L'Italia è una delle Nazionali di calcio più titolate del mondo: gli Azzurri annoverano nel loro palmarès quattro campionati mondiali (1934, 1938, 1982 e 2006, secondi al mondo dopo il Brasile, a pari merito con la Germania) oltre a un campionato europeo (1968). È inoltre una delle cinque nazionali maggiori (assieme a quelle di Belgio, Svezia, Uruguay e Regno Unito) a potersi fregiare del titolo di "olimpionica", essendosi aggiudicata il torneo a cinque cerchi del 1936 (uno dei sette riservati alle nazionali maggiori e disputati dal 1908 al 1948), mentre nella Confederations Cup, ultimo trofeo internazionale riconosciuto dalla FIFA, vanta un terzo posto come miglior risultato, nel 2013. In bacheca infine, annovera anche due Coppe Internazionali, competizione continentale antesignana dell'attuale campionato d'Europa. Al mondiale è arrivata tra le prime quattro classificate in otto edizioni (sei le finali) e cinque volte all'europeo (tre le finali); dopo la Germania, è la Nazionale europea con il maggior numero di piazzamenti nei primi quattro posti nelle due competizioni.
Nella graduatoria FIFA in vigore da agosto 1993 ha occupato più volte il 1º posto; la prima volta a novembre dello stesso anno, mentre il peggior posizionamento è il 17º posto raggiunto nel corso del 2015. Occupa il 12º posto della graduatoria.
La Federazione Italiana del Football nacque nel 1898, quando il calcio in Italia era ancora a un livello pionieristico. Il primo tentativo di dar vita ad una selezione italiana fu effettuato già nel 1899 (secondo alcune fonti nel 1895) quando la FIFA selezionò undici giocatori che militavano nel campionato italiano, di cui solo tre italiani, per giocare il 30 aprile un incontro amichevole a Torino presso il Velodromo Umberto I contro una rappresentativa Svizzera che si impose per due reti a zero. In quell'occasione la rappresentativa italiana indossò una divisa biancoblù che era in effetti quella di gioco del Genoa. I giocatori "italiani" selezionati per quell'incontro furono Beaton, Bosio, Dobbie, Kilpin, Savage e Albert Weber dell'Internazionale Torino e Agar, De Galleani, Leaver, Pasteur I e Spensley del Genoa.
I vari tentativi di dar vita a un'effettiva selezione nazionale, sulla falsariga di quelle già esistenti nelle Isole britanniche, si concretizzarono nel 1910 quando grazie a Luigi Bosisio, Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (nuova denominazione assunta dalla FIFA nel 1909) e tra i fautori dell'italianizzazione del calcio italiano, si decise di costituire una vera Nazionale italiana.
A tal fine, in mancanza di allenatori veri e propri (il calcio era ancora pionieristico) ed essendo gli arbitri i più esperti, tra gli addetti ai lavori, sul tasso tecnico dei diversi giocatori che militavano in Prima Categoria (l'odierna Serie A), la FIGC incaricò la Commissione Tecnica Arbitrale di scegliere i giocatori che avrebbero giocato in Nazionale per le prime partite. Tale commissione tecnica, formata da Umberto Meazza (Milanese), Alberto Crivelli (Ausonia Pro Gorla), Agostino Recalcati (Milanese), Giuseppe Gama (Inter) e Gianni Camperio (Milan), designò Umberto Meazza come allenatore. Tali giocatori vennero selezionati dalla Commissione Tecnica Arbitrale suddividendo i convocati per la selezione in due squadre, denominate dei "probabili" (i titolari, in maglia bianca) e dei "possibili" (le riserve, in maglia celeste), facendoli giocare tra di loro in modo da poter valutare i migliori. La partita disputata il 5 maggio fu vinta dai "probabili" per 4-1, quella dell'8 maggio (con qualche cambio di formazione), sul campo dell'Inter, 4-2 sempre per i "probabili", che alla fine costituiranno i 10/11 (Bontadini dell'Ausonia, pur essendo un "probabile", fu escluso in favore del torinista De Bernardi, uno dei "possibili") della formazione che scese in campo nella partita d'esordio.
Il debutto avvenne contro la Francia, il 15 maggio all'Arena Civica di Milano. Per la cronaca, l'Italia vinse 6-2 (capitano Francesco "Franz" Calì, giocatore dell'Andrea Doria) e il primo gol italiano fu segnato da Pietro Lana che, nell'occasione, realizzò una tripletta. In questa occasione, la divisa ufficiale dell'Italia fu il bianco, come il colore della squadra che stava dominando il calcio italiano dell'epoca, la Pro Vercelli.
Vinti i titoli 1908 e 1909, la squadra dei "Leoni" vercellesi fu però sconfitta dall'Template:Calcio Intern nel 1910, nel primo vero spareggio della storia del campionato italiano. Il presidente della Pro, Luigi Bozino (futuro presidente FIGC e primo vicepresidente italiano della FIFA e amico fraterno di Jules Rimet), schierò i ragazzini della Quarta Squadra (età 11 anni) contro i nerazzurri, che vinsero di conseguenza facilmente per 10-3. Il motivo fu la data dello spareggio stesso (disputato a Vercelli, come da regolamento), che - a dire dei vercellesi - non consentiva alle Bianche Casacche di schierare tre giocatori titolari impegnati nello stesso giorno in un torneo militare, in cui erano stati precedentemente invitati. Ne seguì la beffa per il club piemontese: una sonora squalifica fino al 31 dicembre da parte della FIGC a tutti i calciatori vercellesi, proprio a pochi giorni dall'esordio in Nazionale. La squalifica fu poi ridotta fino a ottobre, in seguito anche ai disastrosi risultati ottenuti dagli azzurri.
Secondo una versione falsa, per scusarsi, la Federazione avrebbe scelto di far debuttare la Nazionale con la maglia bianca di quei giocatori che non poterono prendere parte alla sfida con la Francia. In realtà, all'epoca della partita del debutto, la squalifica contro la Pro Vercelli era ancora in vigore e la scelta del bianco era semplicemente dovuta al fatto che non si era raggiunto ancora l'accordo sulla divisa ufficiale, e dunque si decise di non colorarla lasciandola bianca.
Pochi giorni dopo l'esordio, l'Italia andò a far visita all'Ungheria che all'epoca, insieme all'Austria, rappresentava quanto di meglio si potesse trovare sulla scena del calcio mondiale (la cosiddetta Scuola Danubiana, in auge fino a tutto il primo dopoguerra e poi decaduta). Non stupisce quindi la pesante sconfitta che gli azzurri rimediarono a opera dei Magiari. A causa della sconfitta, si decise di ridurre la squalifica della Pro Vercelli facendola scadere a ottobre in modo da garantire la regolarità del campionato e consentire ai giocatori vercellesi di vestire finalmente la maglia della Nazionale. Nell'occasione, quella fu la seconda e ultima volta che la Nazionale utilizzò maglie bianche con lo stemma di Casa Savoia. Fu deciso che dall'incontro successivo (per combinazione, sempre contro gli Ungheresi, il 6 gennaio 1911 a Milano) il colore da utilizzare, proprio in onore dei Savoia, fosse l'azzurro della loro bandiera, al centro della quale v'era lo Scudo Sabaudo rosso con una croce bianca all'interno.
Gli esordi della Nazionale videro una squadra piena di carattere e di buona volontà ancorché tatticamente sprovveduta. A dispetto del fatto che l'ossatura fosse basata sui giocatori della Pro Vercelli, ovvero la miglior squadra italiana del momento, i risultati tardarono ad arrivare e alla prima uscita ufficiale, il torneo calcistico dei Giochi olimpici di Stoccolma nel 1912, l'Italia, guidata per la prima volta da Vittorio Pozzo fu eliminata al primo turno.
Si dovette attendere il 1920 e la fine della Grande Guerra per rivedere l'Italia in un torneo ufficiale, ancora i Giochi olimpici, quelli di Anversa. Progressi se ne videro, giacché gli azzurri giunsero ai quarti di finale. Stesso risultato quattro anni dopo a Parigi.
Nel 1928, dopo l'esordio nella neonata Coppa Internazionale (l'antenata del Campionato Europeo), l'Italia si presentò con fondate speranze di far bene al torneo calcistico dei Giochi olimpici di Amsterdam. In effetti gli azzurri, dopo aver superato il girone di qualificazione, sconfissero la Francia negli ottavi di finale (4-3, rimontando da 0-2) e la Spagna nella ripetizione dei quarti dopo aver pareggiato il primo incontro (1-1 la prima partita, addirittura 7-1 la ripetizione) qualificandosi così alle semifinali dove si dovettero fermare di fronte ai campioni olimpici uscenti dell'Uruguay, che vinsero 3-2. Considerando che l'Uruguay – squadra che avrebbe poi vinto per la seconda volta consecutiva il torneo olimpico – era all'epoca una delle potenze mondiali del calcio (e avrebbe in seguito conquistato anche il primo titolo mondiale di calcio due anni dopo), il risultato dell'Italia fu più che lusinghiero.
A completare l'ottimo torneo, arrivò la medaglia di bronzo conquistata battendo l'Egitto per 11-3, tuttora l'incontro degli azzurri con il maggior numero di reti segnate (e sarebbero probabilmente state 12 se Fulvio Bernardini non avesse deliberatamente calciato fuori un calcio di rigore per non infierire ulteriormente).
Nel 1930, l'Italia conquistò inoltre la prima edizione della Coppa Internazionale, giocatasi fra il 1927 e il 1930.
Per iniziativa di Jules Rimet, l'allora presidente della FIFA, nacque il Campionato del Mondo di calcio, competizione riservata alle squadre nazionali. Fu decisa la cadenza quadriennale, sulla falsariga delle Olimpiadi, e si stabilì che il torneo si sarebbe giocato negli anni pari non olimpici. La prima nazione a ospitare il campionato fu l'Uruguay, nel luglio del 1930. Ma l'Italia non partecipò a tale edizione del campionato per via del lungo viaggio transoceanico da affrontare e anche per via di un certo snobismo delle nazioni europee nei confronti di tale torneo, in particolare dell'Inghilterra che fino al 1950 non parteciperà al Mondiale.
Ciononostante, in quel decennio l'Italia si fece conoscere come una delle nazionali più forti del mondo, facendosi valere dovunque e vincendo in sequenza il campionato del mondo 1934, il torneo di calcio olimpico del 1936 e, di nuovo, il campionato del mondo 1938, a spese di nazionali prestigiose come Ungheria, Austria, Cecoslovacchia, Spagna, Francia e perfino Brasile; inoltre arrivò seconda nella Coppa Internazionale 1931-1932 e vinse nuovamente quella successiva (1933-1935), siglando così il secondo successo, un record per quella competizione.
Il giocatore di maggior spessore di quella squadra era senza dubbio il milanese Giuseppe Meazza, fuoriclasse assoluto con la palla tra i piedi e antesignano del bon-vivant e donnaiolo fuori dal campo. A guidare la squadra un vecchio tenente degli Alpini, il monarchico Vittorio Pozzo, piemontese tutto d'un pezzo con l'etica del lavoro e del sacrificio, che da Commissario Unico riuscì a far primeggiare la Nazionale dovunque, ottenne 30 risultati utili di fila (record battuto da Lippi solo negli anni 2000).
Tra i vari elementi nell'orbita della squadra, degno di nota è Renato Cesarini, giocatore quasi specializzato nel trovare gol negli ultimi minuti di gioco: il 13 dicembre 1931, dopo una rete siglata allo scadere che permise alla Nazionale di avere la meglio sull'Ungheria per 3-2, venne coniata la famosa espressione Zona Cesarini.
Lo spirito dei giocatori, in omaggio alla visione cameratesca che Pozzo aveva della squadra, era quella del reciproco aiuto. Ad esempio, il trio arretrato della Juventus, Combi-Rosetta-Caligaris, era impenetrabile proprio per via della solida amicizia e collaborazione che univa i tre compagni di reparto.
Superato agevolmente l'incontro di qualificazione a Milano contro la Grecia (battuta 4-0), l'Italia affrontò il Mondiale casalingo vero e proprio a partire dagli Stati Uniti, facilmente battuti 7-1. In quell'occasione Rosetta giocò la sua ultima partita in Nazionale, e peggio andò a Caligaris, rimasto a quota 59 incontri e rimpiazzato già dalla prima partita da Allemandi. A Firenze vi fu dura una battaglia terminata per 1-1 contro la Spagna, la cui porta era difesa dal leggendario Ricardo Zamora, colui al quale Meazza non riuscì mai a segnare. Infatti, tra ruvidezze ed entrate al limite del regolamento - e forse oltre - toccò a Ferrari pareggiare il gol iniziale degli spagnoli. La ripetizione il giorno dopo terminò 1-0 per l'Italia e non vide in campo molti protagonisti della battaglia precedente, tra cui lo stesso Zamora; fu Meazza a segnare il gol che dava all'Italia la semifinale.
Sempre per 1-0 (gol di Guaita) fu battuta a Milano anche l'Austria. Il 10 giugno 1934 allo stadio PNF (odierno Stadio Flaminio) di Roma l'Italia batté dopo i tempi supplementari la Cecoslovacchia per 2-1 (primo tempo 0-0; secondo tempo 1-1). Raimundo Orsi pareggiò il gol cecoslovacco a 9' dalla fine, e nei supplementari il centravanti del Bologna, Angelo Schiavio, nella sua ultima apparizione azzurra segnò al 5' del primo tempo supplementare la rete che valse il titolo mondiale. La successione delle reti fu: 0-1, 1-1, 2-1.
A quel tempo gli inglesi, che si ritenevano i maestri del calcio, non partecipavano neppure al campionato del mondo, giudicato una rassegna di rango inferiore alle loro ambizioni. Al massimo la Nazionale campione del mondo poteva guadagnarsi il diritto di sfidare gli Albionici, come un esame di laurea, e così fu: la prima uscita degli azzurri dopo il Mondiale (14 novembre 1934) li vide affrontare a Londra proprio la Nazionale inglese, nello stadio di Highbury, il tempio dell'Arsenal. Quella partita passò alla storia come la battaglia di Highbury: come costume di quell'epoca, l'incontro non risparmiò durezze e scontri, tanto che nei primissimi minuti di gioco il centromediano azzurro Luisito Monti ebbe un piede fratturato (e fu solo il primo di una lunga serie di infortunati) e, dopo aver tentato di resistere per alcuni minuti dovette uscire dal campo lasciando la squadra in 10 (infatti a quei tempi non erano previste le sostituzioni).
In questi primi minuti gli azzurri si trovarono privati di un giocatore determinante per l'assetto difensivo della squadra, e nel periodo in cui l'Italia non aveva ancora trovato un nuovo assetto difensivo gli inglesi ebbero il dominio di gioco. Già dopo un minuto fu fischiato un rigore a favore degli inglesi ma il portiere Ceresoli riuscì a deviare con un tuffo sulla sinistra il tiro dell'attaccante inglese Brooke; nonostante questo al quarto d'ora gli avversari dell'Italia erano già avanti per tre gol a zero. A quel punto, gli azzurri in dieci reagirono e Meazza realizzò una doppietta. Pur sconfitta per 3-2, l'Italia uscì dal campo guadagnandosi il rispetto degli inglesi, che definirono gli azzurri "I leoni di Highbury".
Due anni dopo la vittoria nel campionato del mondo, l'Italia si impose anche nel torneo olimpico di Berlino, schierando una squadra formata da soli studenti per protesta contro le accuse di professionismo mosse da altre nazioni. A Berlino la stella indiscussa fu l'ala destra Annibale Frossi, autore di 7 gol in 4 partite di quella edizione dei Giochi olimpici, tra cui la doppietta nella finale con l'Austria, decisa ai tempi supplementari. Frossi, laureato in ingegneria e affetto da miopia, era famoso per i suoi occhiali dai quali non si separava mai, neanche in campo, e per il suo fisico snello e il volto caratterizzato dagli occhiali era soprannominato dai tifosi "Dottor Sottile"; calciatore dell'Aquila, venne acquistato dopo il torneo olimpico dall'Ambrosiana-Inter, squadra nella quale avrebbe giocato dal 1936 al 1942 vincendo due Scudetti, nel 1938 e nel 1940, e una Coppa Italia nel 1939.
L'Italia iniziò battendo di misura gli Stati Uniti con un gol di Frossi, che avrebbe poi realizzato una tripletta contro il Giappone, battuto 8-0 dagli azzurri nei quarti di finale. In semifinale, dopo che i tempi regolamentari contro la Norvegia si erano conclusi 1-1, all'inizio dei supplementari fu decisivo un gol di Frossi, che si sarebbe ripetuto nella finale contro l'Austria realizzando una doppietta con un gol nei regolamentari e uno nei supplementari, permettendo così all'Italia di vincere l'oro olimpico.
Quando gli azzurri si presentarono all'esordio della terza Coppa del mondo, in programma nel 1938 in Francia come campioni mondiali e olimpici uscenti, essi vantavano anche il non indifferente record di imbattibilità che durava dal 1935 (e alla fine saranno 30 incontri fino al 1939). Infortunatosi alla vigilia il portiere titolare Ceresoli, i pali furono affidati ad Aldo Olivieri, che fu fra i protagonisti della vittoria azzurra, insieme a Meazza, a Giovanni Ferrari, a Gino Colaussi e a Silvio Piola: eliminata per 2-1 dopo i tempi supplementari la Norvegia in quello che fu forse l'incontro più difficile per l'Italia in quel Mondiale, gli azzurri volarono a Parigi ed eliminarono per 3-1 i padroni di casa della Francia (la maglia della divisa italiana era nera, in onore al fascismo), per poi far fuori il Brasile a Marsiglia per 2-1, con Meazza protagonista di un singolare episodio.
La stella dell'Ambrosiana-Inter, prima di tirare il rigore che portò l'Italia sul 2-0, ebbe un piccolo problema: si era rotto l'elastico dei suoi pantaloni. Così "Peppino" dovette tenerli con una mano ma ciò non gli impedì di beffare il portiere con una finta e segnare. La finale, allo stadio Yves du Manoir di Colombes, a Parigi, fu tutto sommato una formalità: mai in discussione il risultato, il 19 giugno l'Italia batté l'Ungheria per 4-2 (primo tempo 3-1) con due doppiette, di Piola e di Colaussi; la successione delle reti fu: 1-0, 1-1, 2-1, 3-1, 3-2, 4-2. Gli azzurri vinsero il secondo mondiale consecutivo.
Anche dopo la seconda vittoria gli azzurri incontrarono la Nazionale inglese a Milano. La partita finì 2-2 (successione dei gol: 1-0, 1-1, 2-1, 2-2); per due volte gli azzurri andarono in vantaggio (reti di Biavati e Piola) e furono raggiunti dagli inglesi. Il gol di Piola rimase celebre perché fu segnato in elevazione aiutandosi con una mano.
Pochi anni dopo il calcio tornò a fermarsi per la seconda guerra mondiale. Nonostante il regolare svolgimento del campionato italiano, tra alti e bassi, fino al 1943, la Nazionale giocò solo tre incontri fra il 1940 e il 1942 prima della Liberazione.
La ripresa italiana del secondo dopoguerra passò anche attraverso lo sport, in particolare il ciclismo e il calcio. Già nella stagione 1945-46 il campionato italiano era infatti tornato a una formula unitaria, prevedendo due gironi eliminatori su base regionale e una fase finale a cui parteciparono 8 squadre: fu il Torino a imporsi, dando inizio a uno storico ciclo per la squadra granata che passerà agli annali con il nome di "Grande Torino". A partire dalla stagione 1946-47, la massima serie riprenderà il formato del girone unico vedendo al via 20 partecipanti. L'impatto dei granata sul campionato parve ancor più evidente negli anni successivi, allorché la squadra si aggiudicò tre Scudetti consecutivi (sino al 1948-49); un tale exploit trasferì i suoi effetti anche sulla Nazionale, tanto che in occasione di un'amichevole con l'Ungheria nella primavera del 1947 furono impiegati ben 10 giocatori del Torino, con l'unica eccezione rappresentata dal bianconero Sentimenti IV.
Il 4 maggio 1949 un disastro aereo segnò in maniera tragica la fine del Grande Torino: l'aereo che stava riportando la squadra da Lisbona si schiantò, per via della nebbia, sul colle di Superga uccidendo nell'impatto tutti i 31 passeggeri a bordo. In segno di lutto, la Nazionale giocherà per un anno con la fascia nera al braccio. A distanza di alcuni giorni dall'evento, la Federazione assegnò ai torinesi la vittoria del campionato 1948-49 indipendentemente dalle 4 gare ancora in programma (nelle quali scesero in campo le formazioni Primavera).
Dal punto di vista sportivo, la scomparsa dell'intera squadra privò la Nazionale di un fondamentale apporto in vista del campionato del mondo 1950: dacché il massimo torneo riprese dopo dodici anni di sospensione, l'Italia si presentò detenendo ancora il titolo vinto in Francia nel 1938. Negativi presagi vennero già dalla spedizione verso il Brasile: la formazione attraversò l'Oceano Pacifico in nave, perdendo l'attrezzatura per l'allenamento e non riuscendo a eseguire una preparazione adeguata. L'eliminazione non tardò ad arrivare, giungendo addirittura al primo turno: la sconfitta per 3-2 con la Svezia nella gara di esordio rese inutile il successivo 2-0 rifilato al Paraguay.
La qualificazione al campionato del mondo 1954 passò dal turno preliminare, in cui l'Egitto venne regolato con 7 gol complessivi. Il cammino nel torneo iniziò e finì al primo turno, per la doppia sconfitta incassata dai padroni di casa elvetici. Nel corso del 1955 la squadra parve offrire segnali di ripresa, sconfiggendo in 2 occasioni (sempre in amichevole e sempre per 2-1) i campioni uscenti della Germania Ovest.
Il 1957 fu l'anno delle qualificazioni al campionato del mondo 1958 in Svezia, i primi che vedono l'Italia fallire sul campo la partecipazione. Inserita in un girone con Portogallo e Irlanda del Nord, alla Nazionale sarebbe stato sufficiente un pari con i britannici nell'ultimo impegno per qualificarsi. L'arbitro designato, il magiaro Zsolt, non raggiunse mai lo stadio a causa della nebbia che bloccò gli aeroporti di Londra. La federazione nordirlandese propose una soluzione con un arbitro locale, scelta rifiutata dagli azzurri: la partita fu declassata ad amichevole e finì 2-2, con scontri in campo e fuori. Il recupero si disputò nel gennaio del 1958, alla presenza di Zsolt: un'Italia infarcita di oriundi (Schiaffino, Ghiggia, Da Costa, Montuori) perse 2-1 rimanendo esclusa dalla fase finale. La mancata qualificazione rappresentò una spia del modesto stato di forma del calcio italiano, oltre che il culmine di una situazione ormai precaria: nell'agosto dello stesso anno, la FIGC giunse a uno storico commissariamento.
Le stagioni successive, che introdurranno gli anni 1960, videro un deludente penultimo posto nella Coppa Internazionale (giunta alla sua ultima edizione) e la rinuncia di partecipazione al primo campionato d'Europa (organizzato nel 1960 in sostituzione del precedente torneo).
Nel 1961 l'Italia disputò le qualificazioni per il campionato del mondo 1962 in Cile: l'avversario fu Israele, sconfitto agevolmente in entrambe le gare. Le concorrenti della fase finale furono la Germania Ovest, il Cile padrone di casa e la Svizzera.
Cominciato il torneo con uno 0-0 con i tedeschi, nel successivo incontro gli azzurri furono opposti ai cileni. L'ambiente fu surriscaldato dalle polemiche dei giorni precedenti, sorte in seguito a un articolo (pubblicato dalla stampa italiana) che dipingeva un quadro desolante della nazione. Sul campo fu evidente, sin da subito, il clima ostile che aleggiava: la tifoseria locale ignorò i saluti dei calciatori italiani, subissandoli di urla e fischi. L'arbitraggio dell'inglese Aston costituì un'ulteriore difficoltà: i cileni commisero duri falli, senza ricevere alcuna sanzione. La veemente reazione degli italiani provocò invece le espulsioni di Ferrini e David, causando anche l'ingresso della polizia sul terreno di gioco per 3 volte. In 9 contro 11, l'Italia difese lo 0-0 sino all'ultimo quarto d'ora subendo poi 2 reti. La sconfitta eliminò, di fatto, la squadra cui non bastò superare per 3-0 gli svizzeri nell'ultimo incontro.
La squadra che andò ad affrontare l'ottavo campionato del mondo di Inghilterra 1966 era forse la più forte degli ultimi anni, ma se quattro anni prima si poté invocare ad attenuante per l'eliminazione il brutto clima creato a seguito delle improvvide dichiarazioni della stampa italiana, in Inghilterra si dovette fare il mea culpa per scelte sbagliate e ambigui rapporti di potere in seno alla Federazione. Ma la responsabilità maggiore risiede nelle scelte di fondo del CT, Edmondo Fabbri, che non solo volle fare a meno dello squadrone interista, ma ne ruppe la difesa non convocando il libero Armando Picchi e l'estrosa ala sinistra Mario Corso.
Inserita probabilmente nel girone più facile con URSS, Cile e Corea del Nord, l'Italia vinse 2-0 nell'esordio-rivincita contro i sudamericani, ma perse 1-0 dai sovietici. La partita con la Corea del Nord divenne determinante e sarebbe bastato un pareggio per la qualificazione ai quarti. Invece, nonostante la squadra asiatica fosse nettamente sfavorita, la partita divenne quasi subito difficile: chi afferma, dopo che il centrocampista Giacomo Bulgarelli dovette uscire per un grave infortunio al ginocchio e la squadra rimase in dieci (il Mondiale inglese fu l'ultimo per il quale non furono possibili sostituzioni); chi, invece, per una totalmente sbagliata formazione. Fatto sta che gli azzurri non riuscirono a segnare mentre alla fine del primo tempo il nordcoreano Pak Doo Ik andò in gol e gli italiani non seppero rimontare, condannando così la squadra azzurra alla più cocente umiliazione sportiva della sua storia.
Tuttavia giova ricordare che la squadra asiatica, snobbata completamente in fase di pronostico, si dimostrò poi una delle autentiche rivelazioni del torneo inglese. Infatti nei quarti di finale riuscì a portarsi sul 3-0 contro il Portogallo, che aveva battuto il Brasile campione del mondo in carica. Il Portogallo riuscì a vincere alla fine per 5-3 solo grazie all'apporto del fuoriclasse Eusébio, che segnò 4 reti e che sarebbe stato il capocannoniere del torneo con 9 reti.
Nel 1968 l'Italia ospitò il terzo Europeo, partecipando per la prima volta alla fase finale. Dopo aver rinunciato alle qualificazioni nel 1960, in occasione dell'edizione successiva la squadra era stata eliminata dall'Unione Sovietica nei quarti di finale. In questo caso il girone preliminare era stato superato davanti a Romania, Cipro e Svizzera: avversario nel turno seguente l'ostica Bulgaria, regolata col punteggio complessivo di 4-3. Le altre 3 partecipanti alle semifinali erano L'URSS, la Jugoslavia e l'Inghilterra.
All'Italia capitò come sfidante la rappresentativa sovietica, mentre nell'altra gara si incontravano slavi e britannici. La semifinale contro i sovietici, giocata a Napoli, finì 0-0 anche dopo i tempi supplementari, ma visto che non esisteva ancora lo spareggio tramite i tiri di rigore, vide l'Italia prevalere grazie al lancio della monetina. Gli azzurri dovettero così affrontare in finale la Jugoslavia di Dragan Dzajic, che aveva battuto nell'altra semifinale per 1-0 l'Inghilterra, allo Stadio Olimpico di Roma.
La finale contro gli jugoslavi fu assai sofferta e si ottenne soltanto un pareggio per 1-1 (con gol dello stesso Dzajic e pareggio piuttosto fortunoso su punizione di Angelo Domenghini, sul cui tiro un giocatore si mosse e il pallone attraversò la barriera finendo in rete); così si dovette procedere alla ripetizione della finale, ma questa seconda partita ebbe un esito ben diverso e vide l'Italia trionfare con un rotondo 2-0 (grazie a Riva e Anastasi) che diede alla Nazionale il suo primo e, per ora, unico trofeo continentale.
Il nono campionato del mondo di Messico 1970 fu quello che, nonostante la mancata vittoria, segnò il ritorno più o meno in pianta stabile dell'Italia ai vertici del calcio mondiale. È tuttora noto per la semifinale Italia-Germania Ovest, che molti ribattezzarono come la partita del secolo: in effetti, viste le premesse, non era certo preventivabile una partita così spettacolare. L'Italia proveniva da un cammino tutto sommato facile, avendo superato senza strafare una non proibitiva fase a gironi con Uruguay, Svezia e Israele; dopo la vittoria per 1-0 contro gli svedesi (tiro da lontano di Domenghini che entra in rete passando sotto il corpo del portiere in goffo tuffo sulla sinistra), ci fu il prevedibile 0-0 con gli uruguagi e l'inatteso 0-0 contro gli israeliani, caratterizzato però dall'annullamento di due gol di Riva per due fuorigioco inesistenti segnalati da uno dei guardalinee. A questo episodio è legato un cambio della guardia significativo per i telespettatori italiani: infatti, a causa di sospetti epiteti razzisti rivolti nei confronti del guardalinee etiope responsabile degli annullamenti (mai provate, e collegate al passato coloniale italiano), il telecronista Nicolò Carosio, che aveva narrato ai microfoni dell'EIAR tutte le avventure della selezione azzurra, fin dai tempi della Coppa Rimet 1934, venne bruscamente sostituito da Nando Martellini.
Passata comunque la Nazionale ai quarti di finale, è considerabile nella norma anche il 4-1 con cui aveva regolato nella Bombonera di Toluca i modesti padroni di casa del Messico. La Nazionale di casa aveva segnato per prima ma era stata raggiunta sull'1-1 grazie a un autogol dovuto a una deviazione su tiro di Domenghini; nel secondo tempo gli azzurri dilagarono segnando due volte con Riva e uno con Rivera. Tutt'altro affare per la Germania Ovest che nei quarti aveva dovuto battere dopo i supplementari per 3-2 l'Inghilterra campione uscente rimontando da 0-2 (fra parentesi questa fu in assoluto la prima vittoria della compagine tedesca contro quella inglese).
La semifinale tra italiani e tedeschi (per la cronaca, giocatasi all'Azteca di Città del Messico il 17 giugno 1970) si stava avviando verso uno stanco e non troppo meritato 1-0 azzurro (il gol era stato realizzato da Boninsegna nei primissimi minuti di gioco) e per tutto il resto della partita furono soprattutto i tedeschi ad attaccare. Ma i sogni di una finale già conquistata furono infranti dall'1-1 segnato da Schnellinger dopo che il 90' era scaduto da due minuti e mezzo (c'è da ricordare che a quei tempi non era ancora invalsa la regola del recupero e, sebbene fosse facoltà dell'arbitro fischiare dopo, le partite di calcio terminavano di solito allo scoccare del 90').
A emozionare gli spettatori fu l'altalena di gol nei tempi supplementari. Prima andarono in vantaggio i tedeschi con gol di Gerd Müller su incomprensione tra il portiere azzurro Albertosi e il terzino Poletti, ma subito pareggiarono gli Italiani con una provvidenziale quanto atipica proiezione offensiva del terzino azzurro Burgnich (che segnò qui uno dei pochissimi gol della sua carriera, certo il più importante), e poi di nuovo gli Italiani con una rete di Riva per il 3-2 con cui si chiuse il primo tempo supplementare.
Tuttavia nel secondo tempo supplementare vi fu il momentaneo pareggio tedesco ancora con Gerd Müller che segnò di testa a filo del palo di sinistra, complice una grave incertezza di Rivera che si vide passare la palla rasente alla gamba senza intervenire. Ma lo stesso Rivera si fece perdonare nell'azione successiva; dopo una fuga sulla sinistra, Boninsegna effettuò un passaggio all'indietro a centro area verso uno smarcatissimo Rivera che spiazzò il portiere Maier segnando alla sua destra per il 4-3 finale che deliziò gli spettatori.
Lo sforzo sostenuto a 2000 metri d'altezza fu pagato nella finale, nel corso della quale l'Italia riuscì a tener testa al Brasile di Pelé (che segnò al 18' uno 0-1 di testa) per circa un'ora, pareggiando alla fine del primo tempo con Boninsegna. Tuttavia tre gol negli ultimi venti minuti (Gérson, Jairzinho e Carlos Alberto) sancirono la superiorità dei sudamericani che si portarono definitivamente a casa la Coppa Rimet (salvo perderla per furto qualche anno dopo). Comunque l'Italia si confermò la miglior Nazionale europea e fece un'ottima impressione nonostante l'invenzione della "staffetta" tra Mazzola e Rivera a opera del CT Valcareggi e, a seguito di questa, i soli sei minuti giocati dallo stesso Rivera, entrato all'84' di una partita ormai ampiamente compromessa (episodio, questo, che darà vita al detto "i sei minuti di Rivera").
La Nazionale che aveva ben figurato al Mondiale necessitava di ricambio generazionale in alcuni settori fondamentali di gioco, ma Valcareggi rimase fedele ai calciatori che erano arrivati in finale, così l'Italia non fu in grado di difendere il suo titolo continentale. Dopo aver superato la fase a gironi (formata da Austria, Svezia e Irlanda), la compagine italiana venne eliminata ai quarti di finale del campionato d'Europa 1972 dal Belgio capitanato da Paul Van Himst (0-0 in casa e 2-1 belga nel doppio confronto), non ottenendo l'accesso per la fase finale del torneo.
Discrete erano le aspettative per il campionato del mondo 1974, in programma in Germania Ovest: era pur vero infatti che la Nazionale era praticamente quella messicana con quattro anni in più sulle spalle e Zoff al posto di Albertosi a difendere i pali, ma a mettere gli Italiani tra i favoriti alla vittoria finale c'erano la lunga imbattibilità del portiere friulano (che durava dal 20 settembre 1972) e soprattutto la prima storica vittoria azzurra a Wembley nel 1973 contro l'Inghilterra (gol di Capello a circa dieci minuti dalla fine).
Invece fu quasi una disfatta: nella prima partita ci fu la vittoria ottenuta in rimonta contro Haiti per 3-1, dopo che Sanon aveva portato in vantaggio i caraibici (interrompendo l'imbattibilità di Zoff e fissandola a 1143 minuti); 1-1 contro l'Argentina (Houseman e autogol dell'argentino-piemontese Perfumo), e sconfitta 2-1 contro la Polonia, quando per entrambe, un pareggio sarebbe bastato per accedere al turno successivo. Con questa sconfitta, invece, Argentina e Polonia si qualificarono al turno successivo e Italia a casa tra le polemiche.
Su tale sfortunatissima – e malissimo gestita – spedizione lo scrittore Giovanni Arpino scrisse nel 1977 un libro dall'eloquente titolo Azzurro tenebra. In pratica, l'episodio più significativo di tutto il Mondiale azzurro fu la celebre parolaccia lanciata da Chinaglia e ripresa in diretta TV all'indirizzo di Valcareggi al momento di essere sostituito da Pietro Anastasi (che peraltro segnò) nella partita contro Haiti. L'episodio, rese bene il clima che si respirava nello spogliatoio, diviso per clan.
La fallimentare avventura mise finalmente in chiaro che era l'ora di chiudere con una generazione che non aveva più nulla da dare e la Nazionale fu affidata nel luglio del 1974 a Fulvio Bernardini, che si scelse come secondo Enzo Bearzot, già buon mediano di Inter e Torino. Bernardini iniziò a svecchiare la rosa e impiegò numerosi giovani promettenti che il campionato proponeva, come Antognoni, Pulici, Bettega, Causio (portato in Germania da Valcareggi ma pochissimo utilizzato), Gentile, Scirea e Tardelli, insieme a giocatori di sicuro affidamento come Bellugi e Benetti.
La squadra, largamente in fase di formazione, fallì la qualificazione al campionato d'Europa 1976 in Jugoslavia (inserita in un girone molto duro, che comprendeva Paesi Bassi e Polonia – rispettivamente seconda e terza al mondiale precedente – e la Finlandia), ma si intravedeva già un'ossatura solida che permise alla Nazionale di staccare il biglietto per l'undicesimo campionato del mondo di Argentina 1978, in un girone europeo di qualificazione che vedeva come avversaria più pericolosa l'Inghilterra, regolata per 2-0 a Roma ed eliminata per la peggior differenza reti rispetto all'Italia. Nel frattempo Bernardini aveva lasciato la Nazionale e quindi tutta la responsabilità tecnica ricadeva sulle spalle di Bearzot.
Ai Mondiali di Argentina l'Italia si presentò con un gruppo imperniato sul cosiddetto "Blocco-Juve". Bearzot convocò infatti nove giocatori militanti nel club bianconero: Zoff, Benetti, Cuccureddu, Scirea, Cabrini, Gentile, Tardelli, Causio e Bettega. A completare l'undici titolare erano il regista fiorentino Antognoni e il centravanti Rossi, all'epoca in forza al L.R. Vicenza.
Non rientrando tra le teste di serie, la squadra azzurra fu inserita nel primo gruppo con Francia, Ungheria e Argentina. Esordì vincendo in rimonta contro i transalpini, che andarono a segno dopo 40": Rossi pareggiò in chiusura di tempo, mentre nella ripresa Zaccarelli siglò la rete del sorpasso. Le successive vittorie ai danni di magiari (per 3-1) e padroni di casa (per 1-0) valsero il primo posto nel girone: il sorteggio della seconda fase a gruppi abbinò l'Italia alla Germania Ovest, all'Austria e ai Paesi Bassi. I tre punti ottenuti nei primi due incontri (frutto del pari senza gol contro i tedeschi e della vittoria di misura sugli austriaci) non furono sufficienti al raggiungimento della finale, per via della sconfitta contro i Paesi Bassi: l'Italia perse l'ultima gara per 2-1, subendo entrambe le reti con tiri dalla lunga distanza.
Si qualificò così per la finalina di consolazione, disputandola e perdendola contro il Brasile (con il medesimo risultato): terminò in quarta posizione.
L'UEFA assegnò all'Italia l'organizzazione del sesto campionato d'Europa. Questa edizione andava, infatti, a inaugurare una nuova formula: la federazione ospitante veniva ammessa d'ufficio alla fase finale, ora allargata alla partecipazione di otto squadre.
Nella primavera del 1980, l'esplosione dello scandalo denominato Totonero scosse alle fondamenta il calcio italiano: la classifica della Serie A subì un mutamento, con il declassamento in B di Milan e Lazio. In seguito all'indagine e al processo federale, vari giocatori furono squalificati: tra questi, Giordano, Manfredonia e Rossi (inibito per due anni). Le sanzioni irrogate decorrevano dal 1º maggio di quell'anno.
L'imprevisto scandalo privò la squadra di Rossi, il suo centravanti titolare, poco prima dell'inizio degli Europei di Italia 1980: Bearzot lo sostituì con Altobelli, attaccante dell'Inter che aveva appena conquistato lo Scudetto.
Gli Azzurri esordirono nel gruppo B pareggiando 0-0 contro la Spagna, mentre nel successivo incontro ebbero la meglio sull'Inghilterra grazie alla rete di Tardelli. L'ultima gara, decisiva ai fini della qualificazione, fu contro il Belgio: quest'ultimo, a parità di differenza reti (+1), poteva vantare un maggior numero di reti all'attivo (3 contro 1). Il pari senza marcature gli consentì di accedere alla finale, contro la Germania Ovest.
Ai padroni di casa toccò quindi la finale per il terzo e quarto posto, contro la Cecoslovacchia detentrice del titolo europeo. Dopo l'1-1 al 90' i tempi supplementari, di comune accordo tra le due squadre, non si disputarono ma si ricorse all'immediata esecuzione dei rigori: la lotteria del dischetto vide l'Italia uscire sconfitta per 9-8, con il decisivo errore di Collovati.
Dopo un Europeo con più ombre che luci, l'Italia tornò in campo nell'autunno del 1980 destando una buona impressione: 4 vittorie consecutive, tutte per 2-0, nella fase preliminare del campionato del mondo 1982 resero tangibile una qualificazione anticipata. La speranza di un 1981 da vertice fu smentita in breve tempo, con l'impietosa conferma dei numeri: nell'intero anno solare la squadra scese in campo per 9 volte riportando 2 soli successi, il primo dei quali in amichevole, e subendo 13 reti. A ciò si aggiunse un sentimento generale di diffidenza verso Bearzot, reo dal canto suo di mancate convocazioni richieste a gran voce dalla stampa. Anche i mesi precedenti la rassegna iridata parvero scoraggianti, allorché gli azzurri non vinsero alcuna amichevole: sconfitti da Francia e Germania Est (partita ricordata per l'esordio del diciassettenne Bergomi), non andarono oltre un pareggio senza reti con la Svizzera.
L'Italia andò, quindi, in Spagna per giocare il dodicesimo campionato del mondo. Un sorteggio apparentemente favorevole (gli azzurri erano stati sorteggiati in un girone che comprendeva Polonia, Perù e Camerun) rischiò di trasformarsi in una trappola: dopo aver pareggiato un brutto incontro per 0-0 contro i polacchi, infatti, l'Italia non andò oltre un altrettanto brutto 1-1 contro il Perù. Ci volle un ulteriore pareggio per 1-1 contro i pari classifica del Camerun per passare il turno grazie al maggior numero di reti segnate a parità di differenza-reti rispetto alla Nazionale africana.
Quando poi l'Italia, nella seconda fase a gironi, venne affiancata a Brasile e Argentina, molti pensarono che l'eliminazione azzurra fosse stata solo ritardata di due partite. Invece, nel primo incontro contro l'Argentina, l'Italia sfoggiò una prestazione di tutto rispetto, riuscendo anche a neutralizzare l'avversario più pericoloso, Maradona: dopo un primo tempo equilibrato e chiuso sullo 0-0, furono prima Tardelli e poi Cabrini a prendere in contropiede la formazione sudamericana che, nonostante un gol di Passarella nel finale, non poté evitare la sconfitta.
Non evitò la sconfitta neppure contro il Brasile (3-1), sicché l'ultimo incontro, tra Brasile e Italia, divenne decisivo. Quello fu il capolavoro tattico di Bearzot che comprese in largo anticipo che i brasiliani, sia pur in vantaggio nel girone per differenza reti, non si sarebbero accontentati di passare alle semifinali con un pareggio, ma avrebbero strafatto pur di cercare la vittoria. E su questa presunzione brasiliana Bearzot costruì una gara fatta di difesa chiusa e contropiede: l'aver segnato quasi subito il gol dell'1-0 costrinse i sudamericani a uscire: nemmeno il pareggio di Sócrates fece loro cambiare tattica. Il 2-1 italiano fu opera di un allegro quanto sciagurato passaggio orizzontale nella difesa brasiliana. Ancora una volta, il Brasile non si chiuse in difesa, neppure dopo il 2-2 di Falcão, e l'Italia segnò il 3-2 su azione di calcio d'angolo (l'unico a suo favore in tutta la partita), mandando a casa il Brasile e tutta la pattuglia sudamericana in blocco.
A nulla valse l'assedio finale dei verde-oro, che si trovarono di fronte uno Zoff che chiuse la porta e si fece perdonare gli errori sui tiri da lontano di quattro anni prima in Argentina; anzi gli azzurri avevano segnato anche un quarto gol con Antognoni annullato per fuorigioco inesistente. Sugli scudi Paolo Rossi, autore di una tripletta, che il 30 aprile precedente aveva finito di scontare la squalifica biennale ed era stato subito richiamato da Bearzot in quanto pedina imprescindibile del suo gioco. La semifinale contro la Polonia priva di Boniek fu poco più che una formalità (due gol di Rossi, e azzurri in finale), dopodiché, dodici anni dopo l'Azteca, Italia e Germania Ovest si incrociavano di nuovo in un incontro a eliminazione.
L'Italia era più fresca, in quanto la Germania Ovest era reduce da una partita all'ultimo sangue, con supplementari e rigori, contro la Francia di Platini, ma quando Cabrini sbagliò un rigore nella prima parte del primo tempo molti sudarono freddo. Ma la Germania Ovest non poteva più reggere, e nel secondo tempo crollò sotto i colpi di Rossi (57'), Tardelli (69'), Altobelli (80'), prima che il difensore tedesco Breitner vedesse premiata la sua buona volontà e realizzasse il punto dell'onore tedesco. 3-1 per l'Italia e quella sera dell'11 luglio 1982, nello stadio Santiago Bernabéu di Madrid, di fronte all'allora Presidente della repubblica Sandro Pertini, gli azzurri ridiventarono campioni del mondo a quarantaquattro anni dal trionfo di Parigi.
I pronostici dei giornalisti furono così clamorosamente smentiti; per esempio, dopo la stentata qualificazione ai quarti di finale, uno dei più preparati e noti giornalisti italiani, Gianni Brera, aveva pubblicamente detto in TV che se la squadra italiana avesse battuto l'Argentina (e per il Brasile non si poneva neanche il problema) sarebbe andato ad Assisi a piedi per farsi frate. Da quel giorno in avanti, e fino ai giorni nostri, i giornalisti furono in generale più prudenti nei loro pronostici.
La conquista del titolo mondiale parve indicare un punto di arrivo, più che di partenza per un nuovo ciclo. Già le eliminatorie per gli Europei di Francia 1984 si risolsero in una delusione: l'Italia portò a casa una sola vittoria, sconfiggendo il modesto Cipro in una gara ormai inutile ai fini della classifica. Nel 1984 vi fu, comunque, una conferma del valore del calcio italiano: la FIFA assegnò infatti all'Italia la fase finale del campionato del mondo 1990.
Da segnalare, sempre in quell'anno, la "rivincita" persa con la Germania Ovest e la tournée in Nord America, dove gli azzurri vinsero col Canada e pareggiarono con gli Stati Uniti. Essendo qualificata d'ufficio ai Mondiali di Messico 1986, l'Italia occupò il biennio precedente con amichevoli. La stagione 1985-86, che precedeva il torneo, fece registrare addirittura 3 sconfitte di fila: Norvegia, Polonia e ancora Germania Ovest batterono infatti gli azzurri.
Come da tradizione, l'incontro inaugurale vide scendere in campo i detentori del titolo: agli azzurri toccò la Bulgaria, capace di strappare un 1-1. Il risultato venne replicato nella gara seguente, con l'Argentina; soltanto la vittoria per 3-2 sulla Corea del Sud (con il decisivo contributo di Altobelli) portò agli ottavi. Ma in questo turno il cammino si fermò, chiudendo definitivamente un'era: il 2-0 subìto dalla Francia di Platini eliminò l'Italia, comportando poi l'addio di Bearzot.
Successore di Bearzot fu Azeglio Vicini, già commissario dell'Under-21 (che aveva condotto alla finale dell'Europeo di categoria). Esordì in amichevole contro la Grecia, sconfitta da una doppietta di Bergomi. Un'altra doppietta, stavolta di Altobelli, valse il successo contro la Svizzera: la gara era la prima di qualificazione al campionato d'Europa 1988. Lo stesso capitano, a distanza di 3 settimane, fallì 2 rigori a Malta senza pregiudicare la vittoria per 2-0 (grazie anche a una sua rete). Nella gara di ritorno, la prima del 1987, i maltesi furono travolti per 5-0. In primavera l'Italia sostenne due amichevoli con Germania Ovest e Argentina, finaliste dell'ultimo Mondiale, pareggiando la prima e vincendo la seconda. A un anno dall'inizio della fase eliminatoria, la doppietta di Vialli (che festeggiava il secondo anniversario dal debutto in azzurro) alla Svezia comportò la qualificazione certa.
In vista dell'Europeo gli azzurri disputarono altre amichevoli, battendo l'Unione Sovietica ma perdendo con il Galles. Il torneo si aprì con un pareggio contro i tedeschi, in cui andarono a segno Mancini e Brehme. 4 punti nelle altre 2 gare portarono in semifinale gli azzurri, attesi dai sovietici. Questi si vendicarono dell'amichevole persa a febbraio, imponendosi per 2-0. Fu comunque confermata la buona tradizione nella fase finale degli Europei, dopo il titolo del 1968 e il quarto posto del 1980 (entrambi ottenuti in casa).
La Nazionale che si presentò al via di Italia 1990 nutriva fondate speranze di vittoria, motivate dal buon Europeo disputato due anni prima, dall'avere una squadra sì giovane ma ricca di elementi di talento, e dal vantaggio di giocare la manifestazione in casa, col tifo italico a supporto. Inserita in un girone non impossibile, la Nazionale batté in sequenza Austria (1-0), Stati Uniti (1-0) e Cecoslovacchia (2-0). Sugli scudi Baggio (il suo gol ai cecoslovacchi fu scelto come il migliore di Italia '90) e soprattutto Schillaci, attaccante messosi in luce in Serie A nella stagione appena conclusa, che durante la manifestazione mondiale vivrà un'incredibile esplosione.
Superato agilmente il girone, la vittima sacrificale degli azzurri agli ottavi fu l'Uruguay, anche se occorse più di un'ora al solito Schillaci per averne ragione; Serena poi arrotondò il punteggio a 2-0. Sempre Schillaci realizzò il gol-partita col quale l'Italia eliminò ai quarti di finale l'Irlanda. Ancora Schillaci portò in vantaggio l'Italia in semifinale contro l'Argentina di Maradona, che tuttavia grazie a una chiamata difensiva errata tra Zenga e Ferri pareggiò con Caniggia e, dopo due tempi supplementari, batte l'Italia ai tiri di rigore.
Agli azzurri non rimase che la "finalina" di Bari per il terzo posto, vinta battendo l'Inghilterra ancora grazie alle reti di Baggio e Schillaci; l'attaccante siciliano venne eletto miglior giocatore della manifestazione, laureandosi anche capocannoniere assoluto con 6 reti.
Fallita l'occasione di vincere il campionato del mondo con una squadra bene attrezzata e un ambiente favorevole, l'Italia smarrì la strada e non riuscì a trovare la qualificazione al nono campionato europeo di Svezia 1992. Nel girone di qualificazione l'Italia fu sorteggiata insieme a Norvegia, Ungheria, Cipro e URSS; furono nuovamente i sovietici (che parteciparono poi come CSI alla fase finale) a frustrare le ambizioni azzurre. È questo, attualmente, l'ultimo torneo tra Europei e Mondiali a cui la Nazionale italiana non si è qualificata. A qualificazione ormai compromessa, Vicini venne esonerato e, con due gare ancora da giocare, venne chiamato sulla panchina azzurra Arrigo Sacchi, già tecnico del Milan e propugnatore di un nuovo tipo di calcio offensivo, le cui teorie avevano un ugual numero di accesi sostenitori e altrettanto accesi detrattori.
Sacchi presentò alla stampa la sua "rivoluzione culturale": bandita la figura del semplice selezionatore dei migliori talenti, il suo progetto era diventare un CT a tempo pieno, intento ad allestire una squadra amalgamata a suo modo. Grazie agli "stage" periodici, addestrò tatticamente i giocatori al modulo a zona, così da costituire un catalogo di azzurri o "azzurrabili" perfettamente intercambiabili; in tre anni, ne chiamò ben 71. Il verbo tattico sviluppa concetti ripetuti più e più volte: squadra corta, pressing, attacco degli spazi, "ripartenze" (una modernizzazione linguistica dell'antico contropiede), equidistanze tra i reparti. Lo schema base prevede tre linee orizzontali davanti al portiere, con quattro difensori in linea, quattro centrocampisti e due attaccanti: il 4-4-2 utilizzato anche nel suo Milan.
L'Italia nel frattempo è stata inserita in un girone mondiale abbordabile, anche se il CT ne ingigantisce le difficoltà, esaltando le grandi tradizioni di Portogallo e Scozia. Svizzera, Malta ed Estonia sono le altre avversarie.
All'esordio, in novembre a Genova con la Norvegia finì 1-1 condito dalle giocate dell'esordiente Zola. Un mese dopo, a Foggia contro Cipro, Sacchi recuperò Roberto Baggio - discusso nella Juventus da Giovanni Trapattoni, che vorrebbe trasformarlo in centrocampista puro - inventò Dino Baggio terzino destro e Zola ala destra. Esordisce il giovane milanista Albertini, l'Italia vinse 2-0 latitando nel gioco. In febbraio ci fu un 4-0 a Cesena contro San Marino e un mese dopo vittoria 1-0 a Torino contro la Germania, grazie all'innesto nel finale di Lentini, che si procurò il rigore decisivo.
A primavera, la stagione azzurra si chiuse con una trasferta negli Stati Uniti, per l'US Cup. Pareggio 0-0 col Portogallo sotto il diluvio (col mediano Fusi in regia e il laterale Di Chiara ala sinistra), poi 2-0 all'Irlanda a Boston, grazie al positivo esordio dell'attaccante Signori. Infine gli Stati Uniti, il cui incontro finì 1-1 e regalando agli avversari il trofeo. Le qualificazioni mondiali passano attraverso alti e bassi, con importanti e decisive vittorie contro Portogallo in trasferta per 3-1 (reti di Roberto e Dino Baggio e tris di Casiraghi) e Scozia a Roma sempre con il medesimo punteggio (Donadoni, Casiraghi ed Eranio) conquistando il primo posto nel girone.
Guadagnata la qualificazione al quindicesimo campionato del mondo di Stati Uniti 1994, l'Italia capitò in un girone non impossibile, ma pieno di insidie, nel quale avrebbe dovuto incontrare nell'ordine Irlanda, Norvegia e Messico. Sacchi schierò nella prima partita in campo la seguente formazione: Pagliuca in porta, Tassotti e Maldini terzini, Costacurta e Baresi centrali; a centrocampo, Donadoni ed Evani sugli esterni con Albertini e Dino Baggio in mezzo; in attacco, la coppia Roberto Baggio e Signori. Sotto un caldo opprimente e un'elevata umidità, l'esordio a New York al Giants Stadium gelò gli azzurri: Baresi sbaglia un rinvio di testa, Houghton tenta il tiro da lontano, Pagliuca lo "battezza" fuori e si inarca senza convinzione, consentendo alla palla di finire in rete rendendo così decisivo già l'incontro successivo, contro gli scandinavi.
Per il secondo appuntamento al Giants Stadium, Sacchi cambiò rotta: dentro Casiraghi con Baggio mentre Signori gioca laterale di sinistra a centrocampo accanto a Berti, Albertini e Dino Baggio. Difesa più aggressiva, con Benarrivo al posto di Tassotti. Dopo venti minuti i modesti norvegesi rischiarono di passare in vantaggio: lanciato da Mykland, Leonhardsen si infilò nella difesa azzurra, invano protesa a metterlo in fuorigioco, e si lanciò verso Pagliuca il quale uscì dall'area a deviare con la mano il tiro, guadagnando l'espulsione. Sacchi, senza esitazioni, chiamò fuori Roberto Baggio per far entrare il secondo portiere Marchegiani. «Questo qui è impazzito» mormorò incredulo l'azzurro, prima di uscire scrollando la testa. Messi al muro, gli uomini di Sacchi ritrovarono lo spirito combattivo e si gettarono in avanti. Nella ripresa capitan Baresi si infortunò a un ginocchio e il CT, anziché sostituirlo col pari ruolo Minotti, mandò in campo lo stopper Apolloni, subito tra i migliori nei duelli fisici coi potenti norvegesi. L'assalto azzurro, generoso quanto confuso, non si placò fino al gol, una poderosa incornata in area di Dino Baggio su punizione pennellata da Signori. L'Italia con questo successo tornò in corsa per la qualificazione al turno successivo ma la vittoria del Messico sull'Irlanda lasciò aperta ogni possibilità. Per Baresi la diagnosi fu operazione al menisco interno destro. Se l'Italia dovesse arrivare in finale, dissero i medici dell'ospedale a Manhattan, ci sarebbe il tempo per un prodigioso recupero. Contro il Messico a Washington Sacchi confermò gli uomini dell'impresa sulla Norvegia, Roberto Baggio incluso. Casiraghi fece il percussore senza riuscire a concludere, Marchegiani dovette superarsi su un tiro da lontano di Aspe. Nella ripresa, Sacchi operò la staffetta: fuori Casiraghi, dentro l'agile Massaro, che, acceso da un superbo lancio in verticale di Albertini, fece gol con un destro angolato. Pochi minuti dopo, su un cross di Roby Baggio, lo stesso Massaro incornò a lato di un soffio. L'Italia finì qui, stremata dal caldo. I messicani pareggiarono con Bernal, con un tiro a fil di palo. L'Irlanda, pareggiando con la Norvegia, ha passato il turno assieme al Messico. «Corriamo tutti a pregare» raccomandò Sacchi con un sorriso tirato dopo la partita, prima di apprendere che il 6-1 della Russia sul Camerun qualificò l'Italia come migliore terza.
Gli ottavi di finale misero gli Azzurri di fronte alla Nigeria. L'Italia vinse 2-1, ma si espresse largamente al di sotto del suo standard e giocò tutta la partita in svantaggio per 0-1 finché il fantasista vicentino riuscì a pareggiare all'88', dopo che l'assurda espulsione di Zola, decretata dall'arbitro messicano Brizio Carter al 75', sembrava aver definitivamente spento le speranze di rimonta italiane. Un rigore di Baggio (decretato per fallo di Eguavoen su Benarrivo) nei supplementari diede i quarti all'Italia. Lì gli azzurri trovarono la Spagna, regolata per 2-1 dalla coppia Dino Baggio-Roberto Baggio al termine di una gara molto difficile e spigolosa durante la quale Tassotti rifilò una gomitata nell'area italiana a Luis Enrique, non vista dall'arbitro ungherese Puhl (ma non sarebbe stato rigore per gli spagnoli in quanto se l'arbitro avesse visto l'azione avrebbe sanzionato l'intervento precedente dello spagnolo ed espulso in seguito il difensore italiano punendo la reazione che gli valse, tramite la prova TV, otto turni di squalifica). Ancora Roberto Baggio realizzò la doppietta con la quale l'Italia vinse la semifinale contro la Bulgaria per 2-1 (gol della bandiera bulgara di Stoichkov su rigore).
La finale fu un classico del calcio mondiale, Brasile-Italia, all'epoca tre Mondiali vinti a testa. Il luogo prescelto fu il Rose Bowl di Pasadena in California e per esigenze televisive si giocò a mezzogiorno e mezzo (sebbene in un caldo soffocante). La vigilia azzurra è stata lunga e movimentata per le condizioni del Divin Codino, afflitto da una contrattura ai flessori della coscia destra ma disperatamente deciso a giocare. Anche Dino Baggio e Albertini lamentarono acciacchi muscolari mentre capitan Baresi venne recuperato a tempo di record. Sacchi schierò Pagliuca in porta, Mussi e Benarrivo terzini, Maldini e Baresi centrali, Donadoni, Albertini, Dino Baggio e Berti a centrocampo e la coppia Baggio-Massaro in avanti. Il Brasile confermò Taffarel in porta, Aldair e Marcio Santos al centro, Jorginho e Branco ai lati, i quattro mediani Mauro Silva, Mazinho, Dunga e Zinho e la coppia gol del mondiale Romario-Bebeto in attacco.
L'Italia riuscì a chiudere con il risultato di 0-0 sia al 90' che al 120'. Ma così come quattro anni prima fu sconfitta ai rigori (errori di Baresi, Massaro e Roberto Baggio) e il Brasile vinse il suo quarto titolo del mondo, il secondo consecutivo in una finale contro l'Italia. Va tuttavia ricordato che nonostante il clamore suscitato dall'errore al dischetto del fantasista, la squadra brasiliana avrebbe dovuto ancora effettuare l'esecuzione del proprio quinto rigore. Pertanto, l'eventuale realizzazione di Baggio avrebbe potuto non essere sufficiente per proseguire la serie.
I risultati immediatamente successivi al Mondiale non furono all'altezza: nelle eliminatorie per il campionato d'Europa 1996 gli azzurri non riuscirono a battere Slovenia e Croazia. La stagione 1994-95 fu chiusa da una sconfitta con la Germania, ma all'inizio della seguente Sacchi venne confermato: la Federazione decise addirittura di prolungare il contratto sino al 1998.
L'Italia si presentò così all'Europeo d'Inghilterra, il primo allargato a 16 partecipanti. All'esordio, soltanto una doppietta di Casiraghi portò la vittoria contro la Russia. Pochi giorni più tardi, il k.o. con la Rep. Ceca rimise tutto in discussione: le speranze di qualificazione vennero rimandate all'ultimo incontro, con i tedeschi come avversari. Obbligata a vincere, la squadra riportò solo un pareggio senza reti: a gravare sul punteggio l'errore di Zola dal dischetto, che contribuì all'eliminazione anticipata. Il fallimento fece traballare la panchina di Sacchi, che dal canto suo rispose vincendo i primi 2 incontri dell'annata 1996-97. La goccia che fece traboccare il vaso era però dietro l'angolo: un'inopinata sconfitta con la Bosnia ed Erzegovina, dopo essere passati in vantaggio, causò le polemiche dimissioni dell'allenatore. Fu sostituito da Cesare Maldini, che debuttò sconfiggendo l'Irlanda del Nord.
Alla seconda presenza di Maldini in panchina, un gol di Zola regalò uno storico successo a Wembley. Il seguente 3-0 sui moldavi portò al millesimo gol della storia azzurra, marcato dall'esordiente Vieri. L'Italia chiuse il girone imbattuta, ma i due pareggi (entrambi senza rete) con georgiani e inglesi regalarono a questi ultimi l'accesso diretto: agli azzurri toccò invece uno spareggio, con andata e ritorno, contro la Russia. Dopo l'1-1 sotto la neve moscovita, un gol di Casiraghi nella seconda sfida valse la partecipazione ai Mondiali.
Per il girone della fase finale, vennero sorteggiate come avversarie: Cile, Camerun e Austria.
Dalla lista dei 22 convocati per i Mondiali in Francia, fu escluso Gianfranco Zola: il CT motivò la scelta dichiarando che il fantasista del Chelsea aveva già dovuto affrontare una stagione difficile. L'esclusione interessò anche il difensore Ciro Ferrara, vittima di un infortunio. Riguardo l'undici titolare, vi era la certezza dell'impossibilità di schierare contemporaneamente Baggio e Del Piero. Il "Divin Codino" fu inserito solamente in extremis, benché reduce da una stagione al Bologna in cui aveva segnato 22 reti in campionato (suo primato); l'attaccante della Juventus, a sua volta autore di 32 gol, aveva subìto un infortunio nella finale di Champions League che si tradusse in un calo fisico.
L'Italia debuttò a Bordeaux contro il Cile del futuro centravanti della Lazio, Salas, e di quello dell'Inter, Zamorano. Maldini partì con il "Divin Codino" in campo e Del Piero in panchina. Venne meno all'ultimo Ravanelli colpito da febbre alta e sostituito da Chiesa. La Nazionale perse nel frattempo anche Peruzzi (stop di quattro settimane per un infortunio): in porta tornò così Pagliuca. Con centrocampo e difesa in difficoltà (Cannavaro su Salas e Nesta su Zamorano), ci volle Baggio per strappare il pareggio. Prima mandò in gol Vieri in contropiede dopo appena 10 minuti e, dopo il sorpasso dei cileni che segnarono due volte con Salas, si procurò e realizzò il rigore (dubbio) del pareggio a pochi minuti dal termine (2-2).
Nella seconda partita a Montpellier, ancora Baggio in campo contro il Camerun. Vittoria larga ma match durissimo. Il terzino Njanka entrò duro molte volte su Baggio fino a farlo uscire zoppicante così nel secondo tempo entrò Del Piero al suo posto. L'altro difensore Kalla falciò Di Biagio trasportato fuori campo in barella (espulso l'africano alla fine del primo tempo). Una doppietta di Vieri nell'ultimo quarto d'ora (il secondo gol in combinazione con Del Piero) seguì alla rete di Di Biagio, con un colpo di testa su corner battuto da Baggio, nella prima parte della gara.
Nella terza partita, giocata nel nuovo stadio di Saint-Denis, l'Italia perse Nesta per un grave infortunio ma sconfisse l'Austria (2-1). Il difensore, cadendo dopo uno scontro con Pfeifenberger, riportò una grave lesione al ginocchio destro che lo avrebbe tenuto a riposo per nove mesi. L'ex capitano Bergomi, tornato in Nazionale dopo sette anni e reduce da un'ottima annata con l' Inter, prese il suo posto. La novità fu che giocò dall'inizio Del Piero. Si disse che lo sponsor personale del giocatore (Adidas) ne pretendesse la presenza in squadra dopo avergli dedicato una pubblicità con una grande foto e la scritta: “Un uomo solo può impedirgli di segnare: Cesare Maldini”. Nella partita contro l'Austria, Del Piero diede a Vieri il pallone della prima rete battendo una punizione che il centravanti deviò di testa in porta. A venti minuti dalla fine, Maldini lo sostituì ancora con Baggio che raddoppiò dopo una triangolazione con Inzaghi chiudendo il match. Al 90' il gol della bandiera austriaca su rigore.
Agli ottavi al Velodrome ci fu la partita con la Norvegia, Vieri siglò in contropiede personale la sua quinta rete e portò gli azzurri ai quarti.
A Parigi andò in scena l'incontro dei quarti di finale più voluto e temuto, quello contro i transalpini padroni di casa della Francia: poche occasioni per parte e nemmeno i supplementari servirono a smuovere il risultato, che rimase sullo 0-0. Ai rigori gli azzurri persero 4-3; è la terza volta in tre edizioni consecutive dei mondiali. L'errore decisivo fu di Di Biagio, che vide il suo tiro stamparsi sulla traversa; in precedenza sbagliò anche Albertini. Maldini fu criticato per la pochezza del gioco azzurro e anche per le mancate convocazioni di due giocatori decisivi nelle qualificazioni: Zola, che siglò il gol-partita con l'Inghilterra a Wembley e Casiraghi che segnò il gol-partita nello spareggio con la Russia. Dopo il torneo Maldini si dimise dall'incarico di CT.
Alla conclusione dei Mondiali, la panchina azzurra venne affidata all'ex portiere Zoff. L'Italia tornò in campo partecipando alle eliminatorie per il campionato d'Europa 2000: i 2-0 contro Galles e Svizzera portarono subito 6 punti in classifica. L'anno solare si chiuse con due amichevoli, una pareggiata con la Spagna (2-2) e l'altra vinta su una selezione Fifa per 6-2. La rincorsa all'Europeo venne complicata, nel 1999, dai pareggi con bielorussi ed elvetici oltre che dal k.o. in rimonta con la Danimarca (2-3). Lo 0-0 a Minsk, giunto al termine di una prova incolore, valse la qualificazione diretta. La scarsa condizione fu però confermata, un mese più tardi, dal 3-1 incassato dal Belgio in amichevole. Le strade delle due Nazionali si incrociarono nuovamente nella fase finale, con la compagnia di Svezia e Turchia.
A poche settimane dall'inizio del torneo degli europei 2000, Zoff dovette rinunciare a Vieri per infortunio. L'ultima amichevole prima dell'esordio portò alla defezione anche di Buffon, il quale riportò una frattura della mano. Al debutto con i turchi, le reti nella ripresa di Conte e Inzaghi (a segno su rigore) portarono i primi tre punti. Tre giorni più tardi, il successo per 2-0 sui padroni di casa diede la certezza della qualificazione ai quarti. Il 2-1 sulla Svezia consentì, infine, di vincere il raggruppamento a punteggio pieno.
Battuta la Romania nei quarti, ancora per 2-0, in semifinale la squadra di Zoff si trovò abbinata all'altra nazione ospitante, i Paesi Bassi. L'espulsione di Zambrotta dopo appena 30' complicò le cose, ma il portiere Toldo (che disputò il torneo da titolare per l'infortunio occorso a Buffon) si erse a protagonista assoluto parando un rigore a De Boer: nella ripresa, Kluivert ne fallì un altro calciando il pallone sul palo. In inferiorità numerica, l'Italia difese il risultato di 0-0 anche nei supplementari: nella serie finale dei rigori Toldo sventò un'altra conclusione avversaria, mentre il "cucchiaio" di Totti regalò agli azzurri la seconda finale europea della storia.
Il 2 luglio, Italia e Francia si ritrovarono a due anni di distanza dal quarto di finale dei Mondiali. Il risultato fu sbloccato da Delvecchio a inizio ripresa: l'Italia non fu però in grado di trovare il colpo risolutivo, finendo per subire il pari di Wiltord nei minuti di recupero. A decidere le sorti del confronto sarà il golden goal di Trezeguet, successivamente acquistato dalla Juventus. Già il giorno seguente, Zoff rassegnò le dimissioni a seguito della polemica contestazione di Berlusconi.
Il successore di Zoff fu Giovanni Trapattoni, l'allenatore più titolato nella storia del calcio tricolore. Nelle qualificazioni al campionato del mondo 2002 (la cui assegnazione interessò per la prima volta due stati congiunti, il Giappone e la Corea del Sud) l'Italia ebbe vita facile in un girone con squadre dell'est europeo: sei delle otto partite furono vinte. Nel novembre del 2001 l'Italia pareggiò per 1-1 un'amichevole con il Giappone, organizzata in vista dell'evento iridato. Gli altri incontri precedenti la fase finale diedero risultati altalenanti, come la vittoria a Leeds sull'Inghilterra e la sconfitta a Praga per mano dei cechi.
Nella fase a gironi gli avversari erano l'esordiente Ecuador, la Croazia (giunta terza nell'ultimo Mondiale) e il Messico. La gara di esordio fu a Sapporo, contro i sudamericani: una doppietta di Vieri decise il risultato già nella prima mezz'ora di gioco. Nell'altra partita, a Niigata, il Messico superò la Croazia per 1-0.
Il secondo incontro degli azzurri fu contro una Croazia lontana parente della squadra rivelazione del Mondiale di Francia. Vieri segnò all'inizio del secondo tempo, ma il fischietto inglese Graham Poll vide un fuorigioco che in realtà non ci fu e annullò il gol; il centravanti dell'Inter, però, si ripetette dopo pochi minuti, e portò in vantaggio gli azzurri. Ma in tre minuti la Croazia segnò prima con Olic e poi con un gol dell'ex attaccante del Perugia, Rapaic. Totti colpì un palo su calcio di punizione; nel finale Materazzi, subentrato a Nesta per infortunio, realizzò un gol dalla difesa, sorprendendo con un lancio, non agganciato da Inzaghi, l'incerto portiere avversario ma anche questo gol venne annullato a causa di un inesistente fallo dell'attaccante del Milan. L'altro match del girone, Messico-Ecuador, si chiude sul punteggio di 2-1 in favore dei messicani.
L'Italia arrivò alla terza e decisiva giornata con la consapevolezza di dover battere il Messico, capolista del girone a punteggio pieno, per passare il turno. Al 34' l'attaccante messicano Jared Borgetti inventò uno dei gol più incredibili del Mondiale, segnando di testa a Gianluigi Buffon, con la palla che cambiò traiettoria prima di insaccarsi nell'angolino. All'inizio del secondo tempo l'Ecuador, già eliminato, si porta in vantaggio contro la Croazia e all'85' un gol di testa di Del Piero, subentrato da poco a Totti, regalò la qualificazione all'Italia per gli ottavi di finale insieme al Messico, vincitore del gruppo. Da segnalare, nella gara col Messico, anche un terzo gol regolare annullato alla Nazionale italiana.
A Daejon l'Italia, trovò i padroni di casa della Corea del Sud. I giornali locali diedero per sicuro il passaggio del turno dei padroni di casa e durante la partita i tifosi coreani esibirono lo slogan "Again 1966!", a ricordo dell'1-0 rifilato dalla Corea del Nord agli azzurri, nel Mondiale inglese di quell'anno. Già al quarto minuto di gioco, l'Italia rischiò di andare sotto. La palla filtrò nell'area di Buffon, arrivò sui piedi di Seol mandando in panico Panucci che lo strattonò: il rigore è sacrosanto e sarà l'unica decisione dell'arbitro ecuadoregno Byron Moreno non contestata dagli italiani.
Sul dischetto andò Ahn, giocatore al tempo militante in Serie A nel Perugia, ma Buffon bloccò alla sua destra il rasoterra dell'attaccante. Al 18', Totti batté un calcio d'angolo dalla sinistra in mezzo per Vieri che spinse in rete di forza zittendo l'intero stadio. Per qualche minuto la Corea traballò ma non cedette. L'Italia era in vantaggio ma gli uomini di Guus Hiddink cominciarono a tessere la loro tela di passaggi anche se al 36' ancora Totti mandò Tommasi davanti alla porta, ma il centrocampista fallì il sinistro del possibile raddoppio. Iniziò la ripresa e la panchina azzurra si inalberò ancora al 7', quando Kim colpì duro Del Piero. Per un gesto analogo, alla fine del primo parziale, Coco rimediò un taglio al sopracciglio che lo costrinse a proseguire con un turbante. La Corea sbatté contro il muro italiano ma l'Italia non affondò più. Trapattoni anzi tolse Del Piero inserendo il centrocampista Gattuso. Dall'altra parte Hiddink si giocò tutto e mandò in campo un attaccante, Hwang. Intorno alla mezz'ora gli azzurri si costruirono altri motivi di rimpianto. Al 28' Zanetti lanciò Vieri, il bomber neutralizzò W. Lee con una finta ma calciò fuori.
In due minuti né Gattuso né Vieri riuscirono a dare il colpo del ko. A due minuti dalla fine arrivò il pareggio firmato da Seol, nato da cross sul quale Iuliano saltò a vuoto e Panucci rinviò male facendo carambolare la palla addosso al sudcoreano. L'occasione del 2-1 per l'Italia arrivò due minuti più tardi con Vieri ma il bomber da due passi in scivolata sbagliò un facile tocco in rete. Iniziarono così i tempi supplementari. Partì forte la Corea, ma l'Italia prese coraggio. Al 13' Totti prese campo e allargò sulla destra, ma gli tolsero la palla dai piedi. Il romanista cadde a terra, Byron Moreno arrivò trafelato e invece di indicare il dischetto estrasse il secondo cartellino giallo per il romanista. L'Italia è in dieci e nel secondo parziale Vieri spedì Tommasi in gol ma l'arbitro vide un fuorigioco inesistente. Al minuto 11, quando la Corea manovrò con calma di fronte a una squadra stanca e demoralizzata, Y. Lee crossò in area, Ahn ha tutto il tempo di prendere la mira, saltare su capitan Maldini per il suo golden gol. Finì qui l'avventura azzurra così come terminò qui la carriera in azzurro di Paolo Maldini, dopo 126 gare diventando il primatista nella classifica delle presenze in Nazionale (verrà superato in seguito da Fabio Cannavaro e da Gianluigi Buffon).
Nonostante la polemica e fallimentare spedizione in terra asiatica, la Federazione volle confermare Trapattoni il cui contratto era in scadenza nel 2004. La sua panchina vacillò comunque nell'autunno successivo, quando la squadra perse in Galles una gara di qualificazione al campionato d'Europa 2004. Il sorteggio della fase eliminatoria, avvenuto nel gennaio 2002, aveva posto gli azzurri in un girone all'apparenza facile: l'ostacolo più difficile era rappresentato dalla Jugoslavia, contro cui gli azzurri pareggiarono (1-1) a Napoli. Il 2003 fece registrare 7 vittorie consecutive, tra cui il prestigioso successo con la Germania (all'epoca vicecampione mondiale). L'Italia si qualificò per la fase finale del torneo all'ultima giornata, sconfiggendo l'Azerbaigian per 4-0.
Nella lista dei convocati per l'Europeo, ospitato in Portogallo, spiccavano le assenze di Baggio e Gilardino: il primo si era già ritirato dall'attività agonistica mentre il secondo, autore di un'ottima stagione al Parma, continuò a vestire la divisa dell'Under-21. L'amichevole precedente l'esordio fu con la Tunisia, mai affrontata prima d'ora e battuta con un 4-0. In giugno si disputò quindi la manifestazione, che per i colori azzurri si tradusse nell'ennesimo rimpianto: nonostante i gol del giovane Cassano la squadra non superò il girone, condannata dal 2-2 tra Svezia e Danimarca nell'ultimo turno. Sul risultato, utile appunto a qualificare le scandinave a danno degli italiani, si concentrarono accuse di combine che non hanno mai ricevuto riscontro.
All'addio di Trapattoni fece seguito l'arrivo di Marcello Lippi, liberato dalla Juventus. L'esordio fu in un'amichevole con l'Islanda, mai affrontata sino a quel momento: contro ogni pronostico, l'Italia perse 2-0. Lippi lanciò in azzurro giovani promettenti come De Rossi e Gilardino, rinunciando invece a Cassano. Dopo aver vinto le prime due gare di qualificazione ai Mondiali di Germania 2006, in ottobre giunse un'altra sconfitta (l'unica del girone) per mano della Slovenia. Il raggruppamento presentò più insidie del previsto, con la squadra costretta al pari da Norvegia e Scozia. L'accesso al torneo divenne certo al penultimo turno, quando un gol di Zaccardo alla formazione slovena portò l'aritmetico primato. In preparazione al Mondiale, si tenne un test amichevole con la Germania: l'Italia riportò una netta vittoria per 4-1. Nel maggio del 2006 scoppiò invece la bomba di "Calciopoli" i cui effetti si riversarono, principalmente a livello mediatico, sul ritiro della squadra. L'avvio dei Mondiali fu preceduto da un pareggio con la Svizzera, analoga coincidenza di quanto avvenuto già ventiquattro anni prima.
Il sorteggio mondiale mise gli azzurri di fronte a Ghana, Stati Uniti e Rep. Ceca. L'esordio fu positivo, con un 2-0 ottenuto contro un Ghana pimpante, grazie alle reti di Pirlo e Iaquinta. Il successivo 1-1 contro gli Stati Uniti con rete di Gilardino e autogol di Zaccardo (partita nella quale fu espulso De Rossi per una gomitata a McBride, che gli costò 4 turni di squalifica, tornando disponibile solo per l'eventuale finale) attenuò l'entusiasmo, ma bastò battere la Repubblica Ceca di Pavel Nedved per 2-0 nella gara decisiva (gol di Materazzi e Inzaghi) per guadagnare la qualificazione alla seconda fase del torneo. Nel corso della sfida con i cechi ci fu l'infortunio a Nesta (sostituito poi da Materazzi), che confermò la sua personale "maledizione" nelle fasi finali dei Mondiali (capitò infatti lo stesso anche a Francia 1998 e Corea del Sud-Giappone 2002).
Agli ottavi di finale l'Italia si trovò di fronte l'Australia guidata da Guus Hiddink, colui che quattro anni prima aveva eliminato l'Italia con la Corea del Sud. Dopo un primo tempo a reti inviolate, all'inizio della ripresa l'espulsione di Materazzi fece temere il peggio, ma un rigore di Totti, "conquistato" da Grosso al 3' di recupero, decise il risultato e diede i quarti di finale all'Italia in extremis, dopo una gara sofferta. Nei quarti di finale una modesta Ucraina guidata da Andriy Shevchenko mise in difficoltà gli azzurri, che dopo aver sbloccato subito il risultato con Zambrotta ebbero non poche difficoltà. Alla fine Toni realizzò una doppietta che chiuse una partita combattutissima. L'Italia vinse infine per 3-0 e approdò in semifinale. La vittoria fu dedicata a Gianluca Pessotto, ex calciatore della Juventus e della Nazionale, che tentò il suicidio alla vigilia del match.
L'ostacolo tra gli azzurri e la finale fu la Germania padrona di casa. Nessuna delle due squadre riuscì a prevalere nel corso dei 90 minuti, si andò quindi ai supplementari, dove in una partita diventata tutta d'un tratto spettacolare, a fare la differenza fu l'Italia, che più tonica rispetto ai tedeschi, prese due legni con Gilardino e Zambrotta all'inizio del primo tempo supplementare e passò in vantaggio al 119' con una rete segnata dal terzino Fabio Grosso su assist di Pirlo. Arrivò poco dopo anche il 2-0 firmato da Del Piero, su assist di Gilardino. L'Italia diventò la prima squadra a battere la Germania nel Westfalestadion (Dortmund), il più grande stadio tedesco, e conquistò la sua sesta finale mondiale.
Nell'ultima sfida l'Italia si ritrovò di fronte alla Francia. L'incontro terminò 1-1 dopo 120 minuti (rigore dopo pochi minuti di Zidane, pareggio di Materazzi poco dopo) di partita sofferta, equamente condotta, a sprazzi, da entrambe le parti per la prima ora di gioco, ma giocata meglio dai francesi dal corso del secondo tempo in poi. Nei supplementari Zidane mise fine alla sua grande carriera nel peggior modo possibile, colpendo in petto Materazzi, che lo aveva provocato verbalmente, con una testata e facendosi espellere.
La sequenza dei rigori vide la Nazionale italiana a segno con tutti e cinque i suoi calciatori. Mai prima di allora aveva realizzato una serie completa senza errori (nell'ordine: Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero e Grosso). Per i francesi, Wiltord, Abidal e Sagnol segnarono, mentre Trezeguet, colui che aveva segnato il decisivo golden gol nella finale degli Europei di Belgio-Paesi Bassi 2000, colpì la traversa e con il suo errore condannò la Francia. L'Italia fu quindi incoronata campione del mondo per la quarta volta, scatenando la gioia di milioni di italiani, ventiquattro anni dopo il successo in terra spagnola e nello stesso stadio dove sette decenni prima aveva vinto la finale olimpica del 1936. Lippi non aveva, comunque, dimenticato le polemiche della vigilia e, durante la prima conferenza stampa ufficiale al rientro in Italia, rassegnò le sue dimissioni tra lo stupore generale. Il Mondiale 2006 segnò anche gli addii dalla Nazionale di due bandiere come Francesco Totti e Alessandro Nesta.
Il 14 luglio 2006, a ricordo della vittoria mondiale, il governo italiano comunicò la realizzazione di un francobollo commemorativo dell'evento a cura di Poste Italiane. Inoltre fu fatta coniare anche una moneta commemorativa in argento del valore nominale di 5 euro a cura dell'Istituto Poligrafico e Zecca di Stato. A fine anno il capitano Fabio Cannavaro, tra i protagonisti del successo di Berlino, vinse il Pallone d'oro (davanti al compagno azzurro Gianluigi Buffon) e il FIFA World Player.
Dopo le dimissioni di Marcello Lippi, Roberto Donadoni, già calciatore di Atalanta e Milan, e allenatore del Livorno fino al febbraio del 2006, venne nominato commissario tecnico della Nazionale. La prima partita diretta da Donadoni, un'amichevole giocata proprio allo Stadio Armando Picchi di Livorno contro la Croazia, finì 2-0 per la squadra ospite. Nell'occasione venne schierata una formazione largamente sperimentale, totalmente priva degli elementi che avevano vinto il campionato del mondo. Prima di Donadoni gli altri CT italiani che avevano perso all'esordio in panchina erano stati Pozzo, Bearzot e Lippi, cioè gli artefici dei quattro trionfi della Nazionale italiana ai Mondiali.
Il 2 settembre 2006 cominciarono le gare di qualificazione al campionato d'Europa 2008. L'inizio non fu positivo: a Napoli gli azzurri pareggiarono per 1-1 con la Lituania e poi persero a Parigi per 3-1 contro la Francia, a quasi due mesi dalla finale del Mondiale. Dai turni successivi, però, giunsero le prime soddisfazioni con Ucraina (2-0 a Roma) e Georgia (1-3 a Tbilisi), seguite dalle vittorie contro Scozia (2-0 a Bari), Fær Øer (1-2 a Tórshavn) e Lituania (0-2 a Kaunas).
Nell'agosto del 2007, l'Italia venne sconfitta in un'amichevole per 3-1 a Budapest dall'Ungheria. Tornando alle gare di qualificazione, l'8 settembre 2007 la sfida contro la Francia allo Stadio Meazza finì 0-0, ma subito dopo l'Italia continuò la sua serie di successi sconfiggendo Ucraina (1-2 a Kiev) e Georgia (2-0 a Genova).
Il 17 novembre 2007, grazie alla vittoria per 2-1 contro la Scozia a Glasgow, dove non aveva mai vinto, la Nazionale azzurra si qualificò per il campionato d'Europa 2008 con un turno d'anticipo. La vittoria per 3-1 sulle Fær Øer a Modena risultò ininfluente per la qualificazione; l'Italia chiuse al comando del girone, davanti ai francesi. Prima della fase finale degli europei, gli azzurri disputarono tre amichevoli, la prima vinta 3-1 sul Portogallo, poi una sconfitta per 1-0 in casa della Spagna e infine pochi giorni prima della partenza per Austria e Svizzera vittoria per 3-1 contro il Belgio.
L'Italia, inserita dall'UEFA in seconda fascia, venne sorteggiata nel girone di ferro di Euro 2008, con Paesi Bassi, Romania e Francia. L'avvio non fu positivo: l'infortunio nel primo giorno di allenamento del capitano azzurro Fabio Cannavaro costrinse il CT a convocare al suo posto un altro difensore, Alessandro Gamberini. Il nuovo capitano ufficiale della competizione fu Alessandro Del Piero a patto che giocasse titolare, altrimenti la fascia passava a Gianluigi Buffon.
La squadra perse a Berna la partita d'esordio contro gli olandesi allenati da Van Basten (prima sconfitta con gli olandesi dopo trent'anni), subendo ben tre reti senza segnarne neanche una, divenendo protagonista di una prestazione molto opaca. Già dal giorno dopo, la stessa conduzione di Donadoni fu messa pesantemente in discussione dalla stampa, che invocava cambi nella formazione titolare. Nella seconda partita contro rumeni l'Italia non andò oltre l'1-1 (vantaggio di Mutu e pareggio di Panucci), con un gol annullato a Toni e un rigore di Mutu parato da Buffon nel finale, salvando di fatto gli azzurri da una clamorosa e prematura eliminazione. Nella terza partita, martedì 17 giugno, gara decisiva, l'Italia batté i francesi 2-0 a Zurigo con reti di Pirlo, su rigore, e De Rossi, su punizione deviata da Henry (erano trent'anni che gli azzurri non vincevano sulla Francia nei 90' regolamentari, esattamente dal campionato del mondo 1978), qualificandosi ai quarti (beneficiando della sconfitta della Romania per 2-0 contro i Paesi Bassi già qualificati).
Nell'ultimo quarto di finale del torneo, che venne disputato a Vienna domenica 22 giugno, l'Italia pareggiò 0-0 dopo i tempi supplementari contro la Spagna, poi campione, e venne eliminata perdendo per 4-2 ai calci di rigore. Decisive risultarono le parate di Iker Casillas sui tiri di De Rossi e Di Natale, mentre gli spagnoli fallirono un solo tiro, quello di Daniel Güiza, parato da Buffon. In ogni caso la Nazionale spagnola aveva tenuto il pallino del gioco per tutta la partita.
Il 26 giugno 2008 Roberto Donadoni venne esonerato tramite una clausola rescissoria secondo cui se il CT non fosse arrivato almeno alle semifinali degli Europei 2008, la FIGC sarebbe stata autorizzata a sollevarlo dal suo incarico. L'eventualità si verificò e lo stesso giorno la Federcalcio ufficializza il ritorno di Lippi, che tornò a guidare la Nazionale italiana in vista della FIFA Confederations Cup 2009 e del campionato del mondo 2010, in programma in Sudafrica.
Il secondo debutto di Lippi sulla panchina azzurra avvenne il 20 agosto contro l'Austria a Nizza (2-2 il risultato finale, dopo un doppio svantaggio).
Nelle qualificazioni per i Mondiali l'Italia venne inserita in un gruppo abbastanza agevole: gli azzurri pescarono Irlanda, Bulgaria, Cipro, Montenegro e Georgia.
L'inizio non fu brillante: a Larnaca furono solo la doppietta di Di Natale e le prodezze di Gigi Buffon a regalare la vittoria contro i modesti ciprioti. Nemmeno l'impegno successivo a Udine contro i georgiani fu entusiasmante, gli azzurri vinsero 2-0 (doppietta di De Rossi) ma faticarono contro un avversario di gran lunga inferiore. Dopo un pari in Bulgaria e una vittoria contro i montenegrini a Lecce, gli azzurri disputarono ad Atene un'amichevole contro la Grecia, pareggiata per 1-1 grazie a una rete di Toni che tornò a segnare dopo mesi di digiuno da gol in Nazionale, dove Lippi conquistò il record assoluto di 32 risultati utili consecutivi con la Nazionale, superando Vittorio Pozzo; imbattibilità che venne persa il 10 febbraio 2009, subendo una sconfitta per 2-0 in amichevole dal Brasile a Londra.
Il 28 marzo 2009, la gara di ritorno contro il Montenegro a Podgorica fu vinta per 2-0, nella quale tra l'altro ci fu l'esordio con gol di Pazzini, letteralmente rinato con la maglia della Sampdoria. Il 1º aprile andò in scena a Bari lo scontro diretto con l'Irlanda allenata dall'ex CT azzurro Giovanni Trapattoni. Pazzini venne espulso dopo neanche un minuto, Iaquinta portò avanti gli azzurri dopo 10 minuti, ma poco prima del 90' gli irlandesi pareggiarono con Robbie Keane e costrinsero l'Italia a rimandare i festeggiamenti per la qualificazione.
Nel giugno del 2009, la Nazionale esordì in una competizione che non l'aveva mai vista protagonista, la Confederations Cup che si svolse in Sudafrica. La partita d'esordio a Johannesburg contro gli Stati Uniti venne vinta dagli azzurri per 3-1 in rimonta con una doppietta di Giuseppe Rossi, all'esordio in una fase finale con la Nazionale, e un gol di Daniele De Rossi. Il passo falso arrivò però nella seconda giornata, con una imprevista sconfitta di misura (1-0) contro l'Egitto, che mise a rischio la qualificazione degli azzurri alle semifinali. Le speranze italiane vennero riposte nell'ultimo incontro col Brasile. Tuttavia, la squadra azzurra disputò una brutta partita e perse 3-0. Tenendo testa ai brasiliani solo nella prima mezzora, l'Italia crollò alla fine del primo tempo, subendo tutti e tre i gol col quale si concluse il match; nella ripresa, nonostante bastasse una sola rete per passare il turno, gli azzurri (in maglia celeste per l'occasione) non riuscirono a pungere e i brasiliani controllarono il resto della gara. Quella che doveva essere la partita della svolta si trasformò in una disfatta. La squadra azzurra non subiva 3 reti nel primo tempo dal lontano 1957, contro la Jugoslavia. Perfino alcuni giocatori dello stesso Brasile furono stupiti della scarsa prestazione degli azzurri, dai quali ci si aspettava senza dubbio qualcosa di meglio.
L'attenzione si spostò quindi su una possibile rivincita a Sudafrica 2010, che invece si rivelerà essere il peggior Mondiale in assoluto disputato dalla Nazionale italiana.
Dopo la pessima Confederations Cup, l'Italia vinse in Georgia solo grazie a due autoreti del difensore del Milan, Kaladze. Poi, gli azzurri convinsero a Torino dove superarono 2-0 la Bulgaria (reti di Grosso e Iaquinta) e il 10 ottobre, in seguito al 2-2 ottenuto a Dublino (Camoranesi e Gilardino in gol) contro l'Irlanda, gli azzurri staccarono il biglietto per il Sudafrica. L'Italia chiuse battendo 3-2 Cipro a Parma, con tripletta di Gilardino.
Il campionato del mondo 2010 in Sudafrica iniziò nel segno delle contestate convocazioni fatte da Lippi, che escluse alcuni talenti, in primis Cassano e Balotelli, per far posto a molti calciatori reduci da una stagione poco brillante nei rispettivi club, affidandosi in pratica a diversi elementi della "vecchia guardia" artefice della vittoria mondiale di quattro anni prima (come d'altronde era già capitato in passato nella storia della Nazionale). Le amichevoli pre-Mondiale a Bruxelles contro il Messico (sconfitta per 2-1) e a Losanna contro la Svizzera (pareggio per 1-1) non diedero segnali incoraggianti.
Il girone mondiale, sorteggiato a Durban il 4 dicembre 2009, risultò essere molto favorevole per la squadra campione del mondo in carica: nel gruppo F infatti uscirono come avversari degli azzurri Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda.
L'esordio nel primo Mondiale giocato in Africa avvenne il 14 giugno a Città del Capo contro il Paraguay. Nel finale di primo tempo passarono in vantaggio i sudamericani, con un gol di Alcaraz di testa su calcio di punizione; nella ripresa arrivò il pareggio di De Rossi, che depositò la palla in rete dopo uno svarione del portiere paraguayano Villar su un calcio d'angolo per l'1-1 finale.
Nella seconda gara, il 20 giugno a Nelspruit contro i neozelandesi, gli azzurri passarono di nuovo in svantaggio, questa volta a pochi minuti dal fischio iniziale, con un gol di Smeltz che, in posizione dubbia e con un errore difensivo di Cannavaro, superò Marchetti (sostituto di Buffon, infortunatosi dopo la prima partita). Nel corso del primo tempo Montolivo colpì un palo interno con un tiro dalla distanza, tre minuti dopo pareggiò Iaquinta su un rigore discutibile guadagnato da De Rossi. Nella ripresa l'Italia attaccò in modo sterile contro una Nuova Zelanda che in contropiede rischiò nuovamente di portarsi avanti, non riuscendo ad andare in gol, nonostante la spinta di campioni del mondo come Gilardino (sostituito a inizio secondo tempo), Camoranesi (subentrato) e Zambrotta e gli inneschi di Pazzini e Di Natale. Finì 1-1.
A questo punto dopo il secondo pareggio consecutivo, all'Italia poteva bastare non perdere contro la Slovacchia di Marek Hamšík per qualificarsi, seppur come seconda, agli ottavi nelle sfida decisiva di Johannesburg del 24 giugno. Ciò nonostante gli azzurri campioni del mondo vennero sconfitti dalla Nazionale slovacca per 3-2 in una gara combattuta. Partita iniziata con Gattuso titolare, l'Italia si ritrovò già in svantaggio alla fine del primo tempo su di un'azione partita da un errore a centrocampo di Montolivo, con gol di Vittek, che raddoppiò nella ripresa. L'ingresso in campo di Andrea Pirlo (all'esordio nel Mondiale, rientrato dopo un infortunio avvenuto poco prima del torneo) diede una scossa agli azzurri, che cominciarono ad attaccare, accorciando le distanze con Di Natale autore di una rete a porta vuota in tap-in. Ma subito dopo gli slovacchi trovarono il 3-1 in un'azione partita da una rimessa laterale, nella quale la difesa italiana si fece trovare impreparata. L'Italia poco dopo con Quagliarella siglò il gol della speranza, una sorta di pallonetto da fuori area sotto l'incrocio. Gli azzurri, all'arrembaggio nel finale, sprecarono all'ultimo minuto di recupero una palla gol con Pepe, per il possibile 3-3, sparando fuori da posizione favorevole una palla partita da una lunga rimessa laterale di Chiellini, spizzata in area sui piedi del giocatore bianconero. Finì così 3-2 per gli slovacchi e l'Italia venne eliminata per la sesta volta al primo turno di un Mondiale, chiudendo il girone addirittura all'ultimo posto e senza vittoria (dietro anche alla Nuova Zelanda), fatto mai accaduto prima nella storia degli Azzurri. Passarono il turno i paraguayani al primo posto, davanti alla Slovacchia).
I motivi dell'eliminazione – oltre alla squadra troppo "vecchia", con diversi giocatori reduci dal trionfo del 2006 e ormai al tramonto della loro carriera, a cui Lippi non volle rinunciare – furono la mancanza di talenti puri (come il già citato Cassano) e la scarsità di giovani promettenti. Elementi a cui vanno aggiunti gli infortuni del portiere titolare Buffon nella prima partita e la mancanza del supporto di un regista come Pirlo, che mancò nelle prime due partite causa infortunio. La partita con la Slovacchia segnò addii importanti per la Nazionale, come Fabio Cannavaro (colui che alzò la Coppa del Mondo quattro anni prima, con il record di presenze da capitano azzurro, ben 79) e Gennaro Gattuso. La débacle sudafricana, globalmente la peggior fase finale di un Mondiale mai giocata dall'Italia, risulta essere stato il punto più basso della storia moderna della Nazionale italiana. È la fine di un ciclo.
Già prima del Mondiale in Sudafrica la FIGC comunica la scelta di Cesare Prandelli come successore di Lippi alla guida dell'Italia. Al nuovo commissario tecnico spetta il gravoso compito di risollevare una Nazionale giunta al punto più basso della sua storia recente. Prandelli amalgama nel suo gruppo volti vecchi e nuovi come Antonio Cassano, Mario Balotelli (questi due esclusi da Sudafrica 2010), Andrea Pirlo e Daniele De Rossi.
Il debutto di Prandelli avviene all'Upton Park di Londra, dove gli azzurri affrontano in amichevole la Costa d'Avorio. L'esordio non è dei migliori: gli ivoriani vincono 1-0 con una rete del difensore Kolo Touré.
Il 3 settembre 2010 cominciano le gare di qualificazione al campionato d'Europa 2012. L'inizio è positivo: a Tallinn gli azzurri vincono per 2-1 con l'Estonia in rimonta, vincono a Firenze per 5-0 contro le Fær Øer e poi pareggiano 0-0 con l'Irlanda del Nord a Belfast. Il 12 ottobre era prevista la partita contro la Serbia allo Stadio Luigi Ferraris di Genova, ma a causa delle intemperanze dei sostenitori serbi l'incontro è stato sospeso al sesto minuto del primo tempo sul risultato di 0-0, in quella che è stata la seconda gara della Nazionale italiana a essere sospesa, dopo la partita Austria-Italia del 21 marzo 1937 a Vienna; il 28 ottobre seguente viene ufficializzata la vittoria dell'Italia a tavolino per 3-0.
Successivamente l'Italia affronta due amichevoli: la prima, il 17 novembre 2010, è con la Romania che termina con il risultato di 1-1 dopo 90 minuti piovosi e senza pubblico; la seconda è l'amichevole del 9 febbraio 2011 contro la Germania, terminata anche questa con il risultato di 1-1. Il match con la Germania è anche il primo a vedere Gianluigi Buffon come nuovo capitano della squadra.
Nel mese di marzo gli azzurri affrontano una gara valida per la qualificazione a Euro 2012, e un'amichevole, vincendole entrambe: il 25 marzo ottengono un successo in casa della Slovenia per 1-0, partita valida come qualificazione, bissato poi dalla vittoria contro l'Ucraina per 2-0 quattro giorni dopo in amichevole, sempre fuori casa. Il 3 giugno l'Italia batte nuovamente l'Estonia per 3-0.
Intanto, il 10 agosto allo Stadio San Nicola di Bari l'Italia batte 2-1 in amichevole la Spagna, detentrice del titolo mondiale ed europeo (reti azzurre di Montolivo e Aquilani). Le partite del 2 e 6 settembre 2011, rispettivamente contro le Isole Fær Øer (in trasferta) e la Slovenia (a Firenze), sono l'ultimo atto della qualificazione aritmetica al campionato d'Europa 2012: l'Italia, infatti, le supera entrambe per 1-0 conquistando sei punti, con la certezza di non poter più essere superata dalla Serbia e dunque ottenendo la qualificazione con 180' di anticipo. È un risultato storico: mai la Nazionale aveva ottenuto una qualificazione così in anticipo, oltretutto con 22 punti in otto partite. Il record viene migliorato con le ultime due sfide: la penultima giornata è il secondo pareggio del minitorneo, 1-1 contro la Serbia, mentre nell'ultima giornata l'Italia batte l'Irlanda del Nord per 3-0 chiudendo con 26 punti. Con soli 2 gol subiti, quella azzurra è stata la miglior difesa di tutti i gironi di qualificazione. Concluso il percorso eliminatorio, in novembre gli azzurri sostengono due test amichevoli con Polonia (battuta 2-0) e Uruguay (vittorioso per 1-0).
Il sorteggio degli Europei di Polonia-Ucraina 2012 inserisce l'Italia nel girone C con la Spagna (detentrice dei titoli europeo e mondiale), la Croazia e l'Irlanda. La preparazione all'evento non è delle migliori: già privata dell'infortunato Giuseppe Rossi, attaccante di riferimento dell'undici azzurro, a pochi giorni dalla partenza per il torneo il caos derivato dall'ennesimo scandalo scommesse si abbatte come una mannaia sulla Nazionale, con conseguenti polemiche che minano la serenità dei calciatori. Il difensore Criscito deve lasciare la squadra a causa di un'informazione di garanzia che gli viene recapitata proprio nel ritiro di Coverciano. I mass media fanno anche il nome di Bonucci, che però rimane nella rosa dei 23. Come se non bastasse, delle due amichevoli di preparazione all'Europeo, la prima contro il Lussemburgo viene annullata a causa del terremoto dell'Emilia, mentre la seconda vede la Nazionale incassare un secco 0-3 dalla Russia.
Il difficile esordio nella manifestazione continentale è contro gli spagnoli. L'Italia scende in campo grintosa e sicura, strappando un meritato pareggio; dopo essere passati in vantaggio con un gol di Di Natale, gli azzurri vengono subito raggiunti da Fàbregas. Anche la seconda uscita, con la Croazia, si chiude con un pareggio, ma se il primo era stato visto come un risultato positivo, altrettanto non si può dire del secondo; andati in vantaggio prima dell'intervallo con una punizione di Pirlo, a suggello di un ottimo primo tempo, nella ripresa un calo atletico fa sì che la Nazionale venga schiacciata nella sua metà campo con relativa beffa del gol del pareggio. Il cammino verso i quarti appare a questo punto complicato. L'ultima giornata prevede la sfida all'Irlanda di Giovanni Trapattoni, già eliminata. La preoccupazione più grande però viene dall'altra partita del girone, Spagna-Croazia, che con un 2-2 eliminerebbero gli azzurri; torna la paura del "biscotto", cioè l'accordo tra due squadre per ottenere un risultato comodo a entrambe (come si era già verificato otto anni prima all'Europeo di Portogallo 2004, dove Svezia e Danimarca eliminarono la Nazionale grazie al medesimo risultato). La cosa non si ripete: gli azzurri sbrigano, non senza qualche difficoltà, la pratica irlandese con i gol di Cassano e Balotelli, e contemporaneamente la Spagna batte nel finale la Croazia 1-0. La Nazionale si qualifica così al turno successivo come seconda del suo girone.
Ai quarti di finale l'Italia pesca l'Inghilterra di Roy Hodgson. La squadra di Prandelli appare in crescita sia sul piano atletico che su quello del gioco, ben comportandosi e dominando a lungo il match, ma non riuscendo a concretizzare nessuna della tante azioni da gol create; col punteggio inchiodato sullo 0-0 dopo i supplementari, sono necessari i rigori per decidere la sfida, dove la Nazionale italiana (complici il "cucchiaio" di Pirlo e la parata di Buffon su Cole) prevale per 4-2. Questo successo vale il passaggio in semifinale, dove ad attendere l'Italia c'è la Germania. I tedeschi partono coi favori del pronostico, ma gli azzurri chiudono il match già nel primo tempo grazie a una doppietta di Balotelli (che alla fine si laureerà uno dei capicannonieri della manifestazione), vincono 2-1 e approdano in finale all'Europeo, per la terza volta nella loro storia e dopo dodici anni dall'ultima volta, trovandosi di fronte nuovamente la Spagna; con la vittoria sui tedeschi, l'Italia si assicura inoltre un posto alla Confederations Cup 2013. Nella finale di Kiev del 1º luglio, a differenza della sfida del girone, stavolta non c'è partita: allo Stadio Olimpico le Furie Rosse travolgono gli azzurri con un netto 0-4 e si confermano campioni d'Europa (prima squadra a riuscire nell'impresa). L'Italia paga con un passivo fin troppo pesante una prestazione sottotono, con una squadra arrivata stanca all'ultimo atto del torneo, e falcidiata dagli infortuni (con De Rossi sceso in campo non al meglio, Chiellini costretto a dare forfait già nel primo tempo, e Thiago Motta infortunatosi dopo cinque minuti dal suo ingresso, lasciando i compagni in dieci a causa della fine delle sostituzioni). Il secondo posto conseguito dalla Nazionale di Prandelli è da considerare comunque un risultato più che positivo, per una squadra tornata competitiva ad alti livelli a soli due anni dal "naufragio" azzurro di Sudafrica 2010.
Nelle qualificazioni per il campionato del mondo 2014 l'Italia viene inserita in un gruppo con Danimarca, Rep. Ceca, Bulgaria, Armenia e Malta. Nella gara d'esordio, la Nazionale pareggia 2-2 coi bulgari a Sofia. Nella seconda partita, gli azzurri vincono contro il Malta per 2-0. Successivamente, colleziona due vittorie per 3-1, una in casa dell'Armenia e l'altra al Meazza contro la Danimarca.
All'inizio del 2013, dopo aver pareggiato per 2-2 un'amichevole contro il Brasile, ottiene un'altra vittoria in trasferta nella gara di ritorno contro Malta (2-0).
Nel mese di giugno del 2013, la Nazionale prende parte alla sua seconda Confederations Cup: l'Italia viene inserita nel gruppo A, assieme ai padroni di casa del Brasile, al Messico e al Giappone. I due pareggi a Praga contro la Rep. Ceca (uno 0-0), gara valida per le qualificazioni ai Mondiali, e a Rio de Janeiro in amichevole contro Haiti (2-2, nella quale Emanuele Giaccherini sigla il gol più veloce della storia della nazionale italiana, dopo 19 secondi dall'inizio della gara – superando il precedente record di Salvatore Bagni del 1984), non danno tuttavia segnali incoraggianti.
La partita d'esordio al rinnovato Maracanã contro la nazionale messicana viene vinta dagli azzurri per 2-1 grazie a un gol su punizione nel primo tempo di Pirlo, alla sua 100ª presenza in Nazionale, seguito poi da quello di Balotelli alla fine del secondo tempo. Nella seconda gara del girone, l'Italia affronta i giapponesi allenati dall'italiano Zaccheroni. Nella prima mezz'ora di gioco gli azzurri subiscono la pressione avversaria, andando sotto di due gol (uno di Honda su rigore, l'altro di Kagawa); solo nel finale della prima frazione, arriva la rete di De Rossi. Nel secondo tempo, l'Italia rimonta grazie all'autogol di Uchida e al penalty trasformato da Balotelli; i nipponici trovano poi nuovamente il pareggio con Okazaki, ma a pochi minuti dal termine l'Italia ottiene il definitivo 4-3 grazie alla prima marcatura in Nazionale di Giovinco. Con questa vittoria, la formazione azzurra si qualifica con un turno d'anticipo alle semifinali. Nell'ultima partita a Salvador, l'Italia affronta il Brasile per il primo posto nel girone. I verdeoro passano in vantaggio con Dante nel recupero del primo tempo; al pareggio di Giaccherini a inizio ripresa risponde subito Neymar su punizione, seguito poi dalla rete di Fred. Gli azzurri accorciano poi le distanze con Chiellini, ma il Brasile trova il quarto gol ancora con Fred: la partita si chiude 4-2 in favore dei padroni di casa, e l'Italia si qualifica così alla semifinale come seconda del suo girone.
A Fortaleza, gli azzurri si ritrovano quindi davanti la Spagna (vincitrice del gruppo B), a quasi un anno di distanza dalla finale di Kiev. Costretta a rinunciare a due titolari come Abate e Balotelli per infortunio, stavolta la formazione italiana ben si comporta contro le Furie Rosse, senza però riuscire a concretizzare nessuna occasione da gol; inchiodata sullo 0-0, la partita prosegue ai supplementari e infine ai rigori, dove la Nazionale italiana (complice l'errore di Bonucci) esce sconfitta per 7-6.
Agli azzurri rimane così la finale di consolazione per il terzo posto, da giocarsi a Salvador contro l'Uruguay. Nel primo tempo l'Italia passa in vantaggio con la prima rete in Nazionale di Astori, ma all'inizio della seconda frazione la Celeste pareggia con Cavani; l'Italia trova poi nuovamente il gol con un calcio di punizione trasformato da Diamanti, anch'egli alla prima marcatura in azzurro, ma poco dopo gli uruguagi raggiungono ancora una volta il pari sempre con Cavani, anch'esso su calcio piazzato. Dopo la fine dei tempi regolamentari e di quelli supplementari, la gara si conclude ai rigori dove, grazie alle tre parate di Buffon su Forlán, Cáceres e Gargano, l'Italia prevale per 3-2 sugli avversari e conquista la medaglia di bronzo, miglior risultato degli azzurri nella competizione.
Dopo la Confederations, gli azzurri sono chiamati agli incontri decisivi per le qualificazioni al mondiale brasiliano. Nel mese di settembre gli uomini di Prandelli battono per 1-0 a Palermo la Bulgaria, con rete di Alberto Gilardino e il 10 settembre ottengono la qualificazione al torneo iridato con due turni d'anticipo grazie alla vittoria in rimonta per 2-1 sulla Rep. Ceca a Torino (reti italiane di Chiellini e Balotelli su rigore): si tratta di un risultato storico, infatti mai gli azzurri avevano ottenuto il pass per un mondiale così in anticipo – eguagliando il primato della qualificazione a Euro 2012, anch'essa con Prandelli in panchina. Nelle ultime due gare di ottobre, l'Italia pareggia per 2-2 a Copenaghen contro la Danimarca, stesso risultato nella partita di chiusura a Napoli contro l'Armenia.
L'Italia chiude imbattuta il suo girone di qualificazione, tuttavia la mancata vittoria contro gli armeni preclude agli azzurri il diritto alla prima fascia per i sorteggi mondiali, svoltisi il 6 dicembre 2013, dove la nazionale viene inserita nel gruppo D assieme a Uruguay, Costa Rica e Inghilterra.
Prima del debutto mondiale, l'Italia gioca alcune amichevoli sottotono, inanellando due pareggi contro Irlanda (0-0) e Lussemburgo (1-1); nel corso della sfida coi Boys in Green, Prandelli perde inoltre Montolivo, titolare designato nel centrocampo azzurro, costretto a rinunciare alla rassegna iridata per la frattura della tibia sinistra. Nella lista definitiva dei 23 convocati per il Sudamerica, il CT esclude poi l'attaccante fiorentino Rossi (non ancora ripresosi del tutto dal serio infortunio occorsogli in gennaio), preferendogli il giovane napoletano Insigne.
La partita d'esordio in Brasile, il 14 giugno 2014 all'Arena da Amazônia, è contro l'Inghilterra, battuta 2-1 con le reti di Marchisio e Balotelli (inframezzate dal momentaneo pareggio albionico di Sturridge). La buona prestazione dell'Italia (che batte il record di passaggi riusciti in un mondiale, con una percentuale del 93,19%) non si ripete però nella seconda sfida del girone a Recife, dove gli azzurri cadono inaspettatamente contro la Costa Rica per 1-0. All'Italia può tuttavia bastare un pareggio contro l'Uruguay per passare il turno, ma il 24 giugno a Natal, gli azzurri perdono col medesimo punteggio anche quest'ultimo match, pur a fronte del criticato arbitraggio di Marco Rodríguez (che peraltro non vede il morso rifilato a Chiellini da Suárez, sanzionato con nove mesi di squalifica tramite la prova TV); fatto sta che l'Italia si ritrova fuori dal mondiale, al primo turno, per la seconda volta consecutiva: non accadeva da quarantotto anni. A causa della débâcle sportiva, delle critiche subìte sia alla vigilia che durante il torneo, e dei dissidi interni alla spedizione, Prandelli e Giancarlo Abete si dimettono dalle cariche, rispettivamente, di commissario tecnico della Nazionale e di presidente della FIGC.
Dopo l'epilogo del Mondiale, nell'agosto 2014 il calcio italiano conosce un nuovo protagonista: Carlo Tavecchio viene infatti eletto presidente della Federazione. A distanza di pochi giorni, è reso noto anche il nome del nuovo commissario tecnico: Antonio Conte, reduce dal triennio con la Juventus condotta alla vittoria di altrettanti Scudetti; Conte ricopre anche il ruolo di coordinatore delle squadre giovanili, sostituendo Arrigo Sacchi. Il nuovo corso della Nazionale s'inaugura a Bari, dove gli azzurri sconfiggono i Paesi Bassi (terzi classificati nella rassegna iridata) per 2-0. Tra i nuovi giocatori lanciati da Conte vi sono gli attaccanti Zaza, Pellè ed Éder, i quali di fatto sostituiscono Balotelli che durante la sua gestione non verrà mai impiegato. Nelle qualificazioni per il campionato d'Europa 2016 l'Italia è inserita nel gruppo H con Norvegia, Azerbaigian, Malta, Croazia e Bulgaria, concludendo il proprio percorso al primo posto e imbattuta con sette vittorie e tre pareggi.
Tuttavia, il 16 giugno 2015 l'Italia viene sconfitta in amichevole per 0-1 dal Portogallo, precludendosi la possibilità di rientrare nelle teste di serie del sorteggio preliminare per il campionato del mondo 2018; il mese successivo essa raggiunge infatti quello che a oggi è il suo peggior posizionamento nel ranking FIFA, il 17º posto poi bissato a ottobre dello stesso anno. La qualificazione all'Europeo è seguita da un'amichevole contro il Belgio (futuro avversario nei gironi della fase finale), che la formazione di Conte perde per 3-1. Nel marzo del 2016 viene inoltre fermata la tradizione positiva nei confronti della Germania che perdurava da quasi ventuno anni: i campioni del mondo sconfiggono infatti l'Italia in amichevole per 4-1; la partita segna anche uno dei peggiori risultati della Nazionale italiana contro i rivali tedeschi, insieme al 5-2 subito sempre in amichevole nel 1939.
Negli Europei di Francia del 2016 l'Italia viene sorteggiata in seconda fascia e inserita nel gruppo E con Belgio, Irlanda e Svezia. La squadra si presenta alla competizione con le importanti assenze a centrocampo di Verratti e Marchisio (nonché del terzo portiere Perin), tutti infortunati. Tuttavia le due amichevoli di preparazione contro Scozia e Finlandia, vinte entrambe senza subire reti, danno segnali positivi.
All'inizio del 2016 Conte rende nota la sua volontà di non rinnovare il proprio contratto, così il 7 giugno seguente Tavecchio annuncia Giampiero Ventura, ex tecnico del Torino, come nuovo CT dopo l'Europeo di Francia.
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