mercoledì 22 luglio 2015

VEDESETA



Vedeseta è un comune che si adagia sul versante settentrionale della Val Taleggio, caratterizzata da vasti prati, boschi e alberi da frutto. Numerosi torrenti e ruscelli - il Chignolo e il Bordesigli i principali - attraversano il comune prima di immettersi nel torrente Enna, principale corso d'acqua della valle.

Il nome Vedeseta potrebbe trarre origine da ''Viticeta'', cioè zona caratterizzata da macchie di Vitex, arbusto conosciuto anche come Agnocasto oppure dal verbo ''videre'' che, riferito a luoghi, assume il significato di ''essere bene esposto''

Per avere le prime notizie sicure occorre attendere l'epoca Carolingia, quando, tra la fine del VIII ed i primi anni del IX secolo, l'imperatore Carlo Magno concesse in fondo al Vescovo di Milano l'intera valle del fiume Enna. Al periodo del Sacro Romano Impero è pertanto riconducibile l'inizio dei rapporti politico-economici che legarono per secoli la comunità di Vedeseta alla metropoli lombarda. Nei primi decenni del XII secolo la Valle Taleggio è popolata da comunità relativamente numerose ed amministrativamente organizzate; il governo locale è demandato ad un giusdicente, eletto dagli abitanti, il quali giudicava tutto, eccettuati i casi d'omicidio o di grave importanza. Da ciò si può desumere che la Comunità di Vedeseta godeva di una relativa larga autonomia, in seguito confermata dagli altri governi succeduti. Nel 1237 la Valle Taleggio (insieme con la Valle Averara), in seguito alla sconfitta dei Milanesi ad opera di Federico II, diventa Signoria e affidata a Pagano della Torre della Valsassina. In seguito alle contese civili che insanguinarono lo stato milanese per il possesso della Signoria, la Valle Taleggio si spacca in due, con Vedeseta che abbraccia la causa Ghibellina, mentre Taleggio si allea con il partito Guelfo. In questo periodo sul territorio vengono edificati torri e castelli di cui purtroppo non c'è rimasta testimonianza sul territorio. La faida tra le due popolazioni continuò a lungo, anche quando lo scontro ideologico e politico si era ormai svuotato d'ogni contenuto; ma se non era più questione di Papa o Imperatore, era pur sempre questione di pascoli, di confini e di malghe. E non era che in Valle Taleggio mancavano le leggi; tanto che il 17 dicembre 1368 viene steso il primo statuto della Valle Taleggio e d'Averara, composta di ben 112 capitoli che regolavano il quieto vivere delle popolazioni. Si giunge così con un relativa tranquillità al 1428, quando, a seguito dell'avvento della Repubblica di Venezia si riaccendono i vecchi rancori: i taleggini si schierano con i veneziani mentre i vedesetesi restano fedeli al biscione visconteo. Gli scontri durano sino al 1433 quando, con la pace di Ferrara, Taleggio e Averara vengono definitivamente assegnate a Venezia mentre Vedeseta e Valtorta vanno a Milano. In questo modo la Valle Taleggio diviene terra di confini, come testimoniato tutt'oggi da alcuni ''termini'' in pietra ancora visibili. Questa situazione dura per tre secoli e mezzo, sino alla caduta della Repubblica di Venezia, ma il fatto di essere luogo di un importante corridoio politico e strategico tra i due maggiori stati della Penisola recò innegabili vantaggi alle popolazioni, con un incremento del commercio e dei transiti delle merci, la manodopera può trovare lavoro nei centri urbani dei due stati, il porto di Venezia è gestito da maestranze bergamasche. Mentre Taleggio rimane ininterrottamente sotto il controllo veneto, Vedeseta segue le sorti dello Stato Milanese, passando sotto il dominio francese prima, spagnolo poi e dal 1706 passa sotto il controllo di Vienna. Nel 1797 poi, in seguito alla campagna Napoleonica in Italia, Vedeseta entra a far parte della Repubblica Cisalpina assieme a Taleggio, ritrovando così l'antica unità e successivamente con la Restaurazione passano entrambi sotto il controllo dell'Impero Austro Ungarico. Inizia così la decadenza politica ed economica della Valle, che passa da importante regione di confine ad oscura località sperduta e dimenticata. Nel 1859 infine, con la II Guerra d'Indipendenza, Vedeseta entra a far parte del Regno d'Italia e ritrova, grazie ai suoi cittadini, un nuovo assetto economico e sociale.

Gli antichi villaggi davano avvio alle attività divenute in seguito tradizionale: l'agricoltura, l'utilizzazione dei boschi e, sopratutto, sfruttando gli ottimi pascoli delle fasce montane piu' alte, l'allevamento del bestiame, la pastorizia e la lavorazione del latte. Non e' da escludersi l'esistenza d'una certa forma primitiva di commercio, basata su scambi in natura, specie con la confinante Valsassina, ove presumibilmente si producevano artigianalmente attrezzi agricoli e ferri da taglio. Probabilmente la moneta corrente in Vedeseta era a quell'epoca rappresentata principalmente dallo stracchino (Taleggio), gia' a quei tempi giustamente rinomato. Tale uso doveva essere piu' che mai vivo anche mille anni dopo, se, nel 1378, le valli di Taleggio e di Averara, come narrano gli storici, versarono al loro Principe Bernabo' Visconti, Signore di Milano, quale tributo, 200 pesi di formaggio bene stagionato.

Vedeseta  è con quello limitrofo di Taleggio, uno dei due Comuni della valle omonima, il cui principale torrente, l'Enna e' affluente del Brembo.

La solubrità dell'aria, l'altitudine ed il suggestivo paesaggio alpestre hanno fatto del paese una nota frequentata stazione climatica. Vedeseta e' posta infatti su di un declidio a prati e a boschi nel quale addolcisce le sue prime propaggini il contrafforte montuoso che serra a ponente la Valle Taleggio, separandola dalla Valsassina. Il turismo costituisce comunque l'unica valida risorsa, in grado non solo di sostituire proficuamente quelle originarie ormai insufficienti e procacciare cespiti per una esistenza piu' decorosa, ma anche - e conseguentemente - di frenare l'increscioso fenomeno dello spopolamento da tempo in atto. Assai utile sarebbe a tale scopo valorizzare le alpi comunali di Artavaggio. Tutto cio', naturalmente presuppone una aperta e coerente mentalità che certo non fa difetto alla popolazione.

Reggeto è una caratteristica frazione posta sopra Vedeseta, raggiungibile comodamente da quest'ultima ma anche dal Santuario di S. Bartolomeo di Olda.
La posizione è soleggiata ed il panorama godibile.
Troviamo una chiesa (edificata nel 1635) ed una bella fontana-abbeveratoio dalle ragguardevoli dimensioni.
Da visitare, poco sopra il paese, la Torre degli Alpini.
Da Reggetto è possibile intraprendere varie escursioni, per esempio passando da Cantoldo verso i Piani d'Artavaggio, oppure ascendere al vicino Corno Zuccone.
Nei dintorni sono presenti molti cippi confinari, i Termenù.

Avolasio è il primo paese che si incontra giungendo in valle dalla Valsassina, lungo la bella strada che dalla Culmine di San Pietro porta a Vedeseta.
Ebbe la sua chiesina nel 1615; per il resto non vi sono attrattive artistiche particolari.
La posizione è panoramica, più isolata rispetto agli altri centri abitati.

L'Anello di Avolasio è un tragitto circolare, percorribile in poco più di un paio d'ore di cammino, con partenza e arrivo nel centro abitato di Avolasio. Dalla piazzetta si imbocca l'agevole carreggiata che porta ai 1381m della Sella. Seguendo il sentiero si entra in un fitto bosco per arrivare nello spiazzo di Prato Giugno. Lungo il cammino è possibile vedere vecchie abitazioni alpestri ricoperte da tetti con le famose "piode". Arrivati alla Sella, comincia una ripida discesa che tra le coste, dirupi e boschi raggiunge il centro di Vedeseta.

Il piccolo borgo di Lavina, si trova poco sotto Vedeseta, lungo la strada che da Olda porta a Peghera.
Vi sono unicamente un gruppo di case e una chiesetta, risalente al 1428 e dedicata all'Annunciazione di Maria Vergine, cui venne successivamente unito, nel 1630, come Santo titolare, San Vincenzo Levita e Martire. S. Vincenzo (essendo la chiesa di vecchia data, la Lavina già a quell'epoca doveva essere considerata un centro importante). All'interno è presente una tela settecentesca dove, per errore del pittore, è stato rappresentato San Vincenzo Ferreri. Questa chiesa aveva fino a tutto il '700 un suo sacerdote pur essendo chiesa secondaria di Vedeseta. In questi ultimi anni, pur solennizzando le feste sia dell'Annunciazione il 25 marzo, sia di San Vicenzo il 17 gennaio, la festa vera e propria della frazione si celebra il 14 agosto, vigilia dell'Assunta.

All'ingresso del paese vi è poi una strana fontana dal duplice prospetto, con due vasche con le relative maschere da cui sgorga freschissima acqua.
Sullo spigolo di una casa del piccolo centro, sopra l'intonaco ormai sbrecciato su cui si leggeva "Lavina frazione di Vedeseta", si nota la data 1569 incisa in una bella pietra.

Tra Lavina e Olda vi è la contrada Cornale, da cui si può incamminarsi a meridione, giù in valle, per raggiungere il Ponte dei Senesi sul torrente Enna e risalire fino al Peghera, lungo l'antica via utilizzata da chi voleva raggiungere la val Taleggio provenendo dalla val Brembilla.



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