venerdì 22 maggio 2015

I MOLINI MARZOLI MASSARI A BUSTO ARSIZIO



Il complesso dei Molini Marzoli Massari venne edificato, nel periodo tra il 1906-1907 ad opera dell'ingegner Guazzoni, con successivi interventi liberty, fino al 1926, dell'architetto bustese Silvio Gambini. Il progetto iniziale, del 1906, riguardava i fabbricati del molino, dei sili, della sede amministrativa, della officina con parti di servizio, della cabina elettrica e delle scuderie, progettate dall’ingegner Guglielmo Guazzoni, presso il quale Silvio Gambini lavorava. Successivamente, Gambini, dopo aver lasciato nel 1915 lo studio del Guazzoni (che morirà due anni dopo), si occupò della realizzazione dei magazzini del grano e le autorimesse, demolendo le scuderie e gli alloggi per i carrettieri; alcuni reparti di magazzinaggio e pulitura; l’edificio per l’insacco e la saccheria; i serbatoi e la cabina della pompa. Lo stabilimento Marzoli è l’unico per la lavorazione del grano sul territorio bustese. Al piano seminterrato erano posizionati i macchinari elevatori, al piano rialzato i laminatoi, al primo piano i filtri e gli aspiratori e al secondo piano i buratti per il setacciamento del grano. Il complesso era collegato alla linea ferroviaria che occupava l’attuale sedime del viale Cadorna (detto “della Gloria”) prima di essere spostata più a est, nella posizione attuale. L’area dei Molini ha un’estensione di poco più di 9000 m² e al suo interno sono ancora visibili i binari che collegavano il complesso edilizio alla rete ferroviaria. In linea orizzontale, la scansione ritmica delle superfici, il volume bloccato, la composizione centrale, il rigore logico distributivo delle piante dei fabbricati, la simmetria prospettica, uno stile spoglio che attinge la sua espressione dai principi costruttivi e dall’uso onesto dei materiali, uno spiccato senso della monumentalità, sono tra i caratteri dell’architettura di Otto Wagner; caratteri che si posso ritrovare nel complesso dei Molini Marzoli Massari. Tutti i corpi di fabbrica presentano volumi geometrici semplici (grandi parallelepipedi sviluppati in orizzontale o verticale) con lineari superfici di prospetto a mattoni a vista e intonaci bianchi, scandite da modanature a poco rilievo ripetute in sequenza continua, che racchiudono aperture vetrate rettangolari, arricchite da eleganti profilature a motivi sinuosi nel corpo di fabbrica del molino vero e proprio e marcature in rilievo in cotto nel silos-tramogge; nella palazzina, destinata a rappresentanza, il gioco decorativo si fa più ricco con elementi floreali in cemento e ferri battuti di complesso raffinato disegno. L’aspetto decorativo peculiare degli edifici del Molino appare più materico e coloristico che floreale, quindi più vicino alla severità compositiva, ma colorita, di Otto Wagner e all’Art Nouveau austriaca, piuttosto che a quella belga e francese. Il complesso fu abbandonato negli anni sessanta, e acquistato dal Comune di Busto Arsizio nel 1985. Oggi, rinominato Tecnocity, è sede di:

il Centro Tessile Cotoniero sui tre piani (rialzato, primo e secondo) dell’edificio Molino;
una Sala convegni (Sala Tramogge) per 221 posti al piano rialzato e rialzato dell’edificio Tramogge;
la mensa nell’edificio sud su due piani (ex stalla e fienile);
il Polo Scientifico Tecnologico lombardo nell’edificio Tramogge e il relativo incubatore nel seminterrato degli edifici Molino ed Insacco, oltre che nell’ex deposito;
il Centro di Formazione/Diploma Universitario in Biologia, indirizzo Farmacologico e Tossicologico dell’Università dell’Insubria: nella palazzina, con la segreteria, la presidenza, gli studi per docenti e le sale riunioni; nell’edificio Insacco con tutte le aule normali e speciali e la biblioteca; nell’edificio a un piano su via Alberto da Giussano a disposizione di corsisti e studenti;
l’ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Busto Arsizio.

Il processo lavorativo seguiva il seguente iter: i cereali in arrivo venivano versati in apposite tramogge (recipienti aventi pareti inclinate) poste ai piedi dei sili e comunicanti con il piano seminterrato. Da qui venivano trasportati attraverso appositi condotti ed elevati sino all'ultimo piano dell'edificio dove, mediante una coclea (meccanismo di trasporto costituito da un lungo canale che si sviluppa a spirale), venivano distribuiti nei 17 sili di cemento armato, capaci di contenere 25 quintali di grano.

A livello intermedio del percorso di elevazione, i cereali passavano attraverso una particolare bilancia e qui pesati: bilancia, impianto di elevazione e coclea di distribuzione sono ancora oggi installati.

Nelle diverse celle dei silos i cereali venivano tenuti separati e successivamente trasportati nell'attiguo edificio avente funzioni di molino dove erano concentrati gli impianti per la macinazione.

Nel molino il grano veniva controllato, pulito, separato, battuto, lavato e fatto passare negli essiccatori ad aria calda che permettevano di dosare l'umidità presente nei cereali, in funzione della macinazione.

I cereali così lavorati venivano successivamente trasferiti nell'edificio adibito all'insacco. Quest'ultimo consta di un corpo isolato a sé stante ed è ancor oggi collegato all'ex molino per mezzo di un tunnel sotterraneo che collega i locali seminterrati dei due edifici.

L'utilità del tunnel era quella di impedire che il trasporto del grano macinato avvenisse allo scoperto; cosa che, durante le giornate umide o di pioggia, avrebbe arrecato danno al prodotto lavorato.

Dall'edificio avente funzione di centrale elettrica, si diramava l'impianto che distribuiva corrente ai motori elettrici che azionavano il movimento dell'intero molino. I motori principali erano tre: uno per gli impianti di sollevamento e distribuzione dei sili, uno per gli impianti di pulitura del grano ed uno per il molino.

Un insieme di motori di minor potenza azionavano altrettanti meccanismi ed impianti minori per i lavori complementari al processo produttivo principale.

I cereali cosi lavorati ed insaccati, trovavano posto nei magazzini adiacenti prima di essere spediti. Quest'ultima operazione veniva fatta, inizialmente, tramite ferrovia, a cui l'opificio era collegato direttamente per mezzo di un tracciato interno e con i carri trainati dai cavalli.

Questo particolare ci ricollega e spiega la presenza di un edificio avente funzione di scuderia, rimessa ed alloggio per i carrettieri.

Altre funzioni specifiche venivano assolte nella palazzina ad uso uffici amministrativi e direzionali.

Quello dei Molini Marzoli Massari è il più importante complesso industriale della città di Busto Arsizio, oggi adibito ad altre funzioni, diverse da quella produttiva.

Il 17 maggio 1897 nacque, per iniziativa del ragioniere Pietro Marzoli, del fratello Giovanni e del ragioniere Giovanni Massari, la Società in Accomandita Marzoli, Massari & C. a Varese, con lo scopo di realizzare un impianto per la macinazione del frumento. Venne costruito così il molino di Varese, l'unico operante nel nord milanese, che entrò in funzione nel 1898, con una potenzialità di macinazione di 150 quintali di frumento in una giornata. Questa potenzialità aumentò grazie al favore del mercato, raggiungendo i 300 quintali giornalieri, con un conseguente ampliamento degli stabili per la lavorazione del cereale. Intanto, nel 1901, per iniziativa di Pietro Marzoli e per opera del fratello Attilio e di Cesare Besozzi, venne costituita la Società in Accomandita Besozzi, Marzoli & C. per la macinazione del granone, che pose il proprio impianto (con capacità di 120 quintali giornalieri e oleificio annesso) poco distante da quello per la macinazione del frumento di Varese. Nel 1906 Pietro Marzoli pensò alla costruzione di uno stabilimento che potesse soddisfare le esigenze della vastissima zona industriale comprendente Gallarate, Legnano e Busto Arsizio. Per realizzare questo progetto, l'accomandita Marzoli & C. venne trasformata in Società Anonima Molini Marzoli Massari, la quale comprese il molino di Varese e assorbì il molino per il granone e l'oleificio della Besozzi, Marzoli & C. e iniziò la costruzione di un grande impianto a Busto Arsizio che avesse un capacità di 500 quintali giornalieri di frumento. Gli edifici comprendevano: il molino e pulitura, un silo per il grano con una capacità di 2500 tonnellate, una palazzina per abitazione, uffici, le scuderie e i servizi. Tra il 1908 e il 1914 venne perfezionata e accresciuta la capacità degli stabilimenti. Durante la prima guerra mondiale questi stabilimenti svolsero un grande lavoro per conto dei Consorzi Granari Provinciali e delle Autorità Militari. Nel 1919, quando tornò la libertà nella produzione e nel commercio dopo la guerra, la società diede il via ad un ammodernamento e riordino degli impianti. Così, aumentarono le capacità degli stabilimenti di Varese, così come quello di Busto Arsizio, che raggiunse i 1000 quintali nelle 24 ore. I lavori vennero completati nel 1926. Dopo un'espansione nel napoletano, nel secondo dopoguerra vennero ulteriormente aumentate le capacità degli stabilimenti di Varese (ai quali venne aggiunto un pastificio) e di Busto Arsizio, dove la capacità venne aumentata a 1200 quintali per poi arrivare a 1400 quintali giornalieri. Negli anni sessanta la Molini Marzoli Massari acquistò un ampio terreno a Mornago con l'intenzione di costruire un nuovo molino unificando gli impianti di Varese e Busto Arsizio posti in zone centrali delle due città; venne anche avviata un'attività di produzione di pane su scala industriale. Nel 1974 i terreni e i macchinari di Mornago furono venduti dalla nuova gestione che subentrò al vecchio nucleo familiare. Negli anni settanta venne demolito il complesso di Varese, mentre nel 1975 lo stabilimento di Busto Arsizio cessò la sua attività, per poi essere acquistato dal Comune di Busto Arsizio nel 1985. Il 15 aprile 2000 vennero inaugurati gli immobili della ex Molini Marzoli Massari che avevano subito lavori di restauro voluti dallo stesso Comune.




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