mercoledì 10 giugno 2015

I PALAZZI DI MANTOVA



Gli edifici monumentali hanno contraddistinto i momenti salienti della vita culturale, politica, religiosa e artistica di Mantova.
In Piazza Broletto si trova il Palazzo del Podestà, chiamato anche Palazzo Broletto, imponente edificio a struttura medievale che fu in parte ricostruito intorno al 1227 su commissione del Podestà di Mantova. Destinato ad ospitare le più importanti attività pubbliche cittadine e restaurato intorno alla metà del Quattrocento, quando furono aggiunte la merlatura e la torre all'angolo con Piazza Erbe, il Palazzo presenta sul lato volto verso Piazza Broletto un'edicola gotica che racchiude l'altorilievo di Virgilio in cattedra.
Sul lato sinistro del Palazzo sorge l'arengario, edificato intorno al 1300 per collegare il Palazzo del Podestà al Palazzo del Massaro, l'ufficio in cui si registravano le entrate e le uscite del Comune e che conserva affreschi del Quattrocento nella vasta sala del pianterreno (ora ristorante).
Attraverso il Sottoportico dei Lattonai, sul quale si affaccia il cortile tardogotico del Palazzo del Podestà, si giunge nella scenografica Piazza Erbe. Il lato settentrionale della piazza è chiuso dalla facciata posteriore del Palazzo del Podestà, mentre sul lato opposto, all'angolo con Piazza Mantegna, si erge la Casa del Mercante, commissionata nel 1455 dal mercante Boniforte da Concorrezzo e sovrastata dalla trecentesca Torre del Salaro, anticamente adibita a magazzino per il sale.
L'edificio, presumibilmente corrispondente alla Domus Mercati, fu riedificato nel 1462 dall'architetto Luca Fancelli su committenza del marchese Ludovico Gonzaga.
Appartenne a Francesco Gonzaga che lo cedette nel 1502 ad Andrea Mantegna, divenendo probabilmente la sua residenza. In seguito il Mantegna abitò nel suo palazzo (Casa del Mantegna), costruito su un terreno donatogli dal marchese Ludovico.
La costruzione presenta un portico con colonne e capitelli quattrocenteschi, sopra due livelli segnati da spartimenti in cotto. Al primo piano e al secondo finestre, più in alto il fregio con putti, nastri e racemi attorno ai due oculi superstiti. Infine la cornice che segna il culmine originario.
Durante i lavori di restauro, che si sono protratti per quattro anni (1997-2001), sono tornati alla luce importanti affreschi attribuiti alla scuola di Andrea Mantegna. Ha preso corpo l'ipotesi dell'intervento diretto del maestro nella realizzazione pittorica della facciata. Sul lato orientale della piazza sorge Palazzo della Ragione, costruito intorno al 1250 e utilizzato per l'amministrazione della giustizia, oggi sede di mostre ed esposizioni. Sul lato orientale di piazza Erbe un tempo sorgeva il Ghetto ebraico, delimitato dalle attuali via Giustiziati, Bertani e Spagnoli. Al numero 54 di via Bertani sorge la Casa del Rabbino, non visitabile internamente, che conserva una facciata di fine Seicento impreziosita da stucchi con vedute ideali di città bibliche. In via Calvi si trova il Palazzo della Camera di Commercio, sorto sulle macerie dello sventramento del ghetto. Costruito tra il 1911 e il 1914 su progetto dell'architetto Aldo Andreani, l'edificio rappresenta tutte le ambizioni dell'imprenditoria artigianale e industriale mantovana dell'epoca.
Il Palazzo degli Studi fu fatto costruire dai Gesuiti nel 1620 per insediarvi l'Università. Nel 1780 Maria Teresa d'Austria fondò all'interno del palazzo l'Imperial Regia Biblioteca di Mantova (oggi Biblioteca Teresiana).In piazza Canossa sorge Palazzo Canossa che fu costruito nel tardo Seicento per un ramo dell'omonima famiglia veronese,  presenta una facciata con apparato decorativo che risente dalla maniera di Giulio Romano. Palazzo Cavriani, risalente a metà del Settecento; di fronte si trova il Giardino Cavriani, di stile neoclassico con al centro una statua di Virgilio.
In Piazza d'Arco si erge maestoso Palazzo D'Arco che fu eretto a partire dal 1784 su impulso di un ramo della nobile famiglia trentina dei D'Arco che si era stabilmente insediato a Mantova dal 1740. Dopo l'acquisizione della dimora dei conti Chieppo, il conte Giovanni Battista Gherardo d'Arco pensò di trasformare il palazzo seguendo i dettami del neoclassicismo ispirato all'opera di Andrea Palladio. L'opera d'edificazione fu affidata all'architetto Antonio Colonna. Come risultato finale è stato prodotto un notevole esempio di residenza aristocratica ricca di arredi e di dipinti, forte di una libreria e una collezione naturalistica, di un giardino racchiuso da una esedra sul quale si affaccia un'ala cinquecentesca con lo straordinario ciclo pittorico della Sala dello Zodiaco, opera del Falconetto, eseguita attorno all'anno 1515. Il complesso architettonico che si affaccia sulla omonima piazza, proseguiva a sinistra con l'edificio delle scuderie oggi trasformato nel Teatrino d'Arco, sede dal 1946 della Accademia Teatrale Francesco Campogalliani fondata da Ettore Campogalliani.
Nel palazzo dimorò anche il conte Carlo d'Arco (1799-1849), storico e collezionista di documenti. Ricoprì la carica di podestà di Mantova dal 1847 al 1848.
L’ultima esponente della famiglia, deceduta nel 1973, la signora Giovanna dei conti d’Arco Chieppio Ardizzoni, marchesa Guidi di Bagno costituì la Fondazione d’Arco. Con testamento del 1956 dispose, che alla sua morte, tutti i suoi beni, compreso il Palazzo e le raccolte in esso contenute (erbario, pinacoteca, archivio, biblioteca, strumenti musicali, arredi, armi), divenissero un pubblico Museo. Particolarmente ricca è la pinacoteca con dipinti di Niccolò da Verona, Luini, Magnasco, Frans Pourbus il Giovane, Van Dyck e un ciclo pittorico di Giuseppe Bazzani.
Palazzo D'Arco, recentemente restaurato, e il suo sorprendente giardino è un mirabile esempio di residenza aristocratica. . Palazzo Arrivabene conserva ancora intatto il suo aspetto rinascimentale e rappresenta un modello esemplare di dimora gentilizia quattrocentesca, per poi raggiungere via Roma, dove si trova il Palazzo Municipale, edificio cinquecentesco che fu a lungo di proprietà di Scipione Gonzaga principe di Bozzolo, prima di diventare nel 1797 sede degli uffici comunali.La Casa della beata Osanna Andreasi è una signorile dimora del secondo Quattrocento, conservatasi intatta nella facciata, negli interni e nel suggestivo giardino .
La famiglia Andreasi, ricchi proprietari terrieri a Carbonara di Po, si stabilì nella città di Mantova nel 1475 acquistando l'edificio che diventerà dimora della famiglia in Contrada del Cervo (ora Via Frattini) di fronte alla Chiesa di Sant'Egidio. La casa rimase di proprietà degli Andreasi fino al 1780, quando giunse, per dote nuziale, alla famiglia dei conti Magnaguti. L’edificio, risalente ai primi del Quattrocento, fu ridisegnato da Luca Fancelli nella facciata, che presenta un basamento di mattoni a vista, un portale sormontato da un arco a tutto sesto e tre ordini di finestre.
È stata la dimora della beata Osanna Andreasi, beatificata il 24 novembre 1694. Palazzo Valenti Gonzaga fu l'antica dimora della nobile famiglia Valenti Gonzaga e che rappresenta l'espressione più ricca del barocco a Mantova. Al suo interno un percorso museale con affreschi del pittore fiammingo Geffels e apparati decorativi di Giovan Battista Barberini. Il Palazzo di Giustizia fu acquistato nel 1782 dal Comune e destinato ad accogliere da allora gli Uffici Giudiziari del Tribunale.La Casa del Mantegna è stata dimora del pittore Andrea Mantegna e costruita a partire dal 1476, probabilmente su progetto dello stesso artista padovano. La costruzione è singolare: il cortile presenta infatti un'architettura in cui un quadrato (la forma si può vedere dall'esterno) contiene perfettamente un cerchio (la forma da cui si è avvolti entrando nel cortile).
Il Palazzo di San Sebastiano fu edificato tra il 1506 e il 1508 e dimora del marchese Francesco II Gonzaga, il palazzo ha ospitato le nove tele raffiguranti il Trionfo di Cesare, oggi nelle collezioni Reali ad Hampton Court. Dal 2005 è sede del Museo della Città. Palazzo Te è una villa suburbana costruita per volere di Federico II Gonzaga con funzioni di residenza, di svago, di ospitalità e di rappresentanza. Palazzo Te è il capolavoro di Giulio Romano, che ne seguì la costruzione e la decorazione delle numerose sale, come la Sala di Amore e Psiche, la Sala dei Cavalli e la Sala dei Giganti, dagli straordinari effetti prospettici e acustici.

Palazzo Bonacolsi interamente in cotto sormontato da merli ghibellini, fu edificato alla fine del XIII secolo da Pinamonte dei Bonacolsi su un terreno acquistato da Rolandino de Pacis, che ne fece la dimora della sua potente famiglia. Pinamonte acquisì ed affiancò al palazzo altri edifici contigui nella civitas vetus, tra i quali la torre della Gabbia, simbolo del potere dei Bonacolsi. Il palazzo più prestigioso venne lasciato dal padre in eredità al figlio secondogenito Bardellone, suo successore nel governo della città.
La famiglia Bonacolsi ha governato Mantova nel corso del XIII secolo fino a quando, il 16 agosto 1328, l'ultimo Bonacolsi, Rinaldo, è stato rovesciato durante una rivolta sostenuta da Luigi Gonzaga, che ha preso il potere.
Dal 1328 il palazzo divenne di proprietà di Ludovico I Gonzaga, capitano del popolo di Mantova.
Dal 1479 al 1487 fu la residenza cittadina della contessa di Rodigo Antonia del Balzo, consorte di Gianfrancesco Gonzaga, capostipite dei Gonzaga di Sabbioneta e Bozzolo.
Palazzo Bonacolsi è attualmente denominato "palazzo Castiglioni" dal nome della famiglia che lo acquistò agli inizi dell'Ottocento. Quella dei Castiglioni è stata una delle più importanti famiglie aristocratiche lombarde dal X secolo. La maggior parte dei membri hanno avuto la loro dimora a Milano: il ramo mantovano nacque nel 1440 da Baldassarre Castiglione, il nonno dell'autore omonimo del libro Il Cortegiano, il diplomatico-letterato Baldassarre Castiglione (1478-1529).

La casa di Giulio Romano fu progettata dall'architetto romano Giulio Romano come sua residenza ed è una dei primi esempi di edifici progettati da un artista per se stesso, una sorta di autobiografia in forma di edificio. In questo genere dobbiamo annoverare anche i due palazzi realizzati da Federico Zuccari a Firenze (Palazzo Zuccari) e Roma (Palazzetto Zuccari). Il primo a rivendicare un ruolo di prestigio per il suo essere artista fu forse Vasari che a tal fine aveva edificato per se delle residenze che in qualche modo significassero e rappresentassero tale nuovo ruolo. Gli architetti del periodo manierista, con opere di questo genere, volevano quindi, sia innalzare il proprio status sociale sottraendolo al concetto di artigiano da bottega e portandolo alla statura di intellettuale e nobile, sia mostrare pubblicamente le proprie capacità artistiche ed il proprio programma estetico, in una sorta di opera-manifesto.
Giulio Romano realizzò la sua residenza in Contrada Larga a partire dal 1544, dopo essersi stabilito ed affermato a Mantova al servizio dei Gonzaga. Lo fece ristrutturando edifici esistenti e rielaborando una tipologia di palazzo che era stata sviluppata a Roma da Bramante (palazzo Caprini del 1508-10 di Bramante, poi andato distrutto) e da Raffaello e che prevededeva un basamento bugnato con sovrapposto un ordine completo. Qui l'ordine non è architravato bensì archivoltato ed il bugnato, ridotto ad elemento quasi grafico, dilaga per tutta la facciata, quasi inglobando il rarefatto ordine tuscanico, le cui lesene appena rilevano dalla superficie vibrante della pietra bocciardata. Giulio Romano dà sfoggio di altre invenzioni sorprendenti come la cornice che si spezza per formare il timpano incompleto, sull'ingresso al palazzo, oltre a riproporre elementi del proprio stile come le finestre ad edicola (con timpano) circoscritte da archi. Sull'ingresso una nicchia ospita una statua di Mercurio (originale marmo classico restaurato da Primaticcio), e sopra i timpani delle finestre vi sono dei mascheroni di tipico gusto manierista. Alcuni ambienti interni furono affrescati dall'artista. Resta conservato il salone centrale con camino originale dell'epoca ed affreschi di Giulio Romano e aiuti.
L'edificio subì un intervento nel 1800 per mano dell'architetto Paolo Pozzo e l'aspetto attuale è sicuramente diverso da quello che descrive Vasari che lo vide durante una sua visita a Giulio Romano e che parla di una "facciata fantastica, tutta lavorata di stucchi coloriti.

Palazzo Sordi fu eretto per la famiglia dei marchesi Sordi dal Fiammingo Frans Geffels nel 1680.
Mostra una lunga facciata finemente decorata e contrassegnata da ricca e complessa composizione, tra pieni delle pareti e vuoti degli assi delle finestre, tipica del gusto barocco. Tale facciata, infatti a due ordini, è scandita da una serie di aperture binate sia in senso orizzontale (cioè due finestre affiancate fortemente ravvicinate), sia in verticale (grazie all'inserimento di una balaustra a livello della fascia marcapiano).
In basso, poi, risalti a lesena - formati da bozze alternative lisce e lavorate, sormontati dallo stemma della famiglia dei marchesi Sordi. All'angolo destro del palazzo è collocato il busto del committente dell'edificio, il marchese Benedetto Sordi, tesoriere di Stato del Duca Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers.
All'interno va notato l'imponente scalone d'onore, uno dei più belli della Mantova barocca, ampiamente decorato con putti e vasi sempre da Giovan Battista Barberini. Molto bello è il cortile contrassegnato, sulla facciata del nucleo centrale del palazzo, da un richissimo apparato decorativo che, in corrispondenza del grande balcone d'onore ad arco rotondo del piano nobile, che vede la presenza di due grandi termini (figure umane a mezzobusto) che reggono un ricchissimo fregio decorativo a spirali, e in alto, statue entro nicchie.
Al piano nobile sono di grande interesse i due saloni d'onore, decorati di stucchi e affrescati, detti rispettivamente dell'Età e di Belgrado.

Palazzo Bianchi o Palazzo Vescovile si trova a fianco del duomo, fu realizzato a metà del Settecento dai marchesi Bianchi, i quali lo arricchirono di uno scenografico scalone e degli affreschi di Giuseppe Bazzani.
Passato alla diocesi nel 1823, accoglie ora la residenza del vescovo e gli uffici della Curia. Nel 1967 il vescovo Antonio Poma fece rocavare nell'interrato un ambiente destinato all'archivio storico diocesano.

Il Palazzo del Capitano è uno degli edifici storici più significativi di Mantova e fa parte del complesso architettonico denominato "Reggia dei Gonzaga".
Il palazzo, che si affaccia sul punto più alto di Piazza Sordello (già Piazza San Pietro), rappresenta la parte più antica dell'intero complesso di Palazzo Ducale e venne edificato, tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, a residenza dei Bonacolsi, signori della città, con mestranze di origini veronesi. Intorno al 1340 venne ampliato e vennero aggiunti il porticato e la sovrastante lunga sala, detta "di Passerino" a ricordo dell'ultimo dei Bonacolsi. Dello stesso periodo sono le bifore gotiche e la merlatura della facciata.
Nel 1328, con l'avvento al potere dei Gonzaga, il palazzo divenne proprietà della famiglia. Ludovico I Gonzaga, primo capitano del popolo, però non visse in questo edificio, preferendo abitare nel palazzo Acerbi, situato di fronte. Il palazzo del Capitano venne invece abitato dai figli di Ludovico Guido, Feltrino e Filippino, che inizialmente condivisero il potere col padre.
Addossato al palazzo principale trovò posto un edificio più basso, la Magna Domus. I due edifici erano inizialmente separati da un vicolo (di Sant'Alessandro, che portava all'omonima chiesa, ora scomparsa) che venne chiuso alla fine del Trecento, quando i due edifici furono unificati per volere di Francesco I Gonzaga.
Con l'insediamento della signoria gonzaghesca si aggregarono al nucleo originario altri edifici che formano la "Corte Vecchia". La famiglia risiedette in questo edificio sino agli inizi del Quattrocento.
Alla metà del XV secolo il marchese Ludovico III Gonzaga spostò la propria residenza nel castello di San Giorgio lasciando il palazzo del Capitano ad abitazione della corte.
Venne successivamente restaurato dai duchi Guglielmo Gonzaga e Francesco IV Gonzaga, agli inizi del Seicento, col rifacimento delle decorazioni e dei soffitti.
All'origine nel palazzo era presente la "cappella palatina", abbattuta nel Seicento, e collocata nella terza stanza dell' Appartamento della Guastalla, sovrastante il grande arco gotico di accesso a Piazza Brolo (ora Piazza Lega Lombarda). Della presenza della cappella rimane la grande Crocefissione, affresco trecentesco di pittori bolognesi e veronesi o attribuito al Maestro dell'Incoronazione di Bellpuig.
Il primo piano, ricco di affreschi trecenteschi:
la Sala del Morone accoglie la grande tela del 1494 Cacciata dei Bonacolsi di Domenico Morone,
la Sala degli Imperatori o delle Cariatidi,
l' Appartamento della Guastalla, con affreschi del Duecento e del Trecento. Nella seconda stanza è collocato il sepolcro di Margherita Malatesta (1370-1399), moglie di Francesco I Gonzaga, opera di Pierpaolo dalle Masegne,
nel Corridoio di Passerino, nel quale, si narra, era collocata la mummia dell'ultimo Bonacolsi,
due stanze dell' Appartamento dell'Imperatrice.

Le Pescherie di Giulio Romano sono state edificate nel 1536 su progetto dell'architetto di palazzo Te, erano dedicate al commercio del pesce. La costruzione era costituita da due porticati ad archi tondi nel tipico bugnato giuliesco, con attico sovrastante dove si aprono finestre rettangolari incorniciate da lesene. Le pescherie erano poste ai lati del ponte di epoca medievale che scavalcava il Rio, corso d'acqua che attraversa la città di Mantova dal lago Superiore al lago Inferiore. Erano collegate alle attigue Beccherie, il macello pubblico realizzato negli stessi anni sempre su disegni di Giulio Romano, che fu però demolito nel 1872. Verso la fine del secolo XIX anche le Pescherie furono ristrutturate perdendo la loro originaria funzione.

La Casa di Rigoletto, Giuseppe Verdi ne musicò la storia e i mantovani gli diedero la residenza; verso la fine di Piazza Sordello si trova la casa del "Rigoletto", il buffone di corte Gonzaga.
Il personaggio ha in realtà poco di mantovano, l'omonima opera di Verdi infatti venne tratta da un dramma di Victor Hugo e riadattata in territorio mantovano, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova, e cambiando il nome del protagonista da Triboulet a Rigoletto.
La struttura quattrocentesca accoglie la scultura del Rigoletto, opera di Aldo Falchi, sistemata nel piccolo cortile interno.

L'Ospedale Grande di San Leonardo (Piazza Virgiliana) fu voluto da Ludovico III Gonzaga per pubblica assistenza e terminato intorno al 1470 per opera dell'architetto Luca Fancelli, nel 1797 fu trasformato in carcere e successivamente in caserma. Attualmente ospita uffici della Polizia di Stato.
Il Palazzo dell'agricoltura (Piazza Martiri di Belfiore) fu edificato nel 1926-27 come Palazzo dei Sindacati su progetto dell'ing. Carlo Finzi. Assunse l'attuale denominazione divenendo sede delle maggiori organizzazioni provinciali legate all'agricoltura come il Consorzio Agrario, la Federazione Coltivatori Diretti, la Federazione degli Agricoltori e l'Ispettorato Agrario.
Il Palazzo della Banca d'Italia fu edificato tra il 1914 e il 1923 su progetto dell'architetto Gaetano Moretti esponente del Liberty e dell'Eclettismo. Quest'ultimo stile si evidenzia nelle finiture e nelle decorazioni delle facciate che richiamano le architetture gotica, barocca, rinascimentale ed esotica. Costruito per ospitare la sede provinciale della Banca d'Italia, cessò tale funzione alla fine del 2008 con la chiusura della filiale di Mantova dell'Istituto d'emissione. Nel frattempo, il 29 gennaio 2007 il palazzo fu classificato d'interesse storico-artistico dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia.
La Casa del Bertani fu la dimora di Giovan Battista Bertani, architetto al servizio dei duchi Gonzaga, che tra il 1554 e il 1556 trasformò il preesistente edificio del 1300 di proprietà dei marchesi Striggi. Singolare fu l'idea di inserire nella facciata due lapidi con incisi testi di Vitruvio e due colonne ioniche, delle quali una segata a metà con incisioni e decorazioni che didatticamente riportano le regole desumibili dal trattato vitruviano, De architectura. Successivamente la proprietà della casa del Bertani cambiò numerose volte rivivendo una nuova breve stagione artistica quando negli anni cinquanta del XX secolo fu acquistata dal pittore mantovano Vindizio Nodari Pesenti.

Palazzo dell'Accademia su progetto di Giuseppe Piermarini del 1770, fu l'architetto Paolo Pozzo ad occuparsi, tra 1773 e 1775, dei lavori di ricostruzione del palazzo di origine medievale che era diventato prima sede dell'Accademia degli Invaghiti e poi della Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere, attuale Accademia Nazionale Virgiliana. L'edificio di stile neoclassico include un tipico esempio di Barocco rappresentato dal teatro Scientifico dell’Accademia detto del Bibiena, dal nome dell’architetto Antonio Bibiena che lo costruì fra 1767 e 1769.

Il palazzo della Ragione fa parte di quel nucleo di edifici cittadini sorti in epoca medioevale. Citato più volte in documenti dell'epoca come Palatium Novum del Comune, il palazzo venne edificato intorno al XI-XII secolo per assolvere alle funzioni civili pubbliche e destinato ad accogliere le assemblee e le adunanze cittadine o, in caso di cattivo tempo, il mercato che si teneva nella piazza sottostante.
L'edificio fu più volte oggetto di modifiche, fin dalla metà del tredicesimo secolo.
Nel XV secolo vennero eretti i portici e nel 1472 fu innalzata la Torre dell'Orologio, realizzata su disegno di Luca Fancelli.
L'anno dopo la Torre fu arricchita da un pubblico orologio ideato dal matematico ed astrologo Bartolomeo Manfredi. L'orologio dava conto delle ore del vulgo, delle posizioni dei pianeti, del crescere e del calare del giorno, dei segni zodiacali, delle fasi lunari, dei giorni favorevoli per far salassi, seminare, partire per viaggi e di altre cose "uteli in questo mondo". L'orologio funzionò sicuramente fino agli inizi del Settecento. In seguito fu trasformato in un normale meccanismo per il sole e per i minuti.
Nel 1700, su progetto dell'architetto Doricilio Moscatelli, furono chiuse le trifore duecentesche ed aperte ampie e luminose finestre.
Nella prima metà del '900, il palazzo fu riportato alla sua struttura originaria dall'architetto mantovano Aldo Andreani, eliminando le sovrapposizioni barocche.
Adibito per secoli all'amministrazione della giustizia, dal 1997 è divenuto prestigiosa sede espositiva dei Musei Civici di Mantova, ospitando numerose ed importanti esposizioni d'arte organizzate dall'amministrazione comunale.
Nell'ampio salone, di imponenti volumetrie, sono visibili sulle pareti di testa i resti di notevoli affreschi che raffigurano episodi bellici databili intorno alla fine del XII secolo, oltre a personaggi di storia sacra firmati dal parmense Grisopolo e databili alla metà del duecento. Al piano terra l'edificio ospita numerosi negozi e ristoranti.




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