martedì 7 luglio 2015

CORTENO GOLGI

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Córteno Golgi è un comune della Val Camonica.

Un tempo pastori e carbonai, grandi falciatori e mugnai, poi fabbri, falegnami e abili norcini, infine provetti muratori e artigiani, molti Cortenesi si stanno negli ultimi tempi gradualmente trasformando in operatori del terziario turistico e commerciale, pur mantenendo gelosamente le antiche tradizioni e abilità, ciò che è ad esempio possibile con l'agriturismo.
Disposta favorevolmente in senso ovest-est e solcata dal torrente Ogliolo, la Valdicorteno è la biforcazione nord della Vallecamonica che si estende fra Edolo e il passo dell'Aprica, attraverso il quale si collega dolcemente alla Valtellina. La geomorfologia e l'insediamento umano da sempre integrati armoniosamente, fanno dell'esteso bacino della valli e convalli di Corteno un ambiente climaticamente invidiabile e tipico del "versante soleggiato" alpino-centrale.

Doverio, Galleno, Lombro, Megno, Piazza, Pisogneto, Ronco, S. Antonio, San Pietro e Santicolo - oltre ai piccoli nuclei di Concordia e Les o "Fusine", lembo estremo quest'ultimo della Repubblica di Venezia fino al 1797 - sono le ben dieci frazioni che compongono la comunità di Corteno.
Dieci frazioni che, nonostante il comune senso d'appartenenza, hanno ciascuna la propria chiesa (e naturalmente il miglior timbro delle campane di cui menar vanto), delle proprie usanze particolari, addirittura differenze dialettali marcate.

Il patrimonio boschivo di Corteno Golgi, da decenni praticamente non intaccato, è ragguardevole. Risalendo dai fondovalli troviamo prima latifoglie quali betulla, rovere, nocciolo, castagno, ontano, frassino, ciliegio selvatico, sambuco, robinia, sorbo, faggio; poi foreste d'abeti rossi e bianchi, pini d'ogni specie e foggia, larici e ginepri che colonizzano quasi interamente le quote fino al limite della vegetazione arborea. Questo equilibrato complesso vegetazionale è arricchito da una variopinta fioritura di funghi e prelibati frutti del sottobosco.

Domina da est la Valdicorteno il maestoso gruppo dell'Adamello, mentre le decorative vette delle Alpi Orobie Orientali, disposte ad anfiteatro, si possono meglio ammirare dalle spettacolose balconate di Trivigno-Monte Pàdrio, all'inizio della catena che s'innalza poi nei Monti Seròttini, custodi d'importanti vestigia di fortificazioni risalenti alla Grande Guerra.

Nel 1299 i consoli della vicinia di Córteno si recano a Edolo, dove è presente Cazoino da Capriolo, camerario del vescovo di Brescia Berardo Maggi. Qui confermano, ad eccezione di Gasparino figlio di ser Aiolfo di Galleno che riteneva l'atto obbligatorio solo per i manenti, il consueto giuramento di fedeltà. Tra le decime viene enumerato che la curia aveva diritto alla coscia di ogni orso catturato. Sono enumerati 42 manenti.

Il 19 ottobre 1336 il vescovo di Brescia Jacopo de Atti investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Vione e Córteno Giovanni e Belotto Bardelli di Malonno.

Il 28 gennaio 1350 il vescovo di Brescia Bernardo Tricardo investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Breno, Borno, Pescarzo, Cerveno e Córteno Bertolino e Giacomo Alberzoni di Breno.

Alla pace di Breno del 31 dicembre 1397 i rappresentanti della comunità di Corteno, Comino Zamboni e il notaio Ottobono da Saviore, si schierarono sulla sponda ghibellina.

Nel XIV secolo inizia la secolare lite fra Córteno e Santicolo per il possesso della Malga Bàrek: terminerà con una sentenza dell'eccellentissimo tribunale della Serenissima il 9 giugno 1787.

Durante il periodo veneziano la Val di Scalve, a corto di spazio per le proprie bestie, chiese ed ottenne alla Serenissima di utilizzare la Malga Cülvègla, di proprietà di Córteno. I Cortenesi attesero fino al 1797 (fine del governo veneziano) per riappropriarsene, scacciandone gli Scalvini. Il 15 agosto 1758, giorno della Sagra dell'Assunta patrona di Córteno, gli Scalvini, giunti attraverso i passi del Sèllero e del Sellerino, assaltano la malga e, dopo aver affogato il casaro nel siero, tentano di sottrarre anche le bestie al pascolo. Un secondo pastore, sceso in paese, dà l'allarme e dal villaggio una folla armata risale la montagna in due gruppi: il primo attraverso il Prebóren, l'Òrio ed il Torsolèt, il secondo lungo i Tremùcc, il Foràm ed il Sessa. Nel frattempo i consoli del paese tentano la trattativa con gli Scalvini. Essa non va a buon fine e al segnale dei consoli (un fazzoletto rosso sventolato) la folla scende dai monti facendo un massacro. Il torrente insanguinato venne chiamato Val Rösa.

Nel luglio 1843 vi nacque Camillo Golgi, Premio Nobel per la Medicina nel 1906, primo Italiano in assoluto ad essere oggetto della prestigiosa onorificenza il 25 ottobre (la decisione relativa a Giosuè Carducci fu presa due settimane dopo, l'8 novembre). Memorabile la festa dedicata a Golgi dalla comunità cortenese il 9 agosto 1908.

Dal 1956 il nome del Comune, che in precedenza era semplicemente Córteno, fu modificato in Córteno Golgi per onorare la memoria dell'illustre scienziato al quale aveva dato i natali e che era stato suo cittadino per i primi quindici anni di vita. Golgi mantenne in seguito un affettuoso rapporto col paese d'origine, tornandovi spesso (ad esempio per il viaggio di nozze), mentre d'estate soggiornò per decenni nella vicina Aprica.

La Parrocchiale di Corteno è dedicata a Santa Maria Assunta. Fu edificata nel 1700 in un’unica navata. Bel sei sono gli altari posti tre per lato. Sul grande portale, attribuito a Carlo Rusca di Milano, è impressa la data del 1778. All’interno del tempio di rilevante una statua in legno della Madonna in trono con Bambino, opera del Lamberti e la statua di San Martino vescovo che era prima esposta nella precedente parrocchiale. Il pulpito e le soase sono il legno intagliato. I numerosi affreschi sono databili nel 1764 e sono attribuiti a Domenico Giacomelli. Sono altresì presenti alcune tele di scuola veneta una delle quali è di Andrea Celesti.

La Chiesetta di San Martino Franco, è posta alla sommità di un’altura che domina Corteno e la sua stretta valle. Qui anticamente doveva sorgere un edificio di culto pagano e sui ruderi di questo fu costruito il piccolo tempio cristiano. La posizione dominante fa spaziare lo sguardo su un vasto raggio di territorio e per questo motivo era particolarmente adatto alla sorveglianza del transito sulla strada per l’Aprica e la Valtellina. Per questo nei dintorni dell’attuale chiesa sono ancora visibili i resti di grosse e possenti mura, forse appartenenti ad un antichissimo castelliere e poi alla rocca a cui si fa accenno negli statuti di Brescia del 1200. L’originaria pieve, sorta forse prima dell’anno mille, fu dedicata a San Martino, patrono dei monaci francesi di Tours. Il portale d’ingresso è stranamente spostato rispetto al centro della facciata e sopra vi è un occhio di bue di antichissima fattura. All’esterno del presbiterio di forma quadrata sono visibili dei tratti di decorazione ad archetti. Questo presbiterio fu rifatto in gran parte nel 1600. All’interno della chiesa sono presenti degli affreschi databili 1400 e altri posteriori, del 1600.

La Parrocchiale di Santicolo è dedicata a San Giacomo, fu edificata negli ultimi anni del 1600 ed è stata affrescata nel 1886 dal pittore camuno Guadagnini. Al suo interno sono presenti dei dipinti del 1500 e del 1600.

La Chiesa dedicata a Sant’Antonio abate è in stile barocco e sorge in località Fucine di san Antonio: al suo interno alcuni affreschi della fine 1700. Altri affreschi della stessa epoca sono anche sulla facciata. Di scuola veneto-tizianesca (retaggio culturale della dominazione della Serenissima) è la pala dell’altar maggiore databile nel 1500.

La Chiesa di Galleno è dedicata a San Bartolomeo. La sua struttura è di classico stile barocco. Questo edificio religioso fu ampliato, in diversi tempi, con alcune aggiunte successive. All’interno del tempio merita attenzione un dipinto che ricorda l’apparizione della Madonna, ad una ragazza muta, in una casa privata al Gandos, per annunciare la fine della pese del 1630.

Nella Chiesa di San Rocco a Ronco, sicuramente degni di essere visti sono dei dipinti su tela di un certo pregio artistico. L’interno del tempio è decorato da affreschi che furono restaurati e in gran parte rifatti nel 1955.

La Chiesa di Doverio è dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano. La sua struttura settecentesca è confermata dalla data 1775 che compare sul portale di granito. Sullo stesso luogo doveva sorgere precedentemente una piccola cappella poiché il campanile è di un’epoca nettamente anteriore. Al Corbellini sono attribuiti gli affreschi della volta, mentre è di scuola bresciana del 1600 la pala dei Santi Sebastiano e Fabiano e la Madonna col Bambino. Da ammirare il tabernacolo in legno ed il paliotto in cuoio dell’altare di sinistra.

La Chiesa di San Bernardino a Megno e quella di San Giovanni a Lombro risalgono al 1600 e sono state entrambe rimaneggiate nel 1700. San Giovanni è particolarmente ricca di affreschi attribuiti al Corbellini.

Un discorso particolare e significativo meritano i numerosi e bellissimi parchi naturali che possono essere il miglior contorno ad un soggiorno breve o a periodi di ferie montane più lunghi: Valle di S. Antonio, val Belvisio e Orobie, la riserva Pian di Gembro, Trivigno e Mortirolo. In questi siti sono programmabili centinaia di Km. di percorsi segnati, particolarmente indicati per escursioni a piedi, in mountain bike e per sci alpinismo.

Di recente è stato riallestito il Museo Camillo Golgi, dedicato all’insigne figura dello scienziato, qui nato nel 1843 (a due passi se ne ammira la casa natale, con lapide commemorativa), Nobel per la Medicina. L’esposizione, su tre piani in uno stabile ristrutturato vicino alla chiesa parrocchiale, si sostanzia dei pregevoli materiali della vecchia mostra e di nuove acquisizioni.

La segheria veneziana, anch’essa ristrutturata all’inizio degli anni 2000, è disponibile per la fruizione turistica, specie a scopo culturale-didattico. Si trova in facile posizione lungo la statale 39, poco a monte di Corteno, in località Ràsega.

Si tratta d’un ingegnoso esempio di attività artigiana (segatura e lavorazione del legname) che per funzionare sfruttava, attraverso un complesso meccanismo, l’energia naturale dell’acqua.

Santicolo è un popoloso ed esteso nucleo, sorge alla base settentrionale del Piz Tri (2308) ed è attraversato dal ruscello Fontana del Mare, che scende dalle alture emergenti tra le due valli a monte.
È percorso dall’antichissima Strada Valeriana che sale da Édolo, diretta a Córteno e, per Camizù, al Passo dell’Aprica e poi in Valtellina. Benché sia privo del sole per una parte dell’inverno, il territorio circostante è ricco di castagneti fruttiferi; i prati, i campi e gli orti intorno al paese sono assai fertili.
Il Comune di Santìcolo è rimasto autonomo fino al 1927, quando fu aggregato a Córteno. Vi si conservano gelosamente alcune tradizioni e mantiene una notevole coesione sociale.
Nell’ambito delle manifestazioni annuali per gli ospiti, vi si organizzano la SkyMarathon Sentiero 4 Luglio e altri eventi. La chiesa, che è rimasta parrocchia, è dedicata a San Giacomo.

Le abitazioni antiche di Pisogneto, restaurate in gran parte, mantengono le originarie linee architettoniche, il paese sorge in un tratto pianeggiante sulla sponda destra dell’Ogliolo, sotto le pendici settentrionali del Palone del Torsolazzo (2670), solcate dalla Val Duàla e dalla Val di Doscàlf, confluenti nell’Ogliolo, con i versanti ricchi di boschi cedui e conifere. È attraversato dalla antichissima Strada Valeriana che sale da Édolo, diretta a Córteno e, per Camizù, al Passo dell’Aprica e poi in Valtellina.
Alcuni storici fanno derivare il nome da Pisogne, per il fatto che Pisognéto nei secoli passati era il principale emporio dell’alta Val Camonica e centro commerciale da tempi antichissimi allo sbocco del Passo dell’Aprica verso Tirano e i Grigioni, che occuparono la Valle Tellina dal 3 febbraio 1512 al 19 giugno 1797. Tristi vicende come la peste del 1630 e diversi incendi avevano ridotto il florido paese ad una piccola contrada che rimase pur sempre il capoluogo del Comune di Córteno. La costruzione della nuova strada dell’Aprica (1854) ridiede impulso allo sviluppo economico e urbanistico del paese.
Essendovi nato il primo Nobel italiano, Camillo Golgi (insignito per la Medicina nel 1906), è sede dell’omonimo museo, oltre che dell’Ecomuseo della Resistenza Mortirolo. Originari della frazione sono anche la beata Suor Maria Troncatti e la medaglia d’oro della Resistenza Giovanni Venturini. La chiesa parrocchiale è dedicata a Santa Maria Assunta.
Nell’ambito delle manifestazioni per gli ospiti, a Córteno Golgi si organizzano il Ferragosto cortenese (Ferragosto cortenese), Assaporando Córteno (Assaporando Corteno) e altri eventi culturali e sportivi.

Arroccata intorno alla collina del Castello di Córteno, con la chiesa medioevale di San Martino Franco, Piazza, a differenza d’un tempo, è oggi unita a Pisognéto.
Il borgo conserva quasi intatta – come del resto la maggior parte delle frazioni cortenesi – una sua antica identità urbanistica, lungo la Strada Valeriana, dalla Valle Doscàlf, alla Valle di Rocazzà. La chiesetta è dedicata alla Visitazione di Maria SS.ma. Domàz è un caratteristico nucleo che fa da appendice a sud-ovest della frazione.
Ogni anno il 13 dicembre si svolge la festa di Santa Lucia.

Gàlleno è un ampio agglomerato e sorge su un’altura di fronte alla collina di San Martino, sulla riva sinistra della forra dell’Ogliolo. È collegato con la Statale 39 dell’Aprica da una variante che varca il colle sui due versanti e attraversa il paese. Diverse mulattiere risalgono il pendio meridionale del Monte Padrio e raggiungono importanti nuclei di cascine, ubicate a diversa altezza tra la Valle di Guspessa e la Valle del Santo che si avvia a nord-ovest della cima e si getta nell’Ogliolo.
Curiosamente, il nome di numerose malghe antiche della Còsta superiore, a mattina e a sera di Gàlleno, inizia con la lettera «D»: Doàf, Doàren, Dolàf, Donasé, Dolódro, Doasét, Doaré, Dormané, Dubì, Duìs, Doàt, Düsì.

Verso Bòtola, poco a est di Gàlleno, presso Gandós, c’è la cappella-ricordo dell’apparizione della Vergine alla muta Lazzaroni nel 1631. La chiesa del paese è intitolata a San Bartolomeo. Di Gàlleno è originario Mons. Lorenzo Bianchi, per decenni missionario e poi vescovo di Hong Kong. In agosto vi si organizza la Sagra di San Bartolomeo.

Rònco sorge sopra un colle, lambito da due ruscelli affluenti di sinistra dell’Ogliolo ed è raggiunto da una breve variante della statale 39 dell’Aprica. Il centro storico si sviluppa su due vie principali, preceduto dalla chiesetta di S. Rocco.
Originari del borgo sono Antonio Schivardi, medaglia d’oro della Resistenza, e – per parte di padre – il filosofo anarchico-cristiano Camillo Berneri.
La sagra del paese si tiene il 16 agosto di ogni anno

Mégno è un paesello sulla variante che dalla statale 39 dell’Aprica raggiunge Dovério, in un ambiente ferroso (limonite).
Alla fine del Seicento, padre Gregorio Brunelli di Canè segnalava l’esistenza di «Due Menni», le contrade cioè al disotto e al disopra della chiesetta di San Bernardino.
Si trova in una bella posizione con magnifica vista su Cortenédolo e Santìcolo. Nel mese di maggio vi si organizza la Sagra di San Bernardino.

Un’antica strada di sezione limitata si dirama dalla statale 39 dell’Aprica, lungo la quale sorge la parte più nuova del borgo Lòmbro, rasenta la rupe sulla quale è costruita la chiesa di San Giovanni Battista e scende alla parte sottostante. Si narra che da Lòmbro la gente fuggì tutta quando, nel 1514, l’Ogliolo straripò in paese, distruggendo un convento di frati a Pedàrio, il mulino e almeno metà delle case.
Si dice che per ben quattordici anni il fiume passò per l’attuale Via Paolo VI, prima di essere nuovamente deviato nell’originario alveo più a destra. Sarebbero nati a seguito di tale evento calamitoso i borghi di Mégno e Dovério (dove le famiglie si erano rifugiate nei fienili), che da löch divennero da allora frazioni.
Nell'ultimo weekend di aprile, vi si organizza la Sagra di San Giovanni

Doverio sorge su un pianoro alle pendici sudorientali del Monte Padrio ed è raggiunto dalla variante della statale 39 dell’Aprica, dopo aver oltrepassato Mégno.
Si trova in posizione panoramica su gran parte dei centri storici di Córteno Golgi, di fronte alla Valle Moranda. È attorniato da prati antichi a terrazzi e boschi attraversati da mulattiere e sentieri che conducono verso la Valle di Guspessa e le malghe alpine.
Sul finire del Seicento, era diviso in due contrade chiamate Dovério di Sopra con la chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano, senza campanile, e Dovério di Sotto con la chiesetta di San Martino, della quale resta solo il campanile, un poco più a monte della bella piazzetta del centro storico.
Qui si trova l'unico mulino ancora in funzione nell'intero territorio comunale. In gennaio vi si organizza la Sagra di San Sebastiano.

Sant'Antonio sorge alla confluenza delle valli Brandét e Campovecchio, sul versante settentrionale del Corno dell’Agna (2471). È collegato con la Statale 39 dell’Aprica mediante un ponte sull’Ogliolo, dal quale si avvia la strada che risale la sponda destra della Valle di Sant’Antonio. All’inizio della valle c’è località Fusìne, tanto che la valle è anche detta Valle delle Fucine. Il borgo si trova alla base della Riserva Naturale Orientata delle Valli di Sant’Antonio, per la valorizzazione della quale esiste oggi un moderno centro-visite, unito alla Stazione di Idrobiologia Alpina e all’Incubatoio Ittico di Valle, fiori all’occhiello della riserva di pesca.
Il centro storico è costituito di case antiche con architetture rustiche, ben conservate. A fine agosto di ogni anno, in località Campovecchio, si organizza la Festa degli Alpini.
La chiesetta è dedicata a Sant’Antonio Abate e si festeggia a gennaio di ogni anno.

San Pietro è una stazione sciistica e turistica, sorta sulla Statale 39 all’estremità occidentale del Comune fino al Passo di Aprica. La maggior parte delle case sorgono sulle sponde dell’Ogliolo, lungo la Strada Valeriana proveniente da Camizù, il più antico nucleo del paese.
Notevoli sono gli impianti alberghieri e sportivi, collegati con l’attigua Aprica: impianto di risalita Baradello, piste di pattinaggio, percorsi per mtb-fondo-ciaspole, ecc. Non lungi dai moderni edifici sorgono, sui versanti, numerose antiche malghe.
San Pietro fa parte, per alcuni servizi, della parrocchia di San Pietro Aprica.

Il Cuz, più che una pietanza, è un modo di conservare la carne, tipico di Corteno Golgi, piccolissimo borgo dell’alta val Camonica tra Edolo e la Valtellina.

Si tratta di uno pezzetti di carne ovina della razza autoctona di Corteno, la pecora locale, che si differenza delle razze giganti come la bergamasca, ha caratteristiche tipiche come l’altezza non superiore ai 77 centimetri, il peso tras i 60 ed i 70 chili, l’assenza di corna, una testa corta ed un manto bianco; è una razza invia d’estinzione, quindi protetta.

Il Cuz è una preparazione antichissima, preparato dagli stessi pastori con la carne degli animali che riportavano delle ferite nel corso delle transumanze, diventando, nel corso del tempo, il piatto della festa nelle famiglie cortenesi.

Sembra che questa pietanza abbia avuto origine nella zona tra il 750 e il 1000, in epoca di occupazione del passo alpino da parte di genti ungare e saraceno.

La tradizionale "Scialpinistica Valdicorteno" - prova di velocità - è un'originale manifestazione che combina l'evento agonistico vero e proprio (a coppie) ad un contestuale raduno amatoriale lungo parte del medesimo tracciato. Tale spirito di condivisione fra atleti ed amatori raggiunge poi il suo apice più naturale nel pranzo conviviale (performance nella quale trionfano più spesso i secondi), prima delle premiazioni.

Onorata già dalle prime edizioni dalla partecipazione dei più forti scialpinisti italiani ed europei, la Scialpinistica Valdicorteno rappresenta solo il momento culminante e - perchè no - mondano di una lunga stagione invernale, durante la quale è possibile praticare per molti mesi liberamente lo sci alpinismo (oltre al fondo e alla discesa) su tracciati per tutti i gusti, sempre all'interno di scenari favolosi.

Sentiero 4 luglio Sky Marathon è una delle primissime competizioni italiane di skyrunning, dalla lunghezza della maratona classica, nata nel 1995, con un prologo nel 1994. Già più volte sede di Campionato del Mondo di specialità, la cosiddetta maratona del cielo si corre lungo le valli, i passi e le vette delle Alpi Orobie nord-orientali, tradizionalmente la prima domenica di luglio di ogni anno. La gara, che fino al 2009 aveva il via dalla piazza del Comune e il traguardo in piazza della chiesa nella frazione Santicolo, ha variato parzialmente il percorso dal 2011, in virtù della collaborazione organizzativa con il Comune della vicina Aprica. Essa parte ora, ad anni alterni, dall'una e dall'altra località e termina nell'altra.
La sagra di Santa Maria Assunta:si organizza ogni anno il 15 agosto, in occasione della festa religiosa dell'Assunzione di Maria Vergine, alla quale è dedicata la chiesa parrocchiale.


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