martedì 18 agosto 2015

I Sempre Odiati Compiti delle Vacanze

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«Ballate senza vergogna e sognate la vostra vita. Non dite parolacce e siate sempre gentili. Almeno una volta, andate a vedere l’alba». Sono i compiti che non t’aspetti. I non-compiti per le vacanze, consegne per la vita. Esortazioni che un giovane insegnante - Cesare Catà di Porto San Giorgio (Fermo) - ha postato su Facebook e dilagate nel web. «Leggete e sognate il vostro futuro. Se vi sentite tristi o spaventati, non vi preoccupate: l’estate, come tutte le cose meravigliose, mette in subbuglio l’anima. Provate a scrivere un diario (a settembre, se vi va, lo leggeremo insieme)».

Nella polemica stagionale compiti sì-compiti no, si insinua dunque un nuovo modo di intendere la pausa tra un anno scolastico e l’altro. Un’interruzione, quella estiva, troppo lunga secondo il ministro del lavoro Giuliano Poletti, che in marzo aveva suggerito di riempirla di esperienze di lavoro o formative. Ma, attenzione, avverte l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna: «le vacanze scolastiche estive sono per gli adolescenti «un tempo fertile, necessario allo sviluppo della persona». Un tempo «transitorio, anche di riposo, talvolta anche vuoto, durante il quale, in assenza di impegni stabiliti e programmati dal sistema scolastico, i giovani possono avere l’occasione di pensare, interrogarsi, fantasticare sul proprio futuro, capire se stessi e i propri desideri».

«Ma staccare la spina per tanto tempo significa spesso dimenticare molto di quello che si è appreso durante l’anno», avverte Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale. Che ha preparato un decalogo di consigli per i genitori: «Finita la scuola, stacco completo per almeno 20 giorni. Poi suddividete il carico, un’ora al giorno, alternando le materie e lasciando più tempo possibile per attività all’aria aperta. Rendete i compiti di matematica e di grammatica come dei giochi a quiz, delle parole crociate, mostrando voi stessi interesse a trovare il giusto risultato». Spazio, poi, anche ai giochi al computer e a quelli insieme agli amici. E rendere più divertente il momento dei compiti, organizzando «gruppi di studio», magari con il vicino di casa o di ombrellone.





"Genitori allarmati, preoccupati e super-stressati perché non sanno come comportarsi con il loro bambino che vedono stanco, provato dalle fatiche scolastiche e che meriterebbe il giusto riposo  -  spiega Leo Venturelli, pediatra di famiglia della Asl di Bergamo, responsabile per l'educazione alla salute e per la comunicazione della Sipps, la Società italiana di pediatria preventiva sociale, - ma al tempo stesso costretto a mettersi a studiare anche durante la pausa estiva per non perdere le nozioni acquisite. Oggi i genitori nella loro ansia di non voler sbagliare, tendono a medicalizzare anche il problema dei compiti, e noi pediatri oltre a preoccuparci della salute globale del bambino, dobbiamo trasformarci in psicologi per aiutare la coppia a gestire il tempo libero dei figli".
I pediatri ribadiscono che le vacanze estive sono un periodo estremamente importante per la salute dei più piccoli, necessarie al bambino per ricaricare il corpo e la mente. Ma come vanno gestite, bisogna dare un ricostituente al piccolo, farlo mangiare di più, e quando ricominciare a studiare?

La Sipps proprio per aiutare i genitori a mettere in atto i migliori comportamenti, ha stilato una manciata di raccomandazioni. Eccole:

Prime settimane solo per riposare. Le prime settimane di vacanza vanno dedicate interamente al riposo, il bambino ha bisogno di uno "stacco" completo dalla vita di tutti i giorni. Il modello cui attenersi è quello tipicamente vacanziero: niente impegni a orari fissi, fare una colazione abbondante e in tutta tranquillità, incontrare gli amichetti, ... insomma il dolce far niente;

Dormire. Il sonno è estremamente importante. Lasciarlo in piedi un po' più tardi la sera non deve essere un problema, però al mattino deve dormire più a lungo, niente sveglia, niente corse e magari, se ci si riesce, una pennichella dopo il pranzo.

Giocare. Il gioco è fondamentale ma senza stress, mandarlo in piscina, al campo estivo o a lezione di pianoforte per sottoporlo a un ulteriore lavoro fisico e psicologico non è raccomandabile, le attività ludiche devono essere il più semplici possibile, amate dal bambino e anche diversificate nel corso dei giorni.

A metà agosto si pensa ai compiti. A metà agosto si può ricominciare a pensare allo studio ma senza farne un problema e soprattutto senza ossessionare il piccolo ad ogni momento della giornata. Il consiglio è iniziare con una lettura. Leggere deve essere un piacere e se il bambino è abituato in una famiglia dove si maneggiano libri tutto sarà più facile.

I libri. Prima tappa, scegliere uno dei libri suggeriti dall’insegnante oppure andare in libreria con il bambino per pescare un racconto che a lui piaccia particolarmente. Si comincia insieme, sfogliando il libro, e gradualmente si inizia con il leggere qualche riga ciascuno, poi proseguirà da solo. E’ consigliabile farsi raccontare quello che ha letto e commentarlo.

La seconda tappa è suddividere i compiti da fare nell'arco delle settimane e bilanciare l’impegno dedicando non più di cinque giorni a settimana e non più di un’ora e mezza al giorno, quest’ultima volendo potrà essere suddivisa tra il mattino e il pomeriggio.

Studiare giocando. Naturalmente l’organizzazione dello studio dipende molto dal tipo di vacanza scelta dalla famiglia. Studiare giocando è sempre un buon sistema per affrontare serenamente e con leggerezza i compiti. A questo proposito, mamme e papà, e qualche volta i nonni, dovranno imparare ad attrezzarsi, escogitando giochi simpatici per risolvere i problemi di matematica, ripassare le tabelline o svolgere i temi di italiano, per questi ultimi, un’idea può essere quella di raccontare in un testo una giornata tipo in vacanza, una visita al museo o in una bella città italiana, o semplicemente una passeggiata allo zoo locale, accompagnati dai genitori, oppure la passione per una particolare attività sportiva magari nata proprio quell’estate.

Seguire i bambini senza ansia. Non sostituirsi mai ai bambini nel fare i compiti ma seguirli senza ansia. Creare gruppetti di studio, in casa o in vacanza con i vecchi compagni o con i nuovi amichetti conosciuti magari sotto l’ombrellone e che hanno gli stessi problemi. E’ bello riunirli, con una buona merenda, ciascuno impegnato nel compito da svolgere. E’ un modo per condividere un impegno comune e magari darsi una mano.



Quello dei compiti per le vacanze è un tema che ogni anno attira su di se' una grande attenzione e basta girare nel web per accorgersi come esso interessi, tra le altre cose, i grandi gruppi dei docenti sui social network. L’assegno dei compiti estivi e' tipico della scuola primaria e in qualche caso interessa anche  la scuola secondaria di primo grado. Nelle scuole superiori, invece, appare inutile proporre compiti per le vacanze che nessuno farà!

Ma è giusto o no assegnare compiti per la vacanze? Qual è la loro importanza? Perchè non lasciare il bambino libero di rilassarsi? A queste domande sono state date da sempre le risposte più disparate.
Qualcuno sostiene che l’esercizio continuo anche in estate consenta al bambino di arrivare preparato all’inizio dell’anno scolastico successivo e soprattutto di rafforzare le competenze già acquisite.
 
Il rischio potrebbe essere, però, quello di non attuare quello stacco necessario tra l’attività scolastica e il momento del riposo. Succede spesso che ci siano insegnanti, soprattutto alla primaria, che assegnano enormi quantità di compiti, come se i due mesi estivi dovessero essere trascorsi in attività di esercizio giornaliero.

C’è da chiedersi, allora, quale sia la via di mezzo tra qualcosa che tenga gli alunni in esercizio e qualcosa che non li sottoponga a stress e a pressioni derivanti dal “dovere del compito”.

Circa il 75% dei pediatri sostiene che “i compiti per le vacanze sono una contraddizione, un assurdo logico, ancor prima che pedagogico, giacchè le vacanze sono tali perchè liberano dagli affanni feriali”. Andare a scuola, alzarsi presto la mattina, prestare attenzione durante le ore di lezione, fare i compiti, sottoporsi allo stress delle interrogazioni, determinano una forte tensione emotiva in bambini e ragazzi. Tensione che deve essere necessariamente interrotta in modo netto durante i mesi estivi, in quanto una situazione di stress che si perpetua potrebbe diventare particolarmente dannosa per organismi in fase di sviluppo e crescita.

Ma i compiti estivi costituiscono un tema controverso anche in altri Paesi. In Francia, ad esempio, se ne chiede l’abolizione, mentre negli Stati Uniti se ne ritiene la loro utilità. Una ricerca della Johns Hopkins University ha evidenziato che il 66% dei docenti impiega a settembre tra le 3 e le 4 settimane di ripasso per riportare la classe ai livelli di prima. Per questo motivo le scuole statunitensi organizzano corsi estivi di allenamento per gli studenti, con i quali fanno fronte al “summer brain drain”, la fuga estiva dei cervelli.

In Italia? Ogni docente fa ciò che ritiene opportuno. Ci sono docenti che assegnano compiti in modo massivo e ce ne sono altri che ritengono che la vacanza sia tale e, per questo, libera da impegni e doveri.




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