giovedì 9 giugno 2016

LA PROVINCIA DI COMO

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La provincia di Como è compresa all'interno della Regio Insubrica, di cui rappresenta la porzione centrale, e della regione storica insubre.

Confina a nord e a ovest con la Svizzera (Canton Ticino e Canton Grigioni), a est con la provincia di Sondrio e la provincia di Lecco, a sud con la provincia di Monza e della Brianza e a ovest con la provincia di Varese.
Ha un'exclave in territorio svizzero, rappresentata dal comune di Campione d'Italia.
Il territorio provinciale anticamente era più vasto e comprendeva fino al 1927 anche la parte settentrionale della provincia di Varese (istituita con R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1) e, fino al 1992, la quasi totalità della provincia di Lecco (istituita con D.P.R. 6 marzo 1992, n. 250).

Descrizione araldica dello stemma:

« Partito: il primo di rosso, alla croce d'argento, accontonata nel quarto dalla parola "Libertas", posta in banda, in lettere maiuscole di nero, poste in sbarra; il secondo di verde alla croce latina anomala, scorciata, i bracci allargati verso le estremità, d'oro, caricata da tre gemme ellittiche, di verde, poste una in alto nel braccio verticale, due nel braccio orizzontale, a destra e a sinistra, essa croce accompagnata da quattro stelle di sei raggi, d'oro, due nei cantoni del capo, due nei cantoni della punta; il tutto alla campagna d'azzurro, caricata dal fregio d'oro, formato dalla losanga, vuotata, coricata, intrecciata al rettangolo incavato a triangoli nei quattro lati, ugualmente vuotato e coricato. Ornamenti esteriori da Provincia. »
(Araldicacivica.it)
Lo stemma della provincia di Como è stato modificato nel 2005, dieci anni dopo il distaccamento della provincia lecchese. La parte alta (prima unica con la croce bianca su sfondo rosso e la scritta Libertas) è stata divisa in due sezioni mentre la parte sottostante è stata riunita in un'unica banda, eliminando la divisione tra i simboli di Como e Lecco.

Il "Leone" (simbolo della città di Lecco) è stato sostituito dalla croce di Rovenna e Scaria, circondata da 4 stelle a 6 punte che ricordano come dall'Antico dominio di Como si siano poi gemmate quattro realtà istituzionali ora autonome: Sondrio, Varese, Lecco e il Canton Ticino. Nella fascia inferiore trova spazio un disegno geometrico dei magistri cumacini presente sul basamento della facciata del Duomo di Como. Il simbolo ha significati molteplici, infatti rappresenta un'opera lignea di intaglio, ma anche una ruota dentata oppure una rosa dei venti.

I primi insediamenti stabili nella zona comasca vennero probabilmente creati da antiche popolazioni Liguri della Cultura di Polada. Gli abitati erano collocati lungo le rive di laghi o paludi in zone bonificate disponendo tronchi sul terreno in modo perpendicolare gli uni agli altri. Le prime palafitte - risalenti all'Età del Bronzo - furono posizionate nella zona affacciata sul Lago di Como. Col tempo questi primordiali villaggi sono stati edificati nell'entroterra, posizionati nelle zone più elevate.

Con l'arrivo, attraverso le Alpi, delle popolazioni proto-celtiche della Cultura di Canegrate (XIII secolo a.C.), dalla cui fusione con le popolazioni autoctone nasce la Cultura di Golasecca (IX-IV secolo a.C.), si assiste ad un forte processo di sviluppo per gran parte dell'Italia nord-occidentale primariamente incentrato nella regione dei Laghi.

L'area di Como (sede della Civiltà Comacina) diviene con l'eponima area di Golasecca uno dei due epicentri di questa nuova e originale Cultura golasecchiana celto-ligure.

Tra l'VIII ed il VI secolo a.C. si evolvono nel circondario di Como (sulle colline della Spina Verde a sud rispetto all'attuale città) fenomeni di vero e proprio sviluppo protourbano che conferiscono a questo centro un ruolo commerciale particolare ed un primato culturale sul territorio circostante. Si accentua anche un fenomeno di gerarchizzazione del territorio che si accompagna a modifiche strutturali della comunità, attraverso un processo di stratificazione sociale, con la formazione di stabili élite.

Fondamentale in questo processo, poco dopo la metà del VI secolo a.C., è la formazione dell'Etruria padana e l'espansione tirrenica anche a nord del Po lungo l'asse del Mincio. Al di là delle negative conseguenze in termini politici-militari-fiscali dell'Egemonia etrusca, il nuovo asse commerciale Mincio-Brescia-Bergamo-Como-Lago di Lugano verso l'Europa centrale celtica crea un notevole incremento della ricchezza e determina importanti cambiamenti culturali nell'area comasca, con il probabile insediamento anche di elementi etruschi tra la popolazione residente. Grazie a questa "fusione" fra i due popoli l'antica Como conobbe un periodo di discreta ricchezza, testimoniata dai numerosi materiali preziosi ritrovati nelle necropoli. L'uso della scrittura appare ora diffuso ampiamente sulle ceramiche.

Nel V secolo a.C. si accentua ancora di più l'importanza, e la ricchezza, di Como che diviene anche diramazione, forse la principale, delle vie commerciali etrusche sull'asse Genova-Milano-Europa centrale.

Con l'arrivo delle grandi ondate di immigrati celto-Galli di origine transalpina (e portatori della Cultura di La Tène) che si vengono a stabilire nella Val Padana, a partire dal IV secolo a.C. il territorio di Como si organizza politicamente nella sua prima popolazione storicamente conosciuta: i celti o, più probabilmente, celto-liguri Orobi.

Poiché l'invasione gallica dell'Etruria padana a sud del Po, combinata con la pressione esercitata da meridione da parte dei Romani, annienta la potenza etrusca, viene meno la corrente commerciale tra la penisola italica e il nord delle Alpi (già di per sé gravemente turbato da avvenimenti propri) che aveva fatto fiorire Como; l'abitato si riduce sensibilmente, mentre insediamenti prettamente gallici si ritrovano a Gudo, Solduno, Plesio, Introbio, Varenna, Esino Lario.

Nel periodo lateniano l'area Orobia di Como, con il suo "Comum Oppidum" e la rete di "Castella" appare conservare più a lungo un "aspetto golasecchiano" mentre l'area orientale, lecchese, del Lario presenta più marcati e precoci tratti gallici nell'organizzazione del territorio e dei rinvenimenti archeologici, come testimoniato dai ritrovamenti di Acquate ed Olate.

Durante il V secolo a.C. i Galli presero possesso del centro abitato di Como, impostando una società gerarchica e costruendo numerosi castelli con più strati di mura. Essi fondarono a Como un oppidum, cioè un centro fortificato.

Più tardi gli Orobi, e tra loro i Comenses abitanti di Como, confluiranno, pur con una loro identità indipendente, nella confederazione (foedus) celtica o celto-ligure degli Insubri che domina sui territori dell'odierna Lombardia occidentale (Regio Insubrica) e Piemonte orientale.

Sulla sponda lariana la vivacità di facies assicura un'ampia frequentazione della zona. Fonti epigrafiche ci tramandano anche i nomi dei alcuni popoli federati, stanziati sulle sue sponde: i Gallianates di Galliano, oggi frazione di Cantù, gli Ausuciates di Ossuccio, gli Aneuniates di Olonio, i Clavennates di Chiavenna e i Bergalei della Val Bregaglia. Alla conquista romana di Como, il territorio era ben organizzato e sull'Oppidum comense gravitavano ben 28 castella, che si arresero ai conquistatori con il capoluogo. Nella battaglia perirono quarantamila soldati.

La conquista della Gallia Transpadana iniziò nel 225 a.C. e dopo la pausa della Seconda guerra punica, terminò nel 196 a.C. con la conquista di Como. Il console Marco Claudio Marcello fu magnanime con i vinti. I Comensi vennero legati a Roma da un foedus, un vincolo federativo, nel rispetto delle autonomie locali. In cambio poté contare sulla loro assoluta e perenne fedeltà. Per circa un secolo la presenza romana fu sporadica ed episodica fino a che il settentrione rivestì un interesse fondamentale per assicurare una adeguata sicurezza e per saziare le mire espansionistiche commerciali e militari oltralpe.

I Romani presero possesso di Como, facendo sì che essa diventasse un luogo economicamente, politicamente e militarmente strategico. Nello stesso anno Roma divenne padrona della intera Lombardia.

Nell'89 a.C. Gneo Pompeo Strabone si affrettò ad aiutare Como, devastata da un'incursione di Reti: la restaurò e conferì ai comensi lo ius Latii, la cittadinanza latina.

Successivamente, nel 77 a.C., giunse a Como un gruppo di 3.000 coloni, guidati da Lucio Cornelio Scipione Asiatico Emiliano, che si stanziarono sulle pendici circostanti l'attuale convalle. Il toponimo "Coloniola", oggi riservato ad un quartiere della città, è quantomai significativo in proposito.

Ma il vero artefice e fondatore ex novo della colonia latina di Novum Comum è considerato da tutte le fonti Gaio Giulio Cesare.
Nel 59 a.C., con l'obiettivo di rafforzare Como ed il Lario per la sua importanza quale via di comunicazione con i passi alpini verso l'Europa centrale, ed autorizzato dalla lex Vatinia, che gli conferiva il potere proconsolare, fondò nell'area dov'è ubicata ora la città, Novum Comum, circondandola di mura e vi trasferì 5.000 coloni, tra i quali 500 Greci a cui gli storici classici locali, come Maurizio Monti, hanno voluto ricondurre l'origine etimologica di località quali Lecco (Leucos), Corenno (Corinto), Lenno e Lemna (Lemnos), Nesso (Nasso), Dervio (Delfo). L'ipotesi è però smentita dalla moderna ricerca storica e toponomastica.

Nel 49 a.C. Novum Comum acquisì la cittadinanza romana e da colonia latina divenne municipium civium romanorum della repubblica romana. I comensi possedevano così la pienezza del diritto riservato ai cittadini di Roma e la città aveva la propria Curia ed era amministrata da un collegio di quattro magistrati.

Divenuta municipium romano ed aggregata (insieme a Milano) alla tribù Oufentina, estendeva il suo territorio dalle Alpi alla Brianza, dai laghi varesini all'Adda, insinuandosi a sud fino alla Grangia di Lainate ed a nord fino alla Valchiavenna e parte della Valtellina.

Durante il I secolo d.C. la crescita cittadina fu aiutata dalle donazioni dei Plinii, che fecero erigere una biblioteca e uno spazio termale.

Grazie alla crescente ricchezza cittadina, in città vennero costruiti vari edifici o luoghi di interesse comune: un foro, un porto, terme, templi e mura. Intorno al 15 a.C. venne costruita la Via Regina, importante via di collegamento verso il centro Europa.

Testimonianze di questo benessere sono gli scritti di due famosi abitanti comaschi vissuti in quell'epoca: Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane. Il secondo, nell'anno 100 console romano, fece costruire una grande statua in onore di Giove, a testimonianza del rimpiazzo delle divinità romane su quelle galliche.

La condizione si perpetuò fino a più d'un secolo dopo, quando l'intero Impero Romano visse una profonda crisi economica e politica. Ad aggravare la situazione vi fu l'invasione degli Alemanni nell'Italia settentrionale, avvenuta nel 250 d.C. e conclusasi solo con l'intervento delle truppe imperiali.

I Nautae Comenses gestivano i commerci ed erano i padroni assoluti del lago, tanto che, quando Milano diventerà capitale di fatto dell'impero (288-289), l'autorità comasca dotata di ampi poteri sarà il praefectus classis cum curis civitatis: la specificità di Como non era tanto il controllo del traffico terrestre, ma quello della navigazione, che rappresentava la via privilegiata di comunicazione sia per i traffici commerciali che per i movimenti di truppe con il mondo transalpino.

Nel 354 venne esiliato a Como il futuro imperatore Flavio Claudio Giuliano.

La crisi venne tuttavia superata velocemente grazie all'intervento di Costantino, il quale frammentò il territorio in molte provincie autonome, le quali ebbero la possibilità di consolidare la propria situazione sociale senza interferenze esterne.

Iniziò così un altro periodo assai fortunato, nonostante che l'Italia fosse stata lasciata quasi interamente alle popolazioni dell'estremo nord europeo.

Durante l'alto Medioevo Como subì l'invasione dei Goti prima e dei Longobardi poi; nel 951 scese in Italia l'imperatore Ottone I e tra i suoi sostenitori c'era anche Gualdone, vescovo di Como. Durante il periodo comunale Como fu contesa tra le famiglie rivali dei Rusca (o Rusconi) o Ruschi, e dei Vitani. In seguito alla Guerra decennale (1118-1127) tra Como e Milano, il 27 agosto 1127, a conclusione del conflitto, Como fu assediata dalle forze milanesi ed incendiata, le mura e le abitazioni distrutte, gli abitanti dispersi. Attraverso l'alleanza con Federico Barbarossa, Como trovò negli anni seguenti l'occasione di ricostruirsi e di aspirare all'egemonia perduta. Con l'aiuto dell'Imperatore, nel 1158 riedificò ed ampliò le mura della città con le sue imponenti torri di Porta Torre, Torre di San Vitale e Torre di Porta Nuova (o Torre Gattoni) e restaurò il Castel Baradello, potenziandolo con la costruzione della poderosa torre e delle altre strutture.
Nel 1159 ospitò lo stesso Imperatore con la consorte Beatrice di Borgogna, di passaggio in città.
In questi anni di effimera gloria, Como ebbe la sua vendetta partecipando all'assedio ed alla distruzione della città di Milano, avvenuta nel 1162, e quella dell'Isola Comacina, avvenuta nel 1169.
Infine a Legnano, nel maggio 1176, gli alleati della Lega Lombarda sconfissero definitivamente l'esercito imperiale. Con un diploma datato 23 ottobre 1178 Federico Barbarossa donò alla Chiesa ed alla Comunità di Como, quale premio della loro fedeltà, il Castel Baradello insieme alla Torre di Olonio.

Dal 1327 la città cadde in dominio dei signori Rusca quando Franchino I instaurò una signoria personale su città e contado divenentando vicario imperiale. Tale situazione durò però solo fino al 1335, quando Azzone Visconti rovesciò la signoria dei Rusca e annesse la città al Ducato di Milano.

A questo periodo risale anche l'apertura della zecca.

Alla morte di Gian Galeazzo Visconti, avvenuta nel 1402, Franchino II Rusca tentò di instaurare a Como una signoria personale. Il figlio Loterio IV salì al potere nel 1412. Seguì un periodo di devastazioni e stragi fino al 1416, quando Como si consegnò a Filippo Maria Visconti. Alla morte di quest'ultimo (1447) Como conobbe un breve periodo d'indipendenza con la sua "Repubblica di Sant'Abbondio". Nel gennaio del 1449 Francesco Sforza inviò Antonio Ventimiglia per attaccare Como ma venne respinto dai cittadini guidati da Giovanni della Noce e si ritirò a Cantù. Il Monzone aiutò i Rusca contro i guelfi Vitani. Nell'aprile del 1449 Antonio Ventimiglia assale nuovamente Como con l'appoggio dei canturini. Nel 1450 la città si sottomise definitivamente a Francesco Sforza. I primi 20 anni del XVI secolo e l'ultimo decennio del XV (dal 1494) videro il territorio comasco e la sua capitale disputati tra francesi e sforzeschi, che, tra l'altro, comportarono la definitiva occupazione da parte di alcuni cantoni svizzeri del Ticino e della Valtellina (inclusa la zona di Colico e le tre pievi, Dongo, Domaso, Sorico) da parte dei Grigioni. Alleati dei francesi erano, in genere, i guelfi, nemici i ghibellini. Durante l'occupazione francese i ghibellini comaschi furono in buona parte costretti ad abbandonare la città come ribelli, oppure decisero di lasciarla per dedicarsi alla guerriglia uniti ai ghibellini lariani, numerosi villaggi tra Como e Lecco (Bellano, Introbio, Sorico, Dongo, Musso) subirono saccheggi e devastazioni sia da parte delle truppe straniere e mercenarie, sia da parte delle milizie partigiane guelfe e ghibelline. Tra i ghibellini primeggiarono Giovanni il Matto di Brezio e l'esule milanese Gian Giacomo Medici detto Medeghino, mentre tra i guelfi i fratelli Borsieri.

Quando la città era occupata dai ducali, i guelfi organizzavano la guerriglia sul lago e in Brianza, usando come centro l'allora molto grande e ricco paese di Torno, che nel 1522 fu distrutto dagli sforzeschi e rimase disabitato per quasi un decennio. Successivamente il Duca di Milano, Francesco II Sforza, tornato dall'esilio nel 1523 riuscì a riconquistare con l'aiuto spagnolo e imperiale il Ducato di Milano (1524) e a riaffermare la propria signoria su Como. Il Medeghino ottenne, in cambio della sua fedeltà, il castello di Musso e il contado di Porlezza, da cui cominciò, con l'aiuto dei nobili comaschi ma senza l'appoggio del duca, una lunga guerra contro i grigioni che comportò la riconquista dell'alto lago e del Pian di Spagna.

Nell'ottobre del 1525, dopo la congiura Morone e il "tradimento" di Francesco II Sforza, Como veniva occupata Don Pedro Arias, inviato da Antonio de Leyva, con 200 spagnoli, portati rapidamente a 1000. La città e il lago furono coinvolti nella guerra tra le truppe della lega (che comprendevano tanto gli Sforza quanto la Francia e i veneziani) e la Spagna. Principale partigiano locale della lega il Medeghino, che riuscì ad occupare quasi tutto il Lario (a nord della linea Brienno-Nesso, e ad esclusione di un'enclave spagnola attorno a Lecco), buona parte della Brianza orientale, con la fortezza di Monguzzo come "capitale" e il castello di Civello di Villa Guardia, tanto che il de Leyva ordinò la distruzione di tutte le fortezze che gli spagnoli non riuscivano ad occupare stabilmente per impedire che cadessero in mano al Medeghino, incluso il castel Baradello. Nel 1527 il Medeghino, dopo essere stato sconfitto nella battaglia di Carate Brianza, persa Cantù e fallita l'occupazione di Lecco decise di abbandonare il Duca (con il quale i rapporti erano decisamente freddi da molti anni) e si alleò agli spagnoli in cambio del titolo di Marchese di Musso e Conte di Lecco, ottenendo buona parte della provincia di Como, l'intera provincia di Lecco e l'alta Val d'Ossola come marchese imperiale (ma Carlo V non controfirmò mai il trattato), la città e la Brianza occidentale, unita alla zona di Villa Guardia tornarono invece agli spagnoli e nel 1530, con la pace tra Spagna e Ducato di Milano tornarono lentamente al duca Francesco II.

Tra il 1530 e il 1531 iniziò una sorta di guerra fredda tra il duca e gli svizzeri protestanti da un lato, il Medeghino e gli svizzeri cattolici dall'altro: il duca pretendeva la restituzione del Lario, che il Medeghino ancora occupava, anche se l'Imperatore non aveva confermato il suo titolo di Marchese. Nel 1531 il Medeghino attaccò a sorpresa i Grigioni, conquistando facilmente la bassa Valtellina, ma venendo poi a sua volta attaccato, oltre che dagli stessi Grigioni, dai cantoni protestanti e dal Duca di Milano coalizzati in una dura guerra che sconvolse tutto il Lario per due anni. Il Medeghino riuscì a conservare la maggior parte delle sue fortezze, ma non riuscì a conquistare Como e dovette alla fine venire ai patti con il Duca, ottenendo in cambio della rinuncia al suo stato lariano il titolo di Marchese di Melegnano con tutti gli annessi e connessi.

Nel 1532 il Ducato di Milano ripristinò la provinicia di Como, anche se monca dei territori ticinesi (mentre la Valtellina sarebbe rimasta occupata dalle tre leghe Grigie fino all'età napoleonica), mentre nel 1535 il Duca Francesco II Sforza morì improvvisamente senza eredi; Carlo V (suo cognato) ereditò quindi il titolo di Duca di Milano e l'incamerò nell'impero asburgico.

Da allora Como seguì le sorti del Ducato di Milano e successivamente del Regno Lombardo-Veneto, fino all'Unità d'Italia.

Il 27 maggio 1859, in seguito alla Battaglia di San Fermo, Giuseppe Garibaldi, al comando dei Cacciatori delle Alpi, liberò la città dall'occupazione austriaca.

Durante la seconda guerra mondiale Como non venne mai bombardata.

La provincia di Como venne istituita in seguito alla riforma amministrativa della Lombardia voluta dall'Imperatore Giuseppe II nel 1786, succedendo all'antico Contado di Como significativamente ampliato coi territori di Varese e Lecco. In età napoleonica fu sostituita dal Dipartimento del Lario, salvo essere riproposta nel Regno Lombardo-Veneto con confini che non variarono per più di un secolo, non venendo intaccata neppure dal decreto Rattazzi del 1859.

Dopo l'unità d'Italia fu suddivisa nei tre circondari di Como, di Lecco e di Varese, soppressi nel 1926. Nel 1927 il territorio dell'ex circondario di Varese venne distaccato per formare parte della nuova provincia di Varese.

Nel 1995 il territorio provinciale venne ulteriormente ridotto per l'attivazione della provincia di Lecco istituita nel 1992.

Il territorio comasco può essere diviso in sette aree geografiche omogenee, partendo da nord e scendendo verso sud:
l'Alto Lario Occidentale che comprende i comuni tra Cremia e Sorico, oltre alle valli circostanti;
la zona delle Alpi Lepontine Meridionali che comprende i comuni lariani tra Griante e San Siro oltre ai comuni comaschi del Ceresio e delle valli limitrofe (Val Cavargna e Valsolda);
la zona Lario Intelvese che comprende tutti i comuni della Val d'Intelvi, del lago di Como tra Cernobbio e Argegno e della Tremezzina;
l'area del Triangolo Lariano che comprende la Valassina, Erba, Canzo e altri comuni costituenti l'alta Brianza comasca, Valbrona e i comuni lariani tra Blevio e Bellagio;
la zona di Como e dintorni che si sviluppa nella cintura dei Comuni confinanti col capoluogo;
l'area dell'Olgiatese che comprende i comuni della bassa provincia e i paesi a ridosso del confine con il distretto di Mendrisio e la provincia di Varese, con comuni 'vicini' alla Brianza;
la bassa Brianza Comasca, che è parte della regione brianzola e che comprende Cantù e Mariano Comense, i due centri più popolosi dopo il capoluogo.
Sono comuni della Brianza comasca, cioè Bassa Brianza comasca (Brianza canturina) e Alta Brianza Comasca (Brianza erbese e Brianza canzese): Albavilla, Albese con Cassano, Alserio, Alzate Brianza, Anzano del Parco, Arosio, Brenna, Cabiate, Cantù, Canzo, Carimate, Carugo, Caslino d'Erba, Castelmarte, Cermenate, Cucciago, Erba, Eupilio, Figino Serenza, Fino Mornasco, Inverigo, Lambrugo, Longone al Segrino, Luisago, Lurago d'Erba, Mariano Comense, Merone, Monguzzo, Montorfano, Novedrate, Orsenigo, Ponte Lambro, Proserpio, Pusiano, Vertemate con Minoprio. Inoltre, i seguenti comuni brianzoli sono nella zona di transizione tra Como e dintorni e Brianza Comasca: Capiago Intimiano, Casnate con Bernate, Lipomo, Senna Comasco, Tavernerio; alcuni includono nella Brianza Comasca il ‘tratto' che va da dopo Casnate con Bernate alle sorgenti del Seveso con Villa Guardia, Grandate, Montano Lucino, fino a Cavallasca e anche il ‘tratto' che partendo da dopo Canzo arriva alle sorgenti del Lambro con Asso (e i vicini comuni di Sormano, Caglio, Rezzago), Lasnigo e fino a Magreglio. 'Borderline' con la Brianza sono poi: Cadorago, Bregnano, Lomazzo, Rovellasca, Rovello Porro.

Ai distretti descritti va aggiunta una exclave: quella di Campione d'Italia sul lago di Lugano distante 746 m dal resto della provincia.

Le diverse aree possiedono delle caratteristiche omogenee dal punto di vista climatico, morfologico e demografico. Non sono riconosciute istituzionalmente ma sono già utilizzate dall'amministrazione provinciale per suddividere la struttura ricettiva turistica e per un piano di collaborazione intercomunale tra le varie municipalità.

Le temperature variano dai -5/+5 °C in gennaio ai +20/+30 °C in luglio. La provincia è situata nell'area prealpina ed è caratterizzata da un clima semi-continentale. Gli inverni sono generalmente freddi, specie in montagna, mentre le estati sono calde e afose. Fa eccezione la costiera lariana (specie la Tremezzina), che gode di un clima relativamente più dolce. L'umidità è sempre molto elevata per tutto l'anno.

La provincia di Como è interessata dal flusso di numerosi fiumi e torrenti di piccola o media portata, oltre a ospitare diverse sorgenti acquifere. Sono tre i fiumi che bagnano il territorio provinciale. Il fiume più importante che nasce nel Triangolo Lariano e scorre attraverso Erba è il Lambro: la sua origine si ha in località Alpe del Piano Rancio, nel bel mezzo del Triangolo Lariano, Si immette nel lago di Pusiano per poi defluire e scorrere verso sud. Per un breve tratto segna il confine tra la provincia di Como e Lecco. Altro fiume importante è il Seveso che nasce sul Monte Sasso a Cavallasca e percorre anche la parte brianzola della provincia. Il fiume Mera percorre il suo ultimo tratto a Sorico prima di gettarsi nella pendice settentrionale del Lago di Como.

Il corso d'acqua più lungo della provincia, il Lura che nasce nel comune di Uggiate-Trevano al confine tra la Lombardia e il Canton Ticino per poi scorrere lungo tutta la zona a sud-ovest della provincia, attraversando tra l'altro i comuni di Lurate Caccivio, Cadorago, Lomazzo e Rovellasca, scorrendo in un tratto nell'omonima valle. Il torrente prosegue poi in Provincia di Varese, bagnando Saronno e nel Milanese, dove lambisce Rho, a valle di questa cittadina, il torrente confluisce nel fiume Olona.

Altri torrenti da citare sono il Serenza e il Terrò (tributari del Seveso) che scorrono nell'area canturina, il Bozzente (tributario dell'Olona) che percorre l'area della pinetina di Appiano Gentile, gli immissari del Lago di Como che sono il Cosia sulla sponda orientale, l'Albano, il Liro, il Livo sulla sponda orientale e il Cuccio, che si getta nel lago di Lugano a Porlezza.

Vi sono poi tre torrenti che scorrono in territorio italiano e svizzero: il Breggia, che nasce in località Barco dei Montoni, attraversa tutta la Valle di Muggio per poi rientrare in Italia a Maslianico, il Mara, che nasce sul Monte Sighignola (nel comune di Lanzo d'Intelvi) per poi sfociare nel lago di Lugano e il Gaggiolo che nasce a Meride nel Canton Ticino entra in Italia, attraversa la Valmorea e sbocca nell'Olona nel varesotto.

Il Lago di Como (o Lario) rappresenta il bacino lacustre più importante della provincia. Il Lario non è però l'unico lago presente all'interno della provincia, in quanto esistono diversi bacini minori nell'area prealpina, oltre a una porzione del Ceresio.

Sono 31 i comuni comaschi che si affacciano sullo specchio d'acqua lariano, serviti da una efficiente rete di navigazione. Sono invece 5 i comuni comaschi che si spartiscono il ramo comasco del lago di Lugano.

I laghi prealpini all'interno dei confini provinciali sono quattro e situati a ridosso dell'area Erbese, nella zona dell'Alta Brianza: il lago di Pusiano e il lago di Alserio, tra Como e Lecco, il lago di Montorfano, nell'area canturina e il lago del Segrino, piccolo bacino nel triangolo lariano nei pressi di Canzo.

Vi sono altri due bacini minori nella parte centro-settentrionale dell'area comasca: il lago di Mezzola, a nord, collegato al lago di Como da un breve tratto del fiume Mera e il piccolo lago di Piano, situato in Val Menaggio.

Tutte le montagne sono situate nella parte nord della provincia, oltre la linea immaginaria che unisce le città di Como e Lecco.

Troviamo montagne che appartengono alla catena delle Alpi Lepontine e altre che fanno parte delle Prealpi lombarde.

Molti studiosi fanno passare la linea immaginaria di demarcazione tra i due gruppi montuosi dal Passo di S.Iorio e da esso, attraverso la valle Albano o Dongana, al Monte Legnone (già in provincia di Lecco), sull'altra sponda del Lario. Pertanto a Nord di tale linea immaginaria si parla di Alpi vere e proprie, mentre a Sud siamo ancora nelle Prealpi.

La divisione non è solo di natura geografica ma anche geologica; essa riguarda le rocce di cui i vari rilievi comaschi sono formati: la linea di divisione tra la fascia metamorfica e quella delle Alpi sedimentarie-calcaree passa nella zona tra l'Alto lago di Como e la fascia delle Lepontine meridionali. Il sistema montuoso alpino che va dal Passo S.Iorio alla provincia di Sondrio è chiamato localmente con il nome di "Muncech". Le cime più alte superano di poco i 2500 metri; la più elevata è il Pizzo Paglia (2593 m), la cui vetta è però situata per poche centinaia di metri totalmente in territorio elvetico. Ne consegue che il monte più elevato della provincia di Como è il Pizzo Cavregasco (2.535 metri), al confine con la provincia di Sondrio. Altre cime limitrofe, sempre in provincia di Como e la cui altezza è attorno ai 2500 metri sono il Pizzo Campanile, il Pizzo Martello, il Pizzo Ledù, il Monte Cardinello.

Restando sulla sponda occidentale del Lario e scendendo dal Passo di San Iorio verso Sud, entriamo nelle Prealpi e l'altitudine man mano si abbassa, passando dai 2245 m del Pizzo di Gino ai 1701 m del Monte Generoso, splendido balcone dal quale si possono ammirare i laghi di Como, Lugano e Maggiore, oltre al lago di Varese e ai piccoli laghetti limitrofi. L'ultima propaggine prima dell'inizio della pianura è il Monte Bisbino, che con i suoi 1325 m. È la montagna più alta visibile dalla città di Como.

Anche la fascia immediatamente a nord della linea immaginaria Como-Lecco, il cosiddetto Triangolo Lariano, è interamente montuoso e appartiene quasi totalmente alla provincia di Como. La vetta più elevata è il Monte San Primo(1682 m), posta in posizione molto panoramica dietro Bellagio, e dal quale si può ammirare il Lario con la caratteristica biforcazione a Y rovesciata. Specialmente in inverno, nelle giornate limpide una salita sulla sua vetta merita davvero una visita. Altre montagne di non grande rilevanza orografica ma molto apprezzate dagli escursionisti sono i monti Boletto, Bollettone e Palanzone e i caratteristici Tre Corni di Canzo.

Nell'area comasca esistono diverse vallate: nell'area centro-settentrionale sono prevalentemente di origine glaciale mentre nella fascia meridionale vi sono delle valli minori, di modeste dimensioni, di origine fluviale.

Nell'area delle Alpi Lepontine, partendo da nord, si incontrano diversi vallate però scarsamente abitate per via delle impervie condizioni della morfologia. Le più a nord sono la Valle di Sorico e la Valle di Livo che prendono il nome dai comuni in cui si sviluppano. In località Dosso del Liro convergono le vallate del Dosso e di San Jorio. Proseguendo lungo la sponda occidentale del Lario a Dongo vi è lo sbocco della Valle Albano che prende il nome dal torrente che vi scorre al centro.

Nella parte centrale vi sono le vallate più conosciute della zona comasca, nonché centri turistici rinomati: la Val Cavargna e la comunicante Val Rezzo, poste a ridosso della sponda nord del Lago di Lugano, la Valsolda, valle laterale al confine con il distretto di Lugano e la Val d'Intelvi, incastonata tra i laghi di Como e Lugano, accessibile da Porlezza e da Argegno in territorio italiano, da Arogno provenendo dalla Svizzera. Sempre dalla Svizzera, ma uscendo a Mendrisio, si può raggiungere la Valmorea (valle), che è raggiungibile inoltre da Malnate, se si arriva da Varese, e da Uggiate-Trevano se si proviene da Como. Questa è più lontana dal lago rispetto alle altre Valli montane comasche.

La Vallassina è la valle più popolata della provincia, nonché l'unica valle presente nel Triangolo Lariano.

La provincia di Como, con una popolazione di 578.175 abitanti (di cui 32.381 stranieri), risulta essere la sesta delle provincie lombarde per numero d'abitanti.

Dei 160 comuni che compongono la provincia, Como risulta essere il più popoloso con 83.175 abitanti e con la più alta densità media (2.228 ab./km²). Il comune con meno abitanti è invece Val Rezzo con una popolazione di 187 abitanti.

La zona più densamente popolata è l'area che si snoda tra i centri di Mariano Comense ed Erba sull'asse ferroviario Milano-Asso. Le ragioni sono di tipo morfologico ed economico: la zona precocemente servita dal servizio ferroviario (precedente al 1900) è sede dei maggiori centri industriali della provincia e il terreno collinare-pianeggiante ha permesso lo sviluppo di centri residenziali ben collegati da strade e mezzi di trasporto. L'area lariana e montana presenta invece diverse carenze logistiche nonché una scarsità di attività economiche.

Nel corso del Dopoguerra le valli, a eccezione della Valassina, si sono spopolate a vantaggio dei piccoli-medi centri dell'area sud della provincia che registrano un costante aumento demografico

Fra il 1906 e il 1952 la provincia era collegata con la rete tranviaria sostituita dalla rete filoviaria in funzione dal 1938 al 1978.

La Funicolare Como-Brunate che collega dal 1894 il capoluogo con il piccolo centro montano posto al di sopra della città e permette una visione privilegiata del primo bacino lariano. Costruita per finalità commerciali con lo sviluppo del turismo di massa acquista grande importanza. Il servizio è ora gestito dall'ATM di Milano.

La funivia Argegno-Pigra collega il centro lariano con il soprastante comune della Val d'Intelvi.

La Funicolare Lanzo-Santa Margherita funzionò dal 1907 al 1977 che collegava la Val d'Intelvi con il lago di Lugano. Attualmente un comitato sostiene il ripristino della funicolare, una volta eseguite le necessarie opere di restauro e di sistemazione degli impianti.

La provincia di Como si avvale della presenza dell'Università degli Studi dell'Insubria e del Politecnico di Milano. Como è sede universitaria dal 1987, anno di avvio dei primi corsi del Diploma a fini speciali in Informatica Gestionale avviato dal Politecnico di Milano. Dal 1989 è sede di regolari corsi di laurea in Ingegneria gemmati appunto dal Politecnico milanese oltre che in Scienze e più tardi in Giurisprudenza, gemmati dall'Università degli studi di Milano. Dal 1998 questi ultimi corsi confluiscono nell'Università degli studi dell'Insubria insieme agli analoghi corsi di Varese. La sua istituzione risale al febbraio 1997 quando l'Osservatorio per la valutazione del sistema universitario attua una fase di scorporo delle attività dell'Università degli Studi di Milano, creando una università bipolare e concedendo autonomia ai corsi di laurea e alle Facoltà di Como e Varese. L'inizio dell'attività avvenne il 14 luglio 1998. A Como hanno sede le facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali e di Giurisprudenza, inoltre sono presenti dei corsi di Economia e Medicina. A Como ha sede, presso il prestigioso Palazzo Natta, il Rettorato Comasco dell'Università degli Studi dell'Insubria.

Per quanto riguarda le arti e la musica Como è sede sia di un Conservatorio di musica sia di un'Accademia di belle arti.

Il Conservatorio di Musica "Giuseppe Verdi" di Como è il più giovane fra i quattro Conservatori situati in Lombardia, essendo nato nel 1982 come sezione staccata del Conservatorio di Musica "Giuseppe Verdi" di Milano. L'Istituto ha acquisito propria autonomia nel 1996.
L'Accademia di Belle Arti "A. Galli" di Como è una istituzione privata, nata nel 1989 e riconosciuta dal Ministero dell'Università.
L'Istituto Superiore per Interpreti e Traduttori "F. Casnati", nato nel 1989 e trasformatosi nel 2002 in Scuola Superiore Mediatori Linguistici F. Casnati di Como abilitata dal Ministero dell'Università a rilasciare lauree triennali in Mediazione linguistica.
L'istruzione superiore statale nella provincia di Como offre una vasta scelta per ciò che riguarda le scuole di stampo umanistico-scientifico o tecnico-professionale. Nella città di Como sono presenti 8 scuole di secondo grado, mentre sono sparsi nel territorio provinciale altri 9 istituti superiori: 3 a Cantù, 3 a Erba, 1 a Mariano Comense, 1 a Menaggio e 1 a Olgiate Comasco.

I dialetti parlati in Provincia di Como sono tutti varianti della koinè del Lombardo occidentale o dialetto Insubre. Intelleggibili fra loro, e basate sull'articolo determinativo maschile ul (contrapposto al el milanese) presentano una serie di varianti fonetiche e lessicali. La causa principale di questa disomogeità linguistica è rappresentata dalle vicende storiche dell'attuale Provincia.
La zona brianzola è storicamente legata a Milano e risente dell'influenza del Milanese. A Como e nell'area canturina viene parlato il dialetto comasco, utilizzato fra l'altro dal poeta Gianpaolo Mascheroni e codificato da La Famiglia Comasca.
Nell'Alta Brianza l'accento rimane abbastanza fedele a quello del capoluogo, pur esistendo varianti locali come il canzese e il vallassinese, circoscritti alle aree di Canzo e dei comuni centrali del Triangolo Lariano. Sul Lario il dialetto comasco assume una propria fisionomia con la variante del dialetto laghée (anche detto tremezzino) che risente delle influenze della vicina parlata ticinese. Particolare successo ha ottenuto questa variante comasca con il cantautore Davide Van De Sfroos che ha esportato la parlata comasca in tutto il mondo.
Nella Bassa Comasca, e in particolare nei Comuni di Locate Varesino, Carbonate e Mozzate, la variante locale è più simile al Saronnese e al basso Varesotto. A Turate compaiono invece tratti liguri e le vocali turbate similmente al dialetto bustocco. Da ultimo in Val Cavargna e in Valle Albano, a causa del secolare isolamento, si sono sviluppati dei dialetti originali: il cavargnon e il muncecch. I Cavargnoni hanno anche elaborato il rungin, un gergo incomprensibile ai non iniziati.

Nella giurisdizione ecclesiastica della Chiesa cattolica, buona parte del territorio della provincia coincide con l'area della diocesi di Como.Campione d'Italia è nella diocesi ambrosiana; anche i comuni comaschi dei decanati di Appiano Gentile, Asso, Canzo, Cantù, Erba e Porlezza fanno parte di zone pastorali dell'arcidiocesi di Milano e seguono il rito ambrosiano. La diocesi di Como segue il rito romano. Le parrocchie di Lomazzo e Montorfano erano appartenenti all'arcidiocesi di Milano e di rito ambrosiano. Capiago Intimiano: Intimiano è di rito ambrosiano e fa parte dell'Arcidiocesi di Milano mentre Capiago è di rito romano e appartiene alla Diocesi di Como.

La cucina comasca attinge le sue ricette dalla tradizione gastronomica lariana e dell'alta Lombardia, unendo i prodotti del lago a quelli della pastorizia e della tradizione contadina.

Molti comuni dell'entroterra e della costa sono uniti in diverse comunità montane, create per valorizzare e preservare il loro territorio ricco di bellezza naturale.
Queste comunità sono molto importanti in ambito provinciale, anzi talvolta sono quasi sostitute dirette della provincia stessa.

Nella provincia di Como esistono tre parchi regionali: il parco forestale della Pineta di Appiano Gentile e i due parchi di cintura metropolitana della Valle del Lambro e della Spina Verde di Como (quest'ultimo non riconosciuto dall'EUAP). Vi sono poi tre parchi di interesse sovraccomunale, divisi con il territorio delle province circostanti: il Parco del Lura, il Parco della Brughiera Briantea e il Parco del Lago del Segrino.

Il calcio è lo sport più diffuso sul territorio provinciale, raggiungendo una copertura capillare che tocca ogni frazione o quartiere. La più antica società calcistica comasca è l'A.C. Maslianico, fondata nel 1902. Nel corso degli anni si sono create diverse società.

La più gloriosa è il Calcio Como, fondata nel 1907 e che vanta 13 partecipazioni al campionato di Serie A. Negli anni ottanta ha militato per 5 stagioni consecutive nella massima serie dando spazio a numerosi talenti come Roberto Galia, Alessandro Scanziani, Silvano Fontolan e Stefano Borgonovo. Sono cresciuti nelle giovanili azzurre Luigi Meroni, indimenticato talento calcistico italiano degli anni sessanta e Gianluca Zambrotta, campione del mondo con la Nazionale italiana nel 2006.

Le altre società che hanno disputato dei campionati nazionali sono cinque. Il Cantù nel corso degli anni quaranta e cinquanta ha militato per diversi anni in Serie C e nel 2011-2012 ha disputato suo 13º torneo in Serie D. Il Mariano ha disputato il massimo campionato dilettantistico ininterrottamente tra il 1986-1987 e il 1999-2000. La Canzese, che disputò 3 campionati di Serie D tra il 2002-2003 e il 2004-2005, ottenne proprio in questa stagione la promozione in Serie C2, ma rinunciò e chiuse ogni attività. La Guanzatese ha disputato il Campionato Nazionale Dilettanti/Serie D nel 1995-1996, 1996-1997, 2001-2002, 2002-2003. Infine, la Salus et Virtus Turate ha disputato i tornei 2006-2007, 2007-2008 e 2008-2009 in Serie D, prima di fondersi con la Caronnese e ripartire dalla Terza Categoria.

Da ricordare anche che, tra il 1913 e il 1923, il Chiasso disputò i tornei della FIGC e non quelli della federazione svizzera, giocando le partite interne sul campo del Mornello di Maslianico. Dopo diverse stagioni in Prima Categoria, tornò a competere nei campionati elvetici.

A livello femminile, due sono le società ad aver disputato la Serie A: il Como 2000 (cinque volte, compresa la stagione 2012-2013) e la Vallassinese nel 2003-2004 e 2004-2005.

La rappresentativa comasca si è aggiudicata la Coppa Augusto Turati, trofeo disputato dalle squadre delle province lombarde, nel 1928, battendo in finale la selezione di Brescia.

Il canottaggio è forse lo sport maggiormente legato alla storia del lago di Como. Quasi tutti i paesi che si affacciano sul lago possiedono una società di canottieri. La più titolata è la Canottieri Lario di Como, fondata nel 1891, la quale ha dato i natali sportivi a uno dei più grandi atleti italiani in questo sport, Giuseppe Sinigaglia. Sono 17 le vittorie a livello mondiale per la società e un centinaio quelle nei campionati italiani.

Da ricordare anche altre squadre come la Canottieri Bellagio, nata nel 1908 e la Canottieri Cernobbio, con atleti ed equipaggi spesso ai vertici in Europa e nel mondo.

Il ciclismo è una delle attività sportive di maggior rilievo nella provincia: ogni anno il Giro di Lombardia percorre le strade comasche. Il ciclista più noto che nacque nel territorio lariano è Fabio Casartelli, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 e tragicamente scomparso durante la 15ª tappa del Tour de France del 1995. Notevole anche la vittoria della medaglia d'oro nell'inseguimento a squadre ai Giochi di Los Angeles 1932 da parte di Paolo Pedretti, nativo di Orsenigo.

Ai ciclisti di tutto il mondo è particolarmente caro il santuario della Madonna del Ghisallo, che ospita moltissimi cimeli donati dai grandi campioni del passato.

La principale società hockeistica, l'Associazione Hockey Como, disputa il campionato nazionale quasi ininterrottamente dalla stagione 1971-1972 e vanta 4 partecipazioni alla Serie A.

A livello femminile, dal 1991 al 2007 l'Hockey Club Lario Halloween ha partecipato a tutte le edizioni del massimo campionato, arrivando sino al 3º posto. La società non è più attiva dopo la stagione 2006-2007.

La pallacanestro è lo sport che ha regalato maggiori successi e trionfi alla provincia di Como con la Pallacanestro Cantù in campo maschile e la Pool Comense in campo femminile.

La società canturina, fondata nel 1936, ha sfornato talenti come Pierluigi Marzorati, Carlo Recalcati e Antonello Riva. In ambito nazionale ha conquistato 3 scudetti e 2 Supercoppe italiane mentre un palmarès di 2 Coppe dei Campioni, 4 Coppe delle Coppe, 4 Coppe Korac e 2 Coppe Intercontinentali ne fanno la seconda squadra più titolata d'Europa dopo il Real Madrid. Per questo motivo viene chiamata anche la "Regina d'Europa".

La Pool Comense, oltre a essere la società sportiva più antica della provincia (fu infatti fondata nel 1872) detiene il record circa il maggior numero di titoli vinti nella pallacanestro femminile, tanto in Italia quanto in Europa, con 25 trofei in 15 anni tra il 1990 e il 2004. Il suo palmarès comprende 15 scudetti, 5 Coppe Italia, 6 Supercoppe italiane, 2 EuroLeague Women e 1 Mundialito. La prima squadra ha cessato l'attività dopo la stagione 2011-2012 e attualmente è attivo il solo settore giovanile. Ad ogni modo, in passato è esistita anche una sezione maschile in seno alla medesima società.

La Como Nuoto per la stagione 2012-2013 ha una squadra nel campionato nazionale di Serie A2 sia a livello maschile sia femminile.

La principale squadra di pallavolo della provincia è la Libertas Brianza, formazione canturina che ha disputato il campionato di Serie A2 nel 2011-2012.

Due sono i piloti comaschi che hanno corso con una monoposto in Formula 1: Arturo Merzario, tra il 1972 e il 1979 e Max Papis, che corse nella stagione 1995.

Un appuntamento fisso per gli appassionati delle due ruote a motore è il Circuito del Lario, gara di moto d'epoca.

La città di Como dagli anni ottanta a oggi è stata protagonista nella ginnastica ritmica italiana e mondiale con diverse talentuose ginnaste, che hanno raggiunto i vertici in competizioni nazionali e internazionali, regalando all'Italia alcune importantissime medaglie ai campionati del mondo e ai Giochi olimpici.

Lo schermidore Antonio Spallino è stato campione del mondo nel 1949, 1954 e 1955 e campione olimpico a Melbourne nel 1956.

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