venerdì 26 febbraio 2016

LA CARNE IN QUARESIMA

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L'astinenza dalle carni risale a tempi molto antichi, in origine era di più giorni alla settimana, poi concentratisi nel venerdì, scelto in considerazione del venerdì di passione. Con la Riforma protestante diventò il segno distintivo tra cattolici e riformati, molto sentito dalla popolazione e riflesso anche nelle commedie di Shakespeare. Le norme, insieme con quelle del digiuno, sono fissate dalla costituzione apostolica "Paenitemini" del Sommo Pontefice Paolo VI del 17 febbraio 1966, e dal Codice di Diritto Canonico (can. 1249 e seguenti), ma possono essere ulteriormente determinate dalle Conferenze Episcopali.

Secondo la norma ecclesiastica i fedeli di rito latino sono tenuti all'astinenza dalle carni in tutti e singoli venerdì di Quaresima, purché non coincidano con un giorno annoverato tra le solennità dal calendario liturgico della Chiesa cattolica. Prima l'astinenza delle carni era obbligatoria tutti i venerdì dell'anno, ora è soltanto consigliata e può essere sostituita da altre opere di penitenza e carità.

Il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo sono richiesti il digiuno e l'astinenza, il Sabato Santo sono solo consigliati. L'obbligo del digiuno s'inizia a 18 anni compiuti e termina a 60 anni incominciati, quello dell'astinenza s'inizia a 14 anni compiuti. Tuttavia, i fedeli sono dispensati dall'obbligo del digiuno e dell'astinenza in taluni casi. Fino all'inizio del XX secolo la legge dell'astinenza dalle carni proibiva di consumare uova e latticini, oggi non più; però oggi è richiesta anche l'astinenza dai cibi e dalle bevande che ad un prudente giudizio sono da considerarsi troppo ricercati e costosi. L'insieme di queste norme costituisce il 4° dei cinque precetti generali della Chiesa cattolica ("In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno").

Interrotta per evidenti ragioni pratiche durante la seconda guerra mondiale, divenne sempre meno sentita dalla popolazione. La Conferenza episcopale italiana si è adeguata al nuovo clima ed ha ammesso la sostituzione dell'astinenza con una diversa forma di mortificazione in tutti i venerdì dell'anno, esclusi quelli di Quaresima.

Lo stesso Gesù, nel discorso della montagna inserisce il digiuno nelle buone opere (Mt 6) con la preghiera e la carità. Con il digiuno si impara a regolare il nostro corpo, rispetto alle sue vere e reali esigenze; con la carità, intesa come pratica ascetica, siamo invitati ad un miglior rapporto con gli altri e con la preghiera instauriamo il rapporto con Dio. La preghiera, il digiuno e la carità, quindi, sono le opere che caratterizzano i tempi «penitenziali», come è appunto la Quaresima: i 40 giorni che anticipano la Pasqua. La Quaresima è stato sempre tempo di preparazione e di penitenza. Preparazione, soprattutto per i primi secoli della cristianità, per i catecumeni che ricevevano il battesimo il giorno della Pasqua; ma per tutti i cristiani è sempre preparazione e penitenza per vivere questo periodo come reale opportunità di conversione. Il digiuno è allora un «dono» che Dio offre agli uomini, soprattutto nel tempo di grazia della Quaresima, a ricordo dei 40 anni dell'Esodo del popolo liberato dall'Egitto. Adamo, nel giardino aveva avuto la proibizione di mangiare dall'albero e – mangiandone – ha ceduto alla tentazione ed il Nuovo Adamo, Gesù, digiunando nel deserto per 40 giorni ha vinto la tentazione del diavolo. Il digiuno ha quindi anche un alto valore religioso e cristologico. Dal libro della Genesi leggiamo che Dio ha concesso di cibarsi delle carni non nell'Eden ma a Noè ed ai suoi figli con l'alleanza stipulata dopo il diluvio (Gen 9,1-3).



È legge divina, e non soltanto disposizione della Chiesa, che i cristiani praticano la penitenza nei tempi stabiliti (can. 1249 del Codice di diritto canonico). Praticare penitenza significa osservare il digiuno, incrementare le preghiere e la carità, ognuno come può e secondo il suo stato.

La chiesa italiana, fin dal 1966 stabilisce i periodi di digiuno e di astinenza:

· Il digiuno e l'astinenza, nel senso sopra precisato, devono essere osservati il Mercoledì delle Ceneri (o il primo Venerdì di Quaresima per il rito ambrosiano) e il Venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo; (sono consigliati il Sabato Santo fino alla Veglia Pasquale);

· L' astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità (come il 19 o il 25 marzo). In tutti gli altri venerdì dell' anno, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l' astinenza nel senso detto oppure compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.

Nel contempo ha stabilito come praticarli:

· la Legge del digiuno "obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate".

· La legge dell'astinenza proibisce l'uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, a un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi.

· Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato; alla legge dell'astinenza coloro che hanno compiuto il 14° anno di età.

· Dall'osservanza dell'obbligo della legge del digiuno e dell'astinenza può scusare una ragione giusta, come ad esempio la salute. Inoltre, "il parroco, per una giusta causa e conferme alle disposizioni del Vescovo diocesano, può concedere la dispensa dall'obbligo di osservare il giorno di penitenza, oppure commutarlo in altre opere pie; lo stesso può anche il Superiore di un istituto religioso o di una società di vita apostolica, relativamente ai membri e agli altri che vivono nella loro casa".

In parole povere, il pesce può essere mangiato anche nei giorni di astinenza ma non deve essere particolarmente ricercato o costoso.

Il digiuno quaresimale ha certamente una dimensione fisica, oltre l'astinenza dal cibo, può comprendere altre forme, come la privazione del fumo, di alcuni divertimenti, della televisione,... Tutto questo però non è ancora la realtà del digiuno; è solo il segno esterno di una realtà interiore; è un rito che deve rivelare un contenuto salvifico, è il sacramento del santo digiuno.

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