martedì 19 maggio 2015

LE VILLE DI ARCORE : VILLA D' ADDA

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Villa di delizia e complesso di edifici circondato da un parco, risalenti al XVII-XVIII secolo, aperto al pubblico e ospitante parzialmente (nella foresteria e nelle costruzioni adiacenti ed all'entrata del parco) la sede del Comune, mentre nelle Scuderie ha sede un distaccamento del Dipartimento di Restauro dell'Accademia di Brera di Milano.

L’attuale villa, vero e proprio simbolo della cittadina, in stato di profondo abbandono, è in realtà un complesso di due differenti ville: la prima, risalente al milleseicento, e la seconda (detta la Montagnola) di un secolo circa posteriore, ad opera dell'abate Ferdinando D’Adda ed unite, a metà ottocento, dall’architetto Giuseppe Balzaretto, rivedendone le facciate in stile eclettico ed occupandosi anche della progettazione e realizzazione del parco di circa 30 ettari che circonda idealmente tutto il complesso.

Degni di nota anche l’edificio delle scuderie e, soprattutto, la cappella Vela, costruita ancora una volta su commissione dal Balzaretto per Isabella Isimbardi, moglie del marchese Giovanni D’Adda, con all'interno sculture in marmo di Vincenzo Vela (da cui prende il nome).

L'edificio presenta una planimetria a blocco composta dall'unione di tre corpi: quello centrale, di maggiore volumetria, è avanzato rispetto agli altri due. Al suo interno sono conservati gli ambienti di maggiore pregio e ampiezza, fra i quali l'antica libreria con soffitto ligneo a cassettoni. Nonostante le condizioni di forte degrado in cui l'intero bene si trovi è possibile ancora ammirare gli affreschi dei saloni principali. Al piano terra si trova il salone ad angoli smussati, opera dell'Alemagna, che si affaccia sul parco mediante cinque aperture architravate che si azionano con un sistema meccanico di serrande mosse da un meccanismo che si trova al piano seminterrato.
I due corpi laterali simmetrici si sviluppano su due livelli fuori terra. Il corpo di sinistra veniva adoperato come prosecuzione del corpo nobile ospitando la sala da pranzo. Il corpo di destra, invece, era adibito a contenere gli alloggi della servitù ed è pertanto composto da stanze di minore ampiezza.
Al piano seminterrato, che si sviluppa per l'intera superficie della villa, caratterizzato da volte a botte nella maggior parte degli ambienti, si trovavano i locali dei servizi. Ancora oggi, infatti, è conservato lo spazio della cucina, quello della ghiacciaia e la stanza disposta al di sotto del salone ad angoli smussati dove si trovano i sistemi a manovella e contrappesi atti all'apertura ed alla chiusura delle serrande al piano superiore.
All'esterno le facciate della villa sono movimentate dalla presenza di due logge d'ingresso rivolte rispettivamente verso il paese e verso il parco, la prima delle quali si caratterizza per la presenza di un portico ad archi poggiati su balaustre in pietra e cemento.
Il livello superiore della facciata principale (Nord) si caratterizza per la presenza di un balcone che costituisce la copertura della loggia d'ingresso. Da segnalare anche i motivi decorativi dei profili delle finestre con elementi a conchiglia, di forte ascendenza rococò. Richiami a modelli settecenteschi sono evidenti anche sulla facciata posteriore (Sud) della villa dove le balaustre, le finestre ed il corpo curvilineo aggettante del salone progettato dall'Alemagna producono un effetto di grande ricchezza decorativa.
Sul retro dell'edificio è presente un parterre con giardino all'italiana che si estende ad arco davanti alle sale con ringhiera in ferro battuto fornendo un ulteriore richiamo a modelli rococò.

Villa Borromeo D'Adda è uno dei cinque importanti complessi monumentali che caratterizza le vicende storico-artistiche del paese di Arcore.
Le vicende che ne individuano la storia sono complesse e risalgono all'inizio del XVIII secolo, periodo durante il quale, ad Arcore, è documentata la presenza di una casa da nobile di proprietà della famiglia D'Adda localizzata in piano, con facciata rivolta verso il paese e planimetria ad U che volgeva verso un grande parco retrostante.
Le prime modifiche all'assetto primitivo del complesso si devono all'Abate Ferdinando D'Adda che commissionò, nella seconda metà degli anni Cinquanta del '700, la costruzione di una villa sulla collina dietro l'edificio ad U che, data la sua localizzazione, fu soprannominata la Montagnola. La villa si sviluppava secondo una pianta a blocco composta da tre corpi: quello centrale su tre livelli, quelli laterali su un unico livello. Passata per eredità al marchese Giovanni D'Adda, nipote dell'abate, la Montagnola fu scelta quale dimora principale della famiglia.
Giovanni D'Adda si fece promotore di un'importante campagna di interventi di restauro su tutto il complesso delle proprietà dei D'Adda ad Arcore. In primo luogo commissionò all'architetto-ingegnere Giuseppe Balzaretti, uno dei più celebri disegnatori di giardini dell'epoca, la sistemazione del parco della villa (1845) che fu organizzato secondo l'impianto che ancora oggi è possibile ammirare. Gli interventi del Balzaretti sulla villa proseguirono fra il 1849 ed il 1855 con l'apertura di un ingresso coperto con loggiato nella facciata Nord rivolta verso Arcore e con la realizzazione di vetrate poste a chiusura del portico a tre campate che caratterizzava la facciata Sud che dava verso il parco. Gli interventi maggiori riguardarono tuttavia l'edificio ad U dal momento che il corpo centrale fu smantellato per creare un ingresso scenografico. I due corpi sopravvissuti, che mantengono un'apertura centrale a serliana, furono adibiti, quello di destra a portineria, quello di sinistra ad ospitare la cappella che Giovanni D'Adda fece realizzare dopo la morte della moglie, Maria Isimbardi. La cappella presenta un impianto che richiama il modello del battistero ottogonale di ispirazione bramantesca (San Satiro, Milano) riconoscibile solo dal suo interno ed è decorata da un importante apparato scultoreo opera dei fratelli Lorenzo e Vincenzo Vela.
Il secondo restauro che modificò ulteriormente l'aspetto della villa fu commissionato da Emanuele D'Adda, figlio di Giovanni, ed attuato dall'architetto Emilio Alemagna. Quest'ultimo intervenne sulla facciata Nord della villa dove aggiunse sopra il loggiato del corpo centrale un balcone ed alcune decorazioni delle balaustre in pietra, cemento e ferro battuto; ricostruì i corpi laterali della villa aggiungendovi un piano; sistemò i servizi nell'ampio piano seminterrato; realizzò lo scalone monumentale che collega il piano terra al primo piano; riorganizzò completamente la facciata Sud dell'edificio spostando in avanti tutto il piano terreno creando all'interno un salone ad angoli arrotondati e disponendo sopra l'ampliamento del piano inferiore una terrazza che apriva al parco le camere da letto. All'Alemagna si deve anche la realizzazione, nel 1894, della nuova scuderia della villa.
Il complesso passò in eredità alla famiglia Borromeo agli inizi del XX secolo (1911) e rimase residenza nobiliare fino agli anni Cinquanta.
Villa Borromeo D'Adda si trova attualmente in condizioni di grave decadenza, in attesa che sia varato un piano di restauro che la riporti all'antico splendore.

La villa è il risultato della trasformazione eclettica neo-barocchetta di un preesistente edificio settecentesco di proprietà della famiglia D'Adda.

La prima conversione, avvenuta tra il 1840 e il 1845, fu opera di Giuseppe Balzaretto. Divenuta Villa Borromeo d'Adda, la dimora è stata completata in seguito da Emilio Alemagna, l'autore del Parco Sempione a Milano, al quale si deve anche il vasto giardino ora aperto al pubblico, che corona l'edificio.

Le ristrutturate Scuderie della Villa Borromeo D’Adda, opera di sommo valore architettonico, risalgono all’ultimo decennio del 1800; realizzate su progetto dell’architetto Emilio Alemagna, sono caratterizzate dall’ampio cortile centrale sovrastato dal lucernario in ferro e vetro, che rende l’ambiente assai luminoso; attorno, su due piani, si sviluppano gli spazi originariamente adibiti a poste dei cavalli, rimesse per le carrozze, ricovero dei finimenti, fienili e stalla.

Dal 1980 il complesso è di proprietà comunale.

Dal 2010 le scuderie sono sede distaccata del corso accademico di restauro dell'Accademia di Brera.

Il parco, riprogettato dal Balzaretto a metà ottocento (oggi comunale ed aperto al pubblico gratuitamente ogni giorno dell'anno) contiene numerose essenze esogene ed ha una estensione di circa 30 ettari su terreno ondulato, con piccoli specchi d'acqua artificiali, ed è attraversato da sentieri ciclopedonali, percorsi vita e comprende spazi giochi per bambini realizzati dalla pubblica amministrazione.

Nel 2011, si è tenuta, in occasione del centocinquantesimo dell'Unità d'Italia, una battaglia storica tra l'esercito austriaco e quello sabaudo, con dispiego di divise, armi e vessilli attinenti al periodo risorgimentale.



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