mercoledì 1 giugno 2016

IL BIAFRA

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La Repubblica del Biafra ebbe una vita breve come stato secessionista nel sud-est della Nigeria. Esistette dal 30 maggio 1967 al 15 gennaio 1970. Il Capo di Stato Maggiore annunciò formalmente la capitolazione il 12 gennaio. Il paese prese nome dal Golfo del Biafra, sul quale si affacciava.

Il Biafra fu riconosciuto solo da un piccolo numero di paesi durante la sua esistenza: Gabon, Haiti, Costa d'Avorio, Tanzania, Israele e Zambia. Malgrado la mancanza di un riconoscimento ufficiale, altri paesi fornirono assistenza militare al Biafra e in modo particolare Francia, Rhodesia e Sudafrica. L'aiuto del Portogallo fu cruciale per la sopravvivenza della repubblica. L'allora colonia portoghese di Sao Tomè e Principe divenne un centro di raccolta degli aiuti umanitari. La moneta del Biafra fu stampata a Lisbona, che era anche sede dei principali uffici d'oltremare del Biafra.

Nel gennaio 1966, ci fu in Nigeria un tentativo di colpo di Stato, che fu sanguinoso ma di breve durata. Dal momento che quasi tutti gli ufficiali igbo (o ibo) dell'esercito nigeriano erano sopravvissuti, si sospettò che fossero stati proprio loro a provocare il colpo di Stato, e nei mesi di maggio e settembre 1966, gli ibo immigrati nel nord della Nigeria furono vittime di uccisioni di massa. Quasi tutta la popolazione ibo, stimata allora in 11 milioni, viveva in quello che era la regione est della Nigeria, amministrata da un governatore militare ibo, il tenente colonnello Chukwuemeka Odumegwu Ojukwu. Egli dichiarò la regione uno stato indipendente con capitale Enugu e le sue truppe iniziarono a confiscare le risorse federali, come per esempio i veicoli postali in entrata.

La Nigeria rispose inizialmente con un blocco economico e invase il territorio il 6 luglio 1967. Nella successiva guerra civile, le truppe del Biafra compirono delle incursioni a ovest, in territorio nigeriano, nei mesi di luglio e agosto. Le truppe nigeriane, però, si difesero e contrattaccarono, avanzando in Biafra e obbligando il governo a trasferire ripetutamente la capitale da Enugu ad Aba e poi a Umuahia verso la fine dell'anno, e infine a Owerri nel 1969. Sempre in quell'anno, il 9 maggio vi fu una strage presso una base ENI, dove morirono 10 tecnici italiani e uno arabo.

Dal 1970, il Biafra è stato sconvolto dalla guerra e si trovò ad avere una grande necessità di viveri. In pieno collasso militare ed economico, Chukwuemeka Odumegwu Ojukwu fuggì dal paese e il resto del territorio della repubblica fu reincorporato nella Nigeria. Si ritiene che circa un milione di persone siano morte nel conflitto, soprattutto a causa della fame e delle malattie.

Dopo la guerra, per cancellarne anche il nome, il governo nigeriano rinominò il Golfo del Biafra come Golfo di Bonny. La Nigeria non concesse l'indipendenza perché è in questa regione sud-orientale che esistono i maggiori giacimenti di petrolio del Paese. Si può notare inoltre che molti Stati hanno cercato di impadronirsene così da poter avere guadagni superiori alla ricchezza dello Stato.



Nel 1999 il giornale Guardian of Lagos riferì che il Presidente Olusegun Obasanjo commutò in pensionamento il congedo di tutti i militari che avevano combattuto per la secessione del Biafra. In una trasmissione su una rete televisiva nazionale, disse che la decisione si fondava sulla convinzione che la giustizia deve sempre essere temperata dalla misericordia. Si deve anche considerare il fatto che durante l'anno precedente questa dichiarazione c'era stato un ritorno del sentimento pro-Biafra in una parte della popolazione igbo che sosteneva di essere stata emarginata nella federazione nigeriana.

Ridimensionato il problema di Boko Haram, chissà poi quanto, il nuovo problema per il governo della Nigeria si chiama Biafra ed è, in realtà, una questione mai risolta.

Recentemente il Biafra è nuovamente tornato agli onori delle cronache, anche internazionali, per le proteste della popolazione contro il governo centrale di Abuja e si è riaccesa quella fiamma secessionista della Repubblica del Biafra, già teatro dal 1967 per tre anni di una sanguinosa guerra civile. Nel 1999 Olusegun Obasanjo vinse le elezioni presidenziali grazie anche a un supporto consistente da parte delle regioni di etnia Igbo ma oggi la Nigeria è un paese molto diverso da quello di 16 anni fa: Boko Haram è costata molto in termini economici e militari al governo nigeriano e la guerra contro l'estremismo islamista nel nord del Paese ha lasciato indietro alcune questioni che erano solo “in sospeso”, tra cui proprio l'autonomia della regione del Biafra.

Il Biafra, tra l'altro, è la regione della Nigeria più ricca di risorse naturali, leggasi petrolio, e come è facile immaginare buona parte delle frizioni tra la popolazione del Biafra e Nigeria riguardano proprio lo sfruttamento, la gestione e la ripartizione dei benefici economici dell'estrazione petrolifera. Il leader separatista del Biafra Nnamdi Kanu è stato accusato dalla polizia segreta nigeriana e dalle autorità di Abuja di “incitamento alla rivolta etnica”, per questo più volte arrestato, e può vantare un seguito non indifferente tra la popolazione della regione nigeriana. “Il principe” Kanu, come viene chiamato per via del suo sangue blu, è il leader riconosciuto dei Popoli Indigeni del Biafra (IPOB) e attualmente è imprigionato dal 14 ottobre 2015 dal governo federale della Nigeria e accusato di tradimento, cosa che alimenta fortemente le tensioni nel Biafra.

Il Biafra è una polveriera fin troppo dimenticata e che potrebbe presto trasformarsi in un vero e proprio conflitto: è quindi importante vigilare attentamente affinché entrambe le parti diano chiare garanzie sul rispetto dei principi umanitari essenziali, senza i quali l'escalation di violenza potrebbe diventare tanto repentina quanto pericolosa per l'intera zona.


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