lunedì 8 giugno 2015

LA FRAZIONE DI MAGENTA : PONTENUOVO

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Il borgo di Ponte Nuovo è caratterizzato da un ambiente prevalentemente pianeggiante, tipico della Pianura padana, con avvallamenti solo nei pressi del Naviglio Grande, prevalentemente adatto a boschi o coltivazioni, che occupano quasi i 2/4 del territorio della frazione. Idrograficamente è notevole la presenza del Naviglio Grande che costituisce l'aspetto tipico della conformazione del borgo.

La frazione è suddivisa storicamente al suo interno dalla presenza del Naviglio Grande che definisce le due aree amministrative, l'una sottoposta al comune di Magenta, l'altra al comune di Boffalora sopra Ticino. La parte a nord, prevalentemente produttiva e legata prima alla presenza della dogana austriaca e poi allo sviluppo industriale della S.A.F.F.A., ha creato una vocazione essenzialmente industriale, mentre nella parte meridionale che degrada nella vallata del Ticino, si trovano in prevalenza abitazioni e costruzioni coloniche sparse.

Ponte Nuovo di Magenta è soprattutto noto per la battaglia che ebbe luogo il 4 giugno 1859, durante la Seconda Guerra d'Indipendenza, combattuta tra i piemontesi e i loro alleati francesi contro gli austro-ungarici; fu vinta dai franco-piemontesi e aprì la strada alla conquista della Lombardia. La battaglia si svolse nel territorio dell'odierno comune di Magenta e del comune adiacente di Boffalora. Prende il nome di Magenta il colore rosso-viola, probabilmente con riferimento alle divise di quel colore indossate dal reparto di zuavi francesi che combatté nella battaglia.
Il borgo di Ponte Nuovo è la più giovane tra le poche frazioni del comune di Magenta. Esso è sorto a partire dal 1808, ovvero dall'anno della costruzione del ponte napoleonico sul Ticino che consentiva un rapido collegamento tra Milano e il Piemonte. Ovviamente, questo utilizzo strategico del territorio, portò alla costruzione poco dopo di un ponte simile sul Naviglio Grande, che si trovava a scorrere all'estremo del territorio magentino, proprio nella località che venne definita Ponte Nuovo, per distinguerla dalla frazione di Ponte Vecchio, ove si trovava un ponte seicentesco già utilizzato per passare il Naviglio da una sponda all'altra.

Rilevante fu in quest'epoca la costruzione della dogana austriaca (1836), divenuta in seguito nota per essere stata uno dei principali luoghi di scontro della famosa Battaglia di Magenta nonché, successivamente, sede della famosa fabbrica di fiammiferi SAFFA.

In tempi più recenti, la frazione è divenuta famosa per essere stata la residenza di Santa Gianna Beretta Molla e del marito Pietro, il quale era dirigente proprio della società SAFFA.

La Chiesa di San Giuseppe lavoratore è la chiesa parrocchiale di Pontenuovo di Magenta; venne consacrata il 1º maggio 1963, dall'allora Card. Giovanni Battista Montini, che di lì a poche settimane sarebbe stato eletto Papa col nome di Paolo VI. In suo ricordo la piazza antistante la chiesa porta ora il suo nome, a benedizione di tutto il paese. Solo nel 1984 la Chiesa di Pontenuovo venne proclamata Parrocchia, dal Card. Carlo Maria Martini; prima di allora era una vicarìa curata, dipendente dalla Parrocchia di San Martino in Magenta.

La chiesa possiede un concerto di 5 campane in Sib3 Maggiore, fuso da Roberto Mazzola di Valduggia (VC) nel 1962. Le campane suonano a sistema ambrosiano.

La Chiesa della Madonna del Buon Consiglio fu costruita nel 1903 come luogo di culto per il villaggio di operai della già citata fabbrica SAFFA ed ebbe anche lo scopo di commemorare i defunti negli scontri del 4 giugno 1859. Per questi motivi, la cappella venne eretta non distante dal luogo degli scontri, lungo l'asse stradale che conduce all'ex dogana austriaca ed al ponte sul Naviglio Grande. Esternamente, la cappella si presenta in stile neogotico, con un portale ligneo a sesto acuto contornato da un rivestimento in cotto a vista, elemento fondamentale che riprende la maggior parte delle decorazioni della chiesetta.

L'interno, ampiamente decorato, presenta un altare marmoreo con inserti in ottone e bronzo dorato, il tutto sovrastato da una statua della Madonna. L'ambiente prende luce dalla presenza di alcuni finestroni decorati con vetri policromi istoriati. La chiesa è divenuta famosa soprattutto per essere stata uno dei luoghi di culto preferiti da santa Gianna Beretta Molla, la quale si recava in preghiera in questo luogo sacro tutte le mattine. Dal 1994, anno della beatificazione di Gianna Beretta Molla, fa bella mostra di sé nella detta Chiesetta una scultura, in marmo bianco di Carrara, eseguita dallo scultore bergamasco Pietro Brolis, raffigurante un bimbo che viene salvato dalle macerie del terremoto dalle braccia di sua madre. Tale splendida opera è stato un prezioso regalo della moglie dello scultore defunto, e si collega bene con l'atto d'amore di Santa Gianna, che ha dato la vita per poter partorire la sua quarta figlia, nel 1962.

La struttura della dogana austriaca che ancora oggi sorge in posizione strategica presso il ponte sul Naviglio Grande, costituì dalla sua fondazione al 1859 uno dei punti obbligati di passaggio per quanti volessero valicare il confine tra il Regno Lombardo-Veneto ed il Regno di Sardegna. La struttura era costituita da un complesso di edifici che comprendevano una caserma propriamente detta, comprendente una vasta area e circondata da spesse mura di difesa che confinavano con l'alzaia del Naviglio, uffici doganali ed un portico per le ispezioni.

Sul lato opposto si trovavano invece gli edifici residenziali del comandante della dogana e della sua famiglia, oltre alle case degli ufficiali di posto ed alle residenze degli impiegati. Tutte queste strutture si sono conservate praticamente intatte dal 1836, anno in cui venne fondata la dogana per merito dell'Imperatore Ferdinando I d'Austria.

Fu questo complesso, dopo la storica Battaglia di Magenta a fornire una delle basi per la creazione del villaggio operaio della fabbrica SAFFA, la quale venne rilevata dall'industriale garibaldino Giacomo Medici.

Oggi, sulla facciata del portico delle ispezioni doganali, si trova una targa commemorativa degli eventi del 4 giugno 1859 che consacrarono la vittoria dei franco-piemontesi in un punto strategico che permise non solo l'ingresso alla città di Magenta, ma anche il successivo passaggio a Milano, compiendo il primo passo verso l'unità nazionale.

La denominazione della località è invece certamente successiva e risale agli inizi del 1800 quando le venne dato l'appellativo di "Pontevecchio" per distinguerla dalla comunità nata attorno a un ponte appena costruito qualche chilometro più a sud e denominata appunto "Ponte Nuovo". Il ponte venne poi ricostruito nel 1859, a seguito dei danneggiamenti subiti durante la Battaglia di Magenta, della quale peraltro fu uno dei più cruenti scenari in quanto accesso strategico e dunque molto conteso.

Oggi Pontevecchio resta una località piccola, separata e diversa dalla più urbanizzata Magenta, la cui vitalità gravita ancora attorno al ponte sul Naviglio. Sulle strade di questo incrocio si trovano gli ultimi scampoli di traffico "cittadino" mentre al di sotto scorre placido il canale costeggiato dalla sempre popolata pista ciclabile.

Proprio nei pressi del ponte si trova Villa Castiglioni, risalente al XVI secolo e attuale sede del Parco del Ticino. Oltrepassato il ponte una lunga discesa porta nel cuore della valle del Ticino. Qua gli incroci spariscono, le costruzioni si diradano e si aprono paesaggi di grande respiro con campi coltivati, rogge e cascinali sparsi nell'aperta campagna. Muovendovi verso il Parco del Ticino potrete dunque incontrare stradine sterrate che conducono alla cascina Pietrasanta, alla Cascina Salazzara, alla Cascina Bergamasca fino alla Cascina Bullona e al Centro per Visitatore della "Riserva Naturale La Fagiana", oltre la quale si trovano solamente i boschi e i sentieri del parco.





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