lunedì 16 maggio 2016

MARTIN LUTHER KING

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Pacifista convinto e grande uomo del Novecento, Martin Luther King Jr. nasce il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia), nel Profondo sud degli States. Suo padre era un predicatore della chiesa battista e sua madre una maestra. I King inizialmente vivono nella Auburn Avenue, soprannominata il Paradiso Nero, dove risiedono i borghesi del ghetto, gli "eletti della razza inferiore", per dirla con un'espressione paradossale in voga al tempo. Nel 1948 Martin si trasferisce a Chester (Pennsylvania) dove studia teologia e vince una borsa di studio che gli consente di conseguire il dottorato di filosofia a Boston.

Qui conosce Coretta Scott, che sposa nel '53. A partire da quell'anno, é pastore della Chiesa battista a Montgomery (Alabama). Nel periodo '55-'60, invece, è l' ispiratore e l' organizzatore delle iniziative per il diritto di voto ai neri e per la parità nei diritti civili e sociali, oltre che per l'abolizione, su un piano più generale, delle forme legali di discriminazione ancora attive negli Stati Uniti.

Nel 1957 fonda la "Southern Christian Leadership Conference" (Sclc), un movimento che si batte per i diritti di tutte le minoranze e che si fonda su ferrei precetti legati alla non-violenza di stampo gandhiano, suggerendo la nozione di resistenza passiva. Per citare una frase di un suo discorso: "...siamo stanchi di essere segregati e umiliati. Non abbiamo altra scelta che la protesta. Il nostro metodo sarà quello della persuasione, non della coercizione... Se protesterete con coraggio, ma anche con dignità e con amore cristiano, nel futuro gli storici dovranno dire: laggiù viveva un grande popolo, un popolo nero, che iniettò nuovo significato e dignità nelle vene della civiltà.". Il culmine del movimento si ha il 28 agosto 1963 durante la marcia su Washington quando King pronunci a il suo discorso più famoso "I have a dream...." ("Ho un sogno"). Nel 1964 riceve ad Oslo il premio Nobel per la pace.

Durante gli anni della lotta, King viene più volte arrestato e molte manifestazioni da lui organizzate finiscono con violenze e arresti di massa; egli continua a predicare la non violenza pur subendo minacce e attentati.

Nel 1966 si trasferisce a Chicago e modifica parte della sua impostazione politica: si dichiara contrario alla guerra del Vietnam e si astiene dal condannare le violenze delle organizzazioni estremiste, denunciando le condizioni di miseria e degrado dei ghetti delle metropoli, entrando così direttamente in conflitto con la Casa Bianca.

Nel mese di aprile dell'anno 1968 Luther King si recò a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città (bianchi e neri), che erano in sciopero.

Martin Luther King giunse a Memphis il 3 aprile 1968, dopo che il suo volo era stato ritardato per un allarme bomba. Dopo la marcia finita con la morte del ragazzo rientra al Lorraine Motel sito a Mulberry Street, di proprietà di Walter Bailey, sempre a Memphis. Nella sua stanza, la 306, situata al secondo piano (come affermò poi lo stesso Walter Bailey King, frequentatore abituale del motel, occupava sempre la stessa stanza, nei giorni dell'omicidio era stata assegnata una stanza diversa,la 202,in quanto la 306 era già stata occupata, appena libera traslocarono), assieme ai suoi collaboratori (tra cui il reverendo Ralph Abernathy e Jesse Jackson) cerca di organizzare un nuovo corteo per uno dei giorni successivi. Doveva cenare a casa del reverendo Samuel B. Kyles, alle 17:30 giunse al motel chiedendo al pastore di seguirlo. Salomon Jones, l'autista di King gli consigliò, visto il freddo, di coprirsi con un cappotto. Parlò al musicista Ben Branch, che avrebbe dovuto suonare quella sera ad un incontro locale in una chiesa dove era programmato un culto.

King gli chiese di intonare il suo inno preferito Take my hand, my precious Lord (prendimi per mano, mio prezioso Signore), poi intonato davvero dalla celebre Mahalia Jackson, cara amica di King, nel corso dei suoi funerali. Alle 18:01 King uscì sul balcone del secondo piano del motel, dove venne colpito da un colpo di fucile di precisione alla testa; subito dopo fu ritratto in una foto di Joseph Louw: unico giornalista rimasto dopo che il giorno precedente avevano tutti abbandonato la città, stava preparando un documentario sul pastore. Venne soccorso fra gli altri anche da Marrell McCullough, agente di polizia, che cercò inutilmente di tamponare la ferita. Fu utilizzato un proiettile calibro 30-06. Trasportato al St. Joseph's Hospital, i medici constatarono un irreparabile danno cerebrale, la sua morte venne annunciata alle 19:05 del 4 aprile 1968. La salma oggi riposa nel Southview Cemetery, in Jonesboro Road, Atlanta.




Il presidente Johnson chiese al popolo di non cedere alla violenza, la stessa che aveva ucciso King, ma in più di 120 città si registrarono atti violenti quali incendi e saccheggi. Dichiarò il 7 aprile come giorno di lutto nazionale in onore del leader per i diritti civili, al funerale in sua vece era presente il vicepresidente Hubert Humphrey. Il candidato democratico per la Casa Bianca Robert Kennedy fu informato dell'omicidio mentre si stava dirigendo a Indianapolis, per fare campagna elettorale. Nel suo breve ma concitato discorso a coloro che gli stavano intorno, Kennedy espresse il desiderio che gli attivisti legati a King continuassero sulla strada della non-violenza. Stokely Carmichael affermò che si trattava di una dichiarazione di guerra al popolo afroamericano e che intendevano vendicarlo e non piangerlo. In seguito ai fatti che seguirono queste parole i contrasti avvenuti portarono a 46 morti, 2.600 feriti e 21.000 arresti.

Su richiesta della vedova Coretta King al funerale del marito, tenutosi il 9 aprile, fu letto l'ultimo sermone che il defunto aveva pronunciato il 4 febbraio di quell'anno. Nel sermone King chiese che il funerale si svolgesse con grande semplicità: la sua bara fu trascinata da un carro con due asinelli della Georgia, così come espressamente richiesto da lui quando era ancora in vita. King non volle che fossero menzionati i suoi premi o altri onori che aveva ricevuto; chiese solamente di esser ricordato come chi aveva cercato di dare da mangiare agli affamati, coprire coloro che non avevano i vestiti, essere chiaro e duro sulla questione della guerra in Vietnam e infine "amare e servire l'umanità". Poco tempo dopo la morte di King la città di Memphis, che vide un corteo di 42.000 persone sfilare l'8 aprile, provvide ad accettare le richieste degli spazzini neri, che interruppero così lo sciopero.

Il giorno seguente l'omicidio, Ramsey Clark, procuratore generale, affermò che era vicino all'arresto del colpevole, più di 3500 agenti dell'FBI seguirono il caso. Venne accertato che lo sparo proveniva dalla stanza 5b della pensione Bessie Brower, che si trovava di fronte a quella dove si riposava il pastore. La stanza era registrata a nome di John Willard che si rivelerà essere, insieme a Eric Galt uno pseudonimo utilizzato da James Earl Ray. Si ritrovò l'arma del delitto, un Remington con mirino telescopico, abbandonato nel marciapiede di fronte ad un negozio, vicino al luogo del delitto, con le impronte digitali di Ray sopra di essa. Venne arrestato l'8 giugno all'aeroporto Heathrow di Londra, mentre cercava di lasciare il Regno Unito con un falso passaporto canadese con il nome di Ramon George Sneyd, voleva recarsi a Bruxelles.

Come rappresentante legale scelse Arthur J. Hanes, grazie anche ai soldi ricevuti dal giornalista William Bradford Huie in seguito ebbe Percy Foreman mentre il suo ultimo avvocato fu William F. Pepper. Ray fu velocemente estradato in Tennessee e accusato dell'omicidio di King; egli dapprima confessò di essere l'assassino, ma tre giorni dopo ritrattò dopo aver licenziato Percy Foreman, suo legale. Secondo il legale di Ray, il suo assistito si sarebbe professato innocente per evitare la pena di morte. Il 10 marzo 1969 venne condannato a 99 anni di reclusione. Il 10 giugno 1977, Ray e altri 6 carcerati evasero dal penitenziario di stato Brushy Mountain (a Petros, in Tennessee). I sette furono ritrovati tre giorni dopo e ricondotti in prigione.

Nel 1997 Dexter visitò in prigione Ray e gli chiese se fosse stato veramente lui ad uccidere il padre, la sua risposta fu che era innocente. Nel dicembre del 1999 una giuria decretò che King fu vittima di una cospirazione che includeva Loyd Jowers, proprietario del Jim Grill, ristorante situato nei pressi del motel dove è stato ucciso. Egli durante il processo ritirò le affermazioni fatte nel 1983 alla televisione ABC e fu condannato al pagamento della somma di 100 dollari alla famiglia King. Ray sostenne di aver incontrato un uomo che si faceva chiamare "Raoul" e che sarebbe stato coinvolto nella cospirazione per uccidere M. L. King.

Nel 2002 Ronald Denton Wilson affermò che suo padre Henry Clay Wilson era coinvolto nell'assassino di King, insieme ad altre due persone già all'epoca decedute. Gli atti dell'indagine sull'assassinio di Martin Luther King jr sono stati secretati fino al 2002 dall'amministrazione americana. Alcuni testimoni confermarono come il colpo provenisse da un luogo diverso da quello in cui si trovava Ray.

Tra i diritti civili per i quali il movimento si batteva grande importanza era data al diritto di voto: King si adoperò soprattutto per effettuare tra la popolazione nera la cosiddetta "campagna del voto". In una situazione politica in cui mediamente meno di un nero su 5 esercitava il suo diritto di voto, la SCLC pose l'accento sull'influenza che poteva esercitare l'elettorato afroamericano votando un candidato piuttosto che un altro candidato razzista. Questo efficace modo di pensare fu adottato anche da Nelson Mandela che lottò per i diritti del popolo sudafricano.

King era convinto che l'applicazione delle tecniche gandhiane di non-violenza all'organizzazione (da parte della SCLC) di campagne per i diritti avrebbe consentito, attraverso la copertura mediatica che ne derivava, la denuncia della situazione in cui versava la comunità nera. Di fatto questa strategia si rivelò vincente: i giornali e la televisione riportavano giornalmente sia le manifestazioni di protesta (marce, boicottaggi, episodi di resistenza civile come i sit-in.) sia la violenza e lo stato di segregazione a cui erano sottoposti i neri. Tutto ciò riuscì a convincere gran parte dell'opinione pubblica americana dell'importanza e della priorità che il problema dei Diritti Civili della comunità afroamericana aveva. King, in America, come Gandhi in India, organizzò una protesta pacifica, senza armi, soprattutto basandosi sul dialogo, ottenendo anch'egli grandi risultati. Le campagne di disobbedienza civile portarono lo stesso King ad essere più volte imprigionato.



King applicò i principi della nonviolenza riscuotendo grandi successi, grazie anche ad una meticolosa e strategica preparazione dei metodi, dei luoghi e dei momenti di protesta, in modo da massimizzare la loro visibilità e il loro impatto mediatico e sulla popolazione, sia bianca sia nera. King e la SCLC organizzarono così decine e decine di marce e manifestazioni di protesta per assicurare alla comunità nera d'America il diritto di voto, la fine della segregazione, pari diritti sul lavoro e altri basilari diritti civili. Quando nell'ottobre del 1963 vi fu la Riforma agraria lui intervenne come difensore dei diritti della popolazione nera, sfruttata dai latifondisti americani nelle piantagioni. Molte delle richieste del movimenti furono in seguito accolte, e si tradussero in leggi degli Stati Uniti, grazie all'approvazione di documenti come il Civil Rights Act (1964) ed il Voting Rights Act (1965).

L'FBI si interessò a King inizialmente con il tracciamento degli spostamenti aerei del pastore protestante e con le ricerche sui suoi collaboratori. Il capo dell'FBI dell'epoca J. Edgar Hoover, sospettando che il pastore collaborasse con i comunisti, ordinò ai suoi uomini di indagare su Martin Luther King, presentò il 9 marzo 1956 al presidente Eisenhower, come da sua richiesta, un fascicolo che dimostrava il presunto pericolo costituito dal movimento (ai tempi del boicottaggio), appoggiato da Sherman Adams in quella relazione vi era il nome di Stanley Levison, avvocato di King e membro del Partito Comunista, ma vi fu anche il commento di King in riferimento a Du Bois che il 1º ottobre entrò nel Partito Comunista, definendo il momento come «la diserzione di uno dei più brillanti intellettuali neri degli Stati Uniti».

Quando Kennedy divenne presidente, Hoover continuò ad affermare che King fosse circondato dai comunisti come nel caso di Ben Davis (consigliere comunale) che gli aveva donato il sangue dopo la pugnalata ricevuta, ma questo non convinse il presidente circa il pericolo che potesse costituire il pastore. Il 15 marzo 1962 furono installati dei microfoni nella casa di Levison, venendo a conoscenza dei suoi incontri con Jack O'Dell. Kennedy stesso consigliò, nel giugno del 1963 a King di non continuare a frequentare Levison che poteva gettare ombre sulla sua carriera. Deceduto Kennedy il controllo continuò e ne venne informato il nuovo presidente Johnson, il pastore decise di incontrare Hoover che negò ogni sorta di controllo. Nel luglio del 1963 lo stesso Hoover richiese all'allora Procuratore generale Robert Kennedy di poter piazzare cimici e tenere sotto controllo il telefono di Martin Luther King e di molti suoi collaboratori.

L'interesse dell'FBI per King si intensificò dopo la marcia su Washington e il celebre discorso I have a dream, tanto che un memorandum dell'epoca descriveva King come "il più pericoloso ed efficace leader nero nella nazione". Nel settembre di quello stesso anno Robert Kennedy acconsentì alla sorveglianza tecnica, raccomandando agli agenti particolare attenzione data la delicatezza della faccenda e richiedendo di essere informato personalmente di ogni sviluppo. A Selma il 2 gennaio 1965 venne ritrovato un pacchetto con dei nastri e una lettera minatoria che lo invitava ad abbandonare la causa. Intanto John Edgar Hoover aveva definito Martin Luther King «the most notorious liar» (il bugiardo più celebre).

Dal 1965 King iniziò a esprimere un'opposizione al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam, il 12 agosto 1965 chiese una moratoria dei bombardamenti sul Vietnam del nord, incontrò,seguendo il consiglio del presidente, Johnson Arthur Goldberg nel settembre del 1965, in quel periodo si dedicò ai diritti civili lasciando alla moglie i discorsi pubblici, mentre veniva criticato per i dubbi espressi sull'opportunità della guerra. Il 10 gennaio 1966 sostenne Julian Bond che si manifestò contrario alla guerra, mantenne tale condotta in un'intervista sostenuta per Face the Nation dove chiese che cessassero i bombardamenti. Nel gennaio del 1967 in un articolo sul giornale Ramparts seppe di circa un milione di bambini uccisi dalle bombe al napalm.

Il 4 aprile 1967 (un anno esatto prima della sua morte), alla chiesa di New York City Riverside, nel suo discorso "Beyond Vietnam", affermò che la guerra distoglieva lo sguardo dai poveri risucchiando ogni risorsa che poteva essere utilizzata per loro, che l'America doveva finire di distruggere le speranze di altri popoli, tali azioni erano solo superficie del male profondo degli USA e che occorreva operare una rivoluzione dei valori che dimostrasse la «lealtà verso l'umanità». Quel discorso era spinto non dalla domanda se fosse politicamente opportuno o se avesse il favore della gente, era dettato dalla coscienza, se fosse stato giusto o meno pronunciarlo, Attaccò il ruolo degli USA nella regione e affermò che la loro presenza in Vietnam era finalizzata ad una occupazione di tipo coloniale dello stesso.

Sempre nel discorso "Beyond Vietnam" Martin Luther King sostenne che la vera compassione non sta tanto nell'elemosina ad un mendicante, quanto in un cambiamento della società che eviti che si creino mendicanti. Era contrario all'adesione dei giovani alla guerra, chiedeva a loro di non partire se la ritenevano ingiusta dispiacendosi di non potervi partecipare perché avrebbe rifiutato finendo volentieri in prigione. Gli effetti furono negativi per King, venne criticato dai propri compagni e si attirò le antipatie tra molti mass-media (come il Washington Post e la rivista Life). In un sermone del 5 novembre 1967 affermò che nella vita ogni persona può essere chiamata a schierarsi rischiando la propria vita e i propri beni, e se si rifiuta di farlo per paura, per vivere a lungo, si sarà già morti.



Estremamente celebre è rimasto il discorso che Martin Luther King tenne il 28 agosto 1963 durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington e nel quale pronunciò più volte la fatidica frase "I have a dream" (Io ho un sogno) che sottintendeva la (spasmodica) attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo venisse riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e le stesse prerogative, proprio negli anni in cui - per dirla con le parole di Bob Dylan - i tempi stavano cambiando e solo il vento poteva portare una risposta. Martin, molte volte fu soggetto ad aggressioni e ad offese molto gravi. Secondo alcune analisi il discorso I have a dream sarebbe in parte molto simile alla discussione di Archibald Carey, Sr. tenuta alla Republican National Convention nel 1952.

Pochi giorni dopo la morte di Martin Luther King, John Conyers (rappresentante democratico del Michigan della Camera dei Deputati) propose un giorno in suo onore, ma la proposta non venne accolta. Conyers e Shirley Chisholm proposero ad ogni seduta del congresso tale idea, per 15 anni consecutivi, a partire dal 1978 si organizzarono delle marce in favore del festeggiamento del leader dei diritti civili. Alla fine, nel 1983 con 338 voti contro 90 alla camera, e 78 contro 22 al senato, la proposta divenne legge. Il Presidente Ronald Reagan firmò l'istituzione della festa nazionale per commemorare Martin Luther King, da celebrarsi il terzo lunedì di gennaio, un giorno vicino cioè al 15 gennaio, giorno della sua nascita.

Fu osservato per la prima volta il 20 gennaio 1986. Non tutti i 50 Stati però riconobbero subito questa festività, mentre alcuni la celebravano con nomi diversi. Alla fine del 1992 erano due gli stati che ancora non celebravano tale ricorrenza, l'Arizona e il New Hampshire: quest'ultimo festeggiava la ricorrenza con un altro nome, il Civil Right Days, che nel 1999 cambierà nome uniformandosi agli altri stati; diversa la situazione in Arizona, dove non vi era alcuna ricorrenza similare. Il 18 gennaio 1993 il Martin Luther King Day è stato celebrato per la prima volta in tutti i cinquanta stati degli USA.

Il 14 ottobre 1964 il parlamento norvegese (Storting) dichiarò Martin Luther King vincitore del Premio Nobel per la pace. Il reverendo affermò che non si trattava di una premiazione alla singola persona, ma che ad ottenere il premio «Nobel» erano state tutte le «nobili» persone che avevano lottato nel movimento per i diritti civili. Quando il 10 dicembre 1964 a Oslo ottenne il premio, King, all'epoca trentacinquenne, era il più giovane nella storia del Nobel; non essendovi a quel tempo la consuetudine di dare la motivazione per l'assegnazione del premio, si fa riferimento all'incarico che aveva:

« Capo della Southern Christian Leadership Conference, attivista per i diritti civili. »
Alla ricezione del premio, Martin Luther King nel suo discorso comunica la speranza di vedere tutte le genti ottenere, oltre ai pasti per il corpo, «istruzione e cultura per la loro mente e dignità uguaglianza e libertà per il loro spirito». I 54.000 dollari del premio vennero divisi nei vari movimenti, CORE, Southern Christian Leadership Conference, NAACP, SNCC (Student Nonviolent Coordinating Committee), National Council of Negro Women (consiglio nazionale delle donne nere) e l'American Foundation on Nonviolence (fondazione americana sulla nonviolenza).

Vedeva l'egoismo come un qualcosa di distruttivo per l'essere umano, affermava che chiunque potesse essere grande anche senza istruzione o competenze bastava un animo gentile vedeva nel continuo progresso l'assenza dell'animo umano che diventava piccolo di fronte alle sue opere gigantesche, la ricchezza la si poteva ottenere soltanto se la povertà cessasse di esistere. Affermava che chi non fosse pronto a morire per un qualcosa in cui crede non possa essere «pronto a vivere» e che le qualità di un uomo si mostrano solo quando deve affrontare una situazione difficile, solo il coraggio poteva vincere la paura.

Il pensiero di King si espresse criticamente, sia verso il capitalismo selvaggio sia verso il socialismo reale, realizzato in Urss ed in altri paesi. King sostiene nei suoi sermoni, in particolare un sermone dedicato alla giustizia e riportato integralmente nel libro La forza di amare (casa editrice SEI), la necessità di riconoscere il bene e il male in entrambi i sistemi economici che si fronteggiavano durante la guerra fredda. Partendo dalla convinzione che Dio desidera liberare dal peccato la stessa struttura sociale ed economica, descrisse come il capitalismo è fonte di libertà e ricchezza per l'uomo ma al tempo stesso fonte d'impoverimento spirituale perché produce materialismo e consumismo sfrenato, così come il comunismo sovietico è nato da giuste esigenze di eguaglianza ma distrugge la libertà individuale e annienta l'uomo con i suoi mezzi crudeli e aberranti.

King credeva nel sogno della fratellanza umana tra i popoli della Terra, nella cosiddetta "beloved community" (comunità d'amore) che era ai suoi occhi la "sintesi creativa" della tesi (capitalismo) e dell'antitesi (comunismo), motivata da una profonda fede in Gesù Cristo. Un'altra polemica nacque dalla sua introduzione al libro Negroes With Guns (Neri Armati) di Robert Williams, un residente a Cuba, che trasmetteva regolarmente tre volte a settimana una trasmissione ad alta frequenza con messaggi ritenuti rivoluzionari ed insurrezionalistici. Ma King ribadì sempre la sua scelta di rifiuto totale di ogni forma di strumento violento.

Le prime accuse di plagio riguardarono il suo scritto Stride Toward Freedom, Il 3 dicembre 1989 uscì un articolo di Frank Johnson apparso sul London Sunday Telegraph dove si affermò per la prima volta che buona parte della tesi con cui si era laureato all'Università di Boston era copiata da quella presentata da Jack Boozer, altro studente. Clayborne Carson, minimizzò la portata del presunto plagio, affermando che si trattava della tradizionale retorica dei predicatori afroamericani che amavano riprendere e riadattare nuovamente discorsi e sermoni di predicatori precedenti.

Nel 1990, nel tentativo di porre una pietra tombale sulla vicenda, il Rettore dell'Università di Boston sentenziò che la tesi di King è stata esaminata scrupolosamente da specialisti e che non è stato trovato un singolo esempio di plagio su 343 pagine. Ma la dichiarazione ebbe l'effetto di riaprire il caso. Soltanto un mese dopo un giornalista del Wall Street Journal dimostrò di essere in possesso della tesi da cui King aveva copiato diffusamente. Un anno dopo, nel 1991, l'Università di Boston pubblicò i risultati di un altro comitato, incaricato di quantificare le dimensioni del presunto "plagio" della tesi del Premio Nobel: il 45% della prima metà e il 21% della seconda metà risultarono copiati. L'ateneo argomentò che comunque il lavoro di King costituiva un "contributo originale alla disciplina" e rifiutò la proposta di revocargli il titolo di dottore. Oggi nella biblioteca universitaria, sulla tesi di Martin Luther King è affisso un foglio che spiega dove e da quali libri il lavoro ha preso spunto.

Durante la campagna presidenziale del 2008 alcune associazioni repubblicane come la Nation Black Republican Association (NBRA) hanno iniziato ad aprire un dibattito sull'appartenenza politica di Martin Luther King, affermazioni smentite da alcuni collaboratori di King, come il reverendo Joseph Lowery, discussione presente in un articolo del Washington Post, nel quale si sottolinea che King non fu eminentemente un politico legato ai partiti, ma piuttosto un uomo di chiesa. King non si espresse mai a favore del comunismo, pur affermando che vi fosse qualcosa di sbagliato nel capitalismo tradizionale e avendo comunque letto al collegio Morehouse autori come Karl Marx, King rifiutava il comunismo per la sua "interpretazione materialistica della storia" che negava la religione, il suo "relativismo etico" e il suo "totalitarismo politico".



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