martedì 19 maggio 2015

LE VILLE DI ARCORE : VILLA CAZZOLA



Villa "La Cazzola" deve il suo nome all'omonima antica famiglia milanese dei conti Cazzola. Secondo la tradizione fu in origine progettata da Pellegrino Tibaldi (Architetto capo del Duomo Milano dal 1567 al 1585). Nel luglio del 1669 Giambattista Durini 1° Conte di Monza acquistò "la possessione della Cazzola" che fu riedificata secondo il progetto di Gerolamo Quadrio Architetto capo dal della Fabbrica del Duomo di Milano dal 1658 al 1679. Lo stesso realizzò la villa del Mirabello nel parco reale di Monza per il fratello di Giambattista, Giuseppe I Durini. Al piano nobile era presente un importante ciclo di affreschi ora scomparsi, realizzati tra il 1670 e il 1675 attribuiti a Giovanni Mariani, pittore presente ancora al Mirabello. Nel 1812 Luigi Durini affidò all'architetto neoclassico Carlo Amati (anch'egli Architetto capo del Duomo di Milano dal 1806 al 1813) il compito di adattare la villa secondo lo stile imperante. E' circondata da un parco di 30 ettari. Nel 1929 la villa è passata alla proprietà dei conti Gallarati Scotti ed eredi.

La costruzione più antica fu probabilmente destinata a casa di caccia, come è facile dedurre osservandone l'ubicazione a nord di Arcore, isolata rispetto al nucleo antico abitato, sulle prime propaggini collinari in una zona elevata che era ricca di boschi, brughiere e roccoli. Dall'inizio del Seicento, le notizie sono più sicure; Giovanni Battista Durini abitò la "Cazzola" e non è improbabile che sia stato da lui affidato al futuro autore del palazzo di Milano, Francesco Maria Ricchino, il lavoro di rimaneggiamento nel 1630, come ricorda la lapide; per tutto il secolo successivo la villa fu residenza estiva e di caccia dei Durini e nel 1812 Luigi Durini affidò a Carlo Amato il compito di una ulteriore trasformazione.

L'intervento dell'Amati è però in definitiva abbastanza limitato: la struttura non viene sostanzialmente modificata: è demolita una scala esterna sul lato occidentale e vengono effettuate alcune aperture interne, mentre all'esterno vengono modificate le finestre, con l'aggiunta dei timpani, del balcone sul lato settentrionale e del corncione a dentelli.
Nel 1892 Giacomo e Giuseppe Durini vendono la villa a Battista Vittadini che fa eseguire importanti restauri e modifiche interne con decorazioni di quello stile barocchetto quasi di prammatica in quell'epoca per le ville dalla Brianza, e vi riunisce una importante collezione di opere d'arte. A lui è dovuta anche la trasformazione dei rustici e notevoli lavori nel giardino, soprattutto nella parte di parco paesaggistico, che conferiscono al complesso la struttura attuale: alla sua morte viene poi costruita la cappella su disegno dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi.

Nel 1909 gli eredi Vittadini vendono la Cazzola che, nelle intenzioni dei nuovi proprietari, avrebbe dovuto essere trasformata in albergo; ma il progetto non viene realizzato e la villa decade in completo abbandono fino al 1929 quando viene acquistata dalla contessa Erminia Gallarati Scotti Scheibler; dopo di allora la casa ed il parco vengono perfettamente restaurati portandoli alle condizioni attuali.
Il complesso sorge su un basso terrapieno circondato da un parapetto ornato di statue, così che ne derivano due piazzali a giardino a nord ed a sud della casa; l'aspetto formale di questi spazi è arricchito da elementi architettonici, dalla grande fontana del piazzale a mezzogiorno, e dai cancelli barocchi con bellissimi ferri battuti settecenteschi sui due ingressi assiali della casa.
Intorno degrada il vasto parco che, verso sud, scende, con sistemazione all'inglese, fino all'ingresso principale, mente verso nord due lunghi viali alberati, di cui uno in asse con la casa, collegano i piazzali alla zona boscosa circondante da quel lato la proprietà. Il collegamento diretto delle sale della villa è ottenuto poi, oltre che dalle logge sui piazzali, con un terrazzo situato sul lato orientale.
E' interessante la fusione degli elementi di architettura originaria(i due piazzali) e le zone a parco, a bosco e decisamente agresti.
Il fabbricato padronale a due piani rivela l'impianto planimetrico cinquecentesco; due porticati a tre arcate, sui lati nord e sud danno accesso al salone centrale che a sua volta collega i corpi di fabbrica laterali. L'architettura della facciata è dominata dal doppio loggiato, ora chiuso con vetrate. Al piano terreno le colonne toscane reggono gli archi sormontati dalle balconate sulle quali si eleva il secondo loggiato con archi però ribassati. Le finestre ai lati dei loggiati, due per piano, sono sormontate dai timpani triangolari aggiunti dall'Amati. La facciata a nord presenta al piano terreno un loggiato identico a quello meridionale. Il fianco ovest della villa è collegato ai rustici che, più bassi, formano il cortile, con un corpo di fabbrica rettilineo a tre piani.
All'interno della villa l'elemento più interessante ed originale è certamente la scala elicoidale con parapetto in ferro battuto, a cui si accede dal porticato di ingresso. La decorazione delle sale presenta poi difficili problemi per il riconoscimento delle parti originali, sia per i soffitti decorati a "passasotto", sia per gli affreschi a contorno delle aperture.
La Cazzola rappresenta un caso pittosto raro di casa di caccia e villeggiatura che, attraverso le vicende dei tempi, ha mantenuto sostanzialmente la sua destinazione ed una fama di nobile tradizione, nonostante la relativa modestia.



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