell'antica chiesa di San Bernardino che era situata nell'attuale Piazza Garibaldi, abbattuta d’autorità dal comune di Sesto Calende. La chiesa attuale non è quindi la più antica, ma è la più vasta in ampiezza.

Inaugurato il 6 ottobre 1861, l'obelisco di Garibaldi era inizialmente posto nell'attuale Piazza Garibaldi dietro all'antica chiesa di San Bernardino, poi abbattuta. In seguito è stato trasportato a metà del lungo fiume in Viale Italia chiamato allea dai sestesi. Il monumento, costituito da granito rosa di Baveno, ha una base quadrata ed un piedistallo che, con quattro sfere di bronzo, originariamente proiettili raccolti dopo le battaglie del 1859, sostiene una piramide tronca alla cui sommità è posta una stella bronzea a sette punte Sulle facce dell'Obelisco si leggono 3 iscrizioni:

"Qui sbarcava Garibaldi co' suoi armati la notte 23 maggio 1859 per disperdere lo straniero."

"Queste zolle in Lombardia furono le prime che si bagnarono d'italo sangue nella guerra. 1859"

"Qui il prode capitano C. De Cristoforis sfidava i perigli di non eguale tenzone con gli austriaci il 25 maggio 1859"

Cesare da Sesto, pittore
Angelo Dell'Acqua, cardinale S.R.C.
Ruggero Maghini, musicista, compositore, direttore del coro RAI di torino

Secondo lo statuto comunale, il territorio comunale comprende, oltre al capoluogo, le località di Abbazia, Cocquo, Lentate Verbano, Lisanza, Loca, Mulini, Oneda, Oriano, Sant'Anna e San Giorgio.



LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/04/i-laghi-lombardi-il-lago-maggiore.html



.

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.
 GUARDA ANCHE


LA NOSTRA APP



http://mundimago.org/le_imago.html



Post più popolari

Elenco blog AMICI