venerdì 17 luglio 2015

LA GHIACCIAIA DI MONCODENO

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Tra le cavità di tipo carsico di cui è ricca la zona delle Grigne la grotta di Moncòdeno è certamente la più curiosa: il calcare, tradizionale protagonista delle sculture sotterranee - stalattiti, stalagmiti, panneggiamenti - viene infatti sostituito dal ghiaccio che dà vita a un mondo incantato in rapido e perenne mutamento. E' una ghiacciaia naturale, un gioiello dimenticato la cui suggestione ha per secoli attirato scienziati, esploratori e visitatori occasionali. Lo stesso Leonardo da Vinci fu un attento osservatore dei fenomeni geologici, e, nel corso di un soggiorno a Lecco in cui esplorò i monti lariani e valsassinesi, pare non mancò di visitare la celebrata grotta.

Il Moncodeno (Moncoeuden in lombardo) è il versante nord della Grigna settentrionale, per la maggior parte nel territorio amministrativo del Comune di Esino Lario e in minima parte di quello di Cortenova. Il paesaggio è notevolmente carsificato e sono presenti centinaia di grotte, alcune delle quali molto importanti.

Tra tutte ricordiamo il complesso dell'Alto Releccio, che, con i suoi 1190 m di profondità, rappresenta una delle più profonde grotte in Italia, e la "ghiacciaia di Moncodeno", una grotta, visitata anche da Leonardo che conserva il ghiaccio e una temperatura ridotta anche in piena estate.

Nel 1881 si celebra a Milano il quattordicesimo congresso degli alpinisti italiani. I delegati del Club Alpino Italiano (Cai) vengono invitati a partecipare ad una cerimonia destinata ad entrare nella storia dell’alpinismo lombardo. A 1800 metri di quota, sul versante settentrionale della Grigna settentrionale (Grignone), nella zona nota al mondo scientifico per gli studi del presidente della sezione milanese del Cai, l’abate e geologo lecchese Antonio Stoppani, viene inaugurata la Capanna di Moncodeno. È il primo rifugio su quelle che, nei decenni successivi, diventeranno le montagne più popolari della Lombardia, le Grigne.

La Capanna fu distrutta da una valanga nel 1897. Il CAI di Monza decise di ricrostruirla poco distante nel 1906 chiamandola Capanna Monza. Questa fu incendiata e distrutta nuovamente dai nazifascisti nel 1944. Al nuovo edificio, ricostruito e inaugurato nel 1951, fu dato il nome di Rifugio Arnaldo Bogani.

Leonardo da Vinci (Codice Atlantico, F 573 b) e successivamente Stenone visitarono e descrissero la famosa Ghiacciaia di Moncòdeno, iniziando così lo studio scientifico dei depositi perenni di ghiaccio ipogeo. Probabilmente quando Leonardo visitò la grotta nell’antro le stalagmiti di ghiaccio e le nevi sul fondo erano molto più vistose di oggi. Complice la mutazione del clima che sta interessando l’intero arco alpino, la ghiacciaia del Moncodeno va incontro a quello che appare come un inesorabile e continuo regresso. A differenza del passato, il fenomeno riveste oggi un grande interesse escursionistico. Per secoli, invece, rappresentò un grande "frigorifero della natura". Grazie infatti all’accumulo di neve invernale, un tempo anche provocato come  testimoniano i numerosi tronchi che emergono con il regredire del ghiaccio, anche in piena estate la temperatura dell’ambiente è molto bassa, al punto che l’acqua dello stillicidio riesce addirittura a gelare. Provvidenziale riserva per i pastori della vicina Alpe di Moncodeno che estraevano blocchi di neve e ghiaccio che, oltre a dissetare gli uomini, opportunamente sciolti in apposite buche abbeveravano anche il bestiame. L’estrazione dei blocchi di ghiaccio costituì, per secoli, un’attività economica paragonabile a quella mineraria. Il ghiaccio veniva caricato su slitte e, lungo la val d’Esino, era trasportato a Varenna e imbarcato alla volta di Lecco e Milano.


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