domenica 24 luglio 2016

LE IMMAGINI sui Pacchetti di SIGARETTE

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Immagini crude di persone nel letto di ospedale oppure particolari di corpi malati. E poi gli avvertimenti: il fumo provoca l'ictus, il cancro, riduce la fertilità, ostruisce le arterie. Il nome del produttore ha poco spazio, perché su circa due terzi della superficie del pacchetto ci sono foto e frasi shock per convincere i consumatori a smettere.
Per il 65 per cento sono coperti da foto a colori molto dure e da frasi come "il fumo del tabacco contiene oltre 70 sostanze cancerogene" e "il fumo uccide". Resta lo spesso riquadro nero che è già presente ma che delimita uno spazio più ridotto, del 30-40 per cento della superficie del pacchetto. Inoltre sono indicati anche numero verde anti fumo dell'Istituto superiore di sanità e sito del ministero. Dalle confezioni sono sparite le indicazioni sul contenuto di catrame, nicotina e monossido di carbonio perché ingannano il consumatore.

Decisione che parrebbe davvero funzionare. A dimostrarlo è uno studio pubblicato da JAMA effettuato su oltre 2 mila fumatori. Il risultato lascia poco spazio alle interpretazioni: le immagini shock portano la persona a tentare di smettere con il pericoloso vizio.

Per arrivare al risultato gli scienziati della University of North Carolina hanno coinvolto 2149 fumatori monitorandoli per un mese. Un gruppo di partecipanti ha fumato solo pacchetti con informazioni di testo, gli altri quelli comprensivi di immagini che mostravano i danni da fumo. All’inizio dell’indagine e a ogni visita di controllo settimanale gli individui sottoposti al test dovevano rispondere ad un questionario sulle abitudini al fumo. Dalle analisi è emerso che tra i fumatori con le immagini shock presenti sui pacchetti la percentuale di quelli che provavano a smettere di fumare era più elevata: 40% contro il 34% del gruppo con i testi. A fine studio quasi il 6% dei primi aveva abbandonato le sigarette per almeno una settimana. Il 4% per chi aveva solo le scritte. Risultati modesti che secondo gli autori, sul grosso numero, potrebbero portare comunque a benefici notevoli.

Un risultato peraltro in linea con quanto scoperto dalla Georgetown University Medical Center di Washington. Gli scienziati hanno infatti dimostrato che le immagini sono utili a combattere il vizio del fumo poiché innescano l’attività di aree del cervello coinvolte nelle emozioni e nel processo decisionale. A 19 partecipanti fumatori tra i 18 e i 30 anni sono stati mostrati 64 confezioni di sigarette mentre veniva effettuata una risonanza magnetica funzionale. Alcuni pacchetti avevano immagini molto forti, come una bocca aperta con denti marci e un tumore sul labbro accompagnate dal testo: «Le sigarette causano il cancro». Altri non avevano immagini ed erano destinati a confrontare la risposta. I volontari hanno riferito una motivazione a smettere molto maggiore davanti a immagini grafiche e le scansioni confermavano il risultato.

Di fronte a immagini shock, aree chiave del cervello come l’amigdala e la regione prefrontale mediale, «hanno mostrato risposte degne di nota», spiegano gli autori. Come dimostrano studi precedenti, l’amigdala reagisce agli stimoli emozionalmente potenti, soprattutto paura e disgusto. E le esperienze che hanno un forte impatto emotivo tendono ad avere un impatto sul processo decisionale. Inoltre l’attività della regione prefrontale mediale è associata a processi di autoanalisi, che possono aumentare l’impatto sulle scelte. I pacchetti senza nomi di marca come quelli utilizzati in Australia, invece, non hanno influenzato le risposte.


Una ricerca dell’università La Sapienza di Roma dimostra che sarebbero deterrenti efficaci per i tabagisti: la maggioranza dei fumatori ammette che le scritte minacciose riducono la voglia di fumare e che questa scenderebbe ancora di più, se le parole fossero accompagnate dalle foto.
L’indagine è stata coordinata da Giuseppe la Torre del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive – sezione di Igiene della Sapienza e condotta intervistando fumatori, uomini e donne, per capire quale fosse il loro atteggiamento di fronte alle “avvertenze” di vario tipo sui pacchetti di sigarette, dai testi che informano circa i rischi che si corrono fumando alle foto choc usate all’estero, con un impatto emotivo ancora più immediato. Il sondaggio mostra chiaramente che la maggioranza è colpita dai testi e lo sarebbe ancora di più dalle immagini: il 47 per cento degli intervistati ammette che la combinazione di testi e foto potrebbe dare ancor meglio l’idea dei danni reali del fumo alla salute, il 38 per cento delle donne spiega che ne sarebbe impressionata al punto da cambiare marca di sigarette per non vedersi davanti immagini sconvolgenti (quindi, si suppone, per funzionare da vero deterrente la pubblicazione di foto dovrebbe riguardare tutti i pacchetti indistintamente così da non “dare scampo” ai fumatori).

I ricercatori hanno anche cercato di valutare le conseguenze dell’introduzione delle scritte minacciose sui pacchetti, scoprendo che sono state davvero un freno al consumo: gli intervistati hanno ridotto il numero di sigarette fumate e l’effetto è stato particolarmente evidente in chi ha più di 45 anni, nei più motivati a smettere e in quelli che hanno dichiarato di ritenere importanti e utili tali “avvisi”. Anche i tabagisti più convinti peraltro ammettono di non gradire gli «effetti collaterali» del fumo, in particolar modo l’affanno, l’alito pesante, le rughe, i denti gialli, le macchie sulla pelle e il cattivo odore sui vestiti; le donne temono soprattutto le rughe, gli uomini invece il fiato corto. Secondo Alice Mannocci, primo autore della ricerca, «associare alle scritte le immagini choc sarebbe uno strumento valido per comunicare ai fumatori, e soprattutto alle fumatrici, i rischi delle sigarette. Le foto servirebbero anche a chiarire alcuni luoghi comuni: il 45 per cento dei tabagisti crede ancora che le sigarette light siano meno dannose.



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