martedì 4 agosto 2015

COLLIO




Collio  è un comune dell'alta Val Trompia.

Il territorio di Collio è prevalentemente montuoso. Il suo bellissimo paesaggio permette di far delle stupende passeggiate ammirando il favoloso panorama che si presenta. Nel mezzo del paese scorre l'affluente del fiume Mella, il Bavorgo. Collio si trova a 1000 m s.l.m e ha cinque frazioni: San Colombano, Memmo, Ivino, Tizio e Serramando.

Interessante è anche l'aspetto geologico.Il suolo montuoso e costituito da calcari e dolomiti del Muschel Kalk che possono essere usati come calce e offrono grandi varietà di marmi grigi, scuri, variegati e picchiettati. Vi si trovano anche porfidi e serpentini.

Già in epoca romana Collio era molto importante per l'estrazione dei metalli, sono ancora presenti resti di edifici che vennero utilizzati dai minatori. Era usata come prigione dove i romani facevano estrarre i minerali secondo i lavori forzati.

Nell'alto medioevo fu soggetta fin dall'epoca longobarda all'abbazia di San Colombano, che vi fondò una chiesa dedicata al santo monaco irlandese San Colombano nella frazione che ne ha ripreso il nome. Successivamente passò alle dipendenze del Monastero di San Faustino Maggiore di Brescia.

Inserito nel cantone del Mella con la legge del 1 maggio 1797, passò nel distretto delle Miniere per effetto della legge del 2 maggio 1798, venendo incluso nel distretto delle Armi ai sensi della legge del 12 ottobre dello stesso anno; con la legge del 13 maggio 1801 venne incorporato nel distretto I, di Brescia, per fare poi parte del cantone VI di Bovegno del distretto I di Brescia con la legge dell’8 giugno 1805. Per effetto delle modifiche apportate dalla legge sulla concentrazione dei comuni del 4 novembre 1809, venne incluso nel cantone VIII di Bovegno del distretto I di Brescia.
Nel 1797 è citato come Collio S. Colombano e Memmo, poi sempre Collio. Sul piano istituzionale, in osservanza della legge del 24 luglio 1802 ed in virtù dei 1599 abitanti, venne classificato nella terza classe dalla citata legge 8 giugno 1805.

Venne incluso nel distretto VII di Bovegno per effetto della legge del 12 febbraio 1816 fino al 23 giugno 1853 quando il distretto fu soppresso ed il comune venne unito al distretto di Gardone (Val Trompia).

Il santuario di San Rocco, magnifico esempio di chiesa ‘ a sala’ di tradizione lombarda, venne eretto su una primitiva cappella dedicata ai Santi Sebastiano e Rocco, invocati a protezione degli appestati.
Questo primo edificio, forse fondato per pubblico voto in seguito alla peste del 1474, occupava probabilmente l’attuale presbiterio.
Con ogni probabilità grazie ad un’attiva confraternita vennero intraprese nel 1574 delle opere di ampliamento, incrementate anche in occasione di una nuova pestilenza fra il 1575 e il 1577.
L’impianto architettonico, dalla severa volumetria, mantiene quei caratteri di voluta arcaicità che spesso si ritrovano nelle chiese lombarde tra il ‘300 ed il ‘500: tipica è la cornice di gronda dell’abside con sottili archi in cotto di gusto gotico.
Singolare eccezione nell’architettura valligiana è invece il bellissimo portale a strombo, in stile romanico, in cui compare un’iscrizione voluta dai committenti dei lavori d’ampliamento: il comune di Collio e la Società del Medolo di Valdardo, associazione di minatori attiva durante il XVI secolo.
Dal 1580 (anno in cui venne completato l’edificio) e per tutto il secolo successivo la chiesa si arricchì di affreschi, che compaiono soprattutto nei tre catini absidali.

Di proprietà dell’archivio parrocchiale di Collio è il prezioso codice del 1523, contenente la «maregola dela fraternita et schola deli gloriosi Sancto Antonio et San Faustin e San Jovita» di Memmo, adornato da due preziose miniature dovute ad un artista collegato a Floriano Ferramola.
La “mariegola” è una raccolta di leggi che formano lo statuto di una particolare confraternita religiosa.
La piccola Confraternita di Memmo, fondata il 25 marzo 1523, è una delle poche intitolate, oltre che a S.Antonio Abate, anche ai santi Fustino e Giovita patroni di Brescia.
Documenta puntualmente le due miniature che impreziosiscono il codicetto della “Regola”, di proprietà della Parrocchia, attualmente in prestito al museo Diocesano.
La prima miniatura rappresenta Cristo crocifisso, la Madonna e S. Giovanni Evangelista.
Nel riquadro inferiore, disposto in senso orizzontale si riconoscono i due santi Sebastiano e Rocco, invocati contro epidemie e pestilenze.
La seconda miniatura raffigura al centro S. Antonio abate e ai lati i co-patroni Faustino e Giovita.
Nella scena inferiore è rappresento un episodio delle leggendarie “tentazioni di S. Antonio”:
Le due miniature sono di fattura piacevole e di un certo valore decorativo e possono considerarsi fra gli ultimi prodotti della miniatura in territorio bresciano. Sono attribuibili ad un artista collegato allo stile di Floriano Ferramola.

Il centro del comune è rappresentato dalla piazza sulla quale sia affacciano il Palazzo Municipale che risale al 1600.
La chiesa Parrocchiale di Collio dedicata ai SS. Nazario e Celso, è del 1700 e fu probabilmente riorientata portando l’entrata verso la strada. Appena poco più in alto, a dominare su Collio, c’è Tizio, paesello che domina Collio con il santuario della Madonna.
Da Tizio poi si procede verso Ivino, immerso in una conca di prati. Memmo, un’altra frazione di Collio, è uno dei centri abitati più antichi della Valtrompia ed ospita quello che a fine Ottocento fu l’osservatorio meteorologico. Proseguendo dopo Collio, si giunge alla fonte Busana, un tempo famosa.

Si prosegue verso S. Colombano, anch’esso centro di villeggiatura di crescente richiamo. Costeggiato da un torrente che confluisce nel Mella, si trova in una piccola conca che risale attraverso un susseguirsi di prati. Qui si è conservato un dialetto diverso rispetto a quello di Collio ed ancor di più diverso rispetto a quello della Valle. Anche altre tradizioni sono state conservate, come il falò che viene acceso il giorno dei morti, per consentire ai defunti di riscaldarsi in quella giornata. Da S. Colombano ha inizio la strada che conduce al Passo Maniva.

La Miniera S.Aloisio nasce come aggregazione di vicine concessioni: Valdardo, S.Marco, Prato e Cavallaro.
La società della Galleria S.Aloisio Nuova iniziò i lavori della galleria (ne esisteva una "vecchia" di cui non si ha traccia) nel 1819; essa costituiva "la galleria di ribasso" (cioè di scolo delle acque) per i cunicoli superiori, sopraccitati.
Tale operazione di aggregazione avvenne nel 1870. Fra il 1885 e il 1886 la società degli Altiforni Fonderie ed Acciaierie di Terni acquisì la concessione e la mantenne fino al 1936, anno in cui venne ceduta alla società Tassara che fece conoscere alla miniera il periodo di massimo splendore.
Tutto quello che vediamo oggi venne realizzato a partire da quegli anni. La Miniera S.Aloisio - Tassara costituì la più estesa concessione mineraria di siderite della Valle Trompia.
Essa fu l'ultima miniera di ferro triumplina ad essere fermata nel 1985 e raggiunse uno sviluppo complessivo, organizzato su diversi piani collegati tra loro da fornelli e rimonte, di alcune decine di chilometri
Nel 2003 è stato inaugurato il Percorso Miniera Avventura, il primo e unico percorso in Europa allestito in un luogo legato all'attività mineraria, dove è  importante sapere gestire il proprio corpo concilia così divertimento e cultura.



LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/07/la-val-trompia.html





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